(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Orta di Atella (Caserta), i cui organi elettivi sono
stati rinnovati nelle  consultazioni  amministrative  del  10  giugno
2018,  presenta  forme  di  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita'   degli   organi   elettivi,   il   buon    andamento
dell'amministrazione ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con  grave
pregiudizio per l'ordine e la sicurezza pubblica. 
    All'esito di  verifiche  svolte  dalle  forze  dell'ordine  sugli
amministratori eletti che hanno  evidenziato  possibili  collegamenti
tra la nuova compagine amministrativa e soggetti  riconducibili  alla
locale criminalita' organizzata, il prefetto di Caserta, con  decreto
del 28 febbraio 2019 successivamente prorogato, ha disposto, per  gli
accertamenti di rito, l'accesso presso il suddetto  comune  ai  sensi
dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18  agosto  2000,  n.
267. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Caserta, sentito nella seduta del 6  agosto
2019 il Comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza  pubblica,
integrato con la partecipazione del procuratore  aggiunto  presso  la
Direzione distrettuale antimafia di Napoli e  del  procuratore  della
Repubblica  presso  il  Tribunale  di  Napoli  Nord,   ha   trasmesso
l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando  pertanto  i
presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'accesso,  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, la cornice criminale ed il locale contesto  ambientale  ove
si colloca l'ente, con  particolare  riguardo  ai  rapporti  tra  gli
amministratori e le locali consorterie,  ed  hanno  evidenziato  come
l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato,  nel  tempo,
in  favore  di  soggetti  o   imprese   collegati   direttamente   od
indirettamente ad ambienti malavitosi. 
    La relazione della commissione d'indagine  pone  in  rilievo  che
l'amministrazione  comunale  di  Orta  di  Atella,  il   cui   organo
consiliare e' gia' stato sciolto per condizionamenti di tipo  mafioso
nel 2008, e' caratterizzata dalla presenza di numerosi amministratori
che hanno fatto parte del civico consesso che ha amministrato  l'ente
a  decorrere  dal  2006.  Viene  evidenziato  che  alcuni  legami   e
frequentazioni tra amministratori e  soggetti  contigui  ad  ambienti
controindicati risultano ancora oggi stabili e, in particolare,  come
l'amministrazione risenta tutt'oggi, in maniera fortemente  negativa,
dell'operato  di  un  ex  sindaco  che  per  oltre  un  ventennio  ha
condizionato  la  gestione  dell'ente  ed  ha  dato  luogo   ad   una
cementificazione «illegale e priva  di  alcun  controllo»,  arrecando
gravi  danni  al  territorio  ed  all'ambiente,  dalla  quale   hanno
beneficiato alcuni attuali amministratori dell'ente nonche' esponenti
della criminalita' egemone. 
    Tali aspetti sono stati oggetto di  un'indagine  da  parte  della
procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha  condotto
al sequestro preventivo  di  millequattrocentoquarantaquattro  unita'
immobiliari ed al deferimento  in  stato  di  liberta'  di  ventinove
persone tra tecnici interni  ed  esterni  all'area  tecnica  ed  allo
sportello unico attivita' produttive (SUAP) del  Comune  di  Orta  di
Atella, processo penale  confluito  in  un  procedimento  attualmente
pendente presso la procura di Napoli Nord in relazione  al  quale  e'
stato chiesto il rinvio a giudizio per  sessantatre  persone  tra  le
quali   figurano   esponenti   delle   precedenti   e    dell'attuale
amministrazione, dirigenti dell'ente locale e  numerosi  imprenditori
collusi con la criminalita' organizzata. 
    In relazione a tali fatti il citato ex primo  cittadino,  la  cui
posizione e' stata stralciata dal suddetto  procedimento  penale,  e'
stato condannato, con  sentenza  di  secondo  grado  allo  stato  non
definitiva, per il reato di cui all'art. 416-bis del codice penale in
quanto, quale organico dell'associazione mafiosa denominata «clan dei
casalesi», provvedeva al rilascio o  a  far  rilasciare  permessi  di
costruire illegittimi in favore di societa' facenti parte del  citato
sodalizio criminale. 
    La relazione del prefetto si sofferma sulla  figura  dell'attuale
primo cittadino e su  quella  di  altri  consiglieri  attualmente  in
carica, ponendo in rilievo gli assidui rapporti e  le  cointeressenze
sussistenti tra questi ultimi ed il citato ex  sindaco  e  sottolinea
come le due consiliature siano caratterizzate da una vera  e  propria
continuita' politico-amministrativa  e  da  un  penetrante  controllo
della criminalita' organizzata. 
