(Allegato A-art. 9)
                               Art. 9. 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
a) Informazioni sulla zona geografica. 
 
Fattori naturali. 
    Il  territorio  di  produzione  della  denominazione  di  origine
controllata e garantita «Greco di Tufo», ubicato a nord di Avellino e
si  estende  fino  ai  confini  della  Provincia  di  Benevento.   Si
identifica nella  zona  comprendente  i  Comuni  di  Tufo,  Altavilla
Irpina, Chianche, Montefusco,  Prata  di  Principato  Ultra,  Petruro
Irpino, Santa Paolina e Torrioni (tutti in Provincia di  Avellino)  e
copre un a superficie territoriale totale di kmq 61,52. Il territorio
in parte ricade nell'ambito  territoriale  del  parco  regionale  del
Partenio. 
    Le vigne del Greco di Tufo si abbarbicano su  terreni  argillosi,
sabbiosi o su rocce calcaree (perfino dolomitiche)  dai  300  ai  650
metri lungo la valle del fiume Sabato, affluente di sinistra del piu'
noto fiume Calore. Nasce dal colle Finestra sul  Monte  Terminio  dal
lato opposto da dove nasce il Calore Irpino, fra i  Monti  Picentini,
spina dorsale dell'Irpinia. 
    L'areale della denominazione di origine protetta «Greco  di  Tufo
DOCG» puo' essere suddiviso in due settori: quello settentrionale, la
cui estensione e' riconducibile ai territori  comunali  di  Chianche,
Petruro Irpino, Torrioni, Montefusco e S. Paolina, e' caratterizzato,
sotto l'aspetto litologico (Servizio geologico d'Italia,  foglio  173
«Benevento»)  da  un  substrato  costituito,  in  larga  misura,   da
puddinghe  poligeniche,  piu'  o  meno  cementate,  generalmente  con
alternanze  di  livelli  sabbiosi  o  sabbioso-argillosi,   di   eta'
pliocenica; in prossimita' del corso del  Fiume  Sabato  a  prevalere
sono, verso est, ancora  puddinghe  poligeniche,  ben  cementate,  in
livelli o lenti di spessore (come allo Stretto di Barba, a  valle  di
Altavilla Irpina) ed estensione notevoli e, verso ovest, da  arenarie
(generalmente poco  cementate),  marne  siltose  ed  argille,  talora
alternanti a livelli di puddinghe poligeniche  variamente  cementate,
con lenti gessose e mineralizzazione a zolfo. L'eta'  sia  delle  une
sia delle altre e' messiniana. 
    Il  settore  meridionale  corrisponde,  nelle  grandi  linee,  ai
territori comunali di Tufo, Altavilla Irpina e  Prata  di  Principato
Ultra. In questo settore, il substrato, sotto il  profilo  litologico
(Servizio  geologico  d'Italia,  foglio  173  «Benevento»),  vede  la
presenza di cineriti ocracee e  livelli  di  pomici  del  II  periodo
flegreo, alternanti  a  paleosuoli  e  materiale  detritico  sciolto;
piroclastiti s. l., con rari livelli tufitici e piccole  pomici  sono
in diversi rapporti stratigrafici con il  Tufo  Giallo  Napoletano  e
l'Ignimbrite Campana. A tal proposito, e' da  segnalare  come  alcuni
Autori (Buondonno et alii, 2006; Magliulo et alii, 2006), e una  tale
notazione, stante la notevole estensione areale di  quelle  litologie
verso sud, ha valenza pure per il Fiano di  Avellino,  ritengano  che
quelle facies siano da riferirsi all'Ignimbrite Campana. 
    Elemento peculiare, sotto il profilo  morfologico  dell'area  del
Greco di Tufo, e' la presenza di  numerose  e  rilevanti,  incisioni,
determinate dall'azione erosiva delle acque superficiali  incanalate,
che caratterizzano le aree dove affiorano i conglomerati e le sabbie. 
    Orograficamente  in  tale  area,  e'  possibile  individuare  due
morfostrutture principali, rispettivamente in sinistra ed  in  destra
del corso del Fiume Sabato: la  prima  corrisponde  al  prolungamento
della dorsale Gran Potenza - S. Leucio - Roccabascerana; la  seconda,
all'allineamento   M.   Guardia -   Chianche -   Montefusco   ed   al
prolungamento di esso verso sudest, sino a Montemiletto - M.Caprio. 
    La valle del  Fiume  Sabato,  nel  tratto  che  mostra  andamento
ovest-est, e che e' quello compreso tra la  stazione  ferroviaria  di
Altavilla Irpina e l'abitato di Tufo,  presenta  un  profilo  vallivo
asimmetrico, con un versante meridionale assai piu' dolce  di  quello
settentrionale  (fig.  3),  pur  considerando   il   brusco   gradino
morfologico  presente  a  nordest  di  Altavilla  Irpina.  Una   tale
asimmetria trae origine dalle caratteristiche litologiche dei terreni
di  copertura   del   substrato   arenaceo-pelitico:   nel   versante
settentrionale,  infatti,   essi   s'identificano   in   conglomerati
piuttosto cementati, e che mostrano spessori significativi mentre, in
quello  meridionale,  corrispondono  ad  una   coltre   piroclastica,
generalmente incoerente. 
    Sotto il profilo idrogeologico, a  essere  implicati  (Aquino  et
alii,  2006)  sono  i  complessi  piroclastico,   conglomeratico   ed
arenaceo-argilloso-marnoso. 
    Larga parte  delle  sorgenti  alimentate  (considerato  l'insieme
degli interi territori comunali) ha portata uguale o minore  ad  1,00
l/s. Per l'elenco completo delle 68 scaturigini censite, si rinvia ad
Aquino et alii (2006); di seguito, vengono indicate solo  quelle  con
portate di una qualche rilevanza, entro  quelli  che  sono  i  limiti
della potenzialita' di quegli acquiferi implicati, e che sono Fontana
Basso (5,00 l/s) e Acqua Fredda (4,00 l/s). 
    I terreni hanno profili giovani e immaturi  e  poggiano  il  piu'
delle volte direttamente sui loro substrati pedogenetici, sia  roccia
dura e compatta sia rocce tenere argillose e sabbiose. 
    Lo scheletro e' presente in misura modesta e formato da frammenti
e ciottoli silicei o calcarei. Per contro, i terreni sono decisamente
ricchi  in  argilla,  che  il  costituente   piu'   importante,   con
concertazioni anche fino al 50% della terra fina; in  molti  casi  la
frazione argillosa e attenuata da sabbia e limo, presenti  in  misure
notevoli  per  cui  gran  parte  dei  terreni  dell'areale  risultano
argillosi   o    argillo    limosi    (terreni    pesanti),    oppure
sabbio-argillosi. 
    Reazione: prevalgono i terreni a reazione neutra  e  sub-alcalina
con una punta di pH 8,0. 
    Calcare totale: in genere  debole  e'  la  presenza  di  calcare,
trattandosi di terreni formatisi in genere su sabbie plioceniche,  su
marne eoceniche e terreni neozoici. 
    Humus: generalmente modeste, con sostanza organica  inferiore  al
2% e azoto fra 0,7 e 2,24 g/kg. 
    Anidride fosforica assimilabile: sebbene il contenuto in  fosforo
totale e' di norma bastevole a volte anche esuberante,  in  relazioni
alle rocce madri di origine, il contenuto in fosforo assimilabile  e'
modesto, con tenori che variano da 21 a 67 mg/kg. 
    In merito alla dotazione potassica, i terreni del Greco di  Tufo,
qualunque sia l'origine, sono ben provvisti. I valori  di  Ossido  di
potassio scambiabile e' ricompreso tra 250-980 mg/kg con valori  medi
intorno a 450-500 mg/kg. 
    Prerogativa dei terreni e' la ricchezza in magnesio scambiale con
concentrazioni da 110 a 940 mg/kg. Questo elemento esplica  un'azione
fortemente positiva sull'attivita' vegetativa della  vite,  favorendo
sia   i   processi   di   lignificazione   sia   le   caratteristiche
organolettiche del vino. Altrettanto buona dotazione di  boro,  rame,
manganese e zinco. 
    Sotto il profilo enologico, il contenuto elevato  di  argilla  ha
influenza positiva sulla qualita' delle  produzioni,  particolarmente
durante i periodi di siccita' estiva, consentendo una  piu'  regolare
maturazione delle uve  con  una  buon  mantenimento  dei  livelli  di
acidita'. Altrettanto positiva la ricchezza in  potassio  e  magnesio
scambiabile che conferisce  ai  vini  intensita'  di  profumi,  buona
struttura ed equilibrio. 
 
Clima. 
    Le  condizioni  termiche,  idrometriche  ed   anemometriche   che
caratterizzano l'areale sono pressoche' ideali  per  un  processo  di
maturazione caratterizzato da gradualita' ed  equilibrio  tra  tenore
zuccherino  e  acidita',  consentendo  l'ottenimento  di   produzioni
enologiche pregiate. Tale favorevole situazione e' chiaramente dovuta
alla posizione geografica e all'orografia del territorio. 
    L'andamento climatico sia dal punto di vista  termico  che  delle
precipitazione e' fortemente influenzato dai numerosi ettari di bosco
che ricoprono i monti che caratterizzano l'ambiente circostante e che
ne sfavoriscono il surriscaldamento. In generale, il clima  invernale
e' rigido, non di rado ci sono  precipitazioni  a  carattere  nevoso,
come il clima estivo e' alquanto mite. 
    Temperature: di numero molto elevato i giorni di sole, abbastanza
frequenti  le  gelate  primaverili,  talvolta  anche  tardive.  Molto
pronunciate le escursioni termiche tra le temperature medie max e min
durante il periodo luglio- settembre. 
    Precipitazioni: buona  la  piovosita'  che  di  solito  nell'arco
dell'anno raggiunge, anche se di poco i  1100  mm.  La  distribuzione
delle piogge, si addensa nell'autunno-inverno concentrando ben  oltre
il 70% delle precipitazioni con  un  periodo  estivo  particolarmente
asciutto con in media il 6% del totale delle precipitazioni. 
    Venti:   i   venti   dominanti   sono   quelli   meridionali    e
sudoccidentali, umidi e tiepidi. Per  la  sua  ubicazione  e  la  sua
orografia, l'area ha una protezione verso i venti orientali mentre  e
esposta a quelli di origine tirrenica.  Ne  consegue  che  l'area  e'
protetta dai venti  freddi  del  quadrante  nord-est,  mentre  nessun
ostacolo e' frapposte alle correnti umide dei quadranti occidentali e
meridionale. 
 
Fattori umani. 
    La coltivazione della vite nell'area si  perde  nella  notte  dei
tempi, intimamente  connessa  allo  scorrere  del  fiume  Sabato  che
l'attraversa e che deriva il nome  dal  popolo  dei  Sabini,  il  cui
eponimo era Sabus (cat.  apd.  DYONIS,  II,  49;  LIB.  VIII,  41)  o
Sabatini, una tribu' dei Sanniti stanziatasi  nel  bacino  del  fiume
Sabatus (Livio). Lungo le anse  del  fiume  altrettanto  correvano  e
corrono, ancora oggi, le antiche vie univano l'Irpinia  al  Sannio  e
alleavano le tribu' Irpine e Sannite. L'area si rafforza come  nucleo
d'insediamento e progresso per la viticultura  nell'800  grazie  alla
scoperta di enormi  giacimenti  di  zolfo  nel  Comune  di  Tufo.  La
presenza e la  disponibilita'  dello  zolfo  giovera'  all'esplosione
della coltivazione della vite in tutta l'Irpinia,  dando  origine  in
contemporanea  alla  tecnica  della  «zolfatura»  che  permetteva  di
proteggere i grappoli dagli agenti patogeni esterni. 
    Testimonianza  della   presenza   costante   della   vite   quale
sostentamento  economico  delle  popolazioni  locali  e'  data  dalla
bibliografia  che  tratta  dell'evoluzione   sociale   ed   economica
dell'area nel periodo a cavallo del medioevo e l'ottocento. 
    A Montefusco, capitale del Principato Ultra (coincidente in larga
parte con l'attuale  Provincia  di  Avellino)  che  rappresentava  un
importante mercato  interno,  il  5  novembre  del  1592,  con  Regio
Assenso, il Capitano di Montefusco era autorizzato a  riscuotere  una
gabella sul vino di 4 carlini per ogni soma che entrava in citta'. 
