(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Torretta (Palermo),  i  cui  organi  elettivi  sono
stati rinnovati nelle  consultazioni  amministrative  del  18  giugno
2018, sono state  riscontrate  forme  di  ingerenza  da  parte  della
criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    Il 17 luglio u.s., all'esito di una vasta operazione  di  polizia
giudiziaria  svolta  dalla  sezione  criminalita'  organizzata  della
Polizia di Stato e dalla squadra mobile di  Palermo,  e'  stata  data
esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in  carcere  emessa,
tra gli altri, nei confronti del  sindaco  del  Comune  di  Torretta,
indagato per il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa. 
    Le complesse  attivita'  d'indagine,  che  hanno  dato  luogo  al
menzionato provvedimento cautelare, hanno consentito di delineare gli
stretti rapporti intercorsi tra l'attuale  sindaco  ed  un  esponente
della locale famiglia mafiosa durante la campagna elettorale del 2018
evidenziando come gli stessi abbiano  inciso  sulle  scelte  relative
alle alleanze ed ai soggetti da inserire nelle liste elettorali. 
    Tenuto conto della valenza dei riscontri  investigativi  e  degli
elementi fattuali in possesso delle forze dell'ordine, il prefetto di
Palermo, acquisito il parere del comitato provinciale per l'ordine  e
la sicurezza pubblica  nelle  riunioni  del  18  e  22  luglio  c.a.,
all'ultima delle quali ha partecipato il procuratore  aggiunto  della
locale direzione distrettuale antimafia,  ha  predisposto  l'allegata
relazione in data 19 luglio 2019, che  costituisce  parte  integrante
della presente proposta. 
    Nel documento si da' atto della sussistenza di concreti,  univoci
e rilevanti elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti  degli
amministratori con la criminalita' organizzata di tipo mafioso  e  su
forme di condizionamento  degli  stessi,  riscontrando,  pertanto,  i
presupposti per l'applicazione della misura  prevista  dall'art.  143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Il consiglio  comunale  di  Torretta,  peraltro,  e'  gia'  stato
sciolto con decreto  del  Presidente  della  Repubblica  in  data  28
novembre 2005 ai sensi  dell'art.  143  del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    Come emerge dai contenuti dell'ordinanza di  custodia  cautelare,
al primo cittadino - attualmente al suo secondo  mandato  consecutivo
essendo stato eletto per la prima volta nel 2013 e  nuovamente  nella
successiva tornata elettorale del giugno 2018 - viene  contestato  di
aver contribuito, nella sua qualita' di esponente politico di rilievo
del comune, a conservare e rafforzare le  capacita'  operative  della
famiglia mafiosa di Torretta e di altre articolazioni territoriali di
«cosa nostra» nonche' al raggiungimento degli scopi criminali da tale
associazione perseguiti tra i quali l'acquisizione in modo diretto  o
indiretto della  gestione  o  comunque  del  controllo  di  attivita'
economiche, di concessioni,  di  autorizzazioni,  appalti  e  servizi
pubblici al fine di realizzare profitti o vantaggi ingiusti per se  o
per altri. 
    Nel menzionato provvedimento cautelare viene evidenziato  inoltre
che le condotte del sindaco sono  state  finalizzate  ad  impedire  o
ostacolare il libero esercizio del voto o a procurare voti per se'  o
altri in occasione di consultazioni elettorali, asservendo la propria
posizione di candidato alla carica di sindaco  agli  interessi  della
locale articolazione di «cosa nostra», assecondandone nel corso della
campagna elettorale le  indicazioni  sulle  alleanze  politiche,  sui
soggetti da inserire in lista nonche'  sulla  nomina  dei  componenti
della futura giunta comunale.  Piu'  specificamente  il  sindaco,  in
cambio del sostegno elettorale,  prometteva  che,  una  volta  eletto
avrebbe favorito la locale cosca  mafiosa  nei  futuri  rapporti  con
l'amministrazione e consentiva altresi', alla medesima organizzazione
criminale di dare indicazioni sul consigliere  comunale  da  eleggere
alla carica di presidente del consiglio, sulla nomina dei  componenti
della giunta comunale nonche' sui dirigenti degli uffici, accogliendo
e facendo sue tali indicazioni e,  dunque,  consentendo  alla  locale
famiglia mafiosa di determinare l'azione  politica  e  amministrativa
dell'ente comunale. 
    La relazione del prefetto si sofferma inoltre sulla figura di  un
esponente di rilievo della locale famiglia mafiosa e pone in  rilievo
come quest'ultimo abbia esercitato un  occulto  potere  di  controllo
infiltrandosi all'interno dell'apparato  politico-amministrativo  del
comune. 
    Fonti tecniche di prova, richiamate nel provvedimento del giudice
per le indagini preliminari, attestano che  l'azione  del  menzionato
esponente mafioso, esercitata con l'ausilio di soggetti  pregiudicati
riconducibili alla cosca egemone, non  si  e'  limitata  ad  un  mero
sostegno  elettorale  in  favore  del  candidato  sindaco  ma  si  e'
concretizzata in una piu' generale strategia di controllo totalitario
dell'ente comunale volta a garantire futuri illeciti vantaggi per  il
sodalizio criminale. 
    In relazione a tale ultimo aspetto  le  risultanze  dell'indagine
giudiziaria hanno  fatto  emergere  che  il  primo  cittadino  si  e'
attivato  per  far  conseguire   vantaggi   ingiusti   ai   partecipi
dell'associazione  mafiosa  ed  a  soggetti  alla  stessa   contigui,
favorendo  anche  l'assunzione  di  personale  presso  il  Comune  di
Torretta nonche' il pagamento di un credito in favore di una persona,
«con  le   aggravanti   rappresentate   dall'essere   "cosa   nostra"
un'associazione  armata  volta  a  commettere  delitti,  nonche'   ad
assumere e mantenere il controllo di  attivita'  economiche  mediante
risorse finanziarie di provenienza delittuosa». 
    Lo stesso giudice per le indagini preliminari, nel rassegnare  le
proprie conclusioni, evidenzia che l'esame delle prove  raccolte  nel
corso delle indagini consente di affermare che il primo cittadino non
si e' limitato a stringere un accordo diretto  ad  ottenere  sostegno
elettorale in cambio della propria disponibilita' a  soddisfare,  una
volta eletto, gli interessi della consorteria  criminale  -  condotta
gia' di  per  se'  astrattamente  idonea  ad  integrare  il  concorso
eventuale nel reato associativo - ma si e' posto come vero e  proprio
punto  di  riferimento  della  locale  consorteria  e  suo  referente
politico, consentendo alla medesima cosca, come evidenziato, di' dare
indicazioni in ordine alla  composizione  degli  organi  dell'ente  e
dell'apparato burocratico e quindi a determinare l'azione politica ed
amministrativa, con cio' abdicando, consapevolmente, alla sua  carica
rappresentativa in favore dell'associazione «cosa nostra». 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale  di  Torretta  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita' 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Torretta
(Palermo), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 5 agosto 2019 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Salvini