(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Sinopoli (Reggio Calabria), i  cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 5  giugno
2016, presenta forme d'ingerenza della criminalita'  organizzata  che
compromettono   la   libera    determinazione    e    l'imparzialita'
dell'amministrazione nonche' il buon andamento  ed  il  funzionamento
dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    A  seguito  di  un  attento  monitoraggio  svolto  nei  confronti
dell'ente, il prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 15 ottobre
2018, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso nei  confronti
dell'amministrazione comunale ex art. 143 del decreto legislativo  18
agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. 
    Al termine delle attivita' ispettive, la  commissione  incaricata
dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulla scorta delle
quali il prefetto, sentito nella seduta del 3 maggio 2019 il comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato  con  la
partecipazione del procuratore generale della  Repubblica  presso  la
locale corte di appello, del procuratore della Repubblica  presso  il
locale tribunale, titolare della  direzione  distrettuale  antimafia,
nonche' del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palmi
-  ha  trasmesso  l'allegata  relazione  dell'8  maggio   2019,   che
costituisce parte integrante della presente proposta, in cui  si  da'
atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti  elementi  su
collegamenti  diretti  e  indiretti  degli  amministratori   con   la
criminalita' organizzata e su forme di condizionamento degli  stessi,
riscontrando, pertanto, i presupposti per l'adozione della misura  di
rigore prevista dal richiamato art. 143. 
    Gli  accertamenti  esperiti  dall'organo  ispettivo  hanno  fatto
emergere  un  quadro  fattuale  ancorato  a   prassi   amministrative
decisamente illegittime che denunciano una obiettiva sovraesposizione
dell'ente alle pregiudizievoli  ingerenze  delle  locali  consorterie
malavitose. 
    Il Comune di Sinopoli - gia' destinatario, a settembre  1997,  di
un provvedimento dissolutorio per infiltrazioni della criminalita' di
tipo mafioso - e' un piccolo centro aspromontano  di  2.067  abitanti
con un'economia a vocazione essenzialmente agricola. 
    In quel territorio e negli ambiti  limitrofi  risulta,  ad  oggi,
predominante un'agguerrita associazione criminale, articolata in  due
cellule organizzate su base strettamente familiare,  la  quale  negli
anni '60 - dopo una sanguinosa faida con una  fazione  avversa  -  ha
esteso la propria sfera di influenza in altre parti della penisola ed
anche all'estero, fino ad  assumere  le  dimensioni  di  una  vera  e
propria holding del crimine. 
    Recenti operazioni di polizia giudiziaria, sfociate  nell'arresto
di elementi di primo piano della `ndrangheta locale, hanno  disvelato
le dinamiche interne e la  forte  capacita'  di  intimidazione  della
predetta associazione  criminale,  mettendone  altresi'  in  luce  le
strategiche  alleanze  con  altri,  potenti   sodalizi   nonche'   la
penetrante ingerenza nel settore agricolo ed in quello degli  appalti
pubblici. 
    In proposito, con specifico riferimento all'area  sinopolese,  le
risultanze investigative hanno fatto emergere come le consorterie ivi
egemoni  esercitino  un  capillare  controllo  su  gran  parte  delle
attivita' connesse alla produzione agricola, attraverso un  peculiare
sistema estorsivo fondato sull'imposizione della c.d. guardiania. 
    In  tale  contesto,  il  prefetto  stigmatizza  le  relazioni  di
parentela, di affinita' e di frequentazione che legano diversi membri
degli organi elettivi e dell'apparato burocratico dell'ente -  alcuni
dei quali con pregiudizi penali - a persone controindicate  ovvero  a
personaggi di notevole spessore criminale. 
    Relazioni, frequentazioni e pregiudizi  di  natura  analoga  sono
stati riscontrati nei confronti di taluni  sottoscrittori  delle  due
liste di candidati presentatisi alle consultazioni amministrative del
2016. Segnatamente, tra i sottoscrittori della lista che ha  ottenuto
il  maggior  numero  di  voti  figura  il  titolare   di   un'impresa
individuale destinataria di un provvedimento di diniego di iscrizione
nell'elenco dei fornitori, prestatori ed  esecutori  non  soggetti  a
tentativi di infiltrazione mafiosa (c.d.  white  list)  emesso  dalla
prefettura di Reggio Calabria a febbraio 2017. 
    Gli accertamenti esperiti in sede di indagine hanno poi messo  in
luce che il primo  cittadino  -  gia'  vicesindaco  ed  assessore  di
Sinopoli rispettivamente nelle consiliature del 2006 e del 2011 -  ha
conseguito un ingente numero di voti di  preferenza  nelle  zone  del
territorio comunale in cui risiedono numerosi esponenti della  locale
famiglia malavitosa. 
    Con riferimento all'attivita' posta in essere dalla compagine  di
governo del comune, sono emerse reiterate anomalie ed  illegittimita'
nonche' la sostanziale, patologica mancanza  di  dialettica  politica
tra maggioranza ed opposizione in seno all'organo consiliare. 
    Piu' nel  dettaglio,  nel  settore  delle  occupazioni  di  suolo
pubblico,  le  risultanze  dell'accesso  hanno   posto   in   rilievo
l'indebita ingerenza  della  giunta  nelle  decisioni  gestionali  in
violazione dell'art. 107, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del
2000 e la quasi totale assenza di atti di indirizzo  da  parte  degli
organi elettivi.  E'  stato  anche  rilevato  come  in  quel  settore
l'amministrazione comunale abbia sistematicamente omesso di  svolgere
le dovute attivita' di vigilanza e controllo a vantaggio di esponenti
di ambienti malavitosi. 
    Emblematica in tal senso e' la vicenda concernente  la  procedura
per la concessione  ad  uso  commerciale  di  uno  spazio  ricompreso
nell'area cimiteriale - indetta con avviso pubblico a febbraio 2017 -
conclusasi a favore dell'unico partecipante alla procedura  medesima,
stretto parente di un noto pluripregiudicato - gia'  sottoposto  alla
misura  di  prevenzione  della  sorveglianza  speciale  di   pubblica
sicurezza - considerato affiliato alla  consorteria  territorialmente
egemone. 
    In relazione a tale vicenda, le verifiche  espletate  dall'organo
ispettivo hanno evidenziato che lo spazio in questione  e'  di  fatto
gestito dal citato pluripregiudicato, il quale risulta  anche  avere,
in carenza di titolo abilitativo, la disponibilita' di due locali  di
proprieta' comunale siti all'interno dell'area cimiteriale. 
    In  ordine   all'amministrazione   del   patrimonio   immobiliare
dell'ente - che costituisce  un'importante  risorsa  in  un  contesto
economico a vocazione  essenzialmente  agricola  -  dall'esame  delle
concessioni dei terreni dati in locazione  per  fini  agricoli  o  di
pascolo sono emerse numerose, gravi irregolarita'  quali  la  mancata
stipula del contratto ovvero l'omessa pubblicazione di un  avviso  di
avvio  dell'iter  autorizzativo  in  contrasto  con  le  prescrizioni
contenute nella delibera di giunta n. 20 del 20 febbraio 2017. 
    Al riguardo, assume valore sintomatico  della  permeabilita'  del
comune a pregiudizievoli condizionamenti esterni la  circostanza  che
delle  menzionate  irregolarita'  hanno  beneficiato  anche   persone
controindicate. 
    Inoltre, con specifico  riferimento  ad  alcuni  procedimenti  di
subentro nelle concessioni in parola,  il  prefetto  rimarca  che  il
provvedimento abilitativo e' stato adottato in favore  di  parenti  o
affini di elementi della  `ndrangheta  locale,  pur  in  difetto  dei
presupposti stabiliti  dall'art.  7  del  regolamento  approvato  con
delibera consiliare di marzo 2009. 
    Sempre per quanto attiene alla gestione dei fondi  di  proprieta'
dell'ente,   in   sede   di   indagine   e'   stato   accertato   che
l'amministrazione comunale, in violazione degli  artt.  2  e  14  del
richiamato regolamento, ha omesso  di  dichiarare  la  decadenza  dei
concessionari morosi o non piu' residenti nel territorio sinopolese -
tra i quali figurano persone intranee ad ambienti  malavitosi  ovvero
ad essi vicine per rapporti familiari o di frequentazione -  peraltro
consentendo a  molti  dei  predetti  concessionari  di  usufruire  di
finanziamenti pubblici in qualita' di affittuari dei fondi. 
    Gli esiti dell'accesso hanno altresi' messo in luce che su taluni
dei terreni concessi in locazione ad esponenti  di  gruppi  criminali
ovvero  a  soggetti  che  annoverano   parentele   o   frequentazioni
controindicate sono stati realizzati manufatti abusivi, nei confronti
dei quali il comune e' rimasto sostanzialmente  inerte  omettendo  di
porre in essere i dovuti accertamenti e di  applicare  le  prescritte
sanzioni. 
    In  ordine  alla  gestione   degli   immobili   confiscati   alla
criminalita' organizzata ed  assegnati  al  patrimonio  indisponibile
dell'ente, e' emerso un generale stato di incuria e di  abbandono  da
parte dell'amministrazione comunale. 
    La mancata o inefficiente utilizzazione dei predetti immobili, in
un contesto  ambientale  seriamente  compromesso  dalla  presenza  di
organizzazioni `ndranghetiste, assume profili  di  maggiore  gravita'
per il riflesso che puo' avere sulla  collettivita'  locale  e  sulla
pubblica opinione. 
    Infine, il prefetto rileva che l'istituzione locale versa in  una
precaria situazione  finanziaria  -  stigmatizzata  dagli  organi  di
revisione contabile - determinata anche dall'incapacita',  nel  corso
dell'attuale consiliatura, di gestire in maniera corretta  i  residui
attivi e passivi e di garantire adeguati livelli di riscossione delle
entrate comunali. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Sinopoli  (Reggio
Calabria) volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che
hanno  determinato  lo  svilimento  e  la  perdita  di   credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Sinopoli
(Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
    Roma, 24 luglio 2019 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Salvini