(all. 1 - art. 1) (parte 2)
RIABILITAZIONE
La   riabilitazione   e'   un   terreno  elettivo  per  gli  approcci
multidimensionali,  plurispecialistici  e  per   l'integrazione   dei
diversi   interventi,   da  realizzare  valorizzando  la  continuita'
terapeutica in modo da iniziare la riabilitazione  in  fase  precoce,
facilitare  il  recupero  di  competenze  funzionali e lo sviluppo di
competenze sostitutive, e da porre in essere soluzioni  efficaci  per
garantire  l'autonomia possibile, con particolare attenzione all'area
dell'eta' evolutiva, degli anziani e dei neurolesi post traumatici.
L'assistenza  riabilitativa,  comprendente  strutture  e  servizi   a
diversi  livelli  (distrettuale,  sovra-distrettuale e multizonale) e
con diverse modalita' di organizzazione dell'offerta (ospedaliera  ed
extraospedaliera,  di  natura residenziale e semi-residenziale), deve
garantire la valutazione del bisogno  e  l'inquadramento  diagnostico
sulla  base  di  programmi  terapeutici  e  riabilitativi validati da
evidenze scientifiche di efficacia.
In sede ospedaliera gli interventi devono essere organizzati in  modo
che  la  riabilitazione  venga  garantita  ed effettuata o in reparti
autonomi muniti di posti letto  oppure  con  servizi  di  Recupero  e
Riabilitazione  Funzionale afferenti alle diverse unita' operative ed
in  lungodegenze  finalizzate  al  recupero  ed  alla  riabilitazione
funzionale.  Per  quanto  riguarda  i  reparti  di  alta  specialita'
riabilitativa (quali  ad  esempio  le  unita'  spinali  unipolari,  i
reparti   per   gravi   T.C.E.   e   cerebrolesioni   acquisite)   la
riabilitazione e' parte integrante dell'organizzazione di tali unita'
operative.
L'analisi dei profili di consumo di risorse e di costo  associati  ai
diversi   tipi   di   intervento   potra'   consentirne   valutazioni
sistematiche, anche al fine di  pervenire  ad  una  tariffazione  per
livelli e per tipologie di intervento.
La  natura  dei  bisogni riabilitativi richiede un costante impegno a
garantire integrazione  tra  interventi,  attraverso  attivazione  di
circuiti  riabilitativi  finalizzati  alla  continuita'  ed efficacia
assistenziale,  stabilendo  collegamenti  organici  tra   prestazioni
ospedaliere ed extraospedaliere e tra assistenza sanitaria e sociale.
La  riorganizzazione dell'attivita' di riabilitazione deve rispondere
ai seguenti obiettivi generali:
- garantire  la  continuita'  assistenziale,  assicurando  l'organica
collocazione  della  riabilitazione nel circuito "prevenzione, cura e
riabilitazione";
- assicurare l'efficacia delle prestazioni rese;
- articolare i livelli di intensita' delle prestazioni  tenuto  conto
della natura dei bisogni.
A tal fine, costituiscono obiettivi strumentali:
-  la  precisazione  e  la  qualificazione delle funzioni dei diversi
soggetti erogatori (pubblici e privati);
- il riassetto  complessivo  del  settore  per  quanto  attiene  alle
funzioni  riabilitative di tipo intensivo (in ambiente ospedaliero ed
extraospedaliero), alle funzioni  riabilitative  intermedie  di  tipo
estensivo e alla gestione della lungodegenza post-acuzie.
I  piani  regionali  devono assumere obiettivi di natura gestionale e
professionale:
-  realizzando  riconversioni  e  riequilibrando  gli  interventi  in
rapporto alle diverse funzioni riabilitative;
- mettendo in grado i diversi centri di responsabilita' di migliorare
gli interventi;
-  attuando  forme  di  monitoraggio  sistematico  di efficienza e di
efficacia;
- verificando con parametri  misurabili  il  livello  di  adeguatezza
tecnica e tecnologica delle strutture;
-  incentivando  le  integrazioni  funzionali  fra  le diverse unita'
operative interessate, al fine di garantire continuita' assistenziale
nel rapporto tra cura e riabilitazione;
- promuovendo progetti di inserimento lavorativo e sociale.
I centri socio-riabilitativi e le  residenze  sanitarie-assistenziali
sono  strutture  che  erogano  prestazioni  integrate, ovvero tali da
rendere compresenti professioni  di  diversa  natura.  Gli  esiti  di
miglioramento  funzionale  e  di mantenimento delle abilita' dovranno
essere oggetto di valutazioni sistematiche.
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
La realta' italiana delle tecnologie sanitarie e'  caratterizzata  da
una   elevata   vetusta'  delle  apparecchiature  (l'eta'  media  del
patrimonio tecnologico del Ssn e' di oltre 8 anni) e da una diseguale
distribuzione  all'interno  del  territorio  nazionale.  In   termini
quantitativi,  la dotazione complessiva e' sostanzialmente prossima a
quella del resto dell'Europa, con valori talvolta  anche  decisamente
superiori alla media europea.
Il settore risente inoltre della progressiva obsolescenza tecnologica
degli  impianti  e  delle attrezzature, fenomeno tipico del settore e
comune a tutti i paesi sviluppati.
Il Psn 1998-2000 si pone i seguenti obiettivi generali:
- individuazione delle priorita' di sviluppo delle nuove  tecnologie,
tenuto  conto  della  necessita' di un contestuale rinnovo della base
tecnologica esistente e di  una  diffusione  programmata  delle  alte
tecnologie;
-   dismissione  delle  strutture  obsolete  e  ricostituzione  delle
dotazioni strutturali, impiantistiche e tecnologiche;
-  sviluppo  sistematico  delle  procedure   di   valutazione   delle
tecnologie e delle loro ricadute organizzativo-gestionali;
-  piena  valorizzazione  del parco tecnologico esistente, attraverso
l'utilizzo integrato nei percorsi diagnostico terapeutici e l'impiego
intensivo, in termini di orari, delle attrezzature disponibili;
- miglioramento dei processi di  gestione  e  di  manutenzione  delle
apparecchiature biomediche;
-  coinvolgimento e responsabilizzazione degli operatori nei processi
di introduzione. e gestione delle nuove tecnologie.
Con riferimento agli obiettivi di sicurezza delle  apparecchiature  e
delle  tecnologie si rinvia a quanto indicato nella parte II del Psn,
al paragrafo "La sicurezza delle strutture sanitarie".
Costituiscono azioni da sviluppare nei piani regionali e aziendali:
- inventariazione e valutazione delle tecnologie esistenti, dal punto
di vista dello stato delle apparecchiature e del loro utilizzo;
- adozione  di  sistemi  di  incentivazione  alla  dismissione  delle
apparecchiature obsolete;
-  definizione di programmi regionali co-finanziati (Stato, Regioni e
Aziende  Sanitarie)  relativi  ai  settori  ad  elevato  investimento
tecnologico, in ragione del fabbisogno accertato nel bacino regionale
e per l'eventuale creazione di centri di eccellenza interregionali di
riferimento;
-  promozione  coordinata,  anche  a livello regionale, della ricerca
applicata per la sperimentazione e la valutazione tecnica  e  clinica
delle nuove tecnologie;
- piena responsabilizzazione economica delle istituzioni remunerate a
prestazione  relativamente  alla  ricostituzione e all'ammodernamento
della  base  tecnologica,   in   coerenza   con   il   principio   di
aziendalizzazione dei servizi sanitari.
Con  specifico  riferimento  alla  rete  dei  laboratori diagnostici,
costituisce obiettivo del Psn 1998-2000 l'adeguamento della rete  dei
laboratori   ai   principi   di  qualita',  efficacia  ed  efficienza
produttiva. Sono in particolare indicati i seguenti obiettivi:
-  realizzazione  di un collegamento di rete, specifico per tipologie
di laboratori specializzati;
- sviluppo di programmi di controllo di qualita' dei laboratori;
- garanzia di contenimento dei costi di produzione.
SORVEGLIANZA DELLE PATOLOGIE RARE
Il numero  di  malattie  rare  (frequenza  variabile  da  1:20.000  a
1:200.000)  attualmente  conosciute  e'  di  circa 5.000, pari al 10%
delle patologie umane. La  frequenza  complessiva  nella  popolazione
generale e' di 1 caso ogni 1.000 abitanti: il peso che ne risulta per
la comunita' e' quindi elevato.
La  peculiarita'  delle  malattie  rare  risiede  nel  fatto che esse
richiedono un'assistenza specialistica e continuativa  di  dimensioni
tali  da  non  poter essere sopportata senza un importante intervento
pubblico.
Il Piano sanitario nazionale 1998-2000 si propone  di  rafforzare  le
iniziative volte a garantire:
- una diagnosi appropriata e tempestiva;
-  un  pronto  riferimento  per  i  programmi  terapeutici  ai centri
specialistici;
- una promozione delle attivita' di prevenzione;
- un sostegno alla ricerca scientifica, con  particolare  riferimento
allo sviluppo di nuove terapie.
La  specificita' delle patologie rare richiede inoltre uno stringente
coordinamento delle diverse iniziative in atto.
Gli interventi prioritari da realizzare per triennio 1998-2000 sono:
- identificazione di centri nazionali di riferimento per patologie  e
costituzione  di  una  rete di presidi ospedalieri ad essi collegati,
per la diagnosi ed il trattamento di singole (o gruppi di)  patologie
rare;
-  avvio  di  un  programma  nazionale  di  ricerca,  finalizzato  al
miglioramento delle modalita'  di  prevenzione,  diagnosi  precoce  e
assistenza,    nonche'    all'identificazione   di   nuovi   approcci
terapeutici;
- sviluppo di interventi  diretti  al  miglioramento  della  qualita'
delle vita dei pazienti affetti da patologie rare;
-  realizzazione  di programmi di informazione ai pazienti affetti da
patologie rare ed alle loro famiglie;
- programmazione di acquisizione di farmaci  specifici,  al  fine  di
migliorare l'approvvigionamento presso i pazienti e i loro familiari.
AUTOSUFFICIENZA DEL SANGUE E DEGLI EMODERIVATI
I  principali obiettivi dell'attuale sistema trasfusionale nazionale,
coerenti con le "Raccomandazioni" del Consiglio d'Europa, sono:
- l'autosufficienza nazionale di sangue ed emoderivati, basata  sulla
donazione volontaria, periodica e gratuita;
- il contributo all'autosufficienza europea ed alle iniziative per la
cooperazione internazionale a favore dei Paesi Terzi;
-   il   raggiungimento   di   condizioni   uniformi   di  assistenza
trasfusionale;
- la riduzione del rischio trasfusionale.
Poiche'  esistono  squilibri  tra  regioni  eccedentarie  e   regioni
carenti,   e'   necessario  un  riorientamento  della  programmazione
nazionale  e  regionale  verso  la  domanda.  Alla   luce   di   tali
considerazioni il Psn 1998-2000 si propone di sviluppare la strategie
generale   dell'autosufficienza   e   migliorare  la  qualita'  degli
interventi.
In particolare sono indicati i seguenti obiettivi da privilegiare:
-  aumentare  sia  il  numero  dei  donatori  volontari periodici sia
l'indice di donazione;
- ridimensionare le donazioni occasionali  in  quanto  comportano  un
rischio   piu'   alto   di  trasmissione  trasfusionale  di  malattie
infettive;
- razionalizzare il ricorso alla trasfusione solo  quando  ne  esiste
una precisa indicazione ed impiegando ogni volta che sia possibile la
trasfusione di sangue autologo o autotrasfusione.
A tal fine, sono indicate le seguenti azioni da privilegiare:
- attivare adeguati strumenti di coordinamento nazionale e di governo
del  sistema  in  quanto  l'autosufficienza  rappresenta un interesse
nazionale non frazionabile;
- definire un efficace meccanismo  di  compensazione  tra  Regioni  e
Aziende sanitarie;
-  definire  un nuovo flusso informativo cui ogni Regione dovra' fare
riferimento  nel  predisporre  i  programmi  inerenti  le   attivita'
trasfusionali;
-  razionalizzare la rete trasfusionale attraverso una organizzazione
funzionale di tipo dipartimentale;
- attuare iniziative dirette a sensibilizzare l'opinione pubblica sui
valori  umani  e  solidaristici  della  donazione  del  sangue  e   a
promuovere  l'abitualita'  della donazione quale fattore di riduzione
dei  rischi  connessi  con  la  raccolta  di   sangue   da   donatori
occasionali;
- sviluppare un programma di emovigilanza;
-  garantire,  per  la medicina trasfusionale, un livello uniforme di
assistenza  sull'intero  territorio   nazionale,   e   per   l'intera
collettivita'  al  fine  di  assicurare  servizi  accreditati secondo
criteri uniformi sia per  gli  aspetti  strutturali  sia  per  quelli
organizzativi;
- definire ed attuare specifici programmi di buon uso del sangue e di
razionalizzazione dei consumi.
SANITA' PUBBLICA VETERINARIA
L'attuazione   del   mercato   unico  e  gli  accordi  internazionali
nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio hanno  indotto
e  continuano  a  produrre  profonde  modificazioni dello scenario di
riferimento della sanita' degli  animali  e  dei  loro  prodotti.  La
globalizzazione degli scambi oggi impone che le azioni di prevenzione
e  controllo  della  salute  degli  animali  e della salubrita' degli
alimenti di origine animale siano impostate  e  gestite  prendendo  a
riferimento uno scenario di livello internazionale.
Una  tutela  dei  consumatori e delle popolazioni animali efficace ed
efficiente richiede una capacita' nuova  di  integrazione  funzionale
delle  azioni  di  prevenzione  e  controllo tra livelli territoriali
locali, nazionale e comunitari. Tale integrazione  e'  indispensabile
per  continuare  ad assicurare gli elevati livelli di prestazione dei
servizi di sanita' pubblica veterinaria, per i quali l'Italia e' oggi
considerata da molti paesi uno dei principali punti di riferimento.
Data l'integrazione dei sistemi di  produzione  e  distribuzione,  la
funzione di tutela puo' essere assicurata solo da servizi che operino
secondo  livelli  omogenei  di alta qualita'. A tal fine e' obiettivo
primario l'accreditamento dei servizi e  dei  laboratori  di  Sanita'
pubblica veterinaria secondo norme di assicurazione della qualita'.
Costituisce azione di supporto, l'adeguamento del sistema informativo
e   la   sua  integrazione  a  livello  nazionale,  anche  come  fase
propedeutica all'integrazione in ambito dell'Unione Europea.
Non e' inoltre piu' procrastinabile, anche ai sensi  della  direttiva
comunitaria  97/12/Unione  Europea,  l'istituzione  di  un sistema di
sorveglianza  epidemiologica  veterinaria  nazionale,  in  grado   di
fornire  un  quadro  trasparente  ed  affidabile del livello igienico
sanitario degli alimenti di origine animale e dello stato  di  salute
delle popolazioni animali, completando l'attuazione delle Linee guida
in materia di riorganizzazione della sanita' pubblica veterinaria.
Come richiesto dalle nuove indicazioni dell'Unione Europea in materia
di  tutela  sanitaria dei consumatori, l'analisi dei rischi e' azione
propedeutica  alla  programmazione  di  interventi  finalizzati  alla
diminuzione  ed  alla  eliminazione  dei  rischi  (anziche' alla mera
constatazione delle  infrazioni  od  alla  semplice  valutazione  del
danno).
In   sede   specifica   sono   necessarie  attivita'  programmate  di
sorveglianza  delle  encefalopatie  spongiformi  trasmissibili  degli
animali  (Tse)  per garantire il mantenimento dell'attuale favorevole
situazione sanitaria nei confronti della Bse.
Un'efficace protezione  dello  stato  sanitario  dell'Unione  dipende
anche  dallo stato sanitario delle popolazioni dei Paesi terzi, con i
quali l'Unione ha rapporti di scambio. Particolare importanza in tale
contesto assumono i Paesi dell'Est ed i Paesi dell'area mediterranea.
A tal fine e' necessario sviluppare azioni di cooperazione in sanita'
pubblica veterinaria.
Le attivita' di formazione sono strategiche per realizzare servizi di
qualita'. La responsabilita' di definire i fabbisogni  formativi,  in
termini  di  addestramento  e di formazione permanente dei veterinari
pubblici, e' compito dei competenti  servizi  che  dovranno  dedicare
alle  attivita'  di formazione risorse adeguate: a tal fine le azioni
piu' urgenti sono il collegamento coerente tra fabbisogni dei servizi
e piani di studio delle Universita' ed un deciso incremento di  corsi
di  formazione  sulla  applicazione  delle regole comunitarie e degli
accordi con i Paesi Terzi.
SISTEMA INFORMATIVO SANITARIO
Il Sistema  Informativo  Sanitario  (Sis)  deve  soddisfare  esigenze
diversificate  relativamente  ai  contenuti  delle informazioni ed ai
suoi destinatari (cittadini, operatori e responsabili della  gestione
ai diversi livelli del sistema).
L'esercizio  dei  diritti  dei  cittadini  nei  confronti del sistema
sanitario cosi come la loro responsabilizzazione rispetto alla salute
richiedono  informazioni   accurate,   tempestive   e   comprensibili
relativamente ai servizi disponibili, al loro funzionamento e ai loro
risultati.
Le   decisioni  sull'organizzazione  e  sullo  sviluppo  dei  servizi
sanitari, cosi come i  programmi  di  miglioramento  della  qualita',
devono  disporre  delle informazioni relative ai risultati attesi e a
quelli raggiunti, alle risorse necessarie e a  quelle  effettivamente
impegnate.
Lo  sviluppo di un efficace sistema informativo presenta pertanto una
forte esigenza di  flessibilita'  e  di  coordinamento  dei  numerosi
sistemi  informativi  operanti a livello locale, regionale e centrale
relativamente alla salute, all'attivita' dei servizi  sanitari  e  ai
loro costi.
L'informazione  sanitaria corrente e' basata principalmente su flussi
informativi settoriali ed incentrati sulla descrizione del sistema di
offerta. Tali sistemi, pur costituendo  una  insostituibile  base  di
conoscenza,  non  soddisfano  appieno  le  esigenze informative di un
sistema sanitario moderno,  le  quali  impongono  l'integrazione  dei
diversi  flussi  informativi  correnti fra di loro e con i sistemi di
sorveglianza  finalizzati  e   con   le   indagini   campionarie   di
popolazione.
Lo    sviluppo    delle   tecnologie   rende   possibile   l'utilizzo
dell'informazione al livello piu' vicino a quello ove il  dato  viene
prodotto  e  aumenta  la  qualita'  dei  sistemi  informativi perche'
rafforza la partecipazione di chi raccoglie le informazioni.
Sulla base di  tali  considerazioni,  il  Piano  sanitario  nazionale
1998-2000  pone  l'obiettivo  di  ridisegnare  il Sistema Informativo
Sanitario per renderlo piu'  efficiente  ed  efficace  rispetto  alle
esigenze  di  governo  del  Ssn  e  ai suoi doveri di trasparenza nei
confronti dei cittadini.
La ristrutturazione del Sis si dovra' fondare sui  seguenti  principi
generali:
- definizione dei bisogni informativi dei diversi utilizzatori;
-  sviluppo  di  sistemi  orientati  al risultato finale del servizio
sanitario, in termini  di  stato  di  salute,  qualita'  della  vita,
soddisfazione dei pazienti;
-  integrazione  tra  i  diversi  sistemi  informativi sanitari e fra
questi e gli altri sistemi informativi della Pubblica Amministrazione
(anagrafi   comunali,   Inps,   Inail,   ecc.)   in   un'ottica    di
interoperabilita' funzionale;
-  potenziamento  dei sistemi informativi a livello locale e sviluppo
di connessioni di rete;
- sviluppo del sistema di garanzia e tutela;
- adozione di protocolli di raccolta  e  elaborazione  dei  dati  che
soddisfino  le  esigenze locali e siano compatibili con le necessita'
informative centrali;
- valorizzazione e diffusione del patrimonio informativo del Sis.
Gli obiettivi di salute che il Psn intende  perseguire  implicano  un
bisogno informativo costante che puo' essere colmato attraverso l'uso
integrato  di  flussi  informativi  correnti,  favoriti  da soluzioni
telematiche,  sistemi  di  sorveglianza  specifici  e   indagini   di
popolazione.
A  tal  fine,  il  sistema  di  indagini  multiscopo  sulla  famiglia
dell'Istat deve essere valorizzato, attraverso un'integrazione  delle
informazioni  rilevate  e  una  estensione  del  campione di famiglie
intervistate,  tenuto  conto  dei   bisogni   di   programmazione   e
valutazione sanitaria a livello nazionale e a livello locale.
In  particolare  e'  necessario  che  la  parte dell'indagine annuale
riguardante la salute e il ricorso ai servizi sanitari risulti idonea
a monitorare gli obiettivi di piano suscettibili di effetti su  scala
annuale  e  triennale  e  che l'indagine speciale sia particolarmente
orientata  alla  rilevazione   degli   indicatori   di   salute,   di
atteggiamento  e  comportamento  e di uso dei servizi, non altrimenti
misurabili.
TAB. 1 - TENDENZE E TRAGUARDI
Obiettivo I: Promuovere comportamenti e stili di vita per la salute
ALIMENTAZIONE   Ridurre l'energia derivante dai grassi a non piu'
del 30% dell'apporto calorico quotidiano.
Ridurre l'energia derivante da grassi saturi a meno
del 10% dell'apporto calorico quotidiano.
Aumentare l'energia derivante da carboidrati ad al-
meno il 55% dell'apporto calorico quotidiano.
Ridurre la quota di energia derivante dallo zucche-
ro a meno del 10% dell'apporto calorico quotidiano.
Ridurre la quantita' quotidiana di sale da cucina a
meno di 6 grammi. Ridurre la prevalenza di persone
obese.
FUMO            Ridurre la prevalenza di fumatori di eta' superiore
ai 14 anni a non piu' del 20% per gli uomini e del
10% per le donne.
Ridurre a zero la frequenza delle donne che fumano
in gravidanza.
Ridurre la prevalenza di fumatori fra gli adole-
scenti.
Ridurre il numero medio di sigarette fumate quoti-
dianamente.
ALCOL           Ridurre del 20% la prevalenza dei consumatori che
eccedono i 40 grammi/die di alcol per i maschi, e i
20 grammi/die per le donne.
Ridurre del 30% la prevalenza di consumatori di be-
vande alcoliche fuori pasto.
ATTIVITA'       Aumentare del 10% la prevalenza di persone che pra-
FISICA          ticano regolarmente attivita' fisico-sportiva nel
tempo libero.
Aumentare almeno del 10% la prevalenza di anziani
che praticano regolarmente attivita' fisico-
sportiva nel tempo libero.
Obiettivo II: Contrastare le principali patologie
MALATTIE        Ridurre di almeno il 10% la mortalita' da malattie
CARDIO E        ischemiche del cuore.
CEREBRO         Ridurre di almeno il 10% la mortalita' da malattie
VASCOLARI       cerebrovascolari.
Ridurre le diseguaglianze in termini di mortalita'
fra aree geografiche e fra gruppi sociali.
Migliorare la qualita' della vita del paziente
affetto da patologie cardio e cerebrovascolari.
TUMORI          Ridurre la mortalita' totale da tumori maligni del
10% per gli uomini e del 5% per le donne.
Ridurre la mortalita' da tumore del polmone del 10%
per i maschi e stabilizzarla per le donne.
Ridurre la mortalita' da tumore della mammella del
5%.
Ridurre la mortalita' da tumore dello stomaco del
10%.
Stabilizzare la mortalita' da tumore del colon-
retto.
Ridurre la mortalita' da tumore della cervice
dell'utero del 10%.
Ridurre le differenze di sopravvivenza relative ai
tumori maligni all'interno del territorio
nazionale.
Ridurre le diseguaglianze fra classi sociali per i
principali tumori in termini di incidenza, soprav-
vivenza e mortalita'.
Migliorare la qualita' della vita del paziente
oncologico.
MALATTIE        Raggiungere, oltre a quanto previsto in materia di
INFETTIVE       vaccinazioni obbligatorie, almeno il 95% di coper-
tura vaccinale per la popolazione di eta' inferiore
ai 24 mesi, anche immigrata, per Morbillo, Rosolia,
Parotite, Pertosse, Haemophilus influenzae. Rag-
giungere il 75% di copertura vaccinale contro l'in-
fluenza per la popolazione al di sopra dei 64 anni.
Monitorare gli effetti indesiderati di tutte le
vaccinazioni.
Eradicare il virus della Poliomielite.
Monitorare l'esito del trattamento della TBC.
Ridurre l'incidenza delle infezioni ospedaliere di
almeno il 25%.
INCIDENTI E     Ridurre la mortalita' da incidenti stradali del 20%
MALATTIE        Ridurre la mortalita' da incidenti stradali nella
PROFESSIONALI   classe di eta' 15-24 anni di almeno il 20%.
Ridurre le menomazioni gravi permanenti da inciden-
ti stradali.
Ridurre il numero di infortuni domestici, in parti-
colare fra le categorie piu' a rischio.
Ridurre la frequenza degli infortuni sul lavoro del
10%.
Ridurre la frequenza degli infortuni sul lavoro nei
settori produttivi a maggior rischio e per i casi
piu' gravi.
Ridurre il numero di malattie correlate al lavoro.
Obiettivo III: Migliorare il contesto ambientale
ARIA            Migliorare la qualita' dell'aria atmosferica.
ACQUA           Aumentare la disponibilita' di acqua potabile per
abitante e la percentuale di popolazione servita da
acquedotto.
Incrementare l'avviamento alla depurazione dei ca-
richi inquinanti depurabili  non depurati.
Ridurre la quantita' dei reflui non depurati river-
sati direttamente nei corpi idrici.
ALIMENTI        Ridurre l'incidenza delle malattie causate da e con
alimenti e potenziare il sistema di sorveglianza
continua.
RADIAZIONI      Ridurre la concentrazione di radon nelle abitazioni
e nei luoghi chiusi.
Ridurre il rischio da esposizione a radiazioni
ionizzanti da indagini cliniche di radiodiagnostica
e medicina nucleare.
Rilevare sistematicamente i dati di contaminazione
radioattiva a seguito di incidenti nucleari.
Ridurre il rischio connesso all'esposizione alle
radiazioni ultraviolette.
Prevenire gli effetti dei campi a 50 Hz e dei campi
elettromagnetici a radiofrequenza e microonde.
Informare correttamente la popolazione sulle pro-
blematiche delle radiazioni.
RIFIUTI         Potenziare le attivita' mirate alla prevenzione dei
danni.
Obiettivo IV: Rafforzare la tutela dei soggetti deboli
IMMIGRATI       Garantire uniformita' di accesso all'assistenza sa-
nitaria in tutto il territorio nazionale, secondo
la normativa vigente.
Estendere la copertura vaccinale garantita alla po-
polazione italiana alla popolazione immigrata.
TOSSICO         Ridurre la mortalita' e la morbosita' legate alla
DIPENDENTI      tossicodipendenza e/o all'abuso di sostanze.
Aumentare la quota di consumatori in contatto con
il sistema di assistenza e ridurre la durata media
di uso di sostanze prima del contatto.
Aumentare la quota di soggetti che iniziano e com-
pletano i trattamenti e recuperano un accettabile
livello di integrazione sociale.
SALUTE MENTALE  Migliorare la qualita' della vita e l'integrazione
sociale dei soggetti con malattie mentali.
Ridurre l'incidenza dei suicidi nella popolazione a
rischio per problemi di salute mentale.
FASI DELLA      Ridurre la mortalita' perinatale e infantile almeno
VITA E SALUTE   all'8 per mille in tutte le regioni.
Prevenire i comportamenti a rischio in eta' pre-
adolescenziale e adolescenziale.
Prevenire le cause di disabilita' mentale, sen-
soriale e plurima.
Prevenire i casi di disagio psichico e sociale
nell'infanzia e nell'adolescenza.
Promuovere la procreazione cosciente e responsa-
bile.
Promuovere la prevenzione e il controllo delle ma-
lattie genetiche.
Promuovere il mantenimento e il recupero dell'auto-
sufficienza nell'anziano.
Adottare politiche di supporto alle famiglie con
anziani bisognosi di assistenza a domicilio.
Promuovere l'assistenza continuativa e integrata a
favore degli anziani.
Potenziare e qualificare l'assistenza a favore del-
le persone nella fase terminale della vita.
Obiettivo V: Portare la sanita' italiana in Europa
TRAPIANTI       Aumentare il numero di trapianti e ridurre il nume-
ro di trapianti effettuati all'estero.
Migliorare l'identificazione dei potenziali donato-
ri e aumentare la disponibilita' di organi idonei
per il trapianto.
Migliorare la sicurezza e la qualita' degli organi
(e dei tessuti) prelevati a scopo di trapianto.
Ridurre la mortalita' in lista di attesa.
Aumentare la sopravvivenza e migliorare la qualita'
della vita dei trapiantati.
RIABILITAZIONE  Garantire continuita' assistenziale.
Assicurare l'efficacia delle prestazioni rese.
Articolare i livelli di intensita' delle prestazio-
ni tenuto conto della natura dei bisogni.
INNOVAZIONE     Individuare le priorita' di sviluppo delle nuove
TECNOLOGICA     tecnologie.
Dismettere le strutture obsolete e ricostituire le
dotazioni strutturali, impiantistiche e tecno-
logiche.
Sviluppare le procedure di valutazione delle tecno-
logie.
Migliorare l'utilizzo delle dotazioni esistenti e
dei processi di gestione e manutenzione delle ap-
parecchiature biomediche.
Coinvolgere gli operatori nei processi di intro-
duzione e gestione delle nuove tecnologie.
Adeguare le apparecchiature e le tecnologie alle
disposizioni di sicurezza.
Adeguare la rete dei laboratori diagnostici.
SORVEGLIANZA    Garantire diagnosi tempestive e pronto riferimento
PATOLOGIE RARE  ai centri specialistici per la terapia.
Sviluppare l'attivita' di prevenzione.
Sostenere la ricerca.
AUTOSUFFICIENZA Aumentare il numero dei donatori volontari
SANGUE E        periodici e l'indice di donazione e ridimensionare
EMODERIVATI     le donazioni occasionali.
Razionalizzare il ricorso alla trasfusione e impie-
gare ove possibile la trasfusione di sangue
autologo.
SANITA'         Procedere all'accreditamento dei servizi e dei la-
PUBBLICA        boratori di sanita' pubblica veterinaria.
VETERINARIA     Sviluppare il sistema informativo e integrarlo
anche a livello internazionale.
Sviluppare le attivita' e gli interventi finaliz-
zati alla riduzione dei rischi.
Sviluppare le azioni di cooperazione internazionale
in materia di tutela sanitaria.
Sviluppare le atti vita' di formazione.
SISTEMA         Sviluppare sistemi orientati al risultato finale
INFORMATIVO     del servizio sanitario.
SANITARIO       Integrare i diversi sistemi informativi sanitari,
fra loro e con i sistemi informativi della Pubblica
amministrazione.
Potenziare i sistemi informativi a livello locale e
sviluppare connessioni di rete.
Migliorare i protocolli di raccolta e di elabora-
zione dei dati.
Valorizzare e diffondere il patrimonio informativo
sanitario.
PARTE II
LE STRATEGIE PER IL CAMBIAMENTO
LE GARANZIE DEL SSN
Il  sistema  delle  garanzie  del  Ssn  si esprime operativamente nel
processo  di  individuazione  e   specificazione   dei   livelli   di
assistenza, che si articola nei seguenti momenti essenziali:
-  l'esplicitazione  dei  principi  che  guidano la definizione delle
garanzie che il Ssn assume e si impegna a rispettare;
- l'articolazione delle funzioni e delle aree di  attivita'  comprese
nei livelli di assistenza;
-  la precisazione degli interventi e delle prestazioni da assicurare
e l'individuazione dei criteri di  appropriatezza  dell'utilizzo  dei
servizi da parte dei cittadini e dei prescrittori;
- la determinazione della quota capitaria di finanziamento necessaria
per la garanzia dei livelli di assistenza;
-  la  determinazione  del fabbisogno complessivo del Ssn compatibile
con le disponibilita' finanziarie;
- la definizione degli strumenti operativi per il governo dei livelli
di assistenza.
Tutte le esperienze internazionali fin qui disponibili dimostrano che
la definizione dei livelli di assistenza e' un obiettivo  socialmente
e  tecnicamente  molto  complesso,  nonche'  in continuo divenire, in
quanto  deve  tenere  conto  del  progresso   scientifico   e   della
innovazione tecnologica che influenzano le valutazioni di efficacia e
di  appropriatezza  delle  prestazioni.  Il Piano sanitario nazionale
1998-2000  indica,  pertanto,  i  principi  ed  i  criteri  generali,
rinviando  alla  elaborazione  di  specifiche  linee  di indirizzo le
specifiche definizioni  operative  relative  ai  diversi  settori  di
attivita'.
I PRINCIPI GUIDA
Il  Piano  sanitario  nazionale  1999-2000  definisce  i  livelli  di
assistenza alla luce dei principi ispiratori del  Servizio  sanitario
nazionale:
- il principio della dignita' umana, in base al quale ogni persona ha
uguale dignita' e uguali diritti, a prescindere dalle caratteristiche
personali e dal ruolo svolto nella societa';
-  il  principio  della  salvaguardia,  in  base al quale lo stato di
salute della persona va tutelato prima che possa essere pregiudicato;
- il principio del bisogno, in base al  quale  tutte  le  persone  in
condizione  di  bisogno  hanno  diritto  all'assistenza  e le risorse
disponibili devono essere prioritariamente indirizzate a favore delle
attivita'  in  grado  di  rispondere   ai   bisogni   primari   della
popolazione;
-  il  principio  della  solidarieta' nei confronti dei soggetti piu'
vulnerabili,  in   base   al   quale   le   risorse   devono   essere
prioritariamente utilizzate a favore dei gruppi di popolazione, delle
persone  e  delle  condizioni  che  presentano  bisogni  rilevanti in
termini sociali e clinico-epidemiologici;
- il principio dell'efficacia e dell'appropriatezza degli interventi,
in base al quale  le  risorse  devono  essere  indirizzate  verso  le
prestazioni  la  cui  efficacia e' riconosciuta in base alle evidenze
scientifiche e verso i soggetti che maggiormente  ne  possono  trarre
beneficio;
-  il  principio  dell'efficienza  produttiva, in base al quale nella
scelta fra differenti modalita' di organizzazione dell'offerta e  fra
differenti  tipologie  di  attivita'  devono  essere privilegiati gli
interventi che, a parita' di risultato, garantiscono un uso  ottimale
delle risorse;
-  il principio dell'equita', in base al quale deve essere assicurata
la rimozione delle barriere geografiche ed economiche che  ostacolano
il  ricorso  all'assistenza sanitaria da parte dei cittadini e devono
essere  colmati  i   divari   informativi   e   comportamentali   che
discriminano le persone e i gruppi di popolazione nei confronti della
salute,  in  modo  da  garantire  eguali opportunita' di accesso e di
assistenza, a parita' di bisogno.
I LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
I livelli di assistenza sanitaria definiscono le garanzie che il  Ssn
si  impegna  ad  assicurare  nei  confronti dei cittadini, al fine di
realizzare la coerenza  fra  l'obiettivo  generale  di  tutela  della
salute  e  il  finanziamento  a  disposizione  del Servizio sanitario
nazionale (art. 1, c. 1, d.lgs. 502/1992  e  successive  modifiche  e
integrazioni; Psn 1994-96).
Il   Piano   sanitario  nazionale  1998-2000  individua  nei  livelli
essenziali di assistenza  l'ambito  delle  garanzie  che  il  Ssn  si
impegna  ad  assicurare  in  condizioni di uniformita' sul territorio
nazionale alla totalita' dei cittadini.
Sono definiti essenziali i  livelli  di  assistenza  che,  in  quanto
necessari  (per  rispondere  ai  bisogni  fondamentali di promozione,
mantenimento e recupero delle condizioni di salute della popolazione)
ed appropriati (rispetto sia alle specifiche esigenze di  salute  del
cittadino  sia  alle  modalita'  di  erogazione  delle  prestazioni),
debbono  essere  uniformemente  garantiti  su  tutto  il   territorio
nazionale  e all'intera collettivita', tenendo conto delle differenze
nella distribuzione delle necessita' assistenziali e dei  rischi  per
la salute.
L'effettiva garanzia dei livelli essenziali di assistenza implica una
riorganizzazione del sistema che permetta il riequilibrio all'interno
del Ssn fra i diversi settori di intervento.
Particolare  impegno  deve  essere  dedicato alla riallocazione delle
risorse:
- dalla cura alla prevenzione;
- dalla generalita' della popolazione ai gruppi a rischio
- dall'assistenza ospedaliera all'assistenza territoriale.
La   riallocazione   delle   risorse,   da   realizzarsi   attraverso
l'elaborazione  di programmi che favoriscano un diffuso coordinamento
intra   e   inter-aziendale,   deve   prevedere   il    potenziamento
dell'assistenza  in  regime  di  ricovero diurno (in alternativa alla
degenza ordinaria), lo sviluppo degli interventi di riabilitazione  e
lungodegenza  in  ambito  residenziale  e domiciliare (in alternativa
alle prestazioni per acuti), la diffusione dell'assistenza  integrata
a  domicilio  (in  alternativa a quella residenziale), lo sviluppo di
programmi  di  screening  periodici  selettivi  sulla  popolazione  a
rischio (in alternativa alla diagnostica ambulatoriale su richiesta),
il   ridimensionamento   della   diagnostica  strumentale  (anche  in
relazione  all'introduzione  di  profili  di    appropriatezza  delle
richieste e con particolare riguardo alle prestazioni ad alto costo o
effettuate  in serie), il potenziamento dell'assistenza odontoiatrica
e oculistica (attualmente carenti), nonche' ogni altra  riallocazione
specificamente rivolta a riequilibrare l'offerta a livello locale.
Per   le   condizioni   che   interessano   le  aree  del  disagio  e
dell'emarginazione, la definizione della integrazione tra  assistenza
sociale e assistenza sanitaria (e dei criteri per l'imputazione della
rispettiva spesa) e' condizione necessaria per la concreta attuazione
dei livelli. di assistenza, ferma restando la necessita' di definire,
in  parallelo,  adeguati  livelli  di garanzia anche per l'assistenza
sociale.
Le prestazioni comprese nei livelli  essenziali  di  assistenza  sono
erogate  dal  Servizio  sanitario nazionale a tutti i cittadini (art.
50, legge n. 450/1997 e decreto legislativo n. 124/1998):
- senza oneri a carico dell'utente al  momento  della  fruizione  del
servizio,  relativamente a: le prestazioni di diagnostica strumentale
e di laboratorio e le altre prestazioni di  assistenza  specialistica
incluse  in  programmi  organizzati di diagnosi precoce e prevenzione
collettiva realizzati in attuazione del  Piano  sanitario  nazionale,
dei  Piani  sanitari  regionali o comunque promossi o autorizzati con
atti  formali  della  Regione  o  della  Provincia  autonoma;      le
prestazioni  di  diagnostica  strumentale e di laboratorio e le altre
prestazioni di assistenza specialistica finalizzate alla tutela della
salute collettiva obbligatorie per legge o disposte a livello  locale
in  caso di situazioni epidemiche e quelle finalizzate all'avviamento
al lavoro; le prestazioni di medicina  generale  e  di  pediatria  di
libera   scelta;   i   trattamenti  erogati  nel  corso  di  ricovero
ospedaliero  in  regime  ordinario,  ivi  inclusi   i   ricoveri   di
riabilitazione  e  di  lungodegenza  post-acuzie,  e  le  prestazioni
strettamente  e  direttamente  correlate  al  ricovero   programmato,
preventivamente   erogate   dalla   medesima   struttura,   ai  sensi
dell'articolo 1, comma 18, della legge 23 dicembre 1996, n.  662;
- dietro pagamento di una quota limitata, per le restanti prestazioni
soggette - in base alla normativa vigente  -  alla  compartecipazione
alla   spesa,  definita  in  modo  da  promuovere  la  consapevolezza
dell'onere economico connesso alla  erogazione  delle  prestazioni  e
comunque  di entita' tale da non costituire ostacolo all'utilizzo dei
servizi da parte del singolo cittadino. Il Piano sanitario  nazionale
1998-2000  conferma quanto previsto dal d.lgs.  29 aprile 1998 n. 124
e, in particolare, quanto previsto dall'art.  3, comma 3.
In armonia  con  quanto  previsto  dal  Documento  di  Programmazione
Economico-Finanziaria  per  gli  anni 1998-2000, obiettivi di equita'
sociale  impongono  di  dare  uniformita'  effettiva  alla  copertura
assistenziale   offerta   dal   Ssn,   attraverso   interventi  volti
specificamente  a  contrastare  i  fattori  a  causa  dei  quali   le
differenze  socioeconomiche  fra  cittadini  possono  trasformarsi in
diseguaglianze nei confronti dell'accesso ai servizi sanitari e della
salute.
L'eliminazione   delle   barriere   economiche   all'utilizzo   delle
prestazioni  sanitarie non e' sufficiente ad assicurare l'uniformita'
di accesso ai livelli  di  assistenza  a  parita'  di  bisogno  nelle
diverse realta' territoriali e tra i diversi gruppi sociali.
Il  riferimento al criterio dell'uniformita' impone anche il graduale
superamento di ogni forma di oggettiva, seppur implicita, limitazione
dell'ambito  effettivo  delle  garanzie.  L'inadeguata   offerta   di
servizi,  la carenza di informazioni su disponibilita' e modalita' di
accesso, la presenza di  tempi  di  attesa  abnormemente  elevati  in
rapporto  alle  necessita'  assistenziali rappresentano le principali
limitazioni  ad  una  effettiva  uniformita'  nelle  diverse  realta'
territoriali e nei diversi settori di attivita'.
Le  Regioni  e  le  Aziende  sanitarie,  nell'ambito  delle  linee di
indirizzo per l'individuazione delle priorita' assistenziali e  della
indicazione  degli  obiettivi  gestionali,  elaborano  programmi  per
l'abbattimento dei tempi di  attesa  per  i  ricoveri  ospedalieri  e
l'accesso  alle  prestazioni specialistiche ambulatoriali.  Strumenti
prioritari di intervento a questo scopo sono il pieno utilizzo  delle
risorse     assistenziali     disponibili    e    il    miglioramento
dell'appropriatezza delle prescrizioni,  attraverso  la  adozione  di
Linee   guida,  garantendo  comunque  il  coinvolgimento  dei  medici
prescrittori e un'adeguata informazione ai cittadini.
La definizione operativa  dell'ambito  delle  garanzie  uniformemente
offerte  dal  Ssn  secondo  il principio della essenzialita' richiede
l'indicazione dei servizi e delle  prestazioni  che,  per  specifiche
condizioni  cliniche  o di rischio per la salute, presentano evidenze
scientifiche di un significativo beneficio in termini  di  salute,  a
livello individuale e/o collettivo, a fronte delle risorse impegnate.
Tale  indicazione  implica  l'esclusione,  dai  livelli di assistenza
finanziati attraverso la quota capitaria,  delle  prestazioni  e  dei
servizi   che:  i)  non  soddisfano  il  principio  dell'efficacia  e
dell'appropriatezza degli interventi (ovvero la cui efficacia non  e'
dimostrabile  in base alle evidenze scientifiche disponibili e/o sono
utilizzate per soggetti le cui condizioni cliniche non  corrispondono
alle  indicazioni  raccomandate);  ii)  non  rispondono  al principio
dell'efficienza produttiva (ovvero non garantiscono un  uso  ottimale
delle  risorse  quanto  a  modalita'  di organizzazione ed erogazione
dell'assistenza); iii) non soddisfano primari bisogni di salute.
