(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di San Giuseppe Jato (Palermo), i cui organi  elettivi
sono  stati  rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  dell'11
giugno 2017, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della
criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e
l'imparzialita' dell'amministrazione, nonche' il buon andamento ed il
funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    All'esito  di  indagini  svolte  dalle  forze  dell'ordine  sugli
amministratori eletti e sui componenti dell'apparato burocratico, che
hanno    evidenziato    possibili    forme     di     condizionamento
dell'amministrazione locale  da  parte  di  organizzazioni  criminali
operanti sul territorio di San Giuseppe Jato, il prefetto di  Palermo
ha disposto, per  gli  accertamenti  di  rito,  con  decreto  del  29
settembre  2020,  l'accesso  presso  il  suddetto  comune,  ai  sensi
dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18  agosto  2000,  n.
267. 
    Nel corso dell'accesso ispettivo,  a  seguito  delle  intervenute
dimissioni del sindaco, dei  membri  della  giunta  e  del  consiglio
comunale, il presidente della Regione Siciliana, con decreto  del  13
novembre 2020, nel prendere atto della  decadenza  degli  organi  del
Comune di San Giuseppe Jato, ha  nominato  in  loro  sostituzione  un
commissario straordinario. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Palermo, sentito nella seduta del 5  maggio
2021 il comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza  pubblica,
integrato  con  la  partecipazione  del  procuratore  aggiunto  della
Repubblica presso il tribunale di Palermo  -  direzione  distrettuale
antimafia, ha trasmesso l'allegata relazione  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti e indiretti degli amministratori locali con  la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando,  pertanto,  i  presupposti  per  l'applicazione
delle misure di cui al citato art. 143  del  decreto  legislativo  n.
267/2000. 
    Le indagini giudiziarie e le conseguenti  operazioni  di  polizia
susseguitesi negli  anni  hanno  attestato  l'alto  indice  criminale
assunto  dalle  famiglie  mafiose  presenti  sul  territorio  di  San
Giuseppe Jato nell'assetto operativo  dell'organizzazione  di  stampo
mafioso denominata «cosa nostra», cosche mafiose la cui pericolosita'
e' stata acclarata  nei  numerosissimi  procedimenti  giudiziari  nei
quali risultano spesso associate agli esponenti di vertice  di  «cosa
nostra». 
    La relazione prefettizia ha evidenziato l'esistenza di una  fitta
rete di frequentazioni e parentele, dirette o acquisite, di esponenti
delle locali famiglie mafiose con numerosi amministratori  sia  della
maggioranza che della minoranza consiliare del Comune di San Giuseppe
Jato. 
    Rapporti di vicinanza che si sono manifestati anche  in  contesti
pubblici quali matrimoni, cerimonie o altri eventi come nel caso  dei
festeggiamenti di un centenario, stretto parente di un noto esponente
mafioso, ai quali hanno partecipato l'ex sindaco, l'ex vicesindaco  e
l'ex presidente del consiglio comunale, recatisi nell'abitazione  del
festeggiato, circostanza che ha avuto un ampio risalto  sulla  stampa
locale. Cosi' anche in occasione della prima edizione di un  festival
di cultura agroalimentare,  svoltosi  in  Germania,  al  quale  hanno
attivamente  presenziato  alcuni  dei  suddetti  ex   amministratori,
presentando sei aziende del territorio di San Giuseppe Jato,  quattro
delle quali sono  risultate  amministrate  da  soggetti  legati  alla
criminalita'   organizzata.   Altro   episodio   segnalato   e'    la
partecipazione del sindaco e  del  vicesindaco  ai  funerali  di  una
persona strettamente congiunta a componenti di una notissima famiglia
mafiosa locale. 
    A questo riguardo, la relazione prefettizia sottolinea come  tali
episodi, di  carattere  pubblico,  testimoniano  la  vicinanza  degli
amministratori di San Giuseppe Jato alle locali  consorterie  mafiose
ed «attengono ad una caratteristica forma di controllo del territorio
storicamente operata da "cosa nostra" in quanto manifestano forme  di
rispetto che soggetti delle istituzioni mostrano nei confronti di chi
e' notoriamente appartenente  o  comunque  vicino  all'organizzazione
criminale». 
