(Allegato 1)
                                                           Allegato 1 
 
 
                Piano d'azione per la sostenibilita' 
              ambientale dei consumi nel settore della 
                      Pubblica amministrazione 
                           (edizione 2023) 
 
_____________________________________________________________________ 
 
  Il presente documento sostituisce il Piano d'azione adottato con il
decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela  del  territorio  e
del mare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e
del Ministro dello sviluppo  economico  11  aprile  2008  cosi'  come
modificato dal decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela  del
territorio e del mare 4 aprile 2013. 
_____________________________________________________________________ 
 
 
Sommario 
1 INTRODUZIONE: QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 
1.1 Considerazioni  relative  ad   eventi   con   rilevante   impatto
    socio-economico 
2 L'EVOLUZIONE DEL CONTESTO POLITICO E NORMATIVO DI RIFERIMENTO E  IL
  RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DEGLI APPALTI PUBBLICI VERDI 
2.1 La  normativa  e  gli  indirizzi  comunitari  piu'   recenti   di
    riferimento in materia di appalti verdi 
3 IL PIANO D'AZIONE PER  LA  SOSTENIBILITA'  AMBIENTALE  DEI  CONSUMI
  DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 
3.1 Le finalita' del piano 
3.2 Obiettivi ed effetti ambientali, sociali ed economici del Piano 
3.2.1 Migliorare l'efficienza nell'uso dei  materiali  e  ridurre  la
      produzione di rifiuti per la promozione di modelli di  economia
      circolare 
3.2.2 Riduzione delle emissioni di gas climalteranti  al  fine  della
      mitigazione  ai  cambiamenti   climatici   e   adattamento   ai
      cambiamenti climatici 
3.2.3 Ridurre l'utilizzo e l'emissione  di  sostanze  pericolose  per
      prevenire e ridurre l'inquinamento 
3.2.4 Migliorare  innovativita'  e   competitivita'   delle   imprese
      nazionali 
3.2.5 Tutelare gli aspetti etici e sociali  anche  lungo  le  filiere
      produttive 
3.2.6 Effetti economici del Piano 
3.3 La  definizione  di  appalto  verde  alla  luce   dell'evoluzione
    normativa 
3.4 I CAM: le fonti tecniche e le prospettive 
3.5 Le categorie di prodotti, servizi e lavori oggetto dei CAM 
3.6 Il Comitato di Gestione del Piano d'azione: compiti e struttura 
3.7 Elementi guida per la procedura di definizione dei CAM 
4 AZIONI PRIORITARIE PER  L'IMPLEMENTAZIONE  DEGLI  APPALTI  PUBBLICI
  VERDI 
4.1 Azioni specifiche per le stazioni appaltanti 
4.2 Azioni per i soggetti aggregatori gestori di mercati elettronici 
5 LE AZIONI DI SUPPORTO ALL'ATTUAZIONE DEL PIANO D'AZIONE 
5.1 Il ruolo delle Regioni,  delle  Province  autonome,  del  Sistema
    Nazionale Protezione Ambiente, delle citta' metropolitane  e  del
    tavolo delle stazioni appaltanti. 
5.2 Il ruolo delle  associazioni  di  categoria  e  delle  Camere  di
    commercio 
5.3 Azioni di comunicazione e formazione 
5.4 Il monitoraggio 
5.5 Prospettive in merito alle verifiche di conformita' ai CAM 
 
 
1 INTRODUZIONE: QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 
 
  Gli appalti pubblici verdi sono stati  definiti  dalla  Commissione
Europea come lo strumento di politica ambientale in base al quale "le
amministrazioni pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte  le
fasi  del  processo  di  acquisto,  incoraggiando  la  diffusione  di
tecnologie ambientali e lo  sviluppo  di  prodotti  validi  sotto  il
profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e
delle soluzioni che hanno il minore impatto  possibile  sull'ambiente
lungo l'intero ciclo di vita". 
  Con la Comunicazione COM (2003) 302 recante Politica integrata  dei
prodotti - sviluppare il concetto di "ciclo di  vita  ambientale,  la
Commissione  europea,  nell'ambito  delle  politiche  che  tendono  a
favorire  gli  acquisti  verdi,  ha  invitato  gli  Stati  membri  ad
elaborare e rendere accessibile al pubblico appositi "piani  d'azione
per l'integrazione delle esigenze ambientali negli appalti  pubblici"
entro l'anno 2006 con obiettivi da conseguire entro tre anni e misure
da adottare. Nella legge 27 dicembre 2006 n. 296 (finanziaria  2007),
all'articolo 1, comma 1126, veniva autorizzata  la  spesa  di  50.000
euro per "finanziare l'attuazione  e  il  monitoraggio  di  un  Piano
d'azione per la sostenibilita' ambientale  dei  consumi  nel  settore
della   pubblica   amministrazione    predisposto    dal    Ministero
dell'Ambiente e della tutela  del  territorio  e  del  mare,  con  il
concerto dei Ministri dell'Economia e delle Finanze e dello  Sviluppo
Economico, d'intesa con le regioni e province autonome  di  Trento  e
Bolzano, allo scopo di adottare misure volte  all'integrazione  delle
esigenze di sostenibilita' ambientale nelle procedure di acquisto  di
beni e servizi da parte delle amministrazioni competenti. 
  Con decreto dell'11 aprile 2008, il  Ministro  dell'ambiente  della
tutela del territorio  e  del  mare,  di  concerto  con  il  Ministro
dell'Economia e delle  Finanze  e  con  il  Ministro  dello  sviluppo
economico, ha approvato il Piano d'azione (nel seguito PAN),  con  la
previsione  dell'adozione,  con  successivi  decreti   del   Ministro
dell'ambiente della tutela del territorio e del mare,  di  specifiche
misure  volte  all'integrazione  delle  esigenze  di   sostenibilita'
ambientale per alcune categorie merceologiche, i "Criteri  Ambientali
Minimi" (CAM). 
  Tale PAN ha fissato  gli  obiettivi  ambientali  strategici  e  gli
obiettivi nazionali sugli appalti pubblici verdi, ha individuato  una
procedura per la definizione dei  Criteri  Ambientali  Minimi  ed  un
organismo di governance del piano stesso (il Comitato  di  Gestione),
ha fornito alcune indicazioni metodologiche per gli enti pubblici per
diffondere le pratiche di appalti pubblici verdi. 
  L'efficacia del Piano d'azione nazionale e dei  Criteri  Ambientali
Minimi e' stata rafforzata grazie all'art. 18 della legge 28 dicembre
2015, n. 221 Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure
di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di  risorse
naturali, che ha reso parzialmente  obbligatoria  l'applicazione  dei
Criteri  Ambientali  Minimi  modificando  il  codice  dei   contratti
pubblici previgente (decreto legislativo  12  aprile  2006,  n.  163)
nonche' grazie  all'art.  34  rubricato  "Criteri  di  sostenibilita'
energetica ed ambientale" del decreto legislativo 18 aprile 2016,  n.
50 "Codice dei contratti pubblici", che  ha  mantenuto  e  reso  piu'
incisivo tale obbligo. Tale disposto normativo e' stato ripreso,  con
modifiche, dall'art. 57, comma 2, del decreto  legislativo  31  marzo
2023, n. 36. 
  Alla luce delle  intervenute  modifiche  normative  in  materia  di
appalti  pubblici  verdi,  delle  indicazioni  contenute  nelle  piu'
recenti strategie di politica ambientale,  industriale  ed  economica
nonche' delle esperienze e delle  attivita'  degli  ultimi  anni,  e'
stato predisposto il presente documento che sostituisce integralmente
quello  adottato  con  decreto   11   aprile   2008   del   Ministero
dell'Ambiente e della tutela  del  territorio  e  del  mare,  secondo
quanto espressamente previsto all'art. 4 del citato decreto  che,  in
tema di modifiche, prevede che "Il Piano  d'Azione  e'  sottoposto  a
revisione almeno triennale. Gli obiettivi generali del Piano d'azione
e le sue indicazioni  potranno  essere  aggiornati  con  decreto  del
Ministro dell'Ambiente e della  tutela  del  territorio  e  del  mare
sentiti i Ministri concertanti, a seguito  di  nuove  indicazioni  da
parte  della  Commissione  europea  e  alla  luce  di  considerazioni
emergenti dai risultati delle attivita'  di  monitoraggio  del  Piano
stesso..." emendato dal  decreto  del  Ministro  dell'ambiente  della
tutela del territorio e del mare del 4 aprile 2013. 
  Il presente Piano d'azione, promuovendo gli appalti pubblici verdi,
anello di congiunzione tra la produzione e il consumo, per la propria
trasversalita' settoriale e per l'efficacia su tutti gli obiettivi di
tutela ambientale, e' strumento strategico per l'attuazione di quanto
previsto nella Strategia  sviluppo  sostenibile  e  dall'agenda  2030
dell'ONU in merito prioritariamente all'obiettivo  12  (produzione  e
consumo sostenibile), degli obiettivi della Strategia  Nazionale  per
l'Economia Circolare adottata con D.M. 24 giugno  2022,  nonche'  dei
piani  e  delle  strategie  che  approcciano  le  politiche  volte  a
promuovere obiettivi di sostenibilita' ambientale. 
  Il Piano d'azione e' inoltre strumento strategico per  lo  sviluppo
dell'economia reale in quanto funzionale all'attuazione dei paradigmi
della  transizione  verde  e  dell'economia  circolare  del   sistema
produttivo,  nonche'  al  sostegno  dell'innovazione  in  termini  di
prodotti, processi e modelli di business. In particolare, gli appalti
pubblici verdi possono  rispondere  contestualmente  sia  ai  bisogni
contingenti  del  sistema  socio-economico,  mantenendo  la  coesione
sociale sia creare importanti fattori  d'innesco  di  cicli  virtuosi
verso i nuovi paradigmi di sviluppo europei contenuti  nei  documenti
strategici quali EU Green Deal COM (2019) 640 e Next  Generation  COM
(2020) 442 ossia contribuire alla transizione digitale e verde  delle
imprese e della societa' in generale. Inoltre, gli  appalti  pubblici
possono essere un'ulteriore leva per rafforzare la  leadership  delle
imprese italiane a scala europea e mondiale, grandi e piccole e medie
(PMI) in materia di tecnologie verdi e pratiche circolari. 
  Queste linee direttrici sono chiavi per affrontare e trasformare la
ripresa post-pandemica in una triplice sfida della sostenibilita'  in
questa fase:  il  superamento  delle  difficolta',  il  rilancio  del
sistema Italia e la tutela degli ecosistemi. Il questo  contesto  gli
investimenti  pubblici  previsti  dal  Piano  Nazione  di  Ripresa  e
Resilienza  (Recovery  Fund)   si   presenta   come   un'opportunita'
significativa e centrale per l'uso degli appalti verdi cosi' come  di
formazione  e  modernizzazione  della  Pubblica  Amministrazione   in
materia di sostenibilita'. 
  Proprio in quest'ottica, infatti, la  stessa  Commissione  Europea,
subordina al rispetto del principio del  "do  no  significant  harm",
vale  a  dire  del  "non   arrecare   nessun   danno   significativo"
all'ambiente, tutte le linee di intervento previste  nell'ambito  del
Piano di Ripresa e Resilienza e finanziate con i fondi comunitari. Le
attivita' economiche finanziate, infatti,  debbono  contribuire  alla
mitigazione dei cambiamenti climatici, all'adattamento ai cambiamenti
climatici, favorire un uso sostenibile e la protezione delle  risorse
marine ed idriche,  la  transizione  verso  un  modello  di  economia
circolare, con riferimento anche alla  riduzione  e  al  riciclo  dei
rifiuti, nonche' la  prevenzione  e  la  riduzione  dell'inquinamento
dell'aria, dell'acqua e del suolo ed altresi' debbono  contribuire  a
proteggere  e  ripristinare  la  biodiversita'  e  la  salute   degli
ecosistemi, vale a dire agli obiettivi ambientali di cui  all'art.  9
del Regolamento (UE) 2020/852 relativo all'istituzione di  un  quadro
che favorisce gli investimenti  sostenibili  che,  come  e'  evidente
dalle indicazioni del presente Piano,  sono  sovrapponibili  con  gli
obiettivi ambientali del presente  Piano  e  dei  Criteri  ambientali
minimi. 
  Per il rispetto di tale principio  e  per  il  conseguimento  degli
obiettivi  ambientali  sopra  citati  nell'ambito  degli   interventi
finanziati con i fondi del  Piano  Nazionale  per  la  ripresa  e  la
resilienza, e' all'uopo previsto che siano introdotti,  nel  caso  di
interventi  che  prevedano  l'esecuzione  di  determinate   attivita'
economiche suscettibili di arrecare danni significativi all'ambiente,
specifici requisiti ambientali piu' o meno sfidanti,  rispettivamente
per ascrivere l'attivita'  nell'ambito  del  "Regime  1:  Contribuire
sostanzialmente  alla  mitigazione  dei  cambiamenti   climatici"   o
nell'ambito del "Regime 2:  Mero  rispetto  del  "do  no  significant
harm". Tali requisiti ambientali sono riportati  in  apposite  schede
tecniche. 
  Va inoltre evidenziato che, nella dimensione della  sostenibilita',
gia' ad oggi il citato Regolamento (UE)  2020/852  prevede  anche  il
rispetto di garanzie  minime  di  salvaguardia  in  relazione  ad  un
determinato aspetti etico-sociali e che, a livello  unionale,  e'  in
valutazione la definizione di una tassonomia sociale in modo tale  da
garantire, parallelamente al rispetto del principio del  DNSH,  anche
il  rispetto  di  specifici   obiettivi   sociali   ai   fini   della
classificazione di sostenibilita' delle attivita' economiche. Essendo
dunque prospetticamente attendibile che la dimensione sociale entri a
pieno  titolo  anche  per  la  gestione  delle  risorse   finanziarie
pubbliche  europee,  e'  evidente  l'opportunita'  di  confermare  il
medesimo approccio anche nell'ambito dei Criteri ambientali minimi. 
 
1.1  Considerazioni  relative  ad  eventi   con   rilevante   impatto
socio-economico 
 
  L'emergenza   sanitaria   causata   dall'epidemia   Covid-19,    ha
determinato conseguenze rilevanti sotto il  profilo  socio-economico,
ma ha al contempo dimostrato, tra le altre cose, che di fronte ad  un
evento esogeno dirompente e ad un palese  nesso  causa-effetto,  sono
possibili cambiamenti imponenti. 
  L'emergenza sanitaria ha determinato uno sconvolgimento dei sistemi
economici e produttivi a livello globale e ne ha messo in luce  delle
fragilita'.  Analogamente,  il  conflitto  bellico  russo-ucraino  ha
causato shock economici e finanziari di notevole entita', soprattutto
nei mercati delle materie  prime,  ha  determinato  un'impennata  dei
prezzi del petrolio, del gas e del grano, un aumento  dell'inflazione
globale dei prezzi al consumo e una difficolta' di accesso a  materie
prime e componenti essenziali per il nostro sistema economico. 
  A questi eventi si unisce l'emergenza climatica e la piu'  generale
crisi ambientale relativa alla limitata disponibilita' delle risorse.
Emergenze e crisi gia' da tempo note che, pur  non  avendo  l'impatto
drammatico immediato e mediatico della pandemia causata dal COVID 19,
ha  impatti  che  a  medio  lungo   termine   avranno   ripercussioni
ambientali, sociali ed economiche di gran  lunga  piu'  rilevanti  di
quelle che stiamo vivendo. 
  Gli  appalti   pubblici   verdi   sono   pertanto   uno   strumento
irrinunciabile per dare impulso al sistema economico nel nostro Paese
e  nell'Unione  Europea,  e  tener  conto  di   tutti   gli   aspetti
riguardanti, in modo  interconnesso,  l'ambiente,  la  salute  e  gli
aspetti socio - economici. 
  Anche per  tali  motivi  appare  particolarmente  utile  procedere,
proprio in questo momento storico, ad  un  rapido  aggiornamento  del
"Piano d'azione per la  sostenibilita'  ambientale  dei  consumi  nel
settore della pubblica amministrazione" attualmente vigente, che puo'
essere una base per comprendere come valorizzare i punti di  forza  e
come superare le fragilita' del nostro sistema  produttivo  facendolo
diventare piu' resiliente, nonche' per mettere in luce le  fragilita'
di sistemi  eccessivamente  interconnessi,  poco  flessibili  e  poco
regolamentati, cio' al fine  di  fronteggiare  eventi  che  impattano
sull'accessibilita' di materie prime, componenti e  fonti  energiche,
risorse idriche ed i relativi costi,  ivi  inclusi  gli  effetti  del
riscaldamento globale. 
 
 
2 L'EVOLUZIONE DEL CONTESTO POLITICO E NORMATIVO DI RIFERIMENTO E  IL
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DEGLI APPALTI PUBBLICI VERDI 
 
2.1  La  normativa  e  gli  indirizzi  comunitari  piu'  recenti   di
riferimento in materia di appalti verdi 
 
Le direttive sugli appalti pubblici e le concessioni e le  iniziative
comunitarie in materia di appalti pubblici verdi 
  Il quadro di riferimento normativo comunitario e' costituito  dalle
Direttive 2014/25/UE, 2014/24/UE e 2014/23/UE, rispettivamente  sugli
appalti pubblici nei settori ordinari, speciali e  sulle  concessioni
che hanno sostituito le Direttive  2004/18/CE  e  2004/17/CE  con  lo
scopo, tra gli altri, di migliorare l'efficienza della spesa pubblica
allocata tramite gli appalti pubblici, di facilitare  l'accesso  agli
appalti pubblici delle piccole e medie imprese e di promuovere  l'uso
strategico  degli  appalti  pubblici  come  strumento   di   politica
economica  e  sociale  per  favorire  l'innovazione  tecnologica,  la
crescita  sostenibile,  la  tutela  dell'ambiente,  la   tutela   dei
lavoratori  impiegati  nell'esecuzione  degli  appalti   pubblici   e
l'impiego di soggetti svantaggiati. 
  Per quanto riguarda, in particolare, la promozione di uno  sviluppo
sostenibile e della tutela ambientale, sono  state  introdotte  norme
che rendono piu' efficienti le modalita'  con  le  quali  attuare  le
pratiche di appalti verdi. Tra  queste,  gli  artt.  67  e  68  della
Direttiva 2014/24/UE che, consentendo  l'aggiudicazione  in  base  ai
minori costi lungo il ciclo di vita, fanno  si'  che  possano  essere
aggiudicati gli appalti anche alla luce dei risparmi e  dei  benefici
per l'economia e la collettivita'  nel  suo  complesso  ottenibili  a
fronte di una migliore qualita' ambientale lungo il ciclo di vita del
prodotto, del servizio  o  del  lavoro  offerto  e  l'art.  43  della
medesima  Direttiva  che,  consentendo  di  imporre  un'etichettatura
specifica che risponda a determinate caratteristiche  come  mezzo  di
prova per dimostrare la conformita' a specifici requisiti  ambientali
o sociali delle forniture,  dei  servizi  e  dei  lavori,  semplifica
notevolmente l'attuazione delle pratiche degli appalti pubblici verdi
e permette di valorizzare al  meglio  gli  operatori  economici  piu'
virtuosi nell'ambito della tutela ambientale e sociale. 
  Fatte salve alcune  normative  settoriali,  quali  quelle  relative
all'efficienza energetica (Direttiva  2012/27/UE),  alla  prestazione
energetica in edilizia (Direttiva 2010/31/UE) e ai veicoli puliti e a
basso  consumo  energetico  nel  trasporto   su   strada   (Direttiva
2009/33/UE), la normativa cogente comunitaria lascia a tutt'oggi alla
discrezionalita' dei singoli Stati  membri  e,  per  l'effetto,  alle
stazioni appaltanti, la scelta di introdurre dei requisiti ambientali
vincolanti  in  altri  settori  e  l'individuazione   dei   requisiti
ambientali settoriali. 
  La Commissione europea, per diffondere pratiche  di  appalti  verdi
presso gli Stati membri, cura l'attivita' di definizione dei  criteri
comuni europei di green public procurement nell'ambito del toolkit di
formazione sugli acquisti verdi della  pubblica  amministrazione1  su
gruppi di prodotti e servizi "prioritari" selezionati  principalmente
sulla base delle possibilita' di miglioramento ambientale, del volume
di  spesa  pubblica,  dell'esistenza   di   criteri   ambientali   di
riferimento e della disponibilita' di mercato di beni  o  di  servizi
con tali caratteristiche ambientali. 
  Tali criteri, che sono il riferimento degli obiettivi in materia di
GPP indicati nella COM (2008) 400 "Appalti pubblici per  un  ambiente
migliore", sono la principale fonte tecnica per  la  definizione  dei
CAM in linea con quanto indicato nella citata  Comunicazione  che  ha
espressamente invitato gli Stati membri ad includerli  nelle  proprie
politiche nazionali in materia. 
  Va citata inoltre  la  Decisione  n.  1386/2013/UE  del  Parlamento
europeo e del Consiglio relativa al programma di azione UE in materia
di ambiente fino al 2020 "Vivere  bene  entro  i  limiti  del  nostro
pianeta". Tale Decisione, oltre a richiamare i  requisiti  vincolanti
in materia di appalti pubblici verdi  per  determinate  categorie  di
prodotti gia' presenti nel quadro normativo esistente, sottolinea che
"la  Commissione  valutera'  la   possibilita'   di   proporre   atti
legislativi specifici per settore  al  fine  di  stabilire  requisiti
vincolanti  in  materia  di  appalti  pubblici  verdi  per  ulteriori
categorie di  prodotti,  da  monitorare",  per  trasformare  l'Unione
Europea in un'economia a  basse  emissioni  di  carbonio,  efficiente
nell'impiego delle risorse, verde e competitiva. 
__________ 
     1 http://ec.europa.eu/environment/gpp/eu gpp criteria en.htm 
 