    La commissione d'indagine evidenzia al riguardo  che  sebbene  il
sindaco abbia conferito  incarichi  assessorili  a  soggetti  esterni
all'amministrazione, al fine di dare segnali di discontinuita' con il
passato, ha tuttavia svuotato i contenuti di tali deleghe  conferendo
ad alcuni dei menzionati consiglieri,  gia'  presenti  in  precedenti
consiliature, funzioni di rappresentanza e di  supporto  del  sindaco
nel compimento  di  atti  ed  attivita'  riconducibili  invece  nelle
prerogative  tipiche  degli  assessori  comunali  come  previsto  dal
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Legami con la criminalita' organizzata vengono evidenziati  anche
per un altro esponente di vertice dell'amministrazione comunale - che
annovera stretti rapporti parentali con  un  soggetto  contiguo  alla
criminalita' organizzata, di  cui  si  e'  avvalso  nel  corso  della
campagna elettorale - anch'egli legato per rapporti e  cointeressenze
con il piu' volte citato ex primo cittadino. 
    La relazione della commissione d'indagine  ha  posto  in  rilievo
come,  nel  corso  dell'accesso  ispettivo,  sia  stato   riscontrato
all'interno degli uffici comunali un clima intimidatorio ed  omertoso
indotto sia da esponenti apicali dell'amministrazione che da soggetti
intorno  ad  essa  orbitanti  collusi  con  la  locale   criminalita'
organizzata, ed ha evidenziato alcune  vicende  nelle  quali  persone
riconducibili o addirittura organiche ad associazioni criminali hanno
condizionato procedure di appalto, di concessione di  spazi  pubblici
nonche' autorizzazioni edilizie  da  parte  del  Comune  di  Orta  di
Atella. 
    La relazione del prefetto pone in rilievo il ruolo svolto  da  un
ex dipendente del Comune di Orta di  Atella  al  centro  di  numerose
vicende giudiziarie che hanno interessato la criminalita' organizzata
e, come emerso da fonti tecniche di prova, riconducibile alla  locale
criminalita' organizzata. 
    Viene in particolare evidenziato che il  citato  ex  funzionario,
sostenitore dell'attuale sindaco in  occasione  dell'ultima  campagna
elettorale,  immediatamente  dopo  le  elezioni  di  giugno  2018  ha
stazionato, stabilmente, negli uffici comunali,  spesso  accompagnato
dal primo  cittadino  e  da  altri  esponenti  politici,  addirittura
occupando postazioni lavorative in  luogo  dei  dipendenti  comunali,
interessandosi di varie attivita' gestionali per le quali ha indicato
le relative soluzioni da adottarsi. 
    E'  in  tal  senso  emblematica  la   vicenda,   dettagliatamente
descritta nella relazione del prefetto, concernente l'affidamento  ad
un'impresa - il cui amministratore unico e' uno stretto  parente  del
menzionato ex dipendente - del servizio di somministrazione  alimenti
e bevande nel chiosco ubicato in un parco giochi cittadino. 
    Viene  rappresentato  che  nel  giugno  2018  nel  corso  di   un
sopralluogo  propedeutico  alla  consegna  del  bene  e'  emersa   la
necessita' di effettuare lavori di manutenzione straordinaria per  un
importo  di  oltre  57.000  euro  che  -   attraverso   un   verbale,
illegittimamente sottoscritto dal sindaco in quanto atto di  gestione
ed al quale non ha fatto seguito alcuna successiva determina  -  sono
stati affidati alla  citata  impresa  affidataria  del  servizio,  in
palese violazione del capitolato del bando  di  gara  che  prevedeva,
come  evidenziato,  il  solo  affidamento  del  servizio  e  non   un
affidamento misto per la gestione e la manutenzione straordinaria del
bene. 
    Un ulteriore episodio - che ha peraltro dato luogo a problemi  di
ordine pubblico ed evidenzia gli stretti legami ed i comuni interessi
intercorrenti  tra  l'attuale  primo  cittadino  ed  il   citato   ex
dipendente - e' quello concernente la chiusura, nel dicembre 2018, di
una farmacia a seguito di una verifica dei  requisiti  di  agibilita'
dell'immobile nella quale era ubicata. 
    Come  ampiamente  riportato  nella  relazione  della  commissione
d'indagine, il citato ex dipendente aveva  rilasciato  copia  di  una
dichiarazione di inizio attivita' (DIA),  attestante  la  conformita'
all'originale, registrato al protocollo e restituito al  richiedente.
Le indagini esperite hanno evidenziato che la menzionata DIA - il cui
originale  peraltro  non  risulta  sia  stato  acquisito  agli   atti
d'ufficio - non avrebbe potuto essere accolta in quanto  relativa  ad
interventi strutturali e cambio di destinazione d'uso non ammissibili
e, fatto ancor piu' grave, che la menzionata  attestazione  riportava
un determinato numero di protocollo, assegnato ad una  DIA  intestata
ad altra persona. Come  evidenziato  nella  relazione  del  prefetto,
l'attestazione rilasciata dal citato ex funzionario ha reso possibile
realizzare la suddetta struttura abusiva. 