    Strette relazioni con ambienti criminali vengono segnalate  anche
nei riguardi di numerosi dipendenti  comunali,  tra  i  quali  un  ex
responsabile  di  un  servizio,  ora  in  quiescenza,  un  dipendente
coniugato con un esponente mafioso attualmente detenuto in regime  di
41-bis per il reato di  associazione  di  tipo  mafiosa,  nonche'  un
dipendente dell'ufficio tecnico che risulterebbe -  da  dichiarazioni
rese da diversi collaboratori di giustizia - essere organico  ad  una
delle locali famiglie mafiose. 
    La relazione prefettizia ha trattato con  particolare  attenzione
la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi
urbani nel Comune di San Giuseppe Jato. Gli esiti ispettivi emersi in
tale settore hanno messo in luce molteplici violazioni di legge negli
affidamenti comunali  che  di  fatto  hanno  favorito  due  societa',
entrambe riconducibili al locale contesto mafioso. 
    La normativa regionale in materia di raccolta e  smaltimento  dei
rifiuti urbani prevede un complesso iter istruttorio in base al quale
- previa individuazione degli ambiti territoriali  ottimali  (ATO)  e
delle A.R.O. (Aree raccolta ottimali) - e' riconosciuto ai comuni, in
forma singola o associata, l'esercizio delle funzioni in  materia  di
rifiuti, compresa la stipula del contratto d'appalto. In particolare,
le leggi regionali n. 9/2010 e n. 3/2013 prevedono  che  i  comuni  -
previa costituzione di un A.R.O. - per procedere in forma  singola  o
associata, all'affidamento del servizio di raccolta e  trasporto  dei
rifiuti devono preventivamente presentare  all'assessorato  regionale
un apposito piano di intervento completo degli atti di gara affidando
poi il  servizio  dopo  aver  acquisito  il  parere  dell'assessorato
regionale. 
    Il Comune di San Giuseppe Jato in  associazione  con  altro  ente
locale  procedeva  alla  costituzione  dell'A.R.O.  denominata  «Jato
ambiente»  che,  effettuati  i  numerosi,  preliminari,   adempimenti
istruttori predisponeva il prescritto progetto unico di gestione  del
servizio raccolta e smaltimento rifiuti approvato dalla  regione  con
decreto dell'11 marzo 2015.  Conseguentemente,  da  quella  data,  il
Comune di San Giuseppe Jato e l'ente locale associato  costituiti  in
A.R.O.  assumevano,  sulla  base  delle  disposizioni  regionali,  la
titolarita' esclusiva della gestione del servizio  in  questione  che
avrebbero  dovuto  garantire  e  svolgere   secondo   le   menzionate
normative. 
    L'amministrazione comunale di San  Giuseppe  Jato  ha  pero'  poi
proceduto disattendendo le  regole  previste  dall'A.R.O.  e  -  come
dettagliatamente rilevato nella relazione del prefetto - ha adottato,
reiteratamente, numerose determine dirigenziali che hanno dato luogo,
in un ristretto arco temporale,  a  numerose  procedure  negoziate  e
ripetute proroghe, arbitrariamente disposte, realizzando  quindi  una
sistematica,  artificiosa  frammentazione  del  servizio  in   deroga
all'obbligo di espletare gare ad evidenza pubblica e di acquisire  la
certificazione antimafia. 
    La relazione del prefetto pone in rilievo come il descritto modus
operandi abbia prodotto un sostanziale  monopolio  del  servizio  dal
quale hanno tratto vantaggio  due  imprese  -  i  cui  titolari  sono
«vicini»  al  primo  cittadino  e/o  stretti  congiunti  di  soggetti
contigui o riconducibili alla locale criminalita' -  le  quali  hanno
agito come fossero un unico centro di interesse alternandosi, tra  il
2017 e il  2019,  nell'espletamento  del  servizio  di  raccolta  dei
rifiuti a  San  Giuseppe  Jato.  Peraltro,  per  una  delle  suddette
societa', nel 2019 e' stato disposto  dall'autorita'  giudiziaria  il
sequestro preventivo «per equivalente» del 100% delle quote  nominali
del capitale (pag. 9). 