    Tra le varie  fonti,  l'«Apprezzo  del  Feudo  della  Baronia  di
Montefusco del 1704» (archivio parrocchiale di S. Angelo a  Cancello,
fasc. 2/16) dove si evidenzia che oltre il 61% dei terreni del  feudo
erano occupati da vigneti. Larga parte del territorio del  feudo  e',
ancora oggi, corrispondente agli odierni Comuni di  Montefusco  e  S.
Paolina. 
    Analogamente la relazione del catasto del 29 maggio  1815,  fatta
dal sindaco di Tufo e dal corpo  decurionale,  attesta  che  la  vite
investiva all'incirca 286 tomoli  di  terra  che  e'  una  superficie
lievemente inferiore  a  quella  che  attualmente  occupa  la  stessa
cultura. 
    Nel XIX secolo l'attivita'  vitivinicola  dell'intera  provincia,
con una produzione superiore a un  milione  di  ettolitri  largamente
esportati, e dell'area del  Greco  di  Tufo,  sono  l'asse  economico
portante dell'economia agricola degli  anni  e  del  tessuto  sociale
tanto  da  portare  alla  costruzione  della  prima  strada   ferrata
d'Irpinia, da li' a poco chiamata propriamente «ferrovia  del  vino»,
che collegava i migliori e maggiori  centri  di  produzione  vinicola
delle Colline del Sabato e del Calore  direttamente  con  i  maggiori
mercati italiani ed europei.  In  particolare  nell'area  del  Greco,
ancora oggi, due sono le stazioni ancora esistenti: Tufo e Prata. 
    Di conseguenza si genera lo sviluppo di un forte indotto  con  lo
sviluppo di officine meccaniche  specializzate  nella  costruzione  e
commercializzazione  sia  di   pompe   irroratrici   e   attrezzature
specialistiche per la viticoltura sia di sistemi enologici. 
    A  livello  scientifico  la   valenza   tecnico-economica   delle
produzioni di Greco di Tufo viene riconosciuto in tutti gli studi  di
ampelografia e enologia succedutesi nel tempo: 
    il vitigno Greco Bianco di Tufo e'  descritto  nell'Ampelographie
di Viala e Vermol (1909): «... Greco Bianco di  Tufo:  vitigno  delle
regioni  meridionali  d'Italia  e  soprattutto  della  Provincia   di
Avellino,  molto  apprezzato  e  molto  coltivato  per  la  superiore
qualita' del suo vino, di un colore giallo-dorato;  e'  probabilmente
l'Aminea Gemella degli antichi autori; e'  pure  il  vitigno  che  e'
stato coltivato, nel 1° secolo a.C. sulle falde del Vesuvio ...». 
    Successivamente l'ampelografo Ferrante nel «Un vitigno di  antica
nobilta': Il Greco del Vesuvio  o  Greco  di  Tufo:  (Aminea  gemella
L.G.M.   Columella):   note   ampelografiche   ed    esperienze    di
vinificazione», nel 1927, scrive: «che la varieta'  detta  Greco  del
Vesuvio  o  Greco  di  Tufo  sia  l'Aminea  Gemella,  tanto   stimata
nell'antichita', non v'e' dubbio. La  diffusione  di  essa  e'  nella
stessa zona che occupava in antico, la tradizionale  bonta'  del  suo
vino e dalle caratteristiche  bio-morfologiche  mantenutesi  costante
nei  secoli.  E'  coltivato  esclusivamente  in  alcune  zone   delle
Provincie di Avellino e Napoli. Puo' dirsi  sconosciuto  altrove»  In
merito alla estensione delle zone di coltivazione,  l'autore  rileva:
«dopo  circa  due  millenni  d'intensa  coltivazione,  il  Greco  era
diventato raro sulle pendici del Vesuvio e  sui  colli  di  Sorrento,
mentre era coltivato intensamente sulla media valle del Sabato,  piu'
precisamente, a Tufo "principale  centro  di  coltura"  e  nei  paesi
limitrofi di Prata P.U.; Altavilla, Chianche, Montefusco, etc. ...». 
    Piu' vicino ai nostri tempi Bordignon S. 1964, «Greco»  (o  Greco
di Tufo), Ministero dell'agricoltura e foreste, principali vitigni da
vino coltivati in Italia: «Il Greco sia da identificarsi con l'Aminea
Gemella di Columella per molti argomenti validissimi quali l'area  di
cultura  che  e'  quella  occupata  in  antico   dalle   Aminee,   le
caratteristiche del grappolo..., nonche' la bonta'  del  vino  lodata
attraverso i tempi...». L'autore, dopo la descrizione  ampelografica,
afferma che: «il vitigno  prospera  bene  nelle  terre  profonde,  di
origine vulcanica e fresche, fornendo una maggiore quantita'  di  uva
dalla quale si ottiene un vino piu' ricco, intenso e profumato,  piu'
armonico e piu' fine come e' quello di Tufo». 
    Venendo ai giorni nostri il vino bianco «Greco di Tufo», prodotto
nell'area per come  descritta,  assume  tale  denominazione  sin  dal
secolo scorso e la denominazione «Greco di Tufo» viene riportata  dal
decreto ministeriale 15 ottobre 1941 (Gazzetta Ufficiale  17  ottobre
1941, n. 246) contenente le norme per  la  classificazione  dei  vini
comuni,   pregiati   e   speciali   d'Italia   agli   effetti   della
determinazione dei prezzi. Il Greco di Tufo venne classificato tra  i
vini bianchi pregiati, alla  categoria  II  con  gradazione  alcolica
minima di 12 gradi. Tale denominazione figura  inoltre  nella  «Carta
dei Vini Tipici d'Italia» edita nel 1961 da Unione italiana vini. 
    Infine degna  di  menzione  e'  la  definizione  data  dal  prof.
Garoglio nel trattato «Nuova Enologia»: «Vino Bianco  pregevolissimo,
dal profumo intenso, gradevolissimo, di sapore  delicato,  aromatico,
la cui produzione deve essere incoraggiata con tutti i mezzi. 
    La forma di allevamento  prevalente  nel  vigneto  specializzato,
dell'area in questione, e' la  spalliera,  con  potature  a  guyot  e
cordone  speronato  a  ridotta  di  gemme   per   ceppo   finalizzate
all'ottenimento di  uve  dal  potenziale  enologico  qualitativamente
ottimo e ben equilibrato. Tale sistema, negli ultimi  trentennio,  ha
progressivamente soppiantato l'antico «Sistema Avellinese». Il  sesto
d'impianto piu' frequentemente utilizzato per i nuovi impianti e'  di
m. 2.40 x m. 1.00. 
    Relativamente  alle  forme  di  allevamento   l'obiettivo   della
qualita', ha indotto i  produttori  a  realizzare  impianti  ad  alta
densita' e meccanizzabili  e  negli  anni  tali  produzioni  si  sono
modificate  sempre  piu'  a   favore   della   qualita',   aumentando
significativamente il numero di  viti  per  ettaro  e  con  una  resa
produttiva tra gli 80-100 ql/Ha. 
    La resa in vino si aggira tra  il  68-70%  con  delle  produzioni
finali oscillanti prossime ai 40.000 Hl. di vino,  a  fronte  di  una
produzione potenziale possibile di circa 60.000 Hl. 
 
Fattori storici. 
    Di fondamentale rilievo sono i  fattori  storici -  antropologici
legati al territorio di produzione, che  per  consolidata  tradizione
hanno contribuito ad ottenere il vino GRECO DI TUFO. 
    La viticoltura nell'area di  produzione  del  GRECO  DI  TUFO  ha
origini  antichissime  che  risalgono  alle  popolazioni   locali   e
successivamente all'arrivo di colonizzatori greco - micenei  i  quali
diedero  primo  impulso  alla  millenaria  coltivazione  della   vite
nell'antico Sabazios, poi ripresa dagli etruschi. 
    Il vitigno piu' antico dell'Avellinese e' senza dubbio  il  Greco
di Tufo, da cui si ricava l'omonimo  vino,  importato  dalla  Regione
greca  della  Tessaglia,  dai  Pelagi.   La   conferma   dell'origine
millenaria di questa vite e' data dal ritrovamento  a  Pompei  di  un
affresco risalente al I secolo a.C. dove si  menziona  esplicitamente
il «vino  Greco».  La  coltivazione  del  vitigno  Greco  fu  diffusa
all'inizio sulle pendici del Vesuvio e successivamente in altre  zone
della in Provincia di Avellino, dove prese il nome di Greco di  Tufo.
Il suo nome «Greco» ci dichiara apertamente le origini geografiche  e
storiche,  in  principio  era  chiamato  Aminea  Gemina:   Aristotele
riteneva che il vitigno delle Aminee arrivasse dalla Tessaglia, terra
di origine degli Aminei, popolo che colonizzo' la costa napoletana ed
impianto' questo pregiato vitigno sui pendii fertili del Vesuvio.  Ne
testimonia la remota  presenza  sul  vulcano  un  affresco  ritrovato
nell'antica Pompei risalente al I secolo a.c., dove viene chiaramente
nominato il vino «greco». Plinio il Vecchio  invece  ne  conferma  il
pregio scrivendo «In verita' il vino Greco era cosi' pregiato che nei
banchetti veniva versato  una  sola  volta».  Nel  corso  del  tempo,
l'antico popolo ellenico si spinse verso l'interno della  Campania  e
l'Aminea Gemina (gemina sta per gemella in quanto produceva  numerosi
grappoli doppi) raggiunse l'Irpinia, zona notoriamente vocata per  la
produzione di vini di qualita'. 
    Scrittori come: Catone, Varrone,  Virgilio,  Plinio  e  Columella
lodavano la fertilita' di queste viti che si distinguevano  non  solo
per la qualita' del prodotto ma anche per la costanza di  produzione,
tanto che, si legge in Columella, da un pergolato, pare, si potessero
ottenere cinquanta litri di vino per ciascun ceppo. Lo stesso  autore
vissuto all'inizio dell'era cristiana,  proprietario  e  coltivatore,
descrisse cinquanta vitigni e fra questi dette maggior  risalto  alle
viti Aminee che annovero' tra le piu' produttive. 
 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
  essenzialmente   o   esclusivamente    attribuibili    all'ambiente
  geografico. 
 
    L'orografia   collinare   del   territorio   di   produzione    e
l'esposizione prevalente dei vigneti, orientati ad Sud-Est/Sud-Ovest,
e localizzati in zone particolarmente vocate alla coltivazione  della
vite, concorrono a determinare un ambiente  adeguatamente  ventilato,
luminoso,  favorevole  all'espletamento  equilibrato  di   tutte   le
funzioni vegeto-produttive della pianta. 
    Nella scelta delle aree  di  produzione  vengono  privilegiati  i
terreni con buona esposizione adatti ad una viticoltura di qualita'. 
    La millenaria storia vitivinicola  dell'area  di  produzione  del
Greco di Tufo, iniziata in epoca pre-romana, portata al rango di vera
attivita'  socio-economica  con  l'avvento  dell'Impero  Romano,   e'
attestata  da  numerosi  manoscritti  e   fonti   storiche,   e'   la
fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente
tra i fattori umani, la qualita' e le peculiari  caratteristiche  del
vino «Greco di Tufo». 
    Ovvero e' la testimonianza di  come  l'intervento  dell'uomo  nel
particolare territorio abbia, nel corso  dei  secoli,  tramandato  le
tradizioni tecniche  di  coltivazione  della  vite  e  le  competenze
enologiche, le quali nell'epoca moderna e  contemporanea  sono  state
migliorate ed affinate, grazie all'indiscusso processo scientifico  e
tecnologico. 
 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
  lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
 
    I vini di cui il presente disciplinare di produzione  presentano,
dal punto di vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto
evidenti e peculiari, descritte all'art. 6, che  ne  da'  una  chiara
individuazione e tipizzazione legata all'ambiente pedo-climatico. 
    In particolare i vini Greco di  Tufo  presentano  caratteristiche
chimico-fisiche equilibrate in tutte le tipologie, mentre al sapore e
all'odore si riscontrano aromi armonici e gradevoli  del  vitigno  di
origine e delle relative tecniche  di  vinificazione  quale  evidenza
dell'interazione vitigno-ambiente-uomo.