(Piano nazionale radon) (parte 1)
                           PIANO NAZIONALE 
                        D'AZIONE PER IL RADON 
                              2023-2032 
 
 
                              Sommario 
 
  PREMESSA 
 
  1    ASPETTI GENERALI 
 
  1.1  Il radon 
     Elemento radon 
     Meccanismo d'azione 
     Provenienza del radon 
     Ingresso del radon negli edifici 
     Fattori di rischio 
 
  1.2  Situazione sanitaria e radon in Italia 
     Indagine nazionale 
     Piano nazionale del 2002 
     Stima dell'impatto sanitario in Italia 
     Attivita' svolte dalle Regioni e Province autonome 
 
  1.3  Quadro normativo 
     Disposizioni della comunita' europea 
     Evoluzione normativa nazionale 
     Decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 
     Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 
     Leggi regionali 
 
  2    OBIETTIVI E STRUTTURA DEL PIANO 
 
  2.1  Lavori di preparazione 
     Lavori propedeutici 
     Gruppo di lavoro tecnico 
 
  2.2  Obiettivi 
     Finalita' generali 
     Obiettivi specifici 
     Costi e fonti di finanziamento 
 
  2.3  Struttura del Piano 
     Schema funzionale della struttura 
     Partecipazione  delle  Regioni  e  Province  autonome  e   delle
ARPA/APPA 
     Schema sinottico 
 
  3    ASSI E AZIONI DEL PIANO 
 
  3.1  Asse 1. Misurare: individuazione delle situazioni di  maggiore
esposizione 
     Azione  1.1  Metodologie  e  strategie  per  lo  svolgimento  di
campagne di misurazione del radon indoor 
     Azione 1.2 Indicazioni e criteri per  la  caratterizzazione  del
territorio su base geologica 
     Azione 1.3 Individuazione delle tipologie di luoghi  di  lavoro,
di attivita' lavorative e di  edifici  con  accesso  del  pubblico  a
maggior rischio 
     Azione 1.4 Registrazione dei dati sulla concentrazione di radon 
     Azione 1.5 Protocolli per la misurazione della concentrazione di
radon indoor e la stima dell'esposizione integrata 
     Azione 1.6 Indicazioni riguardanti i livelli prestazionali e  le
modalita' operative e gestionali dei servizi di dosimetria radon 
     Azione 1.7 Criteri per l'individuazione delle aree prioritarie 
 
  3.2  Asse 2. Intervenire: strumenti per la prevenzione e  riduzione
della concentrazione di radon indoor 
     Azione  2.1.   Indicazioni   riguardanti   gli   interventi   di
risanamento 
     Azione 2.2 Indicazioni per prevenire e  ridurre  l'ingresso  del
radon nel caso di nuove costruzioni e di ristrutturazioni 
     Azione 2.3. Identificazione  di  materiali  da  costruzione  con
maggiore esalazione di radon 
     Azione  2.4  Indicazioni  riguardanti   la   formazione   e   la
qualificazione degli esperti in interventi di risanamento radon 
     Azione 2.5 Indicazione dei dati sugli interventi di risanamento 
     Azione 2.6. Connessione con programmi di prevenzione del fumo 
     Azione 2.7  Connessioni  con  programmi  di  qualita'  dell'aria
indoor ed efficientamento energetico 
 
  3.3  Asse 3. Coinvolgere: informazione,  educazione,  formazione  e
divulgazione 
     Azione 3.1. Osservatorio nazionale radon 
     Azione 3.2. Strategie di comunicazione e promozione di  campagne
informative 
     Azione 3.3. Sviluppo di un piano formativo rivolto ai lavoratori
e alle figure  professionali  di  sicurezza  che  operano  in  ambito
pubblico e privato 
     Azione 3.4 Educazione 
     Azione 3.5. Partecipazione 
     Azione 3.6 Citizen  science:  una  strategia  per  la  riduzione
dell'esposizione al radon nelle abitazioni 
 
  4    APPENDICI 
 
  4.1  Appendice all'Azione 1.1 
     Parte 1 - Linee guida per la  realizzazione  di  indagini  volte
all'individuazione delle aree prioritarie 
     Parte 2 - Linee guida per  l'individuazione,  all'interno  delle
aree  prioritarie,  delle  abitazioni  con  concentrazioni  di  radon
superiori al livello di riferimento 
     Questionario 
 
  4.2 Appendice all'Azione 1.2 
 
  4.3 Appendice all'Azione 1.3 
 
  4.4 Appendice alle Azioni 2.1 e 2.2 
 
  4.5 Appendice all'Azione 2.4 
 
  5    ACRONIMI E RIFERIMENTI 
 
  5.1 Acronimi 
 
  5.2 Riferimenti bibliografici e sitografici 
 
 
                              Premessa 
 
  Ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 31  luglio  2020,
n.101, il Piano nazionale d'azione per il radon deve essere  adottato
con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il  Piano,  in
conformita' con le disposizioni  normative  nazionali  e  comunitarie
contiene gli obiettivi  per  affrontare  i  rischi  a  lungo  termine
dell'esposizione al radon nei luoghi di lavoro  e  nelle  abitazioni.
Esso descrive la linea d'azione nazionale e fornisce agli  esperti  e
ai cittadini interessati informazioni sulla  strategia  italiana  per
ridurre l'esposizione della popolazione al radon. 
  Il radon e' un gas  nobile  radioattivo  naturale.  E'  invisibile,
inodore, incolore  e  insapore  ed  e'  un  prodotto  intermedio  del
decadimento  di  elementi  radioattivi  che  si  trovano  nel  suolo,
nell'acqua e nei materiali da costruzione.  Poiche'  e'  un  gas,  il
radon puo' facilmente uscire e accumularsi nell'aria,  all'aperto  si
diluisce e si  disperde,  ma  all'interno,  in  ambienti  chiusi,  si
concentra soprattutto quando la ventilazione  degli  edifici  non  e'
sufficiente. Il  maggior  contributo  alla  concentrazione  di  radon
indoor proviene  dal  suolo,  dal  quale  penetra  all'interno  degli
edifici.  Se  inalato,  i  suoi  prodotti  di   decadimento   possono
accumularsi sulle cellule dell'epitelio  bronchiale  e  possono  dare
origine a processi di cancerogenesi. Il radon e' stato  classificato,
infatti, dall'Organizzazione Mondiale  della  Sanita'  nel  Gruppo  1
delle sostanze cancerogene per le quali vi e' la massima evidenza  di
cancerogenicita'. 
  La concentrazione di attivita' del radon nell'aria e'  misurata  in
Becquerel per metro cubo (Bq/m3 ), che corrisponde a  un  decadimento
radioattivo al secondo in un metro  cubo  d'aria.  Studi  scientifici
hanno dimostrato  che  esiste  una  correlazione  statistica  tra  la
concentrazione di radon in aria e il rischio di tumore ai  polmoni  e
che questo rischio aumenta di circa il 16%  per  ogni  100  Bq/m3  di
incremento di concentrazione media  di  radon,  rispetto  al  rischio
medio statistico di tumore al polmone. Se poi  si  e'  sottoposti  ad
altri fattori cancerogeni, quali ad esempio il fumo di sigaretta,  il
rischio aggiuntivo aumenta ulteriormente. In Italia la concentrazione
media di radon negli edifici e' tra i  70  e  i  75  Bq/m3  (Indagine
nazionale del 1989-1994). 
  In recepimento della direttiva 2013/59/Euratom e' stato emanato  il
decreto  legislativo   31   luglio   2020,   n.101,   successivamente
modificato,  da  ultimo  con  il  decreto  legislativo  correttivo  e
integrativo 25 novembre  2022  n.  203.  Oltre  a  una  revisione  ed
estensione delle disposizioni sulla protezione dal radon  nei  luoghi
di lavoro il decreto contiene, per la prima volta, indicazioni  sulla
protezione dal radon nelle abitazioni. 
  Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 definisce  il  livello
di  riferimento  come  quel  valore  di  dose  efficace  o  di   dose
equivalente o di concentrazione di attivita' al di  sopra  del  quale
non e' appropriato consentire le esposizioni, e stabilisce  i  valori
di riferimento di concentrazione media di attivita' di radon in  aria
sia per i luoghi di lavoro sia per  le  abitazioni,  distinguendo  le
abitazioni in esistenti e di nuova costruzione, cioe' costruite  dopo
il 31 dicembre 2024. Inoltre, secondo il principio di ottimizzazione,
si deve cercare di mantenere  l'esposizione  al  livello  piu'  basso
ragionevolmente realizzabile,  anche  al  di  sotto  del  livello  di
riferimento, tenendo conto di tutte le circostanze  del  caso,  delle
conoscenze tecniche e dei fattori economici e sociali. 
  Il Piano nazionale d'azione per il radon agisce su tre  macro  aree
strategiche,  declinate  in  azioni,  a  loro  volta  articolate   in
attivita'. 
  Le azioni indicate dal Piano mirano a ridurre il numero dei casi di
tumore polmonare causati dall'esposizione al radon e ai suoi prodotti
di decadimento.  Per  raggiungere  questo  obiettivo,  devono  essere
individuati luoghi di lavoro e abitazioni con elevata  concentrazione
di radon e devono essere adottate misure per prevenire e  ridurre  la
concentrazione di radon indoor. 
  L'articolo  11  del  decreto  legislativo  31  luglio  2020,  n.101
stabilisce che le Regioni e le Province autonome di Trento e  Bolzano
individuino le zone, dette "aree prioritarie" in cui  il  livello  di
riferimento di 300 Bq/m3 e' superato nel 15% di edifici e all'interno
delle quali  si  definiscono  le  priorita'  d'intervento.  Il  Piano
fornisce  elementi  per  l'individuazione  delle   aree   uniformando
strategie e metodologie per le campagne di misurazione sul territorio
nazionale e fornendo  una  mappatura  della  radioattivita'  naturale
potenziale del territorio nazionale su base geologica. 
  Ricerca,  sviluppo,  educazione,  formazione  e  informazione  sono
promossi affinche' possa  essere  garantita  la  migliore  protezione
possibile dal radon. Per ridurre la  concentrazione  media  di  radon
indoor in Italia la popolazione  deve  essere  informata  dei  rischi
dovuti all'esposizione al  radon,  questo  favorira'  le  misurazioni
volontarie e l'implementazione di interventi di  risanamento,  quando
necessari. La protezione dal radon deve essere considerata  come  una
necessaria garanzia  di  qualita'  nel  caso  di  nuovi  progetti  di
costruzione, per questo sono stabilite  regole  sull'edilizia  e  sui
materiali da costruzione per i nuovi edifici e per le abitazioni e  i
luoghi di lavoro esistenti. 
  Il Piano prende  in  considerazione  una  riduzione  diffusa  della
concentrazione di radon negli edifici con concentrazione superiore ai
200 Bq/m3 , dando la priorita' a quelli che superano i 300 Bq/m3 , ma
agendo anche su concentrazioni minori. 
  L'allegato III  del  Decreto  legislativo  31  luglio  2020,  n.101
contiene gli elementi che il Piano deve prendere  in  considerazione.
Tra questi vi sono le problematiche di associazione della  protezione
dal radon ai corrispondenti programmi di intervento,  inclusi  quelli
sulla prevenzione del fumo, sul risparmio energetico e sulla qualita'
dell'aria negli ambienti chiusi. 
  Per quanto riguarda il risparmio o efficientamento energetico, sono
disponibili vari incentivi economici che hanno recentemente  dato  un
notevole impulso agli interventi sugli edifici. Come e' dimostrato da
numerosi studi, tali interventi possono  produrre  un  aumento  della
concentrazione  di  radon  indoor  specialmente  se  realizzati   con
modalita' che non tengono conto del loro impatto sulla concentrazione
di radon e se non vengono contemporaneamente abbinati  interventi  di
risanamento da radon. Questo puo' rappresentare un problema rilevante
per il raggiungimento degli obiettivi di  riduzione  dell'esposizione
al radon e dei casi di tumore  polmonare  associati.  Gli  interventi
riguardanti l'efficientamento energetico degli edifici devono  quindi
tenere conto del radon affinche' nell'ambito del medesimo  intervento
edilizio si abbia un risanamento dal punto di  vista  sia  energetico
sia  del  radon.  Va  assolutamente  evitato  che  un  intervento  di
risparmio energetico causi  un  peggioramento  della  esposizione  al
radon. 
  La  realizzazione  del  Piano   e'   monitorata   dall'Osservatorio
nazionale radon, organismo al quale  partecipano  le  amministrazioni
competenti in materia, e che verifica e restituisce i risultati delle
iniziative assunte in attuazione del Piano  stesso.  Ha  funzione  di
garante per i cittadini  e  per  gli  amministratori  e  assicura  la
diffusione delle informazioni  concernenti  lo  stato  di  attuazione
delle azioni del Piano. Attraverso la promozione di esempi virtuosi e
di  situazioni  territoriali   di   eccellenza   cura   l'avanzamento
progressivo  e  uniforme  delle  misure  programmate.  L'Osservatorio
inoltre valuta la  possibilita'  di  una  revisione  dei  criteri  di
individuazione delle aree prioritarie e dei livelli  di  riferimento,
facendo delle proposte alle amministrazioni competenti. Il  Piano  e'
aggiornato  con  una  cadenza  almeno  decennale,  fatta   salva   la
possibilita' di  ridurre  la  durata  sulla  base  delle  valutazioni
dell'Osservatorio. 
  Nelle previsioni normative di adozione del Piano nazionale d'azione
per il radon, il legislatore ha individuato uno strumento  concertato
e  concordato  dalle  amministrazioni  centrali  e  dalle  Regioni  e
Province  autonome   di   Trento   e   Bolzano,   con   il   supporto
tecnico-scientifico dell'ISIN  e  dell'ISS.  Il  rispetto  di  questa
volonta' determinera' il  successo  del  Piano  che  sara'  possibile
grazie al contributo di tutte  le  amministrazioni  ed  enti  tecnici
coinvolti,  centrali  e  territoriali,  e  al  corretto  e  sinergico
coinvolgimento della popolazione. 
 
 
                         1 Aspetti generali 
 
1.1 Il radon 
 
Elemento radon 
  Il radon (Rn) e' un gas  nobile  radioattivo  presente  in  natura,
incolore, inodore, insapore, inerte, del  quale  normalmente  non  si
avverte  la  presenza.  E'  originato  dalle   serie   naturali   dei
radionuclidi primordiali naturalmente presenti nella crosta terrestre
e nelle rocce:238 U (uranio),235 U e232 Th (torio). Il suo isotopo di
maggior rilevanza ai fini radioprotezionistici e' il222  Rn,  e'  uno
dei prodotti di decadimento dell'238 U [1]. Tale isotopo, infatti, ha
un tempo di dimezzamento di alcuni giorni (circa 3,8 giorni)  e  puo'
comportare rischi per la salute  dell'uomo.  Gli  altri  isotopi  del
radon, prodotti invece dalle  catene  di  decadimento  dell'235  U  e
del232 Th, rispettivamente il219 Rn (detto actinon) e il220 Rn (detto
thoron), hanno tempi di dimezzamento talmente brevi,  dell'ordine  di
secondi, da renderli scarsamente pericolosi per la salute umana. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
   Figura 1: Schema della catena di decadimento dell'238Uranio [2] 
 
  Il radon e' stato classificato dall'Organizzazione  Mondiale  della
Sanita' (OMS), attraverso l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (AIRC), nel gruppo 1 delle sostanze per  le  quali  vi  e'  la
massima evidenza di cancerogenicita',  poiche'  rappresenta  uno  dei
principali fattori di rischio di tumore ai polmoni, dopo il fumo [3]. 
  A livello mondiale la  principale  sorgente  di  esposizione  della
popolazione alle radiazioni  ionizzanti  e'  data  dal  radon  (42%),
seguita dall'esposizione medica (20%) [4]. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Figura 2: Sorgenti di esposizione alle radiazioni ionizzanti [5] 
    
Tabella 1: Dose annuale media dovuta alle diverse sorgenti
di esposizione alle radiazioni ionizzanti [4]
+-------------------------------------------------------------------+
|            Sorgente            |     Dose annuale media (mSv)     |
+--------------------------------+----------------------------------+
|                  Esposizione a sorgenti naturali                  |
+--------------------------------+----------------------------------+
|     Inalazione (gas radon)     |               1,26               |
+--------------------------------+----------------------------------+
| Irradiazione terrestre esterna |               0,48               |
+--------------------------------+----------------------------------+
|           Ingestione           |               0,29               |
+--------------------------------+----------------------------------+
|       Radiazione cosmica       |               0,39               |
+--------------------------------+----------------------------------+
|        Totale naturale         |               2,4                |
+--------------------------------+----------------------------------+
|                Esposizione a sorgenti artificiali                 |
+--------------------------------+----------------------------------+
|       Esposizione medica       |               0,6                |
+--------------------------------+----------------------------------+
|       Totale artificiale       |               0,6*               |
+--------------------------------+----------------------------------+
    
  *ci sono altre esposizioni dovute a  sorgenti  artificiali,  ma  la
dose risulta inferiore a 0,005 mSv 
 
Meccanismo d'azione 
  Il radon e' un gas nobile e per questo non e' reattivo dal punto di
vista chimico, per cui la maggior parte del radon inalato durante  la
fase di respirazione viene espulsa nella fase di espirazione. I  suoi
prodotti di decadimento, invece, sono chimicamente ed  elettricamente
reattivi. In parte rimangono liberi nell'aria e in parte si attaccano
al particolato atmosferico (vapore acqueo, polveri sospese e fumo  di
sigaretta) e possono essere inalati  [6].  Il  radon,  decadendo,  si
trasforma prima in polonio (Po), poi in piombo (Pb) e  bismuto  (Bi),
atomi a loro volta radioattivi, ma non piu' gassosi bensi' solidi che
si mescolano al pulviscolo e vengono  inalati  con  la  respirazione.
Durante la respirazione, i  prodotti  di  decadimento  del  radon  si
possono  depositare  sulle  cellule  dell'epitelio  bronchiale  e  le
particelle alfa, emesse da questi ultimi, possono provocare danni  al
DNA, che se non vengono riparati dai meccanismi propri della  cellula
possono  evolvere,  dando  vita  a  processi  di  cancerogenesi  [6].
Maggiore e' la quantita' di radon, maggiore e' la quantita' dei  suoi
prodotti di decadimento e maggiore e'  la  probabilita'  che  qualche
danno non venga riparato. E' importante ricordare che non  esiste  un
livello di concentrazione di esposizione al radon  al  di  sotto  del
quale non sono presenti rischi di insorgenza di tumore al polmone. 
 
Provenienza del radon 
  Il radon si trova nel terreno e nelle rocce, sia pur  in  quantita'
molto diverse,  in  relazione  alle  caratteristiche  geologiche  del
terreno  quali  la  concentrazione  degli  elementi  precursori,   la
permeabilita',  la  presenza   di   fratture/faglie,   l'umidita'   e
l'orientamento dei pendii. 
  A causa della sua natura gassosa e della sua  inerzia  chimica,  il
radon puo' diffondere rapidamente dal luogo in cui si  forma  fino  a
raggiungere lo spazio esterno. All'aperto  si  disperde,  mentre  nei
luoghi chiusi, si concentra (radon indoor). 
  La concentrazione di radon negli edifici dipende anche  dalle  loro
caratteristiche strutturali,  in  particolare  dalle  caratteristiche
dell'interfaccia tra edificio e suolo, dai materiali  utilizzati  per
la costruzione, dalla tipologia costruttiva,  dal  ricambio  di  aria
interna, dovuto alla ventilazione  naturale  (porte  e  finestre),  e
dagli impianti  di  ventilazione  forzata.  Le  principali  fonti  di
ingresso del radon negli ambienti di vita e di lavoro sono [6]: 
    • il suolo circostante e sottostante l'edificio; 
    • i materiali da costruzione,  quali  tufo,  graniti,  pozzolane,
porfidi, usati nella costruzione o come rivestimenti interni; 
    • l'acqua presente nel sottosuolo ad alto contenuto di radon; 
    • l'aria esterna. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Figura 3: Contributi relativi alle diverse sorgenti di radon [7] 
 
Ingresso del radon negli edifici 
  Poiche' il  suolo  costituisce  la  principale  sorgente  di  radon
indoor,  la  maggior  parte  degli  interventi  di   risanamento   e'
indirizzata a limitare il suo ingresso  dal  suolo.  L'interno  degli
edifici e' generalmente in depressione rispetto all'esterno, a  causa
della differenza di temperatura tra interno ed esterno, cio'  fa  si'
che il radon diffonda verso l'interno  degli  edifici  stessi  [6,8].
Tale fenomeno e' detto effetto camino. Le principali vie di  ingresso
del radon negli edifici sono: 
    • fessure nei pavimenti; 
    • giunzioni del pavimento e della parete; 
    •  passaggi  degli  impianti  termici  idraulici,  delle   utenze
elettriche, del gas. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Figura 4: Principali vie di ingresso del radon negli edifici [5] 
 
  La concentrazione di radon indoor puo' subire sensibili  variazioni
giornaliere e stagionali. Solitamente si  osserva  un  incremento  di
radon indoor nelle  prime  ore  del  mattino,  a  causa  del  mancato
ricambio di aria e della differenza di  temperatura  tra  interno  ed
esterno. Per motivi analoghi si registrano  concentrazioni  di  radon
piu' alte in inverno che in estate  [8].  Per  questo  le  misure  di
concentrazione di radon solitamente si estendono in un arco temporale
di  un   anno.   Inoltre,   va   sottolineato   che   interventi   di
efficientamento energetico, quali  rivestimenti  a  protezione  delle
escursioni termiche o infissi a tenuta stagna, possono ridurre le vie
di fuga naturali del  radon  e  aumentare  l'escursione  termica  tra
interno ed esterno degli edifici, incrementando cosi' la  depressione
nelle abitazioni e l'ingresso del radon dal sottosuolo. 
 
Fattori di rischio 
  L'esposizione al radon nelle abitazioni  e  nei  luoghi  di  lavoro
aumenta  il  rischio  di   cancro   ai   polmoni   e   l'aumento   e'
statisticamente significativo  anche  per  esposizioni  prolungate  a
concentrazioni di radon medio-basse, ovvero livelli  che  si  trovano
comunemente in  molte  abitazioni  [9]  e  luoghi  di  lavoro.  Studi
epidemiologici hanno evidenziato una relazione di  tipo  lineare  tra
rischio relativo di cancro ai polmoni e concentrazione di radon negli
ambienti di vita e di lavoro [10,11,12]. La concentrazione  di  radon
in  aria  si  misura  in  Becquerel  su  metro  cubo  (Bq/m3  ),  che
corrisponde al numero  di  decadimenti  radioattivi  al  secondo  che
avvengono in un metro cubo di aria. E' stato stimato, utilizzando  la
concentrazione media di radon a lungo termine e tenendo  conto  della
variabilita' della concentrazione di radon, un aumento del rischio di
sviluppare il tumore ai polmoni pari a circa  il  16%  per  ogni  100
Bq/m3 di incremento di concentrazione media di radon [10]. Se poi  le
cellule polmonari sono esposte ad altre  sostanze  cancerogene,  come
quelle contenute nel fumo di sigaretta, la probabilita' di rischio di
cancro al polmone aumenta ulteriormente. I rischi dovuti al fumo e al
radon  si  moltiplicano  tra  di  loro  [13].  Il  rischio   assoluto
cumulativo, e cioe' la possibilita' di avere  il  cancro  ai  polmoni
entro l'eta' di 75 anni, per esposizioni continuative  a  livelli  di
radon di 0, 100, 400 e 800  Bq/m3  ,  sarebbe  rispettivamente  dello
0,41%, 0,47%, 0,67% e 0,93% nei non fumatori, contro il 10,1%, 11,6%,
16,0% e 21,6% nei fumatori [10]. 
  La protezione dal radon  va  ovviamente  applicata  a  entrambe  le
categorie (fumatori e non fumatori), il numero di casi evitabili  con
la riduzione  dell'esposizione  al  radon  varia  a  seconda  che  la
riduzione dell'esposizione al radon avvenga  in  proporzioni  diverse
per fumatori e  non  fumatori,  per  cui  sara'  utile  tenere  sotto
controllo  l'andamento  dell'implementazione  del  Piano   anche   in
relazione a questo importante parametro. 
 
1.2 Situazione sanitaria e radon in Italia 
 
Indagine nazionale 
  Le informazioni e  le  conoscenze  sulla  distribuzione  del  radon
indoor in  Italia  derivano  essenzialmente  dalla  base  informativa
acquisita  negli  anni  attraverso  le  indagini  di   misura   della
concentrazione di radon  in  aria  effettuate  a  livello  nazionale,
regionale o locale. Nell'ambito della prima indagine nazionale  degli
anni 1989-98, coordinata dall'Istituto Superiore di Sanita'  (ISS)  e
dall'allora  Direzione  sicurezza  nucleare  e  protezione  sanitaria
dell'Agenzia nazionale  per  le  nuove  tecnologie,  l'energia  e  lo
sviluppo  economico  sostenibile  (ENEA),  funzioni   successivamente
trasferite all'Istituto Superiore per  la  Protezione  e  la  Ricerca
Ambientale (ISPRA) e oggi attribuite all'Ispettorato nazionale per la
sicurezza  nucleare  e  la  radioprotezione  (ISIN),  e   svolta   in
collaborazione con gli  Assessorati  alla  Sanita'  delle  Regioni  e
Province  autonome  e  i  Centri  di  Riferimento  Regionali  per  il
controllo della Radioattivita' Ambientale  (CRR),  istituiti  con  la
Circolare n.  2  del  1987  del  Ministero  della  Salute  (MS),  ora
confluiti nelle Agenzie regionali e  provinciali  per  la  protezione
dell'ambiente  (ARPA/APPA),  si  e'  stimato  che  il  valore   della
concentrazione media nazionale di radon e'  pari  a  circa  70  Bq/m3
[14].  Durante  questa  campagna  venne  effettuata  una  misura   di
concentrazione media annua di radon su circa 5000  abitazioni  sparse
su tutto il territorio  italiano.  Circa  il  4,2%  delle  abitazioni
sottoposte a misura presentavano valori di concentrazione media annua
di radon superiori ai 200 Bq/m3 e lo 0,9%  valori  superiori  ai  400
Bq/m3 . Inoltre, nelle aree  di  origine  vulcanica,  fu  riscontrata
un'influenza dei materiali da  costruzione  sulla  concentrazione  di
radon indoor. 
    
Tabella 2: Prima indagine nazionale per la misura di
concentrazione media di radon [15]
=====================================================================
|Regioni e Province   | Concentra- |Abitazioni|Abitazioni|Abitazioni|
|     autonome        |zione media |>200Bq/m³ |>300Bq/m³ |>400Bq/m³ |
|                     |  di radon  |          |          |          |
|                     | ± Std.Err. |          |          |          |
|                     |  (Bq/m³)   |     %    |     %    |     %    |
+=====================+============+==========+==========+==========+
|      Abruzzo        |    60±6    |    4,9   |    2,9   |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|    Basilicata       |    30±2    |     0    |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
| Bolzano provincia   |    70±8    |    5,7   |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|     Calabria        |    25±2    |    0,6   |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|     Campania        |    95±3    |    6,2   |    1,4   |    0,3   |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|  Emilia-Romagna     |    44±1    |    0,8   |    0,3   |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|Friuli-Venezia Giulia|    99±8    |    9,6   |    5,7   |    4,8   |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|        Lazio        |   119±6    |   12,2   |    6,3   |    3,4   |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Liguria       |    38±2    |    0,5   |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|      Lombardia      |   111±3    |    8,4   |    4,2   |    2,2   |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Marche        |    29±2    |    0,4   |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Molise        |    43±6    |     0    |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|      Piemonte       |    69±3    |    2,1   |    1,2   |    0,7   |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Puglia        |    52±2    |    1,6   |    0,3   |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|      Sardegna       |    64±4    |    2,4   |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Sicilia       |    35±1    |     0    |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Toscana       |    48±2    |    1,2   |    0,3   |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|  Trento provincia   |    49±4    |    1,3   |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Umbria        |    58±5    |    1,4   |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|    Valle d'Aosta    |    44±4    |     0    |     0    |     0    |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
|       Veneto        |    58±2    |    1,9   |    0,8   |    0,3   |
+---------------------+------------+----------+----------+----------+
    
  Le concentrazioni medie delle Regioni  e  Province  autonome  hanno
mostrato valori che variano da  circa  30  Bq/m3  (Calabria,  Marche,
Basilicata) fino a  concentrazioni  di  100  Bq/m3  e  oltre  (Friuli
Venezia Giulia, Lazio, Lombardia). 
  Discorso  a  parte  merita  il  radon  nelle  acque.   Il   decreto
legislativo  15  febbraio  2016  n.28  "Attuazione  della   direttiva
2013/51/Euratom del Consiglio, del 22 ottobre  2013,  che  stabilisce
requisiti per la tutela della salute della popolazione  relativamente
alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate  al  consumo
umano" [16] e il decreto del MS del 2 agosto 2017 [17], rappresentano
le normative di riferimento nazionali che  disciplinano  i  controlli
della radioattivita' nelle acque destinate al consumo umano  ai  fini
della  tutela  della  salute.  Si  stima  che  solo   circa   il   9%
dell'esposizione complessiva della  popolazione  alla  radioattivita'
sia causato dall'ingestione di acqua e alimenti, mentre e' molto piu'
alto il  contributo  dovuto  all'inalazione  (circa  il  42%,  dovuto
essenzialmente al radon) [7]. 
  Il radon presente come gas disciolto nelle acque  sotterranee  puo'
essere rilasciato in atmosfera e accumularsi negli ambienti chiusi, e
quindi valutato nella concentrazione media annua di radon indoor.  La
dose efficace dovuta a inalazione di tale gas radioattivo e dei  suoi
radionuclidi figli  e'  normalmente  maggiore  della  dose  dovuta  a
ingestione, per cui la presenza di elevate  concentrazioni  di  radon
nelle acque puo' essere associata al rischio  di  un  incremento  non
trascurabile della dose per inalazione. 
  Alcune attivita' lavorative  che  richiedono  movimentazione  delle
acque  sono  oggetto   d'interesse   dal   punto   di   vista   della
radioprotezione, per cui sono state inserite  all'interno  del  Piano
tra le specifiche tipologie di luoghi di lavoro. 
 
Piano nazionale del 2002 
  In Italia, nel 2002, il MS aveva predisposto, in collaborazione con
diversi esperti provenienti da enti nazionali e regionali,  un  primo
Piano Nazionale Radon (PNR), tuttora disponibile on line sul  portale
web del Ministero [18]. 
  A differenza del presente Piano, quello del 2002 non discendeva  da
obblighi normativi specifici, ma  prevedeva  comunque  una  serie  di
azioni centrali e regionali, e ne stimava i costi di attuazione per i
successivi sei anni di applicazione in circa  12,5  milioni  di  Euro
complessivi, di cui circa 7,65 da destinarsi alle Regioni e  Province
autonome, e 4,85 a strutture nazionali (enti centrali). 
  Al fine di dare avvio alle azioni centrali  (principalmente  azioni
di coordinamento), nel 2005 il MS, tramite il Centro Nazionale per la
Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM), affidava all'ISS  un
primo progetto CCM (triennale): "Avvio del Piano Nazionale Radon  per
la  riduzione  del  rischio  di  tumore  polmonare  in  Italia".   Al
sottocomitato  tecnico-scientifico   del   progetto   (organismo   di
indirizzo, controllo  e  coordinamento  previsto  in  generale  dalle
regole di gestione dei progetti CCM) venivano chiamati a partecipare,
oltre ai  referenti  ministeriali,  rappresentanti  del  Dipartimento
sicurezza nucleare e radioprotezione dell'ISPRA (poi divenuto  ISIN),
dell'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul  Lavoro
(ISPESL, poi confluito in INAIL), delle Regioni e  Province  autonome
(Assessorati  alla  sanita'   e,   in   qualche   caso,   Assessorati
all'ambiente) e delle ARPA/APPA. Successivamente, nel 2012,  al  fine
di proseguire nello sviluppo delle azioni centrali di  coordinamento,
il  Ministero  affidava  ancora  all'ISS  un  secondo  progetto   CCM
biennale: "Piano Nazionale Radon per  la  riduzione  del  rischio  di
tumore polmonare in Italia: seconda fase di attuazione". Non era piu'
prevista dalle regole CCM l'istituzione di un  sottocomitato  tecnico
scientifico,   ma   l'ISS   assicurava   il   coinvolgimento   e   la
collaborazione dei rappresentanti degli enti sopra citati. 
  Nel 2014 il MS affidava all'INAIL, in  collaborazione  con  quattro
Regioni e con l'ISS, il progetto CCM biennale: "Applicazione  di  una
procedura di valutazione degli interventi di prevenzione primaria del
cancro polmonare derivante da esposizione al radon indoor". 
  Infine, nel 2015,  a  valle  della  pubblicazione  della  direttiva
2013/59/Euratom,  questa  volta  con  finanziamento   diretto   della
Direzione generale della prevenzione sanitaria, veniva  affidato  dal
MS all'ISS un terzo progetto  di  durata  annuale:  "Piano  Nazionale
Radon  per  la  riduzione  del  rischio   di   tumore   al   polmone:
proseguimento delle attivita' in corso ed  elaborazione,  insieme  al
Gruppo di Coordinamento Nazionale Radon (GCNR), di  proposte  per  il
nuovo   Piano    Nazionale    Radon    previsto    dalla    direttiva
2013/59/Euratom", con la  novita'  dell'istituzione  del  GCNR  quale
organismo collegiale di coordinamento, a cui erano stati  chiamati  a
partecipare esperti degli enti sopra citati e due  esperti  per  ogni
Regione e Provincia autonoma. 
  Nell'ambito  di  detti  progetti  sono  stati   prodotti   numerosi
documenti tecnici e rapporti di attivita',  e'  stato  realizzato  il
sito tematico sul portale ISS "Il radon e il Piano  Nazionale  Radon"
(al momento non attivo), e sono stati organizzati diversi convegni  e
corsi di formazione e aggiornamento,  indirizzati  principalmente  al
personale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e delle ARPA/APPA. A
margine, l'ISS ha inoltre  pianificato,  coordinato  e  condotto,  in
collaborazione con Telecom-Italia, una  seconda  indagine  nazionale,
che ha coinvolto piu'  di  5500  abitazioni  di  lavoratori  Telecom,
distribuite in tutte le Province e in piu' di 1800 Comuni [19]. 
  In  conclusione,  l'insieme  di  questi  progetti  ha  permesso  di
ottenere, oltre alle pubblicazioni sul rischio  di  tumore  polmonare
riportate  in  bibliografia  [20]  e  [21],  un  coordinamento  delle
attivita'  delle  Regioni  e  Province  autonome  parziale,  ma  gia'
sufficientemente avanzato,  e  di  poter  focalizzare,  sviluppare  e
condividere, per la situazione del  momento,  conoscenze  su  diverse
tematiche tecniche specifiche, quali, ad esempio, i requisiti per  le
indagini territoriali nelle abitazioni e nei  luoghi  di  lavoro,  le
azioni di risanamento e prevenzione, la validazione di indicatori  di
risultato attendibili e l'informazione al pubblico. Tale  insieme  di
conoscenze, aggiornate,  cosi'  come  i  meccanismi  gia'  rodati  di
coordinamento, informano anche il presente Piano. 
 
Stima dell'impatto sanitario in Italia 
  L'esposizione al radon e' percepita molto  meno  come  un  problema
rispetto ad altri fattori di rischio quali ad  esempio  l'esposizione
ai campi elettromagnetici ed e' per questo largamente sottovalutata. 
  Applicando i risultati di studi epidemiologici europei [10, 11], e'
stato stimato che in Italia il  10%  circa  dei  casi  di  tumore  al
polmone, cioe' circa 3300 casi annui su un  totale  di  oltre  30000,
sono attribuibili al radon, la maggior parte dei quali si ritiene che
avvenga tra fumatori ed ex-fumatori a  causa  dell'effetto  sinergico
tra radon e fumo di sigaretta. Questa percentuale varia da Regione  a
Regione a causa delle differenti concentrazioni  di  radon,  e  tiene
conto in molti casi delle misure di concentrazione di radon risalenti
alla prima indagine nazionale degli anni 89-98 [15]. 
    
Tabella 3: Stime di casi annui di tumore polmonare
attribuibili all'esposizione al radon nelle abitazioni [21]
=====================================================================
|           |         |Numero di casi stimati| Percentuale rispetto |
|Regioni e  |  Casi   |attribuibili al radon |  ai casi osservati   |
|Province   |osservati+========+=============+======================+
|autonome   | totali  | Stima  |Intervallo di| Stima  |Intervallo di|
|           |         |puntuale|confidenza al|puntuale|confidenza al|
|           |         |        |     95%     |        |     95%     |
+===========+=========+========+=============+========+=============+
|Abruzzo    |    548  |    48  |   (16-86)   |   9%   |  (3%-16%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Basilicata |    210  |    10  |   (3-18)    |   5%   |   (1%-9%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Bolzano    |         |        |             |        |             |
| provincia |    183  |    19  |   (6-33)    |  10%   |  (3%-18%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Calabria   |    675  |    26  |   (8-48)    |   4%   |   (1%-7%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Campania   |   2886  |   377  |  (130-651)  |  13%   |  (5%-23%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Emilia-    |         |        |             |        |             |
| Romagna   |   2762  |   179  |  (59-328)   |   6%   |  (2%-12%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Friuli-    |         |        |             |        |             |
|Venezia    |    770  |   107  |  (37-183)   |  14%   |  (5%-24%)   |
|Giulia     |         |        |             |        |             |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Lazio      |   3380  |   551  |  (194-926)  |  16%   |  (6%-27%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Liguria    |   1185  |    68  |  (22-125)   |   6%   |  (2%-11%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Lombardia  |   5755  |   877  | (306-1487)  |  15%   |  (5%-26%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Marche     |    833  |    36  |   (12-68)   |   4%   |  (1%-8%)    |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Molise     |    121  |     8  |   (3-14)    |   7%   |  (2%-12%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Piemonte   |   2836  |   286  |  (96-506)   |  10%   |  (3%-18%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Puglia     |   1786  |   135  |  (45-244)   |   8%   |  (3%-14%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Sardegna   |    771  |    71  |  (24-127)   |   9%   |  (3%-16%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Sicilia    |   2177  |   114  |  (37-211)   |   5%   |  (2%-10%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Toscana    |   2271  |   161  |  (53-293)   |   7%   |  (2%-13%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Trento     |         |        |             |        |             |
|provincia  |    237  |    17  |   (6-31)    |   7%   |  (3%-13%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Umbria     |    454  |    39  |   (13-69)   |   9%   |  (3%-15%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Valle      |         |        |             |        |             |
|d'Aosta    |     71  |     5  |    (2-8)    |   7%   |  (3%-11%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Veneto     |   2734  |   233  |  (77-419)   |   9%   |  (3%-15%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
|Italia     |  32642  |  3326  | (1118-5882) |  10%   |  (3%-18%)   |
+-----------+---------+--------+-------------+--------+-------------+
    
  Dato l'andamento log-normale dei livelli di  radon  indoor  (figura
5), si stima che il progressivo abbassamento delle concentrazioni  di
radon consentira' una riduzione dei casi di tumore polmonare. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura  5:  Distribuzione  della  concentrazione   di   radon   nelle
abitazioni italiane come  trasformazione  logaritmica  e  grafico  di
probabilita' normale. La figura mostra  il  modello  log-normale  non
regolato [15] 
 
  Come previsto al comma 3, dell'art. 14 del decreto  legislativo  31
luglio  2020,  n.101  l'ISS  conduce  specifici  programmi,  studi  e
ricerche  epidemiologiche,  inclusa   la   valutazione   dell'impatto
sanitario,  promossi  dal  Ministero  della  salute,  sugli   effetti
dell'esposizione a concentrazioni di radon sulla salute umana,  anche
acquisendo i relativi dati dagli organi del SSN.  Tutti  i  dati  che
verranno raccolti  nell'ambito  del  PNAR  saranno  resi  disponibili
all'ISS per i programmi di valutazione, prevenzione e  riduzione  del
rischio  di  insorgenza   delle   patologie   sanitarie   conseguenti
all'esposizione al radon. 
  L'ottimizzazione  al  di   sotto   del   livello   di   riferimento
determinera' ulteriori riduzioni  delle  esposizioni  al  radon,  con
riduzione dei casi di tumore polmonare e conseguente beneficio per la
salute pubblica. Per ottenere risultati significativi  e'  necessario
un numero elevato di risanamenti nelle abitazioni  e  nei  luoghi  di
lavoro. 
 
Attivita' svolte dalle Regioni e Province autonome 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura  6:  Mappa  delle  concentrazioni  medie  di   radon   stimate
dall'indagine nazionale 1989-1998 [22] 
 
  In seguito alla prima indagine  nazionale  le  Regioni  e  Province
autonome hanno continuato a effettuare indagini e campagne di misura,
soprattutto nelle scuole e nelle abitazioni, per individuare le  aree
a elevata probabilita' di alte concentrazioni di radon (analoghe alle
aree prioritarie di  cui  al  decreto  legislativo  31  luglio  2020,
n.101), le cosiddette aree prioritarie di intervento,  in  accordo  a
quanto stabilito nel decreto legislativo 17 marzo 1995,  n.230  [23].
La Regione Sardegna ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (GU  Serie
Generale n.241 del 14-10-2022) l'elenco delle aree prioritarie in cui
si stima pari o superiore al 15 per cento la percentuale  di  edifici
che supera il livello di 300 Bq/m3 di concentrazione media  annua  di
attivita' di radon in aria,  individuate  con  D.G.R.  n.  20/71  del
12.02.2019. La Regione Piemonte  con  D.G.R.  25  Novembre  2022,  n.
61-6054 ha individuato le aree prioritarie  di  intervento  ai  sensi
dell'art. 11 comma 3 del decreto legislativo 31 luglio  2020,  n.101,
dandone comunicazione nel Bollettino Ufficiale n. 02 del 12  /  01  /
2023 della Regione Piemonte e provvedendo  alla  pubblicazione  sulla
Gazzetta Ufficiale (GU Serie Generale n.93 del 20-04-2023) 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 7: Quadro nazionale  della  mappatura  delle  aree  a  rischio
radon, secondo quando riportato sui siti ARPA e APPA (non e' presente
una unica legenda poiche' la mappa e' il risultato dell'unione  delle
mappe regionali realizzate con criteri differenti)[24] 
 
  A causa della mancanza di linee guida e indicazioni nazionali,  che
dovevano essere emanate da una mai istituita sezione  speciale  della
commissione tecnica, di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 17
marzo 1995, n.230  (articolo  poi  soppresso,  e  con  esso  l'intera
commissione tecnica, dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n.31),
le Regioni e Province autonome  hanno  utilizzato  metodi  e  criteri
differenti che rendono difficile un  confronto  diretto  tra  i  dati
raccolti. 
  Le  metodologie  di   analisi   dei   dati   sono   prevalentemente
riconducibili a due tecniche principali, la prima si basa su  analisi
statistiche,  e  la  seconda  su  analisi  geostatistiche  [25].  Una
indagine statistica e' un processo in piu' fasi che ha come obiettivo
la produzione di informazioni statistiche,  ossia  la  produzione  di
descrizioni  riassuntive  di   carattere   quantitativo   riguardanti
l'osservazione di fenomeni e situazioni. Una  indagine  geostatistica
studia i fenomeni naturali che  si  sviluppano  su  base  spaziale  a
partire dalle informazioni derivanti da  un  loro  campionamento.  In
particolare,  studia  la  variabilita'  spaziale  dei  parametri  che
descrivono tali  fenomeni  [26].  Anche  la  suddivisione  in  unita'
territoriali,  nel  corso  delle  diverse  indagini   regionali,   e'
risultata diversa. Alcune regioni, come Veneto [27] e Friuli  Venezia
Giulia [28] hanno suddiviso il proprio territorio  in  maglie,  altre
Regioni come la Toscana [29,30], il  Piemonte  [31]  e  la  Provincia
autonoma di Bolzano hanno usato  la  suddivisione  in  Comuni,  altre
regioni, quali il Lazio e l'Abruzzo [32], non hanno utilizzato unita'
territoriali predefinite ma classificato aree di  territorio  con  la
stessa  incidenza  del  fenomeno,  oppure  come  la  Campania   hanno
utilizzato una suddivisone basata sugli strati litologici. Sono stati
adoperati anche valori di riferimento differenti per  individuare  le
diverse aree, quali valori medi di concentrazione  superiore  ai  200
Bq/m3 , come nel caso della Lombardia, e valori medi superiori ai 300
Bq/m3 come nel caso del Lazio  [25].  Infine,  si  evidenzia  che  le
indagini regionali e di conseguenza le mappe realizzate,  sono  state
concepite con diversi  fini,  quali  l'individuazione  delle  aree  a
elevata concentrazione di radon, in accordo  a  quanto  definito  dal
decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, oppure  secondo  scopi  di
ricerca e studio del territorio, e per questo sono state condotte con
piani di campionamento differenti [33,34,35]. 
  Sui siti internet  di  alcune  ARPA/APPA  e'  possibile  conoscere,
mediante  delle  mappe  interattive,  le  concentrazioni   medie   di
attivita' di radon nei singoli comuni. Va precisato,  pero',  che  la
distribuzione dei livelli medi di concentrazione di radon all'interno
di  una  zona  rappresenta  un  elemento   di   conoscenza   per   la
pianificazione territoriale, ma  a  causa  dei  numerosi  fattori  di
variabilita', non  costituisce  un'indicazione  della  concentrazione
nella singola abitazione, che puo' essere determinata solo attraverso
una misurazione diretta [14]. 
  Nella tabella seguente, estratta dal rapporto  del  2019  elaborato
dall'ISIN  sulla  sorveglianza  della  radioattivita'  ambientale  in
Italia, sono riportati i dati aggiornati al 2018, relativi al  numero
di abitazioni, edifici scolastici o luoghi  di  lavoro  in  cui  sono
state effettuate misurazioni  della  concentrazione  media  annua  di
radon  per  Regione  e  Provincia  autonoma.  Per  le  abitazioni  e'
riportata  anche  la  percentuale  di  abitazioni  occupate  misurate
rispetto al totale [14]. 
    
Tabella 4: Abitazioni, edifici scolastici o luoghi di lavoro in cui
sono state effettuate misurazioni della concentrazione media annua
di radon da parte delle ARPA APPA e ISIN [14]
=====================================================================
|    Regioni e Province   |Numero di |   % di   |Numero di|Numero di|
|         autonome        |abitazioni|abitazioni| scuole  |luoghi   |
|                         | misurate | occupate | misurate|di lavoro|
|                         |          | misurate |(edifici)|misurati |
|                         |          |          |         |(edifici)|
+=========================+==========+==========+=========+=========+
|         Abruzzo         |   1639   |  0,32%   |   607   |   260   |
|       Basilicata        |     50   |  0,02%   |   190   |     0   |
|    Bolzano Provincia    |   2856   |  1,43%   |  1419   |  1263   |
|        Calabria         |    376   |  0,05%   |   162   |   183   |
|        Campania         |    786   |  0,04%   |     0   |     0   |
|     Emilia-Romagna      |    505   |  0,03%   |   607   |     0   |
|  Friuli-Venezia Giulia  |   4426   |  0,82%   |  1721   |     3   |
|          Lazio          |   5629   |  0,25%   |    18   |    13   |
|         Liguria         |    295   |  0,04%   |     0   |     7   |
|        Lombardia        |   3191   |  0,08%   |   518   |  1368   |
|         Marche          |    251   |  0,04%   |     0   |     7   |
|         Molise          |     28   |  0,02%   |    40   |     1   |
|        Piemonte         |   2220   |  0,12%   |  1001   |   286   |
|         Puglia          |    830   |  0,05%   |    42   |   111   |
|        Sardegna         |   1447   |  0,22%   |   407   |     0   |
|         Sicilia         |    773   |  0,04%   |    15   |     5   |
|         Toscana         |   2444   |  0,16%   |   761   |  1204   |
|    Trento Provincia     |   1754   |  0,80%   |   793   |   371   |
|         Umbria          |     73   |  0,02%   |   112   |     5   |
|      Valle d'Aosta      |    823   |  1,41%   |   167   |    95   |
|         Veneto          |   1880   |  0,10%   |  1410   |     8   |
|         Italia          |  32276   |  0,13%   |  9990   |  5249   |
+-------------------------+----------+----------+---------+---------+
    
  Al fine di rappresentare in un modo piu' omogeneo  la  variabilita'
spaziale della concentrazione di radon, tra  le  Regioni  e  Province
autonome, sono state raccolte le stime delle concentrazioni medie  di
radon nelle abitazioni dei Comuni italiani, elaborate da ARPA/APPA  e
ISIN  ed  e'  stata  realizzata  una  rappresentazione,   a   livello
nazionale,  delle  concentrazioni  medie  stimate  di   radon   nelle
abitazioni, basata su un'unica classificazione di  valori  [14].  Per
maggiori  dettagli  sulla  mappa  interattiva  si  rimanda  al   sito
dell'ISIN [36]. 
  L'ISIN ha  inoltre  realizzato  un  portale  web  chiamato  Sistema
Informativo  Nazionale  sulla  Radioattivita'  (SINRAD   [37]),   per
consentire un flusso unico e controllato dei dati  di  radioattivita'
ambientale  e  per  gestire  in  modo  coordinato  e  strutturato  le
informazioni prodotte a  livello  nazionale.  Attualmente  il  SINRAD
presenta due sezioni: la sezione RADON in cui sono  raccolti  i  dati
delle concentrazioni di  gas  radon  in  ambienti  chiusi  (ai  sensi
dell'articolo 13 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101) e  la
sezione RESORAD che raccoglie i dati prodotti nell'ambito della  REte
nazionale di SOrveglianza sulla RADioattivita' ambientale  (ai  sensi
dell'articolo 152 del decreto legislativo 31 luglio 2020,  n.101)  in
contesti di routine, di indagini specifiche e in  casi  di  possibili
anomalie radiometriche. In particolare, la sezione RADON raccoglie  i
risultati delle misurazioni di concentrazione media annua di radon in
luoghi di  lavoro,  scuole  e  abitazioni,  nonche'  le  informazioni
fondamentali relative agli ambienti in cui sono state  eseguite  tali
misurazioni e ai soggetti che le hanno attuate. 
  I dati raccolti dal SINRAD vengono inviati alla Commissione europea
per garantire un monitoraggio a livello europeo. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 8: Carta tematica delle stime della  concentrazione  media  di
radon nelle abitazioni nei Comuni con almeno 5  misure  [elaborazione
ISIN su dati ISIN - ISS - ARPA - APPA 1989 - 2019] 
 
  Per i dati aggiornati circa l'attivita' delle  singole  Regioni  si
rimanda ai siti regionali delle ARPA/APPA  (tabella  12),  dove  sono
presenti, oltre ai report regionali sulla radioattivita'  ambientale,
anche  alcune  mappe  regionali  sulla  concentrazione  di  radon   e
informazioni utili per eseguire le misurazioni di  concentrazione  di
radon. 
    
Tabella 5: Mappatura del radon in Italia
=====================================================================
| Regioni e Province  |        Stato della mappatura regionale      |
|      autonome       |                                             |
+=====================+=============================================+
|                     |Campagne di misura del radon nelle abitazioni|
|                     |e in altri edifici della Regione Abruzzo -   |
|Abruzzo              |Prospetto riassuntivo dei dati disponibili   |
|                     |(Aprile 2017)                                |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |Prima indagine conoscitiva dei livelli di    |
|Basilicata           |concentrazione radon indoor negli edifici    |
|                     |scolastici della Basilicata                  |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |Radon in Alto Adige. Concentrazione di radon |
|Bolzano Provincia    |in edifici abitati.                          |
|autonoma             |https://ambiente.provincia.bz.it/radiazioni/m|
|                     |appa-radon.asp                               |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |ARPACAL - La carta del rischio radon di      |
|Calabria             |Catanzaro e Crotone                          |
|                     |ARPACAL - Carta rischio radon                |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Campania             |Agenti fisici - Il monitoraggio in Campania  |
|                     |2003-2007                                    |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |- Mappe relative alla presenza di radon in   |
|                     |Emilia-Romagna                               |
|                     |https://www.arpae.it/it/temi-ambientali/radio|
|                     |attivita/radon-indoor/tabelle-radon.pdf      |
|Emilia Romagna       |- https://salute.regione.emilia-romagna.it/no|
|                     |  rmativa-e-documentazione/rapporti/contribut|
|                     |  i/contributi-n.-51-il-radon-ambientale-in-e|
|                     |  milia-romagna-ottobre-2007                 |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |http://www.arpa.fvg.it/export/sites/default/t|
|Friuli Venezia Giulia|ema/radiazioni/radioattivita/radon/immagini/D|
|                     |ettaglio-Radon-in-regione.jpg                |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Lazio                |Il monitoraggio del gas radon nel Lazio -    |
|                     |Report 2013                                  |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Liguria              |Non disponibile                              |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Lombardia            |https://www.arpalombardia.it/Pages/Radioattiv|
|                     |ita/Radon/Mappatura%20del%20rischio.aspx?firs|
|                     |tlevel=Radon                                 |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Marche               |Non disponibile                              |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Molise               |Non disponibile                              |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |Il radon in Piemonte: attivita' e dati del   |
|                     |2017                                         |
|Piemonte             |La mappa del radon in Piemonte: un           |
|                     |aggiornamento alla luce dell'emanazione      |
|                     |del D. Lgs. 101/2020                         |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Puglia               |Radon - concentrazione media annua mappa -   |
|                     |ARPA Puglia                                  |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |- Classificazione del territorio regionale   |
|                     |  della Sardegna con individuazione delle    |
|                     |  aree a rischio radon - Rapporto finale     |
|                     |  gennaio 2019                               |
|                     |- Classificazione del territorio regionale   |
|Sardegna             |  con individuazione delle aree prioritarie a|
|                     |  rischio radon in conformita' a quanto      |
|                     |  previsto dall'art. 11 comma 3 del Decreto  |
|                     |  legislativo del 31/07/2020 n.101 (Relazione|
|                     |  giugno 2021)                               |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |- Indagine radon su tutta la provincia di    |
|                     |  Ragusa                                     |
|                     |  http://territorio.provincia.ragusa.it/syste|
|                     |  m/additions/859/original/rapporto_finale.pd|
|                     |  f?1452593549                               |
|Sicilia              |- Campagna di monitoraggio radon nelle scuole|
|                     |  della provincia di Catania                 |
|                     |  https://www.snpambiente.it/2019/01/17/%EF%B|
|                     |  B%BFil-monitoraggio-della-concentrazione-di|
|                     |  -gas-radon-nelle-scuole-della-provincia-di-|
|                     |  catania/                                   |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Toscana              |http://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/r|
|                     |adioattivita/radon                           |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Trento Provincia     |Non disponibile                              |
|autonoma             |                                             |
+---------------------+---------------------------------------------+
|Umbria               |Non disponibile                              |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |https://www.arpa.vda.it/it/relazione-stato-am|
|                     |biente/territorio-e-qualita-della-vita/radiaz|
|Valle d'Aosta        |ioni-ionizzanti/1348-livelli-di-concentrazion|
|                     |e-di-attivita-di-radon-222-allinterno-di-edif|
|                     |ici-indoor-terri007                          |
+---------------------+---------------------------------------------+
|                     |- Elenco dei Comuni veneti a rischio radon.  |
|                     |- Aree a rischio in Veneto                   |
|Veneto               |  https://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/|
|                     |  agenti-fisici/radiazioni-ionizzanti/radon/a|
|                     |  ree-a-rischio-in-veneto                    |
+---------------------+---------------------------------------------+
    
1.3 Quadro normativo 
 
Disposizioni della comunita' europea 
  Nell'ambito dello sviluppo del  Piano  nazionale  d'azione  per  il
radon (PNAR), la base di partenza e'  la  "Direttiva  2013/59/Euratom
del Consiglio, del 5 dicembre 2013, che stabilisce norme fondamentali
di sicurezza relative alla protezione  contro  i  pericoli  derivanti
dall'esposizione  alle  radiazioni  ionizzanti,  e  che   abroga   le
direttive     89/618/Euratom,     90/641/Euratom,      96/29/Euratom,
97/43/Euratom  e  2003/122/Euratom"  [38].  Tale  direttiva   prevede
all'articolo 103 che gli stati membri dell'Unione europea adottino un
Piano d'azione per il radon che affronti non solo i rischi  di  lungo
termine dovuti alle esposizioni al radon nei  luoghi  di  lavoro,  ma
anche  l'esposizione  al  radon  nelle  abitazioni  e  negli  edifici
pubblici.  Il  dover  necessariamente  prendere   in   considerazione
l'esposizione della popolazione al gas radon e' uno degli elementi di
maggior interesse  della  direttiva  europea  in  quanto,  come  gia'
precisato, essa rappresenta la principale fonte di esposizione  della
popolazione alle  radiazioni  ionizzanti,  insieme  alle  esposizioni
mediche. La direttiva inoltre stabilisce i livelli di riferimento sia
per l'esposizione al radon nei luoghi di lavoro sia per l'esposizione
al  radon  negli  ambienti  chiusi.  Nell'ambito  del   processo   di
recepimento della direttiva, gli Stati membri devono adottare livelli
non superiori a tale valore, a meno che un livello superiore non  sia
giustificato  dalle  circostanze  esistenti  a   livello   nazionale.
L'allegato XVIII della direttiva riporta tutti gli aspetti che devono
essere presi in considerazione nell'elaborazione del  piano  d'azione
per il radon per affrontare al  meglio  i  rischi  di  lungo  termine
derivanti dall'esposizione al radon. 
  L'unica indicazione europea per la  tutela  della  popolazione  dai
rischi associati all'esposizione al  radon  indoor,  precedente  alla
direttiva   2013/59/Euratom,   era   data    dalla    raccomandazione
90/143/Euratom della Commissione del 21 febbraio 1990 [39], la  quale
indicava i livelli di riferimento e di progettazione  oltre  i  quali
prevedere azioni di risanamento: 
    • 400 Bq/m3 per edifici gia' esistenti; 
    • 200 Bq/m3 per edifici di nuova costruzione. 
 
Evoluzione normativa nazionale 
  Il decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230, e  in  particolare  il
capo III bis introdotto con il decreto legislativo del 26 maggio  del
2000, n.241, e' la normativa italiana che fino all'entrata in  vigore
del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 regolava  l'esposizione
al radon nei luoghi di lavoro. Il decreto legislativo 17 marzo  1995,
n.230 prevedeva la misura della concentrazione di radon nei locali di
lavoro  sotterranei  e  nei  locali  di  lavoro  situati  nelle  aree
geografiche  a  elevata  probabilita'  di  alte   concentrazioni   di
attivita' di radon. Il compito di individuare le  suddette  aree  era
affidato alle Regioni e Province autonome, sulla base di linee  guida
e criteri emanati da una Commissione tecnica, che pero' non si e' mai
insediata. Alcune Regioni hanno comunque effettuato apposite campagne
di indagine nei rispettivi territori ed elaborato mappe territoriali,
la Regione Toscana ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (GU  dell'8
gennaio 2013, n.6) l'avviso della  pubblicazione  della  delibera  di
giunta regionale (DGRT)  n.1019/2012  che  individua  un  elenco  dei
Comuni  identificati  come  zone  a  elevata  probabilita'  di   alte
concentrazioni l'avviso della pubblicazione della delibera di  giunta
regionale (DGRT) n.1019/2012 di attivita' di radon. 
  Il decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230  stabiliva  inoltre  un
livello di azione pari a 500 Bq/m3 e un valore di dose efficace  pari
a 3 mSv/anno, valore oltre il quale il datore  di  lavoro  provvedeva
alla sorveglianza fisica del lavoratore ed effettuava  interventi  di
risanamento. Dal decreto era esclusa  l'esposizione  al  radon  nelle
abitazioni. 
 
Decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 
  Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 [40] "Attuazione della
direttiva  2013/59/Euratom,  che  stabilisce  norme  fondamentali  di
sicurezza  relative  alla  protezione  contro  i  pericoli  derivanti
dall'esposizione  alle  radiazioni  ionizzanti,  e  che   abroga   le
direttive     89/618/Euratom,     90/641/Euratom,      96/29/Euratom,
97/43/Euratom  e  2003/122/Euratom  e  riordino  della  normativa  di
settore in attuazione dell'articolo 20, comma 1,  lettera  a),  della
legge 4 ottobre  2019,  n.117."  prevede  all'articolo  10,  comma  1
l'adozione,  mediante  decreto  del  Presidente  del  Consiglio   dei
ministri, del PNAR concernente i  rischi  dovuti  all'esposizione  al
radon, inclusa la presenza del radon nelle abitazioni. 
 
  Principio di ottimizzazione e livelli di riferimento 
  Il Piano, come tutto il sistema della radioprotezione, si basa  sul
principio di ottimizzazione, di cui all'articolo 1, comma 4,  lettera
b) del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101: "la radioprotezione
di individui soggetti a esposizione professionale e del  pubblico  e'
ottimizzata  allo  scopo  di  mantenere  al  minimo   ragionevolmente
ottenibile le dosi individuali, la probabilita' dell'esposizione e il
numero  di  individui  esposti,  tenendo  conto  dello  stato   delle
conoscenze tecniche e dei fattori economici e sociali". Il livello di
riferimento e' uno strumento applicativo dell'ottimizzazione, esso e'
definito all'articolo 7, definizione 86  dello  stesso  decreto  come
"...la concentrazione di attivita' al  di  sopra  del  quale  non  e'
appropriato consentire le  esposizioni...",  infine,  all'articolo  6
"Strumenti  per  l'ottimizzazione:   livelli   di   riferimento"   si
stabilisce che "...L'ottimizzazione della protezione riguarda in  via
prioritaria le esposizioni al di sopra del livello di  riferimento  e
continua a essere messa in atto al di sotto di detto livello". 
  L'articolo 12 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 fissa i
livelli di riferimento per le abitazioni e per i  luoghi  di  lavoro.
Tali  valori,  espressi  in  termini  di  valore  medio  annuo  della
concentrazione di attivita' di radon in aria, sono: 
    • 300 Bq/m3 per le abitazioni esistenti; 
    • 200 Bq/m3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024; 
    • 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro. 
  In accordo a quanto esposto sopra, dunque, i livelli di riferimento
per le abitazioni e i luoghi di lavoro sono valori di  concentrazione
di attivita'  di  radon  in  aria  al  di  sopra  dei  quali  non  e'
appropriato consentire l'esposizione e  al  di  sotto  dei  quali  e'
importante agire, al fine di  mantenere  l'esposizione  al  radon  al
livello minimo per quanto ragionevolmente ottenibile,  tenendo  conto
delle piu' recenti conoscenze tecniche  e  dei  fattori  economici  e
sociali. 
  Il decreto legislativo 31  luglio  2020,  n.101,  infatti,  riporta
all'articolo 19, comma 3 che per le abitazioni esistenti e'  prevista
la  promozione  di  interventi  di   risanamento   per   livelli   di
concentrazione superiori al livello di riferimento per gli edifici di
nuova costruzione previsto nell'articolo 12.  A  supporto  di  questa
scelta va detto che l'esposizione nelle abitazioni  a  concentrazione
di radon di 200 Bq/m3 corrisponde una dose efficace annua superiore a
6 mSv, cioe' a un valore per il quale  l'esposizione  nei  luoghi  di
lavoro e' considerata un'esposizione pianificata e scattano una serie
di prescrizioni finalizzate alla protezione dei lavoratori. 
 
  Approccio graduale e individuazione delle aree prioritarie 
  A partire dall'entrata in vigore del decreto legislativo 31  luglio
2020, n.101, come indicato nell'articolo 11, comma 3,  le  Regioni  e
Province autonome, mediante metodologie documentate e sulla  base  di
dati gia' disponibili, fanno  una  prima  individuazione  delle  aree
prioritarie, usando il criterio del  15%,  cioe'  individuano  quelle
zone nelle quali la stima della percentuale di edifici che supera  il
livello di riferimento di 300 Bq/m3  e'  pari  o  superiore  al  15%,
procedendo quindi alla pubblicazione dell'elenco di tali  aree  sulla
GU. Le Regioni e le Province autonome, che non sono state in grado di
procedere all'individuazione delle aree  prioritarie  secondo  quanto
indicato al comma 3 dell'articolo 11, entro  due  anni  dall'adozione
del Piano e sulla base delle indicazioni e  dei  criteri  tecnici  in
esso contenuti, come stabilito dall'articolo 11, comma 1, individuano
le aree prioritarie e cioe' quelle  zone  in  cui  si  stima  che  la
concentrazione  media  annua  di  attivita'  di  radon  in  aria  sia
superiore al livello di riferimento in  un  numero  significativo  di
edifici, secondo il criterio stabilito dal Piano. 
  L'individuazione   delle   aree   prioritarie   e'   lo   strumento
fondamentale di partenza per identificare le abitazioni e i luoghi di
lavoro al pianoterra o al seminterrato, da sottoporre a risanamento. 
  L'implementazione degli interventi di risanamento sara' graduale ed
e' ragionevole assumere che nei primi anni di attuazione del PNAR, ne
verranno eseguiti un  numero  significativamente  inferiore  rispetto
agli anni successivi, in quanto allo stato attuale sono poche le aree
prioritarie  gia'  individuate.  La  disponibilita'  di  informazioni
consentira'  nel  tempo  di  modificare   l'estensione   delle   aree
prioritarie, e di prendere in considerazione un numero  crescente  di
abitazioni e di luoghi di lavoro anche sulla base della modifica  dei
criteri di individuazione delle aree o di definizione delle priorita'
di intervento. I dati acquisisti durante il periodo di attuazione del
PNAR che riguardano le concentrazioni medie di radon negli edifici in
Italia e la loro riduzione tracciata nel  tempo,  saranno  utili  per
aggiornare anche la stima dei casi di rischio sanitario  evitati  nei
10 anni. Queste stime, in aggiunta a delle valutazioni comparative di
tipo costo-efficacia, permetteranno di ottimizzare sempre di piu'  la
protezione dagli effetti del radon. 
 
  Esposizione al radon nei luoghi di lavoro 
  Il valore del livello di riferimento,  nei  luoghi  di  lavoro,  e'
fissato  in  300  Bq/m3  in  termini  di  valore   medio   annuo   di
concentrazione di attivita' di radon in aria e in 6mSv in termini  di
dose efficace  annua  o  del  corrispondente  valore  di  esposizione
integrata  annua,  in  accordo  a  quanto  indicato  nella  direttiva
2013/59/Euratom. L'esercente e' tenuto a  effettuare  la  valutazione
delle  dosi  efficaci  annue  o  delle   corrispondenti   esposizioni
integrate annue, qualora, nonostante gli interventi  di  risanamento,
il livello di concentrazione media annua di  attivita'  di  radon  in
aria superi il livello di riferimento di 300 Bq/m3 . Nel caso in  cui
i  risultati  della  valutazione  siano  superiori  al  valore  di  6
mSv/anno, l'esercente deve soddisfare a specifici obblighi del titolo
XI come indicato nell'articolo 17 del decreto legislativo  31  luglio
2020, n.101. Al valore di dose efficace di  6  mSv,  considerando  il
fattore  convenzionale  di  conversione  di  6,7·10-9  Sv  m3  /Bq  h
dell'International Commission on Radiological Protection  (ICRP)  137
[41] e una durata lavorativa di circa 2000 ore anno, corrisponde  una
concentrazione media annua di attivita' di radon di circa 450 Bq/m3 .
Analogamente al valore di esposizione integrata annua di 895 kBq h/m3
, cosi'  come  indicato  nell'Allegato  II,  Sezione  I  del  decreto
legislativo 31 luglio 2020, n.101, corrisponde il medesimo valore  di
concentrazione media annua di attivita' di radon.  Si  evince  dunque
l'importanza delle misure di concentrazione di radon  nei  luoghi  di
lavoro cosi' come indicato all'articolo 17 del decreto legislativo 31
luglio 2020, n.101. Il valore di riferimento di 6 mSv, in termini  di
dose efficace annua, e' un valore che  si  applica  solo  nell'ambito
dell'esposizione professionale al radon e non per l'esposizione nelle
abitazioni. 
 
Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 
  Il "Piano Nazionale della  Prevenzione  2020-2025"  (PNP)  del  MS,
adottato con l'intesa della  Conferenza  Stato-Regioni  n.131  del  6
agosto 2020, Rep.  Atti  127/CSR,  rappresenta  uno  degli  strumenti
fondamentali di pianificazione  degli  interventi  di  prevenzione  e
promozione della salute. Il  PNP  2020-2025  mira  a  contribuire  al
raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni  Unite,
e definisce un approccio combinato degli aspetti economici, sociali e
ambientali che impattano sul benessere delle persone e sullo sviluppo
delle societa'. In quest'ottica il PNP  prevede  il  Macro  Obiettivo
"Ambiente,  clima  e  salute"  volto  alla  promozione  della  salute
mediante un approccio multidisciplinare, intersettoriale e coordinato
per affrontare i rischi potenziali o gia' esistenti che hanno origine
dall'interfaccia tra ambiente e salute. Tra gli Obiettivi  Strategici
del Macro Obiettivo "Ambiente clima e salute",  trova  spazio  "...la
promozione e implementazione  delle  buone  pratiche  in  materia  di
sostenibilita'          ed          eco-compatibilita'          nella
costruzione/ristrutturazione  di  edifici,  anche  in  relazione   al
rischio  chimico  e  al  radon."  (Macro  Obiettivo  5  -   Obiettivo
Strategico 7). Ogni Regione e Provincia autonoma e' stata chiamata ad
adottare il PNP e a predisporre e approvare un proprio  Piano  locale
(Piano Regionale della Prevenzione - PRP), entro il 31 dicembre 2021.
Tutte le Regioni e  Province  autonome,  allo  stato  attuale,  hanno
adottato il proprio PRP,  declinando  contenuti,  obiettivi  e  linee
d'azione (Tabella 6). Nell'ambito di applicazione dei propri PRP,  le
iniziative che le Regioni  e  Province  autonome  avvieranno  per  la
promozione e implementazione  delle  buone  pratiche  in  materia  di
sostenibilita'          ed          eco-compatibilita'          nella
costruzione/ristrutturazione  di  edifici  in  relazione  al  rischio
chimico e al radon, potranno essere di supporto all'attuazione  delle
azioni previste all'interno del PNAR. 
 
Leggi regionali 
  Negli ultimi anni alcune Regioni e Province autonome si sono dotate
di Leggi regionali (L.R.) in materia di radioattivita'  naturale.  La
normativa regionale (L.R. o altri provvedimenti come le  Delibere  di
Giunta Regionale  -  D.G.R.)  ha  trattato  alcuni  aspetti,  con  un
approccio delimitato  ai  confini  amministrativi  regionali  che  ha
prodotto un risultato eterogeneo sul territorio nazionale. Un  quadro
generale della normativa regionale e' riportato in tabella 6. 
 
  Tabella   6:   Scenario   normativo   regionale   riguardante    la
radioattivita' naturale derivante dal gas radon e Piani regionali  di
prevenzione. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
                  2 Obiettivi e struttura del Piano 
 
2.1 Lavori di preparazione 
 
Lavori propedeutici 
  Dopo l'emanazione del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, ai
sensi dell'articolo 10,  il  MS  e  il  Ministero  della  transizione
ecologica  (MiTE,  ora  Ministero  dell'ambiente  e  della  sicurezza
energetica - MASE) hanno avviato i lavori per la predisposizione  del
PNAR. La Direzione per la prevenzione sanitaria del MS e la Direzione
per la crescita sostenibile e la qualita' dello sviluppo dell'ex MiTE
hanno istituito un gruppo di lavoro tecnico per la redazione  di  una
proposta di Piano. Le attivita' del gruppo di lavoro  sono  iniziate,
nelle more della sottoscrizione del  decreto,  nel  mese  di  gennaio
2021. Il lavoro e' avvenuto quasi interamente da remoto, nel rispetto
delle limitazioni governative imposte dall'emergenza sanitaria dovuta
al coronavirus. 
 
Gruppo di lavoro tecnico 
  Il gruppo di lavoro tecnico e' composto da rappresentanti  dei  due
Ministeri proponenti e da rappresentanti del Ministero del  lavoro  e
delle politiche sociali (MLPS), del Ministero delle infrastrutture  e
mobilita' sostenibili (MIMS, ora Ministero dele infrastrutture e  dei
trasporti - MIT), del Ministero dello sviluppo economico  (MiSE,  ora
Ministero  delle  imprese  e  del  made  in  Italy  -  MIMIT)  (hanno
partecipato alle attivita' del gruppo di  lavoro  gli  esperti  della
Direzione  generale  per  l'approvvigionamento,  l'efficienza  e   la
competitivita'  energetica  -  DGAECE  le  cui  funzioni  sono  state
successivamente attribuite  al  MiTE,  ora  MASE),  della  Conferenza
Stato-Regioni (CSR), dell'ISIN e dell'ISS. 
  Il 15 marzo 2021 e' stato formalizzato, con decreto n. 75 del MS  e
del MiTE, il gruppo di lavoro tecnico [42]. 
  Inizialmente, ha avuto luogo un'approfondita ricerca bibliografica.
I Piani radon  disponibili  di  altri  Paesi  europei  e  non,  e  le
pubblicazioni  scientifiche  in  materia,  sono  stati   raccolti   e
analizzati. In questa prima fase di lavoro sono stati  individuati  i
contenuti del Piano. Per  definirli,  nel  rispetto  della  normativa
nazionale e comunitaria, sono stati presi in considerazione i quattro
elementi presenti nell'articolo 10, comma 2 del  decreto  legislativo
31 luglio 2020, n.101, i quali sono stati integrati  con  i  quindici
punti contenuti nell'allegato III dello stesso decreto, che recepisce
l'allegato XVIII della direttiva 2013/59/Euratom e dal  quale,  anche
in  questo  caso,  provengono  degli   obblighi   comunitari.   Dalla
valutazione  di  questi  elementi  cardine  e  dallo   studio   delle
pubblicazioni internazionali, come ad esempio il documento  Radiation
Protection n.193 "Radon in  workplaces"  [43]  che  all'allegato  III
presenta l'esempio di struttura di un  Piano  nazionale  radon,  sono
stati identificati gli argomenti da trattare all'interno  del  Piano.
Gli argomenti sono stati raggruppati in tre macro aree,  dette  Assi,
che  sono  state  nominate:   Misurare,   Intervenire,   Coinvolgere.
All'interno  delle  macro  aree  sono  state  inserite   le   Azioni,
individuate sulla base del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101,
che  rappresentano  quegli  argomenti,  risultato  delle  valutazioni
descritte, e che compongono  la  struttura  del  presente  Piano.  La
struttura delle Azioni, il loro  format  e  i  contenuti  sono  stati
discussi, concordati e decisi. 
  Stabilito il format, nelle settimane seguenti, ognuna delle  schede
e' stata approfondita, valutata, e quindi redatta in  prima  stesura.
Le Azioni sono state discusse, in una fase collegiale di lettura.  Il
gruppo di lavoro, sulla base dei suggerimenti e  delle  osservazioni,
ha provveduto a una revisione delle azioni del Piano,  integrando  le
proposte. La seconda stesura e' stata messa a  disposizione  per  gli
ulteriori approfondimenti e miglioramenti  del  caso,  in  una  nuova
ottica integrata dalla conoscenza di un primo quadro complessivo  del
Piano. La necessita' di rendere il Piano attuabile  ha  suggerito  di
produrre degli elaborati tecnici presenti in Appendice, per una prima
applicazione. Contemporaneamente le parti generali e di sintesi  sono
state redatte ed e' stata concordata  la  veste  grafica.  Quindi  la
proposta di Piano e' stata presentata per l'acquisizione  dei  pareri
previsti, la successiva notifica alla Commissione europea,  ai  sensi
dell'articolo 33 del Trattato che istituisce la Comunita' europea per
l'energia  atomica  (Trattato  Euratom)  e,  infine,  l'adozione  con
Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. 
 
2.2 Obiettivi 
 
Finalita' generali 
  La finalita' del PNAR e' la riduzione dei rischi di  lungo  termine
attribuibili  all'esposizione  al  radon.   Tale   obiettivo   deriva
direttamente dal decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 che: 
    -  all'articolo  10,  comma  1  prevede  l'adozione   del   PNAR,
concernente i rischi  di  lungo  termine  dovuti  all'esposizione  al
radon,   in   recepimento   dell'articolo   103    della    direttiva
2013/59/Euratom; 
    - al punto 14 dell'Allegato III stabilisce che il Piano prenda in
considerazione "Obiettivi di lungo termine in  termini  di  riduzione
del rischio di cancro dei  polmoni  attribuibile  all'esposizione  al
radon (per fumatori e non fumatori)". 
  La finalita' e' coerente  con  le  indicazioni  internazionali  del
documento del World Health Organisation (WHO) "WHO Handbook on Indoor
Radon - A Public Health Perspective" [1], delle  numerose  iniziative
IAEA in materia [69] e del recente Piano europeo di lotta  contro  il
cancro  "Europe's  Beating  Cancer  Plan"   [44]   presentato   dalla
Commissione Europea il 3 febbraio 2021,  che  nella  sezione  "Saving
lives through sustainable cancer prevention", sottosezione  "Reducing
exposure to hazardous substances and radiation" prevede che una delle
7 azioni sia "Support Member States  in  the  implementation  of  the
requirements  of  Council  Directive  on  protection  from   ionising
radiation,  particularly  from  radon.",  da  svolgersi  nel  periodo
2021-2025. 
  In maniera piu'  generale  tra  i  17  obiettivi  dell'Agenda  2030
dell'Organizzazione  delle  Nazioni  Unite  (ONU)  per  lo   Sviluppo
Sostenibile [45], che contengono azioni importanti per le persone, il
pianeta e la prosperita', ve ne sono vari che  sono  orientati  nella
stessa direzione del PNAR. I "Sustainable Development  Goals"  (SDGs)
con queste caratteristiche sono, ad esempio: 
    - Obiettivo 3: Salute e benessere, traguardo 3.9 "Entro il  2030,
ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie  da  sostanze
chimiche pericolose e la  contaminazione  e  inquinamento  dell'aria,
delle acque e del suolo" 
    - Obiettivo 6: Acqua pulita e igiene, traguardo  6.3:  "Entro  il
2030, migliorare la qualita' dell'acqua per  ridurre  l'inquinamento,
riducendo al minimo il rilascio  di  sostanze  chimiche  e  materiali
pericolosi, dimezzare la percentuale di acque reflue non  trattate  e
sostanzialmente aumentare il riciclaggio e il riutilizzo di sicurezza
a livello globale" 
    - Obiettivo 8: Lavoro dignitoso e crescita  economica,  traguardo
8.8 "Proteggere  il  diritto  al  lavoro  e  promuovere  un  ambiente
lavorativo  sano  e  sicuro  per  tutti  i  lavoratori,  inclusi  gli
immigrati, in particolare le donne e i precari." 
    - Obiettivo 11: Citta' e comunita' sostenibili,  traguardo  11.6:
"Entro il 2030, ridurre il negativo  impatto  ambientale  pro  capite
nelle citta', con particolare attenzione alla  qualita'  dell'aria  e
gestione dei rifiuti urbani e di altro tipo" 
  E' opportuno citare due pubblicazioni: 
    - "WHO Handbook on Indoor Radon - A  Public  Health  Perspective"
con  la  indicazione  che  la  politica  nazionale  sul  radon  debba
concentrarsi sull'identificazione delle aree geografiche  in  cui  le
popolazioni sono  maggiormente  a  rischio  di  esposizione  e  sulla
sensibilizzazione dell'opinione pubblica  sui  rischi  provocati  dal
radon alla salute; 
    - "Protection of the Public against Exposure Indoors due to Radon
and Other Natural Sources of  Radiation"  dell'AIEA  che  prevede  di
stimare il successo di un programma d'azione per il radon sulla  base
della riduzione della concentrazione di radon negli edifici. 
  L'obiettivo del Piano si raggiunge attraverso una molteplicita'  di
Azioni,  ricondotte  in  3  Assi,  chiamati  Misurare,   Intervenire,
Coinvolgere, e  di  Attivita'  previste  all'interno  delle  suddette
Azioni   realizzate   con    il    coinvolgimento    di    differenti
amministrazioni. Data la multidisciplinarieta' propria  del  fenomeno
radon, la finalita' principale  del  Piano  si  ottiene  mediante  la
realizzazione   di   Azioni   in   ambiti   molto   diversi:    dalla
classificazione delle aree territoriali in cui si ritiene prioritario
intervenire, alla  disponibilita'  di  servizi  di  dosimetria  radon
riconosciuti  idonei  e  di  esperti  di  interventi  di  risanamento
adeguatamente formati, di indicazioni sugli interventi di risanamento
e per  la  progettazione  di  nuovi  edifici  dotati  di  sistemi  di
prevenzione  dell'ingresso  di  radon,  alla  sensibilizzazione   dei
proprietari delle abitazioni e alla possibilita' di introdurre  forme
di incentivo economico, ecc. 
  Tutte le Azioni e le Attivita' contenute nel Piano  concorrono,  in
modo diretto o indiretto, alla riduzione dei rischi di lungo  termine
dovuti all'esposizione  al  radon.  La  realizzazione  parziale  puo'
inficiare la finalita' generale del Piano  e  per  questo  motivo,  a
ciascuna Attivita' e' stato associato un indicatore di risultato e il
target previsto. 
 
Obiettivi specifici 
  Per  valutare  l'efficacia  generale   del   PNAR   e'   necessario
considerare che i programmi  di  riduzione  del  radon  non  generano
vantaggi per la salute pubblica valutabili immediatamente, poiche' il
principale rischio per la salute e' il cancro ai polmoni, che  ha  un
tempo di espressione che puo' essere fino a 35 anni. 
  La  riduzione  dell'esposizione  nelle  abitazioni  rappresenta  un
obiettivo importante in quanto l'esposizione al radon e' generalmente
molto maggiore nelle abitazioni che nei luoghi di  lavoro,  in  media
3-5 volte di piu', poiche' si trascorre nelle abitazioni  piu'  tempo
di quanto se ne trascorra nei luoghi di lavoro e la concentrazione di
radon e' generalmente superiore di notte.  Di  conseguenza  anche  la
maggior parte dei casi di tumore polmonare attribuibile al  radon  e'
dovuta  alle  esposizioni  nelle  abitazioni.  La   riduzione   delle
concentrazioni  di  radon  nei  luoghi  di  lavoro   e'   altrettanto
importante ed e' regolata da obblighi specifici a carico  dei  datori
di lavoro riportati nel Titolo IV, Capo I, Sezione  III  del  decreto
legislativo 31 luglio 2020, n.101. 
  Gli obiettivi specifici di riduzione dell'esposizione al  radon  da
realizzarsi nei prossimi 10 anni di durata del Piano sono: 
    a. la riduzione della  concentrazione  di  radon  nei  luoghi  di
lavoro con concentrazione di radon  superiore  ai  300  Bq/m3  ,  nel
rispetto delle previsioni normative; 
    b. la riduzione della concentrazione  di  radon  almeno  nel  50%
delle abitazioni, ricadenti nelle aree prioritarie  nelle  quali  sia
stata riscontrata una concentrazione di radon superiore ai 200  Bq/m3
, dando priorita' a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3 ; 
    c. la riduzione della concentrazione  di  radon  almeno  nel  50%
delle abitazioni del patrimonio di  edilizia  residenziale  pubblica,
ricadenti  nelle  aree  prioritarie,  con  concentrazione  di   radon
superiore ai 200 Bq/m3 , dando priorita' a quelle con  concentrazione
superiore a 300 Bq/m3 ; 
    d. la verifica che il livello  di  concentrazione  di  radon  sia
inferiore ai 200 Bq/m3 nelle abitazioni costruite dopo il 31 dicembre
2024. 
  Sulla base dei dati  disponibili,  ottenuti  nella  prima  indagine
condotta nelle abitazioni alla fine degli anni '80  e  riportati  nel
PNR del 2002, si stima che le abitazioni con  una  concentrazione  di
radon superiore ai 200 Bq/m3 siano il 4% delle  abitazioni  italiane,
circa  800.000  abitazioni,  quelle  con  concentrazione   di   radon
superiori a 400 Bq/m3 siano l'1% e cioe'  circa  200.000,  mentre  la
stima per i luoghi di lavoro che superano i 300 Bq/m3 e' pari a circa
200.000 [15,18]. 
  Le valutazioni della situazione ai fini  del  raggiungimento  degli
obiettivi specifici sono effettuate periodicamente  dall'Osservatorio
nazionale  radon  tramite  appositi  indicatori,  tenuto  conto   del
documento del WHO "Development of environment and  health  indicators
for european union countries" [46] che sono: 
    - la stima, tramite adeguate indagini campionarie, del numero  di
abitazioni e luoghi di lavoro in cui vengono superati  i  livelli  di
riferimento; 
    - il numero di abitazioni e luoghi di  lavoro  in  cui  e'  stata
misurata la concentrazione di radon; 
    -  il  numero  di  abitazioni  e  luoghi  di  lavoro  in  cui  la
concentrazione di radon misurata  risulta  superiore  ai  livelli  di
riferimento; 
    - la stima del numero di  abitazioni  e  luoghi  di  lavoro,  con
concentrazioni di attivita' di radon misurate superiori ai livelli di
riferimento, che siano state risanate con conseguente riduzione della
concentrazione di radon. 
  Il livello di informazione  e  consapevolezza  dei  rischi  per  la
salute dovuti al radon nella popolazione e tra i  professionisti  del
settore edile e medico ha un ruolo importante. La consapevolezza puo'
essere valutata sulla base del numero di richieste di informazioni  o
di richieste di misurazioni di radon da effettuare,  oppure  mediante
indagini di mercato. Uno dei fattori chiave per il successo del  PNAR
e' lo sviluppo di strategie di  informazione  sui  rischi  dovuti  al
radon  e  sulle  misure  preventive  e  le  azioni  correttive  e  la
previsione di un programma di riduzione del  radon  che  richieda  la
collaborazione della popolazione. 
  Data la  complessita',  connessa  anche  alla  fattibilita',  della
possibilita' di modificare gli attuali livelli di riferimento e/o  di
prevedere comunque  iniziative  a  livelli  di  radon  inferiori,  la
materia sara' oggetto di studio da parte dell'Osservatorio  nazionale
radon che valutera' l'andamento dell'attuazione di tutte le Attivita'
previste  dal  Piano  e  valutera'  l'opportunita'  di  proporre  una
modifica  dei  livelli  di  riferimento   con   la   conseguenza   di
identificare e risanare un numero ancor piu' elevato  di  situazioni.
La  fattibilita'  complessiva  di  questo  ulteriore   obiettivo   di
riduzione dei casi di tumore polmonare attribuibili al  radon  sara',
quindi, valutata a meta' circa dall'implementazione di questo  Piano,
cioe' dopo i primi 5 anni. 
  Infine, ma non per ultimo e' necessario  promuovere  da  subito  la
ricerca  su  metodi  di  risanamento  semplici,  applicabili  a  tali
situazioni. 
 
Costi e fonti di finanziamento 
  Tra gli elementi da prendere in  considerazione  nell'ambito  della
redazione e realizzazione del PNAR, il punto 6 dell'allegato III  del
decreto legislativo 31 luglio 2020,  n.101  include  una  valutazione
delle risorse disponibili. In merito, in primo luogo  e'  da  notarsi
che l'articolo 245 del  decreto  medesimo  prevede  espressamente  la
clausola di invarianza finanziaria per  la  finanza  pubblica  e,  in
secondo luogo, e' da tenere presente che,  rispetto  alla  previgente
normativa, i nuovi obblighi introdotti  sono  sostanzialmente  quelli
posti a carico delle  Regioni  e  Province  autonome  che  riguardano
l'edilizia residenziale pubblica e le attivita' previste all'articolo
19. 
  La riuscita effettiva del presente Piano  rimane  subordinata  alla
volonta' dei proprietari di  abitazioni  a  intraprendere  azioni  di
misurazione  e  alla  disponibilita'   degli   stessi   a   sostenere
economicamente le eventuali conseguenti azioni  di  risanamento,  per
quanto le Regioni e Province autonome possano speditamente  procedere
alle misurazioni e alla definizione delle aree prioritarie. 
  A tal fine, oltre alle azioni di promozione e sensibilizzazione  di
nuovo  poste  principalmente  in  carico  alle  Regioni  e   Province
autonome,  sarebbe  certamente  utile  l'introduzione  di   specifici
incentivi economici statali o regionali, o  anche  l'introduzione  di
una voce specifica sul valore di concentrazione del radon nell'ambito
della  certificazione  energetica  gia'  obbligatoria  ex  lege   nei
contratti di compravendita e locazione, almeno  dal  1  gennaio  2025
quando ci si aspetta che in tutti gli edifici  di  nuova  costruzione
sia rispettato il valore di 200 Bq/m3 , anche a fini di  equita'  del
mercato   immobiliare.   Per   quanto   riguarda   il   risparmio   o
efficientamento energetico, sono disponibili vari incentivi economici
che hanno recentemente dato un notevole impulso agli interventi sugli
edifici. Come e' stato dimostrato da diversi studi  [47,48,49],  tali
interventi possono produrre un aumento della concentrazione di  radon
se realizzati con modalita' che non tengono conto  del  loro  impatto
sulla   concentrazione   di   radon   indoor   e   se   non   vengono
contemporaneamente  abbinati  interventi  di  risanamento  da  radon.
Questo puo' rappresentare un problema rilevante per il raggiungimento
degli obiettivi di riduzione dell'esposizione al radon e dei casi  di
tumore    polmonare    associati.    Gli    interventi    riguardanti
l'efficientamento energetico degli edifici devono quindi tenere conto
del radon affinche' nell'ambito del medesimo intervento  edilizio  si
abbia  un  miglioramento  dal  punto  di  vista  sia  energetico  sia
dell'esposizione al radon. 
  Per aiutare le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano a
procedere con le campagne  di  misurazione  della  concentrazione  di
radon indoor per individuare le aree prioritarie di cui  all'articolo
11 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101 e per  avviare  gli
interventi di riduzione e prevenzione della concentrazione  di  radon
indoor, e' stata promossa l'istituzione di appositi Fondi economici. 
  Con il decreto-legge 13 giugno 2023, n.  69  "Disposizioni  urgenti
per l'attuazione degli obblighi derivanti da atti dell'Unione europea
e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei  confronti
dello Stato italiano" convertito, con modificazioni, dalla  legge  10
agosto 2023, n. 103 sono stati istituiti due Fondi. 
    -  Il  Fondo  per  l'individuazione  delle  aree  prioritarie  di
intervento, istituito presso il MASE, volto a finanziare programmi di
misurazione della concentrazione media annua di attivita' di radon in
aria da parte delle Regioni  e  Province  autonome  di  Trento  e  di
Bolzano, con una dotazione di 10 milioni di euro per  ciascuno  degli
anni 2023, 2024 e 2025. Con uno o piu' decreti del MASE  di  concerto
con i ministri della salute e dell'economia e delle  finanze,  previa
intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo  Stato,
le Regioni e le Provincie autonome di Trento e di  Bolzano,  verranno
stabiliti i criteri e le modalita' di utilizzo del Fondo. 
    - Il Fondo, istituito presso il MASE, finalizzato a finanziare la
progettazione e l'attuazione di interventi di riduzione e prevenzione
della concentrazione di radon  in  ambienti  chiusi,  in  particolare
mediante attivita' di monitoraggio, analisi,  rilevamento  geologico,
bonifica e risanamento delle costruzioni dalla  sostanza  inquinante,
in eventuale sinergia con i programmi di risparmio  energetico  e  di
qualita' dell'aria in  ambienti  chiusi,  con  una  dotazione  di  10
milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al  2031.  Il  Fondo
verra' assegnato alle Regioni e Province  autonome  di  Trento  e  di
Bolzano sulla  base  dell'individuazione  delle  aree  prioritarie  e
secondo i criteri stabiliti con  uno  o  piu'  decreti  del  ministro
dell'ambiente  e  della  sicurezza  energetica,  di  concerto  con  i
ministri della salute, dell'economia e delle finanze,  previa  intesa
in sede di Conferenza permanente per i  rapporti  tra  lo  Stato,  le
Regioni e le Provincie autonome di Trento e di Bolzano. 
 
2.3 Struttura del Piano 
 
  Il presente Piano  si  sviluppa  intorno  a  tre  assi  strategici:
misurare, intervenire, coinvolgere 
    - Asse 1 - Misurare; 
    - Asse 2 - Intervenire; 
    - Asse 3 - Coinvolgere. 
  Asse 1. Le misurazioni delle concentrazioni di radon indoor sono un
fattore determinante per la valutazione della situazione territoriale
nazionale e per considerare lo stato di fatto sul quale  intervenire.
L'Italia ha, in alcuni casi, accumulato un ritardo in  questo  campo:
sia nella conoscenza del territorio sia  nell'adozione  delle  misure
necessarie a prevenire  e  ridurre  il  fenomeno.  Recuperare  questo
deficit  e  promuovere  indagini  e'  essenziale  per  migliorare  il
contrasto  alle  situazioni  di  maggior  esposizione  e  iniziare  a
intervenire  in  tali  situazioni.  Con  questo  spirito,  l'Asse   1
definisce e raccoglie le azioni dedicate a fornire indicazioni  sulle
indagini, sui protocolli di misurazione e sulla gestione dei dati  di
concentrazione di  radon  indoor,  sui  livelli  prestazionali  e  le
modalita' operative e gestionali dei  servizi  di  dosimetria,  sulla
individuazione delle aree prioritarie, sui luoghi di lavoro  e  sulle
attivita' lavorative a maggior rischio di esposizione. 
  Asse 2. Per contrastare i  rischi  legati  al  fenomeno  del  radon
indoor e' necessario  agire  per  ridurre  le  emissioni  inquinanti,
prevenire e contrastare  le  concentrazioni  piu'  elevate  di  radon
indoor, conoscere i rischi sinergici  legati  all'uso  di  tabacco  e
all'esposizione al radon, creare connessioni  tra  le  attivita'  del
Piano e gli interventi di efficientamento energetico,  migliorare  la
qualita' dell'aria indoor e garantire la sicurezza nelle abitazioni e
nei luoghi di lavoro. L'Asse 2 raggruppa le  azioni  per  ridurre  il
rischio di esposizione al radon e promuove i sistemi di prevenzione e
riduzione negli edifici esistenti e nei nuovi edifici con indicazioni
sulla loro progettazione, individua i materiali  da  costruzione  che
potrebbero esalare radon, fornisce indicazioni per la  qualificazione
degli esperti di risanamento. 
  Asse 3. Il terzo Asse strategico e' dedicato alla comunicazione. Le
azioni  previste  promuovono  la  diffusione  della  conoscenza   del
fenomeno radon attraverso strategie comunicative  efficaci  e  mirate
che  prevedono  lo  sviluppo  di  piani  di  formazione  rivolti   ai
lavoratori e ai professionisti della pubblica  amministrazione  (PA),
la realizzazione di progetti  didattici  rivolti  agli  studenti,  la
possibilita' di utilizzare forme partecipative da parte del cittadino
e  la  promozione,   infine,   di   azioni   diffuse   di   riduzione
dell'esposizione  al  radon  nelle  abitazioni.  Una  Azione  prevede
l'istituzione dell'Osservatorio nazionale radon  che,  attraverso  un
monitoraggio dell'attuazione  delle  Azioni  del  Piano,  supporta  e
integra le attivita' previste. 
  Ognuno dei tre Assi ha un obiettivo  che  si  raggiunge  attraverso
l'attuazione delle Azioni previste.  Ogni  Azione  ha  indicatori  in
grado di definirne lo stato e  a  essi  sono  associati  i  tempi  di
realizzazione. 
 
Schema funzionale della struttura 
  Come gia' detto, gli Assi identificano le macro  aree  strategiche,
ciascuno degli Assi e' strutturato in Azioni, a loro volta articolate
in Attivita'. 
  Ogni Azione e' composta da una parte descrittiva e  da  una  scheda
nella quale sono indicate le specifiche Attivita' previste per la sua
attuazione, gli obiettivi, il contesto normativo  di  riferimento,  i
soggetti destinatari a cui l'azione e'  rivolta,  i  prodotti  intesi
come risultato concreto dell'azione, gli indicatori per  quantificare
o individuare il raggiungimento dei risultati attesi, il  target  per
misurare  l'esito  di  realizzazione  dell'obiettivo  di  azione,  il
soggetto  che  la   coordina,   i   partecipanti   coinvolti   e   un
cronoprogramma con i tempi di realizzazione previsti. 
  Il PNAR segue una programmazione decennale  per  cui  le  Attivita'
relative  alle  specifiche  Azioni  sono   state   previste   in   un
cronoprogramma che tiene conto  dell'intera  durata  del  Piano.  Nel
periodo di durata del Piano, qualora dovessero insorgere  necessita',
sono previste proposte di aggiornamento del Piano e variazioni  delle
Attivita' del Piano. 
 
Partecipazione delle Regioni e Province autonome e delle ARPA/APPA 
  La partecipazione delle Regioni e Province autonome e' garantita da
due loro rappresentanti per ogni Azione quando  prevista.  Le  nomine
sono  definite  dalla  Conferenza  delle  Regioni  e  comunicate   al
coordinatore dell'Azione entro 60 giorni dall'entrata in  vigore  del
Piano o, in caso  di  coordinamento  dell'Azione,  e'  comunicata  ai
partecipanti. 
  Il Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell'Ambiente (SNPA),
di cui alla legge 28 giugno 2016 n.132, nello  stesso  modo,  designa
due rappresentanti delle ARPA/APPA  per  ognuna  delle  azioni  nelle
quali e' prevista la partecipazione delle Agenzie e  la  comunica  al
Coordinatore dell'azione entro 60 giorni dall'entrata in  vigore  del
Piano. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Tabella 7: Schema sinottico degli Assi e delle Azioni del Piano 
 
 
                      3 Assi e azioni del Piano 
 
3.1 Asse 1. Misurare: individuazione  delle  situazioni  di  maggiore
    esposizione 
 
Asse 1 - Premessa 
  La conoscenza della distribuzione spaziale dei  livelli  di  radon,
pur se al momento non completa ed esaustiva a livello  nazionale,  e'
un'informazione  di  partenza  essenziale   per   caratterizzare   il
territorio e per individuare elementi di conoscenza indispensabili  a
definire  politiche  di  prevenzione  e  protezione  sanitaria  della
popolazione. 
  I  campionamenti  e  le  misurazioni  costituiscono  la   fase   di
acquisizione dati  che  consente  di  individuare  le  situazioni  di
maggiore rischio e di indirizzare gli interventi di pianificazione  e
di risanamento secondo le differenti situazioni di  esposizione.  Per
avere risposte adeguate ed  efficaci,  e'  utile  poter  disporre  di
strumenti che diano chiare indicazioni  sui  metodi  di  misura,  sui
livelli prestazionali e  le  modalita'  operative  e  gestionali  dei
servizi di dosimetria e sulle procedure da seguire per caratterizzare
il territorio e monitorarlo. 
  La caratterizzazione geologica  del  territorio  e'  solo  uno  dei
passaggi utili  a  definire  una  relazione  di  causa  effetto,  per
ampliare le conoscenze sulle caratteristiche  maggiormente  influenti
sui livelli di radon indoor. La trasmissione di gas tra sottosuolo  e
superficie avviene grazie alla porosita' delle  rocce  (permeabilita'
primaria), alle faglie e ai sistemi di  fratturazione  (permeabilita'
secondaria)  anche  se  sono  molteplici  e  diversi  i  fattori  che
condizionano la presenza di radon indoor, tra cui le  caratteristiche
dell'edificato o la presenza di alcuni materiali da costruzione. 
 
Asse 1 - Situazione in Italia 
  Negli anni  scorsi  numerose  Regioni  e  Province  autonome  hanno
condotto campagne di misurazione del radon all'interno degli edifici,
riportate in Tabella 8. Nonostante i differenti  criteri  seguiti  da
ognuna di loro per le indagini, i  risultati  sono  stati  utili  per
costruire un primo livello conoscitivo a  livello  regionale  che  ha
permesso  di  ottenere  report  statistici,  mappe  tematiche   sulla
distribuzione di radon e di eseguire monitoraggi. 
    
Tabella 8: Risultati ed elaborazioni pubblicati in seguito
a indagini e monitoraggi eseguiti dalle Regioni
=====================================================================
|Regione       |Tipologia di intervento/Piano                       |
+==============+====================================================+
|              |Campagne di misura del radon nelle abitazioni e in  |
|Abruzzo       |altri edifici della Regione Abruzzo - 2017 - ARTA   |
|              |Abruzzo                                             |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |Prima indagine conoscitiva dei livelli di           |
|Basilicata    |concentrazione radon indoor edifici scolastici -    |
|              |2013 - ARPAB                                        |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Calabria      |Non disponibile                                     |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |Agenti fisici - Il monitoraggio in Campania 2003 -  |
|              |2007                                                |
|Campania      |Relazione sullo stato dell'ambiente in Campania 2009|
|              |- Radiazioni ionizzanti - ARPAC                     |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |Il radon ambientale in Emilia Romagna (presente al  |
|              |link: https://salute.regione.emilia-romagna.it/norma|
|Emilia Romagna|tiva-e-documentazione/rapporti/contributi/contributi|
|              |-n.-51-il-radon-ambientale-in-emilia-romagna-ottobre|
|              |-2007) [50]                                         |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |Risultati campagne precedenti 2015                  |
|Friuli Venezia|11 ottobre 2018 - Convegno pubblico "Progetto Radon:|
|Giulia        |misure per 1000 famiglie: risultati e               |
|              |approfondimenti"                                    |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Lazio         |Report 2012 2014                                    |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |- Piano di monitoraggio gas radon in edifici        |
|              |  pubblici e privati della Liguria anno 2019-2020   |
|Liguria       |- Situazione della campagna di approfondimento di   |
|              |  indagine del gas radon indoor 2021-2022.          |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Lombardia     |Campagna di misura 2003                             |
|              |Campagna di misura 2009 2010                        |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Marche        |Non disponibile                                     |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Molise        |Non disponibile                                     |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Piemonte      |Mappa interattiva GIS                               |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Puglia        |Mappa interattiva GIS                               |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |Deliberazione n.7/49 del 12.02.2019 Classificazione |
|Sardegna      |del territorio regionale con individuazione delle   |
|              |aree a rischio                                      |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |- Piano regionale radon ( https://diazilla.com/doc/7|
|              |  87327/piano-di-monitoraggio-regionale-radon---arta|
|              |  )                                                 |
|              |- Campagna di monitoraggio della concentrazione di  |
|              |  radon nelle scuole della provincia di Catania     |
|              |  (presente al link: https://www.snpambiente.it/2019|
|Sicilia       |  /01/17/%EF%BB%BFil-monitoraggio-della-concentrazio|
|              |  ne-di-gas-radon-nelle-scuole-della-provincia-di-ca|
|              |  tania/)                                           |
|              |- Indagine radon su tutta la Provincia di Ragusa    |
|              |  (presente al link:                                |
|              |  http://territorio.provincia.ragusa.it/system/addit|
|              |  ions/859/original/rapporto finale.pdf?1452593549) |
+--------------+----------------------------------------------------+
|              |- Individuazione delle aree ad elevata probabilita' |
|              |  di alte concentrazioni di radon, ai sensi del     |
|              |  decreto legislativo 230/95 e s.m.i.               |
|              |- Deliberazione del 26 novembre 2012, n.1019 -      |
|Toscana       |  Indagine regionale sul gas radon negli ambienti   |
|              |- Dati aggregati abitazioni, dati aggregati luoghi  |
|              |  di lavoro (presente al link: http://www.arpat.tosc|
|              |  ana.it/datiemappe/mappe/mappa-della-concentrazione|
|              |  -di-radon-nei-comuni-della-toscana-anni-2007-2010/|
+--------------+----------------------------------------------------+
|Trentino Alto |Provincia autonoma di Bolzano: (presente al link:   |
|Adige         |https://ambiente.provincia.bz.it/radiazioni/radon.as|
|              |p)                                                  |
|              +----------------------------------------------------+
|              |Provincia autonoma di Trento: - Guida tecnica luoghi|
|              |lavoro sotterranei Rapporto ambientale 2020 - cap.  |
|              |10 radiazioni (presente al link: http://www.appa.pro|
|              |vincia.tn.it/rapporto_ambiente_2020/)               |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Umbria        |Il radon nelle scuole dell'Umbria                   |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Valle d'Aosta |Valori medi di radon indoor per Comune              |
+--------------+----------------------------------------------------+
|Veneto        |Indagine regionale per individuare le aree ad alto  |
|              |potenziale radon nel Veneto                         |
+--------------+----------------------------------------------------+
    
Asse 1 - Obiettivo 
  Lo scopo principale e' individuare le aree  prioritarie  attraverso
la caratterizzazione  omogenea  dell'intero  territorio  nazionale  e
individuare le attivita' lavorative, i luoghi di lavoro e gli edifici
esposti a maggior rischio. A tal fine  e'  opportuno  sviluppare  una
metodologia standardizzata per la pianificazione  delle  campagne  di
indagine e per le tecniche di campionamento e di misura  in  ambienti
chiusi, con modalita' per le misurazioni e  indicazioni  dei  livelli
prestazionali e delle modalita' operative e gestionali dei servizi di
dosimetria, finalizzati a ottenere  dati  coerenti  e  affidabili  su
tutto il territorio nazionale, utili per valutare e attuare strategie
di intervento e a ridurre le situazioni di rischio. 
 
Azione 1.1 Metodologie e strategie per lo svolgimento di campagne  di
misurazione del radon indoor 
  Questa  Azione  prevede  indicazioni  di  prima   applicazione   in
Appendice 
 
Azione 1.1 - Premessa 
  L'articolo 10, comma 2,  lettera  b)  del  decreto  legislativo  31
luglio 2020, n.101 indica che il  Piano,  conformemente  all'allegato
III, individua i criteri per la classificazione delle zone in cui  si
prevede che la concentrazione di radon, come media annua,  superi  il
livello di  riferimento  nazionale  in  un  numero  significativo  di
edifici. Lo  stesso  decreto,  all'articolo  11,  prevede  specifiche
disposizioni per l'individuazione delle aree in cui si stima  che  la
concentrazione media annua di attivita' di radon in  aria  superi  il
livello di riferimento in un numero significativo di edifici, nonche'
per  la  definizione  delle  priorita'  d'intervento  dei   programmi
specifici di misurazione. 
  L'articolo 19, comma 2 del  decreto  legislativo  31  luglio  2020,
n.101 stabilisce che le Regioni e  Province  autonome  provvedono  ad
intraprendere,  nelle  aree  prioritarie  di  intervento   ai   sensi
dell'articolo  11,   specifici   programmi   di   misurazione   della
concentrazione di  radon  nel  patrimonio  di  edilizia  residenziale
pubblica, adottando conseguentemente misure correttive.  Il  comma  1
del medesimo  articolo  stabilisce  che  le  Regioni  e  le  Province
autonome  promuovono  campagne  e   azioni,   nelle   aree   definite
prioritarie, per incentivare i proprietari di immobili adibiti a  uso
abitativo, aventi locali situati al pianterreno o a un  livello  semi
sotterraneo   o   sotterraneo,   a   effettuare   la   misura   della
concentrazione di radon. Tali indicazioni derivano  dall'esigenza  di
individuare le situazioni  di  maggiore  esposizione  e  di  favorire
l'adozione  di  opportune  misure  di  risanamento  finalizzate  alla
riduzione della concentrazione di radon e in definitiva  del  rischio
associato  all'esposizione  al  radon.  I  risultati  delle  indagini
contribuiscono a incrementare  il  quadro  conoscitivo,  al  fine  di
rendere  progressivamente   piu'   accurata   la   conoscenza   della
distribuzione dei livelli di radon sul  territorio  e  la  conoscenza
della esposizione della popolazione. 
 
