(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Scanzano Jonico (Matera),  i  cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 5  giugno
2016, sono state  riscontrate  forme  di  ingerenza  da  parte  della
criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e
l'imparzialita' degli organi elettivi nonche' il buon andamento e  il
funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per  l'ordine  e  la
sicurezza pubblica. 
    In  relazione  a  quanto  emerso  da  un'attivita'   di   polizia
giudiziaria  nonche'  dai  riscontri   sulla   presenza   di   alcuni
amministratori locali legati da vincoli di parentela  o  amicizia  ad
alcuni esponenti della criminalita' organizzata il prefetto di Matera
ha convocato due riunioni di coordinamento interforze nel corso delle
quali  sono  stati   ipotizzati   possibili   condizionamenti   della
criminalita' organizzata nella gestione amministrativa  del  predetto
comune. 
    In relazione a tali aspetti e al fine di  verificare  l'eventuale
sussistenza di forme di  condizionamento  e  di  infiltrazione  delle
locali  consorterie  criminali  nei  confronti   dell'amministrazione
dell'ente, il prefetto di Matera, con decreto del 22  febbraio  2019,
successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso  il  suddetto
comune ai sensi dell'art. 143, comma 2  del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    Al termine dell'indagine ispettiva la commissione  incaricata  ha
depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze  il  prefetto
di Matera, sentito nella  seduta  del  2  ottobre  2019  il  Comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,  integrato  con  la
partecipazione del procuratore  della  Repubblica  di  Matera  e  del
procuratore capo della  Repubblica  e  coordinatore  della  direzione
distrettuale antimafia di Potenza, ha trasmesso l'allegata relazione,
che costituisce parte integrante della presente proposta, in  cui  si
da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti  elementi
su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori  locali  con
la  criminalita'  organizzata  di  tipo  mafioso  e   su   forme   di
condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto,  i  presupposti
per l'applicazione delle misure di cui al  menzionato  art.  143  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale e il contesto ambientale ove si colloca  l'ente,
con particolare riguardo ai rapporti  tra  gli  amministratori  e  le
locali consorterie e hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa
pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in  favore  di  soggetti  o
imprese collegati direttamente  o  indirettamente  alla  criminalita'
organizzata. 
    Il Comune di Scanzano Jonico e' situato nella  zona  pianeggiante
del metapontino lungo la fascia costiera jonica ed e'  caratterizzato
dalla presenza di sodalizi mafiosi, come  acclarato  da  due  recenti
operazioni di polizia denominate «Rusca»  e  «101»  coordinate  dalla
direzione distrettuale antimafia di Potenza che il 4 ottobre  2018  e
il 4 febbraio 2019 hanno portato all'esecuzione, rispettivamente,  di
25 e 17 misure cautelari della detenzione in carcere o degli  arresti
domiciliari applicate nei confronti di esponenti  criminali  indagati
per gravi reati tra i quali quello di associazione di stampo mafioso.
Le ipotesi di reato contestate ai sodali con le menzionate  ordinanze
sono state confermate da una prima sentenza di  condanna  emessa  nei
confronti di 10 imputati dal Tribunale di Potenza. 
    Gli elementi emersi dall'attivita' di  indagine  hanno  messo  in
luce  l'esistenza,  sul  territorio  della  fascia  costiera  jonica,
compresa tra Metaponto di Bernalda al confine con la  Puglia  e  Nova
Siri al confine con la Calabria,  di  associazioni  di  tipo  mafioso
dedite ad  attivita'  estorsive  in  danno  di  imprese  commerciali,
spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione e estorsione, gestione
e controllo' di attivita' economiche e appalti  -  avvalendosi  della
forza  intimidatrice  del  vincolo  associativo   -   e   come   tale
organizzazione di stampo mafioso stia ponendo  in  essere  articolate
attivita' di infiltrazione nel tessuto sociale ed  economico  locale,
ingenerando uno  stato  di  assoggettamento  diffuso  nel  territorio
nonche' nelle compagini politiche. 
    La commissione d'indagine ha analiticamente esaminato il  profilo
degli amministratori e dei dipendenti, alcuni dei  quali  gravati  da
pregiudizi  penali  e  ha  posto  in  rilievo   la   sussistenza   di
un'intricata   rete   di    rapporti    parentali,    frequentazioni,
cointeressenze tra gli stessi ed  esponenti  della  criminalita'  del
luogo, sottolineando come tale stato di  cose  abbia  compromesso  il
buon  andamento  e   l'imparzialita'   dell'amministrazione   locale,
indirizzandone le scelte su percorsi non rispondenti ai  principi  di
legalita' e trasparenza. 