    Rileva al riguardo che sebbene la questione in  esame  sia  stata
oggetto di numerosi  contenziosi  conclusi  avanti  al  Consiglio  di
Stato, proprio il giorno antecedente all'emissione del  provvedimento
conclusivo del procedimento da  parte  del  comune,  il  predetto  ha
sporto formale denuncia disconoscendo la propria firma in calce  alla
DIA. E' inoltre significativo che  l'amministrazione  locale,  pur  a
fronte di possibili richieste  risarcitorie,  non  ha  sporto  alcuna
denuncia, quantomeno contro ignoti, per falsita' ideologica  commessa
da pubblico ufficiale. 
    Ulteriore    vicenda     che     attesta     la     permeabilita'
dell'amministrazione  a  pregiudizievoli  ingerenze  da  parte  della
criminalita' organizzata e' quella concernente la  procedura  per  la
ristrutturazione edilizia, con accorpamenti di unita'  immobiliari  e
cambio di destinazione d'uso, di una struttura il cui proprietario e'
destinatario di  richiesta  di  rinvio  a  giudizio  nell'ambito  del
processo sul «sacco edilizio» e  riconducibile,  per  stretti  legami
familiari, al capo del clan egemone. 
    La relazione del prefetto evidenzia  che  con  provvedimento  del
novembre 2018 il  responsabile  di  una  delle  aree  amministrative,
stretto parente del  sindaco,  determinava  di  poter  rilasciare  il
«permesso di costruire». Tuttavia,  il  successivo  28  novembre,  il
responsabile di altra area amministrativa,  con  decisione  condivisa
anche  da  altro  dirigente,  sospendeva  il  procedimento  per   poi
comunicare, con successivo provvedimento del 17 dicembre, il  rigetto
dell'istanza in quanto l'immobile era stato realizzato in difformita'
al piano regolatore  generale  e  sottoposto  a  sequestro  da  parte
dell'autorita' giudiziaria. 
    E' oltremodo  significativo  che  l'amministrazione  comunale  ha
revocato la posizione apicale ai due dirigenti che  avevano  espresso
pareri negativi avviando peraltro nei loro confronti un  procedimento
disciplinare che, come ampiamente rappresentato nella relazione della
commissione d'indagine, e'  caratterizzato  da  numerose  anomalie  e
illegittimita'. 
    Il    sussistere    di    cointeressenze    tra    rappresentanti
dell'amministrazione comunale ed esponenti di ambienti controindicati
e'  altresi'  rappresentato  dalla  circostanza  che  solamente  dopo
l'insediamento   della   commissione   d'indagine   l'amministrazione
comunale si e' costituita nel  giudizio  proposto  avverso  il  sopra
citato provvedimento di diniego. 
    La relazione della commissione d'indagine  ha  inoltre  preso  in
esame la complessa vicenda concernente il piano urbanistico  comunale
(PUC) a suo tempo deliberato che,  come  evidenziato  nel  corso  del
relativo  procedimento  penale,  non  poteva  essere  approvato   dal
consiglio  comunale  non  essendo   l'iter   amministrativo   seguito
rispondente alla legislazione regionale. L'amministrazione in  carica
anziche' procedere in autotutela alla revoca del predetto PUC -  come
formalmente richiesto anche dalla minoranza consiliare - ha stipulato
una convenzione con l'universita',  peraltro  illegittima  in  quanto
atto gestionale sottoscritto dal sindaco, per un riesame  volto  alla
soluzione di due singole problematiche e  non,  come  invece  avrebbe
dovuto, per il superamento dell'intero Piano che,  come  evidenziato,
e' stato ritenuto illegittimo dall'autorita'  giudiziaria  nel  corso
del  procedimento  penale  a  carico del  piu'  volte  menzionato  ex
sindaco. 
    Solo  nel  maggio  2019,  a   seguito   dell'insediamento   della
commissione d'indagine, l'amministrazione ha  avviato  una  procedura
con la quale  e'  stata  disposta  la  sospensione  per cento  giorni
dell'efficacia  del  menzionato  Piano,  senza  nemmeno  disporre  la
consequenziale nomina di un tecnico progettista, ponendo in essere in
tal modo una procedura solamente dilatoria con scadenza successiva al
periodo di durata della commissione d'indagine. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Orta  di  Atella,
volti a perseguire fini diversi da quelli  istituzionali,  che  hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Orta  di
Atella (Caserta), ai sensi dell'art. 143 del decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 4 novembre 2019 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese