(Piano nazionale radon) (parte 2)
Azione 2.5 Indicazione dei dati sugli interventi di risanamento 
 
Azione 2.5 - Premessa 
  Gli interventi di prevenzione e risanamento sono tra  i  principali
strumenti  per  la  riduzione   dell'esposizione   al   radon   della
popolazione e dei lavoratori. 
  Il  decreto  legislativo  31  luglio  2020,   n.101,   prevede   la
comunicazione degli interventi di risanamento adottati nei luoghi  di
lavoro e nelle abitazioni rispettivamente agli articoli 18 e 19.  Nei
luoghi di lavoro (articolo 18), qualora la  concentrazione  di  radon
annua superi il livello di riferimento, gli  esercenti  provvedono  a
porre  in  essere  le  misure  correttive   intese   a   ridurre   le
concentrazioni al livello piu' basso ragionevolmente ottenibile  e  a
comunicare  la  descrizione  di  tali  misure   correttive   attuate,
corredata dai risultati delle misurazioni di verifica al  MLPS,  alle
ARPA/APPA, agli organi del SSN e alle sedi dell'Ispettorato Nazionale
del Lavoro (INL) competenti per  territorio.  Il  MLPS  organizza  un
Archivio nazionale delle sorgenti naturali nel  quale  sono  raccolti
anche i dati  e  le  informazioni  relativi  alle  misure  correttive
adottate. 
  Nelle abitazioni localizzate  all'interno  delle  aree  prioritarie
(articolo 19), ai piani terra  o  inferiori  le  misurazioni  vengono
effettuate dalle  Regioni  e  Province  autonome  o  dai  proprietari
attraverso i servizi di dosimetria (articolo 19, comma 1) e, in  caso
di superamento del livello di 200  Bq/m3  ,  le  Regioni  e  Province
autonome promuovono l'adozione di misure correttive, monitorandole  e
comunicando quelle rilevate all'ISIN (articolo 19, comma 3).  Vengono
inoltre comunicati all'ISIN gli interventi effettuati dalle Regioni e
Province autonome sul patrimonio di  edilizia  residenziale  pubblica
(articolo 19, comma 2). 
  L'insieme delle informazioni riguardanti il numero e  la  tipologia
degli  interventi  di  risanamento  possono  rappresentare  un  utile
strumento per monitorare l'efficacia dell'intero Piano. 
 
Azione 2.5 - Situazione in Italia 
  Relativamente  ai  luoghi  di  lavoro,  il  precedente  ordinamento
prevedeva l'obbligo di adottare interventi  di  risanamento,  qualora
fossero stati superati i livelli di azione. Gli  esercenti,  inoltre,
erano tenuti a inoltrare alle Direzioni provinciali del lavoro,  alle
ARPA/APPA e  agli  organi  del  SSN  competenti  per  territorio,  le
relazioni tecniche inerenti le misurazioni. Era  previsto,  altresi',
che le Direzioni provinciali del lavoro trasmettessero, a loro volta,
tali  informazioni  al  MLPS  che  le  raccoglieva  in  un   archivio
nazionale. Il precedente ordinamento, inoltre, esonerava  l'esercente
dall'obbligo di adottare interventi di risanamento  qualora  la  dose
ricevuta dai lavoratori fosse stata inferiore a  3  mSv/anno.  Questa
deroga ha fatto si' che, dall'analisi dei dati contenuti nel suddetto
archivio nazionale del MLPS pochissimi sono stati gli  interventi  di
risanamento adottati per la riduzione delle concentrazioni  medie  di
radon in aria, mentre la maggior parte delle azioni  sono  consistite
nella rimodulazione dei tempi di permanenza dei lavoratori al fine di
ridurre le esposizioni. 
  Relativamente alle abitazioni, queste  ultime  non  ricadevano  nel
campo di applicazione del precedente decreto,  pertanto,  pur  avendo
notizia di diversi  interventi  praticati,  non  si  dispone  di  una
raccolta sistematica delle informazioni a riguardo. Esistono  diversi
dati disponibili ma sono sporadici e senza una precisa  strategia  di
caratterizzazione delle informazioni. 
  Si evidenzia che mentre per i luoghi di lavoro la  nuova  normativa
consente la raccolta dati sugli interventi di risanamento che saranno
da ora in poi adottati, per le  abitazioni  sara'  possibile  censire
solo gli interventi che saranno realizzati dalle Regioni  e  Province
autonome sull'edilizia pubblica residenziale e quelli per i quali  le
stesse Regioni e Province autonome avranno conoscenza. 
 
Azione 2.5 - Obiettivo 
  In relazione agli  interventi  di  risanamento  adottati,  dovranno
essere definite  le  informazioni  di  interesse  da  inserire  nelle
comunicazioni, in relazione alle tecniche utilizzate e  ai  risultati
ottenuti in termini di riduzione della concentrazione  di  radon,  al
fine di garantire la raccolta dei medesimi dati sia presso l'archivio
del  MLPS  che  presso  la  sezione  della  banca  dati  ISIN.   Tale
uniformita' di approccio consente di poter realizzare future  analisi
dei dati sugli interventi di risanamento complessivamente  attuati  a
livello nazionale, sia per i luoghi di lavoro sia per le  abitazioni,
allo scopo di valutare il numero e la tipologia degli  interventi  di
risanamento  adottati  nonche'  la  riduzione  ottenuta,  come  utili
strumenti per monitorare l'efficacia dell'intero Piano. 
 
Azione 2.5: Indicazione dei dati sugli interventi di risanamento 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 2.6. Connessione con programmi di prevenzione del fumo 
 
Azione 2.6 - Premessa 
  La  presenza  di  radon  negli  ambienti  chiusi   rappresenta   la
principale fonte di esposizione alle  radiazioni  ionizzanti  per  la
popolazione. 
  La maggior parte dei tumori ai polmoni attribuibili al  radon  sono
in realta' dovuti all'effetto combinato  del  radon  e  del  fumo  di
sigaretta. Questo e' dovuto al  fatto  che  il  rischio  relativo  di
cancro ai polmoni per i fumatori e' molto elevato (intorno al 24  per
gli uomini e al 9 per le donne) e che l'interazione tra il radon e il
fumo e' di tipo moltiplicativo [11]. 
  L'implementazione di campagne di informazione che trattino entrambe
le problematiche di esposizione al radon e al fumo,  specialmente  in
aree a elevata concentrazione di radon o tra  lavoratori  esposti  ad
alte concentrazioni di radon, puo' diventare uno strumento essenziale
al fine di tutelare e  promuovere  la  salute  dei  cittadini  e  dei
lavoratori riducendo il rischio di incidenza del  cancro  ai  polmoni
sul lungo periodo. 
 
Azione 2.6 - Situazione in Italia 
  La  situazione  italiana  circa  l'esposizione  al  radon,  risulta
alquanto eterogenea a causa dei diversi livelli di concentrazione  di
radon misurati nelle Regioni italiane. 
  Secondo  quanto  riportato  nel  secondo  rapporto  dell'ISS  sugli
effetti combinati di radon e fumo di sigaretta [21], si puo' desumere
che la  frazione  complessiva  dei  decessi  per  cancro  al  polmone
imputabile al radon in Italia e' di circa il 10% sia per  gli  uomini
che per le donne, con valori in singole Regioni che variano tra il 4%
e il 16%. Mentre  si  stima  che  il  numero  di  tumori  al  polmone
attribuibili al fumo di sigaretta si aggira intorno al  70%  tra  gli
uomini e al 60% tra le donne. 
    
Tabella 10: Stime di tumori polmonari attribuibili al radon e stime
di tumori polmonari attribuibili al fumo attivo, tra la popolazione
maschile femminile e totale.[21]
=====================================================================
|                                   |  Maschi  | Femmine |  Totale  |
|                                   +=====+====+====+====+=====+====+
|                                   |  N  | %  | N  | %  |  N  | %  |
+===================================+=====+====+====+====+=====+====+
|     Tumori polmonari totali*      |25442|100%|7200|100%|32642|100%|
+-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+
|Stime di tumori polmonari attribui-|     |    |    |    |     |    |
|bili al radon (senza considerare le| 2592| 10%| 734| 10%| 3326| 10%|
|    diverse abitudini al fumo)     |     |    |    |    |     |    |
+-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+
|Stime di tumori polmonari attribui-|18187| 71%|4255| 59%|22442| 69%|
|  bili al fumo (fumatori attivi)   |     |    |    |    |     |    |
+-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+
*Medie dati Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) 2003, 2006-2008
dei decessi tra la popolazione maschile, femminile e totale per
tumore maligno della trachea, bronchi e polmone.
    
  La maggior parte dei tumori ai polmoni  attribuibili  al  radon  si
verifica tra i fumatori, siano essi  maschi  o  femmine,  72%  e  59%
rispettivamente a livello nazionale, mentre solo il 4% negli uomini e
il 29% nelle donne si verifica tra  i  non  fumatori.  Tale  fenomeno
dovrebbe quindi essere  tenuto  largamente  in  considerazione  nelle
politiche volte a ridurre l'esposizione al radon. 
    
Tabella 11: Stime di casi di tumore polmonare attribuibili
all'esposizione al radon nelle abitazioni, tra fumatori ex fumatori
e mai fumatori. [21]
=====================================================================
|                                   |  Maschi  | Femmine |  Totale  |
|                                   +=====+====+====+====+=====+====+
|                                   |  N  | %  | N  | %  |  N  | %  |
+===================================+=====+====+====+====+=====+====+
|     Stime di tumori polmonari     |     |    |    |    |     |    |
|       attribuibili al radon       | 1860| 72%| 433| 59%| 2293| 68%|
|       tra i fumatori attivi       |     |    |    |    |     |    |
+-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+
|     Stime di tumori polmonari     |     |    |    |    |     |    |
|       attribuibili al radon       | 620 | 24%|  89| 12%|  710| 22%|
|          tra ex fumatori          |     |    |    |    |     |    |
+-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+
|     Stime di tumori polmonari     |     |    |    |    |     |    |
|       attribuibili al radon       |  112|  4%| 211| 29%|  323| 10%|
|   ma non al fumo (mai fumatori)   |     |    |    |    |     |    |
+-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+
|     Stime di tumori polmonari     | 2592|100%| 734|100%| 3326|100%|
|       attribuibili al radon       |     |    |    |    |     |    |
+-----------------------------------+-----+----+----+----+-----+----+
    
  Allo stato attuale in Italia poche sono le attivita' di prevenzione
che  trattano   la   problematica   dell'esposizione   al   radon   e
l'esposizione al fumo in maniera congiunta. Il problema del  fumo  e'
affrontato a livello sia  nazionale  sia  regionale,  con  interventi
volti a contrastare la  diffusione  del  fenomeno.  Numerosi  sono  i
programmi di prevenzione del fumo che supportano le persone nei  loro
tentativi  di  smettere  di  fumare  e  che  promuovono  azioni   per
abitazioni libere dal fumo.  Viceversa  le  campagne  di  prevenzione
dell'esposizione al radon  nelle  abitazioni  sono  ancor  oggi  poco
diffuse e presentano scarsa partecipazione. 
  Sfruttare dunque i canali di prevenzione del fumo, gia' consolidati
su  tutto  il  territorio  nazionale  e  regionale,  potrebbe  essere
un'azione centrale per veicolare  le  informazioni  sull'aumento  del
rischio di tumore al polmone legato anche all'esposizione  al  radon.
Inoltre, si potrebbe diffondere le informazioni  circa  l'interazione
tabacco-radon anche attraverso i medici  di  medicina  generale  e  i
medici del lavoro. 
 
Azione 2.6 - Obiettivo 
  Nell'ottica del PNAR, non puo' non essere presa  in  considerazione
l'implementazione di programmi di prevenzione che mirino a rendere la
popolazione    maggiormente    consapevole    dei    rischi    dovuti
all'esposizione  sinergica   tra   radon   e   fumo.   Un   approccio
intersettoriale e' necessario per favorire lo sviluppo  di  programmi
congiunti di prevenzione e informazione che abbiano il fine ultimo di
ridurre il rischio di insorgenza del cancro ai  polmoni,  cosi'  come
indicato al punto 14 dell'allegato III  del  decreto  legislativo  31
luglio 2020, n.101. Una nuova politica di prevenzione e di  riduzione
dei rischi deve  pertanto  essere  quella  di  veicolare  entrambi  i
messaggi, specialmente in  ambienti  di  lavoro  dove  sono  presenti
elevate  concentrazioni  di  radon  e  nelle  aree   prioritarie   di
intervento. Da questo punto di vista e' indispensabile lo sviluppo di
reti di collaborazione con le diverse organizzazioni che si  occupano
di prevenzione del fumo e con i  medici  di  medicina  generale  e  i
medici del lavoro, per favorire la diffusione di  informazioni  e  di
programmi di prevenzione in cui il cittadino sia  soggetto  attivo  e
sia direttamente coinvolto nelle diverse azioni volte alla  riduzione
dell'esposizione. 
 
Azione 2.6: Connessione con programmi di prevenzione del fumo 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 2.7 Connessioni con programmi di qualita' dell'aria indoor  ed
efficientamento energetico 
 
Azione 2.7 - Premessa 
  La presenza del gas radon negli edifici dipende da una  moltitudine
di fattori, in buona parte legati alle caratteristiche dell'edificio:
cio' collega in modo  naturale  il  tema  radon  con  il  piu'  ampio
concetto di qualita' dell'aria indoor e con  i  recenti  approcci  di
efficientamento   energetico   degli   edifici   in   un'ottica    di
sostenibilita'. Volendo ottimizzare  le  risorse  e  l'organizzazione
degli  interventi  negli  edifici,  perseguendo   contestualmente   o
indipendentemente il risparmio energetico,  e'  necessario  impostare
una logica normativa che spinga affinche' questi  tre  temi  -  radon
indoor,  air  quality  ed  efficientamento   energetico   -   vengano
affrontati in modo sinergico e virtuoso. 
 
Azione 2.7 - Situazione in Italia 
  In Italia, come in Europa, stanno aumentando gli investimenti e  le
iniziative affinche'  gli  edifici  consumino  meno  energia.  Questo
indirizzo  vale  sia   per   il   nuovo   edificato,   che   per   le
ristrutturazioni,  mettendo  in  gioco  anche  importanti  incentivi.
Tecnicamente   tali   interventi    incidono    sull'involucro    e/o
sull'impiantistica, con frequenti conseguenze negative nei  confronti
della concentrazione di radon e di  altri  tipici  inquinanti  indoor
(per  esempio   anidride   carbonica,   soprattutto   negli   edifici
scolastici). 
  D'altra parte anche gli eventuali interventi di risanamento  radon,
previsti dal decreto  legislativo  31  luglio  2020,  n.101,  possono
modificare   sia   le   caratteristiche   energetiche   e    termiche
dell'edificio, cosi' come anche le concentrazioni di altri inquinanti
indoor. Della comprensibile interazione fra queste tre  tematiche  si
ha ormai una chiara consapevolezza e dal fatto  di  non  considerarle
assieme possono nascere complicazioni e inconvenienti. 
  In  Italia  esistono  gia'  dei  protocolli   che   prevedono   una
convergenza  dei  tre  aspetti  a  cui  si  puo'  aderire   in   modo
esclusivamente volontario. 
 
Azione 2.7 - Obiettivo 
  L'obiettivo  da  perseguire  nell'ambito  di   questa   Azione   e'
armonizzare e coordinare gli interventi  e  le  politiche  legati  al
radon con quelli  finalizzati  all'efficientamento  energetico  degli
edifici e al miglioramento della qualita' dell'aria  indoor.  Bisogna
assolutamente  evitare  che   un   intervento   di   riqualificazione
energetica provochi problemi di radon, o viceversa che un risanamento
radon pregiudichi un'opera di efficientamento energetico. 
  Passando per un censimento della normativa nazionale  e  regionale,
degli  standard  e   delle   certificazioni   per   l'efficientamento
energetico degli edifici, e per una analoga attivita' di ricognizione
su iniziative e buone pratiche legate alla qualita'  di  aria  indoor
negli  edifici  scolastici,  vanno  definiti  i   parametri   tecnici
rilevanti da prendere in considerazione oltre al radon. 
  E' quindi necessario un atto normativo o almeno di  indirizzo,  che
porti ad affrontare assieme il  radon,  l'efficientamento  energetico
degli edifici e la  qualita'  dell'aria  indoor  in  modo  sinergico.
Questo nuovo approccio integrato va reso obbligatorio  e  incentivato
tramite opportuni strumenti, che attualmente  gia'  sono  disponibili
limitatamente all'efficienza energetica. Vanno previste valutazioni e
monitoraggi  ante  operam  e  post  operam,  per  poter  garantire  e
documentare  il  rispetto  e  l'adozione  virtuosa  di  questo  nuovo
approccio. La strategia deve individuare come priorita' iniziale  gli
edifici scolastici senza tralasciare gli  ambienti  di  lavoro  e  le
abitazioni. I regolamenti edilizi comunali dovranno tenerne conto. 
 
Azione 2.7: Connessioni con programmi di qualita' dell'aria indoor ed
efficientamento energetico 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
3.3 Asse  3.  Coinvolgere:  informazione,  educazione,  formazione  e
    divulgazione 
 
Asse 3 - Premessa 
 
  La comunicazione istituzionale e' strategica per  l'attuazione  del
Piano, al  fine  di  diffondere  la  conoscenza  sul  radon  e  sulle
differenti problematiche che da esso derivano, un efficace sistema di
informazione nazionale puo'  promuovere  l'attivita'  di  prevenzione
seguendo il principio di "conoscere per  prevenire".  In  materia  di
rischio sanitario, la conoscenza e' un aspetto che riveste  un  ruolo
importante per favorire  la  profilassi  e  la  partecipazione  della
popolazione, rappresentando uno strumento  di  cambiamento.  Oggi  la
comunicazione e' attiva sia sui  media  tradizionali  che  sui  nuovi
canali e  fornisce  varie  opportunita'  per  la  diffusione  di  una
"cultura sensibilizzante" in grado  di  generare  consapevolezza.  Il
cittadino puo' raggiungere un  livello  di  conoscenza  in  grado  di
promuovere comportamenti di prevenzione da applicare quotidianamente.
Sulla base delle scelte dettate dal principio di conoscenza acquisita
si  puo'  incidere  positivamente   sull'abbassamento   del   rischio
sanitario.  La  conoscenza  intesa  come  informazione  puo'   essere
definita in maniera bidirezionale: in ingresso e in uscita,  per  cui
se e' importante informare il cittadino  sullo  stato  attuale  delle
conoscenze,  diventa  importante  anche  ricevere  informazioni   dal
cittadino  e  dagli  utenti  di  settore  al  fine  di  percepire  il
territorio in tutta la sua estensione. 
  La scuola  esercita  un  ruolo  importante  in  quanto  istituzione
preposta all'educazione e alla formazione dei cittadini  del  futuro,
trasferendo una conoscenza che  amplifica  la  consapevolezza  e  gli
strumenti necessari per capire la  realta'  e  interagire  con  essa.
Acquisire  e  ampliare  le  conoscenze  sul  radon,  sono   le   basi
fondamentali per arrivare a capire meglio la problematica e l'entita'
dei rischi che da esso ne derivano. 
 
Asse 3 - Situazione in Italia 
  Nello scenario nazionale, le informazioni  sulla  conoscenza  delle
problematiche sanitarie associate al radon e su come proteggersi sono
presenti sui siti web di enti istituzionali (MASE, MS,  ENEA,  INAIL,
ISIN, ISPRA e ISS). Su questo fronte  anche  le  Regioni  e  Province
autonome si sono impegnate, attraverso i loro siti web  istituzionali
o su quelli delle  rispettive  ARPA/APPA  di  riferimento,  attivando
delle pagine informative riguardanti il  radon  (tabella  12).  Oltre
alle informazioni generiche sul radon e sui rischi a esso  associati,
in  alcuni  casi  vengono  riportate  informazioni  piu'  dettagliate
riguardanti misurazioni di radon  indoor  registrate  nel  territorio
regionale oppure linee guida con indicazioni utili per gli interventi
di prevenzione e risanamento. 
 
Tabella 12: Siti istituzionali delle Regioni e  Province  autonome  e
delle ARPA/APPA* 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
*Questo elenco potrebbe non essere esaustivo e completo 
 
Asse 3 - Obiettivo 
  Tra le possibili azioni in grado di determinare un abbassamento del
rischio sanitario  da  radon  e'  importante  intervenire  attraverso
l'attivita' di informazione e divulgazione, per  diffondere  corrette
notizie e generare la giusta  attenzione  sull'argomento.  Avere  una
fonte d'informazione nazionale, in grado di raccogliere ed esporre le
conoscenze aggiornate sul radon, diventa un punto di riferimento  dal
quale attingere indicazioni e generare una  informazione  uniforme  e
completa. Istituire un sistema informativo in grado di rafforzare  il
complesso delle conoscenze di  settore  e  fornire  un  quadro  della
situazione attuale, attivare differenti forme comunicative  in  grado
di  rivolgersi  alla  popolazione,  cosi'  come  istruire  le   varie
categorie di lavoratori, coinvolgendo anche la scuola come piu'  alta
istituzione formativa e fulcro educativo per costruire una conoscenza
consapevole nella generazione futura. 
  Per una corretta gestione e percezione  dell'argomento  sull'intero
territorio,  e'  utile  definire  anche  una   interazione   con   la
popolazione generando  uno  scambio  reciproco  di  informazioni  che
innesca un processo partecipativo in grado di segnalare e dare  utili
informazioni. 
  E' prevista l'istituzione di un Osservatorio nazionale radon per: 
    -  interfacciarsi  con  gli   utenti   acquisendo   e   generando
informazioni tematiche sull'argomento; 
    -  interagire  con  la  cittadinanza  e   fornire   un   supporto
differenziato per le varie tipologie di utenze; 
    - proporre la rete delle strutture ministeriali e delle strutture
regionali e locali in coerenza con le iniziative di elaborazione e di
approvazione del Piano. 
  L'Osservatorio  nazionale,  nella  sua   funzionalita'   collegiale
raccoglie informazioni e aggiornamenti in grado di fornire un  quadro
attuale della situazione dal quale poter ottenere anche aggiornamenti
sull'andamento  e  sull'evolversi  della  situazione,  al   fine   di
permettere una  corretta  interpretazione  delle  tematiche  e  delle
problematiche sottese a un argomento cosi' ricco di fasi evolutive. 
  La sinergia tra le Azioni  previste  nell'Asse  assolve  a  diverse
funzioni, tra cui quelle di: 
    ▪ migliorare  il  sistema  informativo  sull'argomento  radon  in
Italia; 
    ▪ favorire la diffusione di informazioni sui possibili rimedi per
ridurre i rischi sanitari connessi al radon; 
    ▪ favorire l'aggiornamento  e  lo  scambio  di  informazioni  tra
istituzioni e cittadino; 
    ▪ migliorare le capacita' gestionali degli esperti di settore. 
 
Azione 3.1. Osservatorio nazionale radon 
 
Azione 3.1 - Premessa 
  Nell'ordinamento giuridico nazionale, gli Osservatori  sono  moduli
organizzativi cui partecipano piu' amministrazioni competenti in  una
determinata materia, che assumono decisioni  in  forma  collegiale  e
che, dal punto di vista  funzionale,  sono  volti  a  conseguire  gli
obiettivi per i quali sono costituiti, attraverso il  monitoraggio  e
la  verifica  delle  fasi  di  attuazione   e   realizzazione   delle
indicazioni contenute nel provvedimento istitutivo. 
  Sempre  dal  punto  di  vista  funzionale,  con  gli   Osservatori,
l'ordinamento  giuridico  intende  conseguire  anche  l'obiettivo  di
garantire una adeguata informazione al pubblico in quanto sono tenuti
a rendere disponibili gli elementi  di  conoscenza  e  analisi  dello
stato quali-quantitativo delle diverse componenti monitorate. 
  In particolare, gli Osservatori nascono allo  scopo  di  verificare
che le azioni  e  gli  interventi  che  hanno  particolare  rilevanza
territoriale sono conformi alle norme giuridiche e  tecniche  che  le
regolano. 
  Pertanto, l'Osservatorio puo' svolgere un'importantissima  funzione
nell'attuazione del PNAR, che  necessita  di  uno  strumento  per  la
verifica, il monitoraggio, la  restituzione  dei  risultati  e  delle
conseguenti  iniziative  assunte  o  che  e'   necessario   assumere.
L'Osservatorio  consentira'  inoltre  di  diffondere   l'informazione
sull'attuazione del Piano in maniera costante e programmata, mettendo
in grado le PA competenti e i cittadini di  conoscere  la  situazione
territoriale,  le  metodiche  di  misurazione  e  gli  strumenti  per
intervenire e razionalizzare l'uso delle risorse private e pubbliche;
anche in questa materia, infatti, assume  un'importanza  fondamentale
conoscere l'efficacia delle differenti soluzioni sulla prevenzione  e
riduzione del rischio di esposizione al radon, nonche' la connessione
con altri strumenti amministrativi correlati, quali  quelli  riferiti
all'efficientamento energetico, alla qualita' dell'aria indoor e alla
prevenzione del fumo anche passivo. 
 
Azione 3.1 - Obiettivo 
  L'Osservatorio nazionale  radon  e'  un  organismo  collegiale  che
svolge compiti di verifica del Piano e  opera  quale  garante  per  i
cittadini e  gli  amministratori,  assicurando  la  diffusione  delle
informazioni concernenti l'attuazione delle azioni previste dal Piano
e la loro efficacia. 
  L'Osservatorio e'  costituito,  entro  un  anno  dall'adozione  del
Piano, con decreto del MASE e del MS  e  composto  da  rappresentanti
delle istituzioni coinvolte nella istituzione del  Piano:  MASE,  MS,
MLPS, MIT, Regioni e Province autonome di Trento e  Bolzano,  ISIN  e
ISS. Ogni ente e' rappresentato da  un  esperto  o  da  un  sostituto
nominato dall'amministrazione di appartenenza (le Regioni e  Province
autonome di  Trento  e  Bolzano  nominano  singolarmente  un  proprio
esperto e un sostituto). 
  Nelle more della sua costituzione, in prima applicazione, il gruppo
di  lavoro  tecnico  per  la  redazione  della  proposta  di   Piano,
formalizzato con il decreto n.75 del 15 marzo 2021 del MiTE e del MS,
svolgera' le funzioni dell'Osservatorio nazionale radon. 
  L'Osservatorio garantisce la fruizione delle informazioni acquisite
dalle banche dati dell'ISIN, dell'ISS e del MLPS, che  devono  essere
tra loro interoperabili, nel rispetto delle norme sulla  riservatezza
e sulla protezione dei dati personali, di cui al regolamento generale
per la protezione dei dati personali UE n. 2016/679 (GDPR). 
  L'accesso alle informazioni e' reso possibile anche mediante una  o
piu' pagine web dedicate, con la pubblicazione di dati e rapporti  di
sintesi della situazione a livello nazionale. 
  L'Osservatorio assicura, in particolare: 
    1. la verifica della corretta esecuzione delle attivita' previste
dal Piano; 
    2. il monitoraggio della corrispondenza tra quanto  previsto  dal
Piano  e  quanto  attuato,  nel  rispetto  del  cronoprogramma  delle
attivita', esprimendo, se necessario, pareri specifici; 
    3.  l'approvazione  e   il   coordinamento   del   programma   di
comunicazione; 
    4. la diffusione e la  gestione  delle  informazioni  concernenti
l'attuazione del Piano anche attraverso pagine web dedicate; 
    5.  l'interoperabilita'  delle  banche  dati   da   parte   delle
amministrazioni competenti; 
    6. un'efficace azione di comunicazione e divulgazione; 
    7. l'istruttoria  delle  richieste  di  informazioni,  documenti,
segnalazioni di criticita` in merito allo stato del Piano  presentate
da cittadini, enti pubblici e privati, associazioni di categoria; 
    8. la condivisione dei dati di monitoraggio e di analisi relativi
alle diverse componenti; 
    9. la trasmissione e la condivisione con  le  Direzioni  Generali
competenti del MASE e del MS, alle quali  segnala  ogni  problematica
connessa con l'acquisizione dei dati e con le informazioni da rendere
disponibili al cittadino; 
    10. il superamento di eventuali  criticita'  emerse  in  sede  di
attuazione del Piano, proponendo soluzioni che non  ne  modificano  i
contenuti e gli  obiettivi.  Tali  soluzioni  che  non  costituiscono
variazioni sostanziali del Piano sono adottate con decreto del MASE e
del MS; 
    11. l'acquisizione  di  risultati  di  azioni  non  comprese  nel
programma di comunicazione attuate dalla PA; 
    12. la valutazione della necessita' di aggiornamento del Piano; 
    13.  l'individuazione  di  opportuni  strumenti  legislativi,  da
proporre agli uffici competenti, attraverso i  quali  incentivare  le
indagini di misurazione e le azioni di risanamento; 
    14. il supporto alle Regioni e Province autonome per le  indagini
volte all'individuazione delle aree prioritarie e degli  edifici  con
situazioni di esposizione potenzialmente elevata; 
    15.  la  formulazione  di  proposte  normative   alle   autorita'
competenti, sulla base degli esiti del Piano; 
    16. l'individuazione di opportune  strategie  per  una  riduzione
diffusa dell'esposizione al radon nelle abitazioni. 
 
Azione 3.1: Osservatorio nazionale radon 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 3.2. Strategie  di  comunicazione  e  promozione  di  campagne
informative 
 
Azione 3.2 - Premessa 
  Per prevenire e ridurre il rischio sanitario dovuto all'esposizione
al radon, occorre  intervenire  contestualmente  su  due  piani:  una
puntuale informazione sui rischi associati alla presenza di gas radon
negli edifici e  adeguate  azioni  di  risanamento.  In  particolare,
l'informazione alla popolazione e' lo strumento attraverso  il  quale
e' possibile diffondere la  conoscenza  sulla  natura  e  sui  rischi
connessi alla presenza del radon con un  messaggio  che  deve  essere
diretto, comprensibile e,  soprattutto,  che  dia  la  consapevolezza
dell'importanza della questione senza creare allarmismi. L'esperienza
di altri paesi suggerisce  di  impostare  la  comunicazione  con  uno
stretto rapporto  tra  l'esperto  di  comunicazione  e  l'esperto  di
settore   al   fine   di   promuovere   una   corretta   divulgazione
dell'argomento. 
  Una  strategia  comunicativa   e'   necessaria   ed   e'   prevista
dall'allegato III, punto 10 del decreto legislativo 31  luglio  2020,
n.101;  l'informazione  deve  favorire  la  conoscenza  del  problema
dell'inquinamento da radon con l'obiettivo di promuovere le metodiche
di  misurazione  e  gli  strumenti  per  prevenire   e   ridurre   le
concentrazioni di gas radon  negli  ambienti  chiusi  e  tutelare  la
salute della popolazione, tenendo conto che il fenomeno  riguarda  in
modo diffuso ambienti di vita dove si trascorre la maggior parte  del
tempo, in particolare quello domestico che coinvolge anche  la  parte
piu' fragile della popolazione quali i bambini e gli anziani. 
  Elenchi di esperti in  interventi  di  risanamento  radon  potranno
essere consultati sulla pagina web dedicata al PNAR,  in  un'apposita
sezione  collegata  agli  elenchi  che   gli   ordini   professionali
predisporranno per gli esperti in possesso dei requisiti previsti  ai
sensi dell'allegato II, sezione I, punto 2, del  decreto  legislativo
31 luglio 2020, n.101. Questa Azione e' coordinata  dall'Osservatorio
radon che definisce le linee guida da rispettare nell'elaborazione  e
organizzazione  del  programma  di  comunicazione   e   ne   verifica
l'efficacia promuovendo, se necessario, attivita' aggiuntive. 
  Al fine di aggiornare i contenuti del programma  di  comunicazione,
l'Osservatorio valuta, altresi', i risultati delle azioni attuate sul
territorio nazionale, al di  fuori  del  programma  medesimo,  da  PA
nell'ambito della propria autonomia organizzativa e  operativa  e  da
queste resi disponibili. 
 
Azione 3.2 - Situazione in Italia 
  Numerosi siti internet sono attivi sulla  tematica  radon  e  molte
istituzioni hanno pagine o sezioni dedicate, si rimanda alla  tabella
12. 
 
Azione 3.2 - Obiettivo 
  Divulgare e far conoscere l'esistenza del fenomeno, attraverso  una
comunicazione semplice, grafica  e  con  immagini,  che,  soprattutto
laddove il rischio di esposizione al radon e' maggiore, raggiunga  la
popolazione tramite una  campagna  comunicativa  efficace  a  livello
nazionale  e  regionale.  Sul  piano   operativo   dovra'   garantire
contemporaneamente l'accesso alle informazioni  sui  rischi  e  sulle
soluzioni piu' idonee per prevenirli e ridurli. 
  La comunicazione sara' collegata con i programmi di prevenzione del
fumo, di efficientamento energetico e di  qualita'  dell'aria  indoor
che devono contenere elementi conoscitivi della problematica radon al
fine  di  considerare  le  situazioni  nel   loro   insieme   e   non
settorialmente. 
 
Azione 3.2: Strategie  di  comunicazione  e  promozione  di  campagne
informative 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 3.3. Sviluppo di un piano formativo rivolto  ai  lavoratori  e
alle figure professionali di sicurezza che operano in ambito pubblico
e privato 
 
Azione 3.3 - Premessa 
  La riduzione dei rischi a lungo termine dovuta  all'esposizione  al
radon indoor, soprattutto per quanto concerne l'ambito occupazionale,
richiede che le azioni previste  dal  PNAR  siano  supportate  da  un
efficace piano di formazione rivolto  ai  lavoratori,  ai  datori  di
lavoro, agli esercenti, al personale degli  uffici  tecnici  e  degli
enti responsabili della vigilanza e del controllo, e piu' in generale
a diverse categorie di stakeholders. 
  Un'adeguata base di informazione/formazione sulla  tematica  radon,
che tenga anche in considerazione i responsabili  delle  decisioni  a
livello  locale,  favorisce  il  dialogo  tra  i   diversi   soggetti
istituzionali e le figure professionali coinvolte  con  un  approccio
multidisciplinare necessario per una efficace riduzione  del  rischio
radon. 
  La necessita' di predisporre adeguate azioni di formazione e' stata
sottolineata al livello sia internazionale dalla International Atomic
Energy Agency (IAEA) [69,70], e dalla pubblicazione "WHO Handbook  on
indoor radon" [1], sia in  ambito  europeo  dalla  UE  nel  documento
Radiation Protection n.193 "Radon  in  workplaces"  [43],  oltre  che
nell'Allegato XVIII della direttiva 2013/59/Euratom [38]. 
  La formazione pianificata nella  presente  Azione  non  sostituisce
l'informazione e  formazione  obbligatoria  a  cura  dell'esperto  di
radioprotezione e del medico autorizzato prevista agli articoli 110 e
111 a seguito delle valutazioni dell'articolo 17, comma 4, ovvero nel
caso che l'esposizione al radon rientri nel  Titolo  XI  del  decreto
legislativo 31 luglio 2020, n.101. 
 
Azione 3.3 - Situazione in Italia 
  Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 ha meglio definito  le
modalita' di  applicazione  della  normativa  di  radioprotezione  in
analogia a quella relativa alla tutela della salute e  sicurezza  nei
luoghi di lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81  [71]):  la
modifica dell'articolo 180 del decreto  legislativo  9  aprile  2008,
n.81 (di cui all'articolo 244 del decreto legislativo 31 luglio 2020,
n.101), definendo in modo piu' chiaro il legame tra le due norme e la
loro applicazione coordinata. In quest'ottica, e' chiara la richiesta
di inserire le valutazioni inerenti l'esposizione al radon nei luoghi
di lavoro e le successive decisioni nel documento di valutazione  dei
rischi di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 aprile  2008,
n.81. 
  La necessita' di predisporre di un piano formativo  per  i  diversi
soggetti (datore di lavoro, Responsabile del Servizio  Prevenzione  e
Protezione - RSPP, Rappresentanti dei Lavoratori per la  Sicurezza  -
RLS, lavoratore) e' evidenziata dal  decreto  legislativo  31  luglio
2020, n.101 nell'Allegato III, punto 10, ed e'  importante  che  tale
piano formativo sia coerente con quanto previsto dagli  articoli  32,
34 e 37  del  decreto  legislativo  9  aprile  2008,  n.81.  Riguardo
quest'ultimo  aspetto,  gli  accordi   approvati   dalla   Conferenza
permanente per i rapporti tra  lo  Stato  e  le  Regioni  e  Province
autonome di  Trento  e  Bolzano  del  2011  e  del  2012  [72,73,74],
definiscono i requisiti  dei  corsi  e  dei  soggetti  erogatori,  le
modalita'  di  erogazione  della  formazione  e  la   tempistica   di
aggiornamento. I moduli formativi sul radon da  adottare  nell'ambito
della trattazione  degli  agenti  fisici  devono  considerare  quanto
previsto dai suddetti accordi, allo scopo di garantire  un  approccio
uniforme alla formazione delle diverse figure. Inoltre,  e'  previsto
che i docenti dei corsi di formazione e di aggiornamento soddisfino i
requisiti di cui decreto interministeriale del 6 marzo 2013, relativo
ai "criteri di qualificazione  della  figura  del  formatore  per  la
salute e sicurezza del lavoro" [75]. 
 
Azione 3.3 - Obiettivo 
  Predisporre opportuni  moduli  formativi  per  i  diversi  soggetti
coinvolti, al fine di accrescere le conoscenze  e  la  consapevolezza
dei rischi per la salute derivanti dall'esposizione al radon indoor e
definire una maggiore partecipazione attiva.  Particolare  attenzione
va posta alla formazione di coloro che sono impiegati nelle attivita'
lavorative che rientrano nel campo di applicazione della norma. 
 
Azione 3.3: Sviluppo di un piano formativo rivolto  ai  lavoratori  e
alle figure professionali di sicurezza che operano in ambito pubblico
e privato 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 3.4 Educazione 
 
Azione 3.4 - Premessa 
  L'educazione ambientale persegue l'obiettivo di rendere consapevoli
della rilevanza ambientale delle proprie azioni e della necessita' di
soddisfare  le  esigenze  presenti   senza   compromettere   analoghe
possibilita'  per  le  future  generazioni  attraverso  una  gestione
sostenibile dei comportamenti [76]. 
  In questa materia la comunicazione e'  essenziale  per  trasformare
linguaggi  scientifici  in  linguaggi  semplici  che  possano  essere
facilmente compresi dai differenti gruppi  sociali.  In  particolare,
introdurre  sin  dalle  prime  esperienze  scolastiche  progetti   di
educazione ambientale suddivisi per eta' e  competenze,  permette  di
tradurre  concetti  scientifici  complessi  in  un  linguaggio   piu'
accessibile  e  innescare  un  cambiamento  positivo  in   grado   di
sensibilizzare i giovani a una maggiore responsabilita' e  attenzione
alle questioni ambientali e al buon governo del territorio. 
  Anche su un piano piu' generale  riferito  all'intera  popolazione,
l'educazione ambientale e' una componente capace  di  generare  nella
societa'  cambiamenti   significativi   di   comportamento   rispetto
all'importanza dei valori culturali, sociali, politici,  economici  e
relativi alla natura e,  al  tempo  stesso,  facilita  meccanismi  di
acquisizione delle abilita' intellettuali e fisiche,  promuovendo  la
partecipazione attiva e decisa degli individui in maniera permanente,
riflettendosi in un miglior atteggiamento umano verso l'ambiente e di
conseguenza verso una adeguata qualita' di vita. 
  La fiducia nel processo educativo in  definitiva  e'  in  grado  di
contribuire alla risposta sui problemi ambientali. 
 
Azione 3.4 - Situazione in Italia 
  L'educazione  civica  e  ambientale  e'  disciplinata  dalla  Legge
92/2019 in base alla quale devono  essere  dedicate  annualmente  non
meno di 33 ore al suo insegnamento nelle istituzioni scolastiche, per
promuovere  la  conoscenza  della  Costituzione  italiana   e   delle
istituzioni dell'Unione europea,  con  particolare  riferimento  alla
conoscenza dei principi di legalita', cittadinanza attiva e digitale,
sostenibilita' ambientale e diritto alla salute e al benessere  della
persona. 
  All'interno di questa programmazione, iniziata a partire  dall'anno
scolastico 2020-2021, sono affrontati anche  i  temi  dell'educazione
ambientale e sanitaria in cui possono rientrare  le  tematiche  della
radioattivita' naturale e del radon. 
 
Azione 3.4 - Obiettivo 
  L'obiettivo specifico di questa Azione e' migliorare le  conoscenze
giovanili sul tema della radioattivita' naturale e del radon. 
  Infatti, la conoscenza della natura e degli effetti di  questo  gas
di origine naturale, proveniente dal  suolo,  acqua  e  materiali  da
costruzione, si puo' inserire in una visione di ampio  respiro  quale
quella proposta dalla Legge 92/2019. 
 
Azione 3.4. Educazione 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione 3.5. Partecipazione 
 
Azione 3.5 - Premessa 
  La partecipazione e' un  diritto  fondamentale  dei  cittadini  nel
governo delle comunita'. Garantire l'esercizio di questo  diritto  e'
il  presupposto  di  ogni  processo  democratico,   con   particolare
riferimento  agli  obiettivi  da  conseguire,   agli   strumenti   da
utilizzare e alle strategie organizzative; in tal modo  il  cittadino
gioca un ruolo propositivo in termini di  temi  e  possibili  opzioni
sulle politiche pubbliche, ne orienta il dialogo, ferma  restando  la
responsabilita' della decisione finale che resta comunque in capo  al
governo dell'amministrazione. 
  Un documento dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo  Sviluppo
Economico   (OCSE)   [77]   distingue    la    consultazione    dalla
partecipazione. La prima e' attivita' di ascolto  dei  cittadini  che
offrono all'amministrazione un ritorno di  informazione  su  un  tema
definito dalla stessa amministrazione e sul quale  si  presuppone  vi
sia stata una  adeguata  attivita'  informativa.  La  partecipazione,
invece,  e'  una  relazione  di  partenariato  attivo  dei  cittadini
impegnati  nel  processo   decisionale   concernente   le   politiche
pubbliche. La distinzione riguarda anche  i  tempi  del  processo  di
ascolto e i contenuti dell'ascolto: si puo' offrire ai  cittadini  la
possibilita' di esprimersi a monte delle decisioni oppure in sede  di
valutazione delle  stesse,  ma  si  puo'  chiedere  ai  cittadini  di
esprimersi in merito a un tema gia' definito e lasciare ampio  spazio
alle competenze, alle risorse, alle capacita' di cui le collettivita'
sono comunque espressione. 
 
Azione 3.5 - Situazione in Italia 
  Un ruolo chiave nella partecipazione  e'  svolto  dal  servizio  di
e-Government con  il  quale  vengono  razionalizzati  e  integrati  i
processi produttivi,  al  fine  di  fornire  informazioni  e  servizi
pubblici alla cittadinanza. L'e-Government Development  Index  (EDGI)
[78] evidenzia che, a livello europeo, l'Italia ha compiuto progressi
negli ultimi anni e nel 2020 ha conseguito un valore di  0,82314,  su
un   valore   massimo   dell'indice   pari   a   1.   Dal    rapporto
sull'e-Government relativo al 2018 risulta invece  che  solo  il  20%
degli italiani aveva  consultato  i  siti  della  PA,  mentre  tra  i
soggetti di eta' compresa tra i 25 e i 54 anni con titolo  di  studio
elevato (laurea o titolo superiore) solo il  53%  erano  utilizzatori
dei servizi di e-Government [79]. Un dato utile su tale argomento  e'
quello dell'E-Participation Index (EPI), valutato  sulla  base  delle
caratteristiche dei portali nazionali di e-Government  e  altri  siti
web governativi dal "Dipartimento per gli affari economici e  sociali
delle Nazioni  Unite"  [80].  Nello  scenario  mondiale  l'Italia  si
colloca nella classe a piu' alto  livello  (Very  High  EPI)  con  un
valore corrispondente  a  0,8214.  Questo  scenario  segue  un  trend
crescente con risultati futuri incoraggianti. 
 
Azione 3.5 - Obiettivo 
  Garantire una partecipazione dei cittadini ai processi  decisionali
con un approccio aperto e proattivo che favorisca la  condivisione  e
lo scambio delle informazioni, e l'organizzazione di  servizi  mirati
per gestire, individuare e poter  arginare  eventuali  situazioni  di
criticita'. 
  Allo stesso tempo fornire alle autorita'  una  serie  di  strumenti
che,  attraverso  i  risultati  di  lettura,  possono  servire   alla
eventuale riprogettazione  di  interventi  programmati  o  in  corso,
allineandoli alle esigenze dinamiche ed evolutive dei cittadini. 
  Valutare la possibilita', in futuro, di integrare la partecipazione
con strumenti emergenti e innovativi aventi caratteristiche social di
particolare impatto comunicativo. 
 
Azione 3.5: Partecipazione 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Azione  3.6  Citizen  science:  una  strategia   per   la   riduzione
dell'esposizione al radon nelle abitazioni 
 
Azione 3.6 - Premessa 
  Concentrazioni relativamente basse di radon possono  comportare  un
aumento della possibilita'  di  insorgenza  di  patologie  polmonari,
poiche' non esiste una concentrazione certa al di sotto  della  quale
il rischio connesso all'esposizione al radon sia nullo. 
  L'introduzione dei livelli di riferimento  sia  per  le  abitazioni
esistenti sia, in maniera piu' stringente, per le  nuove  costruzioni
in sostituzione dei livelli di azione, ammette  questa  criticita'  e
suggerisce di  intraprendere  azioni  rivolte  alla  popolazione  che
facciano  conoscere  il  radon,  i  suoi  effetti  e  le  misure  per
proteggersi.  La  valutazione  della  distribuzione  dei  livelli  di
concentrazione di radon mostra come un relativamente  piccolo  numero
di persone e' esposto a  elevate  concentrazioni  mentre  la  maggior
parte della popolazione e' esposta a livelli bassi  o  moderati.  Per
intervenire sulle situazioni di moderata esposizione che  coinvolgono
un gran numero di persone occorre individuare delle strategie per  la
riduzione diffusa  dell'esposizione  al  radon  rivolte  a  tutta  la
popolazione che consentano una informazione e  una  partecipazione  a
cittadini,  operatori  del  settore  edilizio,  medici  di   medicina
generale,  pediatri  di  libera  scelta   e   decisori   politici   e
istituzionali, a livello locale. 
 
Azione 3.6 - Situazione in Italia 
  Numerose esperienze sono state fatte in  questo  campo.  A  livello
locale, sono state realizzate attivita' di citizen science  [81]  che
hanno mostrato come la diffusione  dell'informazione  rappresenti  la
chiave strategica  per  realizzare  le  misurazioni  e  la  riduzione
dell'esposizione al radon nelle abitazioni. 
  La citizen science e' la partecipazione di cittadini in rete  o  in
gruppi organizzati nelle attivita' di raccolta di dati  e  produzione
di   informazioni,   attraverso    misurazioni,    stime,    modelli,
osservazioni,  valutazioni,  interpretazioni  o   elaborazioni,   con
l'obiettivo di ampliare la consapevolezza personale e  la  conoscenza
scientifica della fenomenologia a cui sono connessi.  I  progetti  di
citizen   science,   coinvolgendo   i   cittadini,   promuovono    la
consapevolezza  e  l'attenzione  per   l'ambiente,   i   partecipanti
contribuiscono significativamente alla ricerca e alla sperimentazione
aumentando le proprie  competenze  scientifiche  e  implementando  la
raccolta  dei  dati.  Le  esperienze  gia'  realizzate  rappresentano
un'importante testimonianza dell'importanza e della  fattibilita'  di
questo particolare tipo di azioni [82]. Vi sono progetti europei,  in
differenti settori che mettono a disposizione kit, processi  e  corsi
di perfezionamento non solo per i  cittadini,  ma  anche  per  policy
maker, ricercatori e imprese. 
  A titolo esemplificativo si riportano due  esperienze  territoriali
di successo. La Regione Friuli- Venezia Giulia ha avviato un progetto
nel 2017 in cui 1000 famiglie sono state coinvolte e accompagnate  in
un percorso di  conoscenza,  consapevolezza,  misurazione  e,  quando
necessario, interventi correttivi [83,84]. In Alto Adige,  nel  2019,
e' stata realizzata l'iniziativa della Provincia autonoma di  Bolzano
"Misura il radon a casa tua", che  ha  organizzato  serate  tematiche
informative, distribuito  770  kit  di  misura  in  4  comprensori  e
raccolto i dati di concentrazione che hanno popolato la  mappa  radon
del territorio provinciale [85]. 
 
Azione 3.6 - Obiettivo 
  Per  la  realizzazione  di  questo  obiettivo  si  individuano  tre
differenti misure da mettere in atto:  sensibilizzazione,  promozione
di misure, diffusione di buone norme comportamentali.  I  destinatari
sono i decisori politici  e  istituzionali,  a  livello  locale,  gli
stakeholders del settore edilizio, i medici di medicina  generale,  i
pediatri di libera scelta e la popolazione. 
 
Azione  3.6:  Citizen  science:  una  strategia  per   la   riduzione
dell'esposizione al radon nelle abitazioni 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
                             4 APPENDICI 
 
4.1 Appendice all'Azione 1.1 
 
Parte 1  -  Linee  guida  per  la  realizzazione  di  indagini  volte
all'individuazione delle aree prioritarie 
 
  Le Regioni e Province autonome sono state individuate  dal  decreto
legislativo 31 luglio 2020, n.101, quali soggetti responsabili  della
individuazione delle aree prioritarie sulla base delle indicazioni  e
dei criteri tecnici contenuti nel PNAR. 
  Le Regioni e Province autonome che hanno gia' dati  e  informazioni
sul loro territorio, sono tenute a effettuare l'individuazione  delle
aree sulla  base  del  criterio  transitorio  stabilito  dalla  norma
(articolo 11, comma 3). A tale scopo possono essere considerati tutti
i dati disponibili, sia quelli nelle abitazioni  che  nei  luoghi  di
lavoro. 
  Le presenti  linee  guida  sono  invece  indirizzate  verso  quelle
Regioni  e  Province  autonome  che  non  hanno   gia'   nella   loro
disponibilita' dati  sufficienti  per  poter  classificare  tutto  il
territorio e pertanto necessitano di avviare specifiche indagini. 
  In particolare, il documento e' utilizzabile anche dalle Regioni  e
Province autonome che hanno gia' dati sufficienti solo su  parte  del
territorio per completare la classificazione del territorio. 
  L'obiettivo di questo documento e' quello  di  fornire  indicazioni
sulle modalita' di pianificazione  e  di  esecuzione  di  indagini  a
livello  regionale  finalizzate  alla   individuazione   delle   aree
prioritarie. 
  In particolare, si e' tenuto conto dell'esigenza  di  acquisire  in
tempi rapidi dati necessari  a  una  classificazione  del  territorio
regionale al fine di facilitare e consentire un immediato avvio delle
attivita' previste dalla normativa nelle aree individuate. 
  Inoltre, devono essere  considerate  le  diverse  organizzazioni  e
contesti specifici delle Regioni e Province  autonome.  Pertanto,  le
indicazioni contenute in questa linea guida contengono molti elementi
di flessibilita'. 
  Un aspetto fondamentale  riguarda  la  scelta  delle  tipologie  di
edifici da sottoporre a misurazione per l'individuazione  delle  aree
prioritarie. Per un primo e rapido  risultato  e'  opportuno  partire
dalle abitazioni, come nelle precedenti esperienze di altri  Paesi  e
molte Regioni e Province italiane; le abitazioni, infatti, sono  piu'
semplici da gestire, piu' omogenee nelle dimensioni e nell'uso  degli
ambienti rispetto a edifici adibiti a luoghi di lavoro. 
  Una volta  definite  le  aree  prioritarie,  come  stabilito  dalla
normativa, dovranno essere sottoposti a misurazione sicuramente tutti
i luoghi di lavoro situati  ai  piani  terra  o  sottostanti  che  si
trovano  all'interno  di  queste.  Le  informazioni   relative   alle
misurazioni  devono  essere  comunicate  agli  organi   istituzionali
previsti dalla norma e contribuiranno ad arricchire  progressivamente
il  quadro   conoscitivo   e   a   migliorare   l'accuratezza   della
classificazione delle aree. 
  Per questo  aspetto  dovranno  essere  attentamente  analizzate  le
eventuali differenze tra i livelli di radon nelle  due  tipologie  di
edifici (luoghi di lavoro e abitazioni), al fine  di  ottimizzare  in
futuro  l'utilizzo  dell'insieme  dei  dati  e   delle   informazioni
disponibili. 
 
Definizione  delle  unita'  territoriali  oggetto  di   indagine   di
misurazione 
  Si considera come unita' territoriale il Comune  o  un  insieme  di
Comuni o, soprattutto per Comuni molto grandi,  porzioni  del  Comune
definite sulla base di caratteristiche determinate quali  ad  esempio
quelle litologiche. Tale scelta offre diversi vantaggi in termini  di
gestione amministrativa del territorio con particolare riferimento  a
iniziative che possano eventualmente  essere  attuate  come  supporto
alle  misure,  supporto  agli  interventi  di   risanamento   nonche'
ulteriori indagini di approfondimento. 
 
Campionamento delle abitazioni 
  La  tipologia  di  edifici   da   sottoporre   a   misurazione   e'
principalmente quella  delle  abitazioni.  Il  principale  motivo  di
questa scelta e' la maggiore omogeneita' delle abitazioni in  termini
di tipologia di costruzione rispetto ai luoghi di lavoro. 
  Il numero di abitazioni  da  campionare  deve  tenere  conto  della
numerosita' della popolazione residente. Il campione non puo'  essere
direttamente proporzionale alla  popolazione  per  evitare  un  sovra
campionamento dei grandi centri abitati. 
  Orientativamente, la  dimensione  del  campione  di  abitazioni  da
misurare per ogni Comune e' data dal  numero  di  abitanti  residenti
elevato alla potenza 0,3 con un minimo di 10 abitazioni  per  Comune.
In tal modo, ad esempio, per  Comuni  con  1.000,  10.000  e  100.000
abitanti il numero di abitazioni da sottoporre a misurazione  sarebbe
rispettivamente 10, 16 e 32. 
  In  tabella  13  si  riporta  il  risultato  dell'applicazione  del
criterio descritto in termini  di  numero  totale  di  abitazioni  da
misurare per ogni Regione. 
 
Tabella 13:  Stima  del  campionamento  regionale  di  abitazioni  da
campionare in funzione della popolazione residente  (dato  ISTAT  del
2011) 
 
=====================================================================
|                           |                    |    Numero di     |
|                           |    Popolazione     |  abitazioni da   |
|          Regione          |  residente (2011)  |     misurare     |
+===========================+====================+==================+
|Piemonte                   |      4363916       |      13309       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Valle d'Aosta/Vallee       |                    |                  |
|d'Aoste                    |       126806       |       773        |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Lombardia                  |      9704151       |      19006       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Trentino Alto Adige        |                    |                  |
|(Bolzano)                  |       504643       |       1340       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Trentino Alto Adige        |                    |                  |
|(Trento)                   |       524832       |       2310       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Veneto                     |      4857210       |       7843       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Friuli-Venezia Giulia      |      1218985       |       2629       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Liguria                    |      1570694       |       2768       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Emilia-Romagna             |      4342135       |       5032       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Toscana                    |      3672202       |       4200       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Umbria                     |       884268       |       1227       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Marche                     |      1541319       |       2982       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Lazio                      |      5502886       |       4976       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Abruzzo                    |      1307309       |       3512       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Molise                     |       313660       |       1451       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Campania                   |      5766810       |       7420       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Puglia                     |      4052566       |       4088       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Basilicata                 |       578036       |       1534       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Calabria                   |      1959050       |       4780       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Sicilia                    |      5002904       |       5592       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
|Sardegna                   |      1639362       |       4327       |
+---------------------------+--------------------+------------------+
 
  Le Regioni e Province autonome che hanno diversi  Comuni  adiacenti
con  pochi  abitanti,  su  terreni  uniformi  dal  punto   di   vista
geomorfologico e quindi con livelli di radon  presumibilmente  simili
possono accorpare tali Comuni. In tal caso il numero di abitazioni da
campionare deriva dalla somma della  popolazione  dei  Comuni  stessi
elevata alla potenza sopra indicata con una suddivisione del campione
proporzionale al numero di abitanti dei singoli Comuni. 
  Ad esempio, tre Comuni con 500,  1500  e  2000  abitanti  avrebbero
rispettivamente 6, 8 e 9 abitazioni che diventano 10, 10 e 10 per via
del minimo numero di misure per Comune. L'accorpamento dei tre Comuni
porterebbe a un totale di 4000 abitanti con un numero  di  abitazioni
da misurare pari a 12 che vanno scelte proporzionalmente al numero di
abitanti dei Comuni. 
  In alcuni casi puo' essere utile, invece, suddividere il territorio
di un Comune in piu' aree, in ragione della dimensione del  Comune  o
delle informazioni geomorfologiche disponibili. 
  Ad esempio, nel caso di una  grande  citta'  suddivisa  in  diverse
unita' amministrative puo' essere opportuno suddividere  il  campione
al fine di individuare in modo piu' circoscritto le aree prioritarie.
Parimenti, in caso di differenze  geomorfologiche  significative  nel
territorio comunale, e' consigliabile  pianificare  un  campionamento
per ogni singola zona. In tali casi il numero delle abitazioni dovra'
essere stabilito sulla base della popolazione afferente alle  singole
aree individuate. In tal caso, comunque, dovra' essere garantito, per
tutte le aree individuate un numero sufficiente di  campioni  con  un
minimo di 10. 
  Al fine di semplificare la fase di selezione e  reclutamento  delle
singole abitazioni possono essere utilizzati i  dati  EUROSTAT  sulla
distribuzione della popolazione fornita dall'ISTAT. Si tratta di  uno
strato georeferenziato, utilizzabile nei programmi GIS, in cui  viene
restituito il numero di abitanti per ogni km2 su tutto il  territorio
italiano. E'  possibile  quindi,  una  volta  determinato  il  numero
complessivo di campioni per Comune, distribuire il numero di campioni
per  ogni  maglia  in  modo  proporzionale  alla  numerosita'   della
popolazione, per ogni maglia. In questo modo si rende  immediatamente
disponibile anche un piano di campionamento dettagliato. Nelle figure
che seguono sono riportati due esempi di campionamento. 
 
Figura 9 e 10 - Piano di campionamento dettagliato in un Comune  meno
densamente popolato (figura 9) e piu' densamente popolato (figura 10)
- Elaborazione ISIN su dati EUROSTAT 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Ai fini del campionamento, puo' anche essere  utile,  qualora  gia'
disponibile   o   fattibile   velocemente,   un'analisi    di    dati
geolitologici, in particolare per indirizzare eventuali priorita'  di
misurazioni,   per   suddividere   aree   comunali   che   presentano
caratteristiche geolitologiche diverse, per  accorpare  eventualmente
Comuni  con  piccole  superfici  ricadenti  in  aree   geolitologiche
uniformi  o  al  fine  di  sottoporre  a  una  maggiore  densita'  di
campionamento aree particolari per le quali si abbia  una  conoscenza
di una maggiore incidenza del fenomeno. Si ribadisce,  tuttavia,  che
tali informazioni devono  essere  gia'  in  possesso  all'atto  della
programmazione dell'indagine e non devono essere oggetto di ulteriori
preliminari  attivita'  di  studio  che  richiederebbero   tempi   di
attuazione  troppo  lunghi  e  incompatibili  con  la  necessita'  di
svolgere al piu' presto le indagini. 
 
Reclutamento 
  Una volta  definito  il  campione  in  termini  di  numerosita'  ed
eventualmente corredato da informazioni sulla possibile  collocazione
si  passa  alla  fase  di  reclutamento  del  campione  ossia   della
disponibilita' di soggetti che risiedono in abitazioni a  partecipare
all'indagine. 
  E' questa una fase particolarmente soggetta a molteplici fattori  e
variabili,  correlate  con  le  diverse  disponibilita'   a   livello
regionale di collaborazioni con soggetti  diversi,  quali  protezione
civile,  Croce  Rossa  italiana,  associazioni  di  volontariato,  ma
soprattutto disponibilita' delle strutture comunali, scuole,  polizia
municipale, addetti degli uffici tecnici, ecc. 
  Pur rimandando per questo aspetto alle singole  valutazioni  locali
si ritiene utile fornire alcune indicazioni. 
  E' possibile far precedere questa fase da una preliminare selezione
effettuata tramite campionamento  presso  le  anagrafi  comunali  per
costituire un campione (si raccomanda in tal caso  di  raddoppiare  o
triplicare il campione rispetto al numero richiesto) nell'ambito  del
quale  cercare  le  adesioni  fino  al  raggiungimento   del   numero
richiesto.  Puo'  essere  utile  far  precedere  la  richiesta  delle
adesioni da un avviso del Comune o da  lettere  direttamente  inviate
agli interessati chiedendo di comunicare l'eventuale adesione. 
  Si segnala l'opportunita' di utilizzare alcuni canali attraverso  i
quali possono essere raggiunti in tempi rapidi i  soggetti  referenti
delle abitazioni da sottoporre a misurazione,  quali  ad  esempio  le
scuole, attraverso le famiglie degli alunni, i  dipendenti  comunali,
in particolare per piccoli o medi Comuni,  ma  anche  grandi  aziende
diffuse su tutto il  territorio  regionale.  In  alternativa  possono
essere utilizzati contatti diretti porta a porta da parte  di  figure
istituzionali  dei  Comuni,  anche  in   questo   caso   per   Comuni
relativamente piccoli. 
 
Campionamento dei locali da sottoporre e misurazione 
  Le misurazioni dovranno avere una durata complessiva  di  un  anno,
esponendo i rivelatori per 12 mesi consecutivi (al fine di ridurre  i
costi) oppure per due semestri consecutivi. 
  Per ogni abitazione si raccomanda di esporre i  rivelatori  in  due
locali abitati (soggiorno, camera da letto) al fine  di  valutare  al
meglio la concentrazione dell'abitazione e ridurre la probabilita' di
perdere tutti i rivelatori di un'abitazione. Nel caso di abitazioni a
piu' piani posizionare uno dei rivelatori al piano piu' basso  (piano
terra)  normalmente  abitato,   evitando   locali   utilizzati   solo
saltuariamente (ad esempio: taverne). 
  In alternativa al fine di ridurre il numero di rivelatori  si  puo'
selezionare un solo locale per abitazione al  piano  piu'  basso.  In
questo caso dovra' essere incrementato di circa il 15-20%  il  numero
di abitazioni  selezionate  al  fine  di  compensare  le  inevitabili
perdite di rivelatori. La  scelta  di  due  locali  o  uno  solo  per
abitazione, e' subordinata alla valutazione  dei  costi  e  benefici,
valutazione che  viene  lasciata  alle  singole  Regioni  e  Province
autonome. 
  Ove possibile andrebbero collocati rivelatori in duplicato  in  una
frazione (circa  il  10%)  delle  abitazioni,  al  fine  di  valutare
l'incertezza in condizioni reali. 
  Definito  il  numero  e  la  distribuzione  delle   abitazioni   da
campionare  per  ogni  Comune   le   misurazioni   vanno   effettuate
principalmente in abitazioni con piano terra. 
  Per abitazione al piano terra si intende sia una abitazione che  si
sviluppa interamente al piano terra sia una abitazione con piu' piani
ma che abbiano anche un piano  terra  (ad  esempio:  abitazioni  tipo
villette monofamiliare con piu' piani). 
  In occasione delle indagini volte alla  individuazione  delle  aree
prioritarie, inoltre, e' utile effettuare anche misurazioni ai  piani
superiori al piano terreno, per diverse ragioni: in primo  luogo,  la
misura  a  piani  diversi  dal  terreno  serve  per  la   valutazione
dell'esposizione e l'aggiornamento delle stime  di  rischio  previste
nell'ambito del PNAR, che non possono essere interamente ottenute con
fattori correttivi basati su dati che nella maggior  parte  dei  casi
risalgono a diversi decenni  fa  e  erano  limitati  ai  Comuni  piu'
grandi. Inoltre, nelle realta' urbane la disponibilita' di abitazioni
al piano terreno e' limitata e puo' non essere rappresentativa  della
tipologia edilizia prevalente. Infine, per le strategie di  riduzione
della concentrazione di radon, e' importante acquisire un  minimo  di
informazioni sulla presenza del radon ai piani diversi  dal  terreno,
ad esempio per i materiali da costruzione impiegati. 
  Per questo scopo si suggerisce, facoltativamente, di  prevedere  un
numero di misurazioni aggiuntive del 20% in  abitazioni  poste  negli
stessi edifici nelle quali sono  state  effettuate  misure  al  piano
terra o in quegli edifici in cui il piano  terra  e'  adibito  a  usi
differenti da quelli abitativi. Quest'attivita' e' utile per ottenere
informazioni sulla presenza del radon negli edifici a diversi piani e
quindi ai fini delle strategie di  intervento  e  di  prevenzione,  e
della definizione delle priorita' di intervento. 
 
Informazioni a corredo delle misurazioni 
  I risultati delle misurazioni di  concentrazione  di  radon  devono
essere accompagnati  da  alcune  informazioni  sulle  caratteristiche
dell'abitazione oggetto della misurazione, necessarie  per  l'analisi
dei dati, tra  cui  assume  evidente  importanza  la  verifica  della
rappresentativita' del campione rispetto alle caratteristiche censite
dall'ISTAT, informazioni da raccogliersi  in  modo  uniforme  tra  le
Regioni  e  Province  autonome.  Il  PNAR  vuole  fornire   strumenti
rapidamente operativi per la realizzazione delle indagini  sul  radon
nelle   abitazioni   finalizzate   all'individuazione   delle    aree
prioritarie, e' percio' importante stabilire un set  di  informazioni
da raccogliere  fin  dai  prossimi  mesi  dalle  Regioni  e  Province
autonome. 
  A tale scopo e' stato  predisposto  un  questionario  riportato  di
seguito. Resta ferma la trasmissione dei dati a ISIN con le modalita'
previste ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del decreto  legislativo
31 luglio 2020, n. 101. 
 
Parte 2 - Linee guida per l'individuazione,  all'interno  delle  aree
prioritarie, delle abitazioni con concentrazioni di  radon  superiori
al livello di riferimento 
 
  L'individuazione delle aree  prioritarie  e'  un  passo  intermedio
importante del processo - basato sul principio  di  ottimizzazione  e
sull'approccio  graduale  -  che  ha   come   scopo   finale   quello
dell'individuazione (e successivo risanamento) delle abitazioni e dei
luoghi  di  lavoro  in  cui  la  concentrazione  di  radon  supera  i
rispettivi livelli di riferimento. 
  Per  individuare  le  abitazioni  che  superano   il   livello   di
riferimento di cui all'articolo 19 comma 3 del decreto legislativo 31
luglio, n.101,  all'interno  delle  aree  prioritarie  e'  necessario
procedere a un approccio sistematico  ma  graduale,  dando  priorita'
alla misurazione della concentrazione di radon in tutte le abitazioni
situate al piano terra (incluse quelle  che  si  sviluppano  su  vari
piani, ad esempio piccoli edifici monofamiliari a 2 o piu'  piani)  e
al piano seminterrato (solo se abitato normalmente). 
  In  caso  di  abitazioni  con  concentrazioni  al  piano  terra  (o
seminterrato) superiori  al  livello  di  riferimento  di  300  Bq/m3
andranno effettuate misurazioni di concentrazione di radon  anche  in
un campione  di  abitazioni  situato  al  primo  piano  dello  stesso
edificio: queste ultime misurazioni andranno eseguite preferibilmente
dopo gli interventi effettuati per risanare i locali al piano  terra,
in quanto tali interventi  possono  avere  un  impatto  significativo
anche sulle concentrazioni di radon ai piani superiori. 
  La scelta del numero e della dislocazione delle abitazioni al piano
superiore al piano terra potra'  essere  modulata  sulla  base  delle
risultanze di studi che evidenzino caratteristiche degli  edifici,  e
dei  luoghi,  tali  da  sfavorire  o   favorire   livelli   alti   di
concentrazione di radon. 
  Tutte le misurazioni  di  concentrazione  di  radon  devono  essere
effettuate secondo le modalita' di cui all'Allegato  II  del  decreto
legislativo 31 luglio 2020, n.101. 
  I risultati delle misurazioni di  concentrazione  di  radon  devono
essere accompagnati  da  alcune  informazioni  sulle  caratteristiche
dell'abitazione oggetto della misurazione, necessarie  per  l'analisi
dei dati, da raccogliersi ovviamente in modo uniforme tra le  Regioni
e Province autonome utilizzando lo stesso questionario relativo  alle
indagini di cui alla parte I di questa Appendice. 
 
 
                            Questionario 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
4.2 Appendice all'Azione 1.2 
 
Indicazioni e criteri per la caratterizzazione del territorio su base
geologica 
 
  Il presente documento  vuole  illustrare  i  principali  criteri  e
indicatori di natura geologica utili per caratterizzare il territorio
nazionale riguardo  alla  prevenzione  e  riduzione  del  rischio  di
esposizione  al  radon,  che  ISPRA-Dipartimento  per   il   Servizio
Geologico d'Italia ha valutato quali criteri  e  indicatori  per  una
prima applicazione del PNAR. L'applicazione dei  suddetti  criteri  e
indicatori ha portato alla preparazione di elaborati  cartografici  e
di sintesi analitica, allegati e descritti di seguito. 
  Considerata  la  differente  disponibilita'  di  dati  geologici  a
livello nazionale  e  regionale,  si  e'  puntato  ad  affrontare  il
programma per fasi.  In  una  prima  fase  di  indagine  l'indicatore
geologico scelto e' stata la  tipologia  litologica,  disponibile  su
tutto il territorio nazionale, correlato  con  le  concentrazioni  di
radon indoor potenzialmente elevate e con i  dati  disponibili  sulla
popolazione. Una seconda fase sara' dedicata a uno studio  a  livello
di maggiore dettaglio, utilizzando altri indicatori geologici,  quali
la permeabilita' e la fratturazione. Per raggiungere  l'obiettivo  di
una caratterizzazione del rischio radon su base geologica sono  stati
considerati  gli   approcci   attuati   in   Italia   e   all'estero,
riconducibili a politiche per ridurre i rischi a lungo termine dovuti
all'esposizione al radon. 
  Negli  ultimi  30  anni  diverse  ricerche  hanno   affrontato   le
correlazioni fra la concentrazione di radon indoor e le  informazioni
provenienti  da  cartografie  geologiche  e  dalle   misurazioni   di
radioattivita' naturale effettuate su campioni di roccia.  Si  tratta
di studi spesso riferiti a zone specifiche, in alcuni casi a Regioni,
che  hanno  visto  coinvolti  enti  pubblici  locali  e  universita'.
Pertanto, partendo dai dati disponibili a livello regionale,  forniti
dalle ARPA/APPA e dalle Regioni  e  Province  Autonome  di  Trento  e
Bolzano, e dai dati raccolti da pubblicazioni tematiche  scientifiche
nazionali e internazionali [86,87,88,89,90,91,92,93,94],  sono  state
definite delle classi relative di emissivita' radiogenica  potenziale
(alta,  media  e  bassa)  da  assegnare  alle  tipologie  litologiche
riportate nella cartografia  geologica  di  riferimento.  Sono  state
considerate, in particolare, alcune relazioni tecniche provenienti da
Regioni e  Province  autonome  (ad  esempio  Abruzzo  [95],  Bolzano,
Friuli-Venezia Giulia, Lombardia[96,97,], Piemonte [98,99],  Sardegna
[100], Toscana [101] e Veneto),  lavori  scientifici  riguardanti  il
resto del territorio italiano (ad  esempio  Basilicata  [102],  Lazio
[103,104,105,106,107], Liguria, Campania [108,109], Puglia  [110,111]
e Sicilia [112,113,114]), e alcuni altri lavori  inerenti  sia  Stati
europei (ad esempio Francia [115], Germania  [116],  Grecia  [117]  e
Spagna  [118])   sia   Stati   extraeuropei   (ad   esempio   Brasile
[119,120,121], Egitto [122,123], Finlandia, Giappone [124],  India  e
Pakistan [125]). 
 
Informazione geologica di base e radioattivita' naturale associata 
 
  La fonte di riferimento per l'informazione  geologica  di  base  e'
stata la Carta Litologica d'Italia  (1:100.000)  gia'  disponibile  e
pubblicata da ISPRA attraverso  il  portale  del  Servizio  Geologico
d'Italia. Questa informazione di base deriva  dalla  mosaicatura  dei
277  Fogli  geologici  realizzati  nel  secolo  scorso   alla   scala
1:100.000,  opportunamente  rielaborati,  che  nell'insieme   coprono
l'intero territorio nazionale e possono essere quindi  adeguati  alla
realizzazione di una cartografia di prima approssimazione del rischio
di esposizione al radon a scala nazionale  [126].  La  legenda  della
suddetta carta si compone di 9  gruppi  litologici  distinti  tra  le
principali tipologie di rocce in affioramento sul territorio italiano
(sedimentarie  litoidi  e  sciolte;  ignee  effusive   e   intrusive;
metamorfiche;   litotipi   particolari   quali   siti   minerari    e
antropogenici);  questi  vanno  a  raggruppare  49  voci  litologiche
specifiche e una voce riservata per le superfici occupate dalle acque
continentali (figura 11). Il livello di dettaglio geologico di  base,
in considerazione del numero di classi  litologiche,  e'  comparabile
con quello delle legende delle carte  geologiche  regionali  italiane
predisposte  per  gli  studi  regionali  sul  potenziale  rischio  di
esposizione radiogenica al radon. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 11 - Schema litologico a scala nazionale derivato dalla  Carta
Litologica d'Italia alla scala 1:100.000. 
 
  La variabilita' dei  dati  di  emissivita'  radiogenica  potenziale
delle rocce riferiti a ogni singolo litotipo e' in  genere  piuttosto
elevata e, quindi, ha imposto di limitare la scelta alle  tre  classi
relative di valori di emissivita' gia'  citate.  Infatti,  nonostante
alcuni tentativi effettuati, e' risultato impraticabile proporre  una
classificazione basata su una suddivisione in un numero  maggiore  di
classi di riferimento. Questo perche',  per  valutare  l'emissivita',
sono stati considerati i dati disponibili sulla radioattivita'  delle
rocce tramite alcuni  degli  elementi  precursori  del  Radon  (quali
Uranio e Radio),  facendo  oltretutto  una  valutazione  anche  della
variabilita' statistica dei valori misurati su un numero di  campioni
che, purtroppo, per alcune  litologie  e'  piuttosto  basso.  Le  tre
classi alle quali sono  state  assegnate  le  litologie  distinte  in
legenda sono percio' da prendere in considerazione  come  riferimento
approssimativo ma funzionale allo scopo dello studio in questa  prima
fase (tabella 14). 
 
Tabella 14 - Elenco delle Classi litologiche  (colonna  Litologia)  e
dei litotipi che si riferiscono a ciascuna di esse, con le rispettive
classi di  radioattivita'  naturale  potenziale  associate  (nd:  non
definita). I differenti  colori  dei  codici  individuano  i  diversi
gruppi di rocce affioranti riportati in legenda della  figura  11.  I
differenti  colori  della  classe  di  radioattivita'   naturale   si
ritrovano nella figura 12. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  In estrema sintesi, le  aree  rappresentative  della  distribuzione
spaziale delle litologie presenti in  legenda  sono  state  messe  in
relazione con una delle classi di emissivita' radiogenica  potenziale
definite in precedenza. Tale relazione e' stata  condotta  attraverso
l'associazione qualitativa e univoca tra le  tipologie  di  litologia
affiorante e  le  suddette  classi  di  emissivita'  radiogenica.  La
cartografia del potenziale grado  di  emissivita'  radiogenica  nelle
rocce (qui rappresentata come Carta preliminare della  Radioattivita'
Naturale Potenziale, RNP), per quanto risulta, rappresenta  il  primo
tentativo   sistematico   realizzato   alla   scala   nazionale   per
classificare il territorio italiano  dal  punto  di  vista  geologico
rispetto alla  problematica  del  rischio  di  esposizione  al  radon
(figura 12). 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 12 - Classificazione preliminare delle rocce affioranti  sulla
base della radioattivita' naturale potenziale. 
 
Il contributo delle informazioni territoriali ISTAT 
 
  Sulla base dei  risultati  dello  studio  di  associazione  tra  la
tipologia  litologica  e  la  classe   di   emissivita'   radiogenica
potenziale del radon, sono state quindi considerate le  delimitazioni
territoriali  curate  e  pubblicate  dall'ISTAT  [127]  al  fine   di
elaborare mappature e quadri di sintesi dei  suddetti  indicatori  in
relazione alle unita' amministrative regionali e  comunali.  Piu'  in
dettaglio,  lo  studio  della  distribuzione  delle  aree  a  maggior
esposizione potenziale del radon e'  stato  concretizzato  attraverso
processi di analisi geografiche con tecniche  di  overlay  e  spatial
query in ambiente GIS.  La  sovrapposizione  dell'informazione  della
emissivita' radiogenica potenziale associata ai  litotipi  affioranti
con la copertura comunale [128],  ha  consentito  di  selezionare  le
unita' comunali interessate dall'alto grado di emissivita' potenziale
radiogenico; per questi Comuni e' stato possibile  calcolare,  seppur
in prima approssimazione,  la  percentuale  di  territorio  coinvolto
dall'alto grado potenziale di emissivita' radiogenica nelle rocce che
in questa fase e' stato  ritenuto  di  primaria  importanza,  perche'
potrebbe costituire  un  indicatore  preliminare  per  la  successiva
definizione delle aree prioritarie nelle quali  condurre  le  analisi
radiometriche secondo la normativa vigente  (decreto  legislativo  31
luglio 2020, n.101). 
  In conformita' con quanto indicato dal sopra citato decreto e sulla
base della  Carta  preliminare  della  RNP  rispetto  alle  litologie
affioranti, sono stati  individuati  i  Comuni  con  una  percentuale
soglia assoluta di almeno 15% del proprio territorio  che  ricade  in
area a elevato grado di esposizione, estendendo il suggerimento delle
indicazioni  per  l'individuazione  delle  aree   prioritarie   (cfr.
articolo11, comma 3 del decreto legislativo 31 luglio  2020,  n.101),
per le quali dovra' pero' essere pari o superiore  al  15%  la  stima
della percentuale di edifici che supera il livello di 300 Bq/m3 ;  in
via   maggiormente   precauzionale   sono   state   individuate    le
amministrazioni comunali che detengono almeno il  10%  di  territorio
interessato dal medesimo alto grado di esposizione potenziale  e,  in
via totalmente cautelativa, individuati tutti i  Comuni  interessati,
anche in minima parte,  con  percentuale  di  territorio  interessato
maggiore di 0 (tabella 15 e figure 13, 14 e 15). 
 
Tabella 15 - Comuni nel cui territorio ricadono aree a elevato  grado
di esposizione radiogenica potenziale entro le soglie  di  estensione
territoriale del 15, 10 e 0% e numero di Regioni e Province  autonome
interessate. 
 
=====================================================================
|                 |      ≥ 15%      |     ≥ 10%      |    > 0 %     |
| Amministrazioni | (da normativa*) |(precauzionale) |(cautelativa) |
+=================+=================+================+==============+
|     Comuni      |       894       |      1051      |     2118     |
+-----------------+-----------------+----------------+--------------+
|  Regioni/Prov.  |                 |                |              |
|      Aut.       |       15        |       15       |      19      |
+-----------------+-----------------+----------------+--------------+
 
  * Il decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101 (articolo 11,  comma
3) prevede per l'individuazione delle aree prioritarie la presenza di
edifici che supera il livello di 300  Bq/m3  in  percentuale  stimata
pari o superiore al 15%, Nel presente documento  la  percentuale  del
15% si riferisce al territorio comunale ricadente in aree  a  elevato
grado di esposizione radiogenica. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 13 - Distribuzione  dei  Comuni  interessati  dalle  rocce  in
superficie con  elevata  radioattivita'  potenziale  relativamente  a
valori soglia percentuale assoluta di territorio almeno del 15 e  10%
e maggiore di 0%. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 14 - Numero dei Comuni interessati nelle  Regioni  e  Province
autonome secondo le tre soglie percentuali di riferimento. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 15 - Percentuale dei Comuni interessati nelle Regioni/Province
Autonome secondo le tre soglie percentuali di riferimento. 
 
  L'intervento dei dati ISTAT di dettaglio  a  livello  sub-comunale,
individuabili  nelle  cosiddette  localita'  e   nelle   sezioni   di
censimento con le relative variabili censuarie (al momento aggiornati
all'annualita' 2011), ha consentito  di  conoscere  sommariamente  la
distribuzione e la tipologia della presenza antropica permanente  nel
territorio, attraverso le quattro tipologie di localita' definite  da
ISTAT che suddividono il territorio comunale con le delimitazioni dei
"centri abitati", "nuclei abitati", "localita'  produttive"  e  "case
sparse".  Le   sezioni   di   censimento   curate   da   ISTAT,   che
territorialmente  frammentano  ulteriormente  le  "localita'",   sono
supportate   dalla   raccolta   dati   di    censimento    effettuati
periodicamente  e  riportano  la  presenza  abitativa  e   produttiva
presente al momento del censimento  nazionale  (aggiornamento  2011).
Tuttavia,  alcune  sezioni  di  censimento,  relative  a   territorio
comunale  classificato  come  "case  sparse",  possono   non   essere
relazionate  ad  alcuna  variabile  censuaria  nei   casi   in   cui,
all'interno di queste sezioni, non risulti una presenza  abitativa  o
produttiva. In  questa  precisa  condizione,  qualora  queste  stesse
sezioni censuarie prive  di  tessuto  abitativo  o  produttivo  siano
interessate da un alto grado di emissivita' potenziale del radon, non
sono considerate in  termini  di  superficie,  diminuendo  cosi',  in
questa prima valutazione, la percentuale  di  territorio  interessato
dalla presenza potenziale di radon. Con  questo  approccio  si  va  a
determinare, per i Comuni coinvolti, la percentuale di territorio con
potenziale  presenza  elevata  e  incidente  di  radon;  tale  valore
percentuale mantiene il  valore  assoluto  calcolato  preliminarmente
qualora non vengano interessate sezioni di censimento prive  di  dati
censuari; puo' ridursi se invece si riscontrano  in  ambito  comunale
sezioni di censimento interessate da litologie con  elevata  presenza
potenziale ma prive di dati censuari; o addirittura azzerarsi qualora
il territorio comunale fosse interessato  esclusivamente  all'interno
delle delimitazioni di sezioni di censimento prive di dati censuari. 
  I casi di esempio di  seguito  illustrati  (Figg.  6,  7,  8  e  9)
intendono mostrare come evolve la percentuale assoluta di  territorio
comunale con elevata radioattivita' potenziale di  radon  determinata
su base geo-litologica verso la percentuale incidente  di  territorio
comunale attraverso l'impiego dei dati pubblicati da ISTAT. 
 
Esempio di comune in cui la percentuale  di  territorio  con  elevata
presenza potenziale di radon assoluta  e  incidente  rimangono  sullo
stesso valore 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 16 - Esempio del Comune di Civitella San Paolo (Lazio,  Citta'
Metropolitana di Roma Capitale) - a) rappresentazione delle localita'
ISTAT (2011); b) sezioni di censimento abitativo  (ISTAT,  2011);  c)
distribuzione delle rocce con alta radioattivita' potenziale  (30,7%)
e delle sezioni di censimento interessate in varia misura. La sezione
n.1 del centro abitato non e' direttamente coinvolta in  questa  fase
di studio; d) verifica della presenza dei dati  censuari  (annualita'
2011) nelle sezioni di censimento  interessate  con  tipologia  "case
sparse". In questo caso, tutte le sezioni "case sparse" coinvolte (6,
7, 8 e 9) presentano dati di censimento di popolazione  e/o  elementi
abitativi; pertanto la percentuale assoluta di  territorio  con  alta
radioattivita' potenziale e' da considerarsi  in  questa  fase  anche
come percentuale potenzialmente incidente. 
 
Esempio di Comuni in cui la percentuale  di  territorio  con  elevata
presenza potenziale  di  radon  incidente  diminuisce  rispetto  alla
percentuale assoluta 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 17 - Esempio del Comune di  Abbadia  San  Salvatore  (Toscana,
Siena) - a) rappresentazione delle localita' ISTAT (2011); b) sezioni
di censimento abitativo (ISTAT, 2011); c) distribuzione  delle  rocce
con  alta  radioattivita'  potenziale  (30,4%)  e  delle  sezioni  di
censimento interessate in varia misura. Le sezioni quali le numero 1,
2, 8, 10 e 11 del centro abitato e numero 34, 35, 39 e  41  di  "case
sparse" non sono direttamente coinvolte in questa fase di studio;  d)
verifica della presenza dei dati  censuari  (annualita'  2011)  nelle
sezioni di censimento interessate con  tipologia  "case  sparse";  le
sezioni numero 38 e 42 non presentano dati di censimento. Pertanto la
percentuale assoluta di territorio con alta radioattivita' potenziale
si  riduce  alla  percentuale  potenzialmente  incidente  (12,1%)  in
considerazione delle sezioni con  assenza  di  elementi  abitativi  o
produttivi. 
 
  Un altro esempio di comune in cui la percentuale di territorio  con
elevata presenza potenziale di  radioattivita'  incidente  diminuisce
rispetto alla percentuale  assoluta  e'  rappresentato  da  Valdilana
(BI). Il territorio del comune di Valdilana, istituito nel 2019 dalla
fusione dei Comuni di Mosso, Soprana, Trivero e Valle Mosso,  insiste
sulle rocce basiche  della  zona  Ivrea-Verbano  e  sui  graniti  del
Biellese e  della  Valsessera,  che  manifestano  una  radioattivita'
medio-bassa. Il Comune amministra anche un'isola  montana  distaccata
che  insiste  sul  plutone  oligocenico  della   Valle   del   Cervo.
Quest'ultimo e' formato da  una  sienite  che  registra  una  elevata
attivita' radioattiva. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 18 - Esempio del Comune di Valdilana (Piemonte, Biella)  -  a)
rappresentazione  delle  localita'  ISTAT  (2011);  b)   sezioni   di
censimento abitativo/produttivo (ISTAT, 2011); c) distribuzione delle
rocce  con  alta  radioattivita'  potenziale  (83,5%)  che  vanno   a
interessare la  quasi  totalita'  delle  sezioni  di  censimento;  d)
verifica della presenza dei dati  censuari  (annualita'  2011)  nelle
sezioni di censimento interessate con  tipologia  "case  sparse";  la
percentuale assoluta di territorio con alta radioattivita' potenziale
si  riduce  alla  percentuale  potenzialmente  incidente  (54,7%)  in
considerazione delle sezioni "di case sparse" con assenza di elementi
abitativi. 
Per questo comune, istituito nel 2019 dalla  fusione  dei  Comuni  di
Mosso, Soprana, Trivero e Valle Mosso, le informazioni relative  alle
localita'  (denominazioni  nel  riquadro  "a"),   alle   sezioni   di
censimento (numeri nei riquadri "b", "c"  e  "d")  e  alle  variabili
censuarie (popolazione, edifici, ecc.)  sono  aggiornati  al  2011  e
quindi ancora legate alle precedenti amministrazioni comunali. 
 
Esempio di comune in cui la percentuale  di  territorio  con  elevata
radioattivita' potenziale di radon incidente si annulla 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 19 - Esempio del Comune di Oliveri  (Sicilia,  Messina)  -  a)
rappresentazione  delle  localita'  ISTAT  (2011);  b)   sezioni   di
censimento abitativo/produttivo (ISTAT, 2011); c) distribuzione delle
rocce con alta radioattivita' potenziale  (38,7%)  e  le  sezioni  di
censimento interessate in varia misura. Le sezioni numero 8  e  9  di
"case sparse" sono le sole a essere direttamente coinvolte in  questa
fase  di  studio;  d)  verifica  della  presenza  dei  dati  censuari
(annualita'  2011)  nelle  sezioni  di  censimento  interessate   con
tipologia "case sparse"; le sezioni numero 8 e 9 non presentano  dati
di censimento. Pertanto la percentuale  assoluta  di  territorio  con
alta radioattivita' potenziale riguarda solamente  aree  (sezioni  di
censimento ISTAT 2011) con assenza di elementi abitativi o produttivi
portando in questa  fase  di  studio  la  percentuale  potenzialmente
incidente allo 0%. 
 
Attivita' previste per le successive fasi di elaborazione del PNAR  e
conclusioni 
  Nelle fasi successive di  elaborazione  del  PNAR,  si  prevede  di
perfezionare l'elaborazione della Carta preliminare di RNP, prendendo
in considerazione altri parametri geologici che condizionano in varia
misura le esalazioni di radon dal sottosuolo quali  la  permeabilita'
relativa, la fratturazione e la distribuzione  dei  fenomeni  carsici
nelle rocce. 
  E' opportuno precisare che la carta ad oggi  elaborata  rappresenta
un prodotto preliminare che potra'  essere  modificato  profondamente
sulla  base  della  valutazione   dei   parametri   geologici   sopra
menzionati. Questo significa che aree che in questa fase ricadono  in
zona a media o bassa radioattivita' naturale  potenziale,  potrebbero
essere riclassificate come ad alta emissivita' radiogenica sulla base
della presenza di venute di acqua,  elevata  fratturazione  e/o  alta
permeabilita'. Al contrario, le successive integrazioni  al  presente
documento, non avranno modo di suggerire una  diminuzione  del  grado
delle  classi  di  emissivita'.  Tale  indicazione  potrebbe   essere
verosimilmente proposta  solo  in  seguito  ad  analisi  dirette  sul
terreno, che potrebbero essere eseguite, o lo sono gia' state,  dalle
ARPA/APPA o altre istituzioni preposte. A titolo esemplificativo,  si
riporta il caso della citta' di Trieste. Nella Carta preliminare RPN,
il  territorio  della  Regione  Friuli  Venezia   Giulia   e'   stato
classificato quasi completamente  in  bassa  radioattivita'  naturale
(figura 12). Focalizzando sull'area del comune di Trieste, si osserva
che, in effetti, la radioattivita' delle rocce  affioranti  e'  nella
fascia medio-bassa (figura 20a), ma i  dati  delle  misure  di  Radon
indoor, forniti da ARPA Friuli Venezia Giulia, evidenziano che  nella
parte  nord-orientale  della   citta'   si   registrano   valori   di
concentrazione di radon piuttosto elevati (figura 20b). Una possibile
ipotesi per spiegare tale fenomeno puo' essere  l'alta  permeabilita'
delle rocce affioranti proprio in quest'area, come si puo'  osservare
in figura 20c. 
  In conclusione, questo primo lavoro sulla potenziale radioattivita'
naturale  delle  litologie  affioranti,  mostra   sicuramente   delle
differenze con altri studi che hanno preso  in  considerazione  anche
analisi dirette sul terreno a scala di  maggiore  dettaglio  e  altri
indicatori geologici. Come  sopra  accennato,  la  valutazione  delle
caratteristiche quali  permeabilita'  e  fratturazione  dei  litotipi
avverra' nelle prossime fasi di integrazione al presente documento  e
quindi solo allora potranno essere verificate alcune delle differenze
tra le cartografie qui prodotte e quelle disponibili da altri studi e
messe in evidenza quelle aree del territorio italiano nelle quali  e'
riscontrabile questa incongruenza. 
  E' importante ribadire che le nostre analisi non hanno  evidenziato
in alcuni settori o Regioni, quali le Marche e la Puglia, la presenza
di aree caratterizzate da potenziale emissivita' radiogenica elevata,
laddove era gia' stata riscontrata a seguito di analisi e indagini di
dettaglio da parte di altre istituzioni una  elevata  esposizione  al
radon, come e' stato mostrato nell'esempio della citta' di Trieste. 
  In definitiva, si ritiene che le elaborazioni qui presentate  siano
in  linea  con  le  finalita'  previste  in  questa  prima  fase   di
elaborazione, ossia di dare indicazioni al  MASE  e  alle  Regioni  e
Province autonome su quali sono  i  Comuni  nei  quali  proseguire  o
iniziare con piu' urgenza un monitoraggio ambientale sull'esposizione
potenziale  della  popolazione  al  radon  ai  fini  della  normativa
vigente, soprattutto in  quelle  situazioni  in  cui,  si  ribadisce,
queste  importanti  indagini  ambientali  non   sono   ancora   state
intraprese, o lo sono state con molto ritardo. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Figura 20 - Esempio del territorio  del  Comune  di  Trieste.  a)  Lo
stralcio della Carta RNP evidenzia la presenza  di  rocce  affioranti
con medio-bassa radioattivita'. b) Le misure  radon  indoor  rilevano
concentrazioni di radon elevate  nel  settore  nord-orientale.  c)  I
punti di controllo con valori elevati di radon  ricadono  nelle  aree
con rocce aventi un alto grado di  permeabilita'  (all'interno  della
classe di radioattivita'  media  e  bassa  le  diverse  tonalita'  di
colore,  rispettivamente  rosato  e  giallo,  indicano  il  grado  di
permeabilita' delle rocce). 
 
  Si riporta, infine,  che,  oltre  alle  elaborazioni  mostrate  nel
presente  documento,  saranno  in  seguito  disponibili,  in  formato
digitale e in tempi e modalita' da definire, i seguenti prodotti: 
    1)  shapefile  della  Carta  preliminare   della   Radioattivita'
Naturale Potenziale; 
    2)  tabelle  con  elenco  dei  Comuni  interessati  da  rocce  in
superficie con  elevata  radioattivita'  potenziale  relativamente  a
valori soglia percentuale assoluta di territorio almeno del 15 e  10%
e maggiore di 0%. 
 
4.3 Appendice all'Azione 1.3 
 
  Prima individuazione di specifiche tipologie di luoghi  di  lavoro,
ai  sensi  dell'articolo  16,  comma  1,  lettera  c)   del   decreto
legislativo 31 luglio 2020, n.101 
 
  Premesso  che  il  decreto  legislativo  31  luglio  2020,   n.101,
all'articolo 16, comma 1,  lettera  a)  indica  i  luoghi  di  lavoro
sotterranei oggetto dell'obbligo di misurazione e considerato che per
luogo di lavoro sotterraneo si intende "locale o ambiente con  almeno
tre pareti interamente sotto il piano di campagna,  indipendentemente
dal fatto  che  queste  siano  a  diretto  contatto  con  il  terreno
circostante o meno" [129], lo stesso decreto all'articolo  16,  comma
1,  lettera  c)  nel  campo  di  applicazione  considera  "specifiche
tipologie di  luoghi  di  lavoro  identificate  nel  Piano  nazionale
d'azione per il radon". Inoltre l'allegato III del  medesimo  decreto
ai punti 3 e 4 indica la necessita' di identificare sia le "tipologie
di luoghi di lavoro", che le "attivita' lavorative" a maggior rischio
dal punto di vista del radon. 
  Di seguito si riporta un primo elenco delle  "specifiche  tipologie
di luoghi di lavoro"  alle  quali  si  applica  quanto  previsto  dal
decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, articoli 17 e 18. 
    
Tabella 16 Specifiche tipologie di luoghi di lavoro, ai sensi
dell'articolo 16, c.1, lettera c)
+-------------------------------------------------------------------+
|Specifiche tipologie di luoghi di lavoro, ai sensi                 |
|dell'articolo 16, c.1, lettera c)                                  |
+-------------------------------------------------------------------+
|1.                       |Locali chiusi con impianti di trattamento|
|                         |per la potabilizzazione dell'acqua in    |
|                         |vasca aperta                             |
|                         |                                         |
|2.                       |Impianti di imbottigliamento delle acque |
|                         |minerali (naturali e di sorgente)        |
|                         |                                         |
|3.                       |Centrali idroelettriche                  |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  Inoltre, ai fini dei  una  corretta  individuazione  dei  punti  di
misura, per l'applicazione degli  obblighi  per  l'esercente  di  cui
all'articolo 17 e a integrazione delle modalita' di esecuzione  della
misurazione di concentrazione media annua di attivita' di  radon,  di
cui all'Allegato II del decreto legislativo 31 luglio 2020, n.101, si
riportano alcuni criteri per l'individuazione dei punti di misura. 
    
Tabella 17 Criteri per l'individuazione dei punti di misura
+-------------------------------------------------------------------+
|Criteri per l'individuazione dei punti di misura                   |
+-------------------------------------------------------------------+
|                         |locali di servizio, spogliatoi, bagni,   |
|                         |vani tecnici, sottoscala, corridoi       |
|Luoghi di lavoro esentati|                                         |
|dalla misurazione        |                                         |
|                         |locali a basso fattore di occupazione:   |
|                         |minore di 100 ore/anno                   |
+-------------------------------------------------------------------+
    
4.4 Appendice alle Azioni 2.1 e 2.2 
 
Specifiche tecniche  di  intervento  -  Progettazione  di  interventi
mirati 
 
  Con intento introduttivo e divulgativo, si illustrano nel  seguito,
sinteticamente,  i  principali   elementi   tecnici   riferiti   alle
metodologie  di  intervento  normalmente  impiegate   nella   pratica
corrente per il risanamento o  la  prevenzione  dell'inquinamento  da
radon, sia nel caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni, sia  per
risanamenti specifici di edifici preesistenti. 
  Tra le diverse soluzioni, ovviamente, di volta in volta  occorrera'
individuare quella piu' adatta alla particolare situazione. 
  Per i necessari approfondimenti, si rimanda ai pregevoli lavori che
vari enti, sull'intero territorio  nazionale,  hanno  predisposto  al
fine di approfondire, in senso tecnico  e  con  scopi  immediatamente
operativi e applicativi, le problematiche  della  prevenzione  e  del
risanamento da radon. 
  Tra  gli  altri,  si  segnala  il  documento  linee  guida  per  la
prevenzione delle  esposizioni  al  gas  radon  in  ambienti  indoor,
adottato dalla Direzione Generale Sanita' della Regione Lombardia con
decreto n.12678 del 21 dicembre 2011. Il documento  intende  proporsi
come utile strumento operativo per i Comuni, per i progettisti e  per
i costruttori, fornendo indicazioni  e  suggerimenti  riguardanti  la
realizzazione di nuovi  edifici  radon-resistenti  e  le  azioni  per
ridurre l'esposizione al gas radon nel  caso  di  edifici  esistenti,
anche  in  sinergia  con  gli  interventi  finalizzati  al  risparmio
energetico. 
  Nel caso di ristrutturazioni e  di  interventi  di  mitigazione  su
edifici esistenti, sebbene la maggior parte  delle  tecniche  possano
essere  adattate  e  trovare  una  applicazione  generalizzata,  ogni
intervento va pianificato e progettato in funzione della  particolare
configurazione   architettonica    dell'edificio    e    delle    sue
caratteristiche  costruttive.  In  linea  generale,  non  si  possono
escludere interventi  che  prevedano  significative  modifiche  d'uso
degli   ambienti.   In   taluni   casi   possono   esistere   vincoli
architettonici che limitano sensibilmente la scelta delle tecniche di
intervento. Per le nuove costruzioni, e' inevitabile che  le  singole
scelte progettuali, anche di dettaglio, possano  avere  una  decisiva
influenza in relazione alle problematiche di esposizione al radon. Si
riportano  nel  seguito,  a  puro  titolo   esemplificativo,   alcune
situazioni progettuali che, in determinate condizioni, possono essere
messe  in  relazione  a  tali  pericoli.  Quando  si   presentano   i
presupposti per temere un inquinamento da radon, l'attenzione volta a
tali  aspetti,  sin  dalla  fase  di  pianificazione   e   di   prima
programmazione  dell'iter  progettuale,  puo'  poi   consentire   una
maggiore flessibilita' nella scelta delle soluzioni piu' adeguate  al
momento di definire le misure specifiche per la riduzione del rischio
radon.   Naturalmente,   ogni    soluzione    progettuale,    seppure
correttamente ideata, rischia poi  di  essere  vanificata  senza  una
corretta esecuzione a livello tecnico. 
 
Destinazione d'uso dei locali 
  Generalmente,  la  concentrazione  eccessiva  di  radon   tende   a
manifestarsi  di  prevalenza  negli  ambienti  posti  a  contatto,  o
comunque in prossimita', del terreno; analoghe problematiche  possono
insorgere  in  ambienti  comunque  realizzati  su  cantine  o   spazi
seminterrati chiusi. In determinate situazioni le problematicita'  si
sono evidenziate anche in edifici realizzati  su  pendii  o  in  zone
scoscese. 
  Ne consegue che le soluzioni  architettoniche  che  privilegino  la
«separazione» dal suolo dei locali di utilizzo,  soggiorno  o  lavoro
che sia, ovvero che prevedano l'assenza di passaggi  intercomunicanti
tra interrati/cantine e piani superiori, sono  in  sintonia  con  una
strategia di protezione dal rischio  radon.  Situazioni  di  maggiore
problematicita', ovviamente, sussistono  quando,  dovendo  affrontare
una ristrutturazione, si e' in presenza di locali  seminterrati  gia'
utilizzati  o,  comunque,  per  i  quali  le   esigenze   progettuali
indirizzino verso un loro riutilizzo futuro. 
  Una  situazione  potenzialmente  insidiosa  puo'  determinarsi   in
presenza di  vani  o  spazi  caratterizzati  da  sviluppo  verticale,
relativamente delimitati verso l'esterno (ad esempio:  vano  scala  o
vano ascensori) ma direttamente comunicanti con il livello cantine  o
con gli ambienti interrati;  sono  situazioni,  infatti,  in  cui  si
rischia, con una  sorta  di  effetto  camino,  di  rendere  i  locali
superiori facilmente accessibili al radon. In tali casi, il ricorso a
soluzioni progettuali assai semplici da ideare (uso di porte isolanti
opportunamente disposte;  prevedere  un  accesso  alle  cantine  solo
dall'esterno, o da vano chiuso) possono  risolvere  adeguatamente  il
problema. 
 
Tenuta stagna e isolamento dagli ambienti a contatto con il terreno 
  Realizzare una vera e propria sigillatura  a  tenuta  stagna  delle
cantine e degli ambienti interrati,  cosi'  da  creare  una  completa
separazione con gli altri ambienti sovrastanti della costruzione  non
e' pensabile.  Si  deve  considerare  che,  di  regola,  gli  edifici
destinati a un utilizzo che preveda la presenza piu' o  meno  stabile
di persone, sono dotati di uno strato  di  isolamento  termico  e  di
guaine  impermeabilizzanti  che  chiudono  gli  spazi  utili  interni
dall'ambiente esterno, l'uno per necessita' di risparmio  energetico,
le altre per evitare o ridurre le problematiche di umidita' come pure
di  infiltrazione  o  risalita  dell'acqua.   Gli   stessi   elementi
architettonici (pareti perimetrali,  infissi  eterni)  svolgono  tale
duplice funzione di isolamento termico e di impermeabilizzazione.  Si
puo'  allora  pensare  di  utilizzare  opportunamente  questi  stessi
sistemi di isolamento e impermeabilizzazione al fine  di  individuare
soluzioni pratiche che consentano, laddove necessario, di  realizzare
efficaci sistemi di prevenzione dal radon: la guaina  isolante  posta
sotto le fondamenta puo' essere utilizzata anche  a  questo  fine;  o
ancora, si puo' concepire una ulteriore barriera separando le cantine
dai livelli superiori a mezzo di  una  soletta  continua  in  cemento
armato. 
 
Condutture di impianti 
  Le tubazioni degli impianti idrico e del gas, come le condutture  a
servizio dell'impianto  di  riscaldamento  (spessore  provenienti  da
serbatoi interrati) se introdotte nell'edificio a partire dal livello
fondazionale, costituiscono un potenziale punto di infiltrazione  del
radon; la soluzione di ammorsare tali tubazioni  nel  calcestruzzo  o
nelle pareti perimetrali, o anche l'impiego di collanti speciali, non
sempre danno le necessarie garanzie di  durabilita'.  Soluzioni  piu'
opportune  possono  prevedere  il  passaggio  attraverso  le   pareti
perimetrali, realizzando anche un riempimento drenante, ad esempio in
ghiaia, che assicuri una adeguata ventilazione  al  fine  di  evitare
concentrazioni di radon. 
  Analoghe problematiche si presentano  per  le  condutture  di  piu'
piccolo diametro, solitamente impiegate per  il  passaggio  dei  cavi
elettrici,  i  quali  troppo  spesso  risultano  realizzati  con  una
insufficiente sigillatura interna. 
  Anche l'impianto di fognatura dovrebbe prevedere  l'attraversamento
del pavimento dei locali cantina nel minor numero possibile di punti,
minimizzando anche il numero di diramazioni sottostanti tali ambienti
(con i relativi pozzetti di ispezione). 
  Da non sottovalutare gli sterri realizzati  per  le  canalizzazioni
degli impianti in ingresso, i quali  possono  costituire  altrettanti
punti di raccolta del  radon:  anche  qui,  la  realizzazione  di  un
adeguato  riempimento   drenante   puo'   aiutare   a   evitarne   la
concentrazione. 
 
Ventilazione naturale del terreno sottostante la fondazione 
  Una soluzione progettuale semplice e' quella di sfruttare lo strato
di  vespaio  solitamente  posizionato  sotto  le  fondazioni   e   il
riempimento posto a  lato  delle  costruzioni  a  livello  interrato,
entrambi realizzati con  fini  drenanti,  allo  scopo  di  consentire
l'allontanamento  delle  acque  presenti  nel  terreno:  il   vespaio
sottostante, drenante e permeabile, mantenuto in collegamento con  il
riempimento laterale, favorira' il transito  dell'aria  presente  nel
sottosuolo, che rischia di arricchirsi  di  radon,  consentendone  il
passaggio verso gli strati laterali del  riempimento  e  il  continuo
ricambio, cosi' da  evitare  la  possibilita'  di  concentrazione  di
radon. 
  Si sottolinea ancora una volta che la lotta al radon,  sia  per  le
nuove  costruzioni  che  per  risanamenti  o  bonifiche  di   edifici
esistenti, si avvale di tecniche di intervento abbastanza simili, che
rimandano agli stessi principi teorico-scientifici. Queste  tecniche,
siano  esse  mirate  alla  prevenzione  o  al   risanamento/bonifica,
concettualmente si  distinguono  in  due  differenti  metodologie  di
intervento: l'Isolamento e la Ventilazione. 
 
Eliminazione del radon tramite isolamento 
  In tali casi, la protezione dal radon, che ne ostacoli e  impedisca
l'infiltrazione attraverso l'aria proveniente  dal  sottosuolo,  deve
sempre prevedere una «intercapedine» o barriera chiusa tra l'edificio
e  il  terreno,  attraverso  l'impiego  di  membrane   sigillanti   o
rivestimenti isolanti. 
  Si puo' anche concepire un duplice intervento protettivo,  uno  che
miri a isolare le parti della costruzione a diretto contatto  con  il
terreno,   l'altro   localizzato   al   confine    tra    i    locali
interrati/cantine e gli ambienti adibiti a soggiorno di persone. 
  Nelle nuove costruzioni e' piu' facile limitare l'infiltrazione  di
radon con tecniche di costruzione a  tenuta  stagna  e/o  con  misure
sistematiche  di  sigillatura,  mentre  in  caso  di  risanamenti   e
ristrutturazioni, a causa della presenza di numerosi punti di accesso
potenzialmente deboli (vano scale, in completa comunicazione  con  le
cantine, locali interrati con pavimentazione  in  materiale  naturale
privo di adeguato isolamento, condutture  e  tubazioni  variamente  e
disordinatamente disposti, pozzetti  di  ispezione  a  livello  delle
cantine...) spesso si deve intervenire principalmente  attraverso  la
realizzazione di isolamenti tra il terreno e l'edificio o intorno  ai
locali  per  i  quali  si  e'  rilevato   il   rischio   di   elevata
concentrazione di radon. 
  Tuttavia, proprio negli interventi di risanamento  e  nel  caso  di
ristrutturazioni, per i motivi ora indicati, le  tecniche  che  fanno
ricorso  all'isolamento  non  sempre  riescono  a  dare  gli  effetti
sperati, per cui sovente  si  concepiscono  strategie  di  intervento
"miste",  che  accoppiano  soluzioni  di  isolamento  con  misure  di
ventilazione. 
 
Eliminazione del radon tramite ventilazione 
  L'infiltrazione del  radon  attraverso  l'aria  e'  favorita  dalla
presenza  di  una  depressione  tra   il   sottosuolo   e   l'interno
dell'edificio, innescata normalmente dalla presenza  naturale  di  un
gradiente termico tra  l'interno  e  l'esterno,  in  particolare  nel
periodo  invernale  a  causa  della  presenza  di  ambienti   interni
riscaldati. Come gia'  visto,  la  presenza  di  ambienti  a  diretto
collegamento, ma  anche  l'esistenza  di  insospettabili  aperture  o
fessure correlate a tubazioni e condutture,  determinano  un  vero  e
proprio effetto camino che risucchia l'aria sino ai piani  superiori.
Anche la presenza di stufe  e  camini,  come  pure  gli  impianti  di
aspirazione, contribuiscono a creare  vie  preferenziali  per  questo
genere di fenomeno. 
  Le tecniche di intervento  che  fanno  ricorso  alla  ventilazione,
mirano a modificare la ripartizione della pressione  tra  interno  ed
esterno della costruzione,  in  modo  da  ostacolare  l'infiltrazione
dell'aria ricca di radon, impedendone o comunque limitandone la forte
concentrazione. 
  Le strategie di  intervento,  in  sostanza,  si  concentrano  sulle
seguenti metodologie, a volte  onerose  economicamente:  ventilazione
dell'area sottostante l'edificio (ad esempio  ripristinando  aperture
di areazione preesistenti o  realizzando  un  sistema  coordinato  di
aperture e tubazioni);  generazione  di  sovrappressione  artificiale
all'interno  dell'edificio;  espulsione  dell'aria  ricca  di   radon
presente all'interno dei locali interrati o negli stessi ambienti  di
soggiorno, attraverso un sistema di ventilazione forzata. 
  Con particolare  riferimento  agli  interventi  di  risanamento  da
radon, come pure  alle  ristrutturazioni  di  edifici  esistenti,  la
esatta  determinazione  quantitativa   del   possibile   livello   di
concentrazione di radon diventa particolarmente importante. Pertanto,
occorre innanzitutto scegliere con cura i punti in cui effettuare  le
misurazioni, privilegiando  di  regola  i  locali  situati  al  piano
terreno o a livelli interrati, mentre nelle zone ai  piani  superiori
in genere e' raro che si presenti un'elevata concentrazione di radon;
ma, alcune situazioni particolari, come per  esempio  locali  abitati
sopra ampi spazi chiusi a contatto con il terreno, o un  corpo  scale
parzialmente aperto all'esterno e in comunicazione  con  le  cantine,
possono innescare condizioni in cui le correnti ascensionali di  aria
trasportino per effetto termico aria a  significativa  concentrazione
di radon fino ai locali situati ai piani superiori. 
  Al fine di evitare dispendiose  misure  basate  su  dati  imprecisi
delle misurazioni, e' raccomandabile l'effettuazione di  una  vera  e
propria campagna di prove, commisurate  all'entita'  dell'opera,  che
preveda la misurazione in diversi punti delle zone prescelte. 
  Ugualmente di primaria importanza e' poter disporre di informazioni
puntuali sulla costruzione esistente  (materiali  impiegati,  tipi  e
dislocazione delle condutture dei  vari  impianti...),  che  dovranno
essere organizzate e catalogate per gli usi futuri. 
  Inoltre, sempre avendo a riferimento il reale livello di potenziale
rischio del radon (attraverso la conoscenza del sito sulla  base  dei
dati a disposizione, ovvero a seguito di  misurazioni  dirette),  una
programmazione lungimirante puo' a volte prevedere l'opportunita'  di
procedere gradualmente, concependo misure di risanamento  "semplici",
o comunque soluzioni tecniche di carattere provvisorio  (ad  esempio,
stuccatura sistematica di giunti e fessure  con  materiali  speciali,
isolamento attraverso un sistema di porte a tenuta stagna,  areazione
dei vespai sotto il pavimento e delle intercapedini, apertura di vani
per garantire la ventilazione a livello di scantinati...) e solo dopo
averne verificato  l'effetto,  progettare  misure  piu'  complesse  e
definitive, che possono anche consistere nel  solo  completamento  di
quelle gia' attuate. 
  Con  particolare  riferimento  alle  nuove   costruzioni,   e'   da
considerare che puo'  capitare  spesso,  al  momento  dell'avvio  dei
lavori, di non disporre di tutte le informazioni necessarie a livello
geotecnico in relazione al sedime di fondazione. Solo  dopo  l'inizio
della costruzione, sulla base di ulteriori indagini  di  affinamento,
si potranno avere dati in relazione alla permeabilita'  del  terreno,
il che influira' sulla scelta delle specifiche misure da adottare per
la riduzione del rischio radon. Per altro verso, laddove  si  conosca
perfettamente la situazione di partenza, si potranno meglio elaborare
una strategia di intervento flessibile che  permetta  la  scelta  tra
piu' soluzioni. Inoltre, da tener presente  che  nel  caso  di  nuove
costruzioni,  almeno  laddove  permangano  incertezze   sulla   reale
significativita' del livello di rischio da radon  da  affrontare,  un
sano principio di efficiente pianificazione in  termini  progettuali,
puo' essere quello di  prevedere,  in  fase  costruttiva,  una  serie
coordinata di interventi e predisposizioni tali da poter  realizzare,
ove se  ne  presentasse  la  necessita',  le  misure  per  affrontare
adeguatamente  eventuali  situazioni  di  criticita'  da  radon   che
dovessero nel tempo sopravvenire. 
  In particolare per le nuove  costruzioni,  e'  da  considerare  che
molte scelte effettuate a livello di progettazione possono  aumentare
o  diminuire  il  rischio  radon,  per  cui  diviene  importante  che
l'attenzione del progettista sia  volta,  da  subito,  anche  a  tale
problematica, al fine di attuare, qualora  dovessero  presentarsi  le
condizioni, le  misure  protettive  o  preventive  piu'  adeguate  ed
efficaci. 
  In ogni  caso,  sia  che  si  tratti  di  nuove  costruzioni  o  di
interventi su edifici esistenti, tenendo comunque sempre presenti  le
singolarita' e le specificita' delle singole  situazioni,  i  diversi
tipi di intervento possono non avere tutti  la  stessa  efficacia  in
termini di riduzione o prevenzione del rischio radon. 
  In  linea  di  principio,  sono  da  privilegiare  le  tecniche  di
intervento a livello del contatto suolo edificio,  quali  ad  esempio
depressurizzazione attiva o passiva del vespaio o  realizzazione  del
cosiddetto pozzetto-radon nel caso di fondazioni a platea:  peraltro,
si tratta di soluzioni comunemente utilizzate e  di  non  particolare
complessita' tecnica. 
  La   soluzione   della   sigillatura,   seppure    sistematicamente
perseguita, da sola e'  certamente  meno  efficace  e  in  genere  e'
complementare ad altri interventi principali. 
 
Tecniche di isolamento 
  In sede di pianificazione  occorre  considerare  che,  laddove  non
siano da temere  alte  concentrazioni  di  radon,  l'isolamento  puo'
essere  garantito  dalla  stessa  struttura  della  parte   interrata
dell'edifico, se realizzata interamente in cemento armato. 
  Nonostante la maggiore possibilita' di diffusione/permeabilita' del
radon rispetto al vapore d'acqua, in generale va considerato  che  le
tecniche impiegate contro l'umidita' sono solitamente efficaci  anche
contro il radon. 
    
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|Isolamento (esterno) dal terreno con membrane impermeabilizzanti   |
|(riferimento: costruzioni nuove/ristrutturazioni)                  |
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|Materiali e modalita' di intervento                                |
+-------------------------------------------------------------------+
|Durante gli scavi di fondazione, posa sistematica ed estesa di     |
|membrane impermeabilizzanti sotto le fondamenta, sul ripiano dello |
|scavo. Si tratta della stessa tecnica, e degli stessi materiali,   |
|utili per garantire l'impermeabilita' all'acqua, impedendone la    |
|penetrazione ed evitando i danni dovuti all'umidita'.              |
+-------------------------------------------------------------------+
|Particolari costruttivi                                            |
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|1. Curare il risvolto delle membrane sulle pareti dei locali       |
|   interrati                                                       |
|2. Garantire lavorazioni a tenuta stagna dei punti di passaggio    |
|   delle tubazioni, dei giunti di dilatazione ecc.                 |
|3. Curare la protezione e l'isolamento dei giunti di dilatazione,  |
|   i condotti di drenaggio devono rimanere sempre all'esterno delle|
|   membrane                                                        |
+-------------------------------------------------------------------+
|Situazioni particolari                                             |
|(laddove si intenda realizzare un isolamento termico dei locali    |
|interrati, per un esigenze di un loro utilizzo e riscaldamento)    |
+-------------------------------------------------------------------+
|La posa della fondazione su materiale isolante resistente alla     |
|pressione (ad esempio: lana di vetro o polistirene espanso) e'     |
|raccomandabile solo nelle zone in cui non si e' in presenza di     |
|elevata concentrazione di radon. In situazioni ad alto rischio     |
|radon, si deve ricorrere, al solito, a un isolamento esterno       |
|attraverso la posa di una membrana al di sotto del materiale       |
|isolante.                                                          |
+-------------------------------------------------------------------+

+-------------------------------------------------------------------+
|Isolamento (interno) delle superfici dell'edificio                 |
|(riferimento: risanamenti di edifici esistenti/ristrutturazioni)   |
+-------------------------------------------------------------------+
|Materiali e modalita' di intervento                                |
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|1. Membrane isolanti                                               |
|2. Pitture o malte isolanti termicamente                           |
|3. Barriera impermeabile al vapore d'acqua (nei casi di presenza di|
|   isolamento termico per le parti a contatto del terreno)         |
+-------------------------------------------------------------------+
|Particolari costruttivi                                            |
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|1. Garantire la tenuta stagna nei punti di raccordo, spigoli vivi, |
|   connessioni (sono solitamente in numero maggiore rispetto a     |
|   nuove costruzioni)                                              |
|2. Curare la sovrapposizione, incollaggio o saldatura tra parti di |
|   membrane                                                        |
|3. Garantire lavorazioni a tenuta stagna dei punti di passaggio    |
|   delle tubazioni e, in genere, nei punti di perforazione         |
|4. Curare le lavorazioni successive di fissaggio del rivestimento e|
|   delle finiture delle superfici, affinche' non provochino danni  |
|   all'isolamento precedentemente posato nelle sigillature di crepe|
|   preferire malte di isolamento a comportamento non fragile       |
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|Situazioni particolari                                             |
|In genere, se adottate da sole, le misure di isolamento interno    |
|sono raccomandabili solo in caso di basso rischio da radon         |
|(concentrazioni di radon non elevate)                              |
+-------------------------------------------------------------------+
|L'applicazione di rivestimenti interni relativamente ermetici (come|
|tappezzerie isolanti o vernici al clorocaucciu') e' raccomandabile |
|solo come misura complementare, le iniezioni di materiale nelle    |
|opere in muratura, tipiche negli interventi di risanamento per     |
|danni di umidita', non sono raccomandabili come interventi di      |
|protezione dal radon, laddove gli interventi di risanamento non    |
|siano sufficienti a ridurre la concentrazione del radon nei locali |
|interrati, una soluzione possibile e' quella di procedere          |
|all'isolamento del solaio di separazione tra cantine e locali      |
|abitati, in questi casi, in assenza di solette in cemento armato,  |
|le problematiche e le possibilita' di successo sono legate         |
|all'efficacia degli interventi di sigillatura di crepe e fessure e |
|nei punti di raccordo                                              |
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|Isolamento degli elementi mobili di separazione tra locali         |
|interrati e ambienti di soggiorno (porte, sportelli, coperchi di   |
|pozzetti ecc.)                                                     |
|(riferimento: nuove costruzioni; risanamenti di edifici            |
|esistenti/ristrutturazioni)                                        |
|Si tratta di misure riguardanti, generalmente, le porte di accesso |
|ai locali cantina o quelle di collegamento degli ambienti abitati  |
|al vano scala (a sua volta direttamente in comunicazione con le    |
|cantine). In genere, i requisiti che devono avere questi elementi  |
|architettonici/partizioni mobili per soddisfare l'esigenza di      |
|isolamento acustico, sono sufficienti anche per risolvere le       |
|problematiche da radon. Al contrario, le porte tagliafuoco,        |
|solitamente non avendo una buona tenuta all'aria, non costituiscono|
|un valido ausilio.                                                 |
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|Materiali e modalita' di intervento                                |
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|Porte e finestre ad alto isolamento acustico                       |
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|Particolari costruttivi                                            |
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|1. Curare la esecuzione a regola d'arte del montaggio delle porte e|
|   degli infissi                                                   |
|2. Dotare di adeguate guarnizioni elastiche isolanti le partizioni |
|   mobili                                                          |
|3. Garantire la continuita' delle guarnizioni lungo tutto il       |
|   perimetro dell'apertura                                         |
|4. Curare la manutenzione delle pareti elastiche, in quanto        |
|   soggette a degrado                                              |
|5. Assicurare che le soglie delle porte forniscano una battuta     |
|   adatta ad accogliere la guarnizione elastica della porta        |
|   (possibilmente a pressione, con profilo a camera vuota)         |
+-------------------------------------------------------------------+
|Situazioni particolari                                             |
+-------------------------------------------------------------------+
|Curare la tenuta dei coperchi dei pozzetti di ispezione delle      |
|condotte e l'eventuale isolamento diretto del pozzetto rispetto al |
|terreno circostante                                                |
+-------------------------------------------------------------------+

+-------------------------------------------------------------------+
|Isolamenti localizzati (fessure in pavimenti, pareti, soffitti;    |
|passaggi di condutture)                                            |
|(riferimento: risanamenti di edifici esistenti/ristrutturazioni)   |
+-------------------------------------------------------------------+
|Materiali e modalita' di intervento                                |
+-------------------------------------------------------------------+
|1. Mastici a elasticita' permanente (mastici siliconici, acrilici, |
|   polisolforati ecc.)                                             |
|2. Nastri adesivi elastici; nastri biadesivi (nastro in butile)    |
+-------------------------------------------------------------------+
|Particolari costruttivi                                            |
+-------------------------------------------------------------------+
|1. Curare la qualita' dei materiali impiegati privilegiando la     |
|   caratteristica di durevolezza                                   |
|2. Curare la esecuzione a regola d'arte delle singole applicazioni,|
|   a garanzia della perfetta tenuta stagna degli interventi        |
|3. Curare la protezione dei giunti di dilatazione                  |
|4. Evitare di impiegare nastri adesivi laddove si temano sforzi di |
|   trazione                                                        |
|5. Curare il riempimento completo dei vuoti all'interno dei tubi   |
|   mediante materiale di tenuta a elasticita' permanente, nel caso |
|   di passaggi di condutture e cavi all'interno di tubi            |
+-------------------------------------------------------------------+
    
Tecniche di ventilazione 
  Come gia' accennato, laddove vi  siano  problematiche  legate  alla
presenza di radon, questo  tende  a  infiltrarsi  naturalmente  negli
edifici, a partire dagli ambienti a contatto  con  il  sottosuolo,  a
causa della  differenza  di  pressione  nell'aria  circolante  e  per
effetto del gradiente termico. 
  Le strategie di intervento tendenti a modificare la  differenza  di
pressione tra interno ed esterno della costruzione,  pertanto,  hanno
tutte  le  potenzialita'  per  rivelarsi  abbastanza   efficaci   nel
contrasto all'infiltrazione in forti concentrazioni del radon. 
  Si tratta di tecniche di intervento  destinate  ad  avere  maggiore
successo per le nuove costruzioni, potendo ragionevolmente sperare  -
se esse sono realizzate correttamente - di impedire  in  assoluto  le
infiltrazioni di radon; nel caso di edifici  esistenti,  i  risultati
possono  rivelarsi  meno  consistenti   e,   comunque,   non   sempre
perseguibili in termini economicamente sostenibili, in quanto possono
comportare significativi interventi di ristrutturazione. 
  Si e'  soliti  distinguere  tra  "ventilazione  passiva"  (sono  le
tecniche che sfruttano il gradiente termico naturale) e "ventilazione
attiva"  (prevedono  l'impiego  di  impianti  di  ventilazione):  per
quest'ultima, l'elevato  costo  in  termini  di  consumo  di  energia
elettrica e le problematiche di manutenzione, che  possono  rivelarsi
complesse e dispendiose, costituiscono evidenti svantaggi. 
  Per le nuove costruzioni,  soprattutto  quando  siano  ipotizzabili
significative problematiche legate al radon, e' raccomandabile,  gia'
in  fase  di  progettazione  iniziale,  impostare  la  pianificazione
tecnica degli interventi prevedendo un sistema di predisposizioni che
consentano in futuro, a opera conclusa, l'eventuale installazione  di
un impianto di ventilazione. Ad  esempio,  durante  la  realizzazione
delle fondazioni, porre  in  opera  un  sistema  di  tubi  flessibili
microforati, collegati a uno o  piu'  pozzetti  esterni  all'edificio
(pozzetti-radon), dove, se ci fosse  poi  necessita',  potra'  essere
posizionato  un  adeguato  impianto  di  ventilazione  per   aspirare
l'eventuale radon in eccesso. 
  Le tecniche di ventilazione  usualmente  impiegate,  a  livello  di
interventi edilizi e impiantistici, per grandi linee  possono  essere
cosi' identificate e descritte: 
    -  Contrasto  degli  effetti  naturali  del   gradiente   termico
(modifica della distribuzione del sistema di depressioni presente) 
    Si tratta di tecniche di ventilazione passiva di vario tipo: 
      -negli  ambienti  interrati,  procedere  all'isolamento  -  per
quanto possibile- dei pozzi di installazione e dei  camini  presenti;
dotare tali elementi di una presa d'aria esterna; realizzare aperture
verso l'esterno al fine di controbilanciare la  depressione  rispetto
al suolo; 
      -negli ambienti abitati, dotare le caldaie e le stufe di  prese
dirette per l'approvvigionamento d'aria fresca esterna (peraltro,  si
tratta  di  accorgimenti  attualmente  prescritti   dalle   normative
impiantistiche per motivi di sicurezza); valutare la possibilita'  di
impiegare valvole a tenuta stagna nei camini e  nelle  stufe  (questa
misura puo' pero' essere in contrasto con la normativa tecnica  degli
impianti) 
      -nelle camere di combustione degli impianti di riscaldamento e'
raccomandabile  creare  un  apporto  controllato  di   aria   esterna
(attraverso  tubi  di  diametro  adeguato)  cosi'  da  diminuire   la
depressione creata dai bruciatori a iniezione; analoga situazione  la
si riscontra per camini e stufe; 
    - Ventilazione (messa in depressione) del terreno sottostante  la
costruzione 
    Tali soluzioni possono anche prevedere interventi di ventilazione
attiva. Le tecniche di intervento piu' usuali sono le seguenti: 
      a)  areazione  adeguata   dei   vespai:   le   buone   tecniche
costruttive,  peraltro  utili   anche   per   evitare   la   risalita
dell'umidita',  prevedono  gia'  la  realizzazione  di   vespai   con
intercapedini dotate di aperture o griglie  di  aerazione,  le  quali
devono essere di adeguate dimensioni; si puo' anche creare una vera e
propria depressurizzazione del vespaio introducendo una tubazione  di
diametro  opportuno  e  collegandovi   un   ventilatore,   cosi'   da
determinare  una  differenza  di  pressione   rispetto   all'ambiente
sovrastante; 
      b) drenaggio sotto la base dell'edificio: realizzazione  di  un
sistema di tubi di drenaggio o  canali,  aventi  la  parte  inferiore
perforata al fine di convogliare e allontanare il radon presente;  la
presenza  continua  di  aria  satura  di  radon  rende  tale  tecnica
plausibile solo se si riesce a creare comunque anche una  depressione
generalizzata  rispetto  agli  ambienti  interrati  sovrastanti   (ad
esempio, posando una guaina impermeabilizzante tra  terreno  e  tubi,
che ostacoli l'afflusso d'aria satura); 
      c) creazione di uno  o  piu'  pozzetti  di  raccolta  sotto  il
pavimento  dei  locali  interrati  ("pozzetti  radon")  completi   di
tubazioni (eventualmente dotati di ventilatori) per  l'allontanamento
del radon all'esterno; tali pozzetti, che devono comunque previsti in
combinazione con un sistema di drenaggio a vespaio, e' bene che siano
approfonditi sino allo strato impermeabile del sottosuolo; 
      d) in presenza di  punti  preferenziali  di  infiltrazione  (ad
esempio i giunti di dilatazione tra pareti e  plinto  di  fondazione)
sono state concepite soluzioni  che  prevedono  la  realizzazione  di
canali  di  raccolta  dell'aria  dotati  di  piccoli  ventilatori   e
collegati all'esterno tramite tubazioni di scarico; 
      e) (nelle ristrutturazioni) realizzazione di un nuovo pavimento
sull'esistente, dotato di  intercapedine;  l'eliminazione  del  radon
nell'intercapedine   avviene   tramite   aspirazione   dell'aria    e
allontanamento all'esterno attraverso canalizzazione; si  puo'  anche
ipotizzare l'aspirazione, generalmente con ventilazione attiva, dalle
intercapedini e dalle condutture di drenaggio preesistenti; 
      f)  creazione  di  appositi  pozzi  per  il  radon  all'esterno
dell'edificio;  la  soluzione,  come  gia'  anticipato,  puo'  essere
prevista in fase di progettazione delle  nuove  costruzioni,  con  la
predisposizione di  un  sistema  di  canalizzazioni  sottostanti  gli
edifici. 
    L'esito di molte  di  queste  soluzioni  dipende  dalle  tecniche
costruttive; ad esempio in presenza  di  vespai  estesi  e  privi  di
isolamento  o  gettata  di  calcestruzzo,  la  depressione   generata
all'interno del pozzetto si esaurisce nelle immediate vicinanze e non
riesce a raggiungere l'intero perimetro dell'edificio; cio'  consente
al  radon  lontano  dal  pozzetto  di  concentrarsi  nel  vespaio   e
diffondersi nell'edificio. 
    Si segnale, infine, che  in  concomitanza  al  posizionamento  di
condotti di raccolta del radon, e' sempre importante  effettuare  una
efficace sigillatura della pavimentazione e delle pareti.  Lo  stesso
accorgimento vale  per  le  coperture  dei  pozzetti  destinati  alla
raccolta del radon, per evitare vie di fuga del gas. 
    - Aspirazione o ventilazione dell'aria dai locali interrati 
    Soluzioni  che  prevedono  l'aspirazione  del  radon  dai  locali
interrati,  o  al  piano  terreno,  tramite   ventilazione   naturale
(abbondante  ricambio  di  aria;  creazione  di  aperture  permanenti
aggiuntive, o ampliamento delle  preesistenti)  costituiscono  misure
provvisorie d'emergenza, in attesa di interventi  definitivi,  e  non
possono essere prese in considerazione nell'ambito di risanamenti che
vogliano essere effettivamente risolutivi. 
    Metodi di ventilazione attiva sono, in linea di  principio,  piu'
efficaci.  In  tali  casi   si   puo'   adottare   una   tecnica   di
depressurizzazione, creando una  depressione  tramite  l'impianto  di
ventilazione: si instaura una depressione nel locale che favorisce il
richiamo di aria ricca di radon e la sua concomitante espulsione;  la
concentrazione di radon all'interno  della  cantina  aumenta,  ma  la
depressione impedisce al gas di fluire verso gli ambienti  superiori.
Si puo' anche utilizzare l'impianto  di  ventilazione  per  immettere
aria esterna, creando una sovrappressione che tende  a  innescare  un
flusso opposto a quello d'ingresso del radon. 
    Il   ricorso   a   impianti   di   ventilazione   diviene   pero'
economicamente gravoso e di impegnativa esecuzione nel caso di locali
piuttosto ampi e con disposizioni planimetriche complesse. 
    - Ventilazione forzata all'interno dei locali di soggiorno 
    In genere si tratta di realizzare impianti di ventilazione, anche
a carattere centralizzato, dotati di recupero del calore: con  questo
sistema, tramite una pompa di calore l'umidita' e il calore dell'aria
raccolta vengono trasferiti all'aria fresca  immessa  negli  ambienti
interessati; l'aria di scarico viene raccolta in appositi  locali  ed
espulsa all'esterno. Si puo' ricorrere all'applicazione di un sistema
di  ventilazione  meccanica  controllata,  con  diluizione   continua
dell'aria, anche per interventi mirati  e  localizzati:  ad  esempio,
attraverso elementi igro-regolabili di immissione di aria esterna  da
posizionare al di sopra delle finestre degli ambienti  principali  di
soggiorno; o anche, attraverso piccoli ventilatori  installati  nelle
cappe dei  camini  o  nella  la  cappa  d'aspirazione  delle  cucine,
favorendo l'espulsione dell'aria viziata. In generale, per interventi
di tipo  massivo,  sono  soluzioni  che  devono  essere  attentamente
pianificate  in   coerenza   con   la   progettazione   impiantistica
complessiva  della   costruzione   (si   pensi,   ad   esempio   alle
problematiche di inquinamento acustico). 
 
Fase di monitoraggio in corso d'opera e finale 
 
  Indipendentemente dalle tecniche di  intervento  impiegate,  e'  di
fondamentale importanza prevedere un adeguato  monitoraggio,  sia  in
corso d'opera che finale. 
  In corso d'opera le misure di protezione  contro  il  radon  devono
essere oggetto di attenzione da parte della direzione  dei  lavori  e
del  collaudatore.  In  particolare,   occorre   eseguire   verifiche
intermedie, se non veri e  propri  collaudi  parziali,  delle  misure
poste in opera, nonche' misurazioni della effettiva concentrazione di
radon. Infine, solo dopo aver verificato  la  regolare  effettuazione
delle lavorazioni a regola d'arte, si potra' procedere all'esecuzione
degli  ulteriori  lavori  che   comportino   la   ricopertura   delle
lavorazioni effettuate e ne impediscano ulteriori controlli. 
  Da non sottovalutare la possibilita' di  utilizzare  strumentazioni
per rilevazioni della presenza di radon in tempo reale,  al  fine  di
effettuare una immediata verifica  delle  scelte  adottate  in  prima
istanza. 
  E' opportuno che  le  fasi  di  verifica  in  corso  d'opera  siano
contrattualizzate nel Capitolato Speciale  d'Appalto  o  in  apposite
procedure e istruzioni  operative,  preferibilmente  all'interno  del
Sistema di Gestione della Qualita' dedicato alla realizzazione  delle
opere. 
  Analogamente, a opere ultimate, la verifica  finale  dell'efficacia
degli interventi deve essere  affidata  alla  specifica  attivita'  e
responsabilita' del collaudatore, anche attraverso misurazioni  della
effettiva concentrazione di radon, protratte per un tempo adeguato in
relazione alle operazioni di collaudo finale delle opere. Inoltre, e'
auspicabile che le misurazioni  successive  della  concentrazione  di
radon,  a  carattere  periodico,   facciano   parte   dei   controlli
pianificati  all'interno  di  un  Programma  di  uso  e  manutenzione
dell'opera. Nel caso in cui si  sia  fatto  ricorso  a  soluzioni  di
"ventilazione attiva", tale Programma deve contenere  necessariamente
un Piano di esercizio e manutenzione degli impianti di  ventilazione,
che preveda  la  misurazione  periodica  dell'intensita'  dei  flussi
d'aria. 
 
4.5 Appendice all'Azione 2.4 
 
Attivita' 2.4: Indicazioni riguardanti la formazione degli esperti in
interventi di risanamento radon 
  Il presente documento vuole illustrare i  principali  contenuti  da
affrontare nell'ambito della formazione degli esperti  di  interventi
di risanamento radon. L'allegato II del decreto legislativo 31 luglio
2020,  n.101prevede  infatti  che  gli  esperti  in   interventi   di
risanamento radon seguano un corso di formazione della durata  di  60
ore. A valle  del  corso  di  formazione  deve  essere  prevista  una
verifica, che vincoli il rilascio dell'attestato di partecipazione  e
che accerti le competenze acquisite dai partecipanti. 
  Lo scopo principale del corso di formazione deve essere  quello  di
fornire ai futuri esperti  di  intervento  di  risanamento  radon  le
conoscenze tecniche di base necessarie al fine di  poter  progettare,
realizzare e verificare gli interventi di prevenzione  e  risanamento
del radon. Sara' dunque necessario prevedere una parte del corso piu'
teorica con particolare riguardo ad aspetti  generali  di  formazione
sul radon, agli effetti sanitari ad esso collegati, agli strumenti di
misura e alla normativa  di  riferimento,  una  formazione  specifica
sulle tecniche di  prevenzione  del  radon  negli  edifici  di  nuova
costruzione e di mitigazione per gli edifici esistenti, ed una  parte
piu' applicativa dove presentare dei casi di studio su interventi  di
risanamento radon. Alla fine  del  corsodovra'  essere  prevista  una
verifica dell'apprendimento. 
  Di seguito sono riportate  indicazioni  piu'  dettagliate  circa  i
contenuti da trattare durante il corso di formazione: 
    Introduzione al radon 
      • Informazioni generali sulla radioattivita' e  sulle  sorgenti
naturali di radiazioni ionizzanti; 
      • Informazioni sul radon e sulle sue caratteristiche; 
      • Effetti sanitari dell'esposizione al radon; 
      • Quadro nazionale sul radon; 
      • Normativa di riferimento; 
      • Sistemi di misura del radon attivi e  passivi  per  la  stima
della concentrazione di radon media annua e servizi di dosimetria; 
      • Sorgenti di radon con particolare riferimento alla migrazione
del radon dal suolo, ai materiali da costruzione e alla presenza  del
radon nelle acque. 
    Tecniche e strumenti di misurazione e mitigazione 
      • Vie di ingresso del radon  indoor,  variabilita'  spaziale  e
temporale; 
      • Radon, qualita' dell'aria ed efficientamento energetico; 
      • Metodi e protocolli per la  misura  della  concentrazione  di
radon; 
      • Riferimenti tecnici nazionali ed internazionali; 
      •  Principali  interventi  di  risanamento  radon  in   edifici
esistenti, con particolare  riferimento  ai  sistemi  di  risanamento
attivi e passivi; 
      • Principali interventi di prevenzione nei nuovi edifici; 
      •  Accorgimenti  tecnici  in  fase  di  realizzazione   di   un
intervento di risanamento: buone prassi; 
      • Verifica e monitoraggio degli interventi di risanamento. 
    Casi studio 
      • Parametri da considerare  per  progettare  un  intervento  di
risanamento; 
      •  Progettazione  di  un   intervento   di   risanamento,   dal
sopralluogo fino al monitoraggio dell'intervento di risanamento; 
      • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento  in
edifici di piccole dimensioni, quali le abitazioni unifamiliari; 
      • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento  in
edifici di grandi dimensioni (condomini, scuole, ospedali, ecc.); 
      • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento  in
luoghi di lavoro sotterranei; 
      • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento  in
edifici con elevata concentrazione di radon; 
      • Presentazione di casi studio di interventi di risanamento  in
edifici in aree con caratteristiche geologiche particolari ad esempio
in aree carsiche; 
      • Presentazioni di casi studio di interventi di risanamento  in
edifici  con  caratteristiche  strutturali  particolari,  ad  esempio
utilizzo di materiali di origine vulcaniche; 
      • Presentazioni di casi studio di interventi di risanamento  in
edifici con vincoli architettonici. 
 
 
                      5 Acronimi e riferimenti 
 
5.1 Acronimi 
 
  - AIEA Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica 
  - AIRC Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro 
  - ANPA Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente 
  - ANR Archivio Nazionale Radon 
  - ASL Aziende Sanitarie Locali 
  - ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili 
  - ARPA/APPA Agenzie  Regionali  e  Provinciali  per  la  Protezione
  dell'Ambiente 
  - CCM Centro Nazionale per la Prevenzione  ed  il  Controllo  delle
  Malattie 
  - CEN European Committee for Standardization 
  - CENELEC European Committe for Electrotechnical Standardization 
  - CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche 
  - CPR Regolamento Prodotti da Costruzione 
  - CRR Centro  di  Riferimento  Regionale  per  il  controllo  della
  Radioattivita' Ambientale 
  - CSR Conferenza Stato-Regioni 
  - DA Decreto assessoriale 
  - DGR Delibera di Giunta Regionale 
  - DoP Dichiarazione di Prestazione 
  - EAD Documenti per la Valutazione Europea 
  - ENEA Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie,  l'Energia  e  lo
  sviluppo economico sostenibile 
  - EOTA European Organization for Technical Assessment 
  - FAD Formazione a Distanza 
  - GDPR Regolamento generale per la protezione dei dati personali UE
  n.2016/679 
  - GU Gazzetta Ufficiale 
  - ICRP International Commission on Radiological Protection 
  - IAEA International Atomic Energy Agency 
  - INAIL Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro 
  - INL Ispettorato Nazionale del Lavoro 
  - ISIN  Ispettorato  nazionale  per  la  sicurezza  nucleare  e  la
  radioprotezione 
  - ISS Istituto Superiore di Sanita' 
  - ISPESL Istituto Superiore per la Prevenzione e la  Sicurezza  sul
  Lavoro 
  -  ISPRA  Istituto  Superiore  per  la  Protezione  e  la   Ricerca
  Ambientale 
  - ISTAT Istituto Nazionale di Statistica 
  - LR Legge Regionale 
  - MASE Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica 
  - MI Ministero dell'interno 
  - MIMIT - Ministero delle imprese e del made in Italy 
  - MIMS Ministero delle Infrastrutture e della mobilita' sostenibili 
  - MiSE Ministero dello sviluppo economico 
  - MIT Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 
  - MiTE Ministero della transizione ecologica 
  - MLPS Ministero del lavoro e delle politiche sociali 
  - MS Ministero della salute 
  - NORM Naturally Occurring Radioactive Materials 
  - OMS Organizzazione Mondiale della Sanita' 
  - ONU Organizzazione delle Nazioni Unite 
  - PA Pubblica Amministrazione 
  - PNAR Piano nazionale d'azione per il radon 
  - PNP Piano nazionale di prevenzione 
  - PRP Piano regionale della prevenzione 
  - RLS Rappresentanti Lavoratori per la Sicurezza 
  - RNP Radioattivita' Naturale Potenziale 
  - RSPP responsabile Servizio Prevenzione e Protezione 
  - SSN Sistema Sanitario Nazionale 
  - UNEP United Nations Environment Programme 
  - UNSCEAR Comitato scientifico delle Nazioni Unite  per  lo  studio
  degli  effetti  delle  radiazioni  ionizzanti  -   United   Nations
  Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation 
  - VVF Vigili del Fuoco 
  - WHO World Health Organization 
 
5.2 Riferimenti bibliografici e sitografici 
__________ 
  [1] WHO (World Health Organization), 2009. WHO handbook  on  indoor
radon: a public health perspective, edited by  Hajo  Zeeb  and  Ferid
Shannoun, WHO 2009, ISBN 978 92 4 154767 3. 
  [2]      ISS       Istituto       Superiore       di       Sanita'.
http://radon.iss.it/tag/radon/ 
  [3] International Agency for Research on  Cancer  (1988).  Man-made
mineral fibres and  radon.  IARC  Monographs  on  the  evaluation  of
carcinogenic risks to humans, Vol. 43, IARC, Lyon. 
  [4] United Nations Scientific Committee on the  Effects  of  Atomic
Radiation. Sources and  effects  of  ionizing  radiation.  Volume  1:
UNSCEAR 2008 report to the General Assembly with Scientific Annexes. 
  [5] UNEP United Nations Environment Programme.  Radiation:  effects
and sources. 2016. ISBN: 978- 92-807-3517-8. 
  [6] ENEA Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie l'Energia  e  lo
sviluppo economico sostenibile. Il  Radon:  cos'e'  e  come  possiamo
evitarlo. Vademecum per professionisti e cittadini - Giugno 2014. 
  [7] United Nations Scientific Committee on the  Effects  of  Atomic
Radiation. Sources and effects of ionizing  radiation.  UNSCEAR  2000
Report to the General Assembly, with Scientific  Annexes.  Volume  I:
Sources. 
  [8] INAIL Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul
lavoro - Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene  del  Lavoro
ed Ambiente. Quaderni per la salute  e  la  sicurezza.  Il  radon  in
Italia: guida per il cittadino - Edizione 2014. 
  [9] Bochicchio et al., 2013 Quantitative  evaluation  of  the  lung
cancer deaths attributable to residential radon: A simple method  and
results for all the 21 Italian  Regions,  Radiation  Measurements  50
(2013) 121-126. 
  [10] Darby, S., Hill, D., Auvinen, A., Barros-Dios, J.M.,  Baysson,
H., Bochicchio, F., Deo, H., Falk, R., Forastiere,  F.,  Hakama,  M.,
Heid, I., Kreienbrock, L., Kreuzer, M., Lagarde, F., Mäkeläinen,  I.,
Muirhead,  C.,  Oberaigner,  W.,  Pershagen,  G.,  Ruano-Ravina,  A.,
Ruosteenoja, E., Schaffrath Rosario, A., Tirmarche, M., Tomacek,  L.,
Whitley, E., Wichmann, H.E., Doll, R., 2005. Radon in homes and  lung
cancer risk:  collaborative  analysis  of  individual  data  from  13
European case-control studies. Br. Med. J. 330, 223-226. 
  [11] Darby S. et al., 2006:  Residential  radon  and  lung  cancer:
detailed results of a collaborative analysis of  individual  data  on
7,148 subjects with lung cancer  and  14,208  subjects  without  lung
cancer  from  13  epidemiological  studies  in  Europe.  Scandinavian
Journal of Work, Environment and Health, 2006, 32(Suppl. 1):1-83 
  [12] JLubin, J.H.,Wang, Z.Y., Boice Jr., J.D., Xu, Z.Y., Blot,W.J.,
DeWang,  L.,  Kleinerman,  R.A.,  2004.  Risk  of  lung  cancer   and
residential radon in China: pooled results of two  studies.  Int.  J.
Cancer 109 (1), 132-137. 
  [13] Simonato, L., Agudo, A., Ahrens, W., Benhamou,  E.,  Benhamou,
S., Boffetta, S.,Brennan, P., Darby, S., Forastiere, F., Fortes,  C.,
Gaborieau, V., Gerken, M.,Gonzales, C.A., Jöckel, K.-H., Kreuzer, M.,
Merletti, F., Nyberg, F., Pershagen,  G.,Pohlabeln,  H.,  Rösch,  F.,
Whitley, E., Wichmann, H.-E.,  Zambon,  P.,  2001.  Lung  cancer  and
cigarette smoking in Europe: an  update  of  risk  estimates  and  an
assessment  of  inter-country  heterogeneity.  Int.  J.  Cancer   91,
876-887. 
  [14]  Ispettorato  nazionale  per  la  sicurezza  nucleare   e   la
radioprotezione. La sorveglianza della radioattivita'  ambientale  in
Italia - Rapporto 2019. 
  [15] Bochicchio F., Campos venuti G., Nuccetelli C., Piermattei S.,
Risica  S.,  Tommasino  L.,  Torri  G.   (1996).   Results   of   the
representative Italian natural survey on Radon indoors, Health  Phys.
71 (5), 741- 748. 
  [16] Decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 28  Attuazione  della
direttiva 2013/51/Euratom del Consiglio, del  22  ottobre  2013,  che
stabilisce requisiti per la tutela  della  salute  della  popolazione
relativamente  alle  sostanze  radioattive   presenti   nelle   acque
destinate al consumo umano. (16G00036) (GU Serie  Generale  n.55  del
07-03-2016). 
  [17] Ministero Della Salute.  Decreto  2  agosto  2017  Indicazioni
operative a carattere tecnico-scientifico, ai sensi  dell'articolo  8
del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 28. (17A06268) (GU Serie
Generale n.212 del 11-09-2017). 
  [18]   Ministero   della    Salute.    Piano    nazionale    radon.
https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=
italiano&id=2436 
  [19] M Caprio, G Venoso, M Ampollini, S Antignani, C Carpentieri, C
Di  Carlo,  S  Pozzi,  V  Carelli,  C  Cordedda,  F  Bottacchiari,  F
Bochicchio, 2020. Evaluation of representativeness  of  samples  used
for indoor radon surveys. Radiat Prot Dosimetry 191(2):125-128.  doi:
10.1093/rpd/ncaa135. 
  [20]  Bochicchio  F.,  Forastiere  F.  (2010).  Rischio  di  tumore
polmonare  attribuibile  al  radon  nelle  abitazioni  delle  Regioni
italiane - Primo rapporto Sintetico. 
  [21] Bochicchio F., Antignani, S., Venoso G., Forastiere F. (2013).
Rischio di tumore polmonare attribuibile al  radon  nelle  abitazioni
delle Regioni italiane -Secondo rapporto - Gli effetti  combinati  di
radon e fumo di sigaretta 
  [22]  Bochicchio  et  al.  2005  -Annual  average  and   seasonable
variations of residential radon concentration  for  all  the  italian
regions. Radiation measurements 40(2-6): 686 - 694 
  [23] Decreto Legislativo 26 maggio 2000, n.  241  Attuazione  della
direttiva 96/29/Euratom in  materia  di  protezione  sanitaria  della
popolazione  e  dei  lavoratori  contro  i  rischi  derivanti   dalle
radiazioni ionizzanti. (GU Serie Generale n.  203  del  31-08-2000  -
Suppl. Ordinario n. 140). 
  [24] Torri G. : Mappatura radon: esempi in Europa e  situazione  in
Italia.          Palmanova          11          ottobre          2018
(http://www.arpa.fvg.it/export/sites/default/tema/radiazioni/radioatt
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Prevenzione  2014-2018.  Programma  P-8.2  "Supporto  alle  Politiche
Ambientali". Azione P-8.2.4 "Promozione di buone pratiche in  materia
di       sostenibilita'       ed       eco-compatibilita'       nella
costruzione/ristrutturazione di edifici per  il  miglioramento  della
qualita' dell'aria indoor". Progetto "Classificazione del  territorio
regionale della Sardegna con  individuazione  delle  aree  a  rischio
radon"       -       Rapporto       finale.       gennaio       2019.
http://www.sardegnaambiente.it/documenti/21_393_20190417132602.pdf 
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  [38] Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio del  5  dicembre  2013
che  stabilisce  norme  fondamentali  di  sicurezza   relative   alla
protezione  contro  i  pericoli   derivanti   dall'esposizione   alle
radiazioni ionizzanti, e  che  abroga  le  direttive  89/618/Euratom,
90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom. GUCE
17.1.2014 L13 1-73. 
  [39] Raccomandazione Euratom n. 143/90  della  Commissione  del  21
febbraio 1990 sulla tutela della popolazione contro l'esposizione  al
radon in ambienti chiusi. GUCE 27 marzo, L 80. 
  [40] Decreto legislativo 31 luglio 2020,  n.101  "Attuazione  della
direttiva  2013/59/Euratom,  che  stabilisce  norme  fondamentali  di
sicurezza  relative  alla  protezione  contro  i  pericoli  derivanti
dall'esposizione  alle  radiazioni  ionizzanti,  e  che   abroga   le
direttive     89/618/Euratom,     90/641/Euratom,      96/29/Euratom,
97/43/Euratom  e  2003/122/Euratom  e  riordino  della  normativa  di
settore in attuazione dell'articolo 20, comma 1,  lettera  a),  della
legge 4 ottobre 2019, n.117." GU Serie Generale n.201 del  12-08-2020
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  [66] Regolamento (UE) N. 305/2011  del  Parlamento  Europeo  e  del
Consiglio del 9 marzo 2011 che fissa condizioni  armonizzate  per  la
commercializzazione dei prodotti  da  costruzione  e  che  abroga  la
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  [71]  Decreto  Legislativo  9  aprile  2008,   n.   81   Attuazione
dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007,  n.  123,  in  materia  di
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. (GU Serie
Generale n.101 del 30-04-2008 - Suppl. Ordinario n. 108) 
  [72] Accordo Stato-Regioni n. 221  -  CSR  del  21  dicembre  2011.
ACCORDO 21 dicembre 2011 - Accordo tra il Ministro del lavoro e delle
politiche sociali, il Ministro della salute, le Regioni e le Province
autonome di Trento e Bolzano per la  formazione  dei  lavoratori,  ai
sensi dell'articolo 37, comma 2, del  decreto  legislativo  9  aprile
2008, n. 81 (Rep. Atti n. 221/CSR) (GU n. 8 del 11-1-2012). 
  [73] Accordo Stato-Regioni n. 223  -  CSR  del  21  dicembre  2011.
Accordo tra il Ministro del lavoro  e  delle  politiche  sociali,  Il
Ministro della salute, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e
Bolzano sui corsi di formazione per lo svolgimento diretto  da  parte
del datore di lavoro dei compiti  di  prevenzione  e  protezione  dei
rischi  ai  sensi  dell'articolo  34,  commi  2  e  3,  del   decreto
legislativo 9 aprile 2008, n. 81. (Rep. Atti n. 223/CSR). 
  [74] Accordo Stato-Regioni n. 128 - CSR del 7 luglio 2016.  Accordo
finalizzato alla individuazione della durata e dei  contenuti  minimi
dei percorsi formativi per i responsabili e gli addetti  dei  servizi
di prevenzione e protezione, ai sensi dell'articolo  32  del  decreto
legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e  successive  modificazioni.  (Rep.
Atti n. 128/CSR). 
  [75]  Decreto  Interministeriale  -  06/03/2013  -   Qualificazione
formatore per salute e sicurezza lavoro. GU 18 marzo 2013 n. 65. 
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