    La relazione prefettizia si sofferma sulla figura  di  uno  degli
amministratori che ricopre  un  ruolo  di  rilievo  nell'ente  -  che
nell'ambito della  sua  attivita'  professionale  e'  il  tecnico  di
fiducia di uno stretto parente di un esponente di primo  piano  della
famiglia criminale egemone - ponendo in rilievo,  oltre  all'evidente
conflitto di interessi, il ruolo primario che lo stesso ha svolto  in
alcuni procedimenti amministrativi,  adoperandosi  per  favorire  gli
interessi dell'organizzazione mafiosa a discapito  del  perseguimento
dell'interesse pubblico. 
    Significativi in tal senso si  sono  rivelati  gli  esiti  di  un
controllo effettuato dalle forze  dell'ordine  presso  una  struttura
balneare gestita da un sodale dell'indicata  cosca,  sottoposto  alla
misura di prevenzione di  pubblica  sicurezza  e  tratto  in  arresto
nell'ambito della  c.d.  operazione  «101»  del  febbraio  2019.  Gli
accertamenti disposti dalle forze  dell'ordine  erano  finalizzati  a
verificare  iI  possesso  dei  previsti  titoli   autorizzativi   per
l'apertura di uno stabilimento balneare con annesso chiosco  bar  che
risultava  utilizzare,  per  l'esercizio  dell'attivita',   i   bagni
pubblici comunali. Nel corso della verifica ispettiva e'  emerso  che
il menzionato esponente mafioso,  dal  2013  e  fino  alla  data  del
controllo, ha gestito  i  suddetti  servizi  pubblici  in  virtu'  di
un'autorizzazione comunale rilasciata nello stesso anno per  la  sola
stagione balneare in corso, non rinnovata per  gli  anni  successivi.
Evidenzia altresi' la commissione  d'indagine  che  la  gestione  dei
bagni pubblici, senza alcun  titolo  autorizzativo,  ha  permesso  di
soddisfare i requisiti igienico-sanitari richiesti per tale  tipo  di
esercizi pubblici. 
    Rileva al  riguardo  la  dichiarazione  resa  dal  gestore  della
struttura, che nell'ambito del controllo summenzionato ha  confermato
di non aver mai chiesto il rinnovo dell'autorizzazione per l'utilizzo
dei bagni pubblici, in quanto in tal senso era stato consigliato  dal
menzionato amministratore comunale, suo tecnico di fiducia. 
    La relazione della commissione d'indagine si sofferma su un'altra
vicenda   che   attesta,   ancora    una    volta,    il    tentativo
dell'amministrazione  comunale  di  favorire  gli   interessi   della
criminalita' organizzata, con riferimento  alla  realizzazione  -  su
istanza della figlia del capo del clan localmente  egemone  -  di  un
impianto  di  recupero,  stoccaggio  e  riutilizzo  per  rifiuti  non
pericolosi da collocarsi  in  un'area  sottoposta  a  vincolo.  Viene
rappresentato che il medesimo amministratore ha avallato,  senza  mai
contrastarlo, l'operato di un tecnico comunale che, per  le  suddette
finalita', ha posto in essere una  serie  di  interventi  viziati  da
irregolarita' e illegittimita' finalizzati a concedere una  sanatoria
per alcune opere edilizie  abusive.  Lo  stesso  tecnico  ha  inoltre
tentato  di  far  approvare  un'apposita  variante  dello   strumento
urbanistico comunale necessaria per realizzare l'impianto, che non e'
stato possibile  perfezionare  solo  grazie  alla  ferma  opposizione
dell'ufficio urbanistica della Regione Basilicata. 
    Ulteriore episodio, che attesta inequivocabilmente il radicamento
nel territorio e  la  capacita'  di  condizionare  le  determinazioni
dell'amministrazione  locale,  e'  rappresentato  -   dalla   vicenda
relativa  allo  spettacolo  musicale  -  nell'ambito  del   programma
«Fantastik Estate  2018»,  organizzato  dalla  pro-loco  di  Scanzano
Jonico e  patrocinato  dal  comune  -  allestito  da  un'associazione
facente  capo  direttamente   a   soggetti   intranei   alla   locale
organizzazione criminale e il cui presidente e' uno  dei  destinatari
delle menzionate ordinanze cautelari. Si tratta del  concerto  di  un
cantante neomelodico, noto per l'impronta marcatamente elogiativa del
mondo criminale, i cui brani sono  esplicitamente  celebrativi  della
«camorra».  Nel   corso   dello   spettacolo   tutta   la   struttura
organizzativa   ha   inviato   agli    spettatori    messaggi    che,
metaforicamente, erano tesi ad affermare la  presenza  e  l'influenza
nel territorio delle consorterie criminali e ha inoltre  diffuso  sui
social network un video nel quale - effettuando un  accostamento  tra
la citta' di Scanzano Jonico e alcune delle zone di Napoli gravemente
controllate dalla camorra  -  campeggiava  l'immagine  di  uno  degli
organizzatori,  anch'egli  destinatario  delle  menzionate  ordinanze
cautelari, raffigurato in compagnia di sodali e in  pose  tipicamente
esaltanti la sua posizione di «camorrista». 