    Il prefetto di Palermo ha evidenziato che  le  predette  societa'
affidatarie  sono  state  destinatarie  di  provvedimenti  prefettizi
interdittivi antimafia emessi in data 13 agosto 2019  e  6  settembre
2019 e successivamente confermate. Una  delle  predette  societa'  e'
risultata de facto amministrata da un imprenditore indicato da alcuni
collaboratori di giustizia come appartenente  ad  una  nota  famiglia
mafiosa di San Giuseppe Jato  e  con  documentate  frequentazioni  di
esponenti della criminalita' organizzata; cosi'  anche  nei  riguardi
dell'altra societa'  affidataria  del  servizio  rifiuti  sono  stati
accertati legami di parentele tra l'assetto societario di  questa  ed
esponenti delle locali famiglie mafiose. 
    Anche  le  verifiche  effettuate  nel  settore  edilizio   e   in
particolare  presso  lo  sportello  unico  per  l'edilizia   comunale
(S.U.E.) hanno  posto  in  rilievo  una  gestione  «familistica»  dei
relativi procedimenti; la relazione del prefetto evidenzia  come  una
parte consistente delle pratiche edilizie risultano presentate da tre
liberi professionisti, uno dei quali  gia'  assessore  e  consigliere
comunale mentre un altro  ha  legami  familiari  con  noti  esponenti
mafiosi  di  San  Giuseppe  Jato,   nonche'   stretti   rapporti   di
frequentazioni con l'ex primo cittadino e con un dipendente  comunale
dello sportello S.U.E. 
    Dal lavoro svolto dalla commissione d'accesso e' risultato che su
un totale di 150 pratiche in materia edilizia  presentate  agli  atti
del  comune,  circa  un  terzo  e'  riconducibile  ai  predetti   tre
professionisti, percentuale assai elevata se si considera che l'esame
complessivo delle suddette pratiche ha attestato che le  stesse  sono
state  trattate  complessivamente  da  31   professionisti;   analoga
proporzione  e'  stata  riscontrata  dalle  verifiche  dei  fascicoli
relativi alle concessioni o rinnovi di concessioni cimiteriali. 
    In relazione a tali fatti, accertati anche da indagini  dell'Arma
dei carabinieri e suffragati da fonti tecniche di prova, il  prefetto
di Palermo evidenzia la  possibile  sussistenza  di  una  «cabina  di
regia» occulta, in grado di influire sulla regolare trattazione delle
pratiche edilizie presentate allo sportello S.U.E. 
    Ulteriori elementi che attestano una  gestione  dell'ente  avulsa
dal rispetto dei principi di legalita' sono  emersi  in  merito  alle
attivita' di somministrazione di bevande e alimenti, la cui  apertura
e' soggetta a S.C.I.A., atteso che molte di queste risultano  operare
nonostante i loro titolari siano soggetti  notoriamente  legati  alle
locali consorterie mafiose. 
    Viene al riguardo segnalata, tra le altre, la procedura -  curata
da uno dei sopra menzionati professionisti - relativa ad un esercizio
commerciale il cui titolare e' un soggetto  pregiudicato,  sottoposto
alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale per due  anni,
ostativa alla titolarita' di licenza commerciale. 
    Nella    relazione    prefettizia    viene    evidenziato     che
l'amministrazione comunale ha omesso  di  effettuare,  anche  solo  a
campione, i dovuti accertamenti antimafia sulle  richieste  pervenute
al comune, inerzia tanto piu' grave se si considera il numero ridotto
degli esercizi commerciali in attivita'  e  delle  relative  S.C.I.A.
presentate ai Comune di San Giuseppe Jato. 
    Il  prefetto  di  Palermo  si  sofferma  inoltre  sulla   vicenda
concernente  la  realizzazione  del  locale  palazzetto  dello  sport
ponendo in rilievo come il complessivo iter dei lavori  evidenzi  uno
sviamento dell'azione amministrativa dal perseguimento  dei  pubblici
interessi a beneficio di quelli della criminalita' organizzata. 
    I relativi lavori, finanziati con oltre 6  milioni  di  euro  che
avrebbero dovuto  concludersi  nel  triennio  2005/2007,  sono  stati
costellati  da  ripetute  interruzioni  e   numerose   irregolarita',
susseguitesi  nel  tempo  e  continuate   anche   nel   corso   della
consiliatura   oggetto   dell'accesso   ispettivo.   Viene    infatti
evidenziato che sebbene si tratti di lavori sopra soglia non  risulta
che l'amministrazione comunale eletta  nel  2017  abbia  definito  il
procedimento  di   acquisizione   della   necessaria   certificazione
antimafia nei confronti della ditta affidataria che, a sua volta,  ha
concesso in subappalto il servizio di rifornimento pietrame ad  altra
ditta  i  cui  gestori  hanno  collegamenti   con   esponenti   della
criminalita' organizzata di tipo mafioso. 