A quest'ultima  categoria  appartengono,  ad  esempio,  la  chirurgia
estetica  non  conseguente  a  incidenti,  malattie  o  malformazioni
congenite; le certificazioni mediche non rispondenti a fini di tutela
della salute collettiva, anche quando richieste  da  disposizioni  di
legge;  le  vaccinazioni  non  obbligatorie in occasione di soggiorni
all'estero.
Secondo questi criteri sono inoltre escluse le  forme  di  assistenza
che,  pur  rispondendo al principio dell'efficacia clinica, risultano
inappropriate rispetto alle specifiche necessita'  assistenziali,  in
quanto  sproporzionate  nei  tempi,  nelle  modalita' di erogazione o
nella quantita' di prestazioni fornite, nonche' gli interventi  e  le
prestazioni   comunque,   sostituibili   da  altre  con  un  rapporto
costo-efficacia piu' soddisfacente. Appartengono a  questa  categoria
le   procedure   ed   i   programmi  di  screening  con  un  rapporto
costo-efficacia sfavorevole; numerose prestazioni attualmente erogate
in degenza ospedaliera che potrebbero  essere  piu'  appropriatamente
fornite   in  ambiente  ambulatoriale,  in  day-hospital  o  in  sede
residenziale extra-ospedaliera.
E' obiettivo del  Piano  sanitario  nazionale  1998-2000  avviare  un
Programma   nazionale   per   l'elaborazione,   la  diffusione  e  la
valutazione di Linee guida e percorsi diagnostici e terapeutici.
Lo sviluppo delle Linee guida rappresenta un processo complesso,  dal
punto  di vista organizzativo e metodologico, che richiede competenze
tecniche e risorse adeguate, secondo un approccio finalizzato a:
- selezionare  le  condizioni  cliniche  e  gli  interventi  sanitari
secondo criteri espliciti di priorita';
-  interessare  tutti  i  potenziali destinatari, operatori sanitari,
cittadini e amministratori, nella fase di elaborazione e in quelle di
diffusione e valutazione;
- articolarsi in diverse  fasi,  alla  cui  realizzazione  concorrono
diversi soggetti e livelli di responsabilita' del Ssn:
- l'elaborazione secondo precisi requisiti metodologici relativi alla
raccolta e all'analisi delle evidenze scientifiche disponibili e alla
loro successiva utilizzazione per la costruzione della linea guida;
-  la  diffusione  secondo  modalita'  che  ne  permettano la massima
accessibilita' da parte di tutti i soggetti interessati;
- l'adozione nella pratica assistenziale;
- la verifica di impatto sulla qualita' e sui costi  dell'assistenza,
anche  ai  fini  del tempestivo aggiornamento e della revisione delle
Linee guida.
Condizioni, procedure e programmi di intervento  saranno  selezionati
in base ai seguenti criteri di priorita':
- frequenza nella popolazione generale o in sottogruppi significativi
di popolazione;
- costi, diretti e indiretti, della condizione, della procedura o del
programma di intervento;
- variabilita' nell'accesso ai servizi, nelle modalita' di assistenza
e/o nei risultati finali;
- fattibilita' pratica in ragione delle informazioni disponibili;
- rilevanza rispetto a programmi nazionali e regionali che perseguano
obiettivi di salute e di innovazione delle forme di assistenza.
Particolare   attenzione   dovra',   inoltre,  essere  prestata  alla
preventiva verifica  della  efficacia,  della  economicita'  e  della
appropriatezza  nell'impiego  di  prestazioni  e/o  di  modalita'  di
assistenza innovative.
Anche   avvalendosi  delle  esperienze  nazionali  ed  internazionali
attualmente disponibili, entro il primo anno di  attuazione  del  Psn
saranno  definite  le  Linee  guida  per almeno dieci fra le seguenti
condizioni cliniche, interventi e programmi di intervento selezionati
secondo i criteri su indicati:
- diagnosi precoce e trattamento delle ipercolesterolemie;
- mal di schiena;
- broncopolmonite;
- asma bronchiale;
- ulcera peptica;
- gravidanza fisiologica,
- ipertensione arteriosa,
- angina pectoris;
- neoplasie della mammella,
- neoplasie della cervice uterina;
- vaccinazione antiinfluenzale;
- profilassi antibiotica in chirurgia;
- diagnostica pre-operatoria.
Specifica priorita' deve essere data alla elaborazione di Linee guida
che definiscano le indicazioni  cliniche  relative  alle  prestazioni
erogabili  a  livello  ambulatoriale ed in regime di ricovero diurno,
con particolare riferimento agli interventi chirurgici  elettivi  per
liberazione del tunnel carpale, legatura o asportazione di vene degli
arti inferiori, cataratta, ernia inguinale, colecistectomia.
Alta  priorita'  dovra'  essere  riservata  alle  Linee  guida la cui
applicazione e' in grado di  assicurare  una  diminuzione  dei  costi
complessivi a carico del Ssn.
In caso di superamento dei limiti massimi di spesa compatibili con le
disponibilita'   finanziarie,   fatto  salvo  quanto  previsto  dalla
normativa in vigore con riferimento al ricorso  all'autofinanziamento
regionale,  le  Regioni  possono definire i criteri di erogabilita' a
carico del Fondo sanitario regionale  delle  prestazioni  fornite  da
strutture  pubbliche e private accreditate, nel rispetto dei principi
alla base del Ssn e tenuto conto dei  diversi  livelli  di  priorita'
delle prestazioni e dei servizi di assistenza sanitaria.
L'ARTICOLAZIONE DEI LIVELLI DI ASSISTENZA
Il Piano sanitario nazionale per il triennio 1994-96 precisava, sulla
base degli obiettivi assistenziali da raggiungere e delle prestazioni
sanitarie da erogare, sei  livelli  di  assistenza  da  garantire  in
condizioni di uniformita' a tutta la popolazione.
Le  conoscenze  acquisite  nel corso del triennio 1994-96 sui diversi
modelli regionali di risposta ai bisogni di salute dei cittadini,  le
rilevanti  modificazioni  intervenute  in  attuazione della normativa
nazionale e regionale, nonche'  il  mutato  contesto  socio-economico
suggeriscono  la  precisazione di una nuova articolazione dei livelli
di assistenza.
La  ridefinizione  dei  livelli  garantiti  di   assistenza,   e   la
conseguente  riclassificazione delle attivita' e delle prestazioni in
essi comprese, risponde all'esigenza  di  esplicitare  e  valorizzare
l'articolazione  delle  funzioni assistenziali nelle tre grandi macro
aree di offerta previste dalla normativa in vigore.
I livelli di assistenza sono quindi definiti con riferimento a:
- l'assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di
lavoro;
- l'assistenza distrettuale;
- l'assistenza ospedaliera.
L'articolazione in tre grandi aree di attivita' e' definita alla luce
delle seguenti considerazioni:
a) l'esigenza di valorizzare le attivita' svolte dal Dipartimento  di
prevenzione,  in  armonia  con quanto previsto dal d.lgs. 502/1992 (e
successive  integrazioni  e  modificazioni)   e   in   coerenza   con
l'obiettivo di potenziare le attivita' di prevenzione. Giova peraltro
precisare che interventi di prevenzione primaria e secondaria (quali,
ad esempio, educazione sanitaria, counseling, prevenzione individuale
e  per  gruppi a rischio effettuata dai medici di medicina generale e
da altre professionalita' sanitarie) sono svolti anche dai livelli di
assistenza distrettuale e ospedaliera (nell'ambito delle  risorse  ad
essi  attribuite),  oltre  che  da settori non sanitari, in un comune
impegno di promozione della salute;
b) l'esigenza   di   ricomporre   all'interno   del   macro   livello
assistenza   sanitaria  distrettuale  i  tre  livelli  di  assistenza
(relativi   all'assistenza   sanitaria   di   base,    all'assistenza
specialistica,   semi-residenziale   territoriale   e  all'assistenza
residenziale  sanitaria:  livelli  2,  3  e  5   del   Psn   1994-96)
precedentemente classificati separatamente, ma fortemente integrati e
correlati.  Giova  precisare  che  attivita'  di assistenza sanitaria
ricomprese nel livello distrettuale possono essere svolte anche nelle
strutture  ospedaliere  (ad   esempio,   l'assistenza   specialistica
ambulatoriale). L'esplicitazione del livello distrettuale e' coerente
con  l'obiettivo  di  conferire  al  distretto  una precisa identita'
all'interno dell'azienda sanitaria  locale  per  il  coordinamento  e
l'integrazione  di  tutte  le  attivita'  di  assistenza sanitaria di
carattere extra-ospedaliero;
c) l'esigenza di superare la specificazione del livello  di  supporto
all'organizzazione    dell'attivita',   precedentemente   considerato
separatamente (livello 6 del Psn 1994-96), ma strettamente funzionale
all'organizzazione e all'erogazione delle  attivita'  comprese  negli
altri livelli di assistenza sanitaria.
I   singoli   livelli  sono  articolati  in  sotto-livelli  (tab.  2)
individuati con riferimento alle aree di intervento,  ai  fattori  di
spesa,   alle   modalita'   di  organizzazione  dell'offerta  e  alle
specifiche categorie di utenti ai quali si  rivolgono,  tenuto  conto
delle  specificita'  e delle esigenze conoscitive dei diversi settori
di intervento.
Tab. 2 - Livelli di assistenza sanitaria
articolazione per aree di offerta
1. ASSISTENZA SANITARIA COLLETTIVA IN AMBIENTE DI VITA E DI
LAVORO
Profilassi delle malattie infettive e diffusive.
Tutela dei rischi connessi con l'inquinamento ambientale.
Tutela dei rischi connessi con gli ambienti di vita e di
lavoro.
Sanita' pubblica veterinaria.
Tutela igienico sanitaria degli alimenti.
2. ASSISTENZA DISTRETTUALE
Assistenza sanitaria di base.
Assistenza farmaceutica.
Assistenza specialistica ambulatoriale.
Assistenza territoriale e semi-residenziale.
Assistenza residenziale sanitaria.
3. ASSISTENZA OSPEDALIERA
Assistenza per acuti (emergenza, ordinaria e in day
hospital).
Assistenza post-acuzie (riabilitazione ordinaria e in day
hospital e lungodegenza).
Il  monitoraggio  e   la   verifica   dei   livelli   di   assistenza
effettivamente  garantiti alla popolazione, dei risultati raggiunti e
dei relativi livelli di spesa richiedono un adeguamento  del  sistema
informativo.
Apposite  linee  di  guida  saranno  emanate  al  fine di favorire il
raccordo dei flussi informativi esistenti  con  i  nuovi  modelli  di
monitoraggio e verifica dei livelli di assistenza.
LA DETERMINAZIONE DELLA QUOTA CAPITARIA
La  quota  capitaria  di finanziamento esplicita il valore pro capite
medio nazionale necessario per assicurare la copertura del fabbisogno
finanziario dei livelli essenziali di assistenza sanitaria.
Il valore e' calcolato tenuto conto  delle  condizioni  demografiche,
epidemiologiche  e organizzative osservate in prossimita' dell'inizio
del triennio di  validita'  del  Psn  1998-2000  sull'intera  realta'
nazionale   e   con  riferimento  alla  totalita'  della  popolazione
italiana.
La quota capitaria e'  definita  sulla  base  di  parametri  volti  a
sintetizzare,  relativamente agli specifici livelli di assistenza, la
quantita'  di  risorse  fisiche  e/o   finanziarie   necessarie   per
assicurare l'organizzazione e l'erogazione degli interventi garantiti
dai livelli essenziali di assistenza.
I  parametri  fisici  e  i relativi costi unitari medi di riferimento
sono definiti in relazione alle risultanze dell'attivita' del  Nucleo
tecnico  di  verifica  per  il monitoraggio dei livelli di assistenza
sanitaria  fissati  dal  Psn  1994-96  (istituito  nell'ambito  della
Conferenza  permanente  per  i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le
Province autonome), integrate  con  le  rilevazioni  disponibili  dei
flussi  informativi  delle  Aziende  Usl e delle aziende ospedaliere,
tenuto  conto  delle  indicazioni  della  normativa  nazionale   (ove
specificamente  previste)  e  degli obiettivi prioritari indicati dal
Psn 1998-2000.
Al fine di consentire la verifica sistematica  della  congruita'  del
Fondo  sanitario  nazionale,  in  sede di monitoraggio dei livelli di
assistenza, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato,  le
Regioni e le Province autonome affinera' il sistema di parametri gia'
collaudati nei passati esercizi.
I  parametri  utilizzati  devono intendersi come meramente funzionali
alla ricostruzione della quota capitaria di finanziamento; in  quanto
tali,  non costituiscono valori di riferimento (o valori obiettivo da
raggiungere), non  impongono  alle  Regioni  vincoli  all'allocazione
delle risorse, non individuano percorsi privilegiati di distribuzione
dei  fondi  (fra  aree  di intervento o fra realta' territoriali). La
quota capitaria non costituisce l'equivalente finanziario dei servizi
e delle prestazioni da assicurare a ciascun cittadino.
La quota  capitaria  di  finanziamento  comprende  anche  le  risorse
necessarie  al funzionamento del Ssn. Nell'allocazione delle risorse,
particolare  attenzione  dovra'  essere  rivolta  ad  assicurare   le
funzioni  di  organizzazione,  amministrazione  e  gestione  le quali
costituiscono  prerequisito  affinche'  il  sistema  sanitario  possa
erogare  le  prestazioni  che ne rappresentano obiettivo primario, in
condizioni di efficienza ed efficacia.
L'esplicitazione della  metodologia  seguita  per  la  determinazione
della  quota capitaria, in risposta a precise esigenze di trasparenza
e chiarezza nei rapporti tra Stato regioni  e  province  autonome  e'
rinviata a uno specifico documento tecnico.
IL FINANZIAMENTO DEI LIVELLI Dl ASSISTENZA
Nel triennio 1998-2000, il Ssn assicura i livelli di assistenza, cosi
come  definiti  dal  presente  Psn, attraverso l'adeguamento rispetto
all'inflazione della quota capitaria di finanziamento.
Inoltre,  in  considerazione  della   crescita   della   domanda   di
prestazioni  sanitarie, nonche' dell'inadeguatezza del tasso generale
di inflazione a rappresentare l'aumento medio dei prezzi dei  fattori
produttivi   impiegati   nel  settore  sanitario,  le  disponibilita'
finanziarie del SSN sono adeguate, compatibilmente con gli  obiettivi
imposti dal risanamento della finanza pubblica, in modo da assicurare
nell'arco  del  triennio  (rispetto  al  1998) l'aumento del 3% delle
risorse complessive.
Per il triennio 1998-2000, la quota capitaria  di  finanziamento  dei
livelli   di  assistenza,  determinata  tenuto  conto  dei  tassi  di
inflazione e di crescita reale del  Pil  previsti  dal  Documento  di
Programmazione Economico-Finanziara 1998-2000, e' cosi definita:
1998      L. 1.795.305
1999      L. 1.849.165     (L. 1.795.305, incrementate del 3%)
2000      L. 1.904.640     (L. 1.849.165, incrementate del 3%)
Le  spese  in  conto  capitale  per  il  triennio  1998-2000  trovano
copertura nelle previsioni indicate nella legge  finanziaria  per  il
1998  (legge  n. 449/1997), per un importo di 240 miliardi per l'anno
1998 e di 250 miliardi per ciascuno degli anni 1999 e 2000.
Per gli investimenti nelle aziende sanitarie sono  disponibili  2.500
miliardi   stanziati   complessivamente   per   il  1998  e  il  1999
(rispettivamente 670 e 1830) come avvio della seconda fase del  piano
decennale  introdotto  con  l'articolo 20 della legge 67/1988, per la
quale  saranno  formulate  proposte  di  utilizzo  in sede locale, da
concordare in  sede  di  Conferenza  Stato-Regioni  con  il  fine  di
affrontare  anche  le  problematiche  relative  alla  sicurezza delle
strutture.
Per il triennio 1998-2000 la legge finanziaria per il 1998 (legge  n.
450/1997)  ha  inoltre  accantonato  (in  tabella  B) complessivi 828
miliardi (rispettivamente 249,5, 427,6 e 150,9 miliardi per  ciascuno
degli   anni   di  riferimento)  da  utilizzare  attraverso  apposito
provvedimento normativo per  edilizia  sanitaria  e  nuove  forme  di
progettualita' che possono supportare interventi innovativi nel campo
dell'assistenza   ai  malati  terminali,  per  il  miglioramento  del
funzionamento  della  rete  dei  servizi   sul   territorio   e   per
l'assistenza al di fuori dell'ambiente ospedaliero.
STRUMENTI PER LA GARANZIA DEI LIVELLI DI ASSISTENZA
IL PERSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI TUTELA
Il   perseguimento   degli  obiettivi  di  tutela  della  salute  dei
cittadini,  attraverso  la  garanzia  dei   livelli   essenziali   di
assistenza  e  nel  rispetto  dei vincoli imposti dal finanziamento a
quota  capitaria,  richiede  in  via  preliminare   uno   sforzo   di
riflessione  sulle "questioni aperte" del sistema sanitario italiano,
con riferimento sia al modello di servizio sanitario verso  il  quale
si  vuole  tendere,  sia  al  percorso  da  seguire  nel  processo di
transizione dal vecchio al nuovo ordinamento.
Ai fini della concreta  definizione  degli  strumenti  utili  per  il
perseguimento  degli obiettivi di garanzia dei livelli di assistenza,
il Psn 1998-2000 individua come prioritaria la precisazione (anche in
sede normativa) di alcuni aspetti del processo di  riordino,  avviato
con  la  legge  n. 421/1992, non ancora sufficientemente definiti, ma
fondamentali per il proseguimento del  percorso  di  cambiamento  del
Ssn,  che  trova  riscontro  nel  disegno  di  legge di delega per la
razionalizzazione del Ssn all'esame del Parlamento.
Costituiscono aspetti  chiave  del  processo  di  riordino  del  Ssn,
rispetto a ciascuno dei quali verranno emanati specifici documenti di
approfondimento e linee di guida operative, i seguenti elementi.
a) Programmazione nazionale e finanziamento del Ssn:
-   la   ridefinizione   del   ruolo  delle  autonomie  locali  nella
programmazione regionale e nell'integrazione socio-sanitaria;
-  il  riordino  del  sistema  di  partecipazione  al   costo   delle
prestazioni  e  la  revisione  del regime delle esenzioni, al fine di
garantire maggiore equita' nella ripartizione degli  oneri  a  carico
degli  utenti e di evitare utilizzazioni improprie dei diversi regimi
di erogazione delle prestazioni (ai sensi dell'articolo 59, comma 50,
della legge n. 449/1997);
- la revisione della disciplina concernente il rimborso  degli  oneri
sostenuti  dal    Ssn  per  l'assistenza sanitaria fruita da pazienti
vittime di incidenti stradali, di infortuni sul lavoro e di  malattie
professionali (ai sensi dell'articolo 38 della legge n.  449/1997);
-  la  definizione  del  sistema  di finanziamento delle Regioni, con
riferimento alle modalita' di riparto  delle  risorse  disponibili  a
livello nazionale, nonche' in relazione all'introduzione dell'imposta
regionale sulle attivita' produttive;
-  la disciplina delle forme integrative di assistenza in rapporto ai
livelli essenziali di assistenza;
- la ridefinizione del ruolo dell'Agenzia  per  i  servizi  sanitari,
quale strumento di raccordo, con caratteristiche di terzieta', per la
collaborazione  e  l'azione  coordinata  tra  i  diversi  livelli  di
governo, anche in relazione alle innovazioni  introdotte  dai  d.lgs.
n.  281  del  1997  e  n. 115 del 1998. La riformulazione dei compiti
prevede nuove competenze in tema di monitoraggio sulle  modalita'  di
accreditamento  delle  strutture pubbliche e private, sull'attuazione
dei  protocolli  di  intesa  tra  Universita'  e   Regioni,   nonche'
l'inclusione  della  funzione  di  esprimere parere sui provvedimenti
sostitutivi adottati dal  Consiglio  dei  Ministri  su  proposta  del
Ministro  della  Sanita'.  La  ridefinizione  delle modalita' e delle
garanzie, attraverso le quali l'Agenzia individua gli  interventi  da
adottare  per  il recupero dell'efficienza, dell'economicita' e della
funzionalita' nella gestione dei servizi  sanitari  e  fornisce  alle
Regioni  il  supporto  tecnico  per  la predisposizione dei programmi
operativi, costituisce strumento per l'ottimizzazione dell'uso  delle
risorse.
b) Funzioni di tutela e di produzione
-   la   precisazione  di  un  sistema  di  programmazione  sanitaria
articolato a livello regionale, secondo quanto  previsto  dal  d.lgs.
502/92  e  successive  modificazioni,  e,  a  livello locale, secondo
modalita' da sviluppare, nelle due funzioni di:
i. tutela della salute dei cittadini,
ii. produzione ed erogazione dei servizi;
-  la  specificazione  del  ruolo  delle  Regioni,  responsabili  del
perseguimento   degli   obiettivi   di   salute   e,   al   contempo,
dell'equilibrio fra finanziamento complessivo e spesa aggregata.
Relativamente al ruolo programmatorio delle Regioni e delle  Province
autonome,  la  normativa in vigore, per quanto in via di definizione,
prevede nuove funzioni di regolazione dei soggetti  erogatori,  nelle
fasi  dell'autorizzazione,  dell'accreditamento  e  dei  controlli di
qualita'. Le Regioni devono inoltre esercitare  un  ruolo  rilevante,
non  ancora adeguatamente sviluppato, di indirizzo nei riguardi delle
Aziende Usl nella elaborazione dei piani annuali di attivita' e nella
relativa definizione dei livelli di spesa;
- la specificazione del duplice ruolo svolto  dalle  Aziende  Usl  di
tutela  della  salute della popolazione e di produzione ed erogazione
di prestazioni sanitarie.
Nello svolgimento delle funzioni di tutela della salute,  le  Aziende
Usl  provvedono  ad  assicurare  i  livelli di assistenza nel proprio
ambito territoriale, avvalendosi dei soggetti  erogatori  accreditati
dalla Regione, garantendo l'equilibrio tra il finanziamento assegnato
dalla   Regione   tramite   le   quote   capitarie  e  le  spese  per
l'acquisizione delle prestazioni e  dei  servizi.  Nello  svolgimento
delle  funzioni  di produzione, le Aziende Usl provvedono a gestire i
propri presidi e servizi territoriali, garantendo l'equilibrio tra la
remunerazione, tariffaria e non, delle prestazioni erogate e i  costi
di gestione;
-  la  definizione del sistema di finanziamento delle Regioni e delle
Aziende Usl, con riferimento  al  riparto  delle  risorse  a  livello
nazionale e regionale;
-  la  previsione di aziende con personalita' giuridica autonoma che,
attraverso nuovi modelli integrati di collaborazione tra  Universita'
e   Regioni   e  con  organizzazione  dipartimentale,  assicurino  le
attivita' assistenziali correlate con le esigenze di formazione e  di
ricerca  e  coerenti  con  la  programmazione  sanitaria  nazionale e
regionale;
- la realizzazione  operativa  dell'istituto  dell'accreditamento  in
tutto il Servizio sanitario nazionale;
-  il  completamento  del  processo, avviato con il d.lgs. 502/1992 e
successive modificazioni e integrazioni, di revisione del sistema  di
remunerazione   dei  soggetti,  pubblici  e  privati,  produttori  di
prestazioni sanitarie;
- il completamento del processo  di  aziendalizzazione  in  tutte  le
realta'  sanitarie  locali, la predisposizione da parte delle Regioni
di  specifiche   norme   sulla   gestione   economico-finanziaria   e
patrimoniale;  l'attivazione  della contabilita' analitica per centri
di costo, l'adozione del  bilancio  preventivo  economico  annuale  e
pluriennale.
Lo  sviluppo  del modello aziendale, come formula organizzativa volta
ad assicurare la disponibilita' di meccanismi e strumenti  gestionali
idonei  alla  realizzazione del soddisfacimento dei bisogni di salute
della  popolazione  secondo   criteri   ispirati   ai   principi   di
economicita',  responsabilita'  e autonomia, deve essere completato e
verificato, anche alla luce delle innovazioni  normative  in  via  di
definizione,   a   consolidamento   e   sostegno   del   processo  di
aziendalizzazione avviato  con  il  d.lgs.  n.  502/92  e  successive
modificazioni  e  integrazioni.  Esso  e'  in grado di garantire alla
direzione la necessaria autonomia organizzativa, nell'ambito    della
funzione    di    indirizzo programmazione e controllo della Regione,
finalizzata a conseguire la migliore  combinazione  delle  risorse  a
disposizione.  Lo sviluppo di strumenti gestionali di tipo aziendale,
la responsabilizzazione della dirigenza  nelle  singole  aziende,  la
migliore   definizione   del   ruolo   del   personale  dipendente  e
convenzionato, la razionalizzazione delle strutture e delle attivita'
connesse  alla   prestazione   di   servizi   sono   orientati   alla
realizzazione  di  condizioni  per  la  migliore  utilizzazione delle
risorse a disposizione del SSN.
Di seguito sono riportate alcune prime indicazioni.
IL FINANZIAMENTO DELLE REGIONI E DELLE AZIENDE USL
Allo scopo di sostenere i livelli regionali e locali  nella  concreta
realizzazione   degli   obiettivi   definiti  nell'ambito  del  Piano
sanitario  nazionale  1998-2000,  sono  indicati,  relativamente   al
sistema  di  finanziamento  delle  Regioni  e  delle  Aziende  Usl, i
seguenti obiettivi e interventi prioritari:
- Le risorse disponibili a livello nazionale sono  ripartite  fra  le
regioni  e  le  province  autonome  sulla base di una quota capitaria
corretta al fine di tenere  conto  delle  specifiche  caratteristiche
demografiche   e   socio-sanitarie  della  popolazione  residente  in
ciascuna Regione, secondo i criteri generali e le modalita'  indicate
all'articolo 1, comma 34, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.
-  Ai sensi del comma 34 bis, dell'articolo 1 della legge 23 dicembre
1996, n. 662 e  successive  modifiche  e  integrazioni,  le  Regioni,
relativamente  agli  obiettivi  di carattere prioritario del Psn e di
rilievo nazionale, elaborano  specifici  progetti  di  intervento  da
finanziare attraverso quote vincolate del Fondo sanitario nazionale.
Le  quote  vincolate  del  Fsn  sono  finalizzate al finanziamento di
programmi che soddisfino i seguenti criteri e parametri:
- abbiano dimensione interregionale;
- siano di durata pluriennale;
-  si  propongano  risultati  (intermedi  e  finali)   misurabili   e
verificabili;
e facciano riferimento a obiettivi finalizzati prioritariamente:
-  alla  riduzione  delle  diseguaglianze  sociali e territoriali nei
confronti della salute,
- all'adozione di programmi di prevenzione di provata efficacia,
- al superamento di problemi di carenze strutturali del sistema.
A tal fine, per  ciascuno  degli  anni  del  triennio  1998-2000,  e'
utilizzata una quota pari al 3% del Fondo sanitario nazionale (di cui
all'art.  12,  comma 1 del d.lgs. 502/1992). Tale quota potra' essere
ridefinita  anche  in  relazione  alla  capacita'  progettuale  delle
Regioni  con  le  modalita'  di  cui  all'art.  1, comma 1 del d.lgs.
502/1992. Le risorse  saranno  distribuite  sulla  base  di  progetti
interregionali  condivisi  e  concordati.  Le  Regioni Valle d'Aosta,
Friuli Venezia Giulia, Sicilia e  Sardegna  e  le  Province  Autonome
Trento  e  Bolzano  partecipano ai progetti interregionali secondo le
norme vigenti con fondi a proprio carico.
Uno  specifico  documento  tecnico,  da  elaborare   entro   2   mesi
dall'approvazione  del  Piano,  definisce i parametri di riparto e le
modalita' per una assegnazione tempestiva delle risorse.
- Le Regioni provvedono a ripartire  fra  le  Aziende  Usl  il  Fondo
sanitario  regionale  (al netto delle quote accantonate allo scopo di
finanziare programmi speciali e progetti di rilievo regionale)  sulla
base  di  criteri  congruenti con quelli utilizzati per l'allocazione
delle risorse a livello nazionale.
- Al fine di orientare l'allocazione delle risorse alla realizzazione
della garanzia dei  livelli  essenziali  di  assistenza,  le  Regioni
provvedono  a  definire linee di indirizzo per l'individuazione delle
priorita'   assistenziali   verso   cui   indirizzare   le   risorse,
relativamente  alle  funzioni  e  alle  attivita'  da potenziare (con
particolare riguardo alla prevenzione, sia a  livello  di  assistenza
sanitaria  collettiva  in ambiente di vita e di lavoro, sia a livello
di assistenza distrettuale, con  particolare  riferimento  all'azione
dei medici di medicina generale) o da depotenziare (come l'assistenza
ospedaliera in regime di ricovero ordinario).
-  Al  fine  di  evitare possibili penalizzazioni nei confronti delle
Aziende Usl sul cui  territorio  insistono  strutture  produttive  di
maggiore  complessita'  funzionale (appartenenti a classi tipologiche
soggette  a  remunerazione  tariffaria  piena),  le  Regioni  possono
definire criteri da utilizzare in sede di riparto dei fondi regionali
volti  a  tenere conto degli effetti prodotti dal'articolazione delle
tariffe sulla spesa sostenuta dalle singole Aziende Usl.
- Al fine di assicurare il perseguimento dei livelli di assistenza di
cui alla programmazione  nazionale  e  regionale,  le  Regioni  e  le
Aziende   sanitarie   definiscono   annualmente   gli   obiettivi  da
raggiungere (i risultati attesi) e gli indicatori da  utilizzare  per
la valutazione del perseguimento degli obiettivi, anche al fine della
attribuzione  della quota variabile ed accessoria della remunerazione
di direttori generali e delle direzioni strategiche.
LA REMUNERAZIONE DEI SOGGETTI EROGATORI
Allo scopo di integrare e completare i sistemi di remunerazione delle
strutture   produttive   pubbliche  e  private,  il  Piano  sanitario
nazionale 1998-2000 indica i seguenti punti prioritari:
-  definizione  dei   criteri   di   delimitazione   dell'ambito   di
applicazione  del  pagamento  a  prestazione  e identificazione delle
attivita'  da  remunerare   attraverso   programmi   finalizzati   di
finanziamento,   alternativi   o   integrativi  rispetto  al  sistema
tariffario;
- individuazione di modalita' di finanziamento, commisurate ai  costi
standard   di  produzione  e  agli  obiettivi  da  perseguire,  delle
attivita'  escluse  dal  pagamento  a   prestazione   e   contestuale
definizione  di  sistemi  di  valutazione  della  produttivita' delle
strutture destinatarie di tale modalita' di remunerazione;
- revisione e aggiornamento dei sistemi  tariffari  di  remunerazione
dei   soggetti   erogatori   pubblici   e   privati   e   contestuale
identificazione, ai fini della modulazione delle tariffe, dei criteri
di articolazione delle strutture erogatrici in classi tipologiche;
- definizione e attivazione di  idonei  e  sistematici  strumenti  di
controllo,   da   parte  delle  Regioni  e  delle  Aziende  Usl,  del
comportamento degli erogatori pubblici  e  privati,  con  particolare
riguardo  alla  modificazione  del  mix  di  attivita' erogate, della
selezione delle prestazioni, alla  appropriatezza  delle  prestazioni
rese e alla qualita' dell'assistenza erogata;
-  elaborazione  di  norme  di  indirizzo per la definizione da parte
delle Aziende Usl dei piani preventivi di attivita' di cui al comma 8
dell'art. 2 della legge 549/95, che definiscono  volume  e  tipologia
delle prestazioni, negoziati con le strutture pubbliche e private e i
professionisti   eroganti   prestazioni  sanitarie  accreditati,  nel
rispetto  dei  livelli   di   spesa   programmati,   della   qualita'
dell'assistenza  prestata  e  del  controllo  della  congruenza delle
prestazioni rese rispetto alle relative prescrizioni.
L'ACCREDITAMENTO DELLE STRUTTURE SANITARIE
L'istituto dell'accreditamento risponde all'esigenza  di  operare  il
processo  di selezione degli erogatori attraverso criteri di qualita'
dell'assistenza. Viene realizzato  in  armonia  con  le  esigenze  di
programmazione della rete dei servizi, tenuto conto dei bisogni della
popolazione assistita, dei livelli di assistenza da garantire e delle
risorse finanziarie disponibili.
L'accreditamento  delle  strutture pubbliche e private rappresenta il
presupposto per la individuazione dei soggetti che, secondo  appositi
accordi  negoziali,  concorrono  alla  erogazione  delle  prestazioni
previste dai piani annuali e pluriennali di attivita' elaborati dalle
Aziende Usl.
Le caratteristiche essenziali dell'istituto dell'accreditamento, come
definite dal d.lgs. 502/92 e successive modificazioni e dal d.P.R. 14
gennaio 1997, sono le seguenti:
- l'accreditamento si applica, allo  stesso  titolo,  alle  strutture
sanitarie pubbliche e private;
-     i    requisiti    funzionali    all'attuazione    dell'istituto
del-l'accreditamento sono diversi e ulteriori rispetto  ai  requisiti
minimi autorizzativi, definiti dal d.P.R. 14 gennaio 1997;
-  il  compito  di  definire  i  criteri  per  l'accreditamento  e di
conferire lo stato di struttura sanitaria  accreditata  compete  alle
singole Regioni e Province autonome.
Le   finalita'   dell'accreditamento  conferiscono  ai  requisiti  di
qualita' un carattere dinamico, in quanto devono essere costantemente
aggiornati in relazione alla  evoluzione  delle  tecnologie  e  delle
pratiche  sanitarie.  I  requisiti per l'accreditamento devono essere
selezionati  in  quanto  effettivamente  correlati  al  processo   e,
soprattutto,  ai  risultati  finali  dell'assistenza  in  termini  di
efficacia e sicurezza per il paziente. Devono, inoltre, includere  la
programmazione   e   la  realizzazione  di  attivita'  formative  del
personale orientate alla promozione e al mantenimento della  qualita'
assistenziale,  nonche'  l'uso  appropriato  delle  prestazioni e dei
trattamenti.
La pubblicita' e trasparenza dei criteri utilizzati per accreditare i
servizi puo' inoltre facilitare le valutazioni degli utenti  e  delle
organizzazioni  che li rappresentano, basandole su fattori soggettivi
e  oggettivi  di  misura  della  soddisfazione.  Sotto  questa  luce,
l'accreditamento  rappresenta  una  condizione  di  esigibilita'  dei
diritti della persona.
Allo    scopo     di     realizzare     operativamente     l'istituto
del-l'accreditamento  sono  indicati i seguenti obiettivi strumentali
da perseguire nell'arco del triennio:
- rendere operative  in  ciascuna  Regione  e  Provincia  autonoma  i
criteri   e   le   procedure  per  l'accreditamento  delle  strutture
sanitarie;
- realizzare  la  formazione  specifica  di  un  numero  adeguato  di
valutatori  deputati  a  verificare  il  rispetto  dei  requisiti  di
qualita'  da  parte  delle   strutture   sanitarie   che   richiedono
l'accreditamento, nonche' la loro persistenza nel tempo;
- fornire alle Regioni sostegno allo sviluppo degli strumenti tecnici
per  l'accreditamento  anche  al  fine  di  garantire  la  necessaria
omogeneita' sul territorio nazionale;
-  monitorare,  anche  ai  fin  dell'esercizio  della  vigilanza, con
rapporto dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali,  l'attuazione
dell'istituto  dell'accreditamento  con  riferimento  al rapporto tra
requisiti di struttura e processo e al  rapporto  tra  accreditato  e
accreditatore.
E'  obiettivo  del  Piano predisporre entro la fine del 1998 linee di
guida  per  la  garanzia   dell'uniforme   attuazione   dell'istituto
dell'accreditamento sul territorio nazionale.
UN PROGRAMMA NAZIONALE PER LA QUALITA'
I  significativi cambiamenti in atto nel Servizio sanitario nazionale
introducono nuove opportunita' e, al tempo  stesso,  piu'  stringenti
necessita'  di  gestire  la qualita' dell'assistenza sanitaria, sia a
livello di singolo servizio sia a livello aziendale.
Il  Piano  sanitario  nazionale   1998-2000   pone   come   obiettivo
prioritario   la   garanzia   di   adeguati   livelli   di   qualita'
dell'assistenza sanitaria, sulla base di un Programma  Nazionale  per
la Qualita'.
Il  Programma e' finalizzato a rendere sistematico l'orientamento del
Ssn  verso  la   valutazione   e   la   promozione   della   qualita'
dell'assistenza  sanitaria, coinvolgendo la dimensione professionale,
quella organizzativo-aziendale e quella relazionale  dell'assistenza.
Gli   obiettivi  relativi  a  ciascuna  di  queste  componenti  della
qualita', le attivita' svolte  ed  i  risultati  conseguiti  dovranno
essere  chiaramente indicati nella Carta dei Servizi, la cui adozione
da parte di tutte le  Aziende  Sanitarie  deve  essere  ulteriormente
favorita.
Nel  triennio  1998-2000  il  programma  pone  i  seguenti  obiettivi
strumentali:
-  introdurre  meccanismi  finalizzati   a   rendere   vincolante   e
generalizzato lo sviluppo delle attivita' di valutazione e promozione
della  qualita'  dell'assistenza  da parte degli operatori sanitari e
delle strutture pubbliche e private accreditate;
- organizzare all'interno di ciascun servizio modalita'  sistematiche
di revisione e autovalutazione della pratica clinica e assistenziale,
anche  attraverso  l'utilizzo  di  percorsi diagnostici e terapeutici
previsti dalla legge 662/1996;
- rivedere ed estendere il sistema di indicatori, gia'  previsto  dal
3  comma  dell'art. 10 e dell'art. 14 del d.lgs. 502/1992 e definito
dal D.M. 24 luglio 1995 e dal D.M. 15 ottobre 1996, anche allo  scopo
di  valutare  gli  effetti  prodotti  dal  sistema di remunerazione a
prestazione, nel settore dell'assistenza  ospedaliera  cosi  come  in
quello ambulatoriale;
-  favorire  il  riconoscimento,  quale  parte integrante dei compiti
istituzionali   del   personale   del   Ssn,   della   partecipazione
all'attivita'    di   valutazione   e   promozione   della   qualita'
dell'assistenza sanitaria erogata dalle Aziende sanitarie;
- orientare parte dei finanziamenti per la  ricerca  finalizzata  del
Ssn al Programma nazionale per la qualita';
-   incrementare   le  forme  di  valutazione  sociale  dei  servizi,
valorizzando l'apporto degli utenti e  delle  organizzazioni  che  li
rappresentano.
LA SICUREZZA NELLE STRUTTURE SANITARIE
Nell'ambito  dell'obiettivo  generale  di  tutela  della  salute  dei
lavoratori  nei  luoghi  di  lavoro,  il  Piano  sanitario  nazionale
1998-2000 pone l'obiettivo specifico di migliorare la sicurezza delle
strutture sanitarie pubbliche e private.
Le strutture sanitarie pubbliche e private attuano le disposizioni di
prevenzione  previste  dai  decreti legislativi 19 settembre 1994, n.
626 e 19 marzo 1996, n. 242.
In tutte le unita' produttive: e' attivato  il  servizio  interno  di
prevenzione  e  protezione;  sono attuate le misure antincendio e per
l'evacuazione dei lavoratori in caso di  pericolo;  e'  elaborato  il
documento  di  valutazione  dei  rischi  e  sono  attivati i corsi di
formazione per il personale.
In tutte le  realta'  produttive  e'  completato  l'adeguamento  alle
disposizioni  di  sicurezza  delle  strutture  e degli apparecchi (in
particolare di quelli elettromedicali) destinando prioritariamente  a
questo  scopo  i  finanziamenti  previsti  dall'art.  20  della legge
67/1988; e' assicurata,  ove  prevista,  la  tempestiva  omologazione
delle  attrezzature  da parte degli organi competenti ed e' garantita
l'effettuazione delle successive verifiche periodiche  da  parte  dei
Dipartimenti di prevenzione.
Le  Aziende  Usl,  cui  e'  attribuita  la  competenza  in materia di
prevenzione e sicurezza su tutti i luoghi di  lavoro,  rafforzano  le
proprie  strutture  operative  per  poter  espletare  adeguatamente i
compiti istituzionali di vigilanza nell'applicazione della  normativa
in vigore.
L'INTEGRAZIONE TRA ASSISTENZA SANITARIA E SOCIALE
L'integrazione delle diverse politiche per la salute:
- nasce da uno stretto rapporto tra prevenzione, cura e riabi-
litazione;
- privilegia la continuita' assistenziale tra ospedale e ter-
ritorio;
- valorizza i diversi centri di responsabilita';
- qualifica i rapporti tra soggetti pubblici e privati;
- promuove la solidarieta' e valorizza gli investimenti di salute
nella comunita' locali.
L'INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
L'integrazione  delle responsabilita' e delle risorse rappresenta una
condizione essenziale per migliorare  l'efficacia  degli  interventi.
Essa  incide  sulla continuita' assistenziale, investe i rapporti tra
ospedale e territorio,  tra  cure  residenziali  e  domiciliari,  tra
medicina generale e specialistica.
A  questo  scopo,  anche  in relazione ai nuovi e diversi compiti dei
Comuni derivanti dalle modifiche istituzionali in itinere del  d.lgs.
502/92   e   successive  modifiche  e  integrazioni,  va  attuata  la
programmazione degli interventi socio-sanitari a livello distrettuale
con intese programmatiche tra le  Direzioni  Generali  delle  Aziende
Sanitarie  e  le  rappresentanze  dei  Comuni  associati,  secondo le
normative  regionali  derivanti  dall'applicazione  dell'art.  3  del
d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112.
Nei  Piani  Regionali,  l'integrazione  deve costituire una priorita'
strategica, a cui destinare congrue risorse adottando anche il metodo
dei   Progetti   Obiettivo.   Sono   da   considerarsi    prioritarie
nell'integrazione  socio-sanitaria  le  attivita'  afferenti all'area
materno-infantile; handicap; anziani, con particolare riferimento  ai
soggetti  non  autosufficienti;  salute  mentale;  tossicodipendenza;
condizioni che richiedono una assistenza prolungata  e  continuativa,
con   particolare  riferimento  alle  patologie  oncologiche  e  alle
infezioni da HIV.
In  particolare,  l'integrazione   socio-sanitaria   va   attuata   e
verificata a tre livelli: istituzionale, gestionale e professionale.
L'integrazione  istituzionale  nasce  dalla  necessita' di promuovere
collaborazioni   fra   istituzioni   diverse   (aziende    sanitarie,
amministrazioni  comunali,  ecc.)  che  si organizzano per conseguire
comuni obiettivi di salute. Puo' avvalersi di un'ampia  dotazione  di
strumenti  giuridici  quali le convenzioni e gli accordi di programma
(stipulati da circa la meta' delle aziende sanitarie, per tre  quarti
nell'area dell'assistenza agli anziani).
Il  distretto  e'  la  struttura  operativa  che  meglio  consente di
governare   i   processi   integrati   fra   istituzioni,    gestendo
unitariamente  diverse  fonti  di risorse (del Ssn, dei comuni, della
solidarieta' locale).
Il  controllo  direzionale  dovra'  consentire  il  monitoraggio  dei
processi  assistenziali integrati, correlando le risorse impiegate ai
risultati ottenuti.
A questo scopo le  Regioni,  nei  rispettivi  Piani,  preferibilmente
socio-sanitari,  provvedono  a  definire i criteri di finanziamento e
gli indirizzi organizzativi, mettendo in  grado  le  aziende  Usl  di
programmare l'entita' delle risorse da assegnare ai distretti.
L'integrazione   gestionale   si   colloca  a  livello  di  struttura
operativa: in modo unitario nel distretto e  in  modo  specifico  nei
diversi   servizi  che  lo  compongono,  individuando  configurazioni
organizzative  e  meccanismi  di  coordinamento  atti   a   garantire
l'efficace   svolgimento   delle  attivita',  dei  processi  e  delle
prestazioni.
Sul   piano    gestionale    vanno    incrementati    gli    approcci
multidimensionali  e  le modalita' operative basate sulla metodologia
di lavoro per progetti.
Le unita' multiprofessionali devono tenere conto  della  ripartizione
delle  risorse  a carico del bilancio sanitario e sociale, sulla base
di quanto  definito  dalle  Regioni,  utilizzando  gli  strumenti  di
contabilita'    analitica    e    dei    corrispondenti   centri   di
responsabilita'.
Le azioni di verifica e di  valutazione  sono  ad  essi  direttamente
correlati  e  devono  essere  ricavabili  dal sistema informativo del
distretto.  Vanno  a  questo  scopo  previste  procedure   idonee   a
facilitare la valutazione dei servizi da parte degli utenti.
L'integrazione  professionale  e' strettamente correlata all'adozione
di profili aziendali e Linee guida finalizzate a orientare il  lavoro
interprofessionale    nella    produzione   dei   servizi   sanitari:
domiciliari, intermedi e residenziali.
Condizioni  necessarie  dell'integrazione  professionale   sono:   la
costituzione  di  unita'  valutative  integrate, la gestione unitaria
della documentazione, la  valutazione  dell'impatto  economico  delle
decisioni, la definizione delle responsabilita' nel lavoro integrato,
la   continuita'   terapeutica   tra   ospedale   e   distretto,   la
collaborazione  tra  strutture  residenziali   e   territoriali,   la
predisposizione  di  percorsi assistenziali appropriati per tipologie
d'intervento, l'utilizzo di indici di complessita' delle  prestazioni
integrate.
L'ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
Curare  a  casa  richiede  un cambiamento di prospettiva sostanziale:
dal  malato  che  ruota  attorno  alle  strutture  erogatrici,   alle
strutture  e alle professioni che assumono come centro di gravita' la
persona con i suoi bisogni.
Questo puo' avvenire con diverse modalita' operative di intervento  a
casa da parte dei servizi distrettuali.
Le  cure  domiciliari,  e  in  particolare  l'assistenza  domiciliare
integrata,  rappresentano  una  base  privilegiata  di   azione   per
garantire flessibilita' ed efficacia agli interventi.
L'assistenza    domiciliare    diventa    integrata    (Adi)   quando
professionalita'  diverse,  sanitarie  e  sociali,  collaborano   per
realizzare  progetti  unitari,  cioe' mirati sulla diversa natura dei
bisogni.
La programmazione dell'Adi deve prevedere la complementarita'  tra  i
diversi  moduli  assistenziali,  la  valorizzazione  del  nursing, la
collaborazione  delle  famiglie,  tenendo  conto  che   una   stretta
collaborazione tra ospedale e distretto puo' favorire la permanenza a
casa anche di persone non autosufficienti.
Condizioni necessarie dell'Adi sono: la pianificazione organica delle
unita' di offerta nel distretto, la valutazione multidimensionale, la
globalita'   e   intensivita'  dei  piani  di  cura,  la  continuita'
terapeutica  degli  interventi,  la  collaborazione   tra   operatori
sanitari  e  sociali,  la  valutazione  dei costi delle decisioni, la
collaborazione della famiglia, la valutazione evolutiva degli esiti.
Il  buon  funzionamento  del  sistema  informativo  di  distretto   e
l'analisi  sistematica dei costi correlati al livello di intensita' e
complessita' assistenziale dei diversi centri di erogazione sono base
necessaria per i nuclei di valutazione nell'attivita' di  verifica  e
valutazione dei risultati conseguiti.
IL DISTRETTO
Il  distretto  rappresenta un centro di servizi e prestazioni dove la
domanda di salute e' affrontata in modo unitario e globale.
Il  distretto  e'  struttura  operativa  dell'Azienda  Usl;  la   sua
autonomia   gestionale   e'   realizzata  nell'ambito  dei  programmi
approvati dall'Azienda, tenendo conto dei piani di zona dei  servizi,
definiti di comune intesa con le amministrazioni comunali.
Le  dimensioni  del  distretto  vengono  definite  nell'ambito  degli
indirizzi organizzativi dell'art. 2 del d.lgs n. 502/92 e  successive
modificazioni,  tenendo  conto delle caratteristiche del territorio e
degli insediamenti umani e produttivi.
Il numero di processi assistenziali e la relativa composizione  delle
prestazioni  definiscono  il  suo profilo organizzativo. A parita' di
risorse e  di  produzione,  i  profili  organizzativi  dei  distretti
possono diversificarsi in ragione delle strategie aziendali.
Il  distretto e' la sede nella quale sono attivabili tutti i percorsi
di accesso del cittadino ai servizi sanitari garantiti con  metodi  e
tempi  certi,  attraverso  sistemi intelligenti, attivati in rete con
tutti i soggetti erogatori di servizi e prestazioni. La ricerca della
prestazione, da quella ambulatoriale al ricovero ospedaliero,  dovra'
essere  garantita  dai  servizi  di  distretto  a  tutti  i cittadini
residenti.
Il medico di medicina generale e il pediatra di  libera  scelta  sono
riferimenti  immediati  e  diretti per le persone e le famiglie. Essi
nel rapporto con gli assistiti valorizzano le funzioni educative e di
promozione della salute a diretto contatto con  l'utenza.    Valutano
inoltre  i  bisogni  delle  persone  al  fine di orientare e regolare
l'accesso al Servizio sanitario nazionale.
Nell'ambito del processo di  allocazione  delle  risorse  disponibili
all'interno  dell'Azienda  Usl, in funzione del volume programmato di
attivita' del distretto, allo stesso viene assegnato  un  determinato
volume di risorse.
Per  ottimizzare  in  modo  funzionale  i  processi  di distretto, le
Regioni,  nei  rispettivi  piani,  specificano  le   prestazioni   di
assistenza  domiciliare,  intermedia  e residenziale, evidenziando le
diverse fonti di finanziamento.
Le risorse professionali, economiche e di altra natura  presenti  nel
distretto  sono  dirette dal responsabile del distretto. Il medico di
medicina generale  svolge  un  ruolo  centrale  nell'operativita'  di
distretto,  insieme  con  gli  altri profili professionali sanitari e
sociali presenti al suo interno, ed e' integrato  nell'organizzazione
distrettuale.  L'azione  del  medico di medicina generale e' valutata
nel piu' ampio quadro dei fattori produttivi del distretto.
LA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
Il rapporto operatore-utente e' fortemente caratterizzato  dal  grado
di  personalizzazione,  di  appropriatezza  e  di umanizzazione delle
prestazioni. Per questo nella produzione di servizi alla  persona  il
fattore  umano  e' un elemento strategico, che influisce direttamente
sulla quantita' e qualita' dell'assistenza oltre  che  sul  grado  di
soddisfazione delle persone utenti.
I  processi  di  cambiamento  del sistema sanitario e dei rapporti di
lavoro  nella  pubblica  amministrazione,   postulano   un   profondo
cambiamento   di   mentalita',   una   nuova  cultura  professionale,
affermazione  di  nuove  logiche  operative.   In   particolare,   il
cambiamento richiede:
-  la  responsabilizzazione  individuale  e  di  gruppo,  nel caso di
prestazioni integrate, in ordine alla quantita' e alla appropriatezza
dei servizi prodotti;
- il superamento delle  visioni  settoriali,  centrate  su  interessi
particolari di singoli profili professionali;
-  la flessibilita' dell'impiego delle risorse umane, senza ancorarle
a spazi, tempi e ambiti predefiniti, tenendo conto dei ruoli previsti
e riconosciuti dalla contrattazione;
-  la  revisione  delle  disposizioni  e  dei  vincoli  normativi   e
contrattuali  per favorire la selezione e l'efficace reclutamento del
personale;
- l'utilizzo di sistemi di  remunerazione  che  tengano  conto  della
diversificazione   quali-quantitativa   dei  singoli  apporti,  anche
nell'ambito della medesima categoria professionale;
- il graduale superamento  dei  vincoli  derivanti  dal  rapporto  di
pubblico  impiego,  in coerenza con le esigenze di aziendalizzazione,
distinguendo  tra  natura  pubblica  del  servizio  erogato  e  forme
privatistiche di regolamentazione del lavoro;
-  la  revisione  della vigente disciplina delle incompatibilita', al
fine di pervenire, in tempi brevi, al rapporto di lavoro esclusivo.
In questo quadro evolutivo, la dirigenza e' chiamata a  rivestire  un
ruolo di assoluto rilievo; essa va pertanto selezionata in modo da:
- privilegiare le competenze finalizzate alla gestione ottimale delle
risorse e all'integrazione dei fattori produttivi;
-  distinguere  tra  funzioni  dirigenziali  con  responsabilita'  di
gestione e funzioni dirigenziali con responsabilita' professionali;
- promuovere la responsabilizzazione sulle scelte di chi incide nelle
decisioni di spesa.
Per la realizzazione di questi obiettivi, la elaborazione legislativa
centrale,  pur  necessaria,  non  e'  efficace  se  ad  essa  non  si
affiancano  strategie  di  altro  livello  (definizione del contratti
collettivi  di  lavoro,  attivita'  di  programmazione  e   verifica,
direttive  regionali, predisposizione di Linee guida sulle condizioni
di efficacia del lavoro integrato).
LA FORMAZIONE
La formazione e' strumento di ottimizzazione delle risorse umane e di
cambiamento organizzativo.
Essa   svolge   un   ruolo   essenziale,   perche'   attraverso    la
professio-nalizzazione   degli   operatori,   a  partire  dalla  loro
formazione di base, consente il miglioramento continuo delle  culture
e  dei  valori di riferimento ed accompagna e sostiene i programmi di
sviluppo  dei  servizi.  E',  pertanto,  leva   strategica   per   il
completamento  del  processo  di  aziendalizzazione  e va attuata nel
quadro  di  una   coerente   integrazione   con   le   politiche   di
organizzazione  del lavoro e del personale e alla luce di una attenta
previsione dei fabbisogni professionali.
La  formazione,  per  sua   natura,   puo'   svolgere   funzioni   di
implementazione  qualitativa  dei risultati dei servizi, contrastando
le   patologie   organizzative.   Puo'    facilitare    riconversioni
professionali  e gestionali e puo', piu' in generale, caratterizzarsi
come strategia per incrementare l'efficacia dei servizi.
I percorsi e i piani di formazione  aziendale,  tenendo  conto  delle
caratteristiche   quali-quantitative  del  personale,  medico  e  non
medico, vanno elaborati in coerenza con  gli  obiettivi  regionali  e
nazionali.  In  particolare,  la programmazione della formazione deve
essere fatta contestualmente ai programmi aziendali e con riferimento
ai tre macro livelli essenziali di assistenza, indicati nel Psn. Allo
scopo di garantire la razionalita' e l'economicita' degli  interventi
in  materia  di  formazione  e aggiornamento del personale sanitario,
sara' curata la periodica elaborazione da parte del Governo di  Linee
guida  rivolte  alle  amministrazioni  competenti.  Il  fabbisogno di
personale   delle   strutture   sanitarie,   ai   soli   fini   della
programmazione,  da  parte  del  Ministro  dell'Universita'  e  della
Ricerca scientifica e Tecnologica, degli accessi ai corsi di laurea e
di diploma per le professioni sanitarie e della ripartizione  tra  le
singole  scuole  del  numero di posti per la formazione specialistica
della dirigenza del ruolo sanitario, sara' determinato  dal  Ministro
della Sanita', sentita la Conferenza Stato-Regioni.
Non  vanno inoltre sottovalutate le condizioni necessarie per rendere
efficace  la  formazione.  Esse  non  dipendono  soltanto  da   buoni
contenuti e da buoni metodi, ma dalla capacita' di riprodurre in sede
formativa  le radici dei problemi e di coinvolgere le responsabilita'
professionali chiamate a risolverli.
A questo scopo e' necessario collegare i programmi di formazione  con
verifiche  preliminari  sul loro impatto e sulla efficacia attesa, in
coerenza con  Linee  guida  nazionali  emanate  sulla  materia.  Essa
inoltre  deve  basarsi, su parametri che consentono di verificare nel
tempo l'effettiva traduzione operativa di quanto proposto.
La  formazione  manageriale va potenziata e va rivolta alle categorie
di operatori piu' direttamente impegnate nella gestione delle risorse
e dei servizi, con precipua attenzione  alle  tecniche  gestionali  e
alla promozione della qualita'.
Quando i cambiamenti e i risultati attesi dalla formazione riguardano
problemi  complessi, aree organiche di servizio, essa deve rivolgersi
congiuntamente a tutti  i  destinatari  interessati.    Le  soluzioni
operative     possono    essere    di    diversa    natura:    gruppi
interprofessionali,  gruppi  di  servizio,   gruppi   interaziendali,
operatori provenienti da diverse istituzioni.
Le   Regioni  incentivano  programmi  di  formazione  e  investimenti
riguardanti in particolare l'area comune di formazione, cioe'  quella
rivolta a gruppi di lavoro interprofessionali e a strutture organiche
di   servizio,   con   riferimento   al  lavoro  per  progetti,  alla
documentazione  e  alla  valutazione  degli  interventi,  alla   loro
umanizzazione.
Nell'attivita'  di  formazione  assume  particolare  rilievo il ruolo
delle agenzie formative  (pubbliche  e  private)  operanti  nel  Ssn.
Spetta  all'ordinamento  centrale e regionale definire le modalita' e
le procedure di accreditamento di tali agenzie nonche' i  criteri  di
scelta   per  l'attuazione  degli  interventi  formativi  programmati
nell'ambito del Servizio sanitario nazionale.
L'emanazione  di  Linee  guida   nazionali   potra'   facilitare   il
conseguimento  dei  diversi obiettivi, fornendo standard valutativi e
riferimenti metodologici per rapportare i risultati della  formazione
con l'efficace attuazione dei livelli essenziali di assistenza.
RICERCA, SPERIMENTAZIONE E SVILUPPO
Lo sviluppo  di  un'efficace  strategia  di  ricerca,  finalizzata  a
fornire  le  evidenze  empiriche  e  le  conoscenze  scientifiche per
l'elaborazione delle politiche  sanitarie,  la  programmazione  degli
interventi  e  l'organizzazione della pratica clinica e assistenziale
rappresenta una condizione necessaria per perseguire tali obiettivi e
per valutare l'efficacia degli interventi.
Il ruolo svolto dalla Ricerca Scientifica appare dominante ai fini di
una  corretta   e   qualificata   attivita'   di   programmazione   e
pianificazione  degli  interventi mirati al miglioramento dello stato
di salute della popolazione. Tutte le  politiche  sanitarie  traggono
fondamentale   supporto  dai  risultati  della  ricerca  biomedica  e
sanitaria.
Caratteristiche generali di tale strategia sono:
- la finalizzazione rispetto  agli  obiettivi  prioritari  del  Piano
sanitario nazionale 1998-2000;
-  il  coordinamento rispetto alle politiche generali della ricerca a
livello nazionale  (delineate  nella  recente  proposta  di  riordino
presentata  dal Ministero per l'Universita' e la Ricerca Scientifica)
e internazionale (prevista nel  IV  programma  Quadro  della  Ricerca
dell'Unione  Europea  e  nel  piano  di  ricerca  dell'Organizzazione
Mondiale della Sanita'). Per quanto  concerne  la  ricerca  sanitaria
applicata, e' necessario coordinare, rispetto agli obiettivi del Psn,
le  attivita'  di  ricerca svolte da vari organismi dello Stato (Cnr,
Murst, Inn, etc.);
- la razionalizzazione, attraverso il coordinamento dell'attivita' di
ricerca svolta dagli organi tecnico-scientifici del Ssn (Iss, Ispesl,
Irccs e Izs) e lo sviluppo di progetti collaborativi multicentrici  e
interdisciplinari.
In  base  a  tali obiettivi generali, la Commissione Nazionale per la
Ricerca Sanitaria elaborera', entro sei mesi dalla entrata in  vigore
del  Piano  sanitario  nazionale, un Programma nazionale di ricerca e
sviluppo finalizzato a rispondere ai bisogni conoscitivi ed operativi
del  Ssn  e  finanziato  da  quote  vincolate  del  Fondo   sanitario
nazionale.
I  fondi  disponibili per la ricerca saranno ripartiti fra le diverse
tipologie di ricerca, distinguendo fra  ricerca  corrente  (Irccs)  e
ricerca  finalizzata (comprendente tematiche biomediche e sanitarie).
Sulla ricerca finalizzata dovrebbero competere  tutti  i  destinatari
istituzionali  del  Ministero della Sanita' (Irccs, Izs, Iss, Ispels,
Assr)  e  le  Regioni  (per  quanto   riguarda   le   sperimentazioni
sanitarie).   Tali  destinatari  istituzionali  dovrebbero  agire  da
capofila di progetti di ricerca  che  vedano  la  partecipazione  (ed
eventualmente  il  cofinanziamento)  di Universita', Cnr e ogni altro
ente di ricerca.
Il collegamento delle  strategie  e  degli  strumenti  della  ricerca
sanitaria con le finalita' del presente Piano sara' previsto d'intesa
con i Ministeri interessati.
Sulla  base  degli obiettivi del Piano sanitario nazionale 1998-2000,
si possono identificare  le  principali  aree  di  attivita'  che  il
Programma   Nazionale   di  Ricerca  e  Sviluppo  dovra'  favorire  e
sviluppare:
1.  valutazione  dell'efficacia  pratica  di  procedure  e interventi
sanitari  ad  alta  rilevanza;  sperimentazione   di   modalita'   di
funzionamento  e  organizzazione  dei  servizi  sanitari coerenti con
l'obiettivo  di  fornire  alla  popolazione  interventi  di   provata
efficacia;
2.  valutazione  delle  forme  piu'  efficaci  di trasferimento nella
pratica clinica e assistenziale  delle  informazioni  derivate  dalla
ricerca biomedica;
3.  sperimentazione  dell'efficienza  operativa di differenti modelli
gestionali e verifica del loro impatto su indicatori dello  stato  di
salute della popolazione;
4.  sperimentazione  di  interventi mirati ad aumentare le conoscenze
della popolazione circa l'efficacia dei trattamenti e a migliorare la
capacita' degli operatori sanitari di comunicare con il paziente e di
coinvolgerlo nelle decisioni che riguardano la sua salute;
5. valutazione dell'efficacia di tecnologie ed  interventi  rilevanti
per  il  Ssn  e  "orfani"  sul piano della sperimentazione clinica di
efficacia.
Per procedere in modo  rapido  e  tempestivo  nelle  direzioni  sopra
indicate  -  oltre ad un impegno diretto del Ssn a livello nazionale,
regionale e locale - va perseguito un collegamento con il mondo della
ricerca  e  della  produzione,  allo  scopo  di  favorire   strategie
orientate  allo  sviluppo  delle  aree prioritarie e al potenziamento
della ricerca biomedica. In  particolare,  va  favorito  lo  sviluppo
della  ricerca  che presenta importanti opportunita' di trasferimento
per  l'organizzazione,  il  funzionamento  e  la  pratica  clinica  e
assistenziale del Ssn.
Una  proficua  collaborazione  dovra'  svilupparsi specificamente nel
settore della  valutazione  di  efficacia  e  di  costo-efficacia  di
tecnologie   e   interventi   rilevanti   per   il   Ssn,  attraverso
l'identificazione delle aree nelle quali sono necessarie e  fattibili
revisioni    sistematiche"    delle   informazioni   gia'   esistenti
(sviluppando sinergie e collaborazioni con le esperienze in corso  in
altri  paesi europei), attraverso l'avvio di sperimentazioni cliniche
multicentriche, secondo modelli gia' ampiamente collaudati nel  campo
della   valutazione   dell'efficacia   di  interventi  diagnostici  e
terapeutici, nonche' della valutazione dei servizi sanitari.
Un'ulteriore area di collaborazione tra  il  Programma  Nazionale  di
Ricerca  e  Sviluppo  del  Ssn  e  il  mondo  della produzione dovra'
interessare l'elaborazione di strategie assistenziali  integrate  per
la sperimentazione sul campo di percorsi che garantiscano la migliore
qualita' dell'assistenza al costo piu' contenuto.
RICERCA, SPERIMENTAZIONE E SVILUPPO
I settori prioritari
Il  perseguimento degli obiettivi di salute e di allocazione ottimale
delle risorse individuati dal  Piano  sanitario  nazionale  1998-2000
impone  la  messa  a  punto  di  un complesso ed articolato Programma
Nazionale di Ricerca e Sviluppo che identifichi in modo sistematico i
settori sui quali  investire  in  via  prioritaria,  con  particolare
riferimento alle seguenti aree di sviluppo:
- promozione della salute e prevenzione delle malattie;
-  valutazione  dell'impatto del sistema sanitario sulla salute e sui
fattori di rischio;
-  valutazione  dell'impatto della sanita' pubblica veterinaria sulla
salute umana;
- analisi degli aspetti sociali ed etici delle attivita' sanitarie;
- analisi e valutazione dei bisogni informativi  degli  utenti  e  di
modelli comunicativi efficaci;
- analisi e valutazione economica degli interventi sanitari;
-  studio e sperimentazione di Linee guida cliniche e organizzative e
relativa valutazione di impatto;
- analisi economica dei settori produttivi operanti  nell'ambito  del
sistema sanitario;
- valutazione dell'impatto economico e organizzativo delle tecnologie
sanitarie;
-  sviluppo  e  sperimentazione  di  nuovi  modelli  organizzativi  e
gestionali;
- sperimentazione e valutazione degli effetti dei diversi sistemi  di
remunerazione  sulla appropriatezza degli interventi e sullo stato di
salute della popolazione;
-  valutazione  dell'impatto  di  modelli  di  intervento   integrato
socio-sanitario sulla salute.
Allegato
DOCUMENTI E PROVVEDIMENTI DEL TRIENNIO 1998-2000
Con  il Piano sanitario nazionale 1998-2000 prende il via un processo
di trasformazione strutturale  e  qualitativa  dei  servizi  e  delle
prestazioni sanitarie con riferimento agli obiettivi di salute e alle
strategie necessarie per il cambiamento.
E'  un  patto di solidarieta' per la salute. La sua efficacia dipende
quindi   da   come   le   diverse   responsabilita'    istituzionali,
professionali  e  comunitarie  sapranno dare significati unitari alla
loro  azione:  trasformando  gli  obiettivi  nazionali  in   progetti
regionali,  investendo  nella  qualificazione  delle  risorse  umane,
attuando soluzioni organizzative e gestionali efficaci, adeguando gli
standard quantitativi e qualitativi, garantendo i livelli  essenziali
di assistenza su tutto il territorio.
I miglioramenti del sistema, per diventare efficaci, hanno bisogno di
mettere  radici  negli assetti organizzativi, nelle prassi operative,
nei comportamenti professionali. A questo scopo  il  Ministero  della
Sanita'  nel  Piano  sanitario  nazionale 1998-2000 dara' continuita'
alla funzione  programmatoria  fornendo  indirizzi,  linee  guida,  e
indicando  soluzioni  facilitanti il conseguimento degli obiettivi di
piano.
La funzione di accompagnamento, monitoraggio  e  valutazione  che  il
Ministero  sviluppera'  nel  triennio sara' finalizzata soprattutto a
facilitare  i  percorsi  gestionali   e   a   dare   unitarieta'   ai
comportamenti  professionali,  sulla  base di evidenze scientifiche e
standard condivisi dalla comunita' internazionale.  A  questo  scopo,
sara'  istituito  presso  il  Dipartimento  della  Programmazione del
Ministero della Sanita' un Osservatorio sull'attuazione del  Psn  per
la  verifica  dell'attuazione  degli  indirizzi  del  Piano sanitario
nazionale,  per  il  monitoraggio  de   livelli   di   assistenza   e
dell'utilizzo  delle quote vincolate del Fondo Sanitario Nazionale. I
lavori   dell'Osservatorio   saranno   presentati   alla   Conferenza
permanente  per  i  rapporti  tra  lo Stato, le Regioni e le Province
autonome.
Nella  elaborazione  dei  documenti  di  indirizzo e nel monitoraggio
dell'attuazione del Piano sanitario nazionale verra' privilegiato  il
metodo  del confronto e della collaborazione con le Regioni e con gli
altri attori del patto di solidarieta' per la salute,  tenendo  conto
delle questioni aperte e incidenti nel conseguimento degli obiettivi,
quali  la revisione del D. lgs. n. 502/92 e successive modificazioni,
l'eventuale approvazione della legge quadro  sull'assistenza  sociale
agli   effetti  dell'integrazione  sociosanitaria,  l'attuazione  del
decreto di conferimento di funzioni  e  compiti  amministrativi  alle
Regioni e agli enti locali.
Le  priorita'  con  cui  il  Ministero della Sanita' dara' seguito al
processo avviato con l'approvazione  del  Piano  sanitario  nazionale
1998-2000  sono  indicate nel successivo elenco, che anticipa i primi
documenti  che  verranno  predisposti  nel  corso  del  triennio   di
validita'  del  Piano. I centri di responsabilita' coinvolti, pur non
esplicitati, sono insiti nella natura dei  diversi  provvedimenti  da
adottare,  in ragione degli apporti propri dei contraenti il patto di
solidarieta' per la salute.
DOCUMENTI E PROVVEDIMENTI DEL TRIENNIO 1998-2000
Adempimenti prioritari
Documenti di indirizzo                                          (*)
Criteri di accesso ai fondi vincolati agli obiettivi di Piano
(comma 34 bis, art. 1 l. 662/1996) I
Criteri di remunerazione delle attivita' escluse dal sistema
di remunerazione a prestazione I
Linee guida per l'autorizzazione e l'accreditamento A
Attuazione del decreto di revisione del sistema di partecipa-
zione al costo delle prestazioni e del regime delle esen-
zioni                                                        P-I
Tessera sanitaria I
Disciplina delle forme integrative di assistenza in rapporto
ai livelli essenziali di assistenza I
Inquinamento da onde elettromagnetiche P
Sicurezza delle strutture sanitarie P
Salute e politiche ambientali in materia di rifiuti P
Salute e politiche dell'energia P
Salute e approvvigionamento idrico P
Linee guida per la prevenzione, l'igiene e la sicurezza nei
luoghi di lavoro A
Linee guida per l'autorizzazione e l'accreditamento delle
strutture che erogano servizi ad elevata integrazione socio-
sanitaria A
Requisiti minimi per la medicina termale P
Linee guida per la riabilitazione A
Linee guida per l'assistenza ai pazienti in fase terminale A
Linee guida per le malattie reumatiche A
Linee guida per le malattie dell'apparato cardio-respiratorio A
Linee guida per le malattie del sistema nervoso centrale A
Linee guida per le nefropatie A
Linee guida per il diabete A
Linee guida per il sangue A
Linee guida per l'organizzazione dipartimentale A
Linee guida per l'uso appropriato dei farmaci A
Linee guida per gli screening in oncologia, ivi compresa la
conferma diagnostica dei sospetti di tumore identificati
mediante programmi di screening A
Linee guida per la formazione del personale A
Linee guida per la gravidanza, il parto e per la salute
riproduttiva A
Linee guida per le cure ospedaliere pediatriche, la pediatria
di famiglia e di comunita' A
Linee guida per le malformazioni congenite e le malattie
genetiche A
Linee guida per la riorganizzazione della sanita' pubblica
veterinaria A
Documenti di approfondimento                                    (*)
Le diseguaglianze nei confronti della salute P
Differenze nella salute secondo la storia lavorativa P
Finanziamento del Ssn, decentramento fiscale e sistemi di
perequazione P
Livelli di assistenza nel 1994-96 P
Controlli e contratti P
Osservatorio acquisti e prezzi P
Liste di attesa P
Libera professione intramuraria P
Linee guida cliniche                                            (*)
Diagnosi precoce e trattamento delle ipercolesterolemie I
Mal di schiena I
Broncopolmonite I
Asma bronchiale I
Ulcera peptica I
Gravidanza fisiologica I
Ipertensione arteriosa I
Angina pectoris I
Neoplasie della mammella I
Neoplasie della cervice uterina I
Vaccinazione antiinfluenzale I
Profilassi antibiotica in chirurgia I
Diagnostica pre-operatoria I
Chirurgia elettiva erogabile in regime di ricovero diurno I
Progetti Obiettivo                                              (*)
Progetto obiettivo Anziani e Non Autosufficienti I
Progetto obiettivo Salute Mentale I
Progetto obiettivo Tossicodipendenze I
Progetto obiettivo Salute degli Immigrati I
Progetto obiettivo Materno-infantile I
Progetto obiettivo per l'Alimentazione e la Nutrizione I
Progetto obiettivo Aids I
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(*) Legenda: I INTESA con la Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le Regioni e le Provincie Autonome.
A  ACCORDO  con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato,
le Regioni e le Provincie Autonome.
P PARERE della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato,  le
Regioni e le Provincie Autonome.