Gli appalti pubblici verdi e l'economia circolare 
  Fra i piu'  recenti  atti  di  indirizzo  comunitari  e'  opportuno
richiamare la COM(2015)  614  "L'anello  mancante  -  Piano  d'azione
dell'Unione europea per l'economia circolare", emanata nell'ambito di
un pacchetto di misure costituito anche da proposte  di  direttive  a
valle della Comunicazione della Commissione Europea  COM  (2014)  398
"Verso  un'economia  circolare:  programma  per  un'Europa   a   zero
rifiuti",  che  evidenzia  il  ruolo  degli  appalti  verdi  per   la
diffusione di modelli di economia circolare. 
  La citata Comunicazione recita che "per sviluppare un'economia  che
sia sostenibile, rilasci poche emissioni  di  biossido  di  carbonio,
utilizzi le risorse  in  modo  efficiente  e  resti  competitiva,  e'
indispensabile una transizione verso un'economia piu'  circolare,  in
cui il valore  dei  prodotti,  dei  materiali  e  delle  risorse  sia
mantenuto quanto piu' a lungo possibile e la  produzione  di  rifiuti
sia ridotta al minimo". 
  L'obiettivo  di  tale  piano  d'azione   europeo   e'   quello   di
massimizzare  la  produttivita'  delle  risorse   nei   processi   di
produzione e di consumo, di recuperare e di reimpiegare  la  materia,
mantenendo nel sistema economico i materiali e i  prodotti,  in  modo
tale da tener  conto  dei  limiti  fisici  e  biologici  del  sistema
ecologico e non comprometterne l'equilibrio, sempre piu' fragile. 
  Una delle leve fondamentali per supportare i  modelli  di  economia
circolare sono gli appalti  pubblici  verdi,  poiche'  promuovono  lo
sviluppo e la diffusione di tutte  quelle  soluzioni  innovative  nei
materiali,  nella  progettazione  dei  prodotti  e  dei  servizi  che
consentono la massima estensione della vita utile dei beni,  il  loro
reinserimento nei cicli  produttivi  nella  maniera  piu'  efficiente
possibile, con minori sprechi e  le  minori  esternalita',  anche  in
relazione alla presenza e alle emissioni  di  sostanze  pericolose  e
all'uso  di  energia.  Lo  strumento  degli  appalti  pubblici  verdi
accompagna efficacemente la transizione verso un modello di  economia
circolare,   sia   a   livello   microeconomico,   sia   a    livello
macroeconomico, con appalti  coerenti  e  sinergici.  Ad  esempio,  i
criteri  ambientali  per  la  raccolta  e  la  gestione  di   rifiuti
consentono di aumentare la qualita' e  la  quantita'  della  raccolta
differenziata rendendo piu' economico il recupero  di  tale  materia.
Parallelamente, criteri ambientali su altre  merceologie  prescrivono
un  contenuto  minimo  di   materia   riciclata,   valorizzando   gli
investimenti di un determinato tipo di raccolta  e  di  gestione  dei
rifiuti. 
  In alcuni casi i criteri ambientali sono veri e propri requisiti di
ecoprogettazione che mirano ad aumentare la vita utile dei  beni,  in
modo tale da rendere possibile il recupero del prodotto  o  dei  suoi
componenti nell'ambito dello  stesso  ciclo  produttivo  o  di  cicli
produttivi diversi che possono diventare  complementari,  supportando
la simbiosi industriale. In altri casi, invece, prevedono approcci  o
criteri che favoriscono la de-materializzazione dell'economia. 
  Gli appalti pubblici verdi promuovono dunque  l'economia  circolare
in ogni fase della catena del valore dalla progettazione,  all'uso  e
allo smaltimento finale, sono in grado di dare contributi trasversali
in vari settori. A conferma delle forti connessioni che  intercorrono
tra le policy in materia di acquisti  verdi  e  quelle  ambientali  e
industriali di promozione dell'economia economia circolare  si  parla
anche nello specifico di circular procurement. 
  I criteri ambientali contenuti nei CAM sono sempre  piu'  orientati
alla promozione della  circolarita'  e  allo  sviluppo  dell'economia
circolare  a  livello  locale  ed   approcciano,   ove   tecnicamente
possibile, anche gli impatti derivanti dalla logistica, in modo  tale
da  ridurre  la  dimensione  dell'ambito   territoriale   nel   quale
recuperare e valorizzare la materia. 
  Le priorita'  europee  in  materia  di  appalti:  appalti  pubblici
efficaci in Europa e per l'Europa. 
  La Comunicazione della Commissione  Europea  COM(2017)572  "Appalti
pubblici efficaci in Europa e per l'Europa", richiamando la strategia
per il mercato unico  del  2015,  ha  evidenziato  la  necessita'  di
passare da un approccio puramente amministrativo a uno strategico che
affronti le principali sfide, in particolare in materia di  creazione
di  occupazione  e  di  crescita  sostenibile,  che   favorisca   gli
investimenti nell'economia reale e stimoli la domanda  per  aumentare
la competitivita' basata sull'innovazione. 
  La prima priorita' strategica individuata e'  quella  di  garantire
una  piu'  ampia  diffusione  di  appalti  pubblici  strategici,  con
l'integrazione  di  criteri  innovativi,  ecologici  e  sociali,   un
maggiore  uso  della  consultazione  preliminare   di   mercato,   di
valutazioni qualitative (offerta economicamente piu' vantaggiosa), di
appalti per soluzioni innovative  nella  fase  pre-commerciale.  Tali
pratiche richiedono non solo un  elevato  livello  di  competenza  da
parte dei committenti pubblici, ma soprattutto visione  strategica  e
titolarita' politica. In  tale  Comunicazione  vengono  citati,  come
buone pratiche, gli esempi degli Stati che  hanno  reso  obbligatorio
nelle loro procedure di appalto l'aggiudicazione secondo  il  miglior
rapporto qualita' prezzo ed i criteri ecologici poiche' "per ottenere
risultati ottimali in  materia  di  appalti  pubblici  e'  necessaria
l'applicazione sistematica di criteri strategici". In proposito  vale
la pena di ricordare che, nella COM (2018)28 "Strategia  europea  per
la plastica nell'economia circolare", l'Italia e'  citata  come  buon
esempio poiche'  ha  reso  obbligatoria  l'applicazione  dei  criteri
ambientali gli appalti pubblici. 
  La seconda priorita' strategica e' quella di professionalizzare gli
acquirenti pubblici, migliorando le capacita' professionali, comprese
le competenze informatiche, in  tutte  le  fasi  delle  procedure  di
appalto. Per un cambiamento  di  cultura  e  un  maggiore  uso  degli
appalti pubblici strategici  e'  necessario  un  piu'  ampio  uso  di
pratiche flessibili, la conoscenza  dei  mercati  e  degli  strumenti
innovativi. La professionalizzazione dovra' essere tale da  attirare,
formare e sviluppare il talento e le competenze in tutto il  panorama
degli appalti pubblici2. . Le strategie  di  professionalizzazione  a
lungo termine a livello  nazionale  sono  fondamentali  per  disporre
delle persone con le competenze e gli strumenti adeguati al  fine  di
ottenere i migliori risultati3 . 
  La terza priorita' strategica e' quella di migliorare l'accesso  ai
mercati degli appalti alle piccole e medie imprese che si aggiudicano
il 45 % del valore aggregato dei contratti al di sopra  delle  soglie
dell'UE, direttamente o come offerenti congiunti o subappaltatori. La
Commissione ha anche avviato azioni  specifiche  volte  ad  agevolare
l'accesso delle PMI agli appalti, quali  i  progetti  finanziati  dal
programma  COSME4  .  La  Commissione  intende  altresi'   promuovere
iniziative per aumentare la fiducia tra gli operatori del  mercato  e
migliorare l'efficienza e la qualita' dei sistemi  di  ricorso.  Tale
priorita' deve pertanto permeare le  decisioni  assunte  dai  singoli
stati in materia di procurement e di green public procurement. 
  La  quarta  priorita'  strategica  consiste  nell'incrementare   la
trasparenza, nonche' l'integrita' e la qualita' dei dati  in  materia
di appalti. 
  Il presente Piano d'azione traccia un percorso che  contribuira'  a
realizzare le quattro priorita' strategiche sopra indicate. 
  Ulteriore elemento strategico e' quello di utilizzare  gli  appalti
pubblici  per  stimolare  l'innovazione:  "Le   autorita'   pubbliche
dovrebbero  utilizzare  gli  appalti  pubblici  strategicamente   nel
miglior modo possibile per  stimolare  l'innovazione.  L'acquisto  di
prodotti, lavori e servizi innovativi svolge  un  ruolo  fondamentale
per migliorare l'efficienza e la  qualita'  dei  servizi  pubblici  e
nello stesso tempo affrontare le principali sfide a valenza  sociale.
Cio'  contribuisce  a   ottenere   un   rapporto   piu'   vantaggioso
qualita'/prezzo nonche' maggiori benefici economici, ambientali e per
la societa' attraverso  la  generazione  di  nuove  idee  e  la  loro
traduzione in prodotti e servizi innovativi, promuovendo in tal  modo
una crescita economica sostenibile"5 . 
  La Comunicazione COM (2019) 640  "Il  Green  Deal  europeo",  parte
integrante della strategia  della  Commissione  europea  per  attuare
l'Agenda 2030, ribadisce la volonta' di far si' che l'Europa continui
ad essere un leader mondiale nelle misure per il clima e  l'ambiente,
la protezione dei consumatori e i diritti dei lavoratori.  Tale  atto
definisce una tabella di marcia iniziale  delle  politiche  e  misure
principali necessarie per realizzare il Green Deal europeo che  sara'
aggiornata in funzione delle  necessita'  che  dovessero  emergere  e
delle relative risposte strategiche per massimizzare i  benefici  per
la salute, la qualita' della vita, la resilienza e la competitivita'. 
  I requisiti ecologici  introdotti  sistematicamente  negli  appalti
pubblici si palesano essere una leva essenziale per  avviare  e  dare
concretezza sia dal punto di vista tecnico sia di mercato  a  diverse
linee di intervento e  ai  vari  obiettivi  menzionati  nella  citata
Comunicazione  (UE).  I  requisiti  ambientali  vincolanti   possono,
infatti,  favorire  la  decarbonizzazione  della   nostra   economia,
l'economia circolare, un ambiente  privo  di  sostanze  tossiche,  un
sistema alimentare equo, sano e rispettoso  dell'ambiente  e  possono
creare un mercato unico solido  e  integrato  per  le  materie  prime
secondarie e i sottoprodotti,  rafforzando  la  cooperazione  tra  le
catene del valore ed anticipando in  tal  modo  anche  le  iniziative
giuridiche della Commissione Europea, che intende adottare  requisiti
giuridicamente vincolanti per dare impulso al mercato  delle  materie
prime secondarie con contenuto riciclato  obbligatorio  (ad  esempio,
per gli imballaggi, i  veicoli,  i  materiali  da  costruzione  e  le
batterie). 
  E' per tale motivo che in tale atto e' previsto che  "Le  autorita'
pubbliche,  comprese  le   istituzioni   dell'UE,   dovrebbero   dare
l'esempio, assicurandosi che i loro  appalti  si  basino  su  criteri
ecologici. La Commissione  proporra'  ulteriori  atti  legislativi  e
documenti orientativi in materia di acquisti pubblici verdi". 
  Nella piu' recente COM(2020) 21 "Piano di  investimenti  del  Green
Deal europeo" e' prevista la mobilitazione di almeno  1.000  miliardi
di euro nel prossimo decennio, tra fondi erogati dal bilancio dell'UE
e ulteriori investimenti pubblici e privati che il  bilancio  dell'UE
puo' sbloccare, per sostenere l'economia circolare, l'efficientamento
degli edifici, per trasformare le attivita' di gas ad effetto serra e
perseguire  una  graduale  cessazione  delle  attivita'  connesse  ai
combustibili fossili e la decarbonizzazione di processi e prodotti ad
alta intensita' di gas a effetto serra, compresi i  trasporti.  Anche
in questo atto e' indicato che la Commissione  "proporra'  criteri  o
obiettivi verdi obbligatori minimi per  gli  appalti  pubblici  nella
normativa sulle iniziative settoriali,  sui  finanziamenti  UE  o  su
prodotti specifici. Questi criteri minimi stabiliranno di  fatto  una
definizione comune degli "acquisti verdi", permettendo di raccogliere
dati comparabili dagli acquirenti pubblici  e  ponendo  le  basi  per
valutare l'impatto degli appalti pubblici verdi. Si incoraggeranno le
autorita' pubbliche di tutta Europa a integrare i criteri verdi  e  a
utilizzare i marchi in sede di appalto". 
  Infine, anche nella recente Comunicazione COM (2020) 98  "Un  nuovo
piano d'azione per l'economia circolare. Per un'Europa piu' pulita  e
piu' competitiva", la Commissione  ribadisce  l'intento  di  proporre
criteri e obiettivi minimi obbligatori in materia di appalti pubblici
verdi  (GPP)  nella   legislazione   settoriale   e   di   introdurre
gradualmente un obbligo di comunicazione per  monitorare  il  ricorso
agli  appalti  pubblici  verdi,  senza  creare  oneri  amministrativi
ingiustificati per gli acquirenti pubblici. Ancora in tale  atto,  la
Commissione attesta l'impegno a continuare a favorire lo sviluppo  di
capacita'  mediante  orientamenti,  attivita'  di  formazione  e   la
diffusione di buone pratiche ed incoraggiando gli acquirenti pubblici
a partecipare all'iniziativa "Acquirenti  pubblici  per  il  clima  e
l'ambiente",  che  agevolera'  gli  scambi  tra  gli  acquirenti  che
intendono ricorre agli appalti pubblici verdi. 
  Questi indirizzi comunitari rendono evidente quanto sia  importante
mantenere il ruolo di apripista in tema di appalti verdi ed estendere
il campo  di  applicazione  dei  requisiti  ambientali  a  tutti  gli
investimenti che, in qualche modo, possano essere  influenzati  dalle
autorita' pubbliche. 
__________ 
     2 Secondo lo  studio  di  Bandiera,  Prat,  Valletti  (2008)  la
mancanza di competenze professionali in  materia  di  appalti  e'  un
problema ancora piu' grave della corruzione: delle  risorse  sprecate
negli  acquisti  pubblici,  l'83  %  e'  dovuto  alla   mancanza   di
professionalizzazione e incentivi e solo  il  17  %  e'  dovuto  alla
corruzione. 
     3 La Commissione Europea si e' impegnata ad assistere gli  Stati
membri nei loro sforzi volti a ideare e  ad  attuare  tali  strategie
attraverso una raccomandazione sulla  professionalizzazione  adottata
insieme alla  presente  comunicazione,  l'istituzione  di  un  quadro
europeo delle competenze, la creazione di un centro delle  competenze
informatiche per le conoscenze in tale ambito e la condivisione delle
buone pratiche e mediante l'assistenza  mirata  per  lo  sviluppo  di
capacita'  e  la  formazione  offerta  dagli  strumenti  di  sostegno
specifici per paese disponibili in vari programmi della Commissione. 
     4 Regolamento del Parlamento Europeo e  del  Consiglio  (UE)  n.
1287/2013 dell'11 dicembre 2013 che istituisce un  programma  per  la
competitivita' delle imprese e le piccole e le medie imprese  (COSME)
(2014 - 2020) e abroga la Decisione n. 1639/2006/CE 
     5 Direttiva del Parlamento Europeo e  del  Consiglio  2014/24/UE
del 26 febbraio 2014 sugli appalti pubblici, che abroga la  direttiva
2004/18/CE. 
 