    Peraltro, l'operato della ditta subappaltatrice, come  ampiamente
documentato nella  relazione  della  commissione  d'indagine,  si  e'
dimostrato irregolare, avendo la medesima  fornito  materiale  inerte
non proveniente da cava autorizzata, causando l'ennesima interruzione
dei lavori a seguito del  conseguente  provvedimento  giudiziario  di
sequestro del cantiere. Nonostante le inadempienze contrattuali  e  i
danni  subiti  dal  Comune  di  San  Giuseppe  Jato  quale   stazione
appaltante dell'opera, non sono state intraprese  azioni  legali  nei
confronti delle predette ditte a favore delle  quali,  anzi,  risulta
siano stati eseguiti diversi pagamenti. 
    L'insufficiente attivita' istruttoria e la mancanza di  controlli
e' stata evidenziata  dal  prefetto  anche  nelle  modalita'  seguite
dall'amministrazione  comunale  per  l'erogazione  dei  buoni   spesa
alimentari o di prima necessita' destinati alla fascia piu' bisognosa
della cittadinanza a seguito dell'emergenza da COVID-19. La  verifica
delle istanze presentate  al  comune  per  ottenere  il  sussidio  ha
evidenziato  che  circa  un  terzo  delle  domande  accolte   risulta
irregolare per la  mancata  verifica  dei  requisiti  soggettivi  e/o
socio-economici richiesti per poter  beneficiare  degli  aiuti.  Tale
modus procedendi ha comportato che parte dei buoni spesa  sono  stati
assegnati a soggetti che non ne avevano diritto o aventi  legami  con
la criminalita' organizzata. 
    La cattiva gestione della cosa pubblica si manifesta anche  dalla
inefficace riscossione dei tributi locali, in particolare dell'IMU  e
della TARI, con grave danno per le finanze comunali;  la  commissione
di accesso ha accertato una consistente area di evasione dei  tributi
comunali  che  si  e'  ulteriormente  incrementata  durante  l'ultima
amministrazione comunale superando nell'anno 2020 la percentuale  del
60% dei contribuenti. A questo riguardo il  prefetto  di  Palermo  ha
sottolineato che i mancati introiti dei tributi  locali  sono  dovuti
soprattutto  alla  scarsa   capacita'   di   riscossione   dell'ente,
inefficienza  aggravata  dallo  scarso  senso  civico  di  una  parte
consistente della cittadinanza, compresi numerosi ex  amministratori,
dipendenti comunali e loro familiari, ai quali  si  aggiungono  molti
soggetti affiliati o riconducibili alle locali cosche mafiose. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno dunque rilevato una serie
di condizionamenti, nell'amministrazione  comunale  di  San  Giuseppe
Jato, volti a perseguire fini diversi da  quelli  istituzionali,  che
hanno  determinato  lo  svilimento  e  la  perdita  di   credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del  decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, puo' intervenire anche quando sia
gia' stato emesso provvedimento per altra  causa,  differenziandosene
per funzione ed effetti.  Nell'ipotesi  di  San  Giuseppe  Jato,  con
decreto del presidente della Regione Siciliana del 13 novembre  2020,
e'  stato  nominato  un  commissario  straordinario,  il   quale   in
sostituzione degli organi ordinari  esercita  i  poteri  di  sindaco,
giunta e consiglio comunale. 
    Pertanto  si  propone  l'adozione  della  misura  di  rigore  nei
confronti del Comune di San Giuseppe Jato (Palermo), con  conseguente
affidamento  della  gestione  dell'ente  locale  ad  una  commissione
straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli 144 e 145,  sono
attribuite  specifiche  competenze  e   metodologie   di   intervento
finalizzate  a  garantire,  nel  tempo,  la  rispondenza  dell'azione
amministrativa ai principi di legalita' ed al recupero delle esigenze
della collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 28 giugno 2021 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese