(Allegato-art. 6)
                               Art. 6. 
 
                    Legame con la zona geografica 
 
    La specie ha avuto particolare sviluppo a partire  dalla  seconda
meta'  dell'Ottocento,  interi  pascoli  e  terreni  incolti   furono
trasformati in pistacchieti e la pianta coltivata divenne  il  fulcro
di tutto il sistema agricolo ed economico dell'area. 
    La zona  di  produzione  risulta  caratterizzata  da  terreni  di
origine  calcarea  e  da   un   clima   mediterraneo   sub-tropicale,
semiasciutto, con estati lunghe e siccitose,  piovosita'  concentrata
nel periodo autunnale ed invernale e notevoli escursioni termiche tra
il giorno e la notte. 
    Gli impianti, nel territorio dove si  coltiva  il  Pistacchio  di
Raffadali, sono prevalentemente di tipo artificiale:  nella  messa  a
dimora delle piante di terebinto, vengono privilegiate le esposizioni
piu' soleggiate, prevalentemente a  sud  e  i  substrati  di  origine
calcarea. 
    L'utilizzo e la scelta come portainnesto di una specie che ben si
adatta a  condizioni  di  aridita'  elevata  quale  e'  il  Terebinto
(Pistacia terebinthus), la natura dei substrati di origine calcarea e
la realizzazione di impianti esposti a sud e soleggiati,  determinano
una combinazione di fattori, frutto della sapiente scelta  dell'uomo,
che consentono di ottenere un frutto con particolari  caratteristiche
di qualita', quali l'elevata resa in olio. Questa  caratteristica  e'
favorita da elevate temperature ambientali del  periodo  estivo  che,
durante la fase di differenziazione dei frutti, inducono una maggiore
produzione di acidi grassi che sono la componente base degli oli  del
pistacchio.  Lo  studio  del  clima  dell'areale  del  Pistacchio  di
Raffadali  ha  evidenziato,  rispetto  ad  altre  zone  vocate   alla
pistacchicoltura della Sicilia orientale, un andamento della stagione
secca piu' ampio ed un  andamento  medio  delle  temperature  mensili
maggiori e con picchi piu' elevati. 
    Altra caratteristica distintiva e' il sapore dolce,  gradevole  e
pronunciato  legato  alla  componente  pedologica  dei   terreni   di
coltivazione. E' noto infatti che l'assorbimento  degli  elementi  e'
dipendente dai valori del pH del terreno e che  alcuni  macroelementi
quali il calcio, il fosforo, il potassio e  il  magnesio  prediligono
valori superiori a  7.  I  campionamenti  effettuati  nell'areale  di
produzione del Pistacchio di Raffadali  hanno  permesso  di  rilevare
suoli a reazione tendenzialmente sub-alcalina con valori maggiori  di
7,5. Il  Pistacchio  di  Raffadali  presenta  inoltre  una  complessa
profilazione di  acidi  grassi  nei  frutti  con  presenza  di  acido
palmitoleico maggiore o uguale 0.7%. 
    La componente umana si esprime nello  specifico  nella  capacita'
dell'uomo nel coltivare il «Pistacchio di Raffadali»  attraverso  una
particolare forma di  allevamento,  che  consiste  nel  mantenere  la
pianta bassa con rami striscianti quasi a toccare il terreno.  Questo
tipo di allevamento, nato in origine per facilitare le operazioni  di
raccolta, che  avvengono  manualmente  e  a  evitare  la  maturazione
scalare  dei  grappoli,  ha   determinato   negli   anni   anche   la
caratterizzazione del paesaggio. 
    Grazie a questa secolare attivita',  l'agricoltore,  infatti,  e'
diventato il principale attore di queste  trasformazioni:  ha  saputo
cogliere le caratteristiche e le condizioni  ottimali  dell'ambiente,
ha acquisito una capacita' professionale specifica  e  ha  creato  un
paesaggio che contraddistingue l'area di produzione.