Azione 1.1 - Situazione in Italia 
  Negli anni '90, e' stata completata una  indagine  nazionale  sulla
concentrazione  di  radon  nelle  abitazioni  coordinata  dall'ISS  e
dall'ISIN (allora  ANPA).  L'indagine  e'  stata  realizzata  con  la
collaborazione  degli  assessorati  della  sanita'  delle  Regioni  e
Province autonome con una impostazione e metodologie comuni  definite
a livello centrale. Le Regioni e Province autonome, attraverso i CRR,
trasferiti successivamente alle ARPA/APPA, hanno  pertanto  acquisito
le competenze per la progettazione e la realizzazione di indagini sul
proprio territorio. [51,52] 
  Negli  anni  successivi,  le  Regioni  e  Province  autonome  hanno
promosso e realizzato ulteriori indagini, finalizzate ad approfondire
la  conoscenza  della  distribuzione  del  radon  sul  territorio   e
finalizzate all'individuazione delle aree a maggiore probabilita'  di
elevate concentrazioni di radon ma anche indagini nelle scuole e,  in
taluni casi, negli ambienti di lavoro. 
 
Azione 1.1 - Obiettivo 
  L'obiettivo di questa Azione e' fornire  strategie  di  riferimento
comuni e condivise per  la  realizzazione  di  indagini  territoriali
volte all'individuazione delle aree prioritarie e  all'individuazione
degli edifici con concentrazioni di radon  superiori  al  livello  di
riferimento. In particolare dovranno essere indicate le  informazioni
a corredo della misurazione di concentrazione che sono utili non solo
per la individuazione delle maggiori esposizioni,  ma  anche  per  un
arricchimento delle conoscenze  finalizzato  a  una  sempre  migliore
caratterizzazione  del   territorio   e   della   valutazione   della
esposizione. 
 
Azione 1.1: Metodologie e strategie per lo svolgimento di campagne di
misurazione del radon indoor 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione  1.2  Indicazioni  e  criteri  per  la  caratterizzazione  del
territorio su base geologica 
  Questa  Azione  prevede  indicazioni  di  prima   applicazione   in
Appendice 
 
Azione 1.2 - Premessa 
  La conoscenza della distribuzione geografica dei  livelli  medi  di
radon  negli  edifici  e'  fondamentale   per   impostare   politiche
ottimizzate di riduzione dell'esposizione della  popolazione  al  gas
radon. Tale conoscenza deriva dalle misure  della  concentrazione  di
radon effettuate negli edifici, opportunamente valutate e analizzate.
A  supporto  possono  essere  presi  in  considerazione   criteri   e
informazioni di natura litologica cosi' come di  permeabilita'  e  di
orientamento dei pendii. Queste  valutazioni  hanno  tipicamente  una
valenza qualitativa, poiche' i numerosi fattori  che  influenzano  la
variabilita'   non   consentono   di   stabilire   una   correlazione
quantitativa fra le caratteristiche geolitologiche del  substrato  di
roccia e terreno e il livello di radon indoor. 
 
Azione 1.2 - Situazione in Italia 
  Negli  ultimi  30  anni  diverse  iniziative  hanno   studiato   le
correlazioni fra la concentrazione di radon indoor e le  informazioni
provenienti dalla  cartografia  litologica  e  anche  da  misurazioni
effettuate nel suolo. Si tratta  di  studi  spesso  riferiti  a  zone
specifiche o in alcuni casi a Regioni, e hanno  visto  convolti  enti
pubblici locali e universita'. Oltre a individuare  alcuni  parametri
geologici  che  contribuiscono  a  determinare  i  livelli  medi   di
concentrazione di radon indoor, si  e'  puntato  anche  a  utilizzare
queste  informazioni  per  colmare  parzialmente   la   mancanza   di
misurazioni di concentrazioni di radon. 
 
Azione 1.2 - Obiettivo 
  L'obiettivo da  perseguire  nell'ambito  di  questa  Azione  e'  di
definire criteri e indicatori di natura geologica per  supportare  le
attivita'  del  PNAR,  in  particolare  l'individuazione  delle  aree
prioritarie  e  l'analisi  successiva  dei  dati.  Le  attivita'  qui
indicate  non  devono  essere  direttamente  impiegate,  in  completa
sostituzione delle misure, per l'individuazione delle aree  ai  sensi
dell'articolo 11 del decreto legislativo 31 luglio  2020,  n.101,  ma
possono essere di supporto a tale individuazione. 
  Per raggiungere l'obiettivo vanno censiti gli approcci geologici in
Italia e all'estero riconducibili alle  politiche  di  riduzione  dei
rischi   a   lungo   termine   dovuti   all'esposizione   al   radon.
Parallelamente,  utilizzando  i  dati  esistenti,   vanno   elaborate
mappature di confronto  fra  radon  indoor  e  indicatori  di  natura
geologica. Considerata la differente disponibilita' di dati geologici
a livello nazionale, e' opportuno puntare a  un  approccio  di  primo
livello,  che  consenta  la  definizione   di   semplici   indicatori
litologici  gia'  disponibili  su  tutto  il  territorio   nazionale,
correlabili  con  concentrazioni  di  radon   indoor   potenzialmente
elevate. Inoltre si lavora anche a un livello piu' fine, per definire
gli   indicatori   geologici   e   il   loro   utilizzo    ai    fini
dell'individuazione di zone caratterizzate da un'esposizione al radon
potenzialmente elevata su una scala piu'  di  dettaglio.  Per  questo
verranno prodotte delle mappe. 
 
Azione 1.2:  Indicazioni  e  criteri  per  la  caratterizzazione  del
territorio su base geologica 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 1.3 Individuazione delle tipologie di  luoghi  di  lavoro,  di
attivita' lavorative e di edifici con accesso del pubblico a  maggior
rischio 
  Questa  Azione  prevede  indicazioni  di  prima   applicazione   in
Appendice 
 
Azione 1.3 - Premessa 
  I luoghi di lavoro possono differire in termini di  caratteristiche
strutturali,  di  parametri  microclimatici,   di   occupazione   del
personale, modalita' organizzative, ecc.:  sulla  base  di  questi  e
altri fattori, e' necessario identificare  quali  situazioni  possono
comportare elevate esposizioni al radon. 
  Per un'efficace controllo sull'esposizione dei lavoratori al radon,
la direttiva 2013/59/Euratom e il decreto legislativo 31 luglio 2020,
n.101, individuano alcune situazioni  di  particolare  interesse  dal
punto di vista della radioprotezione  (luoghi  di  lavoro  interrati,
luoghi di lavoro seminterrati e al piano terra in  aree  prioritarie,
stabilimenti termali) ma rimandano al PNAR il compito di identificare
"altre" tipologie di luoghi di lavoro  ed  edifici  pubblici  nonche'
"specifiche" tipologie di attivita' lavorative, che necessitano di un
diverso approccio. Il documento Radiation Protection n.193 "Radon  in
workplaces" [43] fornisce utili  indicazioni  per  procedere  a  tale
identificazione. 
 
Azione 1.3 - Situazione in Italia 
  Ad oggi non e' nota la distribuzione dei  livelli  di  radon  nelle
diverse tipologie di  luoghi  di  lavoro  o  associata  a  specifiche
lavorazioni su base nazionale. Negli anni passati sono state eseguite
diverse  indagini  nazionali  in   particolari   luoghi   di   lavoro
sotterranei [53, 54] e indagini su base regionale o provinciale volte
a valutare la concentrazione media di radon negli edifici  scolastici
e in diverse tipologie di luoghi di lavoro [55]. A seguito di  quanto
previsto dalla normativa precedente (decreto  legislativo  26  maggio
2000, n.241[23]), sia pur parzialmente applicata,  diverse  centinaia
di comunicazioni di superamento del livello di azione  in  luoghi  di
lavoro sotterranei sono state raccolte  nell'Archivio  Nazionale,  di
cui all'articolo 10-quater del decreto legislativo  26  maggio  2000,
n.241, istituito presso il MLPS: una sintesi dei dati  e'  presentata
nella tabella 9 [56, 57]. In particolare, in tabella e' riportata  la
distribuzione percentuale  delle  comunicazioni  di  superamenti  del
livello di azione su  base  regionale,  la  descrizione  dei  settori
lavorativi e l'intervallo di concentrazione di radon riportato  nella
relazione   tecnica   trasmessa.   L'applicazione   della   normativa
precedente, decreto legislativo 26 maggio 2000, n.241, ha anche posto
in evidenza che in alcune situazioni lavorative un approccio graduale
basato sulla valutazione della concentrazione di radon media annua e'
di  non  facile  applicazione  e  che  laddove  gli   interventi   di
risanamento non sono sufficientemente efficaci o non  applicabili  si
deve procedere alla valutazione dell'esposizione  integrata  o  della
dose efficace. 
  Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, oltre  ai  luoghi  di
lavoro interrati e agli stabilimenti termali, all'articolo 16,  comma
1,  lettera  c)  introduce  nel  campo  di  applicazione  "specifiche
tipologie di  luoghi  di  lavoro  identificate  nel  Piano  nazionale
d'azione per il radon". Inoltre l'allegato III del  medesimo  decreto
ai punti 3 e 4 indica la necessita' di identificare sia le "tipologie
di luoghi di lavoro", che le "attivita' lavorative" a maggior rischio
dal punto di vista del radon. 
    
Tabella 9: Sintesi dei dati di superamento del livello di azione
in luoghi di lavoro sotterranei (fonte: Archivio Nazionale di cui
all'articolo 10-quater - decreto legislativo 26 maggio 2000, n.241
istituito presso il MLPS)
=====================================================================
|       Regione        |Comunicazioni|Settore lavorativo|   Range   |
|                      |     (%)     |                  |  (Bq/m³)  |
+======================+=============+==================+=====+=====+
|                      |             |                  | Min | Max |
+======================+=============+==================+=====+=====+
|Abruzzo               |1.2          |Bancario; ricerca;|31   |680  |
|                      |             |PA                |     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Calabria              |0.9          |Bancario          |682  |1420 |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Campania              |0.6          |Bancario          |880  |880  |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Emilia Romagna        |0.3          |Terziario         |36   |2800 |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Friuli Venezia Giulia |2.6          |Bancario; PA      |107  |1090 |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Lazio                 |15.0         |Bancario;         |385  |3100 |
|                      |             |terziario;        |     |     |
|                      |             |sanita';          |     |     |
|                      |             |commercio; idrico/|     |     |
|                      |             |acque minerali; PA|     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Liguria               |0.6          |PA; turismo       |1395 |2744 |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Lombardia             |41.5         |Bancario;         |10   |18000|
|                      |             |trasporti; terme; |     |     |
|                      |             |commercio; idrico/|     |     |
|                      |             |acque minerali;   |     |     |
|                      |             |PA; industria;    |     |     |
|                      |             |istruzione;       |     |     |
|                      |             |energetico        |     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Molise                |1.2          |Energetico;       |76   |1036 |
|                      |             |istruzione; PA    |     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Piemonte              |10.4         |Bancario; sanita';|13   |3027 |
|                      |             |industria;        |     |     |
|                      |             |trasporti; PA     |     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Sicilia               |0.6          |Bancario          |90   |900  |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Trentino Alto Adige   |19.6         |Bancario;         |22   |4404 |
|                      |             |assicurativo;     |     |     |
|                      |             |minerario; PA;    |     |     |
|                      |             |industria;        |     |     |
|                      |             |istruzione;       |     |     |
|                      |             |energetico;       |     |     |
|                      |             |terziario         |     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Umbria                |0.6          |Bancario          |163  |730  |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Valle d'Aosta         |1.2          |Bancario;         |168  |3524 |
|                      |             |trasporti         |     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
|Veneto                |4.0          |Bancario; sanita';|38   |992  |
|                      |             |energetico        |     |     |
+----------------------+-------------+------------------+-----+-----+
    
Azione 1.3 - Obiettivo 
  Il Piano fornisce una prima individuazione di speciali tipologie di
luoghi di lavoro che rientrano nel campo di applicazione del decreto,
ai sensi di quanto previsto dall'articolo 16, comma1, lettera c). Per
alcune attivita' lavorative di interesse  e'  necessario  predisporre
indicazioni tecniche per una  valutazione  accurata  dell'esposizione
cumulativa al radon o  della  relativa  dose  efficace,  al  fine  di
ottenere un'efficace protezione dei  lavoratori  dall'esposizione  al
radon. Infine per identificare gli edifici a maggior  rischio  e  con
accesso del pubblico, si pianifica la realizzazione di un'indagine su
base nazionale. 
 
Azione 1.3: Individuazione delle tipologie di luoghi  di  lavoro,  di
attivita' lavorative e di edifici con accesso del pubblico a  maggior
rischio 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 1.4 Registrazione dei dati sulla concentrazione di radon 
 
Azione 1.4 - Premessa 
  L'articolo 13  del  decreto  legislativo  31  luglio  2020,  n.101,
prevede che i dati sulla concentrazione media annua di  attivita'  di
radon  in  aria  nelle  abitazioni  e  nei  luoghi  di  lavoro  e  le
informazioni sulle misure di risanamento  adottate,  siano  acquisiti
tramite un'apposita sezione della banca dati della rete nazionale  di
sorveglianza della radioattivita' ambientale di ISIN, alla quale sono
trasmessi dalle ARPA/APPA, dalle Aziende sanitarie locali (ASL),  dai
servizi  di   dosimetria   e   dall'ISS   tramite   un   sistema   di
interconnessione con l'Archivio Nazionale Radon (ANR [58]). 
  Questa  banca   dati   costituisce   lo   strumento   centrale   di
organizzazione,  armonizzazione  e   condivisione   dei   dati,   per
conseguire  gli  obiettivi  di  coerenza  territoriale   delle   aree
prioritarie regionali, le attivita'  di  controllo  e  vigilanza,  il
monitoraggio dell'efficacia delle azioni intraprese  nell'ambito  del
PNAR,  nonche'  "per  i  programmi  di  valutazione,  prevenzione   e
riduzione del  rischio  di  insorgenza  delle  patologie  conseguenti
all'esposizione al radon"  da  parte  di  ISS;  infatti  assicura  la
raccolta centralizzata e il continuo aggiornamento dei dati  prodotti
a livello nazionale e consente agli enti e alle amministrazioni dello
Stato di accedere ai dati  e  di  averne  la  disponibilita'  per  le
rispettive finalita' istituzionali. 
 
Azione 1.4 - Situazione in Italia 
  La disciplina previgente al decreto  legislativo  31  luglio  2020,
n.101 non prevedeva la raccolta dei dati sulla  concentrazione  media
annua di attivita' di radon in aria nelle abitazioni civili, ne'  una
raccolta completa per i luoghi di lavoro. 
 
Azione 1.4 - Obiettivo 
  L'obiettivo di questa Azione e' garantire la disponibilita' di dati
e informazioni ai soggetti competenti nell'ambito  del  PNAR  per  le
finalita' del Piano stesso, per la definizione di scenari di partenza
e di arrivo,  per  la  valutazione  dell'esposizione  al  radon,  per
l'analisi  di  informazioni  a  corredo  delle  misurazioni   e   per
l'utilizzo dei dati georiferiti anche in relazione agli obiettivi  di
altre  Azioni  come  la  caratterizzazione  del  territorio  su  base
geologica o il monitoraggio dell'efficacia delle azioni del PNAR. 
 
Azione 1.4: Registrazione dei dati sulla concentrazione di radon 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 1.5 Protocolli per  la  misurazione  della  concentrazione  di
radon indoor e la stima dell'esposizione integrata 
 
Azione 1.5 - Premessa 
  Il rischio di esposizione al radon nei luoghi  di  lavoro  o  nelle
abitazioni e' valutato prendendo come  parametro  di  riferimento  la
concentrazione media annua di radon in aria rispetto  ai  livelli  di
riferimento stabiliti dalla norma. 
  La  relativa  misurazione  deve  essere  effettuata  con  metodiche
affidabili. A tal fine, l'Allegato  II  del  decreto  legislativo  31
luglio 2020,  n.101,  definisce  le  modalita'  di  esecuzione  della
misurazione di concentrazione media annua di attivita'  di  radon  in
aria nonche' i  requisiti  minimi  che  i  soggetti  esecutori  della
misurazione devono rispettare, inclusa la  riferibilita'  a  campioni
primari e a programmi di controllo della qualita'. 
 
Azione 1.5 - Situazione in Italia 
  Le misurazioni di concentrazione di radon  nei  luoghi  di  lavoro,
nelle scuole e  nelle  abitazioni  a  oggi  effettuate  in  Italia  e
disponibili in letteratura o rapporti regionali, sono diverse  decine
di migliaia e per la maggior parte sono il risultato di attivita'  di
ARPA/APPA, INAIL, ISIN, e ISS, che hanno ormai maturato un'esperienza
pluridecennale in tale ambito. 
  A queste si aggiungono  le  numerose  ma  non  interamente  censite
misurazioni effettuate, su richiesta prevalente degli esercenti,  per
adempiere  agli  obblighi  derivanti  dalla  normativa  nazionale   e
regionale. 
  Il decreto  legislativo  31  luglio  2020,  n.101  prevede  che  la
misurazione della concentrazione di radon mediante rivelatori passivi
abbia  durata  annuale,  ma  per  scopi  diversi   o   per   ottenere
informazioni in tempi piu' brevi sono state anche  utilizzate  misura
di durata inferiore all'anno, talvolta riportate all'anno tramite  un
fattore correttivo, oppure con sistemi  attivi  invece  che  passivi.
Infatti l'utilizzo degli strumenti attivi ha recentemente  subito  un
incremento in relazione alla  diminuzione  dei  costi  e  all'aumento
delle prestazioni. 
 
Azione 1.5 - Obiettivo 
  L'obiettivo e' garantire l'affidabilita'  delle  misurazioni  e  di
armonizzarla a livello nazionale, stabilire  in  quali  casi  possono
essere utilizzate misurazioni di breve periodo o con sistemi  attivi,
e definire le modalita' per stimare l'esposizione integrata annua  in
riferimento agli obblighi dell'esercente  e  a  specifiche  attivita'
lavorative. 
  A tal fine  le  amministrazioni  competenti  stipuleranno  appositi
protocolli per: 
    - definire modalita' e procedure condivise di  misurazione  della
concentrazione media annua di radon negli  ambienti  chiusi,  tenendo
conto dei diversi tipi di strumentazione, delle  diverse  fasi  della
misurazione e dei controlli di qualita'; 
    - disciplinare l'impiego dei  rilevatori  passivi  e  attivi  con
specifico riferimento agli  ambiti  di  utilizzo  in  relazione  alle
diverse situazioni ambientali (luoghi di lavoro, abitazioni,  scuole,
ecc.) anche a integrazione dell'Allegato II del  decreto  legislativo
31 luglio 2020, n.101; 
    -  stabilire  criteri  e  procedure  per  il  posizionamento,   e
modalita'  di  gestione  dei  rivelatori  durante   il   periodo   di
campionamento; 
    -indicare le situazioni  nelle  quali  possono  essere  impiegate
misurazioni di breve durata sia di tipo attivo che passivo; 
    - definire le modalita' per stimare l'esposizione integrata annua
in riferimento agli obblighi dell'esercente, di cui all'articolo  17,
comma  4,  e  di  tipologie  di  attivita'  lavorative   identificate
nell'ambito dell'Azione 1.3 che necessitano di un diverso approccio. 
 
Azione 1.5: Protocolli per la  misurazione  della  concentrazione  di
radon indoor e la stima dell'esposizione integrata 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 1.6 Indicazioni  riguardanti  i  livelli  prestazionali  e  le
modalita' operative e gestionali dei servizi di dosimetria radon 
 
Azione 1.6 - Premessa 
  L'articolo  7  dal  decreto  legislativo  31  luglio  2020,  n.101,
definizione n.128, definisce  il  servizio  di  dosimetria  come  una
struttura o persona, riconosciuta idonea dalla autorita'  competente,
preposta  alla  taratura,  alle   rilevazioni   delle   letture   dei
dispositivi  di   sorveglianza   dosimetrica   individuale   o   alla
misurazione della radioattivita'  nel  corpo  umano  o  nei  campioni
biologici oppure in altre matrici descritte nel decreto stesso. 
  Le misurazioni della concentrazione media  annua  di  attivita'  di
radon in aria e la redazione delle relative relazioni tecniche devono
essere pertanto effettuate da servizi di dosimetria  riconosciuti  ai
sensi dell'articolo 155, tenuto conto delle indicazioni dell'articolo
127. 
  Il comma 3 dell'articolo 155 stabilisce che i servizi di dosimetria
per le  misurazioni  del  radon  devono  essere  riconosciuti  idonei
nell'ambito delle norme di buona tecnica, tenendo anche  conto  delle
decisioni, delle raccomandazioni e degli orientamenti tecnici forniti
dalla  Commissione  europea  o  da  organismi  internazionali  e  con
modalita' stabilite con uno o piu' decreti del Ministero del lavoro e
delle politiche sociali, di concerto con il  Ministro  della  salute,
sentiti i Ministri  dell'ambiente  e  della  sicurezza  energetica  e
dell'interno, nonche' l'ISIN, l'Istituto di metrologia primaria delle
radiazioni ionizzanti e l'INAIL. Il comma  3  bis  dell'articolo  155
stabilisce i requisiti minimi che  i  servizi  di  dosimetria  e  gli
organismi di misura riconosciuti idonei devono rispettare. Nelle more
del riconoscimento,  in  base  al  comma  7  dell'articolo  17,  sono
definiti "organismi idoneamente attrezzati" quelli che  soddisfano  i
requisiti minimi indicati nell'allegato II del decreto. 
  I servizi di dosimetria, inoltre, sono tenuti a comunicare all'ISIN
i dati e le informazioni in loro possesso  per  l'integrazione  degli
stessi nell'apposita sezione della banca dati della rete nazionale di
sorveglianza gestita dall'ISIN, di cui all'articolo 13. 
 
Azione 1.6 - Situazione in Italia 
  Attualmente non e' ancora operativo un  sistema  di  riconoscimento
dei servizi di dosimetria. Prima dell'entrata in vigore  del  decreto
legislativo 31 luglio 2020, n.101, era previsto  che  le  misurazioni
della concentrazione di attivita' di  radon,  fossero  effettuate  da
organismi idoneamente attrezzati ai sensi della precedente  normativa
che, pero', non aveva previsto specifici requisiti. Al fine  di  dare
evidenza del possesso di idonei requisiti, diversi organismi pubblici
e   privati   hanno,   seppur   non   richiesto   dalla    normativa,
volontariamente  aderito  al  sistema  italiano   di   accreditamento
conforme al Regolamento europeo 765/2008. 
 
Azione 1.6 - Obiettivo 
  L'obiettivo di questa Azione  e'  quello  di  fornire  orientamenti
finalizzati  alla  definizione  dei  livelli  prestazionali  e  delle
modalita' operative e gestionali dei servizi di dosimetria radon.  In
questa azione,  si  intende,  altresi',  prevedere  le  attivita'  di
supporto ai servizi di dosimetria radon ai fini del riconoscimento di
idoneita'. 
 
Azione 1.6 Indicazioni  riguardanti  i  livelli  prestazionali  e  le
modalita' operative e gestionali dei servizi di dosimetria radon 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 1.7 Criteri per l'individuazione delle aree prioritarie 
 
Azione 1.7 - Premessa 
  L'articolo 11 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, affida
alle Regioni e Province autonome l'individuazione delle aree  in  cui
si stima che la concentrazione media annua di attivita' di  radon  in
aria superi il livello di riferimento in un numero  significativo  di
edifici. Tali aree sono definite "aree prioritarie". 
  La definizione delle aree prioritarie e' uno strumento propedeutico
e funzionale all'attuazione dei conseguenti adempimenti previsti  dal
decreto in materia di protezione dal radon nei  luoghi  di  lavoro  e
nelle abitazioni e per gli ulteriori compiti affidati alle Regioni  e
Province autonome e alle amministrazioni competenti. 
  L'individuazione delle aree prioritarie  e'  un  processo  dinamico
soggetto a continue evoluzioni in funzione  della  disponibilita'  di
nuovi dati e informazioni che si acquisiscono  sul  territorio  e  in
funzione dello stadio di avanzamento delle  attivita'  di  protezione
dall'esposizione al radon. Infatti, il decreto legislativo 31  luglio
2020, n.101, ha previsto un primo criterio per la definizione di tali
aree, applicabile  da  subito  da  parte  delle  Regioni  e  Province
autonome e ha affidato al PNAR  il  compito  di  definire  i  criteri
successivi come indicato all'articolo  10,  comma  2,  lettera  b)  e
all'allegato III, punto 2 del suddetto decreto. 
 
Azione 1.7 - Situazione in Italia 
  L'individuazione  delle  aree  era  stata  prevista   nel   decreto
legislativo  17  marzo  1995,  n.230,  come  modificato  dal  decreto
legislativo 26 maggio 2000, n 241 (articolo 10-sexies) ed  era  stata
affidata alle Regioni e Province autonome.  L'individuazione  avrebbe
dovuto essere effettuata sulla base  di  linee  guida  e  di  criteri
emanati da  una  Sezione  speciale  per  le  esposizioni  a  sorgenti
naturali di radiazioni della Commissione tecnica di cui  all'articolo
9 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230, poi soppresso in toto
dal decreto legislativo 15  febbraio  2010,  n.31,  prima  che  detta
Sezione speciale venisse istituita. 
  Tale circostanza non ha consentito l'emanazione delle linee guida e
dei criteri per la definizione  delle  aree,  inoltre  non  e'  stato
possibile sottoporre a pareri dati e valutazioni tecnico-scientifiche
che nel frattempo sono stati realizzati da alcune Regioni e  Province
autonome. 
  Il contesto nazionale si presenta, per questo specifico aspetto, in
modo relativamente disomogeneo, con  solo  una  parte  di  Regioni  e
Province autonome che hanno realizzato studi fino  ad  arrivare  alla
elaborazione di vere e proprie mappe del territorio, ma senza  quella
formalita' che la norma prevedeva, lasciando di fatto inapplicata  la
norma stessa. 
 
Azione 1.7 - Obiettivo 
  L'obiettivo di questa Azione e' quello di  definire  i  criteri  di
individuazione  delle  aree  prioritarie   successivi   al   criterio
riportato all'articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 31 luglio
2020, n.101.  Detto  criterio,  subito  applicabile  dall'entrata  in
vigore del decreto legislativo 31 luglio 2020,  n.101,  consiste  nel
ritenere prioritaria quell'area ove la  stima  della  percentuale  di
edifici che supera il livello di 300 Bq m/3 e' pari  o  superiore  al
15%. 
  I criteri successivi a quello  di  cui  all'articolo  11,  comma  3
devono essere coerenti con gli obiettivi specifici  di  questo  Piano
nella individuazione e riduzione della concentrazione  di  radon  nei
luoghi di  lavoro  che  superano  i  300  Bq/m3  e  nelle  abitazioni
esistenti che superano i 200 Bq/m3 (dando a  ogni  modo  priorita'  a
quelle ove si superano i 300 Bq/m3 ), e di fare  in  modo  che  negli
edifici costruiti dopo il 31 dicembre 2024 sia  garantito  un  valore
non superiore a 200 Bq/m3 . 
  Si applica quindi il seguente criterio, articolato in due fasi: 
    - dall'entrata in vigore del PNAR, il mantenimento  del  criterio
di cui all'articolo 11, comma 3 del  decreto  legislativo  31  luglio
2020, n.101; 
    - a  partire  dal  VI  anno  dall'entrata  in  vigore  del  PNAR,
l'inclusione tra le aree prioritarie di quelle zone in cui  si  stima
che il superamento dei livelli di riferimento avvenga in un numero di
edifici superiore al 10%. 
  Tale criterio si riferisce  alla  percentuale  di  superamento  dei
livelli di riferimento al piano terra (analogamente a  quanto  accade
per il criterio di cui all'articolo 11, comma 3). 
  Validita', applicabilita' ed efficacia  di  tale  criterio  saranno
tenute costantemente sotto controllo dall'Osservatorio, e nel caso in
cui l'Osservatorio, a seguito delle campagne e delle azioni  promosse
dalle Regioni e Province autonome  degli  interventi  di  risanamento
radon  e  dell'applicazione  del  piano  stesso,  dovesse   ravvisare
l'opportunita' di una sua revisione sara' formulata adeguata proposta
alle amministrazioni competenti di revisione del Piano. 
 
Azione 1.7: Criteri per l'individuazione delle aree prioritarie 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
3.2 Asse 2. Intervenire: strumenti per  la  prevenzione  e  riduzione
    della concentrazione di radon indoor 
 
Asse 2 - Premessa 
  La presenza del radon come elemento naturale e la  sua  diffusione,
fanno si' che le problematiche a  esso  connesse  siano  legate  agli
ambienti piu' disparati, interessando aree geografiche estese o  solo
singoli edifici. La provenienza del radon e' principalmente dal suolo
e dipende alla ubicazione  degli  edifici,  anche  se  l'utilizzo  di
alcuni materiali nella costruzione o nei rivestimenti interni  (lave,
tufi, pozzolane e alcuni graniti)  o  la  presenza  d'acque  ad  alto
contenuto di radon possono contribuire a incrementare notevolmente le
concentrazioni di radon indoor. 
  La concentrazione di radon  tende  ad  accumularsi  negli  ambienti
chiusi con scarso ricambio d'aria raggiungendo talvolta valori  anche
molto  elevati,  mentre  all'aperto  il  gas  si  disperde.   Elevate
concentrazioni di radon sono un problema che riguarda  soprattutto  i
locali  di   soggiorno   in   vicinanza   del   terreno   (interrati,
seminterrati) e in edifici  costruiti  su  pendii,  tuttavia  possono
essere interessate anche le abitazioni al piano terreno situate sopra
cantine o ambienti vuoti e i  piani  superiori.  Qualsiasi  parte  di
edificio a contatto con il terreno costituisce un potenziale punto di
infiltrazione di radon. La presenza di radon in alcuni  materiali  da
costruzione pone l'attenzione  sulla  valutazione  del  loro  impiego
nelle opere edili. 
  Considerando il rischio sanitario per la popolazione connesso a una
elevata esposizione al radon, per ridurre a  livelli  accettabili  la
concentrazione,   e'   necessario    intervenire    sia    attraverso
l'applicazione di opportuni accorgimenti  in  fase  di  progettazione
(per edifici di  nuova  realizzazione)  sia  mediante  interventi  di
risanamento per gli edifici esistenti. La complessita' dell'argomento
rende necessario che  tali  interventi  siano  seguiti  da  personale
specializzato che abbia requisiti di competenza specifici. 
  L'effetto sinergico tra esposizione al radon e fumo  di  sigaretta,
incrementa il rischio di contrarre il tumore al polmone [10, 59,  60]
e questo richiede una serie di attivita' che portino a conoscenza  di
tale connessione la popolazione potenzialmente esposta. 
 
Asse 2 - Situazione in Italia 
  Partendo dalle indagini svolte a livello regionale e  dai  numerosi
studi condotti a  livello  nazionale  e  internazionale,  sono  state
intraprese  diverse  iniziative  dalle  Regioni  per   supportare   e
promuovere gli interventi di risanamento e fornire linee guida  sulle
attivita' di prevenzione o di risanamento propedeutiche a ridurre  le
alte concentrazioni di radon indoor. In tabella  6  e'  riportato  un
elenco delle iniziative condotte a  livello  regionale  negli  scorsi
anni. 
 
Asse 2 - Obiettivo 
  Per garantire un efficace sistema in  grado  di  ridurre  i  rischi
sanitari collegati all'esposizione al radon, e' necessario un sistema
che sia in  grado  di  fronteggiare  le  situazioni  di  esposizione,
definendo con interventi appropriati, un abbassamento dei  valori  di
esposizione. Considerando che non e' possibile eliminare del tutto il
radon dagli edifici, e' pero' possibile intervenire, riducendo la sua
concentrazione nell'aria degli  ambienti  interni,  abbassando  cosi'
anche il rischio connesso alla sua  esposizione.  Per  ottenere  tali
risultati  sono  necessarie  indicazioni  uniformi   sul   territorio
nazionale, in grado di definire  gli  strumenti  e  le  strategie  da
seguire. Le conoscenze acquisite e i dati delle sperimentazioni fatte
finora sono utili a definire  una  linea  operativa  di  partenza,  a
livello nazionale, per stabilire criteri e modalita' di realizzazione
dei progetti di  risanamento  e  dare  indicazioni  efficaci  per  la
progettazione di nuovi edifici. 
  L'obiettivo dell'Asse e' di intervenire  attraverso  le  azioni  di
risanamento e di prevenzione negli  edifici  e  una  regolamentazione
dell'uso di particolari materiali da costruzione. 
  Per gli interventi di risanamento e' importante valutare le diverse
alternative possibili,  mentre  nelle  nuove  costruzioni  le  misure
preventive possono essere predisposte in fase progettuale valutandole
in base ai diversi fattori d'incidenza  e  di  caratterizzazione  del
territorio. La scelta della specifica tecnica deve tener conto di una
serie di fattori e quindi deve essere  supportata  da  professionisti
esperti, in grado  di  garantire  un'adeguata  protezione  dal  radon
nell'ambito dei loro mandati di progettazione. 
  Una speciale attenzione e' necessaria nei casi  di  efficientamento
energetico, in particolari situazioni, per non incorrere nel  rischio
di un peggioramento della qualita' dell'aria indoor e di  un  aumento
della concentrazione di radon. 
 
Azione 2.1. Indicazioni riguardanti gli interventi di risanamento 
  Questa  Azione  prevede  indicazioni  di  prima   applicazione   in
Appendice 
 
Azione 2.1 - Premessa 
  La principale fonte di radon indoor e' il suolo e per tale  ragione
i locali interrati o posti al piano terreno  degli  edifici  sono  in
genere quelli piu' interessati  dal  fenomeno  della  diffusione  del
radon. Cio' nonostante, la presenza di radon in alte  concentrazioni,
puo' riscontrarsi non solo nei piani a contatto con  il  terreno,  ma
anche in ambienti posti a livelli piu' elevati. 
  Infatti, in  ogni  edificio  tende  a  crearsi  una  differenza  di
pressione nell'aria circolante, per effetto del gradiente termico, il
cosiddetto effetto camino, che nei periodi  invernali  e'  accentuato
dalla  presenza  degli  impianti  termici  negli  ambienti   abitati.
Pertanto, laddove vi siano  problematiche  legate  alla  presenza  di
radon, questo tende  a  infiltrarsi  naturalmente  negli  edifici,  a
partire dagli ambienti a contatto con il sottosuolo. 
  La presenza  di  vani  scala/ascensori  a  diretto  contatto  degli
ambienti sovrastanti, come pure installazioni impiantistiche di vario
genere (prese d'aria,  stufe  e  caminetti,  ecc.),  contribuisce  ad
aggravare l'effetto camino e favorisce inevitabilmente il  propagarsi
del radon. 
  Nella progettazione degli interventi di  risanamento,  dunque,  una
corretta impostazione  deve  sempre  tener  presente  che,  in  linea
generale, l'aria ricca di radon si insinua  nell'edificio  a  partire
dal livello fondazionale e dal sottosuolo,  favorita  da  particolari
scelte tecniche o situazioni preesistenti (ad esempio ampi scantinati
con pavimentazione in pietra naturale), oppure dalle stesse soluzioni
progettuali e distributive individuate nella costruzione,  prime  tra
tutte la possibilita' di una comunicazione diretta tra cantine e vani
scale/ascensori. 
  Da non sottovalutare, poi, la presenza di  particolari  tecnici  di
dettaglio, determinati da quelle stesse lavorazioni che sono  tipiche
nelle  costruzioni  civili;  si  tratta  di  elementi  apparentemente
secondari che costituiscono, invece, altrettante vie preferenziali di
infiltrazione del radon: 
    - presenza di crepe e di commessure negli elementi di costruzione
a contatto col terreno (ad esempio: giunti in pavimenti e pareti); 
    - fori di passaggio di cavi e tubazioni; 
    - fognature; 
    - pozzetti di ispezione degli impianti; 
    - prese di luce. 
  In un'ottica di pianificazione degli interventi di  risanamento  di
edifici esistenti e' necessario adottare  un  approccio  metodologico
basato su elementi comuni: 
    - analisi tecnica della situazione  iniziale  della  costruzione,
basata in primis su misurazioni della concentrazione media  annua  di
radon. In questa fase e' da valutare l'opportunita' di eseguire anche
test di permeabilita' del sottosuolo, o analisi  delle  pressioni  in
gioco (differenziale di pressione) e  di  misurazioni  puntuali  allo
scopo di identificare i punti di ingresso del radon nell'ambiente che
si sta considerando e, se del caso, anche misure in  tempo  reale  di
radon nel suolo; 
    - progettazione di specifici interventi di risanamento mirati  al
caso concreto; 
    - monitoraggio dei livelli di radon in tempo reale  per  valutare
la risposta agli interventi in via  di  realizzazione,  le  dinamiche
spaziali e  temporali  del  gas  e  la  possibilita'  di  ottimizzare
l'efficacia  dell'intervento  quanto  piu'  possibile   (ad   esempio
temporizzazione del funzionamento dei sistemi attivi); 
    - misurazione della concentrazione di radon media annua  in  fase
finale  per  valutare,  nelle  stesse  condizioni   dello   screening
iniziale, i livelli di radon raggiunti (verifica dell'efficacia degli
interventi). 
 
Azione 2.1 - Situazione in Italia 
  Per quanto riguarda  la  situazione  degli  edifici  esistenti,  in
generale si puo' affermare che la presenza di concentrazioni  elevate
di radon e' legata a vari fattori come la localizzazione in  aree  di
origine vulcanica o su  suoli  fortemente  permeabili,  l'impiego  di
materiali da costruzione quali tufo,  pozzolane,  graniti  oppure  il
tipo di attacco  a  terra,  la  tecnica  costruttiva,  ecc.  Infatti,
dipendendo la concentrazione di radon da  fattori  caratterizzati  da
elevata variabilita', comprese persino le abitudini di vita, puo' non
essere infrequente trovare edifici con elevata presenza di radon, pur
in aree dove generalmente si  riscontrano  basse  concentrazioni  del
gas. Allo stato attuale, non risulta che le problematiche connesse al
rischio radon abbiano trovato, a livello nazionale, un  campo  comune
di lavoro in  ambito  professionale  e  tecnico,  ne'  a  livello  di
professionisti chiamati alla progettazione degli  interventi,  ne'  a
livello di imprese specializzate destinate alla realizzazione di tali
interventi. 
  Si segnala che vari enti pubblici, sia a livello  centrale,  sia  a
livello regionale, hanno approfondito le conoscenze, ivi comprese  le
modalita' tecniche  di  intervento  per  il  risanamento  di  edifici
esistenti. 
  In  definitiva,  e'  tangibile  la  necessita'  di  condividere  le
esperienze tecniche gia' maturate sia in ambito  internazionale  [61]
sia nazionale/regionale [62,63,64], per  fornire  orientamenti  nella
pianificazione degli interventi  e  correttamente  indirizzare  nelle
progettazioni  di  dettaglio,  utili  alle  figure   di   riferimento
identificate  dalla  norma  ed  in  particolare  all'   "esperto   in
interventi di risanamento radon"  ossia  di  colui  che  possiede  le
abilitazioni, la formazione e l'esperienza necessarie per fornire  le
indicazioni tecniche ai fini dell'adozione delle misure correttive. 
 
Azione 2.1 - Obiettivo 
  L'obiettivo e'  identificare  una  metodologia  di  lavoro  per  la
progettazione di interventi di risanamento che preveda  di  procedere
gradualmente, inizialmente con  misure  di  risanamento  semplici  ed
economiche, o comunque soluzioni tecniche  di  carattere  provvisorio
(ad esempio, stuccatura sistematica di giunti e fessure con materiali
speciali, isolamento attraverso un sistema di porte a tenuta  stagna,
areazione dei  vespai  sotto  il  pavimento  e  delle  intercapedini,
apertura  di  vani  per  garantire  la  ventilazione  a  livello   di
scantinati) e se del caso, con misure piu'  complesse  e  definitive,
che possono anche consistere nel solo completamento  di  quelle  gia'
attuate. Tale obiettivo ha come finalita' la fattibilita' tecnica  ed
economica ossia poter favorire  diverse  migliaia  di  interventi  di
risanamento in  Italia.  D'altra  parte,  la  superiore  esigenza  di
garantire la sicurezza e la salute delle persone, finalita' del Piano
stesso, come pure la  continua  ricerca  di  innovazione  nell'ambito
tecnico, costituisce un obiettivo importante,  la  cui  realizzazione
non puo' essere pienamente perseguita senza una stretta e  simbiotica
collaborazione tra mondo istituzionale e  settore  imprenditoriale  e
industriale. 
  Pertanto, individuata una adeguata  base  di  informazioni  comuni,
quale presupposto tecnico per un  sistematico  approfondimento  delle
varie problematiche  operative  e  applicative  connesse  al  rischio
radon, il lavoro si inquadra a livello nazionale in un'azione univoca
e coerente di coinvolgimento e  di  sensibilizzazione  di  tutti  gli
operatori del settore delle costruzioni: professionisti, imprese,  PA
ed enti appaltanti. 
  Si  sottolinea,  ancora  una  volta,  che  gli  interventi  per  la
riduzione  dell'ingresso  del  radon  si  avvalgono  di  tecniche  di
intervento abbastanza  simili  che  rimandano  agli  stessi  principi
teorico- scientifici. In tal senso, diviene parimenti imprescindibile
mettere a disposizione  degli  operatori  strumenti  metodologici  di
pianificazione degli interventi  tecnici,  che  consentano  di  poter
intervenire efficacemente nel campo della  riduzione  dei  rischi  da
radon. 
 
Azione 2.1. Indicazioni riguardanti gli interventi di risanamento 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 2.2 Indicazioni per prevenire e ridurre l'ingresso  del  radon
nel caso di nuove costruzioni e di ristrutturazioni 
  Questa  Azione  prevede  indicazioni  di  prima   applicazione   in
Appendice 
 
Azione 2.2 - Premessa 
  La principale fonte di  radon  indoor  e'  il  suolo,  ma  anche  i
materiali da costruzione, il tipo di attacco a terra e la tecnica  di
costruzione hanno un ruolo  importante  nel  favorire  la  diffusione
naturale e l'accumulo  di  radon  in  aria  degli  ambienti  interni.
Inoltre, i principali meccanismi di  richiamo  dal  sottosuolo  e  di
trasporto all'interno dell'edificio (effetto camino,  effetto  vento)
sono oramai noti da tempo. 
  Queste conoscenze  fanno  si'  che  sia  possibile,  per  le  nuove
costruzioni, individuare misure preventive atte a impedire l'ingresso
o la diffusione del radon nell'edificio. Il  decreto  legislativo  31
luglio 2020, n.101, all'articolo 12 comma 1 lettera b),  ha  previsto
che alle abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024 si applichi il
livello di riferimento pari a 200 Bq/m3 , come contrazione  di  radon
media annua. 
  In un'ottica di pianificazione e di programmazione degli interventi
di protezione preventiva (nuove costruzioni),  si  deve  definire  un
approccio metodologico e una strategia di  programmazione  basata  su
elementi comuni: 
    - analisi tecnica della situazione  iniziale  della  costruzione,
ivi  compresa  la  caratterizzazione  del  sedime  di  fondazione   e
l'effettuazione di misurazioni del  livello  di  radon  presente.  In
questa fase e' da valutare l'opportunita' di eseguire anche  test  di
permeabilita' del sottosuolo o di analisi delle pressioni in gioco e,
se del caso, anche misure in tempo reale di radon nel suolo; 
    -  fase  di  pianificazione  di  massima  degli  interventi   che
comprendano, a seconda dei casi e ove possibile, la progettazione  di
misure di prevenzione rispetto all'ingresso del radon; 
    - fase di monitoraggio della concentrazione di radon  non  appena
l'edificio entra in uso, allo scopo di verificare  l'efficacia  degli
interventi realizzati o l'eventuale necessita' di procedere alla loro
ottimizzazione (ad esempio passando  da  un  sistema  passivo  a  uno
attivo, gia' predisposto). 
  Da un punto di vista operativo,  nelle  condizioni  piu'  comuni  o
frequenti,  la  protezione   preventiva   dal   radon   nelle   nuove
costruzioni, come pure il risanamento  delle  costruzioni  esistenti,
fanno capo ad analoghi principi teorico-scientifici e contemplano  il
ricorso a tecniche di intervento sostanzialmente comuni. 
  In linea del tutto  generale,  pertanto,  gli  stessi  accorgimenti
progettuali considerati per le nuove costruzioni possono essere presi
a riferimento anche nelle ristrutturazioni,  ma  nel  caso  di  nuove
costruzioni,  le  misure  preventive  possono  essere  opportunamente
coordinate   e   individuate,   presumibilmente   anche   con   costi
supplementari relativamente modesti. 
  In generale, infatti, gli interventi preventivi  costano  meno  dei
risanamenti da effettuare sulle costruzioni gia' terminate. 
 
Azione 2.2 - Situazione in Italia 
  Allo stato attuale, a livello nazionale non si dispone di un  campo
comune di lavoro in ambito professionale e tecnico, ne' a livello  di
professionisti chiamati alla progettazione degli  interventi,  ne'  a
livello di imprese specializzate destinate alla realizzazione di tali
interventi. Si evidenzia, pertanto la necessita' di mettere a  fattor
comune le esperienze tecniche gia' maturate  a  livello  nazionale  e
internazionale per fornire orientamenti  nella  pianificazione  degli
interventi  e,   al   contempo,   correttamente   indirizzare   nelle
progettazioni di dettaglio. 
 
Azione 2.2 - Obiettivo 
  Per quanto ora esposto,  si  pone  l'esigenza  di  individuare  una
adeguata  base  di  documenti  e  informazioni  comuni,   che   possa
costituire il necessario  presupposto  tecnico  su  cui  lanciare  un
sistematico approfondimento delle  varie  problematiche  operative  e
applicative connesse al rischio radon. 
  Nelle nuove costruzioni e' possibile  limitare  l'infiltrazione  di
radon con tecniche di costruzione a  tenuta  stagna  e/o  con  misure
sistematiche di  sigillatura,  queste  misure  solitamente  hanno  un
impatto in termini economici e di fattibilita' molto  ridotto,  quasi
trascurabile rispetto ai costi e alla complessita' di un progetto. 
  Le misure preventive che fanno ricorso alla ventilazione  mirano  a
modificare la ripartizione della pressione  tra  interno  ed  esterno
della costruzione, in modo da  ostacolare  l'infiltrazione  dell'aria
ricca  di  radon,  impedendone  o  comunque  limitandone   la   forte
concentrazione. Esse,  tipicamente,  si  concentrano  sulle  seguenti
metodologie:  ventilazione  dell'area  sottostante   l'edificio   (ad
esempio un sistema di aperture del vespaio o di "pozzetti radon"  nel
caso di attacco  a  terra);  selezione  e  corretta  applicazione  di
membrane a  bassa  permeabilita'  a  livello  dell'attacco  a  terra;
opportuna    progettazione     di     sistemi     di     ventilazione
forzata/climatizzazione, ecc. 
  Nella  progettazione  di  nuove  costruzioni,  il  progettista   ha
necessita' di conoscere quali informazioni sono necessarie a  livello
geotecnico in relazione al sedime di  fondazione,  permeabilita'  del
suolo,  ecc.  In  effetti,  laddove  si  conosca   perfettamente   la
situazione di partenza, si potra' meglio elaborare una  strategia  di
intervento flessibile che permetta la scelta tra piu' soluzioni. 
  Inoltre bisogna tener presente che nel caso di  nuove  costruzioni,
almeno laddove permangano incertezze sulla reale significativita' del
livello di rischio da radon  da  affrontare,  un  sano  principio  di
efficiente pianificazione in termini progettuali, puo' essere  quello
di prevedere, in fase costruttiva, una serie coordinata di interventi
e predisposizioni tali da poter realizzare, ove se ne presentasse  la
necessita',  le  misure  per   affrontare   adeguatamente   eventuali
situazioni  di  criticita'  da  radon   che   dovessero   nel   tempo
sopravvenire.  Nel  caso  delle  nuove  costruzioni,   molte   scelte
effettuate in fase di progettazione  possono  aumentare  o  diminuire
l'ingresso del radon, per cui  e'  importante  che  l'attenzione  del
progettista sia volta, da subito, anche a tale problematica, al  fine
di attuare, qualora dovessero presentarsi le  condizioni,  le  misure
protettive o preventive piu' adeguate ed efficaci. 
  Una corretta pianificazione delle metodologie progettuali  riferite
agli interventi di  prevenzione  dai  rischi  di  radon  nelle  nuove
costruzioni, come  nei  risanamenti  negli  edifici  esistenti,  deve
essere inquadrata, a  livello  nazionale,  in  un'azione,  univoca  e
coerente, di coinvolgimento  e  di  sensibilizzazione  di  tutti  gli
operatori del settore delle costruzioni: professionisti, imprese, PA,
enti appaltanti. 
  Infine, in particolare  per  le  nuove  costruzioni,  una  corretta
progettazione deve comprendere, gia' a livello di programmazione e di
pianificazione del progetto di massima (secondo  le  definizioni  del
Codice degli appalti, di cui all'articolo 23 del decreto  legislativo
18  aprile  2016,  n.5)  la  chiara  identificazione   dell'area   di
esecuzione delle opere, in termini di caratterizzazione rispetto alla
concentrazione  di  radon  (elevata,  media,   o   irrilevante,   con
riferimento a una  classificazione  codificata  a  livello  normativo
nazionale). Nel caso in cui l'area ricadesse in zona a  significativa
concentrazione  di  radon,  occorre   sin   dall'inizio   programmare
l'adozione di specifiche misure preventive. 
 
Azione  2.2  Individuazione  di  specifiche  misure   per   prevenire
l'ingresso  del  radon  nel  caso   di   nuove   costruzioni   e   di
ristrutturazioni 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 2.3. Identificazione di materiali da costruzione con  maggiore
esalazione di radon 
 
Azione 2.3 -Premessa 
  I materiali da costruzione, se paragonati al sedime di  fondazione,
solitamente costituiscono una fonte assolutamente secondaria di radon
negli edifici; anche se a volte ne possono  rappresentare  una  fonte
non trascurabile. 
  Il radon prodotto dai  materiali  da  costruzione  puo'  propagarsi
negli ambienti degli edifici  per  diffusione  (esalazione),  qualora
detti materiali  siano  ricchi  di  elementi  radioattivi  cosiddetti
progenitori, appartenenti alla serie  naturale  dell'238  Uranio  (in
particolare226 Ra). 
  Il226 Ra si puo' trovare  nelle  rocce  ignee  d'origine  vulcanica
quali tufi, porfidi, graniti,  pozzolane  e  in  alcune  argille;  in
Italia i materiali lapidei maggiormente radioattivi sono i  materiali
lavici del Vesuvio, la pozzolana, il peperino del  Lazio  e  il  tufo
della Campania.  Pertanto,  i  materiali  da  costruzione  "naturali"
(pietre naturali) impiegati  in  edilizia  civile  possono  contenere
concentrazioni di radon  non  trascurabili,  in  quanto  direttamente
provenienti dalle rocce d'origine. 
  La presenza del radon si puo' riscontrare  anche  in  materiali  da
costruzione ricavati dal riciclo  o  dal  riutilizzo  di  residui  di
processi  industriali  che  possono  essere  naturalmente  ricchi  di
radionuclidi naturali soprattutto di 226Radio.  Questi  residui  NORM
(Naturally Occurring Radioactive  Materials)  sono  spesso  impiegati
come additivi: cementi e ceramiche prodotti con scorie di alto  forno
o additivati con ceneri di carbone volanti  (fly  ash,  sottoprodotto
delle centrali elettriche a combustibile solido), sabbie  zirconifere
impiegate nella produzione di  piastrelle,  mattoni  prodotti  con  i
cosiddetti fanghi rossi  (scarti  della  produzione  dell'alluminio),
gessi in quanto sottoprodotti dell'industria dei fosfati, cementi  di
origine pozzolanica, intonaci pozzolanici  deumidificanti,  malte  di
calce additivata con pozzolana.  Inoltre,  quanto  piu'  i  materiali
impiegati  sono  porosi   o   fratturati,   tanto   piu'   facilmente
rilasceranno gas radioattivi. Naturalmente, la  pericolosita'  di  un
determinato materiale da costruzione dipende anche dal suo  specifico
impiego  nell'ambito   dell'opera   da   realizzare,   se   materiale
strutturale o di rivestimento,  ovvero  se  utilizzato  per  ambienti
interni o per realizzazioni all'esterno: e' di tutta evidenza che nel
secondo caso l'esposizione a radiazioni ionizzanti per la popolazione
risulta certamente inferiore. 
  Infine, seppure in modo non sistematico,  e'  stata  analizzata  la
possibilita'  di  correlazione  tra  concentrazione  di  radon  negli
ambienti, di abitazione o di lavoro  e  tipo  di  struttura  portante
dell'edificio (in particolare cemento armato/muratura  portante):  le
elaborazioni disponibili  non  sembrano  far  emergere  significativi
fattori di correlazione. 
  Tutto cio' suggerisce la possibile suddivisione  delle  costruzioni
in due categorie, come peraltro gia' codificato in diverse  normative
tecniche, sia europee che extraeuropee: edifici civili  (a  carattere
in  genere  residenziale,  ospedali,  scuole,  alberghi)  ed  edifici
industriali (utilizzati per attivita' produttive). 
  Inoltre,  gli  stessi  materiali  da  costruzione  possono   essere
distinti  in  materiali  strutturali  e   materiali   decorativi   (o
architettonici), concependo una loro suddivisione  in  classi,  sulla
base dei livelli di radioattivita' dei materiali. Per questa  via  si
puo' ipotizzare (in analogia a normative gia' in atto), una sorta  di
"restrizione" all'impiego di determinati materiali,  ovvero  un  loro
impiego diversificato: ad esempio, per i materiali architettonici, un
uso come  materiali  da  decorazione  o  per  finiture  di  superfici
interne, ovvero limitato alle superfici esterne; il tutto  incrociato
con la destinazione d'uso dell'edificio (civile o industriale). 
  Circa i parametri quantitativi su cui basare tale suddivisione  dei
materiali, si puo' ipotizzare il ricorso all'Indice di attivita'  (I)
individuato  dalla  Commissione  Europea  nel  documento   "Radiation
Protection 112 -Radiological  Protection  Principles  concerning  the
Natural Radioactivity of Building Materials" [65], il quale  tuttavia
puo'  rivelarsi  non  sempre  utile  nella  definizione  della  reale
pericolosita' di un materiale in  quanto  possono  esistere  rocce  a
bassa esalazione (exhalation rates) ed elevato Indice.  Tale  indice,
infatti, e'  usato  come  strumento  di  screening  per  valutare  il
contributo dei materiali da costruzione in termini di rateo  di  dose
gamma. 
  Dalle osservazioni piu' sopra esposte, discende anche l'esigenza di
pervenire a una sorta di certificazione dei materiali edilizi, in cui
siano riportate dettagliatamente le concentrazioni di  attivita'  dei
singoli  radionuclidi  contenuti  nel   materiale   o   prodotto   da
costruzione. 
  Da questo punto di vista le indicazioni presenti  nell'articolo  29
del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101  potrebbero  costituire
una base di partenza anche per  le  problematiche  di  esalazione  da
radon. Inoltre, l'opportunita' di  individuare  idonee  procedure  di
certificazione dei materiali in relazione  alla  presenza  di  radon,
mette  in  evidenza  l'esistenza  di  inevitabili  problematiche   di
interazione con la regolamentazione europea in materia  di  marcatura
CE per i prodotti da costruzione, di cui al Regolamento UE n.305/2011
- Regolamento Prodotti da Costruzione CPR) [66]. 
  Al riguardo,  si  deve  innanzitutto  osservare  che  la  direttiva
2013/59/Euratom e il suo recepimento con il  decreto  legislativo  31
luglio 2020, n.101, includono le misure di protezione da emissioni da
radon nei  luoghi  di  lavoro  e  in  edifici  residenziali,  ma  non
prevedono specifiche per la valutazione dei prodotti da  costruzione.
Pertanto,  le  indicazioni  presenti  nell'articolo  29  del  decreto
legislativo  31  luglio  2020,  n.101,  che  richiedono  di  indicare
l'indice di concentrazione delle emissioni gamma nella  dichiarazione
di prestazione del produttore ai sensi del Regolamento UE n.305/2011,
risultano attualmente inapplicabili per le emissioni da radon ma  una
base da percorrere seguendo le tappe in linea con il Regolamento. 
  Il CPR, infatti, ha lo  scopo  di  armonizzare  le  condizioni  per
l'immissione sul mercato di prodotti da  costruzione,  stabilendo  le
disposizioni per la descrizione della prestazione di  tali  prodotti.
Per raggiungere tale obiettivo occorre in prima battuta  disporre  di
un sistema di specifiche tecniche armonizzate per definire  i  metodi
di valutazione e di dichiarazione delle  caratteristiche  essenziali,
che influiscono sulla capacita' di  un  prodotto  da  costruzione  di
soddisfare  i  sette  requisiti  di  base  riferiti  alle  opere   di
costruzione. Per le emissioni da radon ci si riferisce specificamente
al punto c "emissioni di radiazioni pericolose"  del  Requisito  n.3:
"Igiene, salute e ambiente" in cui  e'  richiesto  che  le  opere  da
costruzione siano concepite e realizzate per non  presentare  minacce
per  la  salute  e  non  generare  un  impatto   ambientale   elevato
nell'intero ciclo di vita. 
  Le  specifiche   tecniche   armonizzate   devono   essere   redatte
percorrendo sinteticamente due strade: 
    - attraverso la preparazione di  norme  armonizzate  redatte  dal
European  Committee   for   Standardization/European   Committe   for
Electrotechnical Standardization (CEN/CENELEC) in base alle richieste
(«mandati») formulate dalla Commissione; 
    - attraverso la preparazione  di  Documenti  per  la  Valutazione
Europea (EAD)  redatte  dalla  European  Organization  for  Technical
Assessment (EOTA) in mancanza di una norma  armonizzata,  oppure  nel
caso un prodotto, generalmente innovativo, si discosti dal  campo  di
applicazione di questa o richieda un particolare metodo di verifica. 
  Solo  attraverso  queste  due  strade,  sara'  possibile   per   un
produttore predisporre una Dichiarazione  di  Prestazione  (DoP)  per
pervenire  a  una  marcatura  CE,  che   avra'   caratteristiche   di
obbligatorieta' in presenza  di  una  norma  armonizzata  e  rimarra'
invece volontaria qualora un prodotto da costruzione  rientrasse  nel
campo di applicazione di un EAD. 
  Dunque, in attesa di specifiche tecniche, l'obiettivo di  pervenire
a  una  certificazione  dei  prodotti  da  costruzione   recante   le
informazioni sul contenuto  da  radon  appare  prematuro  sebbene  lo
sviluppo di metodi di misura su tali e radiazioni sia previsto per un
futuro a livello europeo in ambito  CEN.  Nel  frattempo,  le  azioni
riportate al paragrafo Obiettivo risultano strategiche e preparatorie
per applicazioni future in linea con in CPR. 
 
Azione 2.3 - Situazione in Italia 
  In questi ultimi anni ISS e INAIL hanno portato avanti un'attivita'
di raccolta sistematica di informazioni circa l'emanazione e il rateo
di esalazione di radon, oltre che  sul  contenuto  di  radioattivita'
naturale nei materiali  da  costruzione  utilizzati  in  Europa.  Per
questa attivita' ISS e INAIL  hanno  creato  un  database  contenente
informazioni su circa 23000 campioni di  materiali:  al  suo  interno
sono  stati   raccolti   dati   di   esalazione   e   di   emanazione
complessivamente su circa 2000 campioni (oltre 300 sono  i  dati  sui
materiali utilizzati in Italia). Quest'ultima raccolta costituisce di
fatto il primo database europeo sui dati di  emanazione  e  rateo  di
esalazione di radon da materiali da costruzione: i  dati  disponibili
riguardano diverse categorie di materiali,  in  particolare  mattoni,
calcestruzzo, cemento, aggregati (fini e  grossolani),  materiali  da
costruzione  di  origine  naturale  sia  per  uso  struttale  che  di
rivestimento, residui industriali usati come componenti  (fosfogesso,
ceneri di carbone, scorie metallurgiche, ecc.), intonaci,  ecc.  [67,
68] 
  La disponibilita' di queste informazioni costituisce un utile punto
di partenza per  mettere  a  punto  attivita'  efficaci  da  svolgere
nell'ambito del PNAR. 
 
Azione 2.3 - Obiettivo 
  Fine  ultimo  dell'azione  e'  quello  di   pervenire,   attraverso
l'approfondimento delle varie problematiche  che  possono  conseguire
all'impiego di quei materiali da costruzione che presentano  maggiori
rischi di esalazione di radon, alla  individuazione  degli  strumenti
per indirizzare un idoneo impiego dei materiali da  costruzione,  sia
strutturali che architettonici. 
  Tale  attivita'  deve   poter   interessare   l'intera   vita   del
prodotto/materiale,  dalla  sua  produzione  in  fabbrica  sino  alla
consegna,  all'accettazione  in  cantiere  e  all'inserimento  finale
nell'opera. 
  A tal fine diviene importante perseguire  il  coinvolgimento  e  il
coordinamento dei Ministeri competenti nella costituzione  di  gruppi
di lavoro per la redazione di  specifici  documenti  preparatori  che
forniscano delle basi condivise  di  valutazione  in  linea  per  una
futura e corretta applicazione del Regolamento UE n.305/2011. 
  In termini operativi, le possibili attivita' possono  essere  cosi'
individuate: 
    - classificazione dei materiali da costruzione sulla  base  della
potenziale esalazione di radon e conseguenti indicazioni tecniche sul
loro utilizzo; 
    - messa a punto di  una  metodologia  per  stimare  il  rateo  di
esalazione di radon da campioni di materiali da costruzione; 
    - elaborazione di  un  modello  per  stimare  il  contributo  dei
materiali alla concentrazione di radon indoor (room model); 
    - coinvolgimento e coordinamento dei Ministeri competenti. 
  La costituzione di gruppi di lavoro per la redazione  di  specifici
documenti dovra' tenere in considerazione gli  approcci  europei  del
CEN per una corretta applicazione del Regolamento UE  n.305/2011,  in
vista di una auspicata armonizzazione. 
 
Azione 2.3. Identificazione di materiali da costruzione con  maggiore
esalazione di radon 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 2.4 Indicazioni riguardanti la formazione e la  qualificazione
degli esperti in interventi di risanamento radon 
  Questa  Azione  prevede  indicazioni  di  prima   applicazione   in
Appendice 
 
Azione 2.4 - Premessa 
  La figura dell'«esperto in  interventi  di  risanamento  radon»  e'
stata introdotta dal  decreto  legislativo  31  luglio  2020,  n.101.
L'articolo  7,  definizione  n.40  di   detto   decreto   legislativo
identifica nell'esperto in interventi di risanamento radon, colui che
possiede le abilitazioni, la formazione e l'esperienza necessarie per
fornire le indicazioni tecniche ai fini  dell'adozione  delle  misure
correttive per la  riduzione  della  concentrazione  di  radon  negli
edifici, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 31  luglio
2020, n.101. L'allegato II dello stesso decreto legislativo  fissa  i
requisiti minimi di cui devono essere  in  possesso  gli  esperti  in
interventi di risanamento radon. In particolare, vengono richieste: 
    1) abilitazione professionale per lo svolgimento di attivita'  di
progettazione di opere edili; 
    2) partecipazione a corsi di formazione dedicati, della durata di
60  ore,  organizzati   da   enti   pubblici,   universita',   ordini
professionali su  progettazione,  attuazione,  gestione  e  controllo
degli interventi correttivi per la riduzione della concentrazione  di
attivita' di radon negli edifici; 
    3) partecipazione  a  corsi  di  aggiornamento,  organizzati  dai
medesimi soggetti di cui  al  punto  2  da  effettuarsi  con  cadenza
triennale  e  della  durata  minima  di  4  ore  che  possono  essere
ricompresi  all'interno  delle  normali  attivita'  di  aggiornamento
professionale; 
    4)  iscrizione  nell'albo  professionale,  fatto   salvo   quanto
previsto dall'articolo 24, comma 3, del decreto legislativo 16 aprile
2016, n.50. 
 
Azione 2.4 - Situazione in Italia 
  I soggetti  individuati  dall'Allegato  II,  sezione  I,  punto  2,
lettera b) del decreto legislativo  31  luglio  2020,  n.101,  stanno
organizzando  molteplici  corsi  di  formazione  e  aggiornamento  in
materia. Allo stato attuale  non  esiste  concordanza  sul  programma
didattico di detti corsi, oltre che sulla struttura (suddivisione tra
parte teorica e pratica). Inoltre, i corsi di formazione per  esperti
in interventi di risanamento  radon  devono  prevedere  una  verifica
delle conoscenze acquisite durante il corso che vincoli  il  rilascio
dell'attestato di  partecipazione  e  contestualmente  certifichi  la
formazione impartita e ricevuta dai partecipanti. 
 
Azione 2.4 - Obiettivo 
  L'obiettivo e' definire i contenuti del programma  didattico  e  la
struttura dei corsi (durata  complessiva  60  ore),  affinche'  siano
assicurati una preparazione  uniforme  e  uno  standard  di  qualita'
adeguati. 
 
Azione 2.4: Indicazioni riguardanti la formazione e la qualificazione
degli esperti in interventi di risanamento radon 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico