Art. 5. Metodo di ottenimento Al momento dell'impianto di nuovi liquirizieti va effettuata una lavorazione profonda e risemina delle talee di radice di liquirizia. La coltivazione della liquirizia ha il merito di migliorare la fertilita' del terreno, poiche' e' una pianta azotofissatrice. Il liquirizieto produce radice ogni 3 o 4 anni, pertanto e' possibile praticare delle colture intercalari autunno-vernine, che consentono di avere produzione tutti gli anni. Le colture praticabili insieme alla liquirizia sono le foraggeree, gli ortaggi e le leguminose. Nel periodo primaverile e nel periodo autunnale, sul terreno di coltivazione della liquirizia e' possibile lo sfalcio. Sono consentite tutte le lavorazioni del terreno necessarie per le coltivazioni intercalari, purche' non si superino i 20 cm di profondita'. E' consentita la raccolta della liquirizia spontanea, che in Calabria e' rigogliosa ed e' molto diffusa, purche' i predetti liquirizieti siano iscritti nell'elenco di cui al precedente art. 4 tenuto dall'organismo di controllo. L'attivita' di raccolta non deve superare i 60 cm di profondita' e l'agricoltore deve dare comunicazione alla struttura di controllo, almeno cinque giorni prima, dell'inizio dell'operazione indicando contestualmente la superficie e le particelle catastali sulla quale opera. Non e' ammessa la bagnatura delle radici dopo la raccolta. Le radici sottoposte a taglio e calibratura, andranno successivamente lavate esclusivamente con acqua, in vasche o lavatrici. La radice essiccata prima di essere commercializzata come tale deve essere sottoposta al processo di essiccazione. Tale operazione puo' avvenire in luoghi aperti ventilati e soleggiati, in luoghi chiusi ma ben arieggiati, forni ventilati e appositi essiccatori, evitando di sottoporre il prodotto a temperature superiori ai 60°C che ne modificherebbero le caratteristiche. Le operazioni di produzione devono avvenire nell'areale definito all'art. 3 al fine di garantire la qualita', il controllo e la tracciabilita' del prodotto. Tale vincolo trova giustificazione per motivi di ordine igienico-sanitario. In effetti, la radice di liquirizia, al momento della raccolta, ha un elevato contenuto in umidita', in media il 50%. Un substrato cosi' umido favorisce il rapido sviluppo di una flora microbica fungina. Tale situazione e' fortemente aggravata nel caso in cui le radici sono trasportate. Infatti, dalle osservazioni effettuate, e' emerso che il livello di umidita' e di temperatura, in appena due giorni, favorisce la comparsa dei primi miceli fungini e, tra questi, sono stati evidenziati, in larga misura, funghi del genere Aspergillus, Penicillium che nelle condizioni osservate producono metaboliti secondari con attivita' tossica e noti come «Micotossine». Specifici studi condotti dal Laboratorio tecnologico regionale sulla qualita' e sicurezza degli alimenti hanno evidenziato che la liquirizia, se non lavorata in tempi brevi, e' soggetta a tale contaminazione. L'Aflatossina B1 che l'Ocratossina A sono dotate di un'elevata resistenza termica (fino a 220°) e, dunque, le temperature raggiunte nel ciclo di produzione dell'estratto di liquirizia non sono sufficienti a degradarle. Cio' giustifica la necessita' di lavorare e trasformare il prodotto nell'areale indicato, a tutela ed interesse della salute del consumatore.