Azione 2.5 Indicazione dei dati sugli interventi di risanamento Azione 2.5 - Premessa Gli interventi di prevenzione e risanamento sono tra i principali strumenti per la riduzione dell'esposizione al radon della popolazione e dei lavoratori. Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, prevede la comunicazione degli interventi di risanamento adottati nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni rispettivamente agli articoli 18 e 19. Nei luoghi di lavoro (articolo 18), qualora la concentrazione di radon annua superi il livello di riferimento, gli esercenti provvedono a porre in essere le misure correttive intese a ridurre le concentrazioni al livello piu' basso ragionevolmente ottenibile e a comunicare la descrizione di tali misure correttive attuate, corredata dai risultati delle misurazioni di verifica al MLPS, alle ARPA/APPA, agli organi del SSN e alle sedi dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) competenti per territorio. Il MLPS organizza un Archivio nazionale delle sorgenti naturali nel quale sono raccolti anche i dati e le informazioni relativi alle misure correttive adottate. Nelle abitazioni localizzate all'interno delle aree prioritarie (articolo 19), ai piani terra o inferiori le misurazioni vengono effettuate dalle Regioni e Province autonome o dai proprietari attraverso i servizi di dosimetria (articolo 19, comma 1) e, in caso di superamento del livello di 200 Bq/m3 , le Regioni e Province autonome promuovono l'adozione di misure correttive, monitorandole e comunicando quelle rilevate all'ISIN (articolo 19, comma 3). Vengono inoltre comunicati all'ISIN gli interventi effettuati dalle Regioni e Province autonome sul patrimonio di edilizia residenziale pubblica (articolo 19, comma 2). L'insieme delle informazioni riguardanti il numero e la tipologia degli interventi di risanamento possono rappresentare un utile strumento per monitorare l'efficacia dell'intero Piano. Azione 2.5 - Situazione in Italia Relativamente ai luoghi di lavoro, il precedente ordinamento prevedeva l'obbligo di adottare interventi di risanamento, qualora fossero stati superati i livelli di azione. Gli esercenti, inoltre, erano tenuti a inoltrare alle Direzioni provinciali del lavoro, alle ARPA/APPA e agli organi del SSN competenti per territorio, le relazioni tecniche inerenti le misurazioni. Era previsto, altresi', che le Direzioni provinciali del lavoro trasmettessero, a loro volta, tali informazioni al MLPS che le raccoglieva in un archivio nazionale. Il precedente ordinamento, inoltre, esonerava l'esercente dall'obbligo di adottare interventi di risanamento qualora la dose ricevuta dai lavoratori fosse stata inferiore a 3 mSv/anno. Questa deroga ha fatto si' che, dall'analisi dei dati contenuti nel suddetto archivio nazionale del MLPS pochissimi sono stati gli interventi di risanamento adottati per la riduzione delle concentrazioni medie di radon in aria, mentre la maggior parte delle azioni sono consistite nella rimodulazione dei tempi di permanenza dei lavoratori al fine di ridurre le esposizioni. Relativamente alle abitazioni, queste ultime non ricadevano nel campo di applicazione del precedente decreto, pertanto, pur avendo notizia di diversi interventi praticati, non si dispone di una raccolta sistematica delle informazioni a riguardo. Esistono diversi dati disponibili ma sono sporadici e senza una precisa strategia di caratterizzazione delle informazioni. Si evidenzia che mentre per i luoghi di lavoro la nuova normativa consente la raccolta dati sugli interventi di risanamento che saranno da ora in poi adottati, per le abitazioni sara' possibile censire solo gli interventi che saranno realizzati dalle Regioni e Province autonome sull'edilizia pubblica residenziale e quelli per i quali le stesse Regioni e Province autonome avranno conoscenza. Azione 2.5 - Obiettivo In relazione agli interventi di risanamento adottati, dovranno essere definite le informazioni di interesse da inserire nelle comunicazioni, in relazione alle tecniche utilizzate e ai risultati ottenuti in termini di riduzione della concentrazione di radon, al fine di garantire la raccolta dei medesimi dati sia presso l'archivio del MLPS che presso la sezione della banca dati ISIN. Tale uniformita' di approccio consente di poter realizzare future analisi dei dati sugli interventi di risanamento complessivamente attuati a livello nazionale, sia per i luoghi di lavoro sia per le abitazioni, allo scopo di valutare il numero e la tipologia degli interventi di risanamento adottati nonche' la riduzione ottenuta, come utili strumenti per monitorare l'efficacia dell'intero Piano. Azione 2.5: Indicazione dei dati sugli interventi di risanamento Parte di provvedimento in formato grafico Azione 2.6. Connessione con programmi di prevenzione del fumo Azione 2.6 - Premessa La presenza di radon negli ambienti chiusi rappresenta la principale fonte di esposizione alle radiazioni ionizzanti per la popolazione. La maggior parte dei tumori ai polmoni attribuibili al radon sono in realta' dovuti all'effetto combinato del radon e del fumo di sigaretta. Questo e' dovuto al fatto che il rischio relativo di cancro ai polmoni per i fumatori e' molto elevato (intorno al 24 per gli uomini e al 9 per le donne) e che l'interazione tra il radon e il fumo e' di tipo moltiplicativo [11]. L'implementazione di campagne di informazione che trattino entrambe le problematiche di esposizione al radon e al fumo, specialmente in aree a elevata concentrazione di radon o tra lavoratori esposti ad alte concentrazioni di radon, puo' diventare uno strumento essenziale al fine di tutelare e promuovere la salute dei cittadini e dei lavoratori riducendo il rischio di incidenza del cancro ai polmoni sul lungo periodo. Azione 2.6 - Situazione in Italia La situazione italiana circa l'esposizione al radon, risulta alquanto eterogenea a causa dei diversi livelli di concentrazione di radon misurati nelle Regioni italiane. Secondo quanto riportato nel secondo rapporto dell'ISS sugli effetti combinati di radon e fumo di sigaretta [21], si puo' desumere che la frazione complessiva dei decessi per cancro al polmone imputabile al radon in Italia e' di circa il 10% sia per gli uomini che per le donne, con valori in singole Regioni che variano tra il 4% e il 16%. Mentre si stima che il numero di tumori al polmone attribuibili al fumo di sigaretta si aggira intorno al 70% tra gli uomini e al 60% tra le donne. Tabella 10: Stime di tumori polmonari attribuibili al radon e stime di tumori polmonari attribuibili al fumo attivo, tra la popolazione maschile femminile e totale.[21] ===================================================================== | | Maschi | Femmine | Totale | | +=====+====+====+====+=====+====+ | | N | % | N | % | N | % | +===================================+=====+====+====+====+=====+====+ | Tumori polmonari totali* |25442|100%|7200|100%|32642|100%| +-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+ |Stime di tumori polmonari attribui-| | | | | | | |bili al radon (senza considerare le| 2592| 10%| 734| 10%| 3326| 10%| | diverse abitudini al fumo) | | | | | | | +-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+ |Stime di tumori polmonari attribui-|18187| 71%|4255| 59%|22442| 69%| | bili al fumo (fumatori attivi) | | | | | | | +-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+ *Medie dati Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) 2003, 2006-2008 dei decessi tra la popolazione maschile, femminile e totale per tumore maligno della trachea, bronchi e polmone. La maggior parte dei tumori ai polmoni attribuibili al radon si verifica tra i fumatori, siano essi maschi o femmine, 72% e 59% rispettivamente a livello nazionale, mentre solo il 4% negli uomini e il 29% nelle donne si verifica tra i non fumatori. Tale fenomeno dovrebbe quindi essere tenuto largamente in considerazione nelle politiche volte a ridurre l'esposizione al radon. Tabella 11: Stime di casi di tumore polmonare attribuibili all'esposizione al radon nelle abitazioni, tra fumatori ex fumatori e mai fumatori. [21] ===================================================================== | | Maschi | Femmine | Totale | | +=====+====+====+====+=====+====+ | | N | % | N | % | N | % | +===================================+=====+====+====+====+=====+====+ | Stime di tumori polmonari | | | | | | | | attribuibili al radon | 1860| 72%| 433| 59%| 2293| 68%| | tra i fumatori attivi | | | | | | | +-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+ | Stime di tumori polmonari | | | | | | | | attribuibili al radon | 620 | 24%| 89| 12%| 710| 22%| | tra ex fumatori | | | | | | | +-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+ | Stime di tumori polmonari | | | | | | | | attribuibili al radon | 112| 4%| 211| 29%| 323| 10%| | ma non al fumo (mai fumatori) | | | | | | | +-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+ | Stime di tumori polmonari | 2592|100%| 734|100%| 3326|100%| | attribuibili al radon | | | | | | | +-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+ Allo stato attuale in Italia poche sono le attivita' di prevenzione che trattano la problematica dell'esposizione al radon e l'esposizione al fumo in maniera congiunta. Il problema del fumo e' affrontato a livello sia nazionale sia regionale, con interventi volti a contrastare la diffusione del fenomeno. Numerosi sono i programmi di prevenzione del fumo che supportano le persone nei loro tentativi di smettere di fumare e che promuovono azioni per abitazioni libere dal fumo. Viceversa le campagne di prevenzione dell'esposizione al radon nelle abitazioni sono ancor oggi poco diffuse e presentano scarsa partecipazione. Sfruttare dunque i canali di prevenzione del fumo, gia' consolidati su tutto il territorio nazionale e regionale, potrebbe essere un'azione centrale per veicolare le informazioni sull'aumento del rischio di tumore al polmone legato anche all'esposizione al radon. Inoltre, si potrebbe diffondere le informazioni circa l'interazione tabacco-radon anche attraverso i medici di medicina generale e i medici del lavoro. Azione 2.6 - Obiettivo Nell'ottica del PNAR, non puo' non essere presa in considerazione l'implementazione di programmi di prevenzione che mirino a rendere la popolazione maggiormente consapevole dei rischi dovuti all'esposizione sinergica tra radon e fumo. Un approccio intersettoriale e' necessario per favorire lo sviluppo di programmi congiunti di prevenzione e informazione che abbiano il fine ultimo di ridurre il rischio di insorgenza del cancro ai polmoni, cosi' come indicato al punto 14 dell'allegato III del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101. Una nuova politica di prevenzione e di riduzione dei rischi deve pertanto essere quella di veicolare entrambi i messaggi, specialmente in ambienti di lavoro dove sono presenti elevate concentrazioni di radon e nelle aree prioritarie di intervento. Da questo punto di vista e' indispensabile lo sviluppo di reti di collaborazione con le diverse organizzazioni che si occupano di prevenzione del fumo e con i medici di medicina generale e i medici del lavoro, per favorire la diffusione di informazioni e di programmi di prevenzione in cui il cittadino sia soggetto attivo e sia direttamente coinvolto nelle diverse azioni volte alla riduzione dell'esposizione. Azione 2.6: Connessione con programmi di prevenzione del fumo Parte di provvedimento in formato grafico Azione 2.7 Connessioni con programmi di qualita' dell'aria indoor ed efficientamento energetico Azione 2.7 - Premessa La presenza del gas radon negli edifici dipende da una moltitudine di fattori, in buona parte legati alle caratteristiche dell'edificio: cio' collega in modo naturale il tema radon con il piu' ampio concetto di qualita' dell'aria indoor e con i recenti approcci di efficientamento energetico degli edifici in un'ottica di sostenibilita'. Volendo ottimizzare le risorse e l'organizzazione degli interventi negli edifici, perseguendo contestualmente o indipendentemente il risparmio energetico, e' necessario impostare una logica normativa che spinga affinche' questi tre temi - radon indoor, air quality ed efficientamento energetico - vengano affrontati in modo sinergico e virtuoso. Azione 2.7 - Situazione in Italia In Italia, come in Europa, stanno aumentando gli investimenti e le iniziative affinche' gli edifici consumino meno energia. Questo indirizzo vale sia per il nuovo edificato, che per le ristrutturazioni, mettendo in gioco anche importanti incentivi. Tecnicamente tali interventi incidono sull'involucro e/o sull'impiantistica, con frequenti conseguenze negative nei confronti della concentrazione di radon e di altri tipici inquinanti indoor (per esempio anidride carbonica, soprattutto negli edifici scolastici). D'altra parte anche gli eventuali interventi di risanamento radon, previsti dal decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, possono modificare sia le caratteristiche energetiche e termiche dell'edificio, cosi' come anche le concentrazioni di altri inquinanti indoor. Della comprensibile interazione fra queste tre tematiche si ha ormai una chiara consapevolezza e dal fatto di non considerarle assieme possono nascere complicazioni e inconvenienti. In Italia esistono gia' dei protocolli che prevedono una convergenza dei tre aspetti a cui si puo' aderire in modo esclusivamente volontario. Azione 2.7 - Obiettivo L'obiettivo da perseguire nell'ambito di questa Azione e' armonizzare e coordinare gli interventi e le politiche legati al radon con quelli finalizzati all'efficientamento energetico degli edifici e al miglioramento della qualita' dell'aria indoor. Bisogna assolutamente evitare che un intervento di riqualificazione energetica provochi problemi di radon, o viceversa che un risanamento radon pregiudichi un'opera di efficientamento energetico. Passando per un censimento della normativa nazionale e regionale, degli standard e delle certificazioni per l'efficientamento energetico degli edifici, e per una analoga attivita' di ricognizione su iniziative e buone pratiche legate alla qualita' di aria indoor negli edifici scolastici, vanno definiti i parametri tecnici rilevanti da prendere in considerazione oltre al radon. E' quindi necessario un atto normativo o almeno di indirizzo, che porti ad affrontare assieme il radon, l'efficientamento energetico degli edifici e la qualita' dell'aria indoor in modo sinergico. Questo nuovo approccio integrato va reso obbligatorio e incentivato tramite opportuni strumenti, che attualmente gia' sono disponibili limitatamente all'efficienza energetica. Vanno previste valutazioni e monitoraggi ante operam e post operam, per poter garantire e documentare il rispetto e l'adozione virtuosa di questo nuovo approccio. La strategia deve individuare come priorita' iniziale gli edifici scolastici senza tralasciare gli ambienti di lavoro e le abitazioni. I regolamenti edilizi comunali dovranno tenerne conto. Azione 2.7: Connessioni con programmi di qualita' dell'aria indoor ed efficientamento energetico Parte di provvedimento in formato grafico 3.3 Asse 3. Coinvolgere: informazione, educazione, formazione e divulgazione Asse 3 - Premessa La comunicazione istituzionale e' strategica per l'attuazione del Piano, al fine di diffondere la conoscenza sul radon e sulle differenti problematiche che da esso derivano, un efficace sistema di informazione nazionale puo' promuovere l'attivita' di prevenzione seguendo il principio di "conoscere per prevenire". In materia di rischio sanitario, la conoscenza e' un aspetto che riveste un ruolo importante per favorire la profilassi e la partecipazione della popolazione, rappresentando uno strumento di cambiamento. Oggi la comunicazione e' attiva sia sui media tradizionali che sui nuovi canali e fornisce varie opportunita' per la diffusione di una "cultura sensibilizzante" in grado di generare consapevolezza. Il cittadino puo' raggiungere un livello di conoscenza in grado di promuovere comportamenti di prevenzione da applicare quotidianamente. Sulla base delle scelte dettate dal principio di conoscenza acquisita si puo' incidere positivamente sull'abbassamento del rischio sanitario. La conoscenza intesa come informazione puo' essere definita in maniera bidirezionale: in ingresso e in uscita, per cui se e' importante informare il cittadino sullo stato attuale delle conoscenze, diventa importante anche ricevere informazioni dal cittadino e dagli utenti di settore al fine di percepire il territorio in tutta la sua estensione. La scuola esercita un ruolo importante in quanto istituzione preposta all'educazione e alla formazione dei cittadini del futuro, trasferendo una conoscenza che amplifica la consapevolezza e gli strumenti necessari per capire la realta' e interagire con essa. Acquisire e ampliare le conoscenze sul radon, sono le basi fondamentali per arrivare a capire meglio la problematica e l'entita' dei rischi che da esso ne derivano. Asse 3 - Situazione in Italia Nello scenario nazionale, le informazioni sulla conoscenza delle problematiche sanitarie associate al radon e su come proteggersi sono presenti sui siti web di enti istituzionali (MASE, MS, ENEA, INAIL, ISIN, ISPRA e ISS). Su questo fronte anche le Regioni e Province autonome si sono impegnate, attraverso i loro siti web istituzionali o su quelli delle rispettive ARPA/APPA di riferimento, attivando delle pagine informative riguardanti il radon (tabella 12). Oltre alle informazioni generiche sul radon e sui rischi a esso associati, in alcuni casi vengono riportate informazioni piu' dettagliate riguardanti misurazioni di radon indoor registrate nel territorio regionale oppure linee guida con indicazioni utili per gli interventi di prevenzione e risanamento. Tabella 12: Siti istituzionali delle Regioni e Province autonome e delle ARPA/APPA* Parte di provvedimento in formato grafico *Questo elenco potrebbe non essere esaustivo e completo Asse 3 - Obiettivo Tra le possibili azioni in grado di determinare un abbassamento del rischio sanitario da radon e' importante intervenire attraverso l'attivita' di informazione e divulgazione, per diffondere corrette notizie e generare la giusta attenzione sull'argomento. Avere una fonte d'informazione nazionale, in grado di raccogliere ed esporre le conoscenze aggiornate sul radon, diventa un punto di riferimento dal quale attingere indicazioni e generare una informazione uniforme e completa. Istituire un sistema informativo in grado di rafforzare il complesso delle conoscenze di settore e fornire un quadro della situazione attuale, attivare differenti forme comunicative in grado di rivolgersi alla popolazione, cosi' come istruire le varie categorie di lavoratori, coinvolgendo anche la scuola come piu' alta istituzione formativa e fulcro educativo per costruire una conoscenza consapevole nella generazione futura. Per una corretta gestione e percezione dell'argomento sull'intero territorio, e' utile definire anche una interazione con la popolazione generando uno scambio reciproco di informazioni che innesca un processo partecipativo in grado di segnalare e dare utili informazioni. E' prevista l'istituzione di un Osservatorio nazionale radon per: - interfacciarsi con gli utenti acquisendo e generando informazioni tematiche sull'argomento; - interagire con la cittadinanza e fornire un supporto differenziato per le varie tipologie di utenze; - proporre la rete delle strutture ministeriali e delle strutture regionali e locali in coerenza con le iniziative di elaborazione e di approvazione del Piano. L'Osservatorio nazionale, nella sua funzionalita' collegiale raccoglie informazioni e aggiornamenti in grado di fornire un quadro attuale della situazione dal quale poter ottenere anche aggiornamenti sull'andamento e sull'evolversi della situazione, al fine di permettere una corretta interpretazione delle tematiche e delle problematiche sottese a un argomento cosi' ricco di fasi evolutive. La sinergia tra le Azioni previste nell'Asse assolve a diverse funzioni, tra cui quelle di: ▪ migliorare il sistema informativo sull'argomento radon in Italia; ▪ favorire la diffusione di informazioni sui possibili rimedi per ridurre i rischi sanitari connessi al radon; ▪ favorire l'aggiornamento e lo scambio di informazioni tra istituzioni e cittadino; ▪ migliorare le capacita' gestionali degli esperti di settore. Azione 3.1. Osservatorio nazionale radon Azione 3.1 - Premessa Nell'ordinamento giuridico nazionale, gli Osservatori sono moduli organizzativi cui partecipano piu' amministrazioni competenti in una determinata materia, che assumono decisioni in forma collegiale e che, dal punto di vista funzionale, sono volti a conseguire gli obiettivi per i quali sono costituiti, attraverso il monitoraggio e la verifica delle fasi di attuazione e realizzazione delle indicazioni contenute nel provvedimento istitutivo. Sempre dal punto di vista funzionale, con gli Osservatori, l'ordinamento giuridico intende conseguire anche l'obiettivo di garantire una adeguata informazione al pubblico in quanto sono tenuti a rendere disponibili gli elementi di conoscenza e analisi dello stato quali-quantitativo delle diverse componenti monitorate. In particolare, gli Osservatori nascono allo scopo di verificare che le azioni e gli interventi che hanno particolare rilevanza territoriale sono conformi alle norme giuridiche e tecniche che le regolano. Pertanto, l'Osservatorio puo' svolgere un'importantissima funzione nell'attuazione del PNAR, che necessita di uno strumento per la verifica, il monitoraggio, la restituzione dei risultati e delle conseguenti iniziative assunte o che e' necessario assumere. L'Osservatorio consentira' inoltre di diffondere l'informazione sull'attuazione del Piano in maniera costante e programmata, mettendo in grado le PA competenti e i cittadini di conoscere la situazione territoriale, le metodiche di misurazione e gli strumenti per intervenire e razionalizzare l'uso delle risorse private e pubbliche; anche in questa materia, infatti, assume un'importanza fondamentale conoscere l'efficacia delle differenti soluzioni sulla prevenzione e riduzione del rischio di esposizione al radon, nonche' la connessione con altri strumenti amministrativi correlati, quali quelli riferiti all'efficientamento energetico, alla qualita' dell'aria indoor e alla prevenzione del fumo anche passivo. Azione 3.1 - Obiettivo L'Osservatorio nazionale radon e' un organismo collegiale che svolge compiti di verifica del Piano e opera quale garante per i cittadini e gli amministratori, assicurando la diffusione delle informazioni concernenti l'attuazione delle azioni previste dal Piano e la loro efficacia. L'Osservatorio e' costituito, entro un anno dall'adozione del Piano, con decreto del MASE e del MS e composto da rappresentanti delle istituzioni coinvolte nella istituzione del Piano: MASE, MS, MLPS, MIT, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, ISIN e ISS. Ogni ente e' rappresentato da un esperto o da un sostituto nominato dall'amministrazione di appartenenza (le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano nominano singolarmente un proprio esperto e un sostituto). Nelle more della sua costituzione, in prima applicazione, il gruppo di lavoro tecnico per la redazione della proposta di Piano, formalizzato con il decreto n.75 del 15 marzo 2021 del MiTE e del MS, svolgera' le funzioni dell'Osservatorio nazionale radon. L'Osservatorio garantisce la fruizione delle informazioni acquisite dalle banche dati dell'ISIN, dell'ISS e del MLPS, che devono essere tra loro interoperabili, nel rispetto delle norme sulla riservatezza e sulla protezione dei dati personali, di cui al regolamento generale per la protezione dei dati personali UE n. 2016/679 (GDPR). L'accesso alle informazioni e' reso possibile anche mediante una o piu' pagine web dedicate, con la pubblicazione di dati e rapporti di sintesi della situazione a livello nazionale. L'Osservatorio assicura, in particolare: 1. la verifica della corretta esecuzione delle attivita' previste dal Piano; 2. il monitoraggio della corrispondenza tra quanto previsto dal Piano e quanto attuato, nel rispetto del cronoprogramma delle attivita', esprimendo, se necessario, pareri specifici; 3. l'approvazione e il coordinamento del programma di comunicazione; 4. la diffusione e la gestione delle informazioni concernenti l'attuazione del Piano anche attraverso pagine web dedicate; 5. l'interoperabilita' delle banche dati da parte delle amministrazioni competenti; 6. un'efficace azione di comunicazione e divulgazione; 7. l'istruttoria delle richieste di informazioni, documenti, segnalazioni di criticita` in merito allo stato del Piano presentate da cittadini, enti pubblici e privati, associazioni di categoria; 8. la condivisione dei dati di monitoraggio e di analisi relativi alle diverse componenti; 9. la trasmissione e la condivisione con le Direzioni Generali competenti del MASE e del MS, alle quali segnala ogni problematica connessa con l'acquisizione dei dati e con le informazioni da rendere disponibili al cittadino; 10. il superamento di eventuali criticita' emerse in sede di attuazione del Piano, proponendo soluzioni che non ne modificano i contenuti e gli obiettivi. Tali soluzioni che non costituiscono variazioni sostanziali del Piano sono adottate con decreto del MASE e del MS; 11. l'acquisizione di risultati di azioni non comprese nel programma di comunicazione attuate dalla PA; 12. la valutazione della necessita' di aggiornamento del Piano; 13. l'individuazione di opportuni strumenti legislativi, da proporre agli uffici competenti, attraverso i quali incentivare le indagini di misurazione e le azioni di risanamento; 14. il supporto alle Regioni e Province autonome per le indagini volte all'individuazione delle aree prioritarie e degli edifici con situazioni di esposizione potenzialmente elevata; 15. la formulazione di proposte normative alle autorita' competenti, sulla base degli esiti del Piano; 16. l'individuazione di opportune strategie per una riduzione diffusa dell'esposizione al radon nelle abitazioni. Azione 3.1: Osservatorio nazionale radon Parte di provvedimento in formato grafico Azione 3.2. Strategie di comunicazione e promozione di campagne informative Azione 3.2 - Premessa Per prevenire e ridurre il rischio sanitario dovuto all'esposizione al radon, occorre intervenire contestualmente su due piani: una puntuale informazione sui rischi associati alla presenza di gas radon negli edifici e adeguate azioni di risanamento. In particolare, l'informazione alla popolazione e' lo strumento attraverso il quale e' possibile diffondere la conoscenza sulla natura e sui rischi connessi alla presenza del radon con un messaggio che deve essere diretto, comprensibile e, soprattutto, che dia la consapevolezza dell'importanza della questione senza creare allarmismi. L'esperienza di altri paesi suggerisce di impostare la comunicazione con uno stretto rapporto tra l'esperto di comunicazione e l'esperto di settore al fine di promuovere una corretta divulgazione dell'argomento. Una strategia comunicativa e' necessaria ed e' prevista dall'allegato III, punto 10 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101; l'informazione deve favorire la conoscenza del problema dell'inquinamento da radon con l'obiettivo di promuovere le metodiche di misurazione e gli strumenti per prevenire e ridurre le concentrazioni di gas radon negli ambienti chiusi e tutelare la salute della popolazione, tenendo conto che il fenomeno riguarda in modo diffuso ambienti di vita dove si trascorre la maggior parte del tempo, in particolare quello domestico che coinvolge anche la parte piu' fragile della popolazione quali i bambini e gli anziani. Elenchi di esperti in interventi di risanamento radon potranno essere consultati sulla pagina web dedicata al PNAR, in un'apposita sezione collegata agli elenchi che gli ordini professionali predisporranno per gli esperti in possesso dei requisiti previsti ai sensi dell'allegato II, sezione I, punto 2, del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101. Questa Azione e' coordinata dall'Osservatorio radon che definisce le linee guida da rispettare nell'elaborazione e organizzazione del programma di comunicazione e ne verifica l'efficacia promuovendo, se necessario, attivita' aggiuntive. Al fine di aggiornare i contenuti del programma di comunicazione, l'Osservatorio valuta, altresi', i risultati delle azioni attuate sul territorio nazionale, al di fuori del programma medesimo, da PA nell'ambito della propria autonomia organizzativa e operativa e da queste resi disponibili. Azione 3.2 - Situazione in Italia Numerosi siti internet sono attivi sulla tematica radon e molte istituzioni hanno pagine o sezioni dedicate, si rimanda alla tabella 12. Azione 3.2 - Obiettivo Divulgare e far conoscere l'esistenza del fenomeno, attraverso una comunicazione semplice, grafica e con immagini, che, soprattutto laddove il rischio di esposizione al radon e' maggiore, raggiunga la popolazione tramite una campagna comunicativa efficace a livello nazionale e regionale. Sul piano operativo dovra' garantire contemporaneamente l'accesso alle informazioni sui rischi e sulle soluzioni piu' idonee per prevenirli e ridurli. La comunicazione sara' collegata con i programmi di prevenzione del fumo, di efficientamento energetico e di qualita' dell'aria indoor che devono contenere elementi conoscitivi della problematica radon al fine di considerare le situazioni nel loro insieme e non settorialmente. Azione 3.2: Strategie di comunicazione e promozione di campagne informative Parte di provvedimento in formato grafico Azione 3.3. Sviluppo di un piano formativo rivolto ai lavoratori e alle figure professionali di sicurezza che operano in ambito pubblico e privato Azione 3.3 - Premessa La riduzione dei rischi a lungo termine dovuta all'esposizione al radon indoor, soprattutto per quanto concerne l'ambito occupazionale, richiede che le azioni previste dal PNAR siano supportate da un efficace piano di formazione rivolto ai lavoratori, ai datori di lavoro, agli esercenti, al personale degli uffici tecnici e degli enti responsabili della vigilanza e del controllo, e piu' in generale a diverse categorie di stakeholders. Un'adeguata base di informazione/formazione sulla tematica radon, che tenga anche in considerazione i responsabili delle decisioni a livello locale, favorisce il dialogo tra i diversi soggetti istituzionali e le figure professionali coinvolte con un approccio multidisciplinare necessario per una efficace riduzione del rischio radon. La necessita' di predisporre adeguate azioni di formazione e' stata sottolineata al livello sia internazionale dalla International Atomic Energy Agency (IAEA) [69,70], e dalla pubblicazione "WHO Handbook on indoor radon" [1], sia in ambito europeo dalla UE nel documento Radiation Protection n.193 "Radon in workplaces" [43], oltre che nell'Allegato XVIII della direttiva 2013/59/Euratom [38]. La formazione pianificata nella presente Azione non sostituisce l'informazione e formazione obbligatoria a cura dell'esperto di radioprotezione e del medico autorizzato prevista agli articoli 110 e 111 a seguito delle valutazioni dell'articolo 17, comma 4, ovvero nel caso che l'esposizione al radon rientri nel Titolo XI del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101. Azione 3.3 - Situazione in Italia Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 ha meglio definito le modalita' di applicazione della normativa di radioprotezione in analogia a quella relativa alla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81 [71]): la modifica dell'articolo 180 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81 (di cui all'articolo 244 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101), definendo in modo piu' chiaro il legame tra le due norme e la loro applicazione coordinata. In quest'ottica, e' chiara la richiesta di inserire le valutazioni inerenti l'esposizione al radon nei luoghi di lavoro e le successive decisioni nel documento di valutazione dei rischi di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81. La necessita' di predisporre di un piano formativo per i diversi soggetti (datore di lavoro, Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione - RSPP, Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza - RLS, lavoratore) e' evidenziata dal decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 nell'Allegato III, punto 10, ed e' importante che tale piano formativo sia coerente con quanto previsto dagli articoli 32, 34 e 37 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81. Riguardo quest'ultimo aspetto, gli accordi approvati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano del 2011 e del 2012 [72,73,74], definiscono i requisiti dei corsi e dei soggetti erogatori, le modalita' di erogazione della formazione e la tempistica di aggiornamento. I moduli formativi sul radon da adottare nell'ambito della trattazione degli agenti fisici devono considerare quanto previsto dai suddetti accordi, allo scopo di garantire un approccio uniforme alla formazione delle diverse figure. Inoltre, e' previsto che i docenti dei corsi di formazione e di aggiornamento soddisfino i requisiti di cui decreto interministeriale del 6 marzo 2013, relativo ai "criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicurezza del lavoro" [75]. Azione 3.3 - Obiettivo Predisporre opportuni moduli formativi per i diversi soggetti coinvolti, al fine di accrescere le conoscenze e la consapevolezza dei rischi per la salute derivanti dall'esposizione al radon indoor e definire una maggiore partecipazione attiva. Particolare attenzione va posta alla formazione di coloro che sono impiegati nelle attivita' lavorative che rientrano nel campo di applicazione della norma. Azione 3.3: Sviluppo di un piano formativo rivolto ai lavoratori e alle figure professionali di sicurezza che operano in ambito pubblico e privato Parte di provvedimento in formato grafico Azione 3.4 Educazione Azione 3.4 - Premessa L'educazione ambientale persegue l'obiettivo di rendere consapevoli della rilevanza ambientale delle proprie azioni e della necessita' di soddisfare le esigenze presenti senza compromettere analoghe possibilita' per le future generazioni attraverso una gestione sostenibile dei comportamenti [76]. In questa materia la comunicazione e' essenziale per trasformare linguaggi scientifici in linguaggi semplici che possano essere facilmente compresi dai differenti gruppi sociali. In particolare, introdurre sin dalle prime esperienze scolastiche progetti di educazione ambientale suddivisi per eta' e competenze, permette di tradurre concetti scientifici complessi in un linguaggio piu' accessibile e innescare un cambiamento positivo in grado di sensibilizzare i giovani a una maggiore responsabilita' e attenzione alle questioni ambientali e al buon governo del territorio. Anche su un piano piu' generale riferito all'intera popolazione, l'educazione ambientale e' una componente capace di generare nella societa' cambiamenti significativi di comportamento rispetto all'importanza dei valori culturali, sociali, politici, economici e relativi alla natura e, al tempo stesso, facilita meccanismi di acquisizione delle abilita' intellettuali e fisiche, promuovendo la partecipazione attiva e decisa degli individui in maniera permanente, riflettendosi in un miglior atteggiamento umano verso l'ambiente e di conseguenza verso una adeguata qualita' di vita. La fiducia nel processo educativo in definitiva e' in grado di contribuire alla risposta sui problemi ambientali. Azione 3.4 - Situazione in Italia L'educazione civica e ambientale e' disciplinata dalla Legge 92/2019 in base alla quale devono essere dedicate annualmente non meno di 33 ore al suo insegnamento nelle istituzioni scolastiche, per promuovere la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell'Unione europea, con particolare riferimento alla conoscenza dei principi di legalita', cittadinanza attiva e digitale, sostenibilita' ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona. All'interno di questa programmazione, iniziata a partire dall'anno scolastico 2020-2021, sono affrontati anche i temi dell'educazione ambientale e sanitaria in cui possono rientrare le tematiche della radioattivita' naturale e del radon. Azione 3.4 - Obiettivo L'obiettivo specifico di questa Azione e' migliorare le conoscenze giovanili sul tema della radioattivita' naturale e del radon. Infatti, la conoscenza della natura e degli effetti di questo gas di origine naturale, proveniente dal suolo, acqua e materiali da costruzione, si puo' inserire in una visione di ampio respiro quale quella proposta dalla Legge 92/2019. Azione 3.4. Educazione Parte di provvedimento in formato grafico Azione 3.5. Partecipazione Azione 3.5 - Premessa La partecipazione e' un diritto fondamentale dei cittadini nel governo delle comunita'. Garantire l'esercizio di questo diritto e' il presupposto di ogni processo democratico, con particolare riferimento agli obiettivi da conseguire, agli strumenti da utilizzare e alle strategie organizzative; in tal modo il cittadino gioca un ruolo propositivo in termini di temi e possibili opzioni sulle politiche pubbliche, ne orienta il dialogo, ferma restando la responsabilita' della decisione finale che resta comunque in capo al governo dell'amministrazione. Un documento dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) [77] distingue la consultazione dalla partecipazione. La prima e' attivita' di ascolto dei cittadini che offrono all'amministrazione un ritorno di informazione su un tema definito dalla stessa amministrazione e sul quale si presuppone vi sia stata una adeguata attivita' informativa. La partecipazione, invece, e' una relazione di partenariato attivo dei cittadini impegnati nel processo decisionale concernente le politiche pubbliche. La distinzione riguarda anche i tempi del processo di ascolto e i contenuti dell'ascolto: si puo' offrire ai cittadini la possibilita' di esprimersi a monte delle decisioni oppure in sede di valutazione delle stesse, ma si puo' chiedere ai cittadini di esprimersi in merito a un tema gia' definito e lasciare ampio spazio alle competenze, alle risorse, alle capacita' di cui le collettivita' sono comunque espressione. Azione 3.5 - Situazione in Italia Un ruolo chiave nella partecipazione e' svolto dal servizio di e-Government con il quale vengono razionalizzati e integrati i processi produttivi, al fine di fornire informazioni e servizi pubblici alla cittadinanza. L'e-Government Development Index (EDGI) [78] evidenzia che, a livello europeo, l'Italia ha compiuto progressi negli ultimi anni e nel 2020 ha conseguito un valore di 0,82314, su un valore massimo dell'indice pari a 1. Dal rapporto sull'e-Government relativo al 2018 risulta invece che solo il 20% degli italiani aveva consultato i siti della PA, mentre tra i soggetti di eta' compresa tra i 25 e i 54 anni con titolo di studio elevato (laurea o titolo superiore) solo il 53% erano utilizzatori dei servizi di e-Government [79]. Un dato utile su tale argomento e' quello dell'E-Participation Index (EPI), valutato sulla base delle caratteristiche dei portali nazionali di e-Government e altri siti web governativi dal "Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite" [80]. Nello scenario mondiale l'Italia si colloca nella classe a piu' alto livello (Very High EPI) con un valore corrispondente a 0,8214. Questo scenario segue un trend crescente con risultati futuri incoraggianti. Azione 3.5 - Obiettivo Garantire una partecipazione dei cittadini ai processi decisionali con un approccio aperto e proattivo che favorisca la condivisione e lo scambio delle informazioni, e l'organizzazione di servizi mirati per gestire, individuare e poter arginare eventuali situazioni di criticita'. Allo stesso tempo fornire alle autorita' una serie di strumenti che, attraverso i risultati di lettura, possono servire alla eventuale riprogettazione di interventi programmati o in corso, allineandoli alle esigenze dinamiche ed evolutive dei cittadini. Valutare la possibilita', in futuro, di integrare la partecipazione con strumenti emergenti e innovativi aventi caratteristiche social di particolare impatto comunicativo. Azione 3.5: Partecipazione Parte di provvedimento in formato grafico Azione 3.6 Citizen science: una strategia per la riduzione dell'esposizione al radon nelle abitazioni Azione 3.6 - Premessa Concentrazioni relativamente basse di radon possono comportare un aumento della possibilita' di insorgenza di patologie polmonari, poiche' non esiste una concentrazione certa al di sotto della quale il rischio connesso all'esposizione al radon sia nullo. L'introduzione dei livelli di riferimento sia per le abitazioni esistenti sia, in maniera piu' stringente, per le nuove costruzioni in sostituzione dei livelli di azione, ammette questa criticita' e suggerisce di intraprendere azioni rivolte alla popolazione che facciano conoscere il radon, i suoi effetti e le misure per proteggersi. La valutazione della distribuzione dei livelli di concentrazione di radon mostra come un relativamente piccolo numero di persone e' esposto a elevate concentrazioni mentre la maggior parte della popolazione e' esposta a livelli bassi o moderati. Per intervenire sulle situazioni di moderata esposizione che coinvolgono un gran numero di persone occorre individuare delle strategie per la riduzione diffusa dell'esposizione al radon rivolte a tutta la popolazione che consentano una informazione e una partecipazione a cittadini, operatori del settore edilizio, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e decisori politici e istituzionali, a livello locale. Azione 3.6 - Situazione in Italia Numerose esperienze sono state fatte in questo campo. A livello locale, sono state realizzate attivita' di citizen science [81] che hanno mostrato come la diffusione dell'informazione rappresenti la chiave strategica per realizzare le misurazioni e la riduzione dell'esposizione al radon nelle abitazioni. La citizen science e' la partecipazione di cittadini in rete o in gruppi organizzati nelle attivita' di raccolta di dati e produzione di informazioni, attraverso misurazioni, stime, modelli, osservazioni, valutazioni, interpretazioni o elaborazioni, con l'obiettivo di ampliare la consapevolezza personale e la conoscenza scientifica della fenomenologia a cui sono connessi. I progetti di citizen science, coinvolgendo i cittadini, promuovono la consapevolezza e l'attenzione per l'ambiente, i partecipanti contribuiscono significativamente alla ricerca e alla sperimentazione aumentando le proprie competenze scientifiche e implementando la raccolta dei dati. Le esperienze gia' realizzate rappresentano un'importante testimonianza dell'importanza e della fattibilita' di questo particolare tipo di azioni [82]. Vi sono progetti europei, in differenti settori che mettono a disposizione kit, processi e corsi di perfezionamento non solo per i cittadini, ma anche per policy maker, ricercatori e imprese. A titolo esemplificativo si riportano due esperienze territoriali di successo. La Regione Friuli- Venezia Giulia ha avviato un progetto nel 2017 in cui 1000 famiglie sono state coinvolte e accompagnate in un percorso di conoscenza, consapevolezza, misurazione e, quando necessario, interventi correttivi [83,84]. In Alto Adige, nel 2019, e' stata realizzata l'iniziativa della Provincia autonoma di Bolzano "Misura il radon a casa tua", che ha organizzato serate tematiche informative, distribuito 770 kit di misura in 4 comprensori e raccolto i dati di concentrazione che hanno popolato la mappa radon del territorio provinciale [85]. Azione 3.6 - Obiettivo Per la realizzazione di questo obiettivo si individuano tre differenti misure da mettere in atto: sensibilizzazione, promozione di misure, diffusione di buone norme comportamentali. I destinatari sono i decisori politici e istituzionali, a livello locale, gli stakeholders del settore edilizio, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e la popolazione. Azione 3.6: Citizen science: una strategia per la riduzione dell'esposizione al radon nelle abitazioni Parte di provvedimento in formato grafico 4 APPENDICI 4.1 Appendice all'Azione 1.1 Parte 1 - Linee guida per la realizzazione di indagini volte all'individuazione delle aree prioritarie Le Regioni e Province autonome sono state individuate dal decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, quali soggetti responsabili della individuazione delle aree prioritarie sulla base delle indicazioni e dei criteri tecnici contenuti nel PNAR. Le Regioni e Province autonome che hanno gia' dati e informazioni sul loro territorio, sono tenute a effettuare l'individuazione delle aree sulla base del criterio transitorio stabilito dalla norma (articolo 11, comma 3). A tale scopo possono essere considerati tutti i dati disponibili, sia quelli nelle abitazioni che nei luoghi di lavoro. Le presenti linee guida sono invece indirizzate verso quelle Regioni e Province autonome che non hanno gia' nella loro disponibilita' dati sufficienti per poter classificare tutto il territorio e pertanto necessitano di avviare specifiche indagini. In particolare, il documento e' utilizzabile anche dalle Regioni e Province autonome che hanno gia' dati sufficienti solo su parte del territorio per completare la classificazione del territorio. L'obiettivo di questo documento e' quello di fornire indicazioni sulle modalita' di pianificazione e di esecuzione di indagini a livello regionale finalizzate alla individuazione delle aree prioritarie. In particolare, si e' tenuto conto dell'esigenza di acquisire in tempi rapidi dati necessari a una classificazione del territorio regionale al fine di facilitare e consentire un immediato avvio delle attivita' previste dalla normativa nelle aree individuate. Inoltre, devono essere considerate le diverse organizzazioni e contesti specifici delle Regioni e Province autonome. Pertanto, le indicazioni contenute in questa linea guida contengono molti elementi di flessibilita'. Un aspetto fondamentale riguarda la scelta delle tipologie di edifici da sottoporre a misurazione per l'individuazione delle aree prioritarie. Per un primo e rapido risultato e' opportuno partire dalle abitazioni, come nelle precedenti esperienze di altri Paesi e molte Regioni e Province italiane; le abitazioni, infatti, sono piu' semplici da gestire, piu' omogenee nelle dimensioni e nell'uso degli ambienti rispetto a edifici adibiti a luoghi di lavoro. Una volta definite le aree prioritarie, come stabilito dalla normativa, dovranno essere sottoposti a misurazione sicuramente tutti i luoghi di lavoro situati ai piani terra o sottostanti che si trovano all'interno di queste. Le informazioni relative alle misurazioni devono essere comunicate agli organi istituzionali previsti dalla norma e contribuiranno ad arricchire progressivamente il quadro conoscitivo e a migliorare l'accuratezza della classificazione delle aree. Per questo aspetto dovranno essere attentamente analizzate le eventuali differenze tra i livelli di radon nelle due tipologie di edifici (luoghi di lavoro e abitazioni), al fine di ottimizzare in futuro l'utilizzo dell'insieme dei dati e delle informazioni disponibili. Definizione delle unita' territoriali oggetto di indagine di misurazione Si considera come unita' territoriale il Comune o un insieme di Comuni o, soprattutto per Comuni molto grandi, porzioni del Comune definite sulla base di caratteristiche determinate quali ad esempio quelle litologiche. Tale scelta offre diversi vantaggi in termini di gestione amministrativa del territorio con particolare riferimento a iniziative che possano eventualmente essere attuate come supporto alle misure, supporto agli interventi di risanamento nonche' ulteriori indagini di approfondimento. Campionamento delle abitazioni La tipologia di edifici da sottoporre a misurazione e' principalmente quella delle abitazioni. Il principale motivo di questa scelta e' la maggiore omogeneita' delle abitazioni in termini di tipologia di costruzione rispetto ai luoghi di lavoro. Il numero di abitazioni da campionare deve tenere conto della numerosita' della popolazione residente. Il campione non puo' essere direttamente proporzionale alla popolazione per evitare un sovra campionamento dei grandi centri abitati. Orientativamente, la dimensione del campione di abitazioni da misurare per ogni Comune e' data dal numero di abitanti residenti elevato alla potenza 0,3 con un minimo di 10 abitazioni per Comune. In tal modo, ad esempio, per Comuni con 1.000, 10.000 e 100.000 abitanti il numero di abitazioni da sottoporre a misurazione sarebbe rispettivamente 10, 16 e 32. In tabella 13 si riporta il risultato dell'applicazione del criterio descritto in termini di numero totale di abitazioni da misurare per ogni Regione. Tabella 13: Stima del campionamento regionale di abitazioni da campionare in funzione della popolazione residente (dato ISTAT del 2011) ===================================================================== | | | Numero di | | | Popolazione | abitazioni da | | Regione | residente (2011) | misurare | +===========================+====================+==================+ |Piemonte | 4363916 | 13309 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Valle d'Aosta/Vallee | | | |d'Aoste | 126806 | 773 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Lombardia | 9704151 | 19006 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Trentino Alto Adige | | | |(Bolzano) | 504643 | 1340 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Trentino Alto Adige | | | |(Trento) | 524832 | 2310 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Veneto | 4857210 | 7843 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Friuli-Venezia Giulia | 1218985 | 2629 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Liguria | 1570694 | 2768 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Emilia-Romagna | 4342135 | 5032 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Toscana | 3672202 | 4200 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Umbria | 884268 | 1227 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Marche | 1541319 | 2982 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Lazio | 5502886 | 4976 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Abruzzo | 1307309 | 3512 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Molise | 313660 | 1451 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Campania | 5766810 | 7420 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Puglia | 4052566 | 4088 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Basilicata | 578036 | 1534 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Calabria | 1959050 | 4780 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Sicilia | 5002904 | 5592 | +---------------------------+--------------------+------------------+ |Sardegna | 1639362 | 4327 | +---------------------------+--------------------+------------------+ Le Regioni e Province autonome che hanno diversi Comuni adiacenti con pochi abitanti, su terreni uniformi dal punto di vista geomorfologico e quindi con livelli di radon presumibilmente simili possono accorpare tali Comuni. In tal caso il numero di abitazioni da campionare deriva dalla somma della popolazione dei Comuni stessi elevata alla potenza sopra indicata con una suddivisione del campione proporzionale al numero di abitanti dei singoli Comuni. Ad esempio, tre Comuni con 500, 1500 e 2000 abitanti avrebbero rispettivamente 6, 8 e 9 abitazioni che diventano 10, 10 e 10 per via del minimo numero di misure per Comune. L'accorpamento dei tre Comuni porterebbe a un totale di 4000 abitanti con un numero di abitazioni da misurare pari a 12 che vanno scelte proporzionalmente al numero di abitanti dei Comuni. In alcuni casi puo' essere utile, invece, suddividere il territorio di un Comune in piu' aree, in ragione della dimensione del Comune o delle informazioni geomorfologiche disponibili. Ad esempio, nel caso di una grande citta' suddivisa in diverse unita' amministrative puo' essere opportuno suddividere il campione al fine di individuare in modo piu' circoscritto le aree prioritarie. Parimenti, in caso di differenze geomorfologiche significative nel territorio comunale, e' consigliabile pianificare un campionamento per ogni singola zona. In tali casi il numero delle abitazioni dovra' essere stabilito sulla base della popolazione afferente alle singole aree individuate. In tal caso, comunque, dovra' essere garantito, per tutte le aree individuate un numero sufficiente di campioni con un minimo di 10. Al fine di semplificare la fase di selezione e reclutamento delle singole abitazioni possono essere utilizzati i dati EUROSTAT sulla distribuzione della popolazione fornita dall'ISTAT. Si tratta di uno strato georeferenziato, utilizzabile nei programmi GIS, in cui viene restituito il numero di abitanti per ogni km2 su tutto il territorio italiano. E' possibile quindi, una volta determinato il numero complessivo di campioni per Comune, distribuire il numero di campioni per ogni maglia in modo proporzionale alla numerosita' della popolazione, per ogni maglia. In questo modo si rende immediatamente disponibile anche un piano di campionamento dettagliato. Nelle figure che seguono sono riportati due esempi di campionamento. Figura 9 e 10 - Piano di campionamento dettagliato in un Comune meno densamente popolato (figura 9) e piu' densamente popolato (figura 10) - Elaborazione ISIN su dati EUROSTAT Parte di provvedimento in formato grafico Ai fini del campionamento, puo' anche essere utile, qualora gia' disponibile o fattibile velocemente, un'analisi di dati geolitologici, in particolare per indirizzare eventuali priorita' di misurazioni, per suddividere aree comunali che presentano caratteristiche geolitologiche diverse, per accorpare eventualmente Comuni con piccole superfici ricadenti in aree geolitologiche uniformi o al fine di sottoporre a una maggiore densita' di campionamento aree particolari per le quali si abbia una conoscenza di una maggiore incidenza del fenomeno. Si ribadisce, tuttavia, che tali informazioni devono essere gia' in possesso all'atto della programmazione dell'indagine e non devono essere oggetto di ulteriori preliminari attivita' di studio che richiederebbero tempi di attuazione troppo lunghi e incompatibili con la necessita' di svolgere al piu' presto le indagini. Reclutamento Una volta definito il campione in termini di numerosita' ed eventualmente corredato da informazioni sulla possibile collocazione si passa alla fase di reclutamento del campione ossia della disponibilita' di soggetti che risiedono in abitazioni a partecipare all'indagine. E' questa una fase particolarmente soggetta a molteplici fattori e variabili, correlate con le diverse disponibilita' a livello regionale di collaborazioni con soggetti diversi, quali protezione civile, Croce Rossa italiana, associazioni di volontariato, ma soprattutto disponibilita' delle strutture comunali, scuole, polizia municipale, addetti degli uffici tecnici, ecc. Pur rimandando per questo aspetto alle singole valutazioni locali si ritiene utile fornire alcune indicazioni. E' possibile far precedere questa fase da una preliminare selezione effettuata tramite campionamento presso le anagrafi comunali per costituire un campione (si raccomanda in tal caso di raddoppiare o triplicare il campione rispetto al numero richiesto) nell'ambito del quale cercare le adesioni fino al raggiungimento del numero richiesto. Puo' essere utile far precedere la richiesta delle adesioni da un avviso del Comune o da lettere direttamente inviate agli interessati chiedendo di comunicare l'eventuale adesione. Si segnala l'opportunita' di utilizzare alcuni canali attraverso i quali possono essere raggiunti in tempi rapidi i soggetti referenti delle abitazioni da sottoporre a misurazione, quali ad esempio le scuole, attraverso le famiglie degli alunni, i dipendenti comunali, in particolare per piccoli o medi Comuni, ma anche grandi aziende diffuse su tutto il territorio regionale. In alternativa possono essere utilizzati contatti diretti porta a porta da parte di figure istituzionali dei Comuni, anche in questo caso per Comuni relativamente piccoli. Campionamento dei locali da sottoporre e misurazione Le misurazioni dovranno avere una durata complessiva di un anno, esponendo i rivelatori per 12 mesi consecutivi (al fine di ridurre i costi) oppure per due semestri consecutivi. Per ogni abitazione si raccomanda di esporre i rivelatori in due locali abitati (soggiorno, camera da letto) al fine di valutare al meglio la concentrazione dell'abitazione e ridurre la probabilita' di perdere tutti i rivelatori di un'abitazione. Nel caso di abitazioni a piu' piani posizionare uno dei rivelatori al piano piu' basso (piano terra) normalmente abitato, evitando locali utilizzati solo saltuariamente (ad esempio: taverne). In alternativa al fine di ridurre il numero di rivelatori si puo' selezionare un solo locale per abitazione al piano piu' basso. In questo caso dovra' essere incrementato di circa il 15-20% il numero di abitazioni selezionate al fine di compensare le inevitabili perdite di rivelatori. La scelta di due locali o uno solo per abitazione, e' subordinata alla valutazione dei costi e benefici, valutazione che viene lasciata alle singole Regioni e Province autonome. Ove possibile andrebbero collocati rivelatori in duplicato in una frazione (circa il 10%) delle abitazioni, al fine di valutare l'incertezza in condizioni reali. Definito il numero e la distribuzione delle abitazioni da campionare per ogni Comune le misurazioni vanno effettuate principalmente in abitazioni con piano terra. Per abitazione al piano terra si intende sia una abitazione che si sviluppa interamente al piano terra sia una abitazione con piu' piani ma che abbiano anche un piano terra (ad esempio: abitazioni tipo villette monofamiliare con piu' piani). In occasione delle indagini volte alla individuazione delle aree prioritarie, inoltre, e' utile effettuare anche misurazioni ai piani superiori al piano terreno, per diverse ragioni: in primo luogo, la misura a piani diversi dal terreno serve per la valutazione dell'esposizione e l'aggiornamento delle stime di rischio previste nell'ambito del PNAR, che non possono essere interamente ottenute con fattori correttivi basati su dati che nella maggior parte dei casi risalgono a diversi decenni fa e erano limitati ai Comuni piu' grandi. Inoltre, nelle realta' urbane la disponibilita' di abitazioni al piano terreno e' limitata e puo' non essere rappresentativa della tipologia edilizia prevalente. Infine, per le strategie di riduzione della concentrazione di radon, e' importante acquisire un minimo di informazioni sulla presenza del radon ai piani diversi dal terreno, ad esempio per i materiali da costruzione impiegati. Per questo scopo si suggerisce, facoltativamente, di prevedere un numero di misurazioni aggiuntive del 20% in abitazioni poste negli stessi edifici nelle quali sono state effettuate misure al piano terra o in quegli edifici in cui il piano terra e' adibito a usi differenti da quelli abitativi. Quest'attivita' e' utile per ottenere informazioni sulla presenza del radon negli edifici a diversi piani e quindi ai fini delle strategie di intervento e di prevenzione, e della definizione delle priorita' di intervento. Informazioni a corredo delle misurazioni I risultati delle misurazioni di concentrazione di radon devono essere accompagnati da alcune informazioni sulle caratteristiche dell'abitazione oggetto della misurazione, necessarie per l'analisi dei dati, tra cui assume evidente importanza la verifica della rappresentativita' del campione rispetto alle caratteristiche censite dall'ISTAT, informazioni da raccogliersi in modo uniforme tra le Regioni e Province autonome. Il PNAR vuole fornire strumenti rapidamente operativi per la realizzazione delle indagini sul radon nelle abitazioni finalizzate all'individuazione delle aree prioritarie, e' percio' importante stabilire un set di informazioni da raccogliere fin dai prossimi mesi dalle Regioni e Province autonome. A tale scopo e' stato predisposto un questionario riportato di seguito. Resta ferma la trasmissione dei dati a ISIN con le modalita' previste ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101. Parte 2 - Linee guida per l'individuazione, all'interno delle aree prioritarie, delle abitazioni con concentrazioni di radon superiori al livello di riferimento L'individuazione delle aree prioritarie e' un passo intermedio importante del processo - basato sul principio di ottimizzazione e sull'approccio graduale - che ha come scopo finale quello dell'individuazione (e successivo risanamento) delle abitazioni e dei luoghi di lavoro in cui la concentrazione di radon supera i rispettivi livelli di riferimento. Per individuare le abitazioni che superano il livello di riferimento di cui all'articolo 19 comma 3 del decreto legislativo 31 luglio, n.101, all'interno delle aree prioritarie e' necessario procedere a un approccio sistematico ma graduale, dando priorita' alla misurazione della concentrazione di radon in tutte le abitazioni situate al piano terra (incluse quelle che si sviluppano su vari piani, ad esempio piccoli edifici monofamiliari a 2 o piu' piani) e al piano seminterrato (solo se abitato normalmente). In caso di abitazioni con concentrazioni al piano terra (o seminterrato) superiori al livello di riferimento di 300 Bq/m3 andranno effettuate misurazioni di concentrazione di radon anche in un campione di abitazioni situato al primo piano dello stesso edificio: queste ultime misurazioni andranno eseguite preferibilmente dopo gli interventi effettuati per risanare i locali al piano terra, in quanto tali interventi possono avere un impatto significativo anche sulle concentrazioni di radon ai piani superiori. La scelta del numero e della dislocazione delle abitazioni al piano superiore al piano terra potra' essere modulata sulla base delle risultanze di studi che evidenzino caratteristiche degli edifici, e dei luoghi, tali da sfavorire o favorire livelli alti di concentrazione di radon. Tutte le misurazioni di concentrazione di radon devono essere effettuate secondo le modalita' di cui all'Allegato II del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101. I risultati delle misurazioni di concentrazione di radon devono essere accompagnati da alcune informazioni sulle caratteristiche dell'abitazione oggetto della misurazione, necessarie per l'analisi dei dati, da raccogliersi ovviamente in modo uniforme tra le Regioni e Province autonome utilizzando lo stesso questionario relativo alle indagini di cui alla parte I di questa Appendice. Questionario Parte di provvedimento in formato grafico 4.2 Appendice all'Azione 1.2 Indicazioni e criteri per la caratterizzazione del territorio su base geologica Il presente documento vuole illustrare i principali criteri e indicatori di natura geologica utili per caratterizzare il territorio nazionale riguardo alla prevenzione e riduzione del rischio di esposizione al radon, che ISPRA-Dipartimento per il Servizio Geologico d'Italia ha valutato quali criteri e indicatori per una prima applicazione del PNAR. L'applicazione dei suddetti criteri e indicatori ha portato alla preparazione di elaborati cartografici e di sintesi analitica, allegati e descritti di seguito. Considerata la differente disponibilita' di dati geologici a livello nazionale e regionale, si e' puntato ad affrontare il programma per fasi. In una prima fase di indagine l'indicatore geologico scelto e' stata la tipologia litologica, disponibile su tutto il territorio nazionale, correlato con le concentrazioni di radon indoor potenzialmente elevate e con i dati disponibili sulla popolazione. Una seconda fase sara' dedicata a uno studio a livello di maggiore dettaglio, utilizzando altri indicatori geologici, quali la permeabilita' e la fratturazione. Per raggiungere l'obiettivo di una caratterizzazione del rischio radon su base geologica sono stati considerati gli approcci attuati in Italia e all'estero, riconducibili a politiche per ridurre i rischi a lungo termine dovuti all'esposizione al radon. Negli ultimi 30 anni diverse ricerche hanno affrontato le correlazioni fra la concentrazione di radon indoor e le informazioni provenienti da cartografie geologiche e dalle misurazioni di radioattivita' naturale effettuate su campioni di roccia. Si tratta di studi spesso riferiti a zone specifiche, in alcuni casi a Regioni, che hanno visto coinvolti enti pubblici locali e universita'. Pertanto, partendo dai dati disponibili a livello regionale, forniti dalle ARPA/APPA e dalle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, e dai dati raccolti da pubblicazioni tematiche scientifiche nazionali e internazionali [86,87,88,89,90,91,92,93,94], sono state definite delle classi relative di emissivita' radiogenica potenziale (alta, media e bassa) da assegnare alle tipologie litologiche riportate nella cartografia geologica di riferimento. Sono state considerate, in particolare, alcune relazioni tecniche provenienti da Regioni e Province autonome (ad esempio Abruzzo [95], Bolzano, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia[96,97,], Piemonte [98,99], Sardegna [100], Toscana [101] e Veneto), lavori scientifici riguardanti il resto del territorio italiano (ad esempio Basilicata [102], Lazio [103,104,105,106,107], Liguria, Campania [108,109], Puglia [110,111] e Sicilia [112,113,114]), e alcuni altri lavori inerenti sia Stati europei (ad esempio Francia [115], Germania [116], Grecia [117] e Spagna [118]) sia Stati extraeuropei (ad esempio Brasile [119,120,121], Egitto [122,123], Finlandia, Giappone [124], India e Pakistan [125]). Informazione geologica di base e radioattivita' naturale associata La fonte di riferimento per l'informazione geologica di base e' stata la Carta Litologica d'Italia (1:100.000) gia' disponibile e pubblicata da ISPRA attraverso il portale del Servizio Geologico d'Italia. Questa informazione di base deriva dalla mosaicatura dei 277 Fogli geologici realizzati nel secolo scorso alla scala 1:100.000, opportunamente rielaborati, che nell'insieme coprono l'intero territorio nazionale e possono essere quindi adeguati alla realizzazione di una cartografia di prima approssimazione del rischio di esposizione al radon a scala nazionale [126]. La legenda della suddetta carta si compone di 9 gruppi litologici distinti tra le principali tipologie di rocce in affioramento sul territorio italiano (sedimentarie litoidi e sciolte; ignee effusive e intrusive; metamorfiche; litotipi particolari quali siti minerari e antropogenici); questi vanno a raggruppare 49 voci litologiche specifiche e una voce riservata per le superfici occupate dalle acque continentali (figura 11). Il livello di dettaglio geologico di base, in considerazione del numero di classi litologiche, e' comparabile con quello delle legende delle carte geologiche regionali italiane predisposte per gli studi regionali sul potenziale rischio di esposizione radiogenica al radon. Parte di provvedimento in formato grafico Figura 11 - Schema litologico a scala nazionale derivato dalla Carta Litologica d'Italia alla scala 1:100.000. La variabilita' dei dati di emissivita' radiogenica potenziale delle rocce riferiti a ogni singolo litotipo e' in genere piuttosto elevata e, quindi, ha imposto di limitare la scelta alle tre classi relative di valori di emissivita' gia' citate. Infatti, nonostante alcuni tentativi effettuati, e' risultato impraticabile proporre una classificazione basata su una suddivisione in un numero maggiore di classi di riferimento. Questo perche', per valutare l'emissivita', sono stati considerati i dati disponibili sulla radioattivita' delle rocce tramite alcuni degli elementi precursori del Radon (quali Uranio e Radio), facendo oltretutto una valutazione anche della variabilita' statistica dei valori misurati su un numero di campioni che, purtroppo, per alcune litologie e' piuttosto basso. Le tre classi alle quali sono state assegnate le litologie distinte in legenda sono percio' da prendere in considerazione come riferimento approssimativo ma funzionale allo scopo dello studio in questa prima fase (tabella 14). Tabella 14 - Elenco delle Classi litologiche (colonna Litologia) e dei litotipi che si riferiscono a ciascuna di esse, con le rispettive classi di radioattivita' naturale potenziale associate (nd: non definita). I differenti colori dei codici individuano i diversi gruppi di rocce affioranti riportati in legenda della figura 11. I differenti colori della classe di radioattivita' naturale si ritrovano nella figura 12. Parte di provvedimento in formato grafico In estrema sintesi, le aree rappresentative della distribuzione spaziale delle litologie presenti in legenda sono state messe in relazione con una delle classi di emissivita' radiogenica potenziale definite in precedenza. Tale relazione e' stata condotta attraverso l'associazione qualitativa e univoca tra le tipologie di litologia affiorante e le suddette classi di emissivita' radiogenica. La cartografia del potenziale grado di emissivita' radiogenica nelle rocce (qui rappresentata come Carta preliminare della Radioattivita' Naturale Potenziale, RNP), per quanto risulta, rappresenta il primo tentativo sistematico realizzato alla scala nazionale per classificare il territorio italiano dal punto di vista geologico rispetto alla problematica del rischio di esposizione al radon (figura 12). Parte di provvedimento in formato grafico Figura 12 - Classificazione preliminare delle rocce affioranti sulla base della radioattivita' naturale potenziale. Il contributo delle informazioni territoriali ISTAT Sulla base dei risultati dello studio di associazione tra la tipologia litologica e la classe di emissivita' radiogenica potenziale del radon, sono state quindi considerate le delimitazioni territoriali curate e pubblicate dall'ISTAT [127] al fine di elaborare mappature e quadri di sintesi dei suddetti indicatori in relazione alle unita' amministrative regionali e comunali. Piu' in dettaglio, lo studio della distribuzione delle aree a maggior esposizione potenziale del radon e' stato concretizzato attraverso processi di analisi geografiche con tecniche di overlay e spatial query in ambiente GIS. La sovrapposizione dell'informazione della emissivita' radiogenica potenziale associata ai litotipi affioranti con la copertura comunale [128], ha consentito di selezionare le unita' comunali interessate dall'alto grado di emissivita' potenziale radiogenico; per questi Comuni e' stato possibile calcolare, seppur in prima approssimazione, la percentuale di territorio coinvolto dall'alto grado potenziale di emissivita' radiogenica nelle rocce che in questa fase e' stato ritenuto di primaria importanza, perche' potrebbe costituire un indicatore preliminare per la successiva definizione delle aree prioritarie nelle quali condurre le analisi radiometriche secondo la normativa vigente (decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101). In conformita' con quanto indicato dal sopra citato decreto e sulla base della Carta preliminare della RNP rispetto alle litologie affioranti, sono stati individuati i Comuni con una percentuale soglia assoluta di almeno 15% del proprio territorio che ricade in area a elevato grado di esposizione, estendendo il suggerimento delle indicazioni per l'individuazione delle aree prioritarie (cfr. articolo11, comma 3 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101), per le quali dovra' pero' essere pari o superiore al 15% la stima della percentuale di edifici che supera il livello di 300 Bq/m3 ; in via maggiormente precauzionale sono state individuate le amministrazioni comunali che detengono almeno il 10% di territorio interessato dal medesimo alto grado di esposizione potenziale e, in via totalmente cautelativa, individuati tutti i Comuni interessati, anche in minima parte, con percentuale di territorio interessato maggiore di 0 (tabella 15 e figure 13, 14 e 15). Tabella 15 - Comuni nel cui territorio ricadono aree a elevato grado di esposizione radiogenica potenziale entro le soglie di estensione territoriale del 15, 10 e 0% e numero di Regioni e Province autonome interessate. ===================================================================== | | ≥ 15% | ≥ 10% | > 0 % | | Amministrazioni | (da normativa*) |(precauzionale) |(cautelativa) | +=================+=================+================+==============+ | Comuni | 894 | 1051 | 2118 | +-----------------+-----------------+----------------+--------------+ | Regioni/Prov. | | | | | Aut. | 15 | 15 | 19 | +-----------------+-----------------+----------------+--------------+ * Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 (articolo 11, comma 3) prevede per l'individuazione delle aree prioritarie la presenza di edifici che supera il livello di 300 Bq/m3 in percentuale stimata pari o superiore al 15%, Nel presente documento la percentuale del 15% si riferisce al territorio comunale ricadente in aree a elevato grado di esposizione radiogenica. Parte di provvedimento in formato grafico Figura 13 - Distribuzione dei Comuni interessati dalle rocce in superficie con elevata radioattivita' potenziale relativamente a valori soglia percentuale assoluta di territorio almeno del 15 e 10% e maggiore di 0%. Parte di provvedimento in formato grafico Figura 14 - Numero dei Comuni interessati nelle Regioni e Province autonome secondo le tre soglie percentuali di riferimento. Parte di provvedimento in formato grafico Figura 15 - Percentuale dei Comuni interessati nelle Regioni/Province Autonome secondo le tre soglie percentuali di riferimento. L'intervento dei dati ISTAT di dettaglio a livello sub-comunale, individuabili nelle cosiddette localita' e nelle sezioni di censimento con le relative variabili censuarie (al momento aggiornati all'annualita' 2011), ha consentito di conoscere sommariamente la distribuzione e la tipologia della presenza antropica permanente nel territorio, attraverso le quattro tipologie di localita' definite da ISTAT che suddividono il territorio comunale con le delimitazioni dei "centri abitati", "nuclei abitati", "localita' produttive" e "case sparse". Le sezioni di censimento curate da ISTAT, che territorialmente frammentano ulteriormente le "localita'", sono supportate dalla raccolta dati di censimento effettuati periodicamente e riportano la presenza abitativa e produttiva presente al momento del censimento nazionale (aggiornamento 2011). Tuttavia, alcune sezioni di censimento, relative a territorio comunale classificato come "case sparse", possono non essere relazionate ad alcuna variabile censuaria nei casi in cui, all'interno di queste sezioni, non risulti una presenza abitativa o produttiva. In questa precisa condizione, qualora queste stesse sezioni censuarie prive di tessuto abitativo o produttivo siano interessate da un alto grado di emissivita' potenziale del radon, non sono considerate in termini di superficie, diminuendo cosi', in questa prima valutazione, la percentuale di territorio interessato dalla presenza potenziale di radon. Con questo approccio si va a determinare, per i Comuni coinvolti, la percentuale di territorio con potenziale presenza elevata e incidente di radon; tale valore percentuale mantiene il valore assoluto calcolato preliminarmente qualora non vengano interessate sezioni di censimento prive di dati censuari; puo' ridursi se invece si riscontrano in ambito comunale sezioni di censimento interessate da litologie con elevata presenza potenziale ma prive di dati censuari; o addirittura azzerarsi qualora il territorio comunale fosse interessato esclusivamente all'interno delle delimitazioni di sezioni di censimento prive di dati censuari. I casi di esempio di seguito illustrati (Figg. 6, 7, 8 e 9) intendono mostrare come evolve la percentuale assoluta di territorio comunale con elevata radioattivita' potenziale di radon determinata su base geo-litologica verso la percentuale incidente di territorio comunale attraverso l'impiego dei dati pubblicati da ISTAT. Esempio di comune in cui la percentuale di territorio con elevata presenza potenziale di radon assoluta e incidente rimangono sullo stesso valore Parte di provvedimento in formato grafico Figura 16 - Esempio del Comune di Civitella San Paolo (Lazio, Citta' Metropolitana di Roma Capitale) - a) rappresentazione delle localita' ISTAT (2011); b) sezioni di censimento abitativo (ISTAT, 2011); c) distribuzione delle rocce con alta radioattivita' potenziale (30,7%) e delle sezioni di censimento interessate in varia misura. La sezione n.1 del centro abitato non e' direttamente coinvolta in questa fase di studio; d) verifica della presenza dei dati censuari (annualita' 2011) nelle sezioni di censimento interessate con tipologia "case sparse". In questo caso, tutte le sezioni "case sparse" coinvolte (6, 7, 8 e 9) presentano dati di censimento di popolazione e/o elementi abitativi; pertanto la percentuale assoluta di territorio con alta radioattivita' potenziale e' da considerarsi in questa fase anche come percentuale potenzialmente incidente. Esempio di Comuni in cui la percentuale di territorio con elevata presenza potenziale di radon incidente diminuisce rispetto alla percentuale assoluta Parte di provvedimento in formato grafico Figura 17 - Esempio del Comune di Abbadia San Salvatore (Toscana, Siena) - a) rappresentazione delle localita' ISTAT (2011); b) sezioni di censimento abitativo (ISTAT, 2011); c) distribuzione delle rocce con alta radioattivita' potenziale (30,4%) e delle sezioni di censimento interessate in varia misura. Le sezioni quali le numero 1, 2, 8, 10 e 11 del centro abitato e numero 34, 35, 39 e 41 di "case sparse" non sono direttamente coinvolte in questa fase di studio; d) verifica della presenza dei dati censuari (annualita' 2011) nelle sezioni di censimento interessate con tipologia "case sparse"; le sezioni numero 38 e 42 non presentano dati di censimento. Pertanto la percentuale assoluta di territorio con alta radioattivita' potenziale si riduce alla percentuale potenzialmente incidente (12,1%) in considerazione delle sezioni con assenza di elementi abitativi o produttivi. Un altro esempio di comune in cui la percentuale di territorio con elevata presenza potenziale di radioattivita' incidente diminuisce rispetto alla percentuale assoluta e' rappresentato da Valdilana (BI). Il territorio del comune di Valdilana, istituito nel 2019 dalla fusione dei Comuni di Mosso, Soprana, Trivero e Valle Mosso, insiste sulle rocce basiche della zona Ivrea-Verbano e sui graniti del Biellese e della Valsessera, che manifestano una radioattivita' medio-bassa. Il Comune amministra anche un'isola montana distaccata che insiste sul plutone oligocenico della Valle del Cervo. Quest'ultimo e' formato da una sienite che registra una elevata attivita' radioattiva. Parte di provvedimento in formato grafico Figura 18 - Esempio del Comune di Valdilana (Piemonte, Biella) - a) rappresentazione delle localita' ISTAT (2011); b) sezioni di censimento abitativo/produttivo (ISTAT, 2011); c) distribuzione delle rocce con alta radioattivita' potenziale (83,5%) che vanno a interessare la quasi totalita' delle sezioni di censimento; d) verifica della presenza dei dati censuari (annualita' 2011) nelle sezioni di censimento interessate con tipologia "case sparse"; la percentuale assoluta di territorio con alta radioattivita' potenziale si riduce alla percentuale potenzialmente incidente (54,7%) in considerazione delle sezioni "di case sparse" con assenza di elementi abitativi. Per questo comune, istituito nel 2019 dalla fusione dei Comuni di Mosso, Soprana, Trivero e Valle Mosso, le informazioni relative alle localita' (denominazioni nel riquadro "a"), alle sezioni di censimento (numeri nei riquadri "b", "c" e "d") e alle variabili censuarie (popolazione, edifici, ecc.) sono aggiornati al 2011 e quindi ancora legate alle precedenti amministrazioni comunali. Esempio di comune in cui la percentuale di territorio con elevata radioattivita' potenziale di radon incidente si annulla Parte di provvedimento in formato grafico Figura 19 - Esempio del Comune di Oliveri (Sicilia, Messina) - a) rappresentazione delle localita' ISTAT (2011); b) sezioni di censimento abitativo/produttivo (ISTAT, 2011); c) distribuzione delle rocce con alta radioattivita' potenziale (38,7%) e le sezioni di censimento interessate in varia misura. Le sezioni numero 8 e 9 di "case sparse" sono le sole a essere direttamente coinvolte in questa fase di studio; d) verifica della presenza dei dati censuari (annualita' 2011) nelle sezioni di censimento interessate con tipologia "case sparse"; le sezioni numero 8 e 9 non presentano dati di censimento. Pertanto la percentuale assoluta di territorio con alta radioattivita' potenziale riguarda solamente aree (sezioni di censimento ISTAT 2011) con assenza di elementi abitativi o produttivi portando in questa fase di studio la percentuale potenzialmente incidente allo 0%. Attivita' previste per le successive fasi di elaborazione del PNAR e conclusioni Nelle fasi successive di elaborazione del PNAR, si prevede di perfezionare l'elaborazione della Carta preliminare di RNP, prendendo in considerazione altri parametri geologici che condizionano in varia misura le esalazioni di radon dal sottosuolo quali la permeabilita' relativa, la fratturazione e la distribuzione dei fenomeni carsici nelle rocce. E' opportuno precisare che la carta ad oggi elaborata rappresenta un prodotto preliminare che potra' essere modificato profondamente sulla base della valutazione dei parametri geologici sopra menzionati. Questo significa che aree che in questa fase ricadono in zona a media o bassa radioattivita' naturale potenziale, potrebbero essere riclassificate come ad alta emissivita' radiogenica sulla base della presenza di venute di acqua, elevata fratturazione e/o alta permeabilita'. Al contrario, le successive integrazioni al presente documento, non avranno modo di suggerire una diminuzione del grado delle classi di emissivita'. Tale indicazione potrebbe essere verosimilmente proposta solo in seguito ad analisi dirette sul terreno, che potrebbero essere eseguite, o lo sono gia' state, dalle ARPA/APPA o altre istituzioni preposte. A titolo esemplificativo, si riporta il caso della citta' di Trieste. Nella Carta preliminare RPN, il territorio della Regione Friuli Venezia Giulia e' stato classificato quasi completamente in bassa radioattivita' naturale (figura 12). Focalizzando sull'area del comune di Trieste, si osserva che, in effetti, la radioattivita' delle rocce affioranti e' nella fascia medio-bassa (figura 20a), ma i dati delle misure di Radon indoor, forniti da ARPA Friuli Venezia Giulia, evidenziano che nella parte nord-orientale della citta' si registrano valori di concentrazione di radon piuttosto elevati (figura 20b). Una possibile ipotesi per spiegare tale fenomeno puo' essere l'alta permeabilita' delle rocce affioranti proprio in quest'area, come si puo' osservare in figura 20c. In conclusione, questo primo lavoro sulla potenziale radioattivita' naturale delle litologie affioranti, mostra sicuramente delle differenze con altri studi che hanno preso in considerazione anche analisi dirette sul terreno a scala di maggiore dettaglio e altri indicatori geologici. Come sopra accennato, la valutazione delle caratteristiche quali permeabilita' e fratturazione dei litotipi avverra' nelle prossime fasi di integrazione al presente documento e quindi solo allora potranno essere verificate alcune delle differenze tra le cartografie qui prodotte e quelle disponibili da altri studi e messe in evidenza quelle aree del territorio italiano nelle quali e' riscontrabile questa incongruenza. E' importante ribadire che le nostre analisi non hanno evidenziato in alcuni settori o Regioni, quali le Marche e la Puglia, la presenza di aree caratterizzate da potenziale emissivita' radiogenica elevata, laddove era gia' stata riscontrata a seguito di analisi e indagini di dettaglio da parte di altre istituzioni una elevata esposizione al radon, come e' stato mostrato nell'esempio della citta' di Trieste. In definitiva, si ritiene che le elaborazioni qui presentate siano in linea con le finalita' previste in questa prima fase di elaborazione, ossia di dare indicazioni al MASE e alle Regioni e Province autonome su quali sono i Comuni nei quali proseguire o iniziare con piu' urgenza un monitoraggio ambientale sull'esposizione potenziale della popolazione al radon ai fini della normativa vigente, soprattutto in quelle situazioni in cui, si ribadisce, queste importanti indagini ambientali non sono ancora state intraprese, o lo sono state con molto ritardo. Parte di provvedimento in formato grafico Figura 20 - Esempio del territorio del Comune di Trieste. a) Lo stralcio della Carta RNP evidenzia la presenza di rocce affioranti con medio-bassa radioattivita'. b) Le misure radon indoor rilevano concentrazioni di radon elevate nel settore nord-orientale. c) I punti di controllo con valori elevati di radon ricadono nelle aree con rocce aventi un alto grado di permeabilita' (all'interno della classe di radioattivita' media e bassa le diverse tonalita' di colore, rispettivamente rosato e giallo, indicano il grado di permeabilita' delle rocce). Si riporta, infine, che, oltre alle elaborazioni mostrate nel presente documento, saranno in seguito disponibili, in formato digitale e in tempi e modalita' da definire, i seguenti prodotti: 1) shapefile della Carta preliminare della Radioattivita' Naturale Potenziale; 2) tabelle con elenco dei Comuni interessati da rocce in superficie con elevata radioattivita' potenziale relativamente a valori soglia percentuale assoluta di territorio almeno del 15 e 10% e maggiore di 0%. 4.3 Appendice all'Azione 1.3 Prima individuazione di specifiche tipologie di luoghi di lavoro, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera c) del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 Premesso che il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, all'articolo 16, comma 1, lettera a) indica i luoghi di lavoro sotterranei oggetto dell'obbligo di misurazione e considerato che per luogo di lavoro sotterraneo si intende "locale o ambiente con almeno tre pareti interamente sotto il piano di campagna, indipendentemente dal fatto che queste siano a diretto contatto con il terreno circostante o meno" [129], lo stesso decreto all'articolo 16, comma 1, lettera c) nel campo di applicazione considera "specifiche tipologie di luoghi di lavoro identificate nel Piano nazionale d'azione per il radon". Inoltre l'allegato III del medesimo decreto ai punti 3 e 4 indica la necessita' di identificare sia le "tipologie di luoghi di lavoro", che le "attivita' lavorative" a maggior rischio dal punto di vista del radon. Di seguito si riporta un primo elenco delle "specifiche tipologie di luoghi di lavoro" alle quali si applica quanto previsto dal decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, articoli 17 e 18. Tabella 16 Specifiche tipologie di luoghi di lavoro, ai sensi dell'articolo 16, c.1, lettera c) +-------------------------------------------------------------------+ |Specifiche tipologie di luoghi di lavoro, ai sensi | |dell'articolo 16, c.1, lettera c) | +-------------------------------------------------------------------+ |1. |Locali chiusi con impianti di trattamento| | |per la potabilizzazione dell'acqua in | | |vasca aperta | | | | |2. |Impianti di imbottigliamento delle acque | | |minerali (naturali e di sorgente) | | | | |3. |Centrali idroelettriche | +-------------------------------------------------------------------+ Inoltre, ai fini dei una corretta individuazione dei punti di misura, per l'applicazione degli obblighi per l'esercente di cui all'articolo 17 e a integrazione delle modalita' di esecuzione della misurazione di concentrazione media annua di attivita' di radon, di cui all'Allegato II del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, si riportano alcuni criteri per l'individuazione dei punti di misura. Tabella 17 Criteri per l'individuazione dei punti di misura +-------------------------------------------------------------------+ |Criteri per l'individuazione dei punti di misura | +-------------------------------------------------------------------+ | |locali di servizio, spogliatoi, bagni, | | |vani tecnici, sottoscala, corridoi | |Luoghi di lavoro esentati| | |dalla misurazione | | | |locali a basso fattore di occupazione: | | |minore di 100 ore/anno | +-------------------------------------------------------------------+ 4.4 Appendice alle Azioni 2.1 e 2.2 Specifiche tecniche di intervento - Progettazione di interventi mirati Con intento introduttivo e divulgativo, si illustrano nel seguito, sinteticamente, i principali elementi tecnici riferiti alle metodologie di intervento normalmente impiegate nella pratica corrente per il risanamento o la prevenzione dell'inquinamento da radon, sia nel caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni, sia per risanamenti specifici di edifici preesistenti. Tra le diverse soluzioni, ovviamente, di volta in volta occorrera' individuare quella piu' adatta alla particolare situazione. Per i necessari approfondimenti, si rimanda ai pregevoli lavori che vari enti, sull'intero territorio nazionale, hanno predisposto al fine di approfondire, in senso tecnico e con scopi immediatamente operativi e applicativi, le problematiche della prevenzione e del risanamento da radon. Tra gli altri, si segnala il documento linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor, adottato dalla Direzione Generale Sanita' della Regione Lombardia con decreto n.12678 del 21 dicembre 2011. Il documento intende proporsi come utile strumento operativo per i Comuni, per i progettisti e per i costruttori, fornendo indicazioni e suggerimenti riguardanti la realizzazione di nuovi edifici radon-resistenti e le azioni per ridurre l'esposizione al gas radon nel caso di edifici esistenti, anche in sinergia con gli interventi finalizzati al risparmio energetico. Nel caso di ristrutturazioni e di interventi di mitigazione su edifici esistenti, sebbene la maggior parte delle tecniche possano essere adattate e trovare una applicazione generalizzata, ogni intervento va pianificato e progettato in funzione della particolare configurazione architettonica dell'edificio e delle sue caratteristiche costruttive. In linea generale, non si possono escludere interventi che prevedano significative modifiche d'uso degli ambienti. In taluni casi possono esistere vincoli architettonici che limitano sensibilmente la scelta delle tecniche di intervento. Per le nuove costruzioni, e' inevitabile che le singole scelte progettuali, anche di dettaglio, possano avere una decisiva influenza in relazione alle problematiche di esposizione al radon. Si riportano nel seguito, a puro titolo esemplificativo, alcune situazioni progettuali che, in determinate condizioni, possono essere messe in relazione a tali pericoli. Quando si presentano i presupposti per temere un inquinamento da radon, l'attenzione volta a tali aspetti, sin dalla fase di pianificazione e di prima programmazione dell'iter progettuale, puo' poi consentire una maggiore flessibilita' nella scelta delle soluzioni piu' adeguate al momento di definire le misure specifiche per la riduzione del rischio radon. Naturalmente, ogni soluzione progettuale, seppure correttamente ideata, rischia poi di essere vanificata senza una corretta esecuzione a livello tecnico. Destinazione d'uso dei locali Generalmente, la concentrazione eccessiva di radon tende a manifestarsi di prevalenza negli ambienti posti a contatto, o comunque in prossimita', del terreno; analoghe problematiche possono insorgere in ambienti comunque realizzati su cantine o spazi seminterrati chiusi. In determinate situazioni le problematicita' si sono evidenziate anche in edifici realizzati su pendii o in zone scoscese. Ne consegue che le soluzioni architettoniche che privilegino la «separazione» dal suolo dei locali di utilizzo, soggiorno o lavoro che sia, ovvero che prevedano l'assenza di passaggi intercomunicanti tra interrati/cantine e piani superiori, sono in sintonia con una strategia di protezione dal rischio radon. Situazioni di maggiore problematicita', ovviamente, sussistono quando, dovendo affrontare una ristrutturazione, si e' in presenza di locali seminterrati gia' utilizzati o, comunque, per i quali le esigenze progettuali indirizzino verso un loro riutilizzo futuro. Una situazione potenzialmente insidiosa puo' determinarsi in presenza di vani o spazi caratterizzati da sviluppo verticale, relativamente delimitati verso l'esterno (ad esempio: vano scala o vano ascensori) ma direttamente comunicanti con il livello cantine o con gli ambienti interrati; sono situazioni, infatti, in cui si rischia, con una sorta di effetto camino, di rendere i locali superiori facilmente accessibili al radon. In tali casi, il ricorso a soluzioni progettuali assai semplici da ideare (uso di porte isolanti opportunamente disposte; prevedere un accesso alle cantine solo dall'esterno, o da vano chiuso) possono risolvere adeguatamente il problema. Tenuta stagna e isolamento dagli ambienti a contatto con il terreno Realizzare una vera e propria sigillatura a tenuta stagna delle cantine e degli ambienti interrati, cosi' da creare una completa separazione con gli altri ambienti sovrastanti della costruzione non e' pensabile. Si deve considerare che, di regola, gli edifici destinati a un utilizzo che preveda la presenza piu' o meno stabile di persone, sono dotati di uno strato di isolamento termico e di guaine impermeabilizzanti che chiudono gli spazi utili interni dall'ambiente esterno, l'uno per necessita' di risparmio energetico, le altre per evitare o ridurre le problematiche di umidita' come pure di infiltrazione o risalita dell'acqua. Gli stessi elementi architettonici (pareti perimetrali, infissi eterni) svolgono tale duplice funzione di isolamento termico e di impermeabilizzazione. Si puo' allora pensare di utilizzare opportunamente questi stessi sistemi di isolamento e impermeabilizzazione al fine di individuare soluzioni pratiche che consentano, laddove necessario, di realizzare efficaci sistemi di prevenzione dal radon: la guaina isolante posta sotto le fondamenta puo' essere utilizzata anche a questo fine; o ancora, si puo' concepire una ulteriore barriera separando le cantine dai livelli superiori a mezzo di una soletta continua in cemento armato. Condutture di impianti Le tubazioni degli impianti idrico e del gas, come le condutture a servizio dell'impianto di riscaldamento (spessore provenienti da serbatoi interrati) se introdotte nell'edificio a partire dal livello fondazionale, costituiscono un potenziale punto di infiltrazione del radon; la soluzione di ammorsare tali tubazioni nel calcestruzzo o nelle pareti perimetrali, o anche l'impiego di collanti speciali, non sempre danno le necessarie garanzie di durabilita'. Soluzioni piu' opportune possono prevedere il passaggio attraverso le pareti perimetrali, realizzando anche un riempimento drenante, ad esempio in ghiaia, che assicuri una adeguata ventilazione al fine di evitare concentrazioni di radon. Analoghe problematiche si presentano per le condutture di piu' piccolo diametro, solitamente impiegate per il passaggio dei cavi elettrici, i quali troppo spesso risultano realizzati con una insufficiente sigillatura interna. Anche l'impianto di fognatura dovrebbe prevedere l'attraversamento del pavimento dei locali cantina nel minor numero possibile di punti, minimizzando anche il numero di diramazioni sottostanti tali ambienti (con i relativi pozzetti di ispezione). Da non sottovalutare gli sterri realizzati per le canalizzazioni degli impianti in ingresso, i quali possono costituire altrettanti punti di raccolta del radon: anche qui, la realizzazione di un adeguato riempimento drenante puo' aiutare a evitarne la concentrazione. Ventilazione naturale del terreno sottostante la fondazione Una soluzione progettuale semplice e' quella di sfruttare lo strato di vespaio solitamente posizionato sotto le fondazioni e il riempimento posto a lato delle costruzioni a livello interrato, entrambi realizzati con fini drenanti, allo scopo di consentire l'allontanamento delle acque presenti nel terreno: il vespaio sottostante, drenante e permeabile, mantenuto in collegamento con il riempimento laterale, favorira' il transito dell'aria presente nel sottosuolo, che rischia di arricchirsi di radon, consentendone il passaggio verso gli strati laterali del riempimento e il continuo ricambio, cosi' da evitare la possibilita' di concentrazione di radon. Si sottolinea ancora una volta che la lotta al radon, sia per le nuove costruzioni che per risanamenti o bonifiche di edifici esistenti, si avvale di tecniche di intervento abbastanza simili, che rimandano agli stessi principi teorico-scientifici. Queste tecniche, siano esse mirate alla prevenzione o al risanamento/bonifica, concettualmente si distinguono in due differenti metodologie di intervento: l'Isolamento e la Ventilazione. Eliminazione del radon tramite isolamento In tali casi, la protezione dal radon, che ne ostacoli e impedisca l'infiltrazione attraverso l'aria proveniente dal sottosuolo, deve sempre prevedere una «intercapedine» o barriera chiusa tra l'edificio e il terreno, attraverso l'impiego di membrane sigillanti o rivestimenti isolanti. Si puo' anche concepire un duplice intervento protettivo, uno che miri a isolare le parti della costruzione a diretto contatto con il terreno, l'altro localizzato al confine tra i locali interrati/cantine e gli ambienti adibiti a soggiorno di persone. Nelle nuove costruzioni e' piu' facile limitare l'infiltrazione di radon con tecniche di costruzione a tenuta stagna e/o con misure sistematiche di sigillatura, mentre in caso di risanamenti e ristrutturazioni, a causa della presenza di numerosi punti di accesso potenzialmente deboli (vano scale, in completa comunicazione con le cantine, locali interrati con pavimentazione in materiale naturale privo di adeguato isolamento, condutture e tubazioni variamente e disordinatamente disposti, pozzetti di ispezione a livello delle cantine...) spesso si deve intervenire principalmente attraverso la realizzazione di isolamenti tra il terreno e l'edificio o intorno ai locali per i quali si e' rilevato il rischio di elevata concentrazione di radon. Tuttavia, proprio negli interventi di risanamento e nel caso di ristrutturazioni, per i motivi ora indicati, le tecniche che fanno ricorso all'isolamento non sempre riescono a dare gli effetti sperati, per cui sovente si concepiscono strategie di intervento "miste", che accoppiano soluzioni di isolamento con misure di ventilazione. Eliminazione del radon tramite ventilazione L'infiltrazione del radon attraverso l'aria e' favorita dalla presenza di una depressione tra il sottosuolo e l'interno dell'edificio, innescata normalmente dalla presenza naturale di un gradiente termico tra l'interno e l'esterno, in particolare nel periodo invernale a causa della presenza di ambienti interni riscaldati. Come gia' visto, la presenza di ambienti a diretto collegamento, ma anche l'esistenza di insospettabili aperture o fessure correlate a tubazioni e condutture, determinano un vero e proprio effetto camino che risucchia l'aria sino ai piani superiori. Anche la presenza di stufe e camini, come pure gli impianti di aspirazione, contribuiscono a creare vie preferenziali per questo genere di fenomeno. Le tecniche di intervento che fanno ricorso alla ventilazione, mirano a modificare la ripartizione della pressione tra interno ed esterno della costruzione, in modo da ostacolare l'infiltrazione dell'aria ricca di radon, impedendone o comunque limitandone la forte concentrazione. Le strategie di intervento, in sostanza, si concentrano sulle seguenti metodologie, a volte onerose economicamente: ventilazione dell'area sottostante l'edificio (ad esempio ripristinando aperture di areazione preesistenti o realizzando un sistema coordinato di aperture e tubazioni); generazione di sovrappressione artificiale all'interno dell'edificio; espulsione dell'aria ricca di radon presente all'interno dei locali interrati o negli stessi ambienti di soggiorno, attraverso un sistema di ventilazione forzata. Con particolare riferimento agli interventi di risanamento da radon, come pure alle ristrutturazioni di edifici esistenti, la esatta determinazione quantitativa del possibile livello di concentrazione di radon diventa particolarmente importante. Pertanto, occorre innanzitutto scegliere con cura i punti in cui effettuare le misurazioni, privilegiando di regola i locali situati al piano terreno o a livelli interrati, mentre nelle zone ai piani superiori in genere e' raro che si presenti un'elevata concentrazione di radon; ma, alcune situazioni particolari, come per esempio locali abitati sopra ampi spazi chiusi a contatto con il terreno, o un corpo scale parzialmente aperto all'esterno e in comunicazione con le cantine, possono innescare condizioni in cui le correnti ascensionali di aria trasportino per effetto termico aria a significativa concentrazione di radon fino ai locali situati ai piani superiori. Al fine di evitare dispendiose misure basate su dati imprecisi delle misurazioni, e' raccomandabile l'effettuazione di una vera e propria campagna di prove, commisurate all'entita' dell'opera, che preveda la misurazione in diversi punti delle zone prescelte. Ugualmente di primaria importanza e' poter disporre di informazioni puntuali sulla costruzione esistente (materiali impiegati, tipi e dislocazione delle condutture dei vari impianti...), che dovranno essere organizzate e catalogate per gli usi futuri. Inoltre, sempre avendo a riferimento il reale livello di potenziale rischio del radon (attraverso la conoscenza del sito sulla base dei dati a disposizione, ovvero a seguito di misurazioni dirette), una programmazione lungimirante puo' a volte prevedere l'opportunita' di procedere gradualmente, concependo misure di risanamento "semplici", o comunque soluzioni tecniche di carattere provvisorio (ad esempio, stuccatura sistematica di giunti e fessure con materiali speciali, isolamento attraverso un sistema di porte a tenuta stagna, areazione dei vespai sotto il pavimento e delle intercapedini, apertura di vani per garantire la ventilazione a livello di scantinati...) e solo dopo averne verificato l'effetto, progettare misure piu' complesse e definitive, che possono anche consistere nel solo completamento di quelle gia' attuate. Con particolare riferimento alle nuove costruzioni, e' da considerare che puo' capitare spesso, al momento dell'avvio dei lavori, di non disporre di tutte le informazioni necessarie a livello geotecnico in relazione al sedime di fondazione. Solo dopo l'inizio della costruzione, sulla base di ulteriori indagini di affinamento, si potranno avere dati in relazione alla permeabilita' del terreno, il che influira' sulla scelta delle specifiche misure da adottare per la riduzione del rischio radon. Per altro verso, laddove si conosca perfettamente la situazione di partenza, si potranno meglio elaborare una strategia di intervento flessibile che permetta la scelta tra piu' soluzioni. Inoltre, da tener presente che nel caso di nuove costruzioni, almeno laddove permangano incertezze sulla reale significativita' del livello di rischio da radon da affrontare, un sano principio di efficiente pianificazione in termini progettuali, puo' essere quello di prevedere, in fase costruttiva, una serie coordinata di interventi e predisposizioni tali da poter realizzare, ove se ne presentasse la necessita', le misure per affrontare adeguatamente eventuali situazioni di criticita' da radon che dovessero nel tempo sopravvenire. In particolare per le nuove costruzioni, e' da considerare che molte scelte effettuate a livello di progettazione possono aumentare o diminuire il rischio radon, per cui diviene importante che l'attenzione del progettista sia volta, da subito, anche a tale problematica, al fine di attuare, qualora dovessero presentarsi le condizioni, le misure protettive o preventive piu' adeguate ed efficaci. In ogni caso, sia che si tratti di nuove costruzioni o di interventi su edifici esistenti, tenendo comunque sempre presenti le singolarita' e le specificita' delle singole situazioni, i diversi tipi di intervento possono non avere tutti la stessa efficacia in termini di riduzione o prevenzione del rischio radon. In linea di principio, sono da privilegiare le tecniche di intervento a livello del contatto suolo edificio, quali ad esempio depressurizzazione attiva o passiva del vespaio o realizzazione del cosiddetto pozzetto-radon nel caso di fondazioni a platea: peraltro, si tratta di soluzioni comunemente utilizzate e di non particolare complessita' tecnica. La soluzione della sigillatura, seppure sistematicamente perseguita, da sola e' certamente meno efficace e in genere e' complementare ad altri interventi principali. Tecniche di isolamento In sede di pianificazione occorre considerare che, laddove non siano da temere alte concentrazioni di radon, l'isolamento puo' essere garantito dalla stessa struttura della parte interrata dell'edifico, se realizzata interamente in cemento armato. Nonostante la maggiore possibilita' di diffusione/permeabilita' del radon rispetto al vapore d'acqua, in generale va considerato che le tecniche impiegate contro l'umidita' sono solitamente efficaci anche contro il radon. +-------------------------------------------------------------------+ |Isolamento (esterno) dal terreno con membrane impermeabilizzanti | |(riferimento: costruzioni nuove/ristrutturazioni) | +-------------------------------------------------------------------+ |Materiali e modalita' di intervento | +-------------------------------------------------------------------+ |Durante gli scavi di fondazione, posa sistematica ed estesa di | |membrane impermeabilizzanti sotto le fondamenta, sul ripiano dello | |scavo. Si tratta della stessa tecnica, e degli stessi materiali, | |utili per garantire l'impermeabilita' all'acqua, impedendone la | |penetrazione ed evitando i danni dovuti all'umidita'. | +-------------------------------------------------------------------+ |Particolari costruttivi | +-------------------------------------------------------------------+ |1. Curare il risvolto delle membrane sulle pareti dei locali | | interrati | |2. Garantire lavorazioni a tenuta stagna dei punti di passaggio | | delle tubazioni, dei giunti di dilatazione ecc. | |3. Curare la protezione e l'isolamento dei giunti di dilatazione, | | i condotti di drenaggio devono rimanere sempre all'esterno delle| | membrane | +-------------------------------------------------------------------+ |Situazioni particolari | |(laddove si intenda realizzare un isolamento termico dei locali | |interrati, per un esigenze di un loro utilizzo e riscaldamento) | +-------------------------------------------------------------------+ |La posa della fondazione su materiale isolante resistente alla | |pressione (ad esempio: lana di vetro o polistirene espanso) e' | |raccomandabile solo nelle zone in cui non si e' in presenza di | |elevata concentrazione di radon. In situazioni ad alto rischio | |radon, si deve ricorrere, al solito, a un isolamento esterno | |attraverso la posa di una membrana al di sotto del materiale | |isolante. | +-------------------------------------------------------------------+ +-------------------------------------------------------------------+ |Isolamento (interno) delle superfici dell'edificio | |(riferimento: risanamenti di edifici esistenti/ristrutturazioni) | +-------------------------------------------------------------------+ |Materiali e modalita' di intervento | +-------------------------------------------------------------------+ |1. Membrane isolanti | |2. Pitture o malte isolanti termicamente | |3. Barriera impermeabile al vapore d'acqua (nei casi di presenza di| | isolamento termico per le parti a contatto del terreno) | +-------------------------------------------------------------------+ |Particolari costruttivi | +-------------------------------------------------------------------+ |1. Garantire la tenuta stagna nei punti di raccordo, spigoli vivi, | | connessioni (sono solitamente in numero maggiore rispetto a | | nuove costruzioni) | |2. Curare la sovrapposizione, incollaggio o saldatura tra parti di | | membrane | |3. Garantire lavorazioni a tenuta stagna dei punti di passaggio | | delle tubazioni e, in genere, nei punti di perforazione | |4. Curare le lavorazioni successive di fissaggio del rivestimento e| | delle finiture delle superfici, affinche' non provochino danni | | all'isolamento precedentemente posato nelle sigillature di crepe| | preferire malte di isolamento a comportamento non fragile | +-------------------------------------------------------------------+ |Situazioni particolari | |In genere, se adottate da sole, le misure di isolamento interno | |sono raccomandabili solo in caso di basso rischio da radon | |(concentrazioni di radon non elevate) | +-------------------------------------------------------------------+ |L'applicazione di rivestimenti interni relativamente ermetici (come| |tappezzerie isolanti o vernici al clorocaucciu') e' raccomandabile | |solo come misura complementare, le iniezioni di materiale nelle | |opere in muratura, tipiche negli interventi di risanamento per | |danni di umidita', non sono raccomandabili come interventi di | |protezione dal radon, laddove gli interventi di risanamento non | |siano sufficienti a ridurre la concentrazione del radon nei locali | |interrati, una soluzione possibile e' quella di procedere | |all'isolamento del solaio di separazione tra cantine e locali | |abitati, in questi casi, in assenza di solette in cemento armato, | |le problematiche e le possibilita' di successo sono legate | |all'efficacia degli interventi di sigillatura di crepe e fessure e | |nei punti di raccordo | +-------------------------------------------------------------------+ +-------------------------------------------------------------------+ |Isolamento degli elementi mobili di separazione tra locali | |interrati e ambienti di soggiorno (porte, sportelli, coperchi di | |pozzetti ecc.) | |(riferimento: nuove costruzioni; risanamenti di edifici | |esistenti/ristrutturazioni) | |Si tratta di misure riguardanti, generalmente, le porte di accesso | |ai locali cantina o quelle di collegamento degli ambienti abitati | |al vano scala (a sua volta direttamente in comunicazione con le | |cantine). In genere, i requisiti che devono avere questi elementi | |architettonici/partizioni mobili per soddisfare l'esigenza di | |isolamento acustico, sono sufficienti anche per risolvere le | |problematiche da radon. Al contrario, le porte tagliafuoco, | |solitamente non avendo una buona tenuta all'aria, non costituiscono| |un valido ausilio. | +-------------------------------------------------------------------+ |Materiali e modalita' di intervento | +-------------------------------------------------------------------+ |Porte e finestre ad alto isolamento acustico | +-------------------------------------------------------------------+ |Particolari costruttivi | +-------------------------------------------------------------------+ |1. Curare la esecuzione a regola d'arte del montaggio delle porte e| | degli infissi | |2. Dotare di adeguate guarnizioni elastiche isolanti le partizioni | | mobili | |3. Garantire la continuita' delle guarnizioni lungo tutto il | | perimetro dell'apertura | |4. Curare la manutenzione delle pareti elastiche, in quanto | | soggette a degrado | |5. Assicurare che le soglie delle porte forniscano una battuta | | adatta ad accogliere la guarnizione elastica della porta | | (possibilmente a pressione, con profilo a camera vuota) | +-------------------------------------------------------------------+ |Situazioni particolari | +-------------------------------------------------------------------+ |Curare la tenuta dei coperchi dei pozzetti di ispezione delle | |condotte e l'eventuale isolamento diretto del pozzetto rispetto al | |terreno circostante | +-------------------------------------------------------------------+ +-------------------------------------------------------------------+ |Isolamenti localizzati (fessure in pavimenti, pareti, soffitti; | |passaggi di condutture) | |(riferimento: risanamenti di edifici esistenti/ristrutturazioni) | +-------------------------------------------------------------------+ |Materiali e modalita' di intervento | +-------------------------------------------------------------------+ |1. Mastici a elasticita' permanente (mastici siliconici, acrilici, | | polisolforati ecc.) | |2. Nastri adesivi elastici; nastri biadesivi (nastro in butile) | +-------------------------------------------------------------------+ |Particolari costruttivi | +-------------------------------------------------------------------+ |1. Curare la qualita' dei materiali impiegati privilegiando la | | caratteristica di durevolezza | |2. Curare la esecuzione a regola d'arte delle singole applicazioni,| | a garanzia della perfetta tenuta stagna degli interventi | |3. Curare la protezione dei giunti di dilatazione | |4. Evitare di impiegare nastri adesivi laddove si temano sforzi di | | trazione | |5. Curare il riempimento completo dei vuoti all'interno dei tubi | | mediante materiale di tenuta a elasticita' permanente, nel caso | | di passaggi di condutture e cavi all'interno di tubi | +-------------------------------------------------------------------+ Tecniche di ventilazione Come gia' accennato, laddove vi siano problematiche legate alla presenza di radon, questo tende a infiltrarsi naturalmente negli edifici, a partire dagli ambienti a contatto con il sottosuolo, a causa della differenza di pressione nell'aria circolante e per effetto del gradiente termico. Le strategie di intervento tendenti a modificare la differenza di pressione tra interno ed esterno della costruzione, pertanto, hanno tutte le potenzialita' per rivelarsi abbastanza efficaci nel contrasto all'infiltrazione in forti concentrazioni del radon. Si tratta di tecniche di intervento destinate ad avere maggiore successo per le nuove costruzioni, potendo ragionevolmente sperare - se esse sono realizzate correttamente - di impedire in assoluto le infiltrazioni di radon; nel caso di edifici esistenti, i risultati possono rivelarsi meno consistenti e, comunque, non sempre perseguibili in termini economicamente sostenibili, in quanto possono comportare significativi interventi di ristrutturazione. Si e' soliti distinguere tra "ventilazione passiva" (sono le tecniche che sfruttano il gradiente termico naturale) e "ventilazione attiva" (prevedono l'impiego di impianti di ventilazione): per quest'ultima, l'elevato costo in termini di consumo di energia elettrica e le problematiche di manutenzione, che possono rivelarsi complesse e dispendiose, costituiscono evidenti svantaggi. Per le nuove costruzioni, soprattutto quando siano ipotizzabili significative problematiche legate al radon, e' raccomandabile, gia' in fase di progettazione iniziale, impostare la pianificazione tecnica degli interventi prevedendo un sistema di predisposizioni che consentano in futuro, a opera conclusa, l'eventuale installazione di un impianto di ventilazione. Ad esempio, durante la realizzazione delle fondazioni, porre in opera un sistema di tubi flessibili microforati, collegati a uno o piu' pozzetti esterni all'edificio (pozzetti-radon), dove, se ci fosse poi necessita', potra' essere posizionato un adeguato impianto di ventilazione per aspirare l'eventuale radon in eccesso. Le tecniche di ventilazione usualmente impiegate, a livello di interventi edilizi e impiantistici, per grandi linee possono essere cosi' identificate e descritte: - Contrasto degli effetti naturali del gradiente termico (modifica della distribuzione del sistema di depressioni presente) Si tratta di tecniche di ventilazione passiva di vario tipo: -negli ambienti interrati, procedere all'isolamento - per quanto possibile- dei pozzi di installazione e dei camini presenti; dotare tali elementi di una presa d'aria esterna; realizzare aperture verso l'esterno al fine di controbilanciare la depressione rispetto al suolo; -negli ambienti abitati, dotare le caldaie e le stufe di prese dirette per l'approvvigionamento d'aria fresca esterna (peraltro, si tratta di accorgimenti attualmente prescritti dalle normative impiantistiche per motivi di sicurezza); valutare la possibilita' di impiegare valvole a tenuta stagna nei camini e nelle stufe (questa misura puo' pero' essere in contrasto con la normativa tecnica degli impianti) -nelle camere di combustione degli impianti di riscaldamento e' raccomandabile creare un apporto controllato di aria esterna (attraverso tubi di diametro adeguato) cosi' da diminuire la depressione creata dai bruciatori a iniezione; analoga situazione la si riscontra per camini e stufe; - Ventilazione (messa in depressione) del terreno sottostante la costruzione Tali soluzioni possono anche prevedere interventi di ventilazione attiva. Le tecniche di intervento piu' usuali sono le seguenti: a) areazione adeguata dei vespai: le buone tecniche costruttive, peraltro utili anche per evitare la risalita dell'umidita', prevedono gia' la realizzazione di vespai con intercapedini dotate di aperture o griglie di aerazione, le quali devono essere di adeguate dimensioni; si puo' anche creare una vera e propria depressurizzazione del vespaio introducendo una tubazione di diametro opportuno e collegandovi un ventilatore, cosi' da determinare una differenza di pressione rispetto all'ambiente sovrastante; b) drenaggio sotto la base dell'edificio: realizzazione di un sistema di tubi di drenaggio o canali, aventi la parte inferiore perforata al fine di convogliare e allontanare il radon presente; la presenza continua di aria satura di radon rende tale tecnica plausibile solo se si riesce a creare comunque anche una depressione generalizzata rispetto agli ambienti interrati sovrastanti (ad esempio, posando una guaina impermeabilizzante tra terreno e tubi, che ostacoli l'afflusso d'aria satura); c) creazione di uno o piu' pozzetti di raccolta sotto il pavimento dei locali interrati ("pozzetti radon") completi di tubazioni (eventualmente dotati di ventilatori) per l'allontanamento del radon all'esterno; tali pozzetti, che devono comunque previsti in combinazione con un sistema di drenaggio a vespaio, e' bene che siano approfonditi sino allo strato impermeabile del sottosuolo; d) in presenza di punti preferenziali di infiltrazione (ad esempio i giunti di dilatazione tra pareti e plinto di fondazione) sono state concepite soluzioni che prevedono la realizzazione di canali di raccolta dell'aria dotati di piccoli ventilatori e collegati all'esterno tramite tubazioni di scarico; e) (nelle ristrutturazioni) realizzazione di un nuovo pavimento sull'esistente, dotato di intercapedine; l'eliminazione del radon nell'intercapedine avviene tramite aspirazione dell'aria e allontanamento all'esterno attraverso canalizzazione; si puo' anche ipotizzare l'aspirazione, generalmente con ventilazione attiva, dalle intercapedini e dalle condutture di drenaggio preesistenti; f) creazione di appositi pozzi per il radon all'esterno dell'edificio; la soluzione, come gia' anticipato, puo' essere prevista in fase di progettazione delle nuove costruzioni, con la predisposizione di un sistema di canalizzazioni sottostanti gli edifici. L'esito di molte di queste soluzioni dipende dalle tecniche costruttive; ad esempio in presenza di vespai estesi e privi di isolamento o gettata di calcestruzzo, la depressione generata all'interno del pozzetto si esaurisce nelle immediate vicinanze e non riesce a raggiungere l'intero perimetro dell'edificio; cio' consente al radon lontano dal pozzetto di concentrarsi nel vespaio e diffondersi nell'edificio. Si segnale, infine, che in concomitanza al posizionamento di condotti di raccolta del radon, e' sempre importante effettuare una efficace sigillatura della pavimentazione e delle pareti. Lo stesso accorgimento vale per le coperture dei pozzetti destinati alla raccolta del radon, per evitare vie di fuga del gas. - Aspirazione o ventilazione dell'aria dai locali interrati Soluzioni che prevedono l'aspirazione del radon dai locali interrati, o al piano terreno, tramite ventilazione naturale (abbondante ricambio di aria; creazione di aperture permanenti aggiuntive, o ampliamento delle preesistenti) costituiscono misure provvisorie d'emergenza, in attesa di interventi definitivi, e non possono essere prese in considerazione nell'ambito di risanamenti che vogliano essere effettivamente risolutivi. Metodi di ventilazione attiva sono, in linea di principio, piu' efficaci. In tali casi si puo' adottare una tecnica di depressurizzazione, creando una depressione tramite l'impianto di ventilazione: si instaura una depressione nel locale che favorisce il richiamo di aria ricca di radon e la sua concomitante espulsione; la concentrazione di radon all'interno della cantina aumenta, ma la depressione impedisce al gas di fluire verso gli ambienti superiori. Si puo' anche utilizzare l'impianto di ventilazione per immettere aria esterna, creando una sovrappressione che tende a innescare un flusso opposto a quello d'ingresso del radon. Il ricorso a impianti di ventilazione diviene pero' economicamente gravoso e di impegnativa esecuzione nel caso di locali piuttosto ampi e con disposizioni planimetriche complesse. - Ventilazione forzata all'interno dei locali di soggiorno In genere si tratta di realizzare impianti di ventilazione, anche a carattere centralizzato, dotati di recupero del calore: con questo sistema, tramite una pompa di calore l'umidita' e il calore dell'aria raccolta vengono trasferiti all'aria fresca immessa negli ambienti interessati; l'aria di scarico viene raccolta in appositi locali ed espulsa all'esterno. Si puo' ricorrere all'applicazione di un sistema di ventilazione meccanica controllata, con diluizione continua dell'aria, anche per interventi mirati e localizzati: ad esempio, attraverso elementi igro-regolabili di immissione di aria esterna da posizionare al di sopra delle finestre degli ambienti principali di soggiorno; o anche, attraverso piccoli ventilatori installati nelle cappe dei camini o nella la cappa d'aspirazione delle cucine, favorendo l'espulsione dell'aria viziata. In generale, per interventi di tipo massivo, sono soluzioni che devono essere attentamente pianificate in coerenza con la progettazione impiantistica complessiva della costruzione (si pensi, ad esempio alle problematiche di inquinamento acustico). Fase di monitoraggio in corso d'opera e finale Indipendentemente dalle tecniche di intervento impiegate, e' di fondamentale importanza prevedere un adeguato monitoraggio, sia in corso d'opera che finale. In corso d'opera le misure di protezione contro il radon devono essere oggetto di attenzione da parte della direzione dei lavori e del collaudatore. In particolare, occorre eseguire verifiche intermedie, se non veri e propri collaudi parziali, delle misure poste in opera, nonche' misurazioni della effettiva concentrazione di radon. Infine, solo dopo aver verificato la regolare effettuazione delle lavorazioni a regola d'arte, si potra' procedere all'esecuzione degli ulteriori lavori che comportino la ricopertura delle lavorazioni effettuate e ne impediscano ulteriori controlli. Da non sottovalutare la possibilita' di utilizzare strumentazioni per rilevazioni della presenza di radon in tempo reale, al fine di effettuare una immediata verifica delle scelte adottate in prima istanza. E' opportuno che le fasi di verifica in corso d'opera siano contrattualizzate nel Capitolato Speciale d'Appalto o in apposite procedure e istruzioni operative, preferibilmente all'interno del Sistema di Gestione della Qualita' dedicato alla realizzazione delle opere. Analogamente, a opere ultimate, la verifica finale dell'efficacia degli interventi deve essere affidata alla specifica attivita' e responsabilita' del collaudatore, anche attraverso misurazioni della effettiva concentrazione di radon, protratte per un tempo adeguato in relazione alle operazioni di collaudo finale delle opere. Inoltre, e' auspicabile che le misurazioni successive della concentrazione di radon, a carattere periodico, facciano parte dei controlli pianificati all'interno di un Programma di uso e manutenzione dell'opera. Nel caso in cui si sia fatto ricorso a soluzioni di "ventilazione attiva", tale Programma deve contenere necessariamente un Piano di esercizio e manutenzione degli impianti di ventilazione, che preveda la misurazione periodica dell'intensita' dei flussi d'aria. 4.5 Appendice all'Azione 2.4 Attivita' 2.4: Indicazioni riguardanti la formazione degli esperti in interventi di risanamento radon Il presente documento vuole illustrare i principali contenuti da affrontare nell'ambito della formazione degli esperti di interventi di risanamento radon. L'allegato II del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101prevede infatti che gli esperti in interventi di risanamento radon seguano un corso di formazione della durata di 60 ore. A valle del corso di formazione deve essere prevista una verifica, che vincoli il rilascio dell'attestato di partecipazione e che accerti le competenze acquisite dai partecipanti. Lo scopo principale del corso di formazione deve essere quello di fornire ai futuri esperti di intervento di risanamento radon le conoscenze tecniche di base necessarie al fine di poter progettare, realizzare e verificare gli interventi di prevenzione e risanamento del radon. Sara' dunque necessario prevedere una parte del corso piu' teorica con particolare riguardo ad aspetti generali di formazione sul radon, agli effetti sanitari ad esso collegati, agli strumenti di misura e alla normativa di riferimento, una formazione specifica sulle tecniche di prevenzione del radon negli edifici di nuova costruzione e di mitigazione per gli edifici esistenti, ed una parte piu' applicativa dove presentare dei casi di studio su interventi di risanamento radon. Alla fine del corsodovra' essere prevista una verifica dell'apprendimento. Di seguito sono riportate indicazioni piu' dettagliate circa i contenuti da trattare durante il corso di formazione: Introduzione al radon • Informazioni generali sulla radioattivita' e sulle sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti; • Informazioni sul radon e sulle sue caratteristiche; • Effetti sanitari dell'esposizione al radon; • Quadro nazionale sul radon; • Normativa di riferimento; • Sistemi di misura del radon attivi e passivi per la stima della concentrazione di radon media annua e servizi di dosimetria; • Sorgenti di radon con particolare riferimento alla migrazione del radon dal suolo, ai materiali da costruzione e alla presenza del radon nelle acque. Tecniche e strumenti di misurazione e mitigazione • Vie di ingresso del radon indoor, variabilita' spaziale e temporale; • Radon, qualita' dell'aria ed efficientamento energetico; • Metodi e protocolli per la misura della concentrazione di radon; • Riferimenti tecnici nazionali ed internazionali; • Principali interventi di risanamento radon in edifici esistenti, con particolare riferimento ai sistemi di risanamento attivi e passivi; • Principali interventi di prevenzione nei nuovi edifici; • Accorgimenti tecnici in fase di realizzazione di un intervento di risanamento: buone prassi; • Verifica e monitoraggio degli interventi di risanamento. Casi studio • Parametri da considerare per progettare un intervento di risanamento; • Progettazione di un intervento di risanamento, dal sopralluogo fino al monitoraggio dell'intervento di risanamento; • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento in edifici di piccole dimensioni, quali le abitazioni unifamiliari; • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento in edifici di grandi dimensioni (condomini, scuole, ospedali, ecc.); • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento in luoghi di lavoro sotterranei; • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento in edifici con elevata concentrazione di radon; • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento in edifici in aree con caratteristiche geologiche particolari ad esempio in aree carsiche; • Presentazioni di casi studio di interventi di risanamento in edifici con caratteristiche strutturali particolari, ad esempio utilizzo di materiali di origine vulcaniche; • Presentazioni di casi studio di interventi di risanamento in edifici con vincoli architettonici. 5 Acronimi e riferimenti 5.1 Acronimi - AIEA Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica - AIRC Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - ANPA Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente - ANR Archivio Nazionale Radon - ASL Aziende Sanitarie Locali - ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili - ARPA/APPA Agenzie Regionali e Provinciali per la Protezione dell'Ambiente - CCM Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie - CEN European Committee for Standardization - CENELEC European Committe for Electrotechnical Standardization - CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche - CPR Regolamento Prodotti da Costruzione - CRR Centro di Riferimento Regionale per il controllo della Radioattivita' Ambientale - CSR Conferenza Stato-Regioni - DA Decreto assessoriale - DGR Delibera di Giunta Regionale - DoP Dichiarazione di Prestazione - EAD Documenti per la Valutazione Europea - ENEA Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'Energia e lo sviluppo economico sostenibile - EOTA European Organization for Technical Assessment - FAD Formazione a Distanza - GDPR Regolamento generale per la protezione dei dati personali UE n.2016/679 - GU Gazzetta Ufficiale - ICRP International Commission on Radiological Protection - IAEA International Atomic Energy Agency - INAIL Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro - INL Ispettorato Nazionale del Lavoro - ISIN Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione - ISS Istituto Superiore di Sanita' - ISPESL Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro - ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - ISTAT Istituto Nazionale di Statistica - LR Legge Regionale - MASE Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica - MI Ministero dell'interno - MIMIT - Ministero delle imprese e del made in Italy - MIMS Ministero delle Infrastrutture e della mobilita' sostenibili - MiSE Ministero dello sviluppo economico - MIT Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - MiTE Ministero della transizione ecologica - MLPS Ministero del lavoro e delle politiche sociali - MS Ministero della salute - NORM Naturally Occurring Radioactive Materials - OMS Organizzazione Mondiale della Sanita' - ONU Organizzazione delle Nazioni Unite - PA Pubblica Amministrazione - PNAR Piano nazionale d'azione per il radon - PNP Piano nazionale di prevenzione - PRP Piano regionale della prevenzione - RLS Rappresentanti Lavoratori per la Sicurezza - RNP Radioattivita' Naturale Potenziale - RSPP responsabile Servizio Prevenzione e Protezione - SSN Sistema Sanitario Nazionale - UNEP United Nations Environment Programme - UNSCEAR Comitato scientifico delle Nazioni Unite per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti - United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation - VVF Vigili del Fuoco - WHO World Health Organization 5.2 Riferimenti bibliografici e sitografici __________ [1] WHO (World Health Organization), 2009. WHO handbook on indoor radon: a public health perspective, edited by Hajo Zeeb and Ferid Shannoun, WHO 2009, ISBN 978 92 4 154767 3. [2] ISS Istituto Superiore di Sanita'. http://radon.iss.it/tag/radon/ [3] International Agency for Research on Cancer (1988). Man-made mineral fibres and radon. IARC Monographs on the evaluation of carcinogenic risks to humans, Vol. 43, IARC, Lyon. [4] United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation. Sources and effects of ionizing radiation. Volume 1: UNSCEAR 2008 report to the General Assembly with Scientific Annexes. [5] UNEP United Nations Environment Programme. Radiation: effects and sources. 2016. ISBN: 978- 92-807-3517-8. [6] ENEA Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie l'Energia e lo sviluppo economico sostenibile. Il Radon: cos'e' e come possiamo evitarlo. Vademecum per professionisti e cittadini - Giugno 2014. [7] United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation. 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