Le principali novita' nella normativa nazionale in materia di appalti
pubblici verdi 
  Come gia' delineato in precedenza si puo' affermare  che  l'Italia,
nel campo degli appalti  pubblici  verdi,  vanta  un  quadro  tecnico
giuridico all'avanguardia con il quale puo' gettare solide  basi  per
favorire la transizione ecologica cosi' come delineata nel Green Deal
Europeo e mettendo a disposizione, tramite gli  appalti  stessi,  una
importante leva economica utile a tale transizione. 
  Il percorso e' iniziato con la  legge  28  dicembre  2015,  n.  221
recante "Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure  di
green economy e per il contenimento  dell'uso  eccessivo  di  risorse
naturali" che ha introdotto infatti una nuova disciplina  in  materia
di green public procurement che ha rappresentato una chiave di  volta
per gli appalti pubblici  verdi,  poiche'  ha  reso  vincolante,  nel
codice dei contratti pubblici previgente, l'introduzione dei "Criteri
ambientali Minimi"  nella  documentazione  di  gara,  nell'ambito  di
determinate modalita'. 
  Successivamente, il decreto legislativo 18 aprile 2016,  n.  50  di
attuazione  delle  Direttive  2014/23/UE,  2014/24/UE  e   2014/25/UE
sull'aggiudicazione  dei  contratti  di  concessione,  sugli  appalti
pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori
dell'acqua,  dell'energia,  dei  trasporti  e  dei  servizi  postali,
all'art.  34  rubricato  "Criteri  di  sostenibilita'  energetica  ed
ambientale",  cosi'  come  modificato  dall'art.   23   del   decreto
legislativo 19 aprile 2017 n.  56,  ha  stabilito  l'obbligo  per  le
stazioni appaltanti di inserire, nella documentazione  progettuale  e
di  gara,  almeno  delle  specifiche  tecniche   e   delle   clausole
contrattuali previsti nei  CAM  adottati  con  decreto  del  Ministro
dell'Ambiente e, laddove l'offerta  e'  aggiudicata  sulla  base  del
miglior rapporto qualita'  prezzo  (art.  95,  comma  6,  del  citato
decreto  legislativo  18  aprile  2016,  n.   50),   di   tenere   in
considerazione i criteri premianti indicati nei medesimi CAM6 . 
  L'art. 34 del decreto legislativo  n.  50/20167  ,  nella  versione
novellata dal decreto legislativo 19 aprile 2017, n. 56, prevede  che
gli obblighi di integrare tutte le specifiche tecniche e le  clausole
contrattuali nonche' di tener conto dei  criteri  premianti  dei  CAM
quando l'aggiudicazione non avvenga al minor prezzo, siano rispettati
per l'intero valore della fornitura o dell'affidamento, senza  alcuna
distinzione fra le  diverse  categorie  di  beni,  servizi  o  lavori
oggetto dei CAM e, ai sensi del comma 3, per  qualsivoglia  procedura
di affidamento a prescindere dal valore. Gli  obblighi,  infatti,  si
applicano per gli affidamenti di "qualunque importo", sia  sopra  che
sotto la soglia comunitaria, ivi inclusi gli affidamenti  diretti  di
importo inferiore a €. 40.000,00 per beni e servizi e a €. 150.000,00
per i lavori. 
  Si e' pertanto resa ancora piu' chiara la volonta' del  legislatore
di  rendere  omogenee  le  caratteristiche  ambientali  minime  delle
commesse  pubbliche  e  di  assicurare  un  equivalente  livello   di
protezione ambientale per tutti i destinatari di  prodotti  acquisiti
tramite gli appalti verdi, a  prescindere  dal  loro  valore.  Si  e'
inoltre superata l'ambiguita'  in  riferimento  all'inclusione  degli
affidamenti diretti  contemplati  nell'obbligo,  che  avrebbe  potuto
pregiudicare l'efficacia dello strumento nelle filiere  dei  prodotti
generalmente acquisiti all'interno di quelle soglie, tra i quali, per
esempio, la carta, le attrezzature  elettriche  ed  elettroniche  per
l'ufficio,  le  cartucce  di  toner  e  a  getto  di  inchiostro,   i
detergenti,  le  derrate  alimentari.  L'unica  eccezione   oggettiva
riguarda  gli  appalti  per  interventi   di   ristrutturazione,   di
demolizione e  ricostruzione  degli  edifici,  per  le  quali  i  CAM
pertinenti si applicano in funzione della tipologia di  intervento  e
della localizzazione delle opere da  realizzare,  secondo  i  criteri
stabiliti dal decreto del Ministro dell'Ambiente  e  della  Sicurezza
Energetica 23 giugno 2022 (G.U. 6 agosto 2022, n.183). 
  Con la  previsione  dell'obbligo  per  le  stazioni  appaltanti  di
inserire  nella  documentazione  progettuale  e  di  gara  almeno  le
specifiche tecniche e le clausole contrattuali contenute nei CAM,  il
presente  Piano  d'azione  potra'  dispiegare  appieno   le   proprie
potenzialita'    economico-ambientali    in     quanto     attraverso
l'applicazione  sistematica  ed  omogenea  dei  CAM  si  determinera'
l'effetto leva sul mercato utile ad indurre gli  operatori  economici
ad adeguarsi alle richieste della pubblica amministrazione, favorendo
la diffusione delle tecnologie  ambientali  e  di  prodotti  migliori
sotto il profilo ambientale. 
  Altra significativa novita' normativa di  derivazione  comunitaria8
e' l'aggiudicazione ai costi del ciclo di vita, che consente di tener
conto di altri elementi di costo, oltre  a  quelli  di  acquisizione,
come "i costi connessi all'utilizzo, quali consumo di  energia  e  di
altre risorse; i costi di manutenzione;  i  costi  relativi  al  fine
vita, come i costi di raccolta, di smaltimento e  di  riciclaggio;  i
costi imputati a  esternalita'  ambientali,  inclusi  i  costi  delle
emissioni di gas a effetto serra  e  di  altre  sostanze  inquinanti,
nonche'  altri  costi   legati   all'attenuazione   dei   cambiamenti
climatici". 
  Si e' affermato nel diritto positivo la possibilita' di aggiudicare
in base ai maggiori risparmi che l'offerta consente di ottenere negli
esercizi futuri, anche a favore di altri centri di spesa pubblica e a
favore  dell'economia  e  della  collettivita'  nel  suo   complesso.
Rientrano tra questi risparmi quelli provenienti dalla riduzione  dei
costi  degli  impatti,  anche  indiretti,  che  si  scaricano   sulla
collettivita' e sul tessuto industriale in  termini  di  esternalita'
ambientali,  quali  ad  esempio  i  costi  di  riciclaggio,  i  costi
sanitari, i costi di  disinquinamento.  Un  cambiamento  di  notevole
portata se si considera che nel 1996 la Comunicazione  interpretativa
COM(96)583 "Libro verde: gli appalti pubblici  nell'Unione  Europea",
par.  5.5.1,  riportava  che  "nella  fase  di  aggiudicazione  degli
appalti,  gli  elementi  ambientali  potrebbero  svolgere  un   ruolo
nell'individuazione dell'offerta economicamente piu' vantaggiosa,  ma
soltanto nel caso in cui il riferimento a tali elementi  permetta  di
misurare un vantaggio economico, specifico alla  prestazione  oggetto
dell'appalto, a beneficio diretto dell'amministrazione aggiudicatrice
o dell'ente aggiudicatore". 
  Definitivamente superato l'approccio contabilistico  degli  appalti
pubblici, che legava al solo interesse pubblico di  tipo  finanziario
il  fine  che  la  stazione  appaltante  era  chiamata  a  perseguire
nell'immediato, si afferma che lo stesso debba essere esteso anche ad
altri interessi pubblici generali  meritevoli  di  tutela,  quali  la
tutela dell'ambiente e la salute umana.  Peraltro,  a  fronte  di  un
maggior esborso finanziario al  momento  dell'acquisto,  la  migliore
qualita', anche ambientale, consente di ottenere risparmi  in  ottica
di ciclo di vita. Tali risparmi risulterebbero assai piu'  rilevanti,
tanto  piu'  si  fosse  in  grado  di  contabilizzare   e   ponderare
adeguatamente tutti gli effetti sull'ambiente e  sulla  salute  umana
dei prodotti in funzione dei relativi diversi livelli di  prestazioni
ambientali. 
  L'aggiudicazione ai  costi  del  ciclo  di  vita  dimostra  che  il
legislatore  comunitario  e'   sempre   piu'   orientato   verso   la
valorizzazione dell'uso degli appalti a  fini  strategici,  quali  la
tutela dell'ambiente, che costituisce peraltro una delle  motivazioni
alla base della revisione delle direttive sugli appalti pubblici  del
2004. 
  A dimostrazione dell'importanza  assunta  dalla  tutela  ambientale
nell'ordinamento  giuridico  che  regola  gli  affidamenti  di  beni,
servizi e lavori in qualunque forma  essi  siano  acquisiti  o  resi,
vanno altresi' richiamati  i  riferimenti  dettati  anche  dal  nuovo
Codice dei contratti pubblici di cui al D.lgs.  n.  36/2023,  le  cui
disposizioni sono in vigore dal 1° aprile 2023 ma  trovano  efficacia
dal 1° luglio 2023, che, nel dare attuazione al generale criterio  di
delega di cui all'art. 1, comma 2, lett. f) della  legge  n.  78  del
2022, all'art. 57, comma 2, prevede che "Le stazioni appaltanti e gli
enti  concedenti  contribuiscono  al  conseguimento  degli  obiettivi
ambientali  previsti  dal  Piano  d'azione  per   la   sostenibilita'
ambientale dei consumi nel  settore  della  pubblica  amministrazione
attraverso l'inserimento, nella documentazione progettuale e di gara,
almeno  delle  specifiche  tecniche  e  delle  clausole  contrattuali
contenute nei criteri  ambientali  minimi,  definiti  per  specifiche
categorie di appalti e concessioni, differenziati,  ove  tecnicamente
opportuno, anche in base al valore dell'appalto o  della  concessione
con decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza  energetica
e conformemente, in riferimento all'acquisto di  prodotti  e  servizi
nei settori della ristorazione  collettiva  e  fornitura  di  derrate
alimentari, anche a quanto specificamente previsto dall'articolo 130.
Tali  criteri,  in  particolare  quelli  premianti,  sono  tenuti  in
considerazione anche ai fini della stesura dei documenti di gara  per
l'applicazione  del   criterio   dell'offerta   economicamente   piu'
vantaggiosa, ai sensi dell'articolo 108, commi 4  e  5.  Le  stazioni
appaltanti valorizzano economicamente le procedure di affidamento  di
appalti e concessioni conformi ai criteri ambientali minimi. Nel caso
di  contratti  relativi  alle  categorie  di  appalto  riferite  agli
interventi   di   ristrutturazione,   inclusi   quelli    comportanti
demolizione e ricostruzione, i criteri ambientali minimi sono  tenuti
in considerazione, per quanto possibile, in funzione della  tipologia
di intervento e della localizzazione delle opere da realizzare, sulla
base di adeguati criteri definiti dal Ministero dell'ambiente e della
sicurezza energetica". 
  Il  citato  comma  2  dell'art.  57,   dedicato   ai   criteri   di
sostenibilita' energetica e ambientale, insieme al comma  1  relativo
alle clausole sociali, e' contenuto nel Libro II  del  nuovo  Codice,
"Dell'appalto", nella Parte II dedicata agli istituti e alle clausole
comuni, che hanno quindi natura trasversale rispetto a ogni  tipo  di
appalto, e si riferisce espressamente non solo agli appalti ma  anche
alle concessioni, disciplinate nel Libro V del medesimo Codice. 
  Inoltre, in continuita' con quanto disposto dall'art. 96 del D.lgs.
n. 50/2016 e con la normativa eurounitaria sopra richiamata, il nuovo
Codice disciplina nell'Allegato II.8 il tema dei costi del  ciclo  di
vita di un prodotto, servizio o lavoro, prevedendo  che  le  stazioni
appaltanti, quando valutano le offerte  sulla  base  di  un  criterio
quale il costo del ciclo di vita, possono richiedere i dati  connessi
al consumo di energia o  di  altre  risorse,  i  costi  di  raccolta,
smaltimento  e  riciclaggio  di  rifiuti  e  i   costi   imputati   a
esternalita'  ambientali,  che  possono  includere  i   costi   delle
emissioni di gas a effetto serra  e  di  altre  sostanze  inquinanti,
nonche'  altri  costi   legati   all'attenuazione   dei   cambiamenti
climatici. 
__________ 
     6 Altre disposizioni in materia di GPP, su istituti non previsti
dalle direttive comunitarie, sono l'art. 93 "Garanzie fidejussorie" e
l'art.  103  "Garanzia  definitiva"  che  ha  esteso   le   riduzione
dell'importo delle garanzie a favore degli operatori in  possesso  di
determinate  certificazioni  ambientali   o   etichette   ambientali;
l'art.72  relativo  ai  bandi  di  gara  che  debbono   contenere   i
riferimenti ai Criteri ambientali minimi di cui all'art. 34, e alcune
indicazioni  contenute  nell'art.  95  "Criteri   di   aggiudicazione
dell'appalto", quali, per esempio, la possibilita' di  attribuire  un
maggior punteggio all'offerta concernente beni, lavori o servizi  che
presentano un minore impatto sulla salute e sull'ambiente  inclusi  i
beni o prodotti da filiera corta o a chilometro zero. 
     7 La prima  stesura  dell'art.  34  "Criteri  di  sostenibilita'
energetica   ed   ambientale"   del   d.lgs.    50/2016,    stabiliva
l'applicazione obbligatoria almeno delle specifiche tecniche e  delle
clausole contrattuali dei  Criteri  Ambientali  Minimi  per  l'intero
valore a base d'asta nelle categorie  di  appalti  con  le  quali  e'
possibile conseguire l'efficienza energetica negli usi finali  e  per
almeno il 50% del valore a  base  d'asta  nelle  altre  categorie  di
appalto. L'obbligo riferito al 50% del valore della base d'asta aveva
creato difficolta' applicative nel  caso  di  appalti  di  servizi  e
lavori, poiche' non era chiaro sulla base di quali elementi di  costo
rapportare  tale  limite  nonche',  negli   appalti   di   fornitura,
comportava disparita' di trattamento fra destinatari di prodotti piu'
o meno validi sotto il profilo della  tutela  dell'ambiente  e  della
salute umana. 
     8 L'art. 96 d.lgs. n.  50/2016,  recante  "Costi  del  ciclo  di
vita",  che  ha  recepito  l'art.  68  delle  direttive   2014/24/UE,
2014/25/UE e 2014/23/UE. 
 
 
3 IL PIANO D'AZIONE PER  LA  SOSTENIBILITA'  AMBIENTALE  DEI  CONSUMI
DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 
 
3.1 Le finalita' del piano 
 
  In sintonia con quanto  indicato  nella  COM  (2017)  572  "Appalti
pubblici efficaci in  Europa  e  per  l'Europa",  il  presente  Piano
d'azione traccia un percorso volto al rafforzamento delle  competenze
e delle motivazioni delle professionalita' coinvolte nelle  procedure
d'appalto nonche' volto a facilitare lo scambio di  informazioni  fra
soggetti chiave. L'obbligo normativo di applicare i CAM, insieme alle
azioni e agli indirizzi delineati dal presente  Piano,  consentiranno
al Piano medesimo di dispiegare pienamente le  proprie  potenzialita'
economico-ambientali volte a promuovere un modello di  sviluppo  piu'
evoluto e sostenibile. 
  Le finalita' del Piano pertanto sono quelle di indicare  le  azioni
in corso, programmate e da attuare mirate a: 
    a) garantire una governance della strategia nazionale in  materia
di  contratti  pubblici  verdi  che  coinvolga  soggetti  strategici,
istituzionali  e  non,  ed  esperti,  per  mettere  a  fattor  comune
proattivamente competenze e funzioni politico-istituzionali  utili  a
rendere i CAM e le azioni a corollario per  la  loro  definizione  ed
attuazione, opportunita' per  lo  sviluppo  di  modelli  di  economia
circolare e  sostenibili,  nonche'  generare  nuovi  opportunita'  di
lavoro green rafforzando la coesione sociale e territoriale; 
    b)  garantire  che  il  Piano  possa  massimizzare   il   proprio
potenziale, estendendo il campo di azione a nuovi settori  e  mirando
al conseguimento anche di obiettivi etico-sociali,  in  linea  con  i
paesi che approcciano le politiche in  materia  di  appalti  pubblici
nell'ambito    della     caratteristica     tridimensionale     della
sostenibilita'; 
    c)  garantire  assistenza  tecnica  e  scambio  di   informazioni
capillare con  un'ampia  platea  di  soggetti  interessati,  tra  cui
funzionari   pubblici,   imprenditori,   consumatori   e    categorie
professionali, per facilitare l'applicazione dei CAM; 
    d) rendere piu' efficiente, piu' partecipato e piu'  efficace  il
processo di definizione dei CAM; 
    e)  erogare  formazione  diffusa  ed   efficace   alle   stazioni
appaltanti, in coerenza con la strategia professionalizzante in  tema
di appalti pubblici, alle imprese, alla associazioni di  categoria  e
agli   ordini   professionali,   individuando   percorsi    formativi
strutturati per le professionalita' che svolgono funzioni strategiche
(ad esempio anche  coloro  che  si  occupano  del  programma  per  le
acquisizioni degli appalti pubblici, i green manager, energy manager,
resource manager),  per  consolidare  e  sistematizzare  pratiche  di
affidamenti e forniture sostenibili nell'ottica del ciclo di vita, in
relazione a tutte le fasi della procedura d'acquisito; 
    f) assicurare e  facilitare  lo  scambio  di  buone  pratiche  in
materia di appalti pubblici verdi e circolari, sia sulle categorie di
appalto gia' oggetto di CAM, sia su altre categorie  di  appalto,  in
modo tale da indirizzare la  definizione  di  nuovi  CAM  o  la  loro
revisione; 
    g)  garantire  l'attuazione  di   un   efficace   ed   efficiente
monitoraggio   dell'applicazione   dei   CAM,   per   ottenere   dati
sull'impatto economico e per poter  stimare  i  benefici  ambientali,
almeno avendo riguardo le forniture  e  gli  impatti  ambientali  con
benchmark di piu' agevole individuazione; 
    h) valutare l'istituzione di un'etichetta ambientale  basata  sui
CAM, almeno nelle categorie di beni o servizi in cui  detta  esigenza
si dovesse manifestare piu' evidente, quali i  prodotti  non  oggetto
del marchio di qualita' ecologica comunitario Ecolabel UE; 
    i) adeguare i CAM vigenti all'evoluzione tecnologica e normativa,
al regime di applicazione obbligatoria e  all'obiettivo  di  favorire
l'economia circolare; 
    j) monitorare anche i percorsi compiuti  su  scala  territoriale,
avendo riguardo agli effetti sul sistema produttivo oltre  che  sulla
professionalizzazione delle stazioni appaltanti. 
 
3.2 Obiettivi ed effetti ambientali, sociali ed economici del Piano 
 
  I principali obiettivi ambientali del presente Piano d'azione  sono
i seguenti: 
    a)  la  mitigazione  dei  cambiamenti  climatici,  riducendo   le
emissioni di gas climalteranti attraverso un aumento  dell'efficienza
energetica di prodotti e servizi, la riduzione dell'utilizzo di fonti
energetiche non rinnovabili o emissive, la promozione dei modelli  di
economia  circolare  e  la  razionalizzazione  dei  consumi  e  degli
acquisti; 
    b)  promuovere  la  transizione  verso  un  modello  di  economia
circolare,  migliorando  l'efficienza  nell'uso   dei   materiali   e
riducendo i rifiuti prodotti, attraverso una  migliore  progettazione
di  prodotti  e  servizi,  favorendo  il  riutilizzo  dei   materiali
provenienti dal riciclo e la simbiosi industriale, estendendo la vita
utile dei prodotti e riducendo gli acquisti di prodotti; 
    c)   prevenzione   e   riduzione   dell'inquinamento   dell'aria,
dell'acqua e del  suolo,  riducendo  l'utilizzo  e  le  emissioni  di
sostanze pericolose. 
  Gli obiettivi sopra citati sono sovrapponibili con alcuni di quelli
indicati nell'art. 9 del  Regolamento  (UE)  2020/852  relativo  alla
tassonomia. Dai Criteri ambientali minimi con i quali si conseguono i
principali obiettivi ambientali sopra  citati,  possono  determinarsi
anche effetti positivi sugli ulteriori obiettivi indicati nel  citato
Regolamento, vale a dire: 
    - la protezione ed il  ripristino  della  biodiversita'  e  della
salute degli ecosistemi; 
    - favorire un uso  sostenibile  e  la  protezione  delle  risorse
marine ed idriche; 
    - diffondere misure di adattamento. 
  Gli effetti  piu'  o  meno  marcati  su  tali  ulteriori  obiettivi
ambientali sono connessi alle peculiarita' della categoria di appalto
o di concessione approcciata dai Criteri ambientali minimi. 
  L'attuazione delle indicazioni del Piano e l'utilizzo  dei  Criteri
Ambientali   Minimi   contribuiranno   anche   ad   altri   obiettivi
socio-economici, in particolare: 
    a) promuovere la diffusione di consumi sostenibili  e  rafforzare
la domanda di prodotti, servizi, infrastrutture e processi verdi; 
    b)  accompagnare  il  processo  di  transizione   verso   modelli
economici circolari, accelerando un'adesione consapevole  e  virtuosa
del tessuto imprenditoriale, incluse le PMI, a tali modelli; 
    c) promuovere e  sostenere  l'innovazione  tecnologico-ambientale
del sistema produttivo, anche nazionale, favorendo la  competitivita'
delle imprese e la nascita di nuove imprese in questo ambito; 
    d) tutelare gli aspetti etici e sociali critici,  inclusi  quelli
lungo le filiere produttive; 
    e) rafforzare  l'internalizzazione  delle  esternalita'  negative
della attivita' economiche tradizionali 
  I principali obiettivi ambientali sopra richiamati, anche alla luce
dei dati ambientali disponibili, sono motivati  dalla  necessita'  di
introdurre urgentemente azioni concrete per conseguirli. 
  La rilevanza di tali obiettivi dovrebbe assumere un ruolo  centrale
nelle  agende  politico  programmatiche,  al  pari  degli   obiettivi
economico-finanziari (quali, ad esempio, il rapporto deficit/PIL). In
proposito va ricordato che le spese  sostenute  per  la  salvaguardia
ambientale riducono nel medio-lungo periodo i costi che devono essere
affrontati per i danni  ambientali,  le  spese  sanitarie,  le  spese
sociali  causate  dagli   effetti   dei   cambiamenti   climatici   e
dell'inquinamento  e  sono  pertanto  utili  anche  a  conseguire   e
mantenere nel tempo gli impegni sugli obiettivi economico-finanziari9
. 
  Nella definizione dei CAM si  prestera'  la  necessaria  attenzione
anche ad altri aspetti ambientali che, pur non  essendo  direttamente
connessi agli obiettivi ambientali principali, debbono essere  tenuti
in considerazione per la salvaguardia dell'ambiente  e  della  salute
umana (es. inquinamento acustico, inquinamento luminoso, ecc.). 
  L'applicazione dei Criteri Ambientali Minimi e  l'attuazione  delle
indicazioni  riportate  nel  presente   Piano   d'azione,   oltre   a
contribuire direttamente  al  raggiungimento  degli  obiettivi  sopra
richiamati, forniranno un concreto supporto  al  conseguimento  delle
finalita' contenute nelle principali normative, strategie  e  accordi
nazionali,  comunitari  ed  internazionali  riguardanti  le  seguenti
tematiche: 
    • la lotta  ai  cambiamenti  climatici  attraverso  politiche  di
mitigazione e adattamento; 
    • la transizione da un'economia lineare ad un'economia circolare; 
    • la tutela della biodiversita' 
  Ad esempio, per quanto riguarda la biodiversita', si consideri  che
la tutela del capitale naturale e della biodiversita'  deve  avvenire
anche su scala locale con azioni in grado preservare e mantenere sani
gli  ecosistemi,   garantendone   la   funzionalita',   la   maggiore
adattabilita' e la minore vulnerabilita' ai cambiamenti indotti dalle
crescenti  pressioni  antropiche.  E'  necessario  dunque  creare  le
condizioni per  favorire  una  migliore  resilienza  complessiva  dei
territori, anche  nell'ottica  della  mitigazione  e  adattamento  ai
cambiamenti climatici. A tale riguardo,  con  i  CAM  che  supportano
modelli di produzione agricola con minore uso di fitofarmaci ed altre
sostanze pericolose, utili anche a non  compromettere  la  fertilita'
dei  suoli  o  che  salvaguardano  gli  stock  ittici  (CAM  per   la
ristorazione  collettiva),  che  promuovono  pratiche   di   gestione
forestale sostenibile  (CAM  per  l'arredo  urbano,  gli  arredi  per
interni, gli edifici, la carta), che contrastano il consumo di  suolo
e  la  frammentazione  degli  habitat  (CAM  strade,  edifici,  verde
pubblico), che migliorano la vivibilita'  dell'ambiente  urbano  (CAM
verde pubblico, CAM illuminazione pubblica) e, in via  generale,  che
minimizzano l'uso ed emissioni di sostanze pericolose ed  il  consumo
di prodotti o materie prime ad alto rischio per la deforestazione, si
contribuisce alla tutela della biodiversita' e del capitale naturale. 
__________ 
     9 Si veda in proposito lo studio "What are the  health  cost  of
environmental pollution?", Science for Environment  Policy,  European
Commission, 2018. 
 
3.2.1 Migliorare l'efficienza nell'uso dei  materiali  e  ridurre  la
produzione di rifiuti  per  la  promozione  di  modelli  di  economia
circolare 
  Questo obiettivo, che sara' perseguito  principalmente  promuovendo
una migliore progettazione dei prodotti e dei servizi,  favorendo  il
riutilizzo dei materiali provenienti dal riciclo ed  i  sottoprodotti
derivanti da simbiosi  industriale,  promuovendo  l'estensione  della
vita utile dei prodotti, costituisce il nocciolo delle  piu'  recenti
strategie europee sull'"Economia Circolare"10 ed e' fondamentale  per
sostenere il progresso socioeconomico in un mondo in  cui  risorse  e
capacita' degli ecosistemi sono limitati. 
  Tra il 1970 e il 2017 l'estrazione di materiali a livello  mondiale
e' triplicata ed e' in continua crescita, costituendo fonte di  gravi
rischi a livello globale11 . Circa la meta' delle emissioni totali di
gas a effetto serra e piu' del 90 % della perdita di biodiversita'  e
dello stress idrico sono determinati dall'estrazione di risorse e dai
processi di trasformazione di materiali, combustibili e alimenti. 
  A livello nazionale il consumo di materiale interno  pro-capite  e'
di 6,9 tonnellate annue12 , i rifiuti urbani conferiti  in  discarica
sono il  22%  del  totale;  il  29%  dei  rifiuti  solidi  urbani  e'
riciclato. In particolare, gli imballaggi in cellulosa sono riciclati
al 81,1% mentre l'alluminio al 80,2% e la plastica al 44,5%13 . 
  Per affrontare in modo efficace tale obiettivo e'  determinante  un
approccio "Life Cycle Thinking", in  cui  la  fase  di  progettazione
assume  un  ruolo  predominante  per  lo  sviluppo  di  prodotti  che
rispecchino il piu' possibile i principi dell'economia circolare.  In
tale fase e' possibile tenere adeguatamente in  considerazione  tutti
gli  aspetti  fondamentali  per  la  circolarizzazione  dei  prodotti
(durabilita',  modularita',  riparabilita',  riciclabilita',   ecc.),
basata su analisi e  valutazioni  che  tengono  conto  degli  impatti
generati lungo tutto l'intero ciclo di vita del prodotto. 
  Con tale approccio e' possibile spingere l'innovazione  tecnologica
nell'intera catena del valore dei prodotti, aumentando il  potenziale
dei sottoprodotti e dei materiali riciclati, garantendo  al  contempo
la conformita' ai necessari requisiti prestazionali e funzionali. 
  Sia a livello europeo che nazionale14 ,  al  GPP  viene  ampiamente
riconosciuto un ruolo fondamentale tra  gli  strumenti  in  grado  di
agire da leva rispetto al conseguimento degli obiettivi previsti  per
la transizione da un'economia lineare ad un'economia circolare. 
  Con l'adozione dei CAM, si mettono in atto  misure  che  promuovono
l'eco-design nella fase di progettazione del  prodotto,  valorizzando
l'impiego dei sottoprodotti e promuovendo il  riciclo  dei  materiali
provenienti dalla raccolta differenziata, favorendo cosi' un uso piu'
efficiente  delle  risorse  primarie,  riducendo  gli  sprechi  e  la
produzione dei rifiuti e rendendo piu'  competitivo  il  mercato  dei
beni realizzati con materia prima seconda. 
  Il presente Piano, attraverso l'applicazione dei CAM,  contribuira'
dunque anche all'obiettivo a  lungo  termine  (anno  2050),  indicato
nella  Comunicazione  della  Commissione  europea  COM  (2011)   571,
"Tabella di marcia verso  un'Europa  efficiente  nell''impiego  delle
risorse", che  prevede  un  aumento  dell'efficienza  nell'uso  delle
risorse da 4 a 10 volte, con miglioramenti  importanti  che  dovranno
essere conseguiti gia' nel 2020. 
  Il Piano promuovera' anche la diffusione di  materiali  rinnovabili
e, laddove tecnicamente opportuno, prodotti a base biologica in linea
con la strategia nazionale in materia di bioeconomia,  che  hanno  in
via generale,  migliori  potenzialita'  di  recupero  di  materia  o,
comunque, che,  grazie  alla  biodegradabilita',  sono  in  grado  di
degradare piu' facilmente con naturali processi biologici15 . 
__________ 
     10 Comunicazione della Commissione europea COM (2014)398,  Verso
un'economia  circolare:  programma  per  un'Europa  a  zero  rifiuti;
Comunicazione  della  Commissione  europea  COM  (2015)614,  L'anello
mancante  -  Piano  d'azione  dell'Unione  europea   per   l'economia
circolare; Comunicazione della Commissione europea COM (2020) 98,  Un
nuovo piano d'azione per  l'economia  circolare  Per  un'Europa  piu'
pulita e piu' competitiva. 
     11 Rapporto sulle prospettive in materia di  risorse  a  livello
mondiale 2019: risorse naturali per il futuro  che  vogliamo:  gruppo
internazionale per le risorse (International  Resource  Panel  e  COM
(2019) 640 "Green Deal Europeo". 
     12 Dati ISTAT, anno 2015. 
     13 ISPRA, 2016. Rapporto rifiuti urbani Edizione 2019. 
     14 Ministero dell'Ambiente della tutela  del  territorio  e  del
mare, Ministero Sviluppo Economico, 2017. Documento di  inquadramento
e  di  posizionamento  strategico  "Verso  un  modello  di   economia
circolare per l'Italia". 
     15 Strategia nazionale per la Bioeconomia, 20 aprile  2017.  BIT
La bioeconomia in Italia. 
 
3.2.2 Riduzione delle emissioni di gas climalteranti  al  fine  della
mitigazione ai cambiamenti climatici  e  adattamento  ai  cambiamenti
climatici 
  I cambiamenti climatici ad oggi costituiscono un  tema  prioritario
da  affrontare,  con  urgenza,  a  scala  sia  globale  che   locale.
L'innalzamento  delle  temperature  e  l'aumento  della  frequenza  e
dell'intensita' degli eventi estremi  (siccita',  ondate  di  calore,
precipitazioni intense) comportano  impatti  negativi  sull'ambiente,
sulla  salute  umana  e  sull'economia.  Nel  prossimo  futuro   tali
cambiamenti avranno  rilevanti  effetti  sociali  a  livello  globale
determinando la necessita', per milioni di persone, di abbandonare il
proprio paese (migrazione climatica). 
  L'approccio per far fronte  a  questi  mutamenti  e'  quello  della
complementarita' tra  strategie  di  mitigazione  e  di  adattamento,
attraverso la programmazione e l'attuazione di  azioni  sinergiche  e
coinvolgendo tutti i settori, che sono chiamati  a  contribuire  alla
transizione verso  un'economia  a  basse  emissioni  di  carbonio  in
funzione delle rispettive potenzialita'  economiche  e  tecnologiche.
Parallelamente deve essere  ridotta  la  vulnerabilita'  dei  sistemi
naturali e socio-economici, aumentando la loro resilienza  di  fronte
agli impatti inevitabili di un clima in evoluzione. 
  A  livello  internazionale   obiettivi   di   riduzione   dei   gas
climalteranti (GHG -  GreenHouse  Gases),  responsabili  dell'aumento
dell'effetto serra, sono stati fissati dal Protocollo  di  Kyoto  del
dicembre 1997 e dal piu' recente Accordo di Parigi sul clima  (COP21)
del dicembre 2015, ratificato da  180  Paesi  sui  197  firmatari  ed
entrato in vigore il 4 novembre 2016. In  particolare,  l'Accordo  di
Parigi, che sara' efficace dal  2020,  definisce  un  Piano  d'azione
globale per evitare  i  cambiamenti  climatici,  mantenere  l'aumento
medio della temperatura globale al di sotto  dei  2  °C  rispetto  ai
livelli preindustriali come obiettivo  a  lungo  termine  e  limitare
l'aumento a 1,5 °C, in quanto questo obiettivo ridurrebbe  in  misura
significativa i rischi  e  gli  impatti  disastrosi  dei  cambiamenti
climatici, gia' evidenti con l'aumento della temperatura  attuale  di
un grado16 . Inoltre, la COM(2011) 112 recante "Una tabella di marcia
verso un'economia competitiva  a  basse  emissioni  di  carbonio  nel
2050", al punto n. 1, nel definire le principali sfide per  l'Europa,
ha espressamente stabilito  che  "per  contenere  entro  i  2°  C  il
riscaldamento  globale  prodotto  dal   cambiamento   climatico,   il
Consiglio europeo  ha  riconfermato  nel  febbraio  2011  l'obiettivo
dell'UE di ridurre le emissioni di gas  serra  dell'80-95%  entro  il
2050 rispetto al 1990..." mentre la COM(2019) 640, fissa  l'obiettivo
dell'UE di riduzione delle emissioni di gas a effetto  serra  per  il
2030 di almeno il 50-55 %  rispetto  ai  livelli  del  1990  e  della
neutralita' climatica entro il 2050. 
  Le principali pubblicazioni scientifiche  sulla  valutazione  degli
impatti e della vulnerabilita' ai cambiamenti  climatici,  a  livello
nazionale, europeo ed internazionale17 , concordano che, nei prossimi
decenni, gli impatti conseguenti ai cambiamenti climatici nell'Europa
mediterranea  saranno  particolarmente  negativi18  .  Nel   rapporto
speciale  dell'Intergovernmental  Panel  on  Climate  Change   (IPCC)
presentato alla Conferenza ONU sul clima (COP) 24 tenutosi a dicembre
2018 in Polonia, emerge che agli attuali ritmi di  emissioni  di  gas
climalteranti gia' nel 2030 l'aumento della temperatura media globale
sara' superiore agli 1,5 °C ritenuti la soglia massima  di  sicurezza
per avere effetti contenuti e gestibili, seppure con grandi spese  di
denaro e risorse. 
  Tali impatti, insieme agli effetti delle pressioni antropiche sulle
risorse naturali, connotano l'area dell'Europa  mediterranea  tra  le
piu'  vulnerabili  del  continente.   Al   riguardo,   il   Ministero
dell'Ambiente e  della  sicurezza  energetica,  in  conformita'  alle
principali politiche europee in materia, con decreto direttoriale  16
giugno  2015,  n.  86,  ha  approvato  la  Strategia   Nazionale   di
Adattamento ai Cambiamenti Climatici  (SNAC)  e  conseguentemente  ha
pubblicato sul sito un Piano Nazionale di adattamento ai  cambiamenti
climatici (PNACC). In particolare, la SNAC individua le azioni e  gli
indirizzi per ridurre al minimo i rischi  derivanti  dai  cambiamenti
climatici, al fine di proteggere la salute, il  benessere  e  i  beni
della popolazione, preservare il  patrimonio  naturale,  mantenere  o
migliorare la resilienza e la capacita' di  adattamento  dei  sistemi
naturali,  sociali  ed  economici  nonche'  trarre  vantaggio   dalle
eventuali opportunita'  che  si  potranno  presentare  con  le  nuove
condizioni climatiche. 
  Naturalmente,  strettamente  legate  al   tema   della   lotta   ai
cambiamenti  climatici  vi  sono  tutte  le  norme  e  strategie  che
riguardano il  tema  dell'efficienza  energetica  e  della  riduzione
dell'uso delle fonti fossili. 
  Va peraltro sottolineato che la riduzione dei consumi energetici  e
l'incentivazione della produzione da fonti rinnovabili non  emissive,
oltre a comportare una parallela riduzione  delle  emissioni  di  gas
climalteranti, consente  di  migliorare  la  qualita'  dell'aria,  di
ridurre  la  dipendenza  dalle  fonti  fossili  e  di  supportare  la
competitivita' a livello micro e macroeconomico, specie in  un'ottica
di lungo periodo poiche' cio' mette al riparo dalla  volatilita'  dei
prezzi del petrolio e riduce la dipendenza dai  paesi  produttori  di
petrolio. 
  In tale contesto, attraverso i CAM vengono  messe  in  atto  misure
dirette a ridurre significativamente le emissioni climalteranti, cio'
attraverso requisiti minimi di efficienza energetica o  di  emissioni
di biossido di carbonio (ad esempio CAM sugli edifici,  sui  veicoli,
sull'illuminazione  pubblica,  sulle   attrezzature   elettriche   ed
elettroniche), requisiti che prescrivono il divieto di uso di gas con
alto potenziale di  riscaldamento  globale.  Attraverso  i  CAM  puo'
essere inoltre ridotta la pressione sulle risorse naturali, favorendo
cosi'  l'adattamento  ai  cambiamenti  climatici  (ad   esempio   con
requisiti per favorire l'efficienza idrica, per evitare il consumo di
suolo, per mantenere la permeabilita' dei suoli). 
__________ 
     16 Gli scienziati  sostengono  che  le  azioni  individuate  per
raggiungere tali obiettivi,  anche  laddove  attuate,  non  sarebbero
sufficienti a mantenere la temperatura al di sotto dei 2 °C e che, in
ogni caso, oltre che con misure piu' drastiche, e'  necessario  agire
immediatamente. 
     17 AAVV, 2007.  Dossier  ENEA  per  lo  studio  dei  cambiamenti
climatici e dei loro effetti; IPPC, 2013. Climate  change  2013:  The
physical science basis. Contribution of Working Group  1  to  the  5°
Assessment Report of the  IPPC;  IPPC,  2014.  Climate  Change  2014:
impacts, adaptions, and Vulnerability. Working Group II  Contribution
to the IPPC 5th Assessment  Report;  European  Environmental  Agency,
2010. Climate Change,  impacts  and  vulnerability  in  Europe  2012.
Report n.  12/2012;  WHO-APAT.  Environment  and  health  risks  from
climate change and vulnerability in Italy. 
     18 Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio  e  del
mare, 2015. Decreto direttoriale n.86 del 16 giugno  2015,  Strategia
Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. 
 
3.2.3 Ridurre l'utilizzo e l'emissione  di  sostanze  pericolose  per
prevenire e ridurre l'inquinamento 
  Attraverso la definizione dei CAM si intende sostenere il  processo
di sostituzione o riduzione delle sostanze pericolose nei materiali e
nei prodotti finiti con sostanze che comportano meno o nessun rischio
per la salute umana e per l'ambiente. 
  Gli obiettivi di riduzione dell'uso di sostanze chimiche pericolose
sono perseguiti oramai da tempo a livello europeo in particolar  modo
attraverso  il  Regolamento   (CE)   n.   1272/2008   relativo   alla
classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e
delle miscele (CLP) ed il Regolamento (CE) n.  1907/2006  concernente
la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e  la  restrizione
delle sostanze chimiche (REACH)  che  contribuiscono  alla  sicurezza
complessiva nella gestione delle sostanze  chimiche.  Il  Regolamento
europeo CLP, attraverso il processo di classificazione delle sostanze
e  delle  miscele,  identifica  la  loro  pericolosita'   mentre   il
Regolamento  REACH  adotta   i   processi   di   "autorizzazione"   e
"restrizione"  quali  strumenti  di  gestione  del  rischio,  nonche'
identifica  le  SVHC  (Substances   Very   High   concern,   sostanze
estremamente preoccupanti) e ne promuove  la  loro  sostituzione  con
sostanze o tecnologie meno pericolose, qualora  esistano  alternative
idonee sia dal punto di vista economico che tecnico. 
  Ulteriori obiettivi ambientali in materia di  emissioni  inquinanti
in atmosfera, in ambiente confinato e nelle acque sono  previsti  dal
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante "Norme  in  materia
ambientale", nonche' da altre norme di derivazione unionale quale, ad
esempio, il decreto legislativo 30 maggio 2018, n. 81 di  recepimento
della la Direttiva (UE)  2016/2284  concernente  la  riduzione  delle
emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici,  quali  il
biossido di zolfo (SO2 ), gli  ossidi  di  azoto  (NOx),  i  composti
organici volatili non metanici  (COVNM),  l'ammoniaca  (NH3  )  e  il
particolato fine (PM 2,5). 
  Si evidenzia inoltre  che  la  riduzione  dell'uso  delle  sostanze
chimiche pericolose nei materiali favorisce la transizione  verso  un
modello di economia circolare, dal momento che la presenza di  queste
ultime ostacola le operazioni di riciclo e riuso dei materiali. Anche
per tali motivi  i  criteri  ambientali  mirati  a  questo  obiettivo
ambientale,   facilitano   il    raggiungimento    degli    obiettivi
dell'economia circolare, cosi' come si evince anche dalla  disciplina
in materia di rifiuti, laddove, ad esempio, in recepimento  dell'art.
9 della Direttiva 2008/98/CE come  modificata  dalla  Direttiva  (UE)
2018/851, l'art. 180, lett. i) del decreto legislativo 3 aprile 2006,
n.  152  introduce,  tra  le  misure  del  programma   nazionale   di
prevenzione dei rifiuti, quelle  che  "promuovono  la  riduzione  del
contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti, fatti salvi
i  requisiti  giuridici  armonizzati  relativi  a  tali  materiali  e
prodotti stabiliti a livello dell'Unione". 
 
3.2.4  Migliorare  innovativita'  e  competitivita'   delle   imprese
nazionali 
  Lo  sviluppo  del  territorio  e  delle  imprese,  con  particolare
riguardo alle piccole e medie imprese  che  costituiscono  l'ossatura
portante del nostro sistema  manifatturiero,  non  puo'  che  passare
attraverso una gestione eco-efficiente delle risorse e dei materiali,
l'implementazione di processi produttivi a basso impatto ambientale e
l'individuazione di percorsi di eco-innovazione verso cui indirizzare
gli investimenti pubblici e privati, attraverso  la  costituzione  di
partenariati pubblico/privati e la creazione di reti. 
  In un contesto che  presenta  ancora  ritardi  significativi  nello
sviluppo impiantistico e nel trasferimento  tecnologico,  soprattutto
al  sud,  le  procedure  d'acquisto   di   beni   e   servizi   delle
amministrazioni  pubbliche  possono  costituire  uno   strumento   di
indirizzo  strategico  verso  modelli  di  sviluppo  piu'  evoluti  e
sostenibili. 
  Il tessuto  produttivo  nazionale,  caratterizzato  da  imprese  di
piccole e piccolissime dimensioni  spesso  organizzate  in  distretti
produttivi,  ha  dimostrato  di  avere  significativa  capacita'   di
ripresa, soprattutto quando sono  state  affrontate  alcune  sfide  e
l'innovazione  tecnologica  e'  stata  coniugata  con   l'innovazione
ambientale e la qualita' dei prodotti. 
  Come evidenziato in alcuni  studi,  le  imprese  innovative  spesso
hanno migliori indicatori economici rispetto a quelle non  innovative
(fatturato, occupazione, investimenti) e, in particolare, le  aziende
che  investono  nell'economia  verde  hanno  maggiori   esportazioni,
innovano19 e assumono di piu'. Nel 2016,  ad  esempio,  tali  aziende
hanno assunto 330 mila dipendenti, pari al  43,9%  del  totale  delle
assunzioni, stagionali e non stagionali, del  settore  industriale  e
terziario. Tra gli assunti nella  ricerca  e  sviluppo,  il  66%  del
totale  e'  rappresentato  da  personale  specializzato  in   materie
ambientali, segni  evidenti  del  saldo  legame  fra  green  economy,
innovazione e competitivita20 . 
  In  questo  contesto  diventa  dunque   importante   promuovere   e
valorizzare quei cicli e filiere produttive in  grado  di  rispondere
alle esigenze ambientali, in particolare alla chiusura dei  cicli  di
materia, in modo che gli scarti  di  produzione,  i  materiali  ed  i
prodotti possano essere reintrodotti possibilmente negli stessi cicli
produttivi che li hanno generati nonche' promuovere e valorizzare  la
gestione  efficiente  delle  risorse   attraverso   ad   esempio   la
de-materializzazione, l'ottimizzazione della logistica di prodotti  e
materiali anche attraverso l'accorpamento territoriale di  piu'  fasi
produttive, l'adozione di modelli di  produzione  just  in  time,  la
produzione  di  output  piu'  personalizzati,  l'offerta  di  servizi
post-vendita (assistenza tecnica e riparazioni per l'estensione della
durata della vita utile dei prodotti e per potenziare il  recupero  e
il riuso a fine vita). 
  Orientando e qualificando la domanda pubblica in ottica  ambientale
si favorira' il dinamismo e la competizione tra imprese con  ricadute
sulla capacita' delle stesse di ampliare  il  proprio  mercato  e  di
efficientare la gestione e l'utilizzo delle risorse. 
  L'offerta di innovazione  green,  infatti,  e'  gia'  presente  sul
mercato e l'applicazione dei CAM ne potra' rafforzare la diffusione e
l'emersione,   laddove   latente,   nonche'   generarne   di   nuova.
L'applicazione dei CAM, che mirano a tali obiettivi, sara' dunque una
misura sinergica anche al Piano d'azione verde per le PMI di cui alla
COM(2014) 440 "Aiutare le PMI a trasformare le  sfide  ambientali  in
opportunita' di business", che definisce una serie  di  obiettivi  ed
elenca le iniziative da attuare a  livello  europeo  nell'ambito  del
Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 per supportare il  passaggio
verso un'economia verde ed accedere quindi a mercati  internazionali,
affinche'  le  PMI  gestiscano  piu'  efficientemente   le   risorse,
prevengano i danni ambientali e riducano le  emissioni  di  carbonio,
diffondano e  promuovano  la  ri-fabbricazione,  la  riparazione,  la
manutenzione, il riciclaggio e l'ecodesign. 
__________ 
    19 Il 22,2% ha  introdotto  innovazioni  di  prodotto  nel  2015,
contro l'11,4% delle  non  investitrici.  Rapporto  GreenItaly,  anno
2016. 
    20 Fondazione Symbola, 2017. L'Italia in 10 selfie. 
 
3.2.5 Tutelare gli aspetti etici e sociali  anche  lungo  le  filiere
produttive 
  Tale  obiettivo  sara'  perseguito  attraverso  la  definizione  di
specifici criteri sociali  volti  a  favorire  la  trasparenza  e  la
tracciabilita' lungo l'intera filiera  produttiva  per  verificare  e
migliorare le condizioni dei lavoratori,  l'inclusione  sociale,  gli
impatti sociali  delle  produzioni  sui  territori  o  altri  aspetti
etico-sociali, sulla  base  di  una  valutazione  di  opportunita'  a
seconda delle categorie di beni, servizi o lavori di riferimento. 
  Cio' e' infatti in perfetta sintonia con i  piu'  recenti  atti  di
indirizzo unionali e le normative da questi discendenti. 
  Sullo sfondo delle crescenti disuguaglianze nelle nostre  societa',
ulteriormente aggravate dalle crisi climatiche, sanitarie e belliche,
in sede comunitaria,  e'  in  valutazione,  peraltro,  l'introduzione
della tassonomia sociale a completamento della tassonomia  ambientale
che assume i seguenti obiettivi: 
    - la promozione del  lavoro  dignitoso  in  tutta  la  catena  di
valore; 
    - la diffusione di standard di vita adeguati e del  benessere  di
comunita'; 
    - la creazione di societa' inclusive e sostenibili. 
  Specifici criteri etico-sociali ad essi  ispirati,  attendibilmente
condizioneranno   l'erogazione    di    fondi    europei    destinati
all'attuazione di piani e attivita' progettuali. 
  Tali obiettivi sociali possono essere assunti  anche  nel  presente
piano d'azione. 
  In Italia, il "Piano di Azione Nazionale Impresa  e  Diritti  Umani
(2016-2021)" presentato a dicembre 2016 in  attuazione  del  "Guiding
Principles on Business and Human Rights" adottato dal  Consiglio  dei
Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2011 prevede, oltre alla tutela
dei diritti umani, azioni volte  alla  razionalizzazione  del  quadro
giuridico interno e finalizzate alla sensibilizzazione delle  imprese
ed al contrasto ad ogni forma di sfruttamento dei lavoratori21 . 
  Il presente Piano d'azione vuole  concorrere  all'attuazione  delle
azioni ivi  previste,  ricomprese  nella  piu'  ampia  pianificazione
strategica nazionale in tema di sostenibilita'. 
  Attraverso  i  CAM  e  le  relative  azioni  di  supporto  attivate
nell'ambito del presente Piano d'azione, si intende  prioritariamente
favorire l'approvvigionamento di beni e prodotti nel  pieno  rispetto
dei diritti umani e dei lavoratori, con cio' promuovendo l'attuazione
di pratiche che consentano di far emergere la qualita' intrinseca  ed
invisibile dei prodotti che  e'  celata  all'interno  del  prezzo  di
mercato. 
  La  tracciabilita'  delle  filiere  che  si  determina   attraverso
l'approccio del ciclo di vita nell'ambito del quale  si  indagano  le
caratteristiche ambientali dei prodotti, puo' essere utilizzata anche
per verificare il rispetto di determinati diritti  che  riguardano  i
lavoratori, la loro retribuzione, la loro sicurezza, ed altri aspetti
riguardanti le condizioni di lavoro. 
  Pertanto,  sara'  promossa,  almeno  nei  settori  a   rischio   di
violazione di tali diritti, la realizzazione di un monitoraggio lungo
le catene di fornitura al fine di: 
    - far emergere e contrastare i fenomeni di gravi  violazioni  dei
diritti umani e di sfruttamento dei lavoratori; 
    - evitare  il  dumping  sociale  che  determina  una  perdita  di
competitivita' delle imprese piu' attente  o  dei  sistemi  economici
piu' avanzati nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori; 
    - penalizzare le imprese che agiscono in violazione  dei  diritti
basilari e  determinanti  per  la  dignita'  umana,  della  tutela  e
sicurezza sociale del lavoratore e valorizzare,  dunque,  le  imprese
piu' virtuose; 
    - migliorare le condizioni di lavoro. 
  La Commissione Europea ha  pubblicato  la  seconda  edizione  della
Linea guida "Acquisti sociali. Una guida  alla  considerazione  degli
aspetti sociali negli appalti pubblici" (2021/C 237/01), che fornisce
ulteriori spunti in materia di definizione e  verifiche  dei  criteri
sociali. 
  Sulla base di tale Linea guida potra' essere inoltre aggiornata  la
"Guida  per  l'integrazione  degli  aspetti  sociali  negli   appalti
pubblici" adottata con  Decreto  del  Ministro  dell'Ambiente  del  6
giugno 201222 che prende in considerazione  diversi  aspetti  sociali
afferenti all'ampia  definizione  di  "appalti  pubblici  socialmente
responsabili" (SRPP),  promuove  l'applicazione  di  standard  minimi
relativi alle condizioni di lavoro lungo le  catene  di  fornitura  e
fornisce indicazioni operative al fine di tener conto  degli  aspetti
sociali per l'acquisto di  beni  e  per  l'esecuzione  di  servizi  e
lavori. 
  L'applicazione delle indicazioni contenute nella suddetta Guida  e'
consigliata per le stazioni appaltanti che possono piu' efficacemente
realizzare tali pratiche, quali, ad esempio, i soggetti aggregatori e
gli enti chiamati a  bandire  gare  di  somministrazione  di  importo
significativo nei settori a rischio. Di particolare interesse sono, a
tale riguardo, le esperienze di alcuni paesi nordeuropei  nell'ambito
delle quali il "dialogo strutturato" lungo le catene di sub-fornitura
e un'attivita' di verifica specializzata in loco, attivata grazie  ad
apposite clausole contrattuali durante  l'esecuzione  di  appalti  di
somministrazione di prodotti di settori a rischio, ha  consentito  un
miglioramento documentato delle condizioni dei lavoratori. 
  Tali iniziative contribuiscono al processo di internalizzazione dei
costi sociali, che consente un maggiore equilibrio  concorrenziale  a
favore  delle  imprese  che  garantiscono   occupazione   stabile   e
qualitativamente idonea per remunerazioni e condizioni di lavoro. 
  Il presente Piano, oltre che attraverso la definizione  di  criteri
mirati e di iniziative per  promuoverne  l'utilizzo  da  parte  delle
stazioni appaltanti,  potra'  consolidare  gli  obiettivi  di  tutela
sociale attraverso  una  collaborazione  con  il  Punto  di  Contatto
Nazionale  del  Ministero  dello  Sviluppo   Economico   e   con   il
coinvolgimento  di  altri   esperti   e   altri   parti   interessate
sviluppando,  ad  esempio,  iniziative  multistakeholder  a   livello
nazionale, o  approfondendo  altri  aspetti  critici.  Le  iniziative
saranno fortemente interconnesse con quelle  da  attuare  nell'ambito
dell'emanando Piano per la produzione e consumo  sostenibili  di  cui
all'art. 21, comma 4, legge n. 221/2015. 
  Attraverso i CAM e le attivita' di supporto previste  nel  presente
Piano, si intende, oltre che promuovere una  remunerazione  equa  dei
lavoratori coinvolti nelle commesse pubbliche e  migliori  condizioni
di  lavoro  sotto  il  profilo  della  sicurezza  e  della   qualita'
dell'occupazione prevedendo verifiche ad hoc anche  lungo  la  catena
dei subappalti ivi compreso il settore della logistica e  promuovendo
una maggiore trasparenza in merito al costo del lavoro23 . 
  Si menziona, in tale sede, l'art. 47 del D.L. 31 maggio 2021, n.77,
che stabilisce, ad esempio, per i contratti  pubblici  finanziati  in
tutto o in parte con le risorse del Piano Nazionale per la ripresa  e
la resilienza e del Piano nazionale di investimenti complementari, il
rispetto di specifici  requisiti  per  garantire  pari  opportunita',
generazionali e di genere. 
__________ 
     21 Con il fine di analizzare specifiche caratteristiche  proprie
del contesto italiano, il PAN  si  focalizza  su  sei  priorita'  che
costituiscono le principali aree d'azione: 
      - promozione di processi di human rights due  diligence,  volta
ad identificare,  prevenire  e  mitigare  i  potenziali  rischi,  con
particolare attenzione alle piccole e medie imprese; 
      - contrasto al caporalato (soprattutto nel settore  agricolo  e
delle costruzioni) ed alle forme  di  sfruttamento,  lavoro  forzato,
lavoro minorile, schiavitu'  e  lavoro  irregolare,  con  particolare
attenzione ai migranti e alle vittime di tratta; 
      - promozione dei diritti fondamentali del lavoro  nel  processo
di internazionalizzazione d'impresa, con particolare  riferimento  ai
processi produttivi globali; 
      -  rafforzamento  del  ruolo  dell'Italia  nel  quadro  di  una
cooperazione internazionale per lo sviluppo basata sui diritti umani; 
      - contrasto alla  discriminazione  ed  all'ineguaglianza  e  la
promozione delle pari opportunita'; 
      -  promozione   della   protezione   e   della   sostenibilita'
ambientale. 
     22 GURI n. 159 del 10 luglio 2012. 
 
3.2.6 Effetti economici del Piano 
  Attraverso  l'eco-progettazione  di  processo  e  di  prodotto,  le
innovazioni gestionali di  sistema  e  l'applicazione  di  tecnologie
ambientali che gli appalti pubblici verdi e circolari promuovono,  si
concorre al miglioramento della competitivita' delle imprese e  della
qualita' dei prodotti. 
  La circolarita'  dei  modelli  produttivi  rende  le  imprese  piu'
autosufficienti e le innovazioni  ambientali  le  mettono  al  riparo
dalla  scarsita'  delle   risorse,   anche   energetiche,   e   dalle
fluttuazioni dei relativi prezzi. 
  Il prodotto o il servizio fornito da  tali  imprese,  sara'  sempre
piu'  apprezzato  in  un  contesto  culturale  progressivamente  piu'
attento alla qualita' ambientale, alla sicurezza e alla salubrita' in
fase di utilizzo e consumo. E' evidente  che  la  competitivita'  non
puo'  essere  perseguita,  nel  medio-lungo  periodo,  continuando  a
ridurre la qualita' dei prodotti, i loro costi e, di conseguenza,  il
costo  del  lavoro  che  deprime  la  capacita'  di  spendere  e   di
acquistare.  Sin  dalle  commesse  pubbliche  si   deve   tornare   a
valorizzare la qualita' e ad assicurare prezzi  equi  affinche'  tale
qualita' possa essere effettivamente garantita. 
  Gli appalti pubblici verdi  e  circolari  hanno  riflessi  positivi
anche a livello occupazionale, in particolare nell'ambito della green
economy "(green jobs)", ovvero a favore dei lavoratori occupati  "nei
settori  dell'agricoltura,  del  manifatturiero,  nell'ambito   della
ricerca  e  sviluppo,  dell'amministrazione   e   dei   servizi   che
contribuiscono in maniera  incisiva  a  preservare  o  restaurare  la
qualita' ambientale24 " nonche' a livello di occupazione  giovanile25
, in quanto l'alta formazione in campo ambientale e' stata in maggior
misura usufruita dalle generazioni piu'  recenti.  L'applicazione  di
criteri ambientali e sociali fa emergere i cosiddetti "prezzi ombra",
internalizzando i costi ambientali e  sociali  nel  prezzo  finale  e
rendendo accessibili prodotti e servizi di migliore qualita', non  in
funzione del loro minor prezzo,  ma  in  funzione  del  loro  "giusto
prezzo" rispetto alle caratteristiche qualitative, anche  intrinseche
ed invisibili, quali  quelle  ambientali  e  sociali,  laddove  siano
dimostrate in maniera affidabile. 
  Gli  appalti  pubblici  verdi  e   il   presente   Piano   d'azione
contribuiscono a razionalizzare la spesa  pubblica,  soprattutto  nel
medio-lungo  periodo,  promuovendo  azioni   per   razionalizzare   i
fabbisogni ed i consumi all'interno delle pubbliche amministrazioni. 
  In taluni casi potrebbero aumentare i costi di acquisto per  alcuni
beni o servizi, ma tali  maggiori  esborsi  sono  compensati,  talora
ampiamente, dalla diminuzione delle spese per i  consumi  energetici,
dei costi sanitari, delle spese per ulteriori acquisti  o  per  altri
ripristini ambientali, potendo pertanto sotto il profilo concettuale,
classificare le spese sostenute per l'acquisto di beni e  servizi  di
elevata qualita', anche ambientale, o almeno parte di esse, piuttosto
come investimenti  per  azioni  di  prevenzione  legate  alla  difesa
idrogeologica, alla riduzione dei rifiuti, all'efficienza energetica,
alla riduzione degli  inquinamenti,  all'adattamento  ai  cambiamenti
climatici. 
  Fermi restando i molteplici effetti economici positivi derivanti da
una piu' incisiva attuazione del green  public  procurement,  occorre
richiamare  che  ad  ogni  trasformazione  dei  modelli  economici  e
produttivi si accompagnano importanti sfide sociali. In questo senso,
la transizione sara' pienamente sostenibile nella misura in cui sara'
anche giusta ed inclusiva, accompagnando e reindirizzando  imprese  e
lavoratori dei settori i cui prodotti, servizi e lavori entreranno in
sofferenza e tenderanno a fuoriuscire dal mercato. 
__________ 
     24 Definizione UNEP. Includono  pertanto  attivita'  volte  alla
tutela degli ecosistemi e della  biodiversita',  alla  riduzione  del
consumo di energia, risorse e acqua, e a  minimizzare  o  evitare  la
creazione di qualsiasi forma di spreco o inquinamento, agli  occupato
dell'eco-industria in senso stretto, ossia all'industria dei  beni  e
dei servizi ambientali finalizzati a misurare, limitare,  minimizzare
o correggere i danni ambientali recati all'acqua, all'aria, al suolo,
o relativi a problemi legati ai rifiuti, all'inquinamento acustico  e
ai danni recati agli ecosistemi e a quei comparti che generano  posti
di lavoro connessi  all'ambiente  come  l'agricoltura  biologica,  la
silvicoltura sostenibile e il turismo ecologico, settori che  possono
essere  strategici  per  una  valorizzazione  del  made  in  Italy  e
soprattutto dei prodotti tipici. 
     25 L. 7 agosto 2012, n. 134, art. 57.  Misure  per  lo  sviluppo
dell'occupazione giovanile nel  settore  della  green  economy  (vedi
anche il fondo per l'occupazione giovanile  nell'ambito  della  green
economy istituito dal MATTM nel 2013. 
 
3.3  La  definizione  di  appalto  verde  alla  luce  dell'evoluzione
normativa 
 
  I "Criteri Ambientali Minimi" (CAM) rappresentano le "misure  volte
all'integrazione delle esigenze di  sostenibilita'  ambientale  nelle
procedure  d'acquisto  di  beni  e  servizi   delle   amministrazioni
competenti" previste dall'articolo 1,  comma  1126,  della  legge  27
dicembre 2006, n. 296, e sono le prescrizioni tecniche  del  presente
Piano d'azione. 
  I CAM sono le "indicazioni tecniche" del PAN GPP,  vale  a  dire  i
requisiti per garantire la tutela  ambientale  e,  quando  possibile,
etico-sociale, tenendo conto dell'approccio lungo il ciclo  di  vita,
collegati  alle  varie  fasi  che  caratterizzano  le  procedure   di
affidamento:  la  definizione   dell'oggetto   dell'affidamento;   la
selezione  dei  candidati,  laddove  sia   necessario   o   opportuno
selezionare gli offerenti in base  alla  loro  capacita'  tecnica  ad
assicurare migliori prestazioni ambientali durante  l'esecuzione  del
contratto; le specifiche tecniche alle quali le forniture, i  servizi
o i lavori devono conformarsi; i criteri premianti  per  valutare  le
offerte che offrono prestazioni o soluzioni  tecniche  piu'  avanzate
rispetto   alle   caratteristiche   gia'   previste;   le    clausole
contrattuali, vale a dire le modalita' di esecuzione del contratto. 
  I  documenti  recanti  i  CAM,  allegati  tecnici  dei  Decreti  di
adozione, includono una premessa che descrive l'approccio  utilizzato
per ridurre gli impatti ambientali piu' significativi della categoria
di affidamento affrontata e, ove  appropriato,  raccomandazioni  alle
stazioni appaltanti per la razionalizzazione  degli  acquisti  e  dei
consumi, per mettere in pratica  appalti  pubblici  "circolari",  con
indirizzi per scegliere  l'oggetto  dell'appalto  piu'  adeguato  per
soddisfare i fabbisogni con il  minore  impatto  sull'ambiente.  Tali
indicazioni possono altresi'  contenere  suggerimenti  per  prevenire
criticita' in fase attuativa o per massimizzare i benefici ambientali
attraverso altre azioni legate all'oggetto dell'affidamento. 
  L'appalto e' definito "verde" quando, cosi' come previsto dall'art.
57, comma 2 del  decreto  legislativo  31  marzo  2023  n.  36,  sono
introdotte nella  documentazione  progettuale  e  di  gara  tutte  le
specifiche tecniche e le clausole  contrattuali  dei  CAM  e,  quando
l'aggiudicazione  e'  prevista  con   l'applicazione   del   criterio
dell'offerta economicamente piu' vantaggiosa ai sensi dell'art.  108,
commi 4 e 5, sulla base del miglior rapporto qualita' prezzo o  sulla
base dell'elemento relativo al costo,  laddove  si  tenga  conto  dei
criteri premianti riportati nella corrispondente sezione dei medesimi
CAM, vale a dire laddove si utilizzino uno o piu'  di  detti  criteri
premianti. 
  I criteri individuati  nell'ambito  del  presente  Piano  d'azione,
ancorche' divenuti obbligatori, non pregiudicano la  possibilita'  di
introdurre ulteriori o piu' avanzati criteri ambientali  a  valle  di
adeguate valutazioni tecniche e di mercato, ne' di adottare soluzioni
alternative per soddisfare i fabbisogni approcciati dai  CAM,  se  da
tali soluzioni alternative risultino  maggiori  benefici  ambientali,
ne' e' pregiudicata la possibilita' di applicare  criteri  ambientali
su categorie di appalto non ancora oggetto di CAM. 
  In tali ipotesi, le stazioni appaltanti sono invitate a  comunicare
alla  Direzione  competente  del  Ministero  dell'Ambiente  e   della
sicurezza  energetica,  all'apposita  casella   GPP@mite.gov.it,   le
migliori pratiche di appalti verdi ed eventualmente  "circolari",  in
modo tale  che  possano  essere  pubblicate  sul  sito  nella  pagina
dedicata ed utilizzate per indirizzare l'attivita' di  definizione  o
revisione dei CAM. 
 
3.4 I CAM: fonti tecniche e le prospettive 
 
Fonti per la definizione dei CAM 
  Dal punto di vista tecnico, l'attivita' di definizione dei  CAM  e'
basata essenzialmente sulle seguenti fonti: 
    • le etichettature ambientali conformi alla UNI EN ISO  14024  e,
in particolare, il marchio europeo di qualita' ecologica  comunitario
Ecolabel (UE). Viene individuata l'opportunita' tecnica e di  mercato
di  imporre  delle   etichettature   specifiche   per   definire   le
caratteristiche ambientali dei prodotti, nei  limiti  di  quanto  ivi
previsto; 
    • i "comprehensive criteria" pertinenti del Toolkit  Europeo  sul
GPP; 
    • le buone pratiche segnalate a livello nazionale o comunitario; 
    • le metodologie di valutazione del ciclo di  vita  (L.C.A.  Life
Cycle Assessment,) e analisi dei costi del ciclo di vita (L.C.C. Life
Cycle Costing); 
    • le norme, anche tecniche pertinenti, laddove  dall'applicazione
di tali  norme  o  attraverso  indicazioni  specifiche  supplementari
collegate a tali norme, possano derivare benefici ambientali  diretti
o indiretti. 
  Per quanto riguarda altri strumenti connessi  agli  appalti  verdi,
potra' considerarsi anche  lo  schema  nazionale  volontario  per  la
valutazione e la comunicazione dell'impronta ambientale dei  prodotti
"Made Green in Italy" istituito con DM 21 marzo 2018, n. 56, ai sensi
dell'art.  21  della  legge  28  dicembre  2015,   n.   221   recante
"Disposizioni in materia ambientale per promuovere  misure  di  green
economy  e  per  il  contenimento  dell'uso  eccessivo   di   risorse
naturali". Tale schema, cosi' come indicato al  comma  1  del  citato
articolo, adotta la metodologia per la  determinazione  dell'impronta
ambientale dei prodotti (PEF), come  definita  nella  raccomandazione
2013/179/UE della Commissione Europea  del  9  aprile  2013  relativa
all'uso  di  metodologie  comuni  per  misurare   e   comunicare   le
prestazioni ambientali nel corso del ciclo di  vita  dei  prodotti  e
delle  organizzazioni26  ed  e'  finalizzato  a  promuovere,  con  la
collaborazione dei soggetti interessati, l'adozione di  tecnologie  e
disciplinari di produzione innovativi che garantiscano  la  riduzione
degli impatti ambientali che i prodotti hanno durante il  loro  ciclo
di vita anche in relazione alle prestazioni ambientali  previste  dai
CAM. 
  L'utilizzo di tale schema nell'ambito dei CAM sara' stabilito sulla
scia delle indicazioni che verranno fornite dalla DG  Ambiente  della
Commissione Europea relative all'utilizzo della PEF nel green  public
procurement e, se del caso, a seguito di quanto emergera' dai  gruppi
di lavoro e dall'iter di definizione dei CAM stabilito  dal  presente
Piano d'azione. 
  Il  riferimento  nell'applicazione   dei   CAM   a   certificazioni
accreditate,   standard,   ecc.   puo'   agevolare   la   valutazione
dell'effettiva rispondenza di prodotti, servizi e lavori ai parametri
ambientali e contribuire ad accrescere il clima di fiducia  verso  lo
strumento, potenziandone  l'efficacia.  Ulteriori  riferimenti  utili
all'applicazione   dei   CAM   possono   essere    rinvenuti    nella
classificazione UE delle  attivita'  economiche  ecosostenibili,  cd.
tassonomia, regolamento (UE) 2020/852 e negli atti  delegati  che  la
Commissione  adottera'  contenenti  specifici  criteri  tecnici   per
integrare i principi sanciti nel regolamento. 
__________ 
     26  Tale  raccomandazione  discende  dalla  Comunicazione  della
Commissione Europea COM(2013)196  "Costruire  il  mercato  unico  dei
prodotti  verdi  -  migliorare  le  informazioni  sulle   prestazioni
ambientali dei prodotti e delle organizzazioni" emanata allo scopo di
incoraggiare adeguatamente i cittadini e  le  autorita'  pubbliche  a
scegliere i prodotti piu' efficienti dal punto di vista delle risorse
e meno  dannosi  per  l'ambiente  nel  loro  intero  ciclo  di  vita,
dall'estrazione  delle   materie   prime,   alla   produzione,   alla
distribuzione, all'uso, fino alla fine del ciclo di vita rispetto  ad
altri prodotti o a  prodotti  simili  della  stessa  categoria.  Tale
Raccomandazione fornisce indicazioni per regolamentare il calcolo, la
valutazione, la convalida di parte terza e la comunicazione  a  tutti
gli stakeholder dell'impronta ambientale dei prodotti e  dei  servizi
(Product  Environmental  Footprint).  La  metodologia  fornisce  agli
interessati gli orientamenti tecnici piu' dettagliati  possibile  per
l'effettuazione dello studio di impronta ambientale, in modo tale  da
aumentare la comparabilita' degli studi e risultati fatti da analisti
diversi  su  prodotti   dello   stesso   tipo   ed   e'   finalizzata
all'elaborazione di regole per specifiche categorie di  prodotti  con
le quali, individuando alcuni  indicatori  ambientali  relativi  alle
principali categorie di  impatto  ambientale  (emissioni  di  gas  ad
effetto serra, efficienza nell'uso delle  risorse,  impronta  idrica,
etc.), possano essere realizzati degli studi di  impronta  ambientale
che  diano  risultati  delle  prestazioni  ambientali  ripetibili   e
oggettivi. Tali indicatori ambientali,  se  inferiori  a  determinati
benchmark calcolati sulle prestazioni ambientali del mercato  europeo
di riferimento, possono identificare i prodotti verdi. 
    Dopo la fase pilota, terminata nel 2016 e comunque non prima  del
2019, la Commissione europea sara'  in  grado  di  determinare  degli
orientamenti in merito alla Impronta ambientale di prodotto anche  in
relazione alle pratiche di appalti pubblici verdi . 
 
Evoluzione dei CAM 
  Alla luce del pacchetto di misure europeo sull'economia circolare e
del citato documento di inquadramento e di posizionamento  strategico
"Verso un modello di economia circolare per l'Italia", si intende far
si' che i CAM supportino lo sviluppo e la diffusione  di  modelli  di
economia circolare,  sviluppando  e  consolidando  il  mercato  delle
materie prime seconde e  dei  sottoprodotti  derivanti  da  "simbiosi
industriale", promuovendo l'acquisto di  prodotti  preparati  per  il
riutilizzo, la  riparazione  dei  prodotti,  l'eco-progettazione  che
garantisce la maggior durata della vita utile dei beni e l'efficienza
nell'uso   delle   risorse,   contrastando   l'obsolescenza   tecnica
programmata e le pratiche che impediscono lo sviluppo di  un'economia
pulita e circolare, promuovendo la transizione verso  materiali  piu'
sostenibili, a scapito di quelli ad alta intensita' di carbonio e dei
prodotti o materiali meno durevoli. 
  A  tal  fine,  tali  criteri  verranno   opportunamente   segnalati
affinche' le stazioni appaltanti che ne facciano un completo utilizzo
e riescano ad aggiudicare le gare con i criteri  premianti  mirati  o
che modifichino ad hoc l'oggetto dell'affidamento, siano  consapevoli
di attuare appalti "circolari", ovvero in grado di  contribuire  alla
chiusura dei cicli dell'energia e  della  materia  nell'ambito  delle
catene di fornitura,  parallelamente  minimizzando  o,  nei  migliori
casi, evitando gli impatti ambientali  negativi  e  la  creazione  di
rifiuti lungo  l'intero  ciclo  di  vita27  .  In  tal  eventualita',
l'appalto  pubblico,  o  l'affidamento   potra'   qualificarsi   come
"circolare". 
  I CAM, come menzionato nel paragrafo 3.2.5  "Tutelare  gli  aspetti
etici e sociali lungo le filiere produttive" includono anche appositi
criteri sociali, ispirati per lo piu'  alla  finalita'  della  citata
Linea guida di cui al decreto del Ministro dell'Ambiente della tutela
del territorio e del mare 6 giugno 2012. I CAM sono infatti uno degli
strumenti piu' efficaci per considerare anche  gli  aspetti  sociali,
tenuto conto che l'approccio di analisi lungo il ciclo di vita che e'
alla base della gestione di alcuni  aspetti  ambientali  puo'  essere
utilizzato per la gestione di determinati  aspetti  etico-sociali  da
verificare "lungo la catena di fornitura".  Nelle  prossime  edizioni
dei CAM si intende continuare ad affrontare anche gli aspetti sociali
critici e specifici per la categoria di affidamento  o  fornitura  di
cui  sono  oggetto,  definendo  criteri  ad   hoc   e   promuovendone
l'utilizzo, confermando l'indirizzo  gia'  assunto  anche  dal  Piano
d'azione per la sostenibilita' ambientale dei consumi della  pubblica
amministrazione revisionato dal Decreto  del  Ministro  dell'Ambiente
della tutela del territorio e del mare del 4 aprile 2013. 
  Nei CAM, inoltre, dovranno essere definiti in modo  tale  da  tener
conto della proporzionalita' degli oneri per l'accesso a seconda  del
valore posto alla base d'asta e in modo tale  da  non  ostacolare  le
micro, piccole e medie imprese. 
  I CAM sono aggiornati periodicamente  in  funzione  dell'evoluzione
del mercato e dei progressi scientifici e tecnologici, nonche'  delle
modifiche del contesto normativo. Per facilitare l'implementazione di
ulteriori criteri o di performance ambientali  piu'  avanzate  e  per
fornire  indicazioni  sui  criteri  ambientali  che  si  prevede   di
introdurre nelle versioni successive, possono essere  incluse  alcune
indicazioni a riguardo nei CAM  stessi  o  nella  relativa  relazione
tecnico illustrativa accessibile sul sito del Ministero dell'Ambiente
e della Sicurezza  Energetica,  nella  pagina  dedicata  ai  CAM.  La
relazione tecnico-illustrativa, oltre ai contenuti  tecnici,  riporta
l'elenco degli enti e dei soggetti coinvolti nei gruppi di lavoro. 
__________ 
     27 Public procurement for a circular economy - good pactice  and
guidance, Commissione Europea 2017. 
 
3.5 Le categorie di prodotti, servizi e lavori oggetto dei CAM 
 
  Nell'ambito delle attivita' attuative del presente  piano  d'azione
si colloca in via prioritaria la definizione dei  Criteri  Ambientali
Minimi. 
  I CAM sono definiti per diverse categorie di  prodotti,  servizi  o
lavori selezionate sulla base di quelle che sono oggetto dei  criteri
di green public procurement europei28 e di altre etichette ambientali
conformi alla UNI EN ISO 14024 nazionali, europee o internazionali, e
tenendo conto del volume di spesa pubblica,  delle  potenzialita'  di
miglioramento ambientale, delle  innovazioni  ambientali  settoriali,
della possibilita' che il settore  di  riferimento  possa  conseguire
miglioramenti ambientali basati su requisiti oggettivi, ripetibili  e
verificabili. 
__________ 
     28 Per maggiori informazioni 
http://ec.europa.eu/environment/gpp/gpp_criteria_wp.htm. 
 
3.6 Il Comitato di Gestione del Piano d'azione: compiti e struttura 
 
  La necessita' di individuare una struttura che governi il Piano, in
grado di metterne in atto le indicazioni, di coordinare le competenze
ed  i  ruoli  dei  principali  soggetti  pubblici  interessati   alle
tematiche affrontate dal piano stesso,  e'  stata  rilevata  sin  dal
momento in cui l'articolo 1, commi 1 e 2, del  decreto  del  Ministro
dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 185 del  18
ottobre 2007 ha istituito il "Comitato di Gestione  per  l'attuazione
del Piano d'azione sulla sostenibilita' ambientale  dei  consumi  nel
settore della  Pubblica  Amministrazione  e  per  lo  sviluppo  della
Strategia  nazionale  sulla   politica   integrata   dei   prodotti",
coordinato da un rappresentante esperto  della  competente  direzione
del Ministero dell'Ambiente, con composizione  e  compiti  nel  tempo
modificati da successivi decreti ministeriali29 . 
  I compiti attribuiti al "Comitato di gestione" dall'articolo 2  del
DM  n.  247  del  21   settembre   2016,   in   vigore   al   momento
dell'elaborazione del presente Piano, sono i seguenti: 
    a) formulare le proposte di Criteri  Ambientali  Minimi  e  degli
obiettivi di sostenibilita' per determinate categorie di acquisti  da
sottoporre  ad  approvazione  del  Ministro  dell'Ambiente  e   della
Sicurezza Energetica, nonche' i relativi aggiornamenti; 
    b) assicurare la programmazione delle attivita' previste dal  PAN
GPP relative alla comunicazione, alla formazione ed  al  monitoraggio
dell'applicazione del Piano stesso; 
    c) supportare il Comitato di cui all'art.  1,  comma  1128  della
legge 27 dicembre 2006, n. 296, ove costituito. 
  La necessita' di tale struttura e' confermata, sebbene la  relativa
composizione ed i compiti debbano essere  adeguati  in  funzione  del
rinnovato contesto giuridico  e  dei  progressi  compiuti  a  livello
nazionale nella politica e nelle pratiche sugli appalti verdi. 
  A tale riguardo al Comitato, che sara' composto  da  rappresentanti
esperti dei diversi Ministeri, istituzioni ed enti strategici per  la
gestione del Piano, si intende assegnare un  piu'  robusto  ruolo  di
supporto alle azioni di governance, rispetto  al  ruolo  tecnico.  Al
Comitato in  questione,  sara'  dunque  attribuita  una  funzione  di
indirizzo e supporto per l'implementazione delle azioni previste  dal
presente  Piano  d'azione,  al  quale  ciascun  componente  designato
concorrera' in relazione alle funzioni di competenza. In particolare,
poiche' ciascun componente del Comitato svolge una funzione  connessa
sia alle competenze professionali, sia alle competenze  dell'ente  di
appartenenza, dovranno far parte  del  Comitato  esperti  stabilmente
operanti presso l'ente nominante in grado di interloquire attivamente
con la propria struttura di appartenenza. 
  Per garantire l'efficacia delle funzioni svolte da tale organismo e
fare in modo che tutti i singoli componenti svolgano azioni  utili  e
complementari, se ne regolamentera' dunque piu'  dettagliatamente  il
funzionamento e se  ne  rendera'  piu'  flessibile  e  funzionale  la
relativa composizione. La definizione puntuale dei  compiti  e  della
composizione del Comitato sara' delineata da un apposito decreto  del
Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica  che  sostituira'
il citato DM n. 247 del 21 settembre 2016. 
  Tale organismo,  coordinato  da  un  esperto  rappresentante  della
competente direzione del Ministero dell'Ambiente  e  della  Sicurezza
Energetica,  assolvera'  anche  la  funzione  di   collettore   delle
informazioni  sulle  innovazioni  ambientali   e   sulle   attivita',
normative, e sulle strategie connesse agli appalti pubblici verdi, di
propulsore ed attuatore di iniziative utili allo sviluppo di  filiere
verdi e di modelli  di  economia  circolare  sul  territorio  e  alla
corretta e  completa  applicazione  dei  Criteri  ambientali  minimi,
compresi gli indirizzi ivi contenuti. 
  Il  Comitato   di   Gestione   dovrebbe   essere   costituito   dai
rappresentanti dei principali Ministeri interessati, della Conferenza
delle Regioni  e  delle  Province  Autonome,  del  Sistema  Nazionale
Protezione Ambiente (SNPA), dei soggetti aggregatori, dell'ANAC e  da
esperti degli enti di ricerca, tra cui il Consiglio  Nazionale  delle
Ricerche. 
  Al Comitato di  Gestione  puo'  essere  attribuito  il  compito  di
definire una procedura per la definizione dei CAM,  che  tenga  conto
degli elementi nel seguito richiamati. 
__________ 
     29 DM n. 33/2009; DM n.77/2012; DM n. 361/2013; DM n. 188/2014 e
DM n. 247/2016. 
 
3.7 Elementi guida per la procedura di definizione dei CAM 
 
  La procedura di definizione  dei  Criteri  Ambientali  Minimi  deve
essere orientata a: 
    -  garantire  la   diffusione   delle   informazioni   sull'avvio
dell'attivita' di definizione o revisione dei  CAM  sulle  specifiche
categorie di prodotti, servizi o lavori, al fine di  acquisire  dati,
studi  aggiornati,  contributi,  nonche'  al  fine  di  ricevere   le
manifestazioni di interesse per la partecipazione al tavolo di lavoro
da istituire per la definizione del CAM; 
    - assicurare che i tavoli  di  lavoro  a  cui  e'  attribuito  il
compito di definire la proposta dei CAM  da  sottoporre  al  Ministro
dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica in allegato al Decreto  di
adozione, siano coordinati da esperti  rappresentanti  del  Ministero
dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica e  prevedano  la  presenza
dei  rappresentanti  istituzionali   con   competenze   significative
nell'ambito della categoria di prodotto, servizio  o  lavoro  oggetto
del CAM da definire, anche eventualmente nell'ambito di ITACA; 
    - garantire  la  massima  e  tempestiva  diffusione  ai  soggetti
interessati delle informazioni sui CAM in  corso  di  adozione  o  di
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale affinche'  il  mercato  abbia  la
possibilita' di rispondere senza particolari difficolta' a quelle che
saranno  le  caratteristiche  ambientali  delle  successive  commesse
pubbliche. 
  Nell'attivita' di definizione dei CAM e' favorita la piu'  ampia  e
razionale  partecipazione  di  parti  interessate  ed   esperti   per
intercettare le innovazioni del mercato, per comprendere  il  livello
di  selettivita'   adeguato   alle   caratteristiche   ambientali   e
socio-economiche del settore e degli appalti pubblici di  riferimento
e per evitare criticita' in fase applicativa dei CAM. La  trasparenza
e' garantita attraverso la redazione di resoconti delle riunioni  dei
Tavoli di lavoro nonche'  delle  riunioni  tecniche  e  dei  seminari
funzionali alla definizione dei medesimi CAM, laddove siano coinvolte
le parti interessate. 
  Il  Ministero   dell'Ambiente   e   della   Sicurezza   Energetica,
nell'ambito  delle  funzioni  di  coordinamento  svolte  in  seno  al
Comitato di Gestione ed in condivisione con lo stesso,  redigera'  un
piano di lavoro annuale per la definizione o l'aggiornamento dei CAM.
Come previsto dal cronoprogramma della Strategia nazionale in materia
di economia circolare (SEC) adottata con  D.M.  24  giugno  2022,  la
programmazione annuale  dei  Decreti  recanti  i  Criteri  Ambientali
Minimi e' condivisa nell'ambito del tavolo permanente con le  Regioni
istituito dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica  e
adottata con Decreto Direttoriale della competente Direzione Generale
per  l'Economia  Circolare  del  Ministero  dell'Ambiente   e   della
Sicurezza Energetica.  Il  programma  annuale  di  definizione  o  di
aggiornamento  dei  CAM  sara'  pubblicato  sul  sito  del  Ministero
dell'Ambiente e della Sicurezza energetica entro marzo  dell'anno  di
riferimento. 
 
 
4 AZIONI PRIORITARIE PER  L'IMPLEMENTAZIONE  DEGLI  APPALTI  PUBBLICI
VERDI 
 
4.1 Azioni specifiche per le stazioni appaltanti 
 
  Per garantire l'applicazione  corretta  e  completa  degli  appalti
sostenibili e circolari, e' necessario che gli uffici  apicali  delle
stazioni appaltanti attuino le iniziative piu'  appropriate  rispetto
alle dimensioni e alla struttura organizzativa dell'ente e al  volume
degli acquisti  gestiti  in  proprio,  ad  esempio  nel  campo  della
formazione  e  della  sensibilizzazione,  nonche'  azioni   di   tipo
organizzativo - gestionale, procedurale  e  amministrativo-contabile,
mirate a soddisfare i fabbisogni legati  alle  attivita'  interne  ed
esterne dell'ente stesso  nel  rispetto  dei  principi  dell'economia
circolare    e     della     decarbonizzazione,     attraverso     la
dematerializzazione, l'eliminazione degli sprechi, la  riduzione  del
consumo di risorse. 
  Prioritariamente  e'  opportuno  realizzare  iniziative  mirate  al
rafforzamento delle competenze in  materia  di  appalti  sostenibili,
specializzando le risorse professionali coinvolte nelle diverse  fasi
della procedura di acquisto. 
  L'intera organizzazione va infatti  coinvolta  in  un  percorso  di
sviluppo  culturale,  prospetticamente  utile  a   liberare   risorse
finanziarie e a migliorare l'allocazione di tali risorse verso  beni,
servizi ed opere utili, durevoli, riparabili, qualitativamente validi
sotto il  profilo  prestazionale,  funzionale,  ambientale  ed  etico
sociale.  Di  notevole  interesse  e',  da  tale  punto   di   vista,
l'esperienza di alcuni paesi nordeuropei che, per  determinate  opere
pubbliche e per l'ottimizzazione di alcuni servizi,  che  prevede  la
consultazione  della  cittadinanza  preliminarmente  alla   fase   di
programmazione  degli  appalti,  in  modo  tale   che   il   processo
decisionale condiviso possa portare a realizzare opere e servizi piu'
utili e funzionali per l'utenza, senza  produrre  impatti  ambientali
evitabili e sprechi di risorse finanziarie. 
  Dall'analisi dei modelli di attuazione della pratica degli acquisti
verdi in Italia emerge quale fattore di  criticita'  l'organizzazione
interna, ovvero la rete di funzioni strategiche e di processi interni
all'ente che consentono di adempiere agli obblighi normativi previsti
dal codice dei contratti  pubblici  nell'ambito  di  una  piu'  ampia
strategia di consumo sostenibile. Risulta opportuno che ciascun  ente
adotti un modello organizzativo che coinvolga non solo i responsabili
unici del procedimento e gli altri addetti alle attivita' di  gare  e
contratti ma l'intera organizzazione dell'ente30 . 
  Fra le azioni di supporto all'implementazione di  una  politica  di
appalti sostenibili possono essere incluse: 
    - iniziative o progetti, anche di formazione e  sensibilizzazione
del  personale  o  degli  utenti,  sulle  tematiche   rilevanti   per
razionalizzare i consumi e prevenire gli sprechi di risorse,  incluse
le risorse idriche e alimentari; 
    - la definizione di procedure e l'attuazione di soluzioni,  anche
organizzative, che consentano di evitare sprechi di risorse  naturali
e finanziarie nella gestione complessiva  dell'ente,  utili  anche  a
razionalizzare gli acquisti  di  beni  o  di  servizi,  tra  cui,  ad
esempio: l'adozione del lavoro agile; l'installazione di dispenser  o
rubinetti esterni ai locali sanitari per la distribuzione di acqua di
rete; l'adozione di misure per promuovere  la  mobilita'  sostenibile
del personale; la gestione sostenibile di eventi e trasferte e  l'uso
di  videoconferenze;  le  misure  per   gestione   responsabile   dei
dispositivi che  consumano  energia  e  la  relativa  formazione;  la
digitalizzazione dei documenti, le misure per evitare i beni  monouso
ecc.; 
    - la realizzazione delle analisi dei fabbisogni  valutando  quali
forniture possono essere dematerializzate ovvero, ad  esempio,  quali
beni, invece di essere sostituiti, possono essere riparati, preparati
per il riutilizzo, riutilizzati  o  quali  soluzioni  possono  essere
proposte per soddisfare le esigenze con minor carico  ambientale,  in
modo tale da definire l'oggetto dell'appalto nel modo  piu'  efficace
al  fine  di  ottenere  il  migliore  risultato  ambientale.  A  tale
riguardo, e' opportuno, ove si abbiano le competenze  tecniche  o  la
possibilita' di  usare  metodologie  standardizzate  per  calcolarli,
tener conto dei costi lungo il ciclo di vita per valutare la migliore
fra le opzioni alternative con le quali soddisfare i  fabbisogni  (ad
esempio comparando i prodotti monouso con i prodotti riutilizzabili o
per scegliere tra una fornitura e un servizio), in modo  di  adottare
nella maniera piu' appropriata  possibile,  anche  sotto  il  profilo
ambientale, gli appalti,  le  concessioni,  gli  affidamenti  diretti
anche nell'ambito  del  programma  delle  acquisizioni  ovvero  nella
programmazione triennale dei  lavori  e  degli  acquisti  di  beni  e
servizi, di cui all'art. 37 del decreto legislativo  n.  36/2023,  ed
allocare,  prospetticamente,   piu'   appropriatamente   le   risorse
finanziarie fra i diversi capitoli di spesa; 
    - azioni di supporto tecnico-formativo per  introdurre  ulteriori
criteri ambientali, anche nelle categorie non oggetto dei CAM  stessi
e per effettuare appalti circolari anche sulla base  dell'analisi  di
buone pratiche; 
    - la quantificazione annuale, ad esempio, dei consumi  energetici
dell'ente,  dei  rifiuti  prodotti,  del  volume   di   acquisti   di
determinati beni ed il relativo andamento nel tempo; 
    - la valutazione dei casi in cui possa essere  utile  attuare  le
consultazioni preliminari  di  mercato,  previste  dall'art.  77  del
decreto legislativo n. 36/2023 per le categorie di beni e  servizi  o
per i lavori non oggetto di CAM, in caso di gare rilevanti  sotto  il
profilo economico ed ambientale, al fine di individuare le migliori e
piu' innovative soluzioni dal punto di vista ambientale; 
    - basare sistematicamente la competizione sulla legalita',  anche
garantendo lo svolgimento sistematico delle verifiche di  conformita'
in fase di esecuzione contrattuale; 
    -  la  verifica  dell'assolvimento  dell'onere  di  comunicazione
relativa all'applicazione dei  CAM  nell'ambito  della  procedura  di
rilevazione telematica di riferimento, laddove adottata dall'ANAC. In
via generale, e' inoltre opportuno realizzare misure  per  assicurare
congrui corrispettivi nelle commesse pubbliche, al fine di attrarre i
migliori operatori economici, ottenere i migliori servizi o lavori  e
non ostacolare i percorsi di qualificazione delle imprese che operano
stabilmente con il settore pubblico. 
  Pertanto, tenuto conto  dei  prezzi  di  mercato  e  dei  prezziari
regionali per determinare gli importi a base d'asta piu'  appropriati
in funzione dell'oggetto  dell'appalto,  e'  opportuno  applicare  le
formule di aggiudicazione e un numero di criteri  premianti  utili  a
far si' che la competizione si svolga effettivamente  sulla  base  di
caratteristiche qualitative oggettive e affidabilmente  verificabili.
A tal proposito si dovrebbe diffondere la modalita' di aggiudicazione
al prezzo o costo fisso, come  ai  sensi  dell'art.  37  del  decreto
legislativo 31 marzo 2023 n. 36. 
  Le  stazioni  appaltanti  sono  inoltre   tenute   ad   erogare   i
corrispettivi entro i termini  di  pagamento  stabiliti  dal  decreto
legislativo del 9 novembre 2012, n. 192, anche per non incorrere  nel
pagamento degli interessi moratori. 
__________ 
     30 Si segnalano le "Le  linee  guida  Green  Public  Procurement
(GPP) del Sistema Agenziale " SNPA ed. 2017 che forniscono un modello
operativo di organizzazione interna degli  enti  adatto  a  qualunque
amministrazione pubblica e finalizzato alla sistematica  introduzione
degli    aspetti    ambientali    nel    processo     di     acquisto
https://www.snpambiente.it/2017/01/24/linee-guida-green-publicprocure
ment-gpp-del-sistema-agenziale. 
 
4.2 Azioni per i soggetti aggregatori gestori di mercati elettronici 
 
  L'articolo 9 del decreto legge  n.  66  del  2014  recante  "Misure
urgenti per la competitivita' e la  giustizia  sociale",  convertito,
con modificazioni, con legge 23 giugno 2014 n. 89, ha  introdotto  la
nuova figura dei "soggetti aggregatori" per l'acquisizione di beni  e
servizi, al  fine  di  acquistare,  oltre  a  determinate  soglie,  i
beni/servizi che appartengono a determinate categorie  merceologiche,
individuate annualmente con un apposito Decreto della Presidenza  del
Consiglio dei Ministri. 
  Nell'elenco dei soggetti aggregatori fanno parte, tra gli altri, la
CONSIP ed altre centrali di  committenza  costituite  gia'  ai  sensi
dell'articolo 1, comma 455, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che
gestiscono, rispettivamente, il Mercato  elettronico  della  Pubblica
Amministrazione (MePA) ed altri mercati elettronici. 
  Al MePA e ad altri eventuali mercati elettronici istituiti ai sensi
dell'art. 1, comma 450 della Legge n. 296/2006, cosi' come modificato
dall'art. 1, comma 130 della  legge  30  dicembre  2018,  n.  145  le
amministrazioni centrali e periferiche, le amministrazioni  pubbliche
di cui all'articolo 1, comma 2 del decreto  legislativo  n.  165/2001
nonche' le autorita' indipendenti, sono obbligate a ricorrere per gli
acquisti di beni e servizi di importo pari o superiore a 5.000 euro e
al di sotto della soglia di rilievo comunitario. 
  Alla luce di tali disposizioni, per facilitare  l'applicazione  dei
Criteri Ambientali Minimi anche agli acquisti  effettuati  attraverso
questi  strumenti,  la  Consip  ed  altri  soggetti  aggregatori  che
gestiscono rispettivamente il MEPA ed altri mercati  elettronici,  si
attivano affinche': 
    - siano facilitati gli acquisti  conformi  ai  CAM  sia  per  gli
ordini diretti che per le richieste d'offerta,  anche  attraverso  la
possibilita' di selezionare i prodotti con le etichette ambientali, i
prodotti la cui conformita' ai CAM e' dimostrata per mezzo  di  altra
documentazione probatoria, attraverso i cataloghi dei fornitori e  le
funzionalita' della piattaforma; 
    - nei bandi di abilitazione dei fornitori delle categorie di beni
e servizi oggetto  dei  CAM,  sia  menzionata  la  necessita'  che  i
prodotti  e  i  servizi  iscritti  a  catalogo  siano  conformi  alle
specifiche tecniche e alle clausole contrattuali dei  CAM  pertinenti
vigenti  ed  in  possesso  della  documentazione   di   verifica   di
conformita' ivi prevista. 
 
 
5 LE AZIONI DI SUPPORTO ALL'ATTUAZIONE DEL PIANO D'AZIONE 
 
5.1 Il ruolo delle Regioni,  delle  Province  autonome,  del  Sistema
Nazionale Protezione  Ambiente,  delle  citta'  metropolitane  e  del
tavolo delle stazioni appaltanti. 
 
  Diverse sono le Regioni e gli enti locali che, anche tenendo  conto
degli  indirizzi  contenuti  nel  Piano  d'azione  del  2008,   hanno
legiferato in materia di appalti sostenibili. Specie grazie ad alcuni
Piani  d'azione  regionali,  si  sono  diffuse  pratiche  di  appalti
pubblici verdi ed altre azioni virtuose a livello  territoriale,  che
dovrebbero  essere  replicate  in  maniera  uniforme  nel  territorio
nazionale o ulteriormente implementate. 
  L'applicazione obbligatoria dei CAM, li ha resi indubbiamente  piu'
efficaci nell'obiettivo di diffondere l'innovazione  tecnologica,  la
nascita e lo sviluppo di  imprese  verdi  e  la  moltiplicazione  dei
"lavori verdi", ma per veicolare questi obiettivi a  livello  locale,
e'  necessario  un  impegno  supplementare  da  parte  degli   attori
istituzionali. 
  Per assicurare un maggiore coordinamento interistituzionale  e  per
mettere a sistema e trasferire  le  migliori  pratiche  fra  Regioni,
anche  in  relazione  alle  attivita'  svolte   presso   il   settore
imprenditoriale, in data 2 ottobre  2017  e'  stato  sottoscritto  un
Protocollo di intesa fra  Ministero  dell'Ambiente  e  la  Conferenza
delle  Regioni  e  Province  autonome,  in  corso  di   rinnovo.   Il
protocollo, che  prevede  il  coinvolgimento  del  Sistema  Nazionale
Protezione Ambiente e di ITACA quale organo tecnico della  Conferenza
Stato-Regioni, impegna altresi'  tali  attori  ad  attivarsi  per  la
realizzazione  di  un  monitoraggio  efficiente  ed  omogeneo   delle
iniziative  intraprese,  con  il  coinvolgimento  della  Rete   degli
Osservatori dei contratti pubblici, nonche' per  l'aggiornamento  dei
prezziari  regionali  e  mira  ad  assicurare   un   confronto   piu'
strutturato durante l'attivita' di definizione dei  CAM,  cosi'  come
dovra' essere recepito nella relativa procedura. 
  A supporto degli obiettivi del presente Piano d'azione e del citato
Protocollo di intesa, sarebbe utile che  le  Regioni  e  le  Province
autonome redigessero un Piano territoriale per l'attuazione  del  GPP
che preveda, a titolo esemplificativo, le seguenti azioni: 
    - la realizzazione e l'implementazione di reti a  livello  locale
di organizzazioni pubbliche e private per facilitare la diffusione di
buone pratiche, per agevolare la risoluzione di criticita'  emergenti
nel processo di attuazione del  GPP,  per  confrontare  le  soluzioni
migliori per lo sviluppo del mercato green e per dare informazioni  o
suggerire proposte ai referenti regionali  in  seno  al  Comitato  di
Gestione, per migliorare la diffusione dei CAM e  per  renderli  piu'
efficaci, con ulteriori o differenti requisiti ambientali e  sociali,
o per definirli su nuove categorie di appalto o concessioni; 
    -  la  realizzazione  di  campagne  informative  per  le  aziende
operanti nei settori coinvolti dai CAM e la  creazione  di  eventuali
sportelli per le imprese per dare informazioni e facilitare l'accesso
alle  commesse   pubbliche   conformi   ai   CAM,   con   l'eventuale
collaborazione delle Camere di commercio locali; 
    - la mappatura, nei settori in cui operano i CAM e nelle relative
filiere, dei punti di debolezza che impediscono a  livello  locale  o
interregionale la diffusione di modelli di economia circolare,  delle
filiere  verdi,  delle  simbiosi  industriali  promosse  dai  CAM   e
l'identificazione  delle  azioni  e  delle  risorse  da   mettere   a
disposizione per superare tali criticita' (ad esempio,  la  creazione
di  Reti  Regionali  di  sottoprodotti,  che  supportino,  sul   lato
dell'offerta, la mappatura ed  il  monitoraggio  delle  tipologie  di
sottoprodotti attuali e potenziali, nelle  varie  filiere  produttive
regionali, anche eventualmente mettendo in evidenza costi e  benefici
dei   possibili   percorsi   alternativi   e,   sul   lato   domanda,
l'individuazione dei potenziali utilizzatori, azioni  per  migliorare
la valorizzazione del  ciclo  dei  rifiuti,  per  sviluppare  modelli
agro-alimentare a minori impatti ambientali, diffondere tecnologie  o
soluzioni  per  ridurre  l'inquinamento  idrico  o  atmosferico,  per
tutelare la biodiversita', anche a livello della fauna ittica etc. ); 
    - l'attuazione  di  azioni  mirate  a  far  sviluppare  capacita'
imprenditoriali, a migliorare le infrastrutture, a  creare  reti  fra
aziende, a sostenere nuovi investimenti, che consentano la diffusione
dei modelli di economia circolare o delle filiere verdi promosse  dai
CAM o che possano trovare  opportuna  valorizzazione  grazie  ai  CAM
stessi, anche su nuove categorie di appalti o concessioni; 
    -  azioni  di  supporto  agli  uffici  regionali,  alle  stazioni
appaltanti e alle imprese per la diffusione  degli  appalti  pubblici
verdi e delle iniziative per dematerializzare i fabbisogni, anche  in
considerazione con le misure e gli obiettivi  previsti  dai  PR  FERS
2021-2027 e le strategie regionali di sviluppo sostenibile; 
    - il monitoraggio sull'organizzazione delle  principali  stazioni
appaltanti regionali, per verificare il  rispetto  delle  indicazioni
operativo-gestionali previste nel paragrafo  4.1  "Azioni  specifiche
per le stazioni appaltanti"; 
    - la redazione di report  annuali  sulle  azioni  intraprese,  da
condividere nell'ambito dei tavoli previsti dal Protocollo di intesa. 
  Al fine di consentire  l'attuazione  delle  azioni  individuate  in
detti Piani  nelle  tempistiche  ivi  previste,  nei  medesimi  piani
dovrebbero essere allocate apposite risorse finanziarie. 
  In ordine agli obiettivi del presente Piano, le Regioni e  Province
autonome, inoltre, attivano le seguenti azioni: 
    - il coinvolgimento della Rete degli  Osservatori  regionali  dei
contratti pubblici, costituita dalla Conferenza delle Regioni e delle
Province    autonome,    per    l'attivazione    del     monitoraggio
sull'applicazione dei CAM, d'intesa con ANAC; 
    - l'aggiornamento dei prezzari regionali che  devono  comprendere
anche  prodotti  e  materiali  conformi  ai  CAM  in  funzione  della
disponibilita' degli stessi sul mercato". 
  Le  Regioni  hanno  anche  un'ulteriore  ruolo,   discendente   dal
cronoprogramma della  Strategia  nazionale  in  materia  di  economia
circolare (SEC) adottato con D.M. 19 settembre 2022, che prevede che,
nell'ambito del  tavolo  permanente  con  le  Regioni  istituito  dal
Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica,  sia  condiviso
un Decreto  Direttoriale  della  competente  Direzione  Generale  del
citato Ministero, con la programmazione annuale dei Decreti recanti i
Criteri Ambientali Minimi, entro il primo trimestre di  ciascun  anno
durante il triennio 2023-2025. 
  Analogamente  le   Citta'   metropolitane,   alcune   delle   quali
sottoscrittrici  di  un  Protocollo  di  intesa  volto   a   favorire
l'applicazione  dei  CAM,  sono  invitate  a  condividere   le   loro
esperienze e a mettere a fattor comune le relative migliori pratiche,
affinche'  vi  sia  un  progressivo   miglioramento   dei   risultati
ambientali e sociali, e a comunicare anche alla competente  Direzione
del Ministero dell'Ambiente i progressi compiuti. 
  Altresi' si evidenzia l'importanza del ruolo del Sistema  Nazionale
di Protezione Ambiente in merito alle attivita' di  supporto  tecnico
agli enti territoriali in termini di iniziative di comunicazione,  di
sensibilizzazione e di formazione, di redazione di studi  finalizzati
alla valutazione dei benefici ambientali derivanti  dall'applicazione
dei CAM e di eventuali  altri  criteri  ambientali  introdotti  dalle
stazioni appaltanti, di esecuzione di studi di Life Cycle Assessment,
nonche' per sperimentare o mettere a punto metodologie di analisi dei
costi lungo il ciclo di vita ambientale su determinate  categorie  di
prodotti o servizi o come supporto tecnico alle  stazioni  appaltanti
in fase di esecuzione contrattuale per la verifica del  rispetto  dei
CAM. 
  Al  fine  di  ottenere  informazioni  in  ordine  alle   esperienze
attuative  dei  Criteri  ambientali   minimi,   all'efficacia   delle
iniziative condotte al fine di facilitarne l'attuazione, agli  esempi
virtuosi  in  materia  di  appalti   pubblici   verdi,   sostenibili,
circolari, incluse eventuali  esperienze  relative  alla  valutazione
degli effetti ambientali e sociali di tali pratiche, nonche' al  fine
di ottenere suggerimenti per migliorare le azioni condotte a  livello
centrale  o  periferico,  sono  costituiti  tavoli  o  occasioni   di
confronto  con  stazioni  appaltanti,  ad   esempio   anche   tramite
rilevazioni su campioni  rappresentativi  di  stazioni  appaltanti  o
dedicando giornate ad hoc  nell'ambito  degli  "Open  day  sul  Piano
d'azione nazionale sulla sostenibilita' ambientale  dei  consumi  nel
settore  della  Pubblica  amministrazione",  di  cui  al   successivo
paragrafo 5.3 "Azioni di comunicazione e formazione". 
 
5.2 Il ruolo delle  associazioni  di  categoria  e  delle  Camere  di
commercio 
 
  Il  ruolo  delle  associazioni  di  categoria  e  delle  Camere  di
commercio e' strategico nella fase di definizione  dei  CAM  e  nella
fase applicativa. 
  L'utilita'  di  tali  soggetti  risiede   nella   possibilita'   di
interfacciarsi con le imprese e diffondere le  informazioni  relative
ai CAM in modo tale da migliorare l'accesso delle imprese  alla  fase
di definizione dei CAM nonche' far  si'  che  tali  imprese  ricevano
informazioni con sufficiente anticipo sui CAM in corso  di  adozione.
Tali soggetti possono supportare le imprese fornendo  assistenza  per
favorire l'accesso alle commesse pubbliche verdi e per  la  creazione
di filiere verdi a livello locale. 
  I rappresentanti di tali  enti  dovranno  farsi  parte  attiva  nel
percorso  di  qualificazione  ambientale  delle  commesse   pubbliche
delineato dalle indicazioni del presente Piano d'azione e dai  CAM  e
mettere in evidenza eventuali difficolta' che verranno segnalate alla
competente Direzione generale del  Ministero  dell'Ambiente  e  della
Sicurezza energetica e,  eventualmente,  condivise  nel  Comitato  di
Gestione affinche',  attraverso  appropriate  azioni  di  governance,
possano essere risolte. 
  Tra tali azioni di governance si evidenzia  l'opportunita'  che  la
citata  Direzione  generale  si  attivi,   ad   esempio,   stipulando
Protocolli di intesa dedicati alla formazione di specifici  referenti
dei CAM presso tali organizzazioni,  che  possano  garantire  a  loro
volta una qualita' adeguata della formazione a livello nazionale, sia
a favore di operatori economici che delle stazioni appaltanti. 
  Per le finalita' sopra richiamate  sarebbe  inoltre  opportuno  che
presso le Camere di Commercio fossero istituiti sportelli informativi
rivolti ai produttori delle varie categorie merceologiche oggetto dei
CAM, per supportare i  produttori  nei  piani  di  miglioramento  dei
propri prodotti e servizi, nonche' dei propri processi  produttivi  e
gestionali. 
 
5.3 Azioni di comunicazione e formazione 
 
Comunicazione 
  Per migliorare  l'efficacia  del  Piano  d'azione  e  dei  CAM,  e'
opportuno garantire un flusso di informazioni costante tra  Ministero
e i soggetti interessati, durante la definizione e  durante  la  fase
applicativa dei CAM stessi. 
  Un  maggiore  scambio  di  informazioni  durante   l'attivita'   di
definizione dei CAM  sara'  garantito  dalla  rinnovata  procedura  e
avverra'  principalmente  per  il  tramite  del   principale   canale
informativo del Piano  d'azione,  ovvero  il  portale  del  Ministero
dell'Ambiente  e  della  Sicurezza  Energetica  ed  altri   eventuali
strumenti (notiziari, newsletter ecc.). In particolare, nella sezione
dedicata agli appalti verdi, sono comunicate  le  principali  notizie
concernenti i CAM. 
  La  Direzione  competente  del  Ministero  dell'Ambiente  e   della
Sicurezza energetica si attivera'  al  fine  di  rendere  il  tessuto
imprenditoriale  piu'  preparato  a  rispondere  ai  futuri  standard
ambientali  delle  commesse  pubbliche  e  a  definire  CAM  il  piu'
possibile adeguati alla soddisfazione delle  diverse  esigenze  delle
stazioni appaltanti, trovando un punto di equilibrio tra  vincoli  ed
esigenze di diversa natura, attraverso apposita comunicazione, con la
reti di soggetti pubblici e privati e, per lo scambio di informazioni
con   gli   operatori   economici,   eventuali   nuovi   accordi   di
collaborazione, anche eventualmente con il sistema camerale. 
  Al fine di dare la possibilita' alla piu' ampia platea di  soggetti
di fare segnalazioni, proposte o quesiti, potranno essere organizzate
inoltre delle giornate "Open day sul Piano d'azione  nazionale  sulla
sostenibilita' ambientale dei  consumi  nel  settore  della  Pubblica
amministrazione", eventualmente  su  settori  specifici,  di  accesso
libero agli stakeholders, quale ulteriore occasione  di  confronto  e
dialogo con i referenti tecnici presso il MASE che si occupano  della
definizione dei CAM. 
 
Formazione e assistenza tecnica 
  A supporto del Piano d'azione, nell'ambito del Progetto CReIAMO PA,
che durera' sino al 202331 , e' stata predisposta una apposita scheda
progettuale (la Linea di  Intervento/Work  Package:  MATT  L1  WP1  -
"Formazione e diffusione del Green Public Procurement"). 
  Questa Linea di attivita',  rivolta  principalmente  alle  stazioni
appaltanti, ha  previsto  azioni  formative  in  materia  di  appalti
pubblici  sostenibili  attraverso  diversi  strumenti:  formazione  a
distanza (FAD e webinar), workshop  e  attivita'  di  accompagnamento
("affiancamenti on the job")  sui  CAM  e  su  altre  buone  pratiche
relative all'implementazione di strategie di appalti pubblici verdi. 
  Il corso di formazione a distanza (FAD) sul tema  del  GPP  prevede
l'erogazione di 15 moduli  formativi,  sette  inerenti  agli  aspetti
generali del GPP e otto sui singoli CAM  in  relazione  alle  diverse
categorie merceologiche e alle procedure  per  rendere  "sostenibili"
gli appalti  della  PA.  I  Webinar  prevedono  momenti  formativi  a
distanza su singoli CAM o singole tematiche. 
  Gli affiancamenti on the job, erogati in base a  manifestazioni  di
interesse  avanzate  dalle  Regioni,  hanno  lo  scopo   di   fornire
assistenza tecnica per delineare ed  attuare  policy  in  materia  di
appalti pubblici verdi e  per  supportare  gli  enti  e  le  stazioni
appaltanti nella stesura della documentazione di gara. 
  Per  realizzare  i  percorsi  di  e-learning   e   per   facilitare
l'interscambio di informazioni e la creazione  di  network  e'  stata
realizzata una piattaforma web dedicata al Progetto,  per  usufruire,
previa iscrizione, dei materiali formativi, aggiornati tenendo  conto
degli aggiornamenti dei Criteri Ambientali Minimi e dell'adozione  di
nuovi CAM. 
  Tali attivita' sono interconnesse con alcune delle azioni  previste
nell'ambito del Protocollo di intesa tra Ministero della  Transizione
Ecologica, gia' Ministero dell'Ambiente della tutela del territorio e
del mare e la Conferenza delle Regioni e Province autonome,  in  fase
di  rinnovo,  che  ha  fra  i  principali  obiettivi  quello  di  far
accrescere e armonizzare le competenze in materia di appalti pubblici
verdi a livello territoriale a favore sia di stazioni appaltanti  che
di operatori economici, con il coinvolgimento del  Sistema  Nazionale
Protezione Ambiente che,  attraverso  la  piattaforma  e-learning  di
ISPRA, ha attivato a sua volta un programma di formazione  interno  e
di ITACA. 
  A supporto di questa attivita' di formazione il Ministero si avvale
della collaborazione anche della rete delle Citta' Metropolitane. 
  Altresi',  per  rafforzare  ed  ampliare  l'offerta  formativa,  la
competente  direzione  del  Ministero,  la  Direzione  Generale   per
l'Economia Circolare, ha  stipulato,  in  data  25  marzo  2021,  una
apposita convenzione con Invitalia di durata triennale,  che  prevede
attivita' formativa  a  distanza  nonche'  l'implementazione  di  una
piattaforma telematica  progettata  per  facilitare  il  processo  di
definizione dei CAM secondo i principi guida cui  deve  attenersi  la
relativa procedura. 
  La Scuola Nazionale dell'Amministrazione, nell'ambito del corso per
la gestione sostenibile degli appalti di lavori, forniture e  servizi
e per  il  rilascio  del  diploma  in  esperto  in  management  della
sostenibilita', ha altresi' previsto formazione  specifica  dedicata,
con focus su vari temi utili a  comprendere  le  potenzialita'  e  la
necessita' di utilizzare in modo strategico gli  appalti  pubblici  e
facilitare l'attuazione dei Criteri Ambientali Minimi. 
  Altre  iniziative  formative  sono  state  sviluppate  e   dovranno
continuare   ad   essere   sviluppate   nell'ambito   degli    ordini
professionali  (architetti,  ingegneri,  settore  medico-ospedaliero,
avvocati) e con gruppi di soggetti chiave (Accredia  -  organismi  di
valutazione della conformita', UNI), cosi'  come  nei  master  e  nei
corsi universitari. E' evidente, infatti, il ruolo chiave che possono
assumere a tale riguardo gli ordini professionali  e  la  Rete  delle
Professioni Tecniche, le Universita',  i  Politecnici,  gli  Istituti
Tecnico-professionali specializzati nell'edilizia in riferimento alle
azioni  di  formazione  e  informazione  in  materia  di  CAM,  quale
attivita' strategica anche per trasferire know how e modelli virtuosi
nel settore privato. 
  In particolare, gli enti che hanno lo scopo  o  le  competenze  per
erogare attivita' formativa nel settore edile,  dovrebbero  includere
un adeguato numero di ore formative o  corsi  specialistici  sui  CAM
settoriali, il life cycle costing, il  life  cycle  assessment  e  le
pratiche di appalti circolari in modo tale da formare  professionisti
in grado di assicurare l'efficientamento e la riduzione degli impatti
ambientali  del  patrimonio  edilizio  nazionale  sia  pubblico   che
privato. 
  Anche la formazione in materia di appalti pubblici erogata da altri
enti,  quale  quella  obbligatoria  prevista  nell'ambito  del  Piano
triennale per la prevenzione della corruzione prevista dalla legge  6
novembre 2012 n. 190 e  non  soggetta  al  tetto  di  spesa  definito
dall'art.  6,  comma  13,  del  decreto-legge  n.  78/2010,  dovrebbe
prevedere appositi moduli dedicati agli appalti sostenibili. 
  Altre iniziative  per  fornire  indirizzi  in  materia  di  appalti
pubblici  verdi  potranno  essere  assunte  anche   nell'ambito   del
protocollo di intesa tra Ministro  dell'Ambiente  e  della  Sicurezza
Energetica   e   l'Autorita'   Nazionale    Anticorruzione    (ANAC),
sottoscritto il 29  ottobre  2021,  che  prevede,  fra  le  linee  di
attivita',  la  condivisione  di  atti  di  indirizzo,  linee  guida,
clausole-tipo per bandi e capitolati, al fine di fornire ausilio alle
stazioni  appaltanti  garantendo  uniformita'  di  indirizzi  e   una
corretta  applicazione  delle  disposizioni   relative   ai   Criteri
Ambientali Minimi e l'attivita' di formazione in materia  di  appalti
pubblici verdi. 
  Con riferimento alle diverse iniziative sopra descritte,  visto  il
Piano nazionale di  formazione  per  la  professionalizzazione  delle
stazioni appaltanti e delle centrali di committenza (PNF)  realizzato
dal Ministero delle infrastrutture e trasporti in collaborazione  con
ITACA, quale (organo tecnico della Conferenza  delle  Regioni),  IFEL
(Fondazione  Anci)  e  Scuola  Nazionale   dell'Amministrazione,   in
attuazione dell'art.7 comma 7bis della legge 11 settembre 2020 n. 120
"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio
2020, n.  76,  recante  «Misure  urgenti  per  la  semplificazione  e
l'innovazione digitali»,  e'  necessario  attivare  un  coordinamento
operativo per rafforzare ed ampliare le diverse linee di  azione  del
PNF anche in materia di appalti pubblici verdi. 
__________ 
     31  Tali  attivita'  saranno  svolte  nell'ambito  del  progetto
CReIAMO PA - PON GOV 2014-2020 
 
Osservatorio del percorso attuativo del Piano d'Azione 
  Grazie a tali programmi formativi ed  informativi,  alle  attivita'
legate ai protocolli di intesa e alle informazioni  raccolte  durante
la fase  applicativa  dei  CAM,  si  provvedera'  alla  redazione  di
pubblicazioni e rapporti, con informazioni sulle attivita'  attuative
del Piano d'azione, sui dati del monitoraggio e sui punti di forza  e
di  debolezza  emersi,  utili  ad  individuare  le   iniziative   per
massimizzare  l'efficacia  del  Piano  per  promuovere  uno  sviluppo
sostenibile. 
 
5.4 Il monitoraggio 
 
  Nella COM (2008)400 "Appalti verdi per  un  ambiente  migliore"  e'
richiamata l'importanza di monitorare  l'applicazione  degli  appalti
pubblici verdi per conoscere il  grado  di  diffusione  del  GPP  nei
diversi Stati membri e  per  verificare  il  rispetto  dell'obiettivo
fissato dalla Commissione Europea di conseguire, entro  il  2010,  il
50% di gare di appalto "verdi" ovvero conformi ai criteri  "di  base"
di GPP europei, da calcolare tanto per il numero di contratti  quanto
per il loro valore,  rispetto  al  numero  e  al  valore  totali  dei
contratti conclusi nei settori nei quali sono stati individuati detti
criteri. 
  A livello nazionale, analogamente, un  monitoraggio  e'  necessario
sia ai fini del  controllo  del  rispetto  della  normativa  sia  per
stimare   i    benefici    economici    ed    ambientali    derivanti
dall'applicazione dei CAM. 
  L'art. 213, comma 9, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n.  50
alla luce del decreto correttivo  del  19  aprile  2017,  n.  56,  ha
assegnato ulteriori funzioni dell'Autorita' Nazionale  Anticorruzione
nel settore dei  contratti  pubblici,  attribuendo  all'autorita'  il
compito di monitorare "l'applicazione dei criteri  ambientali  minimi
di cui al decreto di cui all'articolo 34 comma 1 ed il raggiungimento
degli obiettivi prefissati dal Piano d'azione per  la  sostenibilita'
dei consumi nel settore della pubblica amministrazione" attraverso la
sezione centrale dell'Osservatorio dei contratti pubblici relativi  a
lavori, servizi e forniture, composto da una sezione  centrale  e  da
sezioni regionali  aventi  sede  presso  le  Regioni  e  le  Province
Autonome  ed  organizzato  secondo  l'apposito  protocollo   d'intesa
sottoscritto da ANAC,  Conferenza  delle  Regioni  e  delle  Province
Autonome e dalle stesse Regioni e delle Province Autonome"32  .  Tale
compito, non e' stato confermato  nell'ambito  della  disciplina  dei
contratti pubblici riformata con  il  decreto  legislativo  31  marzo
2023, n. 36, ma rimane efficace fino alla relativa scadenza il citato
Protocollo di intesa tra Ministero dell'Ambiente  e  della  Sicurezza
Energetica e l'ANAC sottoscritto in data 29 ottobre  2021  di  durata
triennale che pone, come prima attivita' ambito della collaborazione,
quella relativa al monitoraggio e  alla  vigilanza  sull'applicazione
dei Criteri Ambientali Minimi. 
  La prima fase sperimentale di detto  monitoraggio  e'  condotta  su
base  campionaria,  con  il  coinvolgimento  tecnico-scientifico  del
Consiglio   Nazionale   delle   Ricerche,    Istituto    Inquinamento
Atmosferico. Tali rilevazioni saranno affiancate da indagini condotte
nei settori produttivi interessati  dai  Criteri  ambientali  minimi,
quale ulteriore attivita'  prevista  nell'ambito  di  un  Accordo  di
collaborazione tra la Direzione generale per l'Economia circolare  ed
il citato Istituto del CNR sottoscritto in data 21 dicembre 2022,  al
fine di ottenere una rappresentazione dell'effetto leva  nei  mercati
di riferimento rispetto  al  livello  di  attuazione  degli  obblighi
previsti dal codice dei contratti  pubblici  legati  all'introduzione
dei CAM nella documentazione progettuale e di gara. 
  I risultati dei monitoraggi annuali sono  utili  per  orientare  al
meglio la strategia degli appalti pubblici verdi  e  saranno  diffusi
attraverso gli  strumenti  di  comunicazione  all'uopo  dedicati  che
verranno messi a diposizione  dal  Ministero  dell'Ambiente  e  della
Sicurezza Energetica. 
  I dati sul valore economico e sul numero di contratti  conformi  ai
CAM potranno essere utilizzati anche come indicatori nell'Agenda 2030
delle Nazioni Unite per lo Sviluppo  Sostenibile,  nell'ambito  delle
rilevazioni  sull'obiettivo  12  "assicurare  produzioni  e   consumi
sostenibili", che e' accompagnato da un sotto-obiettivo sugli appalti
pubblici verdi nonche' per monitorare i progressi nazionali  compiuti
nell'ambito del  Piano  d'azione  dell'Unione  Europea  sull'economia
circolare di cui alla COM (2020) 98, oltre che per fornire  riscontro
alle future richieste della Commissione Europea,  previste  dall'art.
83 della Direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici e  dall'art.  99
della Direttiva 2014/25/UE sulle procedure di appalto  per  gli  enti
erogatori dei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti  e  dei
servizi  postali.  Tali  Direttive  stabiliscono   infatti   che   la
Commissione Europea debba richiedere agli Stati  Membri,  al  massimo
ogni tre anni, informazioni sull'applicazione pratica delle politiche
strategiche nazionali in materia di appalti strategici. 
__________ 
     32 Tale competenza era stata attribuita anche dall'art. 19 della
legge 28 dicembre 2015, n. 221 "Disposizioni  in  materia  ambientale
per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso
eccessivo di risorse naturali", novellando il  codice  dei  contratti
pubblici previgente. 
 
5.5 Prospettive in merito alle verifiche di conformita' ai CAM 
 
  Per facilitare le verifiche di conformita'  ai  Criteri  Ambientali
Minimi nonche' per fornire  l'opportunita'  di  rendere  pubbliche  e
affidabili le informazioni relative alla conformita' ai  CAM  stessi,
potra' essere promossa l'istituzione di uno  strumento  di  verifica,
quale un'etichettatura con le caratteristiche previste  dall'art.  69
del decreto legislativo n. 50/2016 e confermate nell'allegato II.5 ai
sensi dell'art. 80 del decreto  legislativo  n.  36/2023,  basato  su
rapporti di prova e  certificazioni  rilasciate  da  Organismi  della
valutazione della conformita'  competenti  accreditati  a  norma  del
Regolamento  (UE)  n.  765/2008  e   su   periodiche   verifiche   di
sorveglianza in situ. 
  Tale strumento, appropriato per i prodotti e servizi non rientranti
nel campo di applicazione del marchio di qualita' ecologica  Ecolabel
UE, quali, ad esempio, le cartucce di toner e a getto  di  inchiostro
nonche' per i prodotti per i  quali  le  prestazioni  ambientali  del
marchio di qualita' ecologica Ecolabel europeo sono troppo  selettive
per il mercato  degli  appalti  pubblici  ed,  eventualmente,  per  i
settori produttivi che, per caratteristiche strutturali, non  possono
accedere  al  marchio  Made  green  in  Italy,  istituito  ai   sensi
dell'articolo 21, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221,  con
Decreto del Ministro dell'Ambiente della tutela del territorio e  del
mare 21 marzo 2018, n. 56,  porrebbe  l'Italia  in  linea  con  molti
paesi, anche al di fuori dell'Unione Europea, che hanno  istituto  da
tempo un marchio ecologico  nazionale  elaborato  conformemente  alla
norma tecnica UNI EN ISO 14024 per supportare l'esigenza di  cambiare
i propri modelli di produzione e consumo e  che  su  di  esso  basano
anche le proprie politiche nazionali di appalti pubblici sostenibili.
Tale  etichetta  potrebbe  annettere   anche   i   criteri   sociali,
analogamente all'evoluzione  in  corso  nell'ambito  del  marchio  di
qualita' ecologica Ecolabel UE e dei Criteri Ambientali Minimi.