(Allegato-art. 6)
                               Art. 6. 
 
          Elementi che comprovano il legame con l'ambiente 
 
    Il  territorio  di  produzione  del  «Pane  Toscano»  DOP  ha  un
andamento altimetrico degradante, dall'interno verso la  costa  e  da
Nord verso Sud in un  sistema  che  vede  l'areale  circoscritto  dai
rilievi  appenninici  che  fanno  da  barriera   alle   perturbazioni
provenienti  da  Est  ed  in  particolare  da  Nord-Est   mentre   e'
interamente esposto ai venti ed alle  precipitazioni  provenienti  da
Ovest. Da un punto di vista climatico l'areale e'  caratterizzato  da
temperature e precipitazioni che  lo  rendono  ben  distinguibile  da
tutti i territori confinanti,  esaminati  a  livello  regionale,  nel
periodo di riferimento della coltivazione del frumento a  partire  da
novembre  a  luglio.  In  particolare  il  set  di   dati   climatici
(temperatura minime,  media  e  massima,  precipitazioni  cumulate  e
radiazione cumulata) riferiti al periodo che va dal 1981 al 2010,  ha
messo in luce che le temperature  minime  risultano  essere  le  piu'
caratterizzanti  tra  i  parametri  esaminati  e  che  nonostante  la
variabilita' entro regione, l'areale e' ben distinto dagli altri. Nel
territorio la coltivazione  del  frumento  tenero  e'  effettuata  in
prevalenza nelle grandi pianure (Valli dell'Arno  e  del  Tevere)  ma
soprattutto  nelle   vaste   aree   collinari   o   negli   altipiani
dell'Appennino. Tali ambienti hanno permesso la  differenziazione  di
ecotipi locali di frumento, i capostipiti, da  cui  sono  nate  molte
delle varieta' oggi coltivate proprio per produrre la  farina  idonea
alla produzione del «Pane Toscano» DOP. 
    Le caratteristiche peculiari del «Pane Toscano» DOP  derivano  da
condizioni  territoriali  che  hanno  dato  origine  a  varieta'   di
frumento, coltivate ormai dagli inizi del XX secolo, e dal saper fare
dei  panificatori  che  trasformano   quotidianamente   il   prodotto
alimentare di base della tavola dei toscani. Il legame al  territorio
e' significativamente presente a partire dalla materia prima  poiche'
le varieta' di  frumento  utilizzate  per  la  produzione  del  «Pane
Toscano» DOP derivano in larga misura da quelle che, a partire  dagli
inizi del 1900, furono oggetto di studio e di miglioramento  genetico
avvenute   presso   una   delle   aree   maggiormente   vocate   alla
cerealicoltura, ovvero in Valdichiana, ottenendo  cosi'  le  seguenti
varieta' Mieti, Mec,  Marzotto  e  Pandas.  La  storia  stessa  della
Toscana ha determinato la nascita di un  pane  differente  da  quelli
normalmente prodotti in larga  parte  nelle  altre  regioni  italiane
poiche' il «Pane Toscano»  DOP  e'  senza  sale.  Di  cio'  si  trova
conferma in numerose fonti storiche. Una prima testimonianza  scritta
sulla produzione di pane «sciocco», cioe' senza sale,  viene  fornita
gia' nel Cinquecento da Pierandrea Mattioli. 
    Uno scritto del 1765 di Saverio Manetti riporta notizie circa  la
consuetudine toscana di non usare il sale durante la preparazione  di
questo particolare tipo di pane. Il Manetti fa riferimento,  inoltre,
all'uso del lievito naturale, detto in Toscana «Formento», costituito
da pasta inacidita che veniva conservata nella cosiddetta «madia»  in
mezzo alla farina.  Non  mancano,  inoltre,  testimonianze  circa  la
centralita', nell'alimentazione dei mezzadri toscani  dell'Ottocento,
del  pane  preparato  senza  sale.  Tale  scelta  era   la   naturale
conseguenza  dell'utilizzo  del  sale,  visto  il  suo  alto  prezzo,
principalmente per la conservazione della carne di maiale. 
    Nel Novecento, Giuseppe Negri, in un suo scritto in cui elogia le
fatiche  del  panettiere,  fa  riferimento   «all'insipido   "filone"
toscano». Al Negri fanno  seguito  altri  scrittori,  tutti  concordi
nell'attestare la bonta' e la peculiarita' di questo pane  «sciocco»,
dalla crosta croccante e dalla mollica morbida ma consistente. 
    Le caratteristiche del «Pane Toscano» DOP sono  quindi  derivanti
nell'antico e tipico metodo di panificazione in  uso  nel  territorio
toscano che esclude l'utilizzo del sale come ingrediente dell'impasto
e prevede, per i  processi  di  lievitazione,  l'impiego  di  lievito
naturale a pasta acida, l'utilizzo di farina di grano tenero, di tipo
«0», o «1», o «2», contenente il  germe  di  grano,  ed  ottenute  da
frumento di varieta' selezionate e coltivate da ormai quasi cent'anni
in Toscana e loro derivazioni. 
    Questi tre elementi sono strettamente interconnessi tra di  loro,
e  svolgono  un  ruolo  determinante   nel   definire   le   qualita'
organolettiche distintive del prodotto,  la  sua  serbevolezza  e  le
caratteristiche della crosta e della mollica. La presenza  del  germe
di grano, che ormai sembra totalmente assente nelle farine  dei  pani
generici,  non  solo  ha  riflessi  positivi  sulle   caratteristiche
nutrizionali del «Pane Toscano» DOP, ma influenza anche i processi di
lievitazione,  in  relazione  alla  sua  ricchezza  in   enzimi   che
intervengono nei processi di degradazione  degli  zuccheri  composti.
L'utilizzo del lievito madre a pasta acida, ottenuto dall'interazione
dell'ambiente su acqua e la  solita  farina  impiegata  per  il  Pane
Toscano  DOP,  permette   lo   svolgimento   di   una   fermentazione
acido-lattica con la conseguente formazione di composti  che  durante
la cottura trasferiscono al pane un aroma e un sapore caratteristici.
Infine, il mancato impiego del sale, oltre ad influenzare i  processi
fermentativi, caratterizza in modo netto il sapore di questo prodotto
della tradizione toscana. 
    Numerose   fonti   storiche   confermano,   inoltre,   il   ruolo
determinante che il «Pane Toscano» ha avuto nella caratterizzazione e
nel successo della cucina toscana. La produzione di  questo  pane  e'
continuata attraverso i secoli fino ai nostri giorni  costituendo  un
indiscusso ed esclusivo patrimonio storico e culturale del territorio
toscano.