    E' tra l'altro emblematico che gli amministratori locali - alcuni
dei  quali,  come  evidenziato,  vicini  per   legami   parentali   o
frequentazioni ad ambienti mafiosi - che  avrebbero  dovuto  assumere
una funzione di indirizzo e controllo, abbiano consentito che venisse
effettuato uno spettacolo  al  quale  hanno  partecipato  oltre  6000
persone, inserito dal comune  nel  cartellone  degli  eventi  estivi,
senza verificare che fossero state predisposte le obbligatorie misure
a  tutela  della  sicurezza  e  incolumita'  pubblica  e  senza  aver
rilasciato  la   prescritta   autorizzazione   per   lo   svolgimento
dell'evento. 
    La relazione del prefetto, nell'analizzare inoltre  i  componenti
dell'apparato  burocratico,  pone  in  rilievo  il  profilo   di   un
dipendente - gia' persona di fiducia di un precedente  amministratore
comunale  -  la  cui  contiguita'  agli  ambienti  criminali  e'  ben
tratteggiata in alcuni passaggi della menzionata ordinanza  cautelare
inerente l'indagine «101».  Piu'  nel  dettaglio  e'  emerso  che  il
dipendente in parola - gravato anche nel corso degli ultimi  anni  da
numerosissimi pregiudizi  penali  -  nel  2005  e'  stato  tratto  in
arresto, su  richiesta  della  direzione  distrettuale  antimafia  di
Potenza, con l'accusa di aver posto  in  essere  condotte  penalmente
rilevanti avvalendosi delle condizioni di cui  all'art.  416-bis  del
codice penale. 
    Fonti  tecniche  di  prova  attestano  altresi'  la  sua  assidua
frequentazione con esponenti di vertice dell'organizzazione criminale
egemone nonche'  la  sua  propensione  a  rendersi  disponibile  alle
richieste da questi avanzate. 
    La  commissione  d'indagine  ha,   poi,   preso   in   esame   la
documentazione  relativa  agli  appalti  e  affidamenti  diretti   di
servizi, lavori e  forniture  disposti  dal  2016,  soffermandosi  in
particolare sul servizio di igiene urbana, affidato nel febbraio 2010
a un'impresa che, sin dalle fasi di avvio  del  servizio,  ha  subito
atti  intimidatori  cessati  nel  marzo  2011  in  coincidenza,  come
evidenziato nella relazione del prefetto, con  l'assunzione  fittizia
di uno stretto parente del capo della consorteria mafiosa nonche' con
la sottoscrizione da parte della stessa impresa di  un  contratto  di
locazione di un immobile di proprieta' della figlia dello stesso capo
cosca. 
    Tenuto conto dei numerosi inadempimenti della  ditta  affidataria
del  servizio,  l'amministrazione  comunale  allora  in  carica,  con
delibera di  giunta  del  novembre  2015,  approvava  il  verbale  di
risoluzione   consensuale   del   contratto.   Nel   2018   l'attuale
amministrazione ha avviato una nuova  procedura  di  gara,  espletata
dalla  centrale  unica  di  committenza  e   aggiudicata   nuovamente
all'impresa   summenzionata,   pur   a   fronte   degli   evidenziati
inadempimenti e sebbene la stessa avrebbe dovuto  essere  esclusa  in
quanto  si  trovava,  in  regime  di  concordato   preventivo.   Tale
circostanza ha dato luogo a un contenzioso  amministrativo  all'esito
del quale, come, ampiamente riportato nella relazione  del  prefetto,
in accoglimento del ricorso proposto la gara e' stata aggiudicata  ad
altra impresa. 
    La relazione del prefetto  sottolinea  come  l'accesso  ispettivo
abbia  evidenziato   le   illecite   ingerenze   della   criminalita'
organizzata nell'espletamento di tale servizio,  ponendo  in  rilievo
altresi' come una  gestione  inefficace  della  cosa  pubblica  e  un
procedimento di gara viziato  da  anomalie  e  irregolarita'  abbiano
consentito all'impresa in argomento di  proseguire  il  rapporto  con
l'amministrazione locale, in tal modo agevolando gli interessi  della
organizzazione criminale egemone. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Scanzano  Jonico,
volti a perseguire fini diversi da quelli  istituzionali,  che  hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Scanzano
Jonico (Matera), ai sensi dell'art. 143 del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  e  all'estensione   dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 18 dicembre 2019 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese