(all. 2 - art. 1)
COMMISSIONE  PROVINCIALE  PER  LA  TUTELA  DELLE  BELLEZZE NATURALI E
                       PANORAMICHE DI SIRACUSA

Proposta  di  vincolo  paesaggistico della Valle del fiume Cassibile,
Bosco  di  Bauli',  Cava  Giorgia,  Cava Sture, Cava della Contessa a
conversione  ed  estensione  del  vincolo  ai sensi dell'art. 5 legge
                         regionale n. 15/91.

Verbale  della  commissione  provinciale  delle  bellezze  naturali e
  panoramiche di Siracusa redatto nella seduta del 20 ottobre 1997

    L'anno   millenovecentonovantasette,   il   giorno  20  del  mese
di ottobre,  alle  ore  10,00 si e' riunita in prima convocazione nei
locali  della  Soprintendenza  dei  beni  culturali  ed ambientali di
Siracusa,  sita  in  piazza  Duomo  n.  14,  la  commissione bellezze
naturali  di  Siracusa  nominata con decreto assessoriale n. 5007 del
7 gennaio  1995  parzialmente rettificato con decreto assessoriale n.
6365  del  12 maggio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio
1995/1999,  convocata  dal  presidente  dott.  Giuseppe Voza con nota
raccomandata  n.  di  prot.  16493/Amm. del 4 ottobre 1997, inviata a
ciascuno dei componenti della commissione.
    Sono   intervenuti   alla   riunione  i  seguenti  componenti  la
commissione:
      1) dott. Giuseppe Voza - Soprintendente per i beni culturali ed
ambientali pro-tempore della circoscrizione di Siracusa - presidente;
      2) prof. Salvatore Russo - componente;
      3) ing. Gaetano Capodicasa - componente;
      4)  ing.  Angelo  Trupia  -  in  rappresentanza  del  distretto
minerario  di  Catania  convocato  ai  sensi  dell'art. 2 del decreto
assessoriale n. 5007 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
      5)  ing.  Domenico Turibio - in rappresentanza dell'ispettorato
ripartimentale   delle   foreste  di  Siracusa,  convocato  ai  sensi
dell'art.  2  del  decreto  assessoriale n. 5007 del 7 gennaio 1995 -
membro aggregato;
      6)  sig.ra  Lidia  La  Ferla  - assistente amministrativo della
Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
    Assistono  alla  riunione,  nella  sua  prima  fase,  i  seguenti
dirigenti  tecnici  in  servizio  presso  la  Soprintendenza dei beni
culturali  ed  ambientali  di  Siracusa:  arch. Francesco Santalucia,
direttore  F.F.  della sezione P.A.U., dott.ssa A. Trigilia, arch. S.
Cancemi,   dott.   A.  Mamo,  dott.ssa  M.  Musumeci,  per  eventuali
chiarimenti  ed  approfondimenti  che  dovessero essere chiesti dalla
commissione.
    Il   presidente,   accertata   la   presenza  dei  componenti  la
commissione   come  sopra  specificati,  dichiara  aperta  la  seduta
invitando  la commissione a passare all'esame del seguente ordine del
giorno:
      proposta  di  vincolo  paesaggistico,  ai  sensi della legge n.
1497/39  della  Valle  del  Fiume  Cassibile,  Bosco  di Bauli', Cava
Giorgia,  Cava Sture, Cava della Contessa a conversione ed estensione
del vincolo ai sensi dell'art. 5 della legge regionale n. 15/1991;
      varie ed eventuali.
    Introduce l'argomento il presidente, dott. Voza, il quale enuncia
alla  commissione che il vincolo che si viene a proporre nasce da due
ordini  di  motivi:  1)  la  necessita'  di  tutelare  un  patrimonio
culturale  ed  ambientale  di  notevole valore, quale e' la Valle del
fiume  Cassibile;  2)  la necessita' di estendere la tutela, ai sensi
della   legge   n.   1497/39,   all'area   compresa  nel  vincolo  di
immodificabilita'  temporanea,  ex  art.  5  della legge regionale n.
15/1991. denominato Cava Georgia, Cava Sture, Cava della Contessa, di
prossima decadenza.
    Infatti, il sistema di cave sopra citate inserite all'interno del
bacino   idrografico   del   fiume   Cassibile   mantiene  le  stesse
caratteristiche  morfologiche  e  vegetazionali,  di grande interesse
paesaggistico e naturalistico, tipiche del Cassibile, che, nel tratto
denominato  di  Cava  Grande,  la  regione  siciliana,  nel  1990, ha
dichiarato riserva naturale orientata.
    Il  vincolo  ex  art. 5, troppo restrittivo e limitato nel tempo,
puo'  essere ampliato e trasfuso in un vincolo paesaggistico di ampio
respiro,  che  abbracci un ampio tratto della zona sud dell'altipiano
ibleo e si estenda nei territori dei comuni di Noto, Avola, Siracusa,
Palazzolo Acreide e Canicattini Bagni.
    La   tipica   conformazione   delle   cave,  a  forma  di  canyon
inaccessibili,  e'  l'habitat  ideale per la flora e la fauna proprie
del  nostro territorio, mentre i grandi altipiani e le pianure che si
estendono  ai  piedi  del  rilievo  sono caratterizzati dal paesaggio
agricolo   tipico   del  siracusano,  ossia,  per  la maggior  parte,
paesaggio  di  mandorli,  carrubi  ed  ulivi, la cui estensione e' di
frequente limitata da muri a secco a confine dei lotti fondiari.
    Questo   paesaggio  tradizionale,  ancora  integro  e  libero  da
tentativi  di  intensivazione  ovvero di sfruttamento del territorio,
presenta   caratteri   di   omogeneita'   ed  integrita',  anche  per
l'appartenenza ad un unico proprietario: il marchese di Cassibile che
ha  mantenuto  il paesaggio agricolo del secolo scorso, conservandolo
fino ad oggi quasi del tutto inalterato.
    L'area,  inoltre,  e'  caratterizzata  dalla  presenza  di  rocce
calcaree che per la loro conformazione generano un paesaggio omogeneo
ed  in  reticolo  carsico  tra i piu' ricchi d'Italia, con un sistema
idrografico  molto articolato da valle verso monte lungo il corso del
fiume  Cassibile,  dal  quale  si  dipartono  numerose ramificazioni,
alcune  delle  quali  gia'  esplorate  come Grotta Monello, Genovese,
Chiuazza,   ed   altre   indicate   sulle   mappe  predisposte  nelle
pubblicazioni   dell'universita'   di  Catania  e  di  alcuni  gruppi
speleologici.
    Il bacino idrografico del fiume Cassibile viene alimentato, lungo
tutto  il percorso, da numerose sorgenti, per cui, anche se una parte
delle  acque  viene  prelevata dall'ENEL per essere utilizzata per la
centrale  elettrica  ed  una  parte viene prelevata per soddisfare le
esigenze idriche per la conduzione agricola dei fondi del marchesato,
il  fiume  e'  ugualmente  ricco  di  acque e non si ha una sensibile
diminuzione dell'entita' di portata del bacino. Inoltre ne' il bacino
del  Cassibile, ne' i bacini torrentizi limitrofi sembrano presentare
problemi di inquinamento, come rilevabile dallo stato di salute della
vegetazione  ripariale,  che  si  presenta sana e rigogliosa, proprio
perche'  nelle  zone a monte non ci sono ne' insediamenti industriali
ne'   urbani.  Conferma,  infatti,  l'ing.  Turibio,  che  gli  unici
insediamenti abitativi sono le masserie che per la maggior parte sono
state  trasformate in aziende agrituristiche, in considerazione anche
della  loro  dislocazione.  Nell'area  non sono previsti progetti che
possano sconvolgere l'ambiente naturale, anche perche' la presenza di
numerosi  corsi  d'acqua assicura il vincolo ope legis ai sensi della
legge n. 431/1985.
    Per  quanto  riguarda  gli  aspetti  architettonici  dell'area in
questione,  vi  sono  numerosi beni sparsi sul territorio, alcuni dei
quali  anche  di  particolare  pregio  storico, come alcune masserie,
ville,  i  mulini  su Cava Grande, che sono tuttora in buono stato di
conservazione e vengono ancora oggi utilizzati per l'irrigazione e lo
sfruttamento delle campagne circostanti.
    Per  quanto  riguarda, invece, gli aspetti archeologici dell'area
si  ricordano  i  numerosi  siti presenti, dal periodo preistorico al
periodo  medievale  come  la grotta Spinagallo, che si e' rivelata un
ricco  deposito  di  resti paleontologici, la Grotta della Chiusazza,
che  ha  dato un notevole contributo alla ricostruzione stratigrafica
dall'eta'  del  rame  a  tutta  l'eta' del bronzo, l'estesa necropoli
protostorica  del  Cassibile,  con  tombe  a  grotticella, i numerosi
insediamenti  di  eta'  greca,  come  ad  esempio  quello di contrada
Aguglia,   e   quelli   di   eta'   romana;  molti  ipogei  di  epoca
paleocristiana   e,   ancora,  gli  insediamenti  rupestri,  come  la
cosiddetta  grotta  dei  Briganti  e  i  Ddieri  lungo  le sponde del
Magnisi,   certo  utilizzate  a  seguito  dell'abbandono  delle  aree
costiere  ed  al  conseguente  arretramento  delle  popolazioni verso
l'interno in epoca altomedievale. Notevole e' l'esistenza di numerose
chiese rupestri, come S. Lucia di Mendola.
    L'ing.  Trupia,  rappresentante  del  distretto  minerario,  pone
all'attenzione  della  commissione  l'esistenza  di  alcune  cave  di
estrazione  nell'ambito dell'area per la quale si propone il vincolo,
reputa  piu'  opportuno  consentire  di  completare  il piano di cava
piuttosto  che  interromperlo,  con  obbligo del recupero ambientale;
tale  obbligo  non  e' previsto per le cave esistenti prima del 1980,
tuttavia  il  recupero,  secondo  l'ing.  Trupia, puo' essere posto a
carico del comune.
    L'ing.  Turibio,  in  rappresentanza  dell'ispettorato forestale,
condivide  e  approva  la  proposta  di  vincolo,  necessaria  per la
conservazione   dell'integrita'  territoriale  dell'area  interessata
anche  dal  punto  di  vista vegetazionale per la presenza di essenze
tipiche  di  un'area  ricca  di acque che si trasformano in bosco man
mano  che  si  risale  verso  l'alto. Infatti, nella zona a monte del
bacino  si sviluppa il bosco di Bauli', di proprieta' del marchese di
Cassibile,  che,  peraltro, presenta problemi fitosanitari, legati al
diffondersi della "processionaria". Inoltre, continua l'ing. Turibio,
la   zona   e'   oggetto  di  numerosi  interventi  CEE,  finalizzati
soprattutto al rinboschimento dell'area e quindi bisogna vigilare per
evitare una trasformazione agricola del paesaggio.
    Il prof. Russo aggiunge che la zona e' anche di interesse storico
rammentando  che  a Cassibile venne firmato l'armistizio con le forze
alleate  nel 1943, che pose fine al secondo conflitto mondiale e che,
in  ogni  caso,  quella all'attenzione della commissione e' una delle
aree  piu'  belle  della  Sicilia orientale per cui l'imposizione del
vincolo nasce dall'esigenza di tutelare tale bellezza, che e' rimasta
inalterata  nonostante  lo  scorrere  dei  secoli,  oltre  che per le
caratteristiche  archeologiche  e geologiche e anche per la ricchezza
di elementi floristici e faunistici presenti.
    Il presidente aggiunge che l'unico fattore di disturbo, a margine
dell'area  in  argomento,  in  basso  rispetto al bosco di Bauli', e'
rappresentato  dall'elettrodotto,  la  cui  presenza,  per  converso,
scongiura  gli insediamenti di tipo abitativo, che si sono sviluppati
solo  nella  zona  superiore,  nei  pressi di S. Lucia di Mendola, ed
hanno carattere prettamente stagionale. Desta, invece, preoccupazione
la  vendita da parte dell'Enel dell'impianto di prelievo dell'acqua e
la  sua  trasformazione in S.p.a., che potrebbe comportare un degrado
dei   fabbricati,   non  piu'  manutenzionati.  Tuttavia  all'interno
dell'area  di cui al punto 17 del piano paesistico sono presenti come
ampiamente mostrato, delle valenze paesaggistiche e di unitarieta' ed
integrita' del paesaggio degne di tutela che possono essere riportate
nel  piano  paesistico  particolare,  il quale dovra' contemperare le
contrapposte  esigenze  di  conservazione  e  sviluppo della zona, ad
esempio mantenendo e migliorando la stessa rete viabile esistente.
    Infatti,    come   conviene   l'ing.   Capodicasa,   una maggiore
fruibilita'  della  zona  comporta  inevitabilmente  un miglioramento
delle condizioni di viabilita', che la rendano piu' accessibile.
    Ritiene,  ancora,  il presidente che bisogna cercare di mantenere
l'area  nei  suoi  caratteri  originari, evitando soprattutto una sua
trasformazione  conseguente  allo  sviluppo  di  insediamenti di tipo
alberghiero,  di  carattere  troppo invasivo, e favorendo, invece, la
vocazione   agrituristica.   Il   vincolo   ha   anche  lo  scopo  di
sensibilizzare  i  comuni interessati affinche' abbiano maggiore cura
dello  sfruttamento,  dello sviluppo, della fruizione e conservazione
di questo territorio.
    L'ing.  Trupia si informa sulla possibilita' di potere realizzare
in  questa  area  dei  pozzi,  delle  vasche  di  irrigazione e viene
rassicurato  in tal senso dall'arch. Santalucia che spiega che quello
che  si  propone  non e' un vincolo di immodificabilita' assoluta del
territorio,  ma un vincolo paesaggistico che pone delle regole, detta
delle  direttrici  secondo cui, poi, si potra' operare sul territorio
senza  precludere  che  in  esso  possano essere realizzate opere che
siano  compatibili  ed armonizzate o funzionali con l'ambiente in cui
vanno ad inserirsi.
    Sottolinea  il  dott.  Voza  che  la  funzione  della commissione
provinciale  delle  bellezze  naturali e panoramiche non e' quella di
bloccare  lo  sviluppo  del territorio, di cristallizzarlo rendendolo
poco   rispondente   alle   esigenze  in  continua  evoluzione  della
popolazione,  ma  di  studiarlo  per  poter  cercare  di  risolvere i
problemi  che esso presenta, mettere in evidenza gli aspetti degni di
tutela  ed  armonizzare  il  tutto  in una proposta di vincolo, i cui
limiti  dovranno  essere  certi  per evitare l'insorgere di eccessivi
contenziosi.
    Si  passa  quindi ad illustrare la perimetrazione del vincolo che
ripercorre e circoscrive il bacino idrografico del fiume Cassibile ed
i  cui  limiti  si  attestano lungo gli spartiacque superficiali e le
strade piu' vicine alla zona da includere nel vincolo.
    Il  dott.  Voza  propone di effettuare un sopralluogo nella zona;
sarebbe  auspicabile,  data l'asperita' e la vastita' del territorio,
che  tale sopralluogo potesse effettuarsi utilizzando un mezzo aereo,
tuttavia  se  tale  soluzione  apparisse  di difficile attuazione, si
potrebbe ricorrere all'uso di un fuoristrada con il quale raggiungere
i punti panoramici, preventivamente individuati, da cui poter seguire
il perimetro del vincolo.
    Il  sopralluogo viene fissato per il giorno 4 novembre 1997, alle
ore 9 con incontro dei partecipanti presso gli uffici della forestale
di   Siracusa,   che   ha  gentilmente  messo  a  disposizione  della
commissione il mezzo fuoristrada.
    Il  presidente,  alle  ore  12,  ringrazia  gli  intervenuti alla
riunione e dichiara chiusa la seduta.
COMMISSIONE  PROVINCIALE  PER  LA  TUTELA  DELLE  BELLEZZE NATURALI E
                       PANORAMICHE DI SIRACUSA
Proposta  di  vincolo  paesaggistico della Valle del fiume Cassibile,
Bosco  di  Bauli',  Cava  Giorgia,  Cava Sture, Cava della Contessa a
conversione  ed  estensione  del  vincolo ai sensi dell'art. 5, legge
                        regionale n. 15/1991.
Verbale  del  sopralluogo  effettuato  dalle  commissione provinciale
delle  bellezze  naturali provinciali di Siracusa in data 29 novembre
                                1997
    L'anno   millenovecentonovantasette,   il   giorno  29  del  mese
di novembre,  alle  ore  8,30,  presso  gli  uffici  dell'Ispettorato
forestale  di  Siracusa,  a seguito di convocazione con nota prot. n.
19782/Amm.  del  21 novembre 1997, si sono riuniti, per effettuare il
sopralluogo  nella  zona  per  la  quale  si  propone  il  vincolo, i
sottonotati membri della commissione:
      1) dott. Giuseppe Voza - Soprintendente per i beni culturali ed
ambientali pro-tempore della circoscrizione di Siracusa - presidente;
      2) prof. Salvatore Russo - componente;
      3) ing. Gaetano Capodicasa - componente;
      4)  ing.  Angelo  Trupia  -  in  rappresentanza  del  Distretto
minerario  di  Catania  convocato  ai  sensi  dell'art. 2 del decreto
assessoriale n. 5007 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
      5)  ing.  Domenico Turibio - in rappresentanza dell'Ispettorato
ripartimentale   delle   foreste  di  Siracusa,  convocato  ai  sensi
dell'art.  2  del  decreto  assessoriale n. 5007 del 7 gennaio 1995 -
membro aggregato;
      6)  sig.ra  Lidia  La  Ferla  - assistente amministrativo della
Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
    Partecipano  inoltre al sopralluogo, per eventuali chiarimenti ed
approfondimenti  che  dovessero essere richiesti dalla commissione, i
seguenti  dirigenti  tecnici in servizio presso la Soprintendenza dei
beni culturali ed ambientali di Siracusa: arch. Francesco Santalucia,
direttore  F.F.  della sezione P.A.U., dott.ssa A. Trigilia, arch. S.
Cancemi, dott. A. Mamo, dott.ssa M. Musumeci, dott. L. Guzzardi.
    Lungo  il  tragitto che porta ai luoghi da visitare si ha modo di
riprendere  le  argomentazioni  svolte  in  sede  di  riunione  della
commissione in data 20 ottobre u.s., precisando che la perimetrazione
dell'area  da  vincolare  comprende  un  territorio  ricco di biotopi
naturali di particolare interesse.
    E'   pertanto   intenzione   della  Soprintendenza  di  procedere
all'emanazione di proposte di vincolo relative a bacini idrografici e
il  bacino  del  fiume  Cassibile  presenta  tutti  i  caratteri  che
costituiscono  il  presupposto  per  la  creazione di un vincolo piu'
vasto.  D'altra  parte  e'  anche  vero che l'osservazione dei luoghi
consente  di  segnalare  numerosi punti di vista panoramici dai quali
sono  percepibili  quei  bruschi  cambiamenti  di  paesaggio che sono
riferibili  a  trasformazioni  del  territorio;  per  tali  motivi la
Soprintendenza  ritiene  opportuno  procedere alla formulazione della
proposta  di un vincolo paesaggistico che contempli tutti gli aspetti
di  rilievo  presenti  nell'area,  ai  fini  di  una  loro  tutela  e
conservazione.
    Percorrendo  la  s.s. Maremonti in direzione Canicattini Bagni si
giunge  all'altezza  dello  svincolo  per  Floridia  e attraverso una
stradina  si giunge presso la cava di estrazione Granulati Cavasecca,
contigua  all'area  di  Grotta  Monello, Spinagallo e Chiusazza, area
interessata da fenomeni carsici di un certo rilievo. Si tratta di una
cava  dismessa  in  quanto non ne e' stato portato a completamento il
relativo  progetto  di  coltivazione,  di  forte  impatto  ambientale
perche'  ben  visibile, soprattutto perconendo il tratto di Maremonti
che da Canicattini porta a Siracusa.
    L'ing.  Trupia  fa  rilevare  che  in  ogni  caso  sarebbe sempre
opportuno  che  le  cave completassero il piano di scavo, con il fine
del   successivo   recupero  ambientale  dell'area.  Nel  caso  della
Granulati  Cavasecca,  poiche'  i  tecnici della Soprintendenza fanno
rilevare  che  non  si  puo'  proseguire l'attivita' di estrazione in
quanto rischia di intercettare lo sviluppo della grotta Monello e dei
fenomeni   carsici  presenti  nell'area,  l'ing.  Trupia  propone  di
consentire la coltivazione della cima.
    Il  dott.  Voza controbatte che autorizzare un ulteriore piano di
coltivazione della cava per conseguire il recupero dell'area a carico
del  titolare  e'  controproducente, tanto piu' se la coltivazione di
cava  interessa  la  cima  perche'  e'  proprio  questa  che si vuole
tutelare  in  quanto  essa interferisce maggiormente con il paesaggio
circostante.
    L'arch.  Santalucia  suggerisce  che  al  recupero  dell'area per
integrare il paesaggio si potrebbe provvedere con i fondi POP messi a
disposizione  della  Comunita'  europea dopo che la Soprintendenza di
concerto  con l'Ispettorato forestale ed il Distretto minerario abbia
elaborato  un  progetto finalizzato ad una possibile utilizzazione di
tale   recupero   (ad   esempio  l'area  potrebbe  essere  adibita  a
laboratorio di ricerca).
    Anche  l'ing.  Turibio  ritiene  che al recupero ambientale debba
provvedere  l'Amministrazione  pubblica  e  non  il titolare di cava,
perche' le finalita' e lo spirito del recupero sono diverse a seconda
di chi lo attua.
    L'ing.  Trupia  ribatte  che  qualsiasi  intervento  di  recupero
richiede  l'intervento  di  mezzi  meccanici,  il cui impiego produce
effetti  non  difformi  da  un'attivita'  di cava, quindi non vede il
motivo  per cui al recupero non possa provvedere il titolare di cava,
magari  con  dei  progetti che ne contemplino una destinazione a fini
ricreativi,  visto che questa appare una soluzione auspicabile per le
cave dismesse, come numerosi casi dimostrano.
    Il  dott.  Voza,  facendosi  portavoce  dell'opinione anche degli
altri membri della commissione, condivide che la cava debba essere in
ogni  caso  recuperata  e  rinvia  ad altra sede la discussione sulle
possibilita'  e  sui  modi  di  recupero,  considerato che la Sezione
P.A.U.  ha  fatto  di un recupero di tal genere motivo di studio e di
interesse.
    Si  prosegue  il sopralluogo e salendo per la strada dei Cugni si
giunge  in  vista  della cava di estrazione SIFED e di un'altra cava,
entrambe  di  notevole  disturbo  paesaggistico,  per le quali appare
inevitabile il recupero.
    Spiega  l'ing.  Trupia  che  cava  SIFED  e'  una  cava classica,
coltivata  a  gradini, motivo per cui il comune di Noto ha imposto al
titolare  il  progetto  di  recupero,  e  a  questo  proposito chiede
all'arch.  Santalucia,  ai  fini  di  un'azione  di coordinamento, di
suggerire le modalita' piu' opportune per il recupero di tali cave.
    L'arch.  Santalucia  ribadisce che il recupero ambientale si deve
conseguire   non  solo  con  l'impianto  di  alberi,  necessario  per
integrare l'area all'ambiente vegetazionale circostante, per ricucire
lo strappo al mantello verde che ricopre questa parte del territorio,
ma  anche  destinando  l'area  ad  usi diversi per i quali si possono
studiare ed approntare dei progetti.
    Continuando  lungo l'itinerario prestabilito si giunge nei pressi
di  "Cava  Sture", una delle piu' incontaminate di questa parte della
Sicilia, come si ha modo di osservare da un'escursione effettuata sul
posto. Dall'alto di uno dei versanti della"cava", infatti, si ha modo
di  ammirare  un paesaggio molto suggestivo in quanto la"cava" ha una
caratteristica  forma  a  canyon, per la specificita' geologica ed il
regime  pluviometrico  presenti  in zona, ed e' caratterizzata da una
fitta  vegetazione di macchia mediterranea, con copertura massima del
suolo  sul  versante nord della"cava", che e' piu' protetto dai raggi
solari.
    Si  prosegue,  quindi,  verso  le  masserie  Stallaini e Cunseria
attraverso  una  zona  totalmente  integra,  un  paesaggio tra i piu'
incontaminati,   in   quanto  non  vi  sono  tracce  di  insediamenti
abitativi,    ma   solo   di   insediamenti   agricoli.   Ed   ancora
attraverso"Cava  Campana",  si  oltrepassa cava Gionfriddo (GIMOTER),
cava  estrattiva per la quale e' previsto il recupero, e si arriva in
vista  di  Villa del Seminario, nei pressi di Canicattini Bagni, zona
questa   che   richiede  una  sorveglianza  attenta  per  i  numerosi
insediamenti abitativi che vi si sono impiantati.
    Si  tratta,  come asserisce il dott. Voza, di un'area molto bella
dell'entroterra  che  e'  riuscita  a  conservare la sua autenticita'
perche' poco conosciuta e la cui integrita' deve essere salvaguardata
perche' costituisce un polmone verde per l'intera provincia.
    Continuando  il percorso si passa attraverso il bosco di lecci di
Bauli' con suggestive sfumature di colori del fogliame, incuneato nel
paesaggio agricolo dell'altopiano circostante, coltivato a seminativo
od  utilizzato a pascolo, in cui gli unici insediamenti presenti sono
le  vecchie  masserie.  Inseriti nel paesaggio agricolo, si ritrovano
limitati    interventi   edilizi   per   la   residenza   stagionale.
Attraversando  la  zona  San  Marco  si oltrepassa un acquedotto fine
ottocento,  con vasche di decantazione, ed una zona in cui si trovano
evidenti  presenze  archeologiche,  oltre  ad  esemplari  botanici di
pregio,  come  platani centenari, e si prosegue costeggiando il fiume
Magnisi,  le  cui  sponde  sono  ricche di vegetazione ripariale, ove
prevale la presenza dei pioppi.
    Si giunge, infine, a Cava Grande del Cassibile, nello spiazzo che
funge da belvedere da dove si puo' ammirare uno dei paesaggi naturali
piu'  spettacolari  e  piu' scenografici, con la vista dei laghetti e
della  cascatella  sul fondo della cava ricco di vegetazione, e della
cosiddetta  "grotta dei Briganti" e degli insediamenti rupestri lungo
le pareti.
    La  conservazione  di questa area, in effetti, e' gia' assicurata
in  quanto  dichiarata riserva naturale, per la cui gestione e' stato
propostol'affidamento  all'Azienda  foreste  demaniali  della Regione
siciliana.  Tuttavia  anche  la  Cava  Grande  e'  stata inserita nel
perimetro  del  vincolo  paesaggistico  proprio perche' si mira ad un
discorso unitario che rispetti la omogeneita' dei territori protetti.
    L'area  dell'altopiano  e'  caratterizzata  dalla  presenza della
gariga,  ricca della presenza di numerose palme nane ed altre essenze
tipiche della macchia mediterranea.
    Attraverso una stradella interpoderale che costeggia la "cava" si
arriva  ad  uno slargo da cui si puo' osservare il laghetto che si e'
formato  a  seguito  della  frana verificatasi lungo una delle pareti
della  "cava"  stessa.  Proseguendo lungo questa stradella, scendendo
ripidamente  dall'altopiano  verso la costa, incontrando Villa Tangi,
una  delle  poche  ville  stile  liberty  ben  conservate,  si arriva
all'innesto  con  la  s.s. 115 e si riprende la via del ritorno verso
Siracusa.
    Alle  ore  14,  il  presidente  della  commissione,  dott.  Voza,
ringrazia e saluta tutti gli intervenuti al sopralluogo.
COMMISSIONE  PROVINCIALE  PER  LA  TUTELA  DELLE  BELLEZZE NATURALI E
                       PANORAMICHE DI SIRACUSA
Proposta  di  vincolo  paesaggistico della Valle del fiume Cassibile,
Bosco  di  Bauli',  Cava  Giorgia,  Cava Sture, Cava della Contessa a
conversione  ed  estensione  del  vincolo ai sensi dell'art. 5, legge
                        regionale n. 15/1991.
Verbale  della  commissione  provinciale  delle  bellezze  naturali e
   panoramiche di Siracusa redatto nella seduta del 25 marzo 1998
    L'anno  millenovecentonovantotto, il giorno 25 del mese di marzo,
alle  ore 10,30, si e' riunita in prima convocazione nei locali della
Soprintendenza  dei beni culturali ed ambientali di Siracusa, sita in
piazza  Duomo  n.  14,  la  commissione  delle  bellezze  naturali di
Siracusa nominata con decreto assessoriale n. 5007 del 7 gennaio 1995
parzialmente   rettificato  con  decreto  assessoriale  n.  6365  del
12 maggio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio 1995/1999,
convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota raccomandata n.
di  prot.  3533/Amm.  del  18 marzo  1998,  inviata  a  ciascuno  dei
componenti della commissione.
    Sono   intervenuti   alla   riunione  i  seguenti  componenti  la
commissione:
      1) dott. Giuseppe Voza - Soprintendente per i beni culturali ed
ambientali pro-tempore della circoscrizione di Siracusa - presidente;
      2) prof. Salvatore Russo - componente;
      3) ing. Gaetano Capodicasa - componente;
      4)  ing.  Angelo  Trupia  -  in  rappresentanza  del  Distretto
minerario  di  Catania  convocato  ai  sensi  dell'art. 2 del decreto
assessoriale n. 5007 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
      5)  ing.  Domenico Turibio - in rappresentanza dell'Ispettorato
ripartimentale   delle   foreste  di  Siracusa,  convocato  ai  sensi
dell'art.  2  del  decreto  assessoriale n. 5007 del 7 gennaio 1995 -
membro aggregato;
      6)  sig.ra  Lidia  La  Ferla  - assistente amministrativo della
Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali - segretario.
    Assistono  alla  riunione,  nella  sua  prima  fase,  i  seguenti
dirigenti  tecnici  in  servizio  presso la Soprintendenza per i beni
culturali  ed  ambientali  di  Siracusa:  arch. Francesco Santalucia,
direttore  F.F.  della sezione P.A.U., dott.ssa A. Trigilia, arch. S.
Cancemi,   dott.   A.  Mamo,  dott.ssa  M.  Musumeci,  per  eventuali
chiarimenti  ed  approfondimenti  che  dovessero essere chiesti dalla
commissione.
    Il   presidente,   accertata   la   presenza  dei  componenti  la
commissione   come  sopra  specificati,  dichiara  aperta  la  seduta
invitando  la commissione a passare all'esame del seguente ordine del
giorno:
      delibera  del  vincolo  paesaggistico,  ai sensi della legge n.
1497/1939  della  Valle  del  Fiume  Cassibile, Bosco di Bauli', Cava
Giorgia,  Cava Sture, Cava della Contessa a conversione ed estensione
del vincolo ai sensi dell'art. 5 della legge regionale n. 15/1991;
      varie ed eventuali.
    Prima  di  procedere  alla  delibera del vincolo in argomento, il
presidente  da' lettura delle relazioni tecniche che costituiscono il
presupposto per la proposta di emanazione del vincolo e costituiscono
parte integrante del presente verbale. Copia di tutti gli atti verra'
depositata  presso gli uffici della Soprintendenza dei beni culturali
ed  ambientali di Siracusa, per l'eventuale consultazione da parte di
coloro che ne abbiano interesse.
       PROPOSTA DEL VINCOLO PAESAGGISTICO DEL FIUME CASSIBILE
    L'attivita'  di  tutela  delle  emergenze culturali ed ambientali
della  provincia  di  Siracusa  non  puo'  prescindere  dall'esame di
sistemi  omogenei  di  territorio  superando le tradizionali forme di
tutela puntiforme o di frammentarie dimensioni.
    Le  linee  guida  del  piano  territoriale  paesistico  regionale
ispirandosi   ad  una  interpretazione  innovativa  del  concetto  di
paesaggio indirizzano verso l'analisi di sistemi di elementi naturali
ed  antropici  propri  di  un  territorio,  la  cui  dichiarazione di
interesse   pubblico   per  le  emergenze  d'interesse  paesaggistico
discende dall'individuazione dei valori culturali ed ambientali di un
territorio  oltre  che  dall'individuazione  di  alcuni  elementi  da
considerare  "invarianti"  nel  processo  di  pianificazione  che  ne
regolera' l'uso.
    A  questo  scopo  l'attuale  proposta s'inserisce in un'ottica di
valorizzazione  e  conoscenza  dei  beni paesaggistici costituiti dai
corsi   d'acqua   della   nostra   provincia,  sistemi  territoriali,
quest'ultimi,  legati  indissolubilmente agli insediamenti antropici,
nelle varie epoche della storia.
    Dopo  la  dichiarazione  di  pubblico  interesse  (come  bellezza
d'insieme),  dell'alta  valle  dell'Anapo,  s'intende proporre con la
presente   relazione   la   descrizione   dei   principali  caratteri
naturalistici  ed  antropici di rilevante interesse paesaggistico del
fiume Cassibile.
    Se  infatti  l'Anapo  riveste una rilevantissima importanza per i
valori culturali ed ambientali ad esso collegati, altrettanto si puo'
affermare per il territorio compreso nel bacino idrografico del fiume
Cassibile.  L'Anapo  ha  certo esercitato una notevolissima influenza
favorendo  i  piu'  lontani  e  importanti insediamenti antropici, ma
altrettanto  importanti  sono  i  rinvenimenti  e le tracce legate al
corso del fiume Cassibile.
    Un fiume gia' ricordato nel "De rebus siculis" di Tommaso Fazello
che descrivendo la costa del siracusano parla della "bocca" del fiume
Cacipari dal greco Kaciparys, chiamato poi con voce saracina Jasibli,
dove  si  trova a distanza di un miglio dalla costa, una fortezza dal
medesimo nome edificata sulla riva del fiume; ed inoltre e' possibile
vedere  ancora  lungo  il  suo  corso  "certi  acquedotti grandi" che
portano l'acqua di questo fiume nel paese di Gerate.
    Continua  il  Fazello: "Questo fiume nasce da presso Palazzolo da
una fonte, che si chiama Bauli', donde correndo, riceve in se l'acque
della  fonte  d'Amillu,  d'Arco,  di  Baiduno  e  di  Bella  e  cosi'
cresciuto,  piglia  il  nome  di  Manghisi  e  passando  poi  per una
grandissima  valle,  chiamata oggi Cava Grande, cresce per cagione di
altre  fonti,  che  sono  in  detta  valle,  delle  quali alcune sono
atterrate,  ma anticamente per via di acquedotti, si tiravano le loro
acque  nel  paese di Siracusa e di questi acquedotti si vedono ancora
oggi molte vestigia".
    Da   sottolineare   quel"correndo",   che   evidenzia  la  grande
disponibilita'  di  acqua  del  fiume  e  la descrizione dei numerosi
sistemi  di  derivazione  attuati attraverso acquedotti che portavano
l'acqua  sino  al  paese di Siracusa, fatto questo che, sin da epoche
remote,  conferma  il  grande  sfruttamento  delle  acque  del  fiume
Cassibile per gli usi civili.
    Connotazione precipua del sistema fluviale del Cassibile, sia nel
passato  che nel presente, e' data infatti dalla sue notevoli portate
idriche e dall'intenso sfruttamento agricolo del suo territorio.
    Fino  ad  epoche  piu'  recenti,  quando  nel  1908,  la S.E.S.O.
(Societa  per  l'energia  elettrica  siciliana, divenuta S.G.E.S. nel
1918  ed  E.N.E.L.  nel 1972) costrui' una centrale idroelettrica nel
tratto di Cava Grande, che convoglia per intero le acque del fiume in
una  condotta che si sviluppa in superficie ed in galleria sul fianco
destro  della  cava  fino  al  bacino  di carico (manufatto questo di
grande  interesse  architettonico) e poi, tramite la condotta forzata
le conduce alla centrale dopo un by-pass di 8 km.
    L'alveo  del  fiume a partire dalla presa di derivazione E.N.E.L.
sarebbe  rimasto  secco  se  non  fosse  per  le diffuse sorgenti che
rimpinguano  via  via  il corso d'acqua a valle della stessa presa di
captazione.
    Oltre  alla grande risorsa acqua, la cui importanza strategica e'
da  sempre  riconosciuta,  vi e' la grande risorsa ambientale offerta
dalla  conformazione  morfologica a"canyon" del corso d'acqua, la cui
suggestione  ha  motivato  negli anni `80 l'istituzione della riserva
naturale  orientata  di Cava Grande del Cassibile, il cui lunghissimo
iter  istitutivo e' stato caratterizzato da numerosissime opposizioni
contro   il   nuovo  regime  di  regole  e  di  usi  controllati  che
l'istituzione della riserva comporta.
    Questa  Soprintendenza,  nel  `91,  aveva  individuato un'area di
notevole  interesse  paesaggistico, ossia il sistema di Cave Georgia,
Sture  e  della Contessa, e l'aveva sottoposto al regime vincolistico
di  immodificabilita'  assoluta,  ai  sensi  dell'art.  5 della legge
regionale n. 15/1991. Oggi, a distanza di un quadriennio, se ne vuole
riproporre  la  tutela ai sensi della legge n. 1497/1939, inserendola
all'interno  di un programma che comprenda i corsi d'acqua principali
che  si  dirigono  dall'interno radialmente verso la costa ionica, al
fine di definire aree omogenee per valenze paesistiche; procedimento,
questo,  prioritario  nell'ottica  della  predisposizione  del  piano
paesistico.
    Le  cave  Georgia, Sture e della Contessa rivestono un'importanza
preminentemente  naturalistica, costituendo un importante biotopo per
la  presenza  di  una  copertura  vegetale  di  una  tale  densita' e
consistenza  da  ritenersi  un  vero e proprio esempio di vegetazione
allo stato "climax", ossia allo stato di massimo dinamismo, evolutasi
naturalmente  in  assenza di intervento antropico; presentano inoltre
caratteri   morfologici  e  geologici  di  grande  interesse  per  le
caratteristiche   delle   formazioni   rocciose   che   costituiscono
un'insieme  scenografico di grande suggestione. Poiche' questi tratti
di cava altro non erano che parti dell'insieme morfologico del bacino
imbrifero  del  Cassibile,  appare opportuno inserirle all'interno di
una  perimetrazione  di  vincolo paesaggistico d'insieme che, tenendo
conto  delle  "emergenze"  naturalistiche  ed antropiche presenti, ne
eserciti la opportuna tutela.
    Rilevante e' il valore dell'area proposta per le valenze storiche
in  essa  contenute,  poiche'  vi  si  rinviene una delle piu' grandi
necropoli  della provincia; inoltre la permanenza di un antico feudo,
quello del marchesato di Cassibile, che favorito dall'unitarieta' del
fondo, ha conservato un paesaggio agricolo tradizionale di importante
significato storico ed etnoantropologico.
           ASPETTI NATURALI DEL PAESAGGIO - LA VEGETAZIONE
Il bosco di Bauli'.
    Benche' la Sicilia sia un'isola fortemente antropizzata e benche'
vi  sia  un'intensa  coltivazione  agricola  ed un'attiva pastorizia,
localizzata specialmente nelle zone collinari e montuose, tuttavia e'
ancora  possibile  ritrovare  alcune  aree, talora abbastanza estese,
interessate  da  formazioni  naturali  di  tipo  forestale. Si tratta
ovviamente delle ultime vestigia di quella che doveva essere un tempo
la  copertura  vegetale dell'isola. Pertanto questi sono degli esempi
di  vegetazione  relitta  di  notevole  importanza  sotto  il profilo
naturalistico  ed  estremamente  significativi per lo studio dei tipi
vegetazionali,   nonche'   per   l'individuazione   della  loro  area
potenziale  di  distribuzione  e  per  la  ricostruzione  delle serie
evolutive.
    In  particolare,  il  territorio  siculo  per  la  sua ubicazione
geografica,  geomorfologica  e topografica, si presenta nel complesso
come  un  ambiente  estremamente vario ed eterogeneo sia dal punto di
vista  bioclimatico che geopedologico. Tutto cio' si riflette in modo
particolare  sulla  vegetazione forestale, che si presenta abbastanza
diversificata sotto il profilo fitosociologico.
    Dal  punto  di  vista  geomorfologico i monti Iblei si presentano
come un vasto altipiano, piu' o meno ondulato, che dai 986 m di monte
Lauro degrada progressivamente verso il mare.
    Il  fondo  delle cave e' generalmente occupato da corsi d'acqua a
regime  fluviale  o torrentizio, che decorrono radialmente rispetto a
monte Lauro.
    Il   clima   diversificato   di   questo   vasto   territorio  e'
caratterizzato   dalla   fascia   costiera   ad  andamento  climatico
termomediterraneo  secco  e  da  quella  collinare  e  submontana, ad
andamento mesomediterraneo subumido.
    Sulla  base  delle  osservazioni  effettuate  da  vari autori, le
conoscenze  sulla vegetazione di quest'area della Sicilia sono fra le
piu'  accurate,  rappresentando  un  vasto  patrimonio  floristico di
notevole interesse geobotanico.
    Il   clima  riscontrato  nel  tratto  delle  sorgenti  del  fiume
Cassibile e' classificabile nella fascia mesomediterranea sub-umida e
di  conseguenza  favorisce  la  vegetazione  piu' esigente in termini
edafici e di fabbisogno idrico.
    Fra  le varie querce, merita un cenno particolare il Quercus ilex
che  caratterizza la gran parte dei boschi presenti nelle contrade di
Bauli',  Velardo  e  S.  Lucia.  In  Sicilia  questa  specie presenta
caratteri   marcatamente   mesofili,   costituendo   al   disotto  di
1.000-1.100  m  dei boschi piu' o meno puri, in genere solo sul fondo
dei valloni etnei versanti settentrionali o comunque piu' freschi dei
rilievi.
    Talora   leccete   si   instaurano  nelle  stazioni  collinari  e
submontane  della  Sicilia  limitando  il  loro  insediamento  solo a
ristrette aree interessate da particolari condizioni microclimatiche.
    Su  substrati  calcarei  a  quote superiori ai 1.000 m le leccete
costituiscono  invece un tipo di vegetazione zonale, perfettamente in
equilibrio con il macroclima circostante.
    Nel  piano collinare e montano fino a 1.400-1.500 m si rinvengono
prevalentemente boschi a caducifoglie.
    Si  tratta  in  genere di querceti misti dove assieme alle specie
decidue,  sono  frammiste  spesso  specie  sempreverdi.  In alcuni di
questi  querceti  prevalgono Quercus virgiliana e Quercus amplifolia,
specie  queste  marcatamente  termofile,  le  quali  si rinvengono su
qualunque tipo di substrato, spesso fino quasi a livello del mare.
    All'interno  del  territorio in esame e' di notevole interesse il
querceto  misto  della  sorgente  Velardo che si estende per circa un
chilometro,  e  che  attribuisce alla zona, nel periodo autunnale, il
tipico aspetto di un bosco appeninico.
    I  boschi  densi  e  fitti di Quercus ilex, oggi sono localizzati
soprattutto  in  zone accidentate e poco accessibili; tuttavia esempi
di  questa  vegetazione  sono  presenti  pure  in aree pianeggianti o
collinari all'interno di riserve di caccia.
    Nell'ambito  ibleo,  e'  la  lecceta  di Bauli' la piu' estesa in
superficie occupata, altre estese leccete sono presenti a Montegrosso
e  nei  tratti piu' impervi lungo la valle del fiume Cassibile, oltre
che dell'Anapo, nonche' all'interno delle Cave Sture, Georgia e della
Contessa.
    La  lecceta  di  Bauli', che in passato ha avuto una conduzione a
fustaia,  poiche'  non soggetta a taglio da diversi anni sta riacqui-
stando  l'aspetto  sempre piu' intricato e fitto tipico della specie.
Si  segnala  purtroppo  il  veloce  diffondersi di un patogeno che si
alimenta   di   legno,  la  cui  presenza  potrebbe  in  breve  tempo
distruggere il patrimonio forestale dell'intero bosco di Bauli'.
    L'alleanza  presente  nel  territorio  considerato  e' quella del
Quercion ilicis, la cui differenziazione consiste nel non comprendere
specie  acidofile.  Pertanto la presenza di leccete basofile e' stata
segnalata  da  vari  autori  nella  zona  in  esame;  in  particolare
l'associazione  segnalata  e il Doronico-Quercetum ilicis, largamente
descritta nel versante orientale ibleo.
    Floristicamente  e'  proprio  la presenza del Doronicum orientale
che  differenzia  l'associazione,  il  cui areale di distribuzione e'
prevalentemente  compreso  nell'Europa  orientale,  pertanto solo nel
versante ionico dell'Italia e' possibile rinvenire la specie.
    Altre  specie  arboree  presenti  nelle  leccete sopracitate sono
Quercus  pubescens,  Pistacia  terebinthus,  Phyllirea angustifolia e
Rhamnus alaternus.
    Il  sottobosco  e'  costituito da numerosi arbusti e liane: Rubia
peregrina,  Osyris  alba, Pistacia lentiscus, Hedera helix, Euphorbia
characias,  Smilax  aspera,  Ruscus aculeatus, Asparagus acutifolius,
Crategus   monogyna,   Teucrium  flavium,  Rosa  sempervirens,  Rubus
ulmifolius.
    Fra  le  specie erbacee, rappresentate soprattutto da criptofite,
sono  da  ricordare  Cyclamen  repandum, Cyclamen hederifolium, Tamus
communis, Asplenium onopteris, Ranunculus neapolitanus ecc.
    La   degradazione  del  Doronico-Quercetum  ilicis  favorisce  il
costituirsi  di  una  vegetazione  arbustiva  con  marcati  caratteri
xerici.
    Nelle  condizioni  migliori questa formazione ha l'aspetto di una
macchia  abbastanza  densa,  alta  fino  a 2-2,5 m. A causa pero' del
disturbo  antropico  causato dal taglio, dal pascolo e dall'incendio,
essa e' sempre piu' di frequente diradata.
    Questa  particolare macchia, che ricopre talora estese superfici,
risulta     caratterizzata     da     numerose    specie    termofile
dell'Oleo-Ceratonion e dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni:
      Prasium   majus,   Teucrium   fruticans,   Olea   europea,  var
sylvestris,   Calicotome   infesta,  Euphorbia  dendroides,  Teucrium
flavium, ecc.
    Vi  sono pure Pistacia lentiscus, Pistacia terebinthus, Asoaragus
acutifolius,   Rhamnus   alatemus,  Daphne  gnidium,  Smilax  aspera,
Euphorbia characias, Osjris alba, ecc.
    Di  particolare  rilievo  e'  la  presenza  di  Salvia fruticosa,
Phlomis    fruticosa    e    Ferulago    nodosa,    tipici   elementi
mediterraneo-orientali.  Queste  specie per la loro corologia e ruolo
tassonomico,    conferiscono    una   notevole   peculiarieta'   alla
vegetazione. Per quanto riguarda la loro distribuzione in Sicilia, si
rileva che Ferulago nodosa e' esclusiva del siracusano, mentre Salvia
fruticosa  e'  segnalata  pure nel palermitano e Phlomis fruticosa si
rinviene in gran parte dell'isola tranne che sulla fascia tirrenica.
    Questa  specie  insieme  ad Helichrysum scandens endemismo ibleo,
permettono     di     differenziare     una     nuova    associazione
dell'Oleo-Ceratonion, proposta come l'associazione Salvio-Phlomidetum
fruticosae.
    Nelle  stazioni  prettamente  rocciose,  questa  associazione  si
arricchisce di tipiche specie termoxerofile dei Cisto-Ericetalia, con
caratteri di formazione durevole, le cui specie caratteristiche sono:
      Thymus capitatus;
      Erica multiflora;
      Cistus incanus;
      Rosmarinus officinalis.
    A  causa  di  processi  di  degradazione  del  suolo  ancora piu'
accentuati,   si   rinviene   l'associazione  Chameropo-Sarcopoterium
spinosi,  che costituisce una bassa gariga caratterizzata soprattutto
da pulvini di Thymus capitatus e di Sarcopoterium spinosum.
    L'ulteriore  degrado  di tale associazione favorisce la copertura
ad  Ampelodesmos  Mauritanicus  che riveste un ruolo fisionomicamente
rilevante:  grossa graminacea cespitosa, conosciuta in dialetto anche
come "ligama" "disa" "tisu", che oltre a inserirsi in diversi tipi di
vegetazione,  ricopre spesso con dense ed estese cenosi le pendici di
molti rilievi.
    Queste cenosi, note comunemente con il nome di apelodesmeti, sono
il  risultato  di  prolungati e profondi processi di degradazione che
hanno   portato   alla   progressiva  diradazione  fino  alla  totale
distruzione,    della    vegetazione   arborea   od   arbustiva   che
originariamente ricopriva gran parte del territorio siciliano.
    A  questa  modifica  del  paesaggio vegetale hanno contribuito in
particolare  l'estendersi  delle superfici coltivate, gli incendi, il
pascolo, il taglioi dei boschi e piu' recentemente l'urbanizzazione.
    Pur  essendo  gli  ampelodesmeti  in massima parte degli stati di
degradazione,  essi  si presentano, nel complesso stabili e durevoli,
soprattutto  a  causa  del  ripetersi  periodico  di  alcuni  fattori
antropici, quali gli incendi ed il pascolo.
    Pertanto,  si tratta di formazioni abbastanza diffuse ed uniformi
a  causa  della  loro  resistenza  agli incendi; dopo che il fuoco ha
distrutto  la  loro  parte  aerea, gia' nella stessa stagione sono in
grado  di  rigettare le foglie e riprendere la vegetazione prevenendo
anche  processi  di  erosione  del  suolo  in  seguito  a mancanza di
copertura vegetale.
La ripisilva del fiume Cassibile.
    Dallo  studio condotto dall'Universita' degli studi di Catania, a
firma  Brullo ed altri (1993), si evince il seguente quadro sinottico
della vegetazione osservabile lungo il fiume:
      Querco-Fagetea;
      Populetalia albae;
      Platanion orientalis.
    I  boschi  ripari  attualmente rari in Sicilia, si presentano nel
complesso,  ben tipizzati soprattutto se compresi all'interno di cave
strette  e  profonde che hanno contribuito alla riduzione di cause di
trasformazione  e degrado. La ripisilva e' composta da alberi decidui
ad  alto  fusto,  legati  alla presenza di suoli umidi quasi in tutto
l'anno;   si   tratta   di   fanerofite  estremamente  specializzate,
costituenti  strette  fasce di vegetazione che si sviluppano lungo le
rive dei corsi d'acqua perenni.
    Le specie arboree ripali presenti sul Cassibile sono:
      Salix pedicellata;
      Platanus orientalis;
      Salix alba;
      Populus nigra;
      Tamarix gallica;
      Ficus carica.
    Il denso ed intricato sottobosco presente e' costituito da:
      Rubus  ulmifolius,  Hypericum  hircinum, Nerium oleander, Vitis
vinifera,  Hedra  helix,  Crategus  monogina,  Rubia  perearina, Rosa
sempervirens, Mirtus communis.
    Fra le specie erbacee si rinvengono:
      Brachypodium  sylvaticum,  Carex  pendula, Symphytum tuberosum,
Equisetum ramosissimum, ecc.
    Questa    vegetazione,    localizzata    su   suoli   alluvionali
ciottolosi-limosi,  in  condizioni ottimali occupa una striscia larga
mediamente 10-50 m abbastanza continua lungo il corso dei fiumi.
    L'altezza dellos strato arboreo raggiunge anche 115 m.
    L'assenza   caratterizzante   il  corso  della  Cava  Grande  del
Cassibile  e  il Platano (Platanus orientalis), il cui areale gravita
principalmente sui territori del Mediterraneo nord-orientale ed ha in
Sicilia il suo limite occidentale. Dimostra maggiori affinita' con il
platano  individuato  nelle formazioni ripali descritte nei territori
mediterraneo-orientali   che   non   con   quelle   del  Mediterraneo
occidentale.
    Gli esemplari presenti che assumono dimensioni impensabili per il
consueto  habitatus  vegetativo  assunto in Sicilia, che sono in gran
parte  secolari, attribuiscono al fiume Cassabile, dal punto di vista
botanico,   maggior   rilievo   dell'Anapo;  infatti  la  particolare
integrativa  dell'habitat  del  canyon  di  Cava  Grande,  nonche' la
particolare   inaccessibilita'   all'uomo   od   agli   animali,   e,
soprattutto,  la difficolta' da parte dei patogeni, di svilupparsi su
specie  perfettamente  sane  e  vigorose,  ha  consentito,  ad  oggi,
l'assenza   di  segnalazioni  di  cancro  colorato,  ormai  purtroppo
ampiamente diffuso su tutti i platani dell'Anapo.
    Le   ripisilva   e'   strettamente   connessa   con  i  caratteri
geomorfologici  delle cosidette cave, ossia con ambienti fluviali con
alvei  localizzati sul fondo di valli piu' o meno profonde e strette.
I  bacini  dei corsi d'acqua del sistema del Cassabile appartengono a
questa categoria e sono caratterizzati da una certa pendenza, per cui
prevale  l'azione delle acque correnti sui processi di sedimentazione
dei materiali trasportati.
    Queste   valli,   assumendo   il   tipico   aspetto   a  V,  sono
caratterizzate  dall'ombreggiamento  dei  versanti e da abbondanza di
acqua   nel  suolo,  creando  quindi  le  condizioni  microclimatiche
nettamente   piu'   umide   rispetto   al  territorio  circostante  e
consentendo  l'insediamento delle fitocenosi igrofile dei Populetalia
albae.
    In  questa  situazione orografica il bosco ripariale occupa tutto
lo  spazio golenale fluviale, lasciando poco spazio ad altre fasce di
vegetazione.
    Ai   margini   delle   formazioni   boschive  piu'  mesofile,  in
corrispondenza di stazioni particolarmente umide come quelle poste in
prossimita' di sorgenti o di pareti con percolamento, si rinviene una
formazione  affine  prettamente  igrofila,  in  cui  assume  un ruolo
fisionomico     rilevante    Dorycnium    rectum.    Questa    specie
arbustivo-lianosa,  legata  ad  ambienti ripali o comunque a stazioni
soggette  a  periodiche  sommersioni,  risulta qui associata ad altre
liane, quali Rubus ulmifolius, Tamus communis e Rubia peregrina.
    Sempre   dagli   stessi   autori   sopracitati   viene  segnalata
l'associazione  Soncho-Cladietum marisci, di solito segnalata per gli
ambienti lacustri costieri di Mazara del Vallo e per una piccola area
palustre del litorale presso Pozzallo.
    Lungo  la  valle  del  fiume  Cassibile,  in  corrispondenza  del
Belvedere  di  Avola Antica, si osservano alcuni lembi di questa rara
quanto peculiare vegetazione.
    Essi sono localizzati sul fondo della cava, in prossimita' di una
sorgente   che   costituisce   una   piccola  superficie  impaludata.
Caratterizza  l'associazione  la  specie  vegetale  Cladium mariscus,
grossa pianta elofita molto rata in Sicilia, la quale si accompagna a
Sonchus maritimus.
    Questo  ritrovamento  ha  un  certo  interesse,  essendo  l'unica
stazione  dell'interno,  nota  per  la  Sicilia,  in cui si riscontra
questa associazione prettamente costiera.
    Come  si  evince  il  Soncho-Caldietum marisci si sviluppa su una
superfice  aperta  a  contatto,  nelle  stazioni piu' rialzate con il
Rubo-Dorycnietum  erecti,  mentre  nei tratti sempre sommersi, ma con
suolo  piu'  sottile  a  contatto  con  la nuda roccia, si insedia il
Carici   distansis-Schoenetum   nigricantis;   aspetto  vegetazionale
questo,   abbastanza   peculiare,   rinvenuto  nell'area  interessata
dall'associazione  precedente, rappresentato da una cenosi ad elofite
fisionomicamente caratterizzata da Schoenus nigracans.
    Questa  ciperacea  cespitosa  si  accompagna,  in genere, a Carex
distans   ed  a  diverse  altre  igrofite  del  Magnocaricion  e  dei
Phragmitetea.
    Sulla bae dei dati di letteratura, la specie Schoenus n. tende in
genere  a  formare  dei  popolamenti soprattutto in stazioni palustri
costieri  o,  piu'  raramente, dell'interno, dove si associa a specie
con   esigenze  subalofile  del  Plantaginion  crassifoliae  e  degli
Juncetea maritimi.
    Nel   complesso,   la   vegetazione  in  oggetto  si  differenzia
sostanzialmente  dalle  altre cenosi a Schoenus n. gia' note, sia per
la sua ecologia che per la composizione floristica.
    Essa  viene  pertanto  proprosta  come associazione nuova, con il
nome   di   Carici   distansis-Schoenetum   nigricantis,  avente  per
differenziali Schoenus n. e Carex distans.
    Si  tratta  di  un'associazione  da  ascrivere  al Magnocaricion,
localizzata in ambienti umidi soggetti a brevi periodi di sommersione
da  parte  di  acque  dolci  freatiche e caratterizzati da suoli poco
profondi a contatto con la nuda roccia calcarea.
    Altra associazione, legata allo stillicidio di acqua dalle pareti
umide  e  soggette  spesso a temporaneo disseccamento estivo, risulta
caratterizzata  da  diverse briofite igrofile, che formano un tappeto
piu' o meno continuo su cui si insedia Adiantum capillus veneris, che
caratterizza il peculiare paesaggio delle pareti rocciose.
    L'associazione  denominata  Eucladio-Adiantemum  rappresenta  una
vegetazione      abbastanza     esigente     sotto     iI     profilo
edafo-microclimatico.   Infatti,   il   prosciugamento   della  falda
freatica,  causato  soprattutto  dalla  captazione  delle  acque,  ne
determina la sua rapida scomparsa.
    Laddove   poi,  la  superficie  sia  piu'  o  meno  inclinata  ed
interessata  da  acque  di  scorrimento  superficiale  durante  tutto
l'anno,    l'Eucladio-Adiantetum    viene    in   genere   sostituito
dall'Adianto-Cratoneuretum commutati.
    Quest'ultima  associazione,  caratterizzata  dalla  dominanza  di
Cratoneuron   commutatum,   cui  in  genere  si  accompagna  Adianfum
capillus-veneris,   era  stata  finora  segnalata  solo  per  diverse
localita'  della  Sicilia centrale e settentrionale, dove e' legata a
stazioni molto fresche e umide.
    Nell'area  iblea,  dove risulta abbastanza rara e localizzata, e'
stata  osservata  solo  in poche stazioni ombreggiate presso la Valle
dell'Anapo   e   del   Cassibile,   in   situazioni   microclimatiche
marcatamente mesiche.
    Sulle  pareti ombreggiate o in incavi delle rocce, caratterizzati
da  abbondante  percolamento  di  acqua,  si rinviene un'associazione
basifiladi tipo termofilo, legata ad elevata umidita' ambientale.
    Si tratta dell'Adianto-Pteridetum vittatae, vegetazione descritta
da  Brullo  ed  altri  per  i Peloritani, in cui un ruolo fisionomico
rilevante  viene  assunto  da  Pleris  vittata, che con le sue lunghe
fronde ricopre buona parte della superficie.
    Abbondante  e'  pure  Adiantum  capillus-veneris, oltre ad alcune
briofite quali Eucladium verticillatum e Pellia endiviifolia.
    L'Adianto-Pteridetum  vittatae  e' stato rinvenuto esclusivamente
nella Cava Grande del Cassibile, dove e' estremamente raro.
    Non  e' comunque da escludere la sua presenza anche in altre cave
iblee,   in   cui   probabilmente   si  localizza  in  stazioni  poco
accessibili.
    Fra le specie localizzate in quest'area ci sono diversi endemismi
tra   i  quali:  Calendula  suffruticosa,  Myosotis  humilis,  Urtica
rupestris.
La gariga.
    Nelle  stazioni  semirupestri che orlano i bordi della cava e dei
suoi  affluenti  e'  spesso  frequente una gariga ricca di Rosmarinus
officinalis, Erica multiflora, Cistus criticus, Coronilla valentina.
    Si   differenzia   dalle   altre   associazioni   segnalate   nel
Mediterraneo centrale, per la presenza di Helichrisurn scadens.
    Da  un  transect (Trigilia marzo-aprile 1997) eseguito nella zona
di Cugno Mola, si rinvengono le seguenti specie caratteristiche della
formazione a gariga:
      Thimus capitatus:
      Sarcopoterium spinosi;
      Chaemerops humilis;
      Rosmarinus officinalis;
      Daphne sericea;
      Erica carnea;
      Cistus incanus;
      Bupleurum fruticosum;
      Foeniculum vulgare:
      Asparagus communis;
      Asphodelus aestivus:
      Pyrus amygdaliformis:
      Lathyrus clymenum;
      Vicia hybrida:
      Genista corsica;
      Ornithogalum montanum.
La flora.
    Influenzata  dalle  vicissitudini paleogeografiche, nonche' dalla
notevole  varieta'  di  substrati  e  dalla topografia molto varia ed
accidentata  le  diversificate  condizioni  climatiche del territorio
siciliano  corrispondono nel territorio, ad una ricca e differenziata
presenza floristica.
    Peculiare  per  il  territorio in esame e' la diffusa presenza di
orchideee  spontanee  che  contribuiscono  a  creare suggestione piu'
esotica del sito ma anche la presenza piu' occultata, visto l'habitus
tipico  delle  orchidee  spontanee,  di  solito nascoste al riparo di
piante d'asparago.
    Il  genere  Ophrys  e'  il  piu'  rappresentato, poiche' ricco di
forme,  diffuso  in prevalenza nel bacino del Mediterraneo, con circa
50 specie e sottospecie.
    In genere sono piante perenni con 2 tuberi indivisi, da globulari
ad ovoidali, con foglie da lanceolate a ovate, di cui le inferiori in
"rosetta", le superiori piu' piccole e guainanti; i fiori posti nelle
ascelle  di  bratee  verdi,  raccolti in una spiga lassa in numero di
2-10,  con segmenti perianziali esterni piu' o meno patenti, oblunghi
o ovati e con gli interni piu' stretti e piu' piccoli, spesso pelosi;
labello  assai  multiforme,  simile  ad un insetto, fatto apposta per
garantire  un  interessante  meccanismo  biologico  di  trasporto del
polline da un fiore all'altro.
    Tab.  n.  1  - Elenco delle specie riscontrate (transect Trigilia
marzo-aprile 1997, Cava Grande del Cassibile):
    Localita' S. Marco:
      Ophrys  speculum  Link  ssp.  Speculum  - Ofride azzurra: delle
dimensioni   pari   a   10-15  cm;  fioritura  compresa  nei  periodi
febbraio-maggio.  Segmenti esterni verdi, per lo piu' percorsi da due
striscie bruno-viola; il superiore inclinato in avanti. Labello lungo
11-15 mm a tre lobi, con lobo centrale arrotondato, margini provvisti
di  peli  bruni fitti e patenti, recanti al centro una chiazza glabra
color blu metallico lucente, orlata di giallo;
      Ophrys  lutea  (Gouan)  Cav.  - Ofride gialla: delle dimensioni
pari  a  7-30  cm;  fioritura  compresa fra febbraio-giugno. Segmenti
esterni   verdi-oliva;   il  superiore  ricurvo  in  avanti,  labello
tondeggiante  o  oblungo,  a  tre  lobi, papilloso bruno con specchio
grigio-blu, margine giallo, glabro, largo 2-3 mm;
      Serapias vomeracea (Burm) - Serapide maggiore: delle dimensioni
10-55   cm;  fioritura  compresa  da  aprile  a  giugno;  4-9  foglie
appuntite,  da  lineari  a  lanceolate  le  due  superiori sfumate in
bruno-viola  al  pari delle brattee dei fiori: Infiorescenza composta
da  3-10  fiori  dalle  grosse  dimensioni. Brattee assai piu' lunghe
dell'elmo  formato  da  5  segmenti  petaloidi, rivolto verso l'alto.
Porzione  anteriore  del  labello  brunastro-violacea,  densamente  e
lungamente pelosa nel punto di inserzione;
      Orchis  papilionacea  L. - Orchide a farfalla: delle dimensioni
di  20-40 cm, fioritura da febbraio a maggio: pianta perenne erbacea.
Foglie   in   numero  di  6-10,  ammassate  alla  base,  strattamente
lanceolate,  erette  non  maculate,  le superiori guainanti fin sotto
l'infiorescenza.  Infiorescenza  dalla  forma ovoidale, a 3-15 fiori,
con bratte spesso purpuree, lunghe come gli ovari.
    Segmenti   del  perianzio  bruno-purpurei  con  nervature  scure.
Labello  a  ventaglio intero con margine ondulato di colore bianco ma
piu' spesso roseo o rosso carminio, spesso segnato da un motivo rosso
scuro.
    Localita' Avola antica:
      Ophrys  fusca  Link ssp. fusca - Ofride scura: delle dimensioni
di  10-40  cm;  fioritura  da  marzo a maggio. Segmenti esterni molto
larghi,  verde  giallognoli.  Labello  oblungo,  misurante  13-23 mm,
trilobato,  color  rosso-bruno,  scuro  con  stretto  margine giallo,
rivestito  di  pelo  vellutato;  lo  specchio diviso in due parti, e'
grigio-blu o blu-viola;
      Orchis  italica  -  Omini nudi Poir: delle dimensioni 20-40 cm;
fioritura  da marzo a maggio, pianta perenne erbacea. Con 5-8 foglie,
la  maggior  parte  ammassate  a  "rosetta"  alla base; infiorescenza
ovoidale  lunga  3,5-6,5  cm,  densa fiorente dal basso verso l'alto.
Brattee percorse da una nervatura, membranose.
    Segmenti  dal  perianzio  rosa  con striscie piu' scure appuntiti
unilaterali  formanti  un  elmo.  Labello  12-16 mm  di colore rosa o
bianco,  con  punti  rossi  profondamente  trilobato; il lobo mediano
diviso  a  sua  volta  e  tra  i  due segmenti un dentino appuntito e
prolungato.  Tutti  i segmenti del labello sono linaeri ed appuntiti;
sperone  sottile,  rivolto  verso  il  basso,  lungo  circa  la meta'
dell'ovario.
I biotopi
    I  biotopi,  interpetrati  come  siti complessi in cui coesistono
rilevanti   elementi   del   paesaggio   fra  loro  integrati,  quali
geomorfologia,  presenza di flora, fauna e vegetazione di particolare
interesse,  specie  se  endemica  ovvero specie in via di estinzione,
sono  oggetto  di misure di tutela specifiche, che preservano la loro
peculiarieta', dinamica evolutiva e rappresentativita'.
    L'individuazione dei biotopi inserita nelle linee guida del piano
territoriale  paesistico regionale, riguarda i siti di Manghisi, Cava
Grande del Cassibile, Cave Sture, Georgia e della Contessa.
    Infatti  per  motivazioni  differenti si individuano, all'interno
del  sistema  territoriale del fiume Cassibile, tre aree, all'interno
delle quali risultano prevalenti gli aspetti faunistici, nel caso del
Manghisi,  biotopo  classificato  omogeneo, per la presenza di rapaci
diurni  e  notturni, gia' vincolato ai sensi della legge n. 431/1985,
art. 1, primo comma.
    Inoltre,  per  gli aspetti della vegetazione naturale, il biotopo
risulta   identificato   come   importante  stazione  di  sclerofille
sempreverdi.
    Il  biotopo  del  Cava  Grande del Cassibile. dichiarato gia' dal
1988  riserva naturale orientata, per la complessita' di elementi sia
geomorfologici,   che  floristici  e  vegetazionali,  costituisce  un
habitat  di  foresta  di  ripisilva  a  salici  e platani; e' infatti
importante  stazione  di ripisilva a Platanus orientalis con presenza
di esemplari imponenti del diametro di m 1,50.
    Ed  infine  il  biotopo  di Cave Stere, Georgia e della Contessa,
cave  di  notevolissimo  interesse  geomorfologico,  con  presenza di
macchie  di  sclerofille  sempreverdi,  aspetti  delle  formazioni di
ripisilva, attualmente sottoposte a tutela ai sensi dell'art. 5 della
legge regionale n. 15/1991.
    Dalla  ricognizione  dei  siti eseguita si rileva il mantenimento
dei valori peculiari che ne hanno determinato la perimetrazione e che
vengono  riportati  nella  presente  proposta  di  vincolo  in quanto
elementi "invarianti" per la futura pianificazione paesistica.
           ASPETTI GEOLOGICI, GEOMORFOLOGICI IDROGEOLOGICI
    L'area   interessata  dalla  proposta  di  vincolo  in  questione
costituisce  una parte del margine sud orientale dell'Altopiano Ibleo
ed  e'  caratterizzata  da una morfologia ad ampi terrazzi solcati da
profonde  incisioni  fluviali ("cave") nel suo settore orientale e da
una fitta e piu' superficiale gerarchizzazione dei corsi d'acqua, nel
suo tratto di monte, ad ovest.
    Il  paesaggio  che  ne  deriva,  gia'  individuato  ed ampiamente
illustrato  nelle  "Linee  guida  del  piano  territoriale paesistico
regionale",  e'  quello  tipico  dell'Altopiano  Ibleo  e risulta qui
corredato   di   componenti   primarie  (strutturanti)  riconducibili
principalmente  alle voci "l" ed "m" delle suddette linee guida (aste
fluviali principali e rami fluviali secondari), subordinatamente alla
voce  "a"  ("costa");  occorre  inoltre  segnalare, anche se cio' non
risulterebbe  di  stretta  competenza  di  questa  soprintendenza, la
presenza  di  componenti  secondarie (caratterizzanti), riconducibili
alle  voci  "b"  (pianure)  e  "g" (convergenze e focalizzazioni). Le
particolarita' naturalistiche (grotte, inghiottitoi, sorgenti, ecc.),
che verranno di seguito illustrate, costituiscono certamente elementi
di  qualificazione  (componenti  terziarie)  dell'area  oggetto della
presente    proposta   di   vincolo,   della   quale   essa   risulta
particolarmente ricca.
    Fra  i numerosi riferimenti bibliografici ai quali si e' attinto,
fra cui opere di viaggiatori, di naturalisti e di studiosi in genere,
risulta  essere specifica la pubblicazione di Giuseppe Cugno titolata
"Cavagrande  del Cassibile" ed edita a cura dell'Ente fauna siciliana
nel  1993, in quanto caratterizza in modo esauriente la suddetta cava
nel  contesto  geologico,  geomorfologico ed idrogeologico, fornendo,
fra l'altro, utili informazioni di carattere naturalistico generale.
    Analizzando  gli  eventi  morfogenetici  che  hanno  prodotto  la
configurazione orografica attuale, occorre illustrare preliminarmente
la  successione litostratigrafica dei luoghi, che prevede la presenza
in  basso di un'alternanza calcareo - marnosa dello spessore di circa
150 metri   seguita,  in  alto,  da  potenti  banchi  di  Calcareniti
bianco-giallastre  (Formazione  Palazzolo),  spesse  anch'esse  circa
150 metri,   risalenti   al  Serravalliano-Tortoniano,  coronate  dai
Calcari  ad  Alghe della formazione monti Climiti (membro dei Calcari
di  Siracusa), potenti 100 metri. Un discontinuo banco di Calcareniti
bianco  giallastre  fossilifere  testimonia un'ingressione marina nel
Pleistocene  inferiore,  mentre  la  coltre alluvionale diffusa nella
spianata  che  degrada verso mare e' il prodotto della sedimentazione
combinata  fra  i  vari  corsi  d'acqua che qui pervengono da monte e
l'attivita' modellatrice del mare.
    La  successione litologica sopra citata, prevalentemente lapidea,
e'   stata  interessata,  dal  Miocene  al  Pleistocene,  da  episodi
tettonici    particolarmente    intensi   (soprattutto   durante   il
Pleistocene)  che  hanno  determinato  la frammentazione dell'ammasso
roccioso  secondo  le  principali  linee  di  rottura  crostale,  che
risultavano  qui  avere  una componente principale orientata NW-SE e,
subordinatamente NE-W. Su tali direttive si sono impostate, in quanto
aree  di  particolare  erodibilita',  sia le principali aste fluviali
della   zona   (NW-SE)   che  la  linea  di  costa  (NE-SW),  migrata
progressivamente  dall'entroterra verso mare attraverso un'alternarsi
di  oscillazioni  marine  legate  ai  periodi  glaciali-interglaciali
medio-Pleistocenici (ne sono testimonianza antiche linee di battente,
gradini  morfologici  e  fori  di  litofagi  che  oggi si ritrovano a
ridosso  della  paleofalesia che rappresenta il margine ibleo). E' il
caso  di  citare  la Grotta Spinagallo quale testimonianza di antichi
ingrottamenti costieri abitati da macrofauna pleistocenica costituita
da  elefanti nani ("Elephas melitensis", "Elephas falconeri"), volpi,
uccelli, ecc. (Accordi et. alii, 1959).
    Prodotto  geomorfologico dei suddetti processi e' un allineamento
(NW-SE)    dei    principali    corsi    d'acqua    (sistema    fiume
Magnisi-Cassibile, Cava della Contessa, parte di monte di Cava Sture,
Cavadonna,  solo  per fare qualche esempio) intersecato da un sistema
secondario  di  affluenti  ad  andamento NE-SW (Cava Buongiorno, Cava
Putrisino, area di valle di Cava Sture, Valle Olivella, ecc.) e dalla
linea di costa attuale ed antica.
    Il  paesaggio  che  ne deriva risulta essere molto suggestivo, in
quanto  i  processi  erosivi fluviali si sono spinti nel tempo fino a
produrre veri e propri "Canyons", con profonde gole in molti casi del
tutto   inaccessibili   e  pareti  a  picco  di  altezza  complessiva
dell'ordine  delle  centinaia  di  metri,  come  nella Cavagrande del
Cassibile,  dove  il  dislivello  fra  il  ciglio  della  cava  ed il
fondovalle  raggiunge  i  300 metri,  ma  anche a Cava Sture o a Cava
Campana  o  nel  tratto  terminale  di  Cava  della Contessa, dove il
dislivello  e' minore, ma l'effetto scenografico non e' certamente da
meno. Una morfologia cosi' articolata ha dato luogo alla creazione di
nicchie  ecologiche  del tutto indipendenti dal resto del territorio,
con  un microclima, una vegetazione ed una fauna rimasti immutati nel
tempo in uno degli ambienti piu' integri della Sicilia.
    Volendo  fornire  sintetici  cenni  sull'idrogeologia della zona,
occorre  dire  che  quasi  tutto  il settore orientale dell'Altopiano
Ibleo  e'  costituito  geologicamente  da  terreni carbonatici spesso
intensamente fratturati, che consentono la rapida infiltrazione delle
acque  piovane  e l'instaurarsi di numerose falde idriche all'interno
di un "acquifero" di vaste proporzioni.
    La  particolare  ricchezza  d'acqua  della  zona  e' testimoniata
dall'abbondanza   sia  di  incisioni  fluviali  a  regime  permanente
(sistema  del  fiume  Magnisi-Cassibile.  Cavadonna,  ecc.) che dalla
frequenza  di manifestazioni sorgentizie, oltre che dalla particolare
densita' di cavita' carsiche, molte delle quali ancora in attivita'.
    Alcune di queste sorgenti, gia' conosciute in passato, sono state
captate   ed   utilizzate;   altre  hanno  ancora  oggi  una  propria
denominazione,  come  Fontana  Velardo e Fontana Saracena per restare
nell'ambito  del  fiume  Magnisi,  mentre  un  gran  numero  ne viene
segnalato  dal  Cugno  lungo  la  gola  del Cassibile e difficilmente
accessibili.
    Sempre  lungo  le  aste  fluviali  molto  incise  (Cavagrande dei
Cassibile,  Cava Sture, Cava Campana, ecc.) e' possibile osservare le
cosiddette "Marmitte dei Giganti", scavernamenti di forma semisferica
prodotti  dall'azione erosiva dei ciottoli trasportati dall'acqua con
moto vorticoso.
    Nel  contesto  tettonico  ed  idrogeologico  sopra  descritto, e'
risultato     particolarmente     favorevole,     gia'    in    epoca
Plio-pleistocenica,  lo svilupparsi di un reticolo carsico fra i piu'
articolati  e  ricchi della Sicilia, come prodotto dell'infiltrazione
delle   abbondanti   acque   meteoriche   dei  periodi  interglaciali
all'interno dell'ammasso carbonatico, attraverso il complesso sistema
di linee di frattura che si andavano producendo in quel periodo, come
gia' detto.
    Gran  parte  delle  cavita'  carsiche  della  zona  e' stata oggi
censita e mappata dai vari gruppi speleologici operanti nella Sicilia
orientale  ed  e' stato per l'occasione consultato l'elenco catastale
delle   grotte   della   provincia  di  Siracusa  curato  dal  Centro
speleologico  etneo  ed  aggiornato  al dicembre 1990, che ha fornito
dati  relativi  alle grotte che di seguito vengono cosi' elencate: la
grotta   Monello   o   Perciata,   che,  ricchissima  di  stalattiti,
stalagmiti,  colonne,  vele  e  svariate forme carsiche, presenta uno
sviluppo  di circa 200 metri ed un dislivello massimo di 32 metri dal
p.c.;  gia'  oggetto di perimetrazione dell'Assessorato regionale del
territorio  e  dell'ambiente,  che  l'ha inserita nel Piano regionale
parchi  e riserve, presenta uno sviluppo non del tutto ancora noto ma
certamente  piu' ampio di quello rilevato; la gia' citata Spinagallo,
ricca   di  fauna  Pleistocenica,  la  Quartararo,  la  Giovanna,  la
Chiusazza,  con  uno  sviluppo  di  190 metri circa e due accessi, la
Genovesi  I e la Genovesi II, la grotta del Conzo, tutte di interesse
archeologico,  la Grotta della Bomba ed il gruppo di grotte denommate
Moscasanti, nell'omonima localita'.
    Della grotta dei Briganti, sita lungo la Cavagrande del Cassibile
e ben visibile nella zona dei "laghetti", si fa' altresi' menzione in
un  pieghevole  illustrativo  curato  dall'Ispettorato ripartimentale
delle foreste di Siracusa.
    Le  restanti,  mappate  nell'allegata  carta  tematica (tav. 2) e
concentrate  soprattutto  in  contrada  S. Marco,  sono state ubicate
sulla  scorta  della  consultazione della "Carta della vulnerabilita'
delle  falde  idriche"  curata  dall'Istituto  di scienze della terra
dell'Universita'  di Catania e dal Consiglio nazionale delle ricerche
ed  in  parte  verificate di presenza. La grotta di S. Lucia, ubicata
nell'omonima contrada e compresa all'interno del sito archeologico di
S. Lucia  di Mendola, presenta un accesso a pozzo piuttosto profondo,
oggi cautelativamente chiuso con grate.
    Oltre  alle  grotte  sono  presenti  numerosi inghiottitoi, quasi
tutti  ancora  attivi,  molti  non conosciuti ne' mappati, alcuni dei
quali individuabili poiche' determinano l'improvviso impoverimento, o
talora la scomparsa, della portata dei corsi d'acqua; il piu' noto si
trova   sul  tratto  terminale  della  Cavagrande  del  Cassibile,  e
probabilmente   contribuisce   ad  alimentare  le  numerose  sorgenti
sottomarine  diffuse  lungo  la  costa  da Fontane Bianche al lido di
Avola;  altro inghiottitoio e' stato scoperto di recente in occasione
di  sopralluoghi effettuati a Cava Giorgia. nel suo tratto terminale,
ed  e'  venuto  alla  luce  a  seguito dell'asportazione, a carico di
ignoti, del materasso alluvionale del torrente che ha messo a nudo il
substrato calcareo della valle; le considerevoli dimensioni (presenta
un  diametro di un metro circa) consentono sicuramente l'abbattimento
della portata del torrente, anche nelle fasi di piena.
    Per  concludere,  e'  il  caso di segnalare una particolare forma
carsica che si trova fra contrada della Contessa e contrada Olivella,
lungo  il  tratto  dove  il  vallone  Olivella  si apre sulla pianura
sottostante;  si  tratta  di  una  grossa voragine del diametro di 40
metri  circa  della  profondita'  stimata  intorno  ai  15 metri, che
accoglie  interamente le acque del suddetto vallone convogliandole in
un  inghiottitoio al suo interno e restituendole diverse centinaia di
metri  piu' a valle. Considerato che non sono state trovate citazioni
bibliografiche   del  fenomeno,  alla  luce  dei  primi  sopralluoghi
effettuati,  la forma e' riconducibile probabilmente a cio' che resta
di  un'ampia  grotta  alla  quale  e'  franato  in  passato il tetto,
verosimilmente piuttosto sottile e che recepisce, ora come allora, le
acque del vallone Olivella.
                   ASPETTI ANTROPICI DEL PAESAGGIO
I siti archeologici
    L'area perimetrata per la proposta di vincolo del fiume Cassibile
comprende  numerosi  siti  archeologici  di  varie  epoche,  da  eta'
preistorica   ad   eta'   medievale.  In  particolare  sono  di  eta'
preistorica:   gli   insediamenti  in  grotta  di  Spinagallo  (anche
importante  deposito  paleontologico),  Giovanna, Monello e Chiusazza
(questi  ultimi  importanti  sotto  il  profilo  delle frequentazioni
durante  l'eta'  dei  metalli)  e  le tombe a grotticella artificiale
dell'eta'  del bronzo di Orto Stallaini, Piano Milo, Case Valvo, Cava
Palumbo,  Manghisi, Case Judica, Mezzo Gregorio, Bauli' e Deddera. La
piu'  importante di queste necropoli e quella detta del Cassibile, di
scenografica  bellezza,  ubicata  sui Cugni: Mola e Serrapalazzo, che
fiancheggiano  il  corso  del  fiume  Cassibile  nel tratto in cui si
immette  nella  pianura  e  che si estende fino a Cugno Croce. E' per
estensione,  con le oltre 2000 tombe, oggetto di indagini da parte di
P.  Orsi  nel  1897 e nel 1923, la piu' grande necropoli protostorica
siciliana dopo Pantalica.
    Si   inquadra   cronologicamente   nell'eta'  del  bronzo  finale
(1050-850  a.C.),  ma  esistono  testimonianze  di vita dall'eta' del
bronzo Tardo all'eta' del ferro II.
    Sono  invece  di eta' greca alcuni interessanti insediamenti siti
lungo  corsi  fluviali  nell'altopiano,  soprattutto ai margini dello
stesso  presso  le  cave  o lungo le antiche vie di collegamento, tra
questi insediamenti si ricordano Punta Gallina, Feliciazzo, Pianette,
Mezzo Gregorio, Testa dell'Acqua e Aguglia.
    Le  testimonianze  di  eta'  romana  e  bizantina  sono piuttosto
abbondanti  in  questo  territorio e in particolare nei siti di monte
d'Oro,  Stradico',  Giordano,  Cava Miranda, Casa Romano, Cugno Lupo,
Cava   Petracca,   Cava   Secca,  Ciaramiro,  Guardioli,  Santalania,
Canzeria,  Acquedotto  Nettuno,  Mezzo  Gregorio,  Stallaini, Bauli',
Cozzo  Tondo,  Cinque Porte, Pianette, S. Lucia di Mendola, S. Marco,
Saraceni,  Cava  Putrisino.  In molti di essi sono comprese necropoli
rupestri  di  eta'  tardo/antica  caratterizzata  da  piccoli  ipogei
catacombali  e  loculi  di  tipo  siculo/bizantino.  Ma non mancano i
complessi rupestri abitati di eta' alto medievale che mostrano chiari
segni  di  riutilizzo  in  piu' fasi. Nell'area della Cava Grande, in
modo  particolare,  sono  la  c.d.  "Grotta dei Briganti", che appare
"incastonata"  nel  versante nord e, nel versante sud, l'insediamento
dei  Ddieri  (dal  nome  di  origine  araba), dislocato in piu' piani
collegati  con stretti cunicoli che superano il grande dislivello. E'
dall'emergere  sub  divo  di  questi  insediamenti, che sarebbe sorto
l'abitato medievale di Avola vecchia.
    Le  presenze  medievali  sono  soprattutto  attestate  nella zona
occidentale   del  territorio,  nel  comune  di  Noto.  Si  ricordano
soprattutto  gli  abitati rupestri dei Ddieri di Bauli' e i complessi
di contrada Pianette e S. Lucia di Mendola.
    Tutti questi siti archeologici, con i resti sparsi nell'altopiano
e  i  monumenti o complessi ipogeici rupestri documentati soprattutto
lungo  le Cave, arricchiscono le valenze storiche e paesaggistiche di
questo  territorio,  che per tutta l'eta' greco/romana e medievale e'
caratterizzato  quindi  da un insediamento sparso, per lo piu' legato
alle  attivita'  agricole dell'altopiano; cosi' come testimoniano una
serie di manufatti, quali macine, frantoi, condutture idriche scavate
nella roccia e pozzi.
Cenni  storici  del feudo di Bauli' e del marchesato di cassibile (ex
feudo)
    La storia di questo territorio e delle sue acque e' in gran parte
legata  alle  vicende  di due grandi feudi: quello di Bauli' e quello
del marchesato (ex feudo) di Cassibile.
    Dell'ex  feudo  di  Bauli',  confinante  con S. Maria dell'Arco e
S. Lucia  si  hanno  notizie a partire dal 1392; infatti a partire da
quell'anno  il  feudo  risulta  intestato  a  Giaimo  di  Alagona; la
successione  del  titolo  di  feudatario,  passo' nel 1392 a Rainaldo
Landolina.   Nel  1517  risulta  intestato  alla  Belladama  Alagona,
baronessa  di  Leonforte,  fino  all'anno 1527 durante il quale viene
attribuito a Giovanni Branciforte.
    Le  prime  notizie  sull'istituzione del vasto feudo di Cassibile
risalgono  ai  tempi  di  Re  Martino  d'Aragona  il quale concesse a
Giacomo D'Ariccio, la baronia di Cassibile.
    Re  Martino  il  giovane  concesse  al  barone di queste terre la
proprieta' delle acque dell'omonimo fiume.
    Altri  feudatari  succedutesi  al D'Ariccio furono i Branciforte,
principi  di Butera ed in ultimo la famiglia Loffredo, gia' baroni di
Cassibile.
    Nel 1797 il Re delle due Sicilie, Ferdinando di Borbone, concesse
a Silvestro Loffredo il titolo di marchese del feudo di Cassibile.
    In  tempi  recenti, fra il 1908 ed il 1974, marchesa del feudo di
Cassibile  fu  Maria  Emanuela  Pulejo;  attuale  discendente  e'  il
marchese  Silvestro  F.  Gutkowski  Pulejo Loffredo; attualmente l'ex
feudo, nella zona pianeggiante, si estende all'incirca fra il fiume e
la  frazione  di Cassibile, mentre sulle colline iblee confina con il
territorio comunale di Noto.
    Alcune  fra le localita' comprese in questo marchesato sono Cugno
Zagaria,  Cugni  di  Cassaro, Cugni di Mola, Muraglia, Cozzo Spineta,
Cugni di Ragusa, Valle di Mare, Fontane Bianche. Stradico', 50 salme,
22 salme,  30  salme.  Questi  ultimi  appezzamenti corrispondono per
l'esattezza  al numero delle salme indicate nella denominazione; tali
superfici agrarie sono diventate nel tempo, veri e propri toponimi.
    Questa  estensione di proprieta' del feudo e' attualmente di poco
inferiore   rispetto   alle   dimensioni  del  passato,  comprendendo
ancor'oggi   le   localita'   sopracitate.  In  particolare  la  zona
interessata  dalla  Cava Grande del Cassibile, in contrada Stradico',
di  proprieta' del Marchese, ha un'estensione pari a circa 800 ettari
e  provvede  al  soddisfacimento  delle  esigenze  idriche  del fondo
attraverso  le  acque  derivate  dal  fiume  Cassibile,  regolarmente
concesse  dagli  organi  competenti in quantita' pari a circa 478 l/s
per irrigare circa 600 ha di superficie.
    Il  prelievo dell'acqua avviene per la massima parte allo scarico
della  condotta  della  centrale  idroelettrica E.N.E.L. di Cassibile
che,   attraversando  una  fitta  rete  di  canalizzazioni,  provvede
all'irrigazione del fondo.
    All'interno  della contrada Stradico' sorge il borgo di Cassibile
oltre  a  numerosi fabbricati rurali sparsi nel fondo che comprendono
alloggi per i contadini, stalle, magazzini, depositi vari ecc. ancora
in  uso  ed  in  buono  stato  conservativo,  quasi  tutti forniti di
cisterne  per  la  raccolta  dell'acqua  piovana;  vi  e' inoltre una
notevole  viabilita'  interna  costituita  da  una serie di stradelle
poderali  a  fondo  naturale,  che  attraversano il fondo in tutte le
direzioni.
    Il  fondo  si  presenta  per  la  gran  parte,  come  una  grande
proprieta'  latifondistica  condotta direttamente dal proprietario in
economia  diretta  con  figure  di  salariati, ad eccezione di alcuni
tratti di agrumeto, e di ortaggi, condotti a mezzadria o in affitto.
    Inoltre   i   numerosi   allevamenti   zootecnici   presenti,  in
particolare  il mantenimento di un notevole numero di capi di bovini,
bufali,  equini, pecore e capre, il cui latte viene caseificato nella
stessa  azienda  per  la  produzione  e  la  vendita,  accentuano  il
carattere  di  azienda  agricola di tipo tradizionale, nella quale la
gestione  dell'attivita'  agricola  segue  solo  parzialmente i ritmi
intensivi  imposti  dalla competizione del mercato. Pertanto grazie a
questo  tipo  di  conduzione, il territorio agricolo ha mantenuto nel
tempo  gji  elementi  del  paesaggio  agrario tipici della zona, oggi
quasi  del  tutto integri, avendo conservato gran parte dell'immagine
che doveva avere nel secolo scorso.
L'agricoltura.
    Se   la  tipica  conformazione  delle  cave  a  forma  di  canyon
inaccessibili,  e' habitat ideale per la flora e la fauna proprie del
nostro  territorio,  i grandi altipiani e le pianure che si estendono
ai  piedi  del  rilievo  sono  caratterizzati  dal paesaggio agricolo
tipico  del  siracusano,  ossia,  per  la maggior parte, paesaggio di
mandorli,  carrubi  ed  ulivi,  la  cui  estensione  e'  di frequente
limitata da muri a secco a confine dei lotti fondiari.
    Questo   paesaggio  tradizionale,  ancora  integro  e  scevro  da
tentativi  di  intensivazione  ovvero di sfruttamento del territorio,
presenta   caratteri   di   omogeneita'   ed  integrita',  anche  per
l'appartenenza  ad  un  unico  proprietario:  un  marchesato  che  ha
mantenuto  il  paesaggio agricolo del secolo scorso, conservandolo ad
oggi quasi del tutto inalterato.
    Territorio  questo  che  si  potrebbe  idoneamente  definire come
"terra  dell'olio  e  del  mandorlo"  ovvero  "paesaggio  dell'olio";
definizioni  queste  descrittive  del carattere e delle peculiarieta'
strutturali  e  paesistiche  di  una  zona  produttiva  rinomata  del
siracusano.
    Il   territorio   dell'ex   marchesato   rappresenta  ancora  uno
straordinario  coacervo  di "natura addomesticata", cultura e costumi
sociali locali, creato nell'arco di secoli di storia, sulla scorta di
un  clima  particolarmente  mite,  di  un  territorio fertile e della
cultura latifondistica dei proprietari.
    La  stessa  toponomastica  mantenutasi nella zona rievoca antichi
usi agricoli di misura delle proprieta' fondiarie locali.
    Una  produzione  di  qualita',  quella  olivicola, mandorlicola e
casearia,  che  meriterebbe  il  marchio  di riconoscimento d'origine
controllata,  poiche'  in gran parte ottenuta con tecniche agricole e
conduzione aziendale tradizionali ed a basso impatto ambientale.
    La  stessa coesistenza di colture promiscue a carrubi, mandorli e
olivi, presente in gran parte in contrada Stradico', contraddistingue
il paesaggio agricolo tradizionale, delle nostre zone.
    Prendendo  a  prestito  un'espressione del filosofo tedesco T. W.
Adorno  in  "Paysage",  si  potrebbe  dire  che  questo  paesaggio ha
un'evidente   "espressivita'",   attribuitagli   proprio  dall'azione
dell'uomo.
    Cio'  riguarda  soprattutto  le strade; la fitta rete di percorsi
poderali  che  segnano spesso i passaggi di vegetazione, sentieri che
s'intersecano  sulla  pianura  e  ordinano  la campagna che, anziche'
risultarne   sconvolta,   assecondano   la   visuale,   "formano"  il
territorio.
    Pur  essendo un paesaggio artificiale, e' la fisionomia variegata
e  mai  uniforme  delle colture che fa la differenza fra il paesaggio
naturale  ed il paesaggio agrario; inteso quest'ultimo come risultato
di  un'azione  concertata  sulla  natura,  dove  nel primo prevale la
vegetazione  spontanea,  mentre  nel secondo si hanno soltanto quelle
piante  che  l'uomo,  ritiene  utile  coltivare.  Le  piante  agrarie
presenti  appartengono  al  biotopo  endemico  di  questo  territorio
(Oleo-Ceratonion,  associazione  dell'olivo e carrubo), sono presenti
da tempi immemorabili, e ne impostano il tipico assetto paesaggistico
ed ambientale.
    Una   natura   questa,   evoluta   secondo   processi   antropici
qualificanti;  la  presenza  frequente dei lunghi filari rettilinei e
paralleli   delle   colture   arboree,  appaiono  come  "irretire"  e
"innervare" il terreno.
    Il  palinsesto  riformato  lascia intravedere le antiche vestigia
dell'ordine  pregresso,  nelle  fasce  marginali,  di bordo, lungo le
incisioni  fluviali,  dove  il  disegno  geometrico  e compatto degli
appezzamenti  si  sfrangia  e  cede il passo al libero sviluppo della
ganga  e  dei  boschi  di  leccio;  oppure  si  ritrova  nelle sagome
imponenti  dei  grandi  alberi  secolari residui preservati nei lembi
interstiziali  o  sparsi  in  mezzo  alle  piantagioni,  che spiccano
visivamente  come  elementi  focali,  conferendo  forza  e  contrasto
cromatico   al   monotono  e  livellato  paesaggio  agreste,  custodi
simbolici della intima identita' e memoria ancestrale del luogo.
    Sono pero' i filari, le strade, le saie, i muri a secco, la forma
dei  corsi  d'acqua,  che  costituiscono  la  trama  e l'intelaiatura
fondamentale del paesaggio.
    Essi  impongono al sostrato topografico, un ordine architettonico
minimale,  una  fitta  griglia di coordinate cartesiane tangibilmente
determinate  che misurano esattamente lo spazio aperto dei campi e ne
formalizzano  e  descrivono  il  regime  d'uso, divendendo riflesso o
impronta  concreta,  nel  paesaggio,  di  realta' profonde e generali
d'ordine fisico e soprattutto d'ordine storico, sociale ed economico.
    Le  cicliche, stagionali o contigenti mutazioni o alterazioni sia
dimensionali  che di colore del materiale organico, rappresentano poi
una  sorta  di  orologio  o  calendario  biologico che trasferisce ed
incorpora   nei  caratteri  percettivi  del  paesaggio  la  variabile
temporale,  legata  alla  naturale  fisiologia  delle  piante e delle
colture,  quanto  alle  fasi  ed  alla programmazione delle attivita'
agricole e delle lavorazioni.
    Le  campagne "belle" e produttive sono di solito, anche sane, nel
senso  che  le  componenti naturali ed antropiche del paesaggio hanno
trovato  un  efficiente  ed  equilibrato  rapporto  che  ne  permette
l'autosostentamento.
    Laddove  invece  non  si realizzano queste condizioni, poiche' le
tecniche  colturali  utilizzate  non  sono  rispettose dell'ambiente,
diventa  compito  delle  istituzioni  pubbliche  provvedere  al  loro
controllo e riequilibrio.
Architettura rurale e territorio.
    Nel  corso  degli  ultimi  anni  si  deve registrare un crescente
interesse  per  la  problematica attinente alla tutela del patrimonio
ambientale ed architettonico esistente al di fuori dei centri urbani.
La  campagna  con  i  suoi  insediamenti e il paesaggio agrario, sono
divenuti  temi  di  dibattito culturale ed economico, affiancandosi a
quello,  ormai  da  tempo  entrato a far parte delle grandi tematiche
ambientaliste, della tutela e salvaguardia dei centri storici.
    Infatti,  se la necessita' della protezione dei centri storici e'
nata  dalla  consapevolezza  acquisita  anche  a livello di coscienza
collettiva  che  tali  centri  rappresentano  documenti di pietra dei
valori  della  civilta'  dell'uomo,  come  conseguenza  diretta ne e'
scaturito  che, evidentemente testimonianze e tracce della formazione
e  della  crescita  di  tale  civilta' sono egualmente presenti nella
campagna  e  nei  suoi  insediamenti;  essendo pertanto il territorio
extra urbano nient'altro che il "negativo" della civilta' urbana.
    Se  le  preoccupazioni  attuali  derivano dallo stato in cui oggi
versa  il  patrimonio  rurale  (e per patrimonio rurale intendiamo la
totale   consistenza   costituita   da  patrimonio  architettonico  e
produttivo)  risulta evidente che ogni indagine volta ad esaminare il
problema  ed  eventualmente  a poter configurare cause ed interventi,
deve,  alla  luce  di  quanto detto piu' sopra, essere orientata alla
determinazione  e  alla  conoscenza  del  rapporto  intercorrente tra
citta'  e  campagna.  In  seguito alla definizione di tale rapporto e
delle  variazioni  storiche  che  ha subito nel tempo si puo' infatti
definire lo sviluppo evolutivo della civilta' stessa.
Il rapporto citta'-campagna.
    Con    l'avvento    dell'economia    industriale    il   rapporto
citta'-campagna  varia,  dopo aver costituito sempre, nel corso della
storia, una costante nello sviluppo dell'insediamento umano. Infatti,
fino alla rivoluzione industriale la citta' dipende strettamente, per
il  suo  esistere,  dalla  campagna:  non esiste contrapposizione fra
questi   due   sistemi,   ma   vi   e'   piuttosto   integrazione   e
complementarita'.
    Ma  in  questo  rapporto  due gravi limiti continuavano ad essere
sempre  e  comunque presenti: la consistenza della popolazione urbana
non  poteva superare una data proporzione della popolazione totale, e
le  citta'  non potevano superare determinate dimensioni dal punto di
vista  demografico.  Questi due limiti sono infatti essenzialmente la
conseguenza   diretta   della   consistenza  relativa  dell'eccedente
agricolo. In altre parole l'interazione citta' - campana si fissava e
si   determinava,   in  una  equivalenza  esatta,  nel  rapporto  tra
consistenza  relativa della popolazione urbana ed eccedente agricolo.
Tale  rapporto  variera'  decisamente,  perdendo  di proporzionalita'
grazie   ai  progressi  produttivi  e  di  rendita  consentiti  dalla
rivoluzione  agricola  e  dall'applicazione  dei  metodi  industriali
all'agricoltura.  Inoltre  la  facilita'  dei  trasporti e il ribasso
conseguenziale  dei  costi,  affiancandosi  all'aumentata produzione,
consentono  a  questo  punto un incremento dalla popolazione urbana e
l'aumento    dimensionale   della   citta'.   Pertanto   la   rottura
dell'equilibrio  citta'  -  campagna,  ha determinato il sopravvenuto
collasso  della societa' rurale e delle sue espressioni (da "Indagini
dalla memoria" Mostra fotografica di Giuditta Conigliaro Santini
- Italia Nostra sezione di Siracusa).
Processi di trasformazione del paesaggio antropizzato.
    Gli  aspetti  della  campagna siracusana si colgono nella lettura
delle  variazioni fisiche e produttive avvenute nel tempo. Nonostante
gli  sconvolgimenti  di questi ultimi anni causati dall'aumento della
rete  viaria,  dall'abbandono  delle dimore rurali, dall'insediamento
delle  industrie,  gli  elementi  cartografici mostrano ancora tracce
dell'assetto agricolo e paesaggistico dei secoli scorsi.
    Alla   costruzione   del  paesaggio  altamente  umanizzato  hanno
interagito  fattori geografici, storici, antropologici e sociali, tra
cui  la  ricchezza delle acque, un tempo superficiali, l'antichissima
colonizzazione   del  territorio,  il  tipo  delle  coltivazioni,  la
struttura fondiaria, la rete stradale, le incursioni barbaresche.
    Feudi   antichi,  capitali  e  dignita'  ecclesiastiche  concesse
segnarono  il  ripopolamento  delle  campagne di tutto il circondario
siracusano  cui  seguirono  un'ampia bonifica dei terreni incolti, la
costruzione   di  masserie,  ville  e  la  restaurazione  di  antiche
chiesette  campestri (da Urbanistica rurale "La masseria" di Annalena
Guidi).  Lo  sviluppo  delle  ville  e  delle fattorie nel territorio
siracusano  e  ibleo subisce una battuta di arresto con il disastroso
terremoto del 1693.
    La ricostruzione impegno' per circa un secolo sia i feudatari che
i religiosi e la gente comune fece concentrare ogni tipo di interesse
verso  il  ripristino  di  un  assetto politico ed economico, nonche'
verso la ricostruzione di quegli equilibri urbani che prima del sisma
erano   garantiti   da  marcati  confini  di  proprieta'.  Quando  le
proprieta'   urbane,   in   special   modo  nelle  citta'  demaniali,
raggiunsero nei confini e nelle strutture quel grado di sicurezza che
gia'  caratterizzava  i  possedimenti  prima  del  terremoto, il ceto
nobiliare rivolse la sua attenzione alla edificazione extra-moenia.
    I  lunghi  anni di abbandono non consentirono di recuperare parti
strutturali dei complessi architettonici precedenti. L'unico recupero
possibile   fu   in   certi   casi   quello  relativo  al  ripristino
dell'impianto planimetrico. Per il resto l'architettura ebbe un volto
nuovo  e,  dove  i  segni  precedenti erano totalmente cancellati, si
realizzarono nuovi modelli architettonici.
    La  tipologia  rimase  immutata  e  cio' a conferma del fatto che
l'impianto  della  fattoria fortificata anche nell'eta' tardo-barocca
era  un  modello  funzionale  rispondente  alle  esigenze della nuova
nobilta'.
    Lo  stile  degli  edifici  fu rigido e severo e solo in rari casi
accolse lo spirito libero settecentesco.
    L'ondata   costruttiva   delle   fattorie   e   delle   ville  fu
particolarmente  intensa dagli inizi del sec. XIX fino al 1880 circa.
In  tale periodo l'altopiano acrense, la valle dell'Anapo, i feudi di
S.  Alfano,  Bibbia.  Braida  ecc.,  ritornarono a popolarsi come nel
seicento e l'architettura degli insediamenti fortificati vi fiori' in
maniera  cospicua  (da "decadenza funzionale e fatiscenza strutturale
delle   fattorie   fortificate   dell'alto   piano  ibleo"  di  Paolo
Giansiracusa).
Caratteristiche tipologiche dell'edilizia rurale.
    Le  linee  guida  del  piano  paesistico regionale individua come
elementi connotanti il paesaggio siciliano, sia esso agrario e rurale
ovvero  costiero e marinaro, i cosi' detti "beni isolati", costituiti
da   una  molteplicita'  di  manufatti  di  tipo  civile,  religioso,
produttivo,  estremamente  diversificati  per  origine  storica e per
caratteristiche architettoniche e costruttive.
    Tra  la  meta' dell'ottocento e gli inizi del novecento la classe
borghese   siciliana   costruisce   dimore   di  villeggiatura,  meno
rappresentative,  piu'  piccole  ma piu' funzionali, "piu' adatte, in
definitiva,  ad uno stile di vita comoda, senza eccessi di spazi e di
volumi", rispetto alle grandi ville settecentesche.
    Questo tipo di ville e villini, spesso caratterizzati dallo stile
liberty, si ritrova sparso in tutto il territorio, in prossimita' dei
grandi   centri   lungo  la  costa,  o,  nell'interno,  in  localita'
panoramiche privilegiate.
    Nell'area interessata alla proposta di vincolo numerose emergenze
storiche  sono  ancora  oggi  presenti,  caseggiati, masserie, ville,
edicole   votive,   mulini   ecc.,   si   alternano  a  paesaggi  ora
pianeggianti,  ora  scoscesi,  non sovrapponendosi l'uno con l'altro,
bensi' integrandosi tra di loro.
    Una  sola  dimora  riveste  delle  caratteristiche  ben definite,
questa  e  la  "masseria".  Infatti  con il termine masseria si vuole
significare  una  dimora  rurale  di campagna, basata prevalentemente
sulla  grani-coltura e sull'allevamento. In questo senso - largamente
diffuso tra i contadini e i piccoli proprietari o affittuari o coloni
-  qualunque  tipo  di  dimora  rurale  puo'  essere  designata  come
masseria,   a  prescindere  dalla  sua  forma  o  costruzione  edile.
L'equivoco  che  puo'  sorgere  da questa interpretazione popolare e'
senza  dubbio grave ai fini di una classificazione delle forme o tipi
della  dimora rurale. Si puo' limitare il termine "masseria" a quelle
forme  complesse di dimora rurale, che rappresentano il tipico frutto
del latifondismo.
    Elemento  distintivo della masseria e' il cortile, che appare ben
delimitato, quasi sempre, sui suoi quattro lati, da costruzioni dalle
funzioni  originariamente  ben  definite, ad un solo piano. In genere
solo  su  un lato la fabbrica mostra un secondo piano, oltre al piano
terreno:  e'  la  parte  riservata  al  proprietario,  che  vi  abita
solitamente per un breve periodo durante il raccolto.
    Accanto  a  questa  - denominata villa o casa di campagna - cioe'
sullo  stesso  lato  o  su quello direttamente opposto, il giro delle
costruzioni  trova  una  breve  soluzione di continuita' nella porta,
alta  e  ad  arco  leggermente  svasato,  che immette nel cortile. La
fabbrica  massiccia,  la  relativa  ristrettezza del cortile rispetto
alla  superficie  occupata,  dimostrano in modo chiaro che il cortile
della  masseria  a  differenza di quello della "cassina" lombarda, ha
costituito  un'area  libera  destinata al disbrigo di alcune faccende
domestiche  e  al  sicuro  abbeveraggio  degli  animali stabulati. In
questo  cortile,  cioe',  come  capita oggi, non si doveva effettuare
nessuna  operazione  agricola:  tutto  si  svolgeva  nei  campi,  e i
prodotti  arrivavano  qui  gia'  pronti per essere immagazzinati. Del
resto  il  cortile della masseria e' quasi sempre in ombra, e' troppo
stretto  per  un  agevole  movimento  dei carri; il fieno stesso e la
paglia  dovevano  essere  riposti  nei  fienili  (pagghialore),  come
avviene  ancora  oggi  nelle  masserie  degli altipiani, per mezzo di
asini che ne curano il trasporto a soma dei campi.
    Cosi'  considerata,  la  masseria  si  presenta  come  una  forma
complessa,  le cui caratteristiche dominanti sono da una parte l'area
relativamente  notevole  occupata  dal  corpo  edile,  dall'altra  la
presenza di uno spazio racchiuso a cortile.
    La  masseria  e'  sorta e si e' sviluppata soprattutto nei secoli
dal sedicesimo al diciottesimo, come una manifestazione del capitale,
come centro di direzione e di coordinamento della produzione.
    Il   disgregamento   del  latifondo,  iniziato  in  forma  timida
dall'inizio  del  secolo  scorso,  doveva  ovviamente  comportare  la
decadenza di questo tipo di insediamento, cosi' strettamente legato a
forme economiche e sociali sorpassate e anacronistiche.
    Molte  masserie  sono  pertanto  decadute  con  l'estinzione o la
quotazione dei feudi, e rimangono nell'aperta campagna come simbolo o
testimonio  di  una  struttura  agraria  venuta  meno:  lo  stato  di
abbandono  e  di  diroccamento,  mostra  il senso della decadenza dei
signori feudali.
    Altre,  invece,  costituiscono  ancora  un  nucleo  di  attivita'
agricola, ma non sono molto numerose quelle abitate da 2 - 5 famiglie
di  affittuari o coloni si servono solo dei magazzini, del palmento e
del  trappeto, mentre continuano a tenere l'abitazione nei comuni. La
masseria  si  e'  pertanto  trasformata  spesso  in  un  insediamento
temporaneo, o nella sede di poche famiglie (dalle regioni d'Italia di
Roberto Almagia' vol. XVIII).
I mulini a Cava Grande.
    L'area  interessata  dalla proposta di vincolo comprende parte di
territorio  gia'  sottoposto  ad  immodificabilita'  temporanea,  per
effetto  del  decreto  assessoriale  del 7 settembre 1993, pubblicato
nella  Gazetta Ufficiale della Regione siciliana del 6 novembre 1993,
e  poi  prorogato  successivamente  con  provvedimenti  separati, ora
prossimi alla scadenza.
    Essa  fa  parte di quel complesso di incisioni che scolpiscono le
zone interne del territorio di Siracusa.
    L'articolato  complesso  di  valloni,  che  da  Cava Sture a Cava
Contesa  fino  a  Cava  Giorgia  configura  i rilievi a nord del piu'
conosciuto corso del Cassibile, costituisce con quest'ultimo un unico
sistema morfologico di grande interesse paesaggistico.
    La  "Cava  Grande  del  Cassibile", gia' riserva naturale, e' una
profonda  gola,  quasi  un  immenso  canyon  scavato  dalle acque del
Cassibile. Alla formazione di essa hanno contribuito certamente anche
fenomeni di bradisismo.
    E'  lunga dieci chilometri, profonda, nel suo punto massimo sulla
sommita'  della  montagna  di Avola, 320 metri, larga, nel punto piu'
ampio,  alla  confluenza Passetti, 1.200 metri. Il fiume, con il nome
"Magnisi",  nasce  da  due sorgenti nel feudo di Bauli', a sud-est di
Palazzolo  Acreide.  E'  arricchito  poi  da  tre  piccoli  affluenti
alimentati rispettivamente dalle sorgenti di contrada Arco, da quella
di Celso - Bancazzo da quella di Testa dell'Acqua. Lungo tutto il suo
corso  poi  il  fiume riceve l'apporto di una miriade di sorgenti che
sgorgano nel fondovalle.
    A   partire   dalla   contrada   Petracca   la  valle  assume  la
caratteristica  forma di canyon, avendo il fiume impostato l'alveo in
corrispondenza   dello   spartiacque   superficiale,   conferendo  al
paesaggio  l'aspetto  di una struttura bombata incisa in cresta da un
profondo  solco  che separail versante destro che quello sinistro. Ed
e'  da  questo  punto,  e  fino  alla pianura costiera, che il bacino
assume il nome di Cava Grande.
    Il  letto  del fiume e' caratterizzato da una serie di laghetti e
marmitte,  inframmezzati  da  gradini morfologici di varia grandezza,
i maggiori dei quali sono impostati generalmente sulle faglie.
    Le  anse  del fiume e le frane hanno formato lungo tutta la Cava,
vari  costoni e declivi terrosi, in alcuni luoghi quasi pianeggianti,
che  l'uomo  ha  occupato  e  sfruttato per viverci e per coltivare i
prodotti  della terra. A questa possibilita' di adattamento dell'uomo
alle  condizioni  naturali  dell'ambiente  si  deve la presenza umana
nella  Cava  Grande in ogni tempo, con connotazioni e caratteristiche
diverse lungo il corso dei secoli e dei millenni.
    Lungo  la  Cava,  nel tratto compreso fra il Manghisi e lo sbocco
nella pianura costiera, si contavano fino a qualche decennio addietro
nove mulini.
    Al  di  sopra  la  strada  statale  che  collega Noto a Palazzolo
Acreide,  il mulino Ciranna e quello, vicinissimo alla statale, detto
Magnisi, appartenuto in anni recenti alla famiglia Reale. Al di sotto
della  strada  il  mulino  Pompa,  che  fu totalmente distrutto dalla
disastrosa  alluvione del 1951, il mulino Papa; il mulino di contrada
Petracca, il mulino Barresi in contrada Carrubella; quasi allo sbocco
della  Cava sono i mulini appartenenti al marchese di Cassibile: alla
sinistra  del  fiume  il  mulino  Loffredo, detto anche Vecchio, alla
destra, dirimpetto al Vecchio il mulino Toscano; piu' in basso, oltre
lo  sbocco, il mulino Nuovo, costruito pure alla destra del fiume. Le
strutture  di  tutti  questi mulini sono state piu' volte rifatte nel
corso  dei  secoli  per via delle distruzioni subite dagli impianti a
causa delle inondazioni.
    Poiche'  tali  strutture sono generalmente simili tra di loro, ci
si  limitera' qui a descrivere il mulino Toscano e il mulino Loffredo
o Vecchio, entrambi ancora in buone condizioni.
    Il  mulino  Toscano  e'  raggiungibile  dalla  strada che, per la
contrada Palazzetti, conduce alla centrale ENEL. Il prospetto rivolto
a  nord misura circa 20 mt. e presenta un'ampia porta d'ingresso, con
un arco a tutto sesto, che da nel locale del mulino vero e proprio. A
destra  e  a  sinistra ci sono due grandi finestre. Tra la porta e la
finestra  di  destra e' murato in alto lo stemma, in pietra calcarea,
dei  marchesi  di  Cassibile.  La  fattura  e'  ottocentesca e risale
evidentemente all'acquisto del mulino.
    All'estrema destra e' una porta un poco piu' stretta della prima,
che da' in quello che era il deposito.
    La  macina di pietra bianca e' ancora al suo posto, cosi' come la
tramoggia. Veniva ultimamente utilizzata per il grano. In passato era
stata utilizzata, in alcune circostanze, anche per l'orzo.
    Il  mulino  Loffredo o Vecchio e' pure di proprieta' dei marchesi
di  Cassibile,  si parla nell'atto di investitura, avvenuto nel 1797,
di  Silvestro Loffredo, quadrisavolo dell'attuale marchese, anch'egli
di  nome  Silvestro.  La  costruzione  e'  stata piu' volte rifatta e
restaurata  nel tempo, fino all'ultimo intervento del 1944/45, quando
il  prospetto  strapiombato  in  avanti  dovette  essere  abbattuto e
rifatto   con   finestre  piu'  grandi  di  quelle  preesistenti.  Il
prospetto,  rivolto  a  sud- est, e' lungo 23 mt. circa e si presenta
piuttosto articolato. Al locale centrale, nel quale e' il mulino vero
e proprio, si accede da un'ampia porta con arco a tutto sesto.
    A  destra  e  a  sinistra,  piuttosto  distanziate, sono due alte
finestre  senza inferriate. Tra la porta e la finestra di sinistra e'
murato,  quasi  sotto la bassa grondaia, lo stemma in pietra calcarea
del   marchese   di   Cassibile.   Essendo  stato  scolpito  meno  di
cinquant'anni  fa,  lo  stemma  e' ancora in ottime condizioni. Vi si
scorgono,   nella   sezione   inferiore,  tre  stelle  esalobate  che
sormontano tre colli assai pronunciati, che rappresentano i tre cugni
esistenti  nel  feudo  del  marchesato. Nella sezione superiore e' un
leone,   dotato  di  ricca  criniera,  che,  rivolto  lateralmente  a
sinistra,  con le zampe trattiene un gigantesco giglio. Il medaglione
e'  fiancheggiato  da ramoscelli di quercia e sormontato dalla corona
marchionale,  il  cui fiore centrale si presenta parzialmente mutilo.
L'interno  del mulino conserva ancora le strutture quasi intatte, con
ancora  le due mole poggiate sul pavimento e la tramoggia di legno al
suo  posto. La macina, in pietra lavica, anticamente era usata per la
molitura  del  grano.  Al  locale  di  destra,  che  sul prospetto ha
un'ampia  finestra,  si  accede dall'interno del mulino. Serviva come
deposito per i lavori di molitura.
    Il  terzo  locale  quello  di sinistra, ha un ingresso autonomo e
presenta  un'alta  finestra  sul  prospetto,  a circa tre metri dalla
porta d'ingresso, ed un'altra, piccola e squadrata, sulla parete sud,
che e' lunga mt. 8,50 circa. Questo locale molto vecchio e in cattive
condizioni, in passato era destinato a cucina.
    Con  l'avvento dell'Unita' d'Italia vennero demanializzate alcune
risorse  naturali,  che  prima  erano  in mano ai privati, fra queste
rientrarono  le  acque.  I tre mulini del marchesato di Cassibile: il
Vecchio,  il  Toscano e il Nuovo, furono al centro di una pluriennale
vertenza  giudiziaria  tra  la  famiglia  Loffredo  con  il comune di
Siracusa  prima  (1874)  e  la  SGES  poi,  per  il  diritto sull'uso
dell'acqua del fiume Cassibile.
    Alla  fine,  dopo  lunghe  vicende  giudiziarie,  la sentenza del
tribunale  delle  acque  di Roma, emanata il 22 maggio 1935, rigetto'
l'appello  della  Societa'  elettrica  e  confermo'  il  diritto alla
marchesa   Pulelo  a  prelevare  l'acqua  del  Cassibile  secondo  le
modalita' previste da quella sentenza.
    Chiusa la questione sul piano legale e restaurati gli impianti, i
mulini  ripresero  a  funzionare  tutti,  fin quando qualche decennio
dopo,   non   cessarono   definitivamente  l'attivita'  (da  "l'opera
dell'uomo a cava grande del Cassibile" di Sebastiano Burgaretta).
Edicole votive extraurbane e viabilita' rurale.
    Alle  strutture  religiose  di  carattere  votivo  possono  farsi
appartenere   i  cippi  funerari  innalzati  in  occasione  di  fatti
luttuosi.  Ancora  oggi  lungo  le  strade  extraurbane si assiste al
sorgere  di  questi cippi in prossimita' del luogo in cui e' avvenuto
un  incidente  mortale.  La  caratteristica  architettonica dei cippi
funerari  varia  da luogo in luogo ed e' quasi sempre il riflesso del
gusto locale.
    Nell'area  oggetto della proposta di vincolo paesaggistico, cosi'
come  in tutto il territorio del comprensorio ibleo, nei pressi degli
incroci  viari  si  incontrano  edicole e croci aventi la funzione di
rassicurare il viandante durante il suo cammino.
    Le  croci sono spesso realizzate interamente con pietra da taglio
locale;  il loro disegno e' semplice e testimonia il senso di umilta'
e  la  condizione di poverta' della popolazione del luogo. Le edicole
sono  invece  piu'  elaborate  e  rivelano, attraverso nomi incisi, i
propri  dedicanti.  La  loro  origine  e' spesso legata al voto di un
ricco  possidente  o  alla  consacrazione  del  luogo  da parte della
gerarchia ecclesiale.
    Le  croci  votive  sorgono  anche  al centro dei fondi agricoli e
testimoniano  la consacrazione dei campi da parte del contadino o del
signorotto  possidente.  La  loro  struttura  e'  molto  umile  ed e'
realizzata  con  materiali  di  facile reperimento (tronchi d'albero,
canne, aste di ferro, ecc.).
    Ai  limiti  della  proprieta'  terriera  sorgono spesso edicole a
nicchia  o  a  stele  le  quali  segnano  i  confini  del  fondo.  Le
decorazioni  di  tale  edicole  si  ispirano alla produzione agricola
locale.
    Nei  punti  di sosta lungo una via di collegamento tra due centri
urbani  o  nelle  vicinanze  di una sorgente o di una fontana sorgono
spesso  edicole votive aventi funzione specificatamente religiosa. Si
tratta  spesso di pannelli a nicchia o di altarini dinanzi ai quali i
viandanti recitano le proprie preghiere.
    Edicole a nicchia sorgono ai lati dei cancelli che introducono ad
una  proprieta'  privata. Tali edicole hanno la funzione di difendere
la  proprieta'  e di proteggere la famiglia che abita nel fondo. Essi
sono  di  un  certo  pregio e vengono edificate fino ai nostri giorni
lungo i muri che recingono la proprieta' terriera.
    Lungo  le trazzere di campagna sorgono edicole votive di un certo
pregio  che  danno denominazione alle contrade. Alcune di queste sono
state   edificate  nel  settecento  e  nell'ottocento.  Nell'area  in
trattazione  ne  esistono  di pregevoli edificate in pietra da taglio
locale.
    In  alcune  zone  del  comprensorio  ibleo, spesso in prossimita'
degli  antichi  siti urbani devastati dal terremoto del 1693, sorgono
edicole  votive  che  ricordano  il  terribile  sisma (da "le edicole
votive del comprensorio ibleo" Paolo Giansiracusa).
    La  viabilita'  interna  dell'area  interessata dalla proposta di
vincolo  e'  alquanto  variegata,  essa  si  intreccia  in un sistema
articolato  formato  da  strade  provinciali secondarie alle quali si
innestano trazzere in terra battuta delimitate dalla presenza di muri
a secco e vegetazione spontanea.
    In  molte zone la viabilita' attraversa vasti territori dai quali
e' possibile apprezzare per lunghi tratti suggestivi panorami. Grande
valore  paesistico assume oggi il tratto di strada denominata "Tangi"
la  quale  da valle, attraverso un sistema tortuoso di curve, conduce
al  belvedere  di  Cava  Grande  in  territorio  di Avola. Durante la
salita,  da  alcuni  terrazzamenti  posti  ai margini della strada e'
possibile  ammirare  ampi  scorci panoramici di indubbia bellezza, in
particolare  tutta  la  costa  sud  della Sicilia orientale che va da
Porto-palo di Capo Passero fino alla penisola di Magnisi.
    Lungo  la strada e nei terreni ad essa attigui, caseggiati muri a
secco  e vegetazione spontanea si sommano al paesaggio naturale senza
sovrapporsi,   costituendo   quadri  panoramici  di  notevole  pregio
paesaggistico.
    La  proposta  di vincolo, cosi' perimetrata, mira a salvaguardare
tutte  queste  aree suscettibili di trasformazioni speculative, cosi'
da  assicurare  una  tutela  dei  valori  percettivi e panoramici del
paesaggio,  permettendone  una  appropriata considerazione ai diversi
livelli di pianificazione e di gestione del territorio.
    A  conclusione  della  suddetta  lettura,  l'arch. Santalucia, la
dott.ssa  Trigilia,  il  dott.  Mamo,  l'arch.  Cancemi,  la dott.ssa
Musumeci e il dott. Guzzardi si allontanano dalla sala della riunione
la commissione passa alla votazione del vincolo e alla perimetrazione
dell'area da tutelare che sara' la seguente:
                           PERIMETRAZIONE
    La   perimetrazione   del   vincolo   in   argomento  si  diparte
dall'incrocio  fra la strada statale n. 287 Maremonti, nei pressi del
km  11, e la strada provinciale Floridia - Cassibile, lato Cassibile,
e  prosegue  verso  nord-ovest  seguendo  la  medesima  direzione del
tracciato  stradale  fino  ad incontrare la balza rocciosa dove devia
sulla  sinistra  per  raggiungere e seguire un sentiero che conduce a
Case  Quartararo  e poi verso sud-est fino alla strada statale; corre
lungo  quest'ultima  in direzione Canicattini Bagni fino all'incrocio
con la s.p. Palazzolo-Noto; devia sulla destra in direzione Palazzolo
fino  a  poco prima del km 4 dove gira sulla destra lungo un sentiero
che  conduce  ad  una  casa, 700 metri circa piu' a nord, e poi sulla
sinistra  per reinnestarsi ancora sulla s.s. e seguirla fino al km 2;
qui  devia  sulla  sinistra  lungo la strada asfaltata che attraversa
contrada Saracena, prosegue sulla destra, dopo appena 150 metri lungo
un  sentiero  che,  correndo  in  direzion  sud-ovest, si affianca al
limitrofo  corso  d'acqua  per  circa  400  metri  deviando  lungo un
sentiero in direzione nord-ovest; segue quest'ultimo per poco piu' di
700 metri e poi devia sulla sinistra in contrada Velardo per un altro
sentiero   che   segue   per  altri  800  metri  circa  in  direzione
ovest-sud-ovest,  devia ancora a sud imboccando un nuovo sentiero per
altri  300  metri ed ancora sulla destra seguendo la strada asfaltata
che  conduce alla chiesa di S. Lucia di Mendola; comprende per intero
l'area  degli scavi archeologici, cosi' come gia' sottoposta a tutela
da  apposito  decreto ex legge n. 1089/1939, e segue la strada citata
fino all'incrocio con la strada Palazzolo - Testa Dell'Acqua - Avola,
intorno  al  km  4  di  quest'ultima,  seguendola sulla sinistra fino
all'abitato di Testa Dell'Acqua; qui devia sulla sinistra seguendo la
strada  asfaltata  che  corre grosso modo parallelamente a Cava Testa
Dell'Acqua  fino  all'incrocio  con la s.p. Palazzolo - Noto; imbocca
questa  strada fino alla zona denominata "Montanga D'Avola" e, subito
dopo   la  masseria  di  localita'  Monzello  di  Pietre  e  cisterna
Buonafiglia,   devia  sulla  destra,  segue  l'impluvio  sottostante,
percorrendo  la  linea  di  scorrimento delle acque e, sotto sorgente
Miranda,  risale, sempre lungo l'impluvio, ma in contropendenza, fino
ad innestarsi sul sentiero che conduce ad un fabbricato nei pressi di
case  Romano,  gira a sinistra e segue sulla destra il sentiero della
forestale fino ai pressi di Case Fassio di Sopra dove, deviando sulla
destra, segue l'argine di Cava Ombra comprende Monte d'Oro e scende a
valle  in  direzione  di Case Grande devia sulla sinistra intorno o a
quota  180,  segue  un  sentiero  che conduce a Case Fassio di Sotto,
scende lungo l'impluvio di Cava Tangi fino alla ferrovia, la segue in
direzione  Siracusa  fino  ad  incontrare,  in  contrada  Gallina, un
sentiero che, rimarcando il tracciato della riserva di Cavagrande del
Cassibile,  giunge a mare; segue la linea di costa verso nord-est, si
innesta su un sentiero verso nord-ovest, devia sulla sinistra per 100
metri  circa  lungo  la strada asfaltata ed ancora sulla destra su un
nuovo  sentiero  che  riprende la s.s. 115 poco prima del passaggio a
livello,  attraversa  quest'ultimo  e  arriva  al Borgo di Cassibile,
comprendendolo,  dove  devia  sulla sinistra imboccando la strada per
Floridia  seguendola  fino  all'incrocio con la s.s. n. 287, operando
una  piccola  deviazione  subito  dopo Case Cafici per comprendere il
sito della Grotta Giovanna.
    Tutto cio' esaurito e condiviso, la commissione all'unanimita';
                              Delibera
di  proporre  l'inclusione  nell'elenco delle BELLEZZE naturali della
provincia  di  Siracusa,  ai  sensi  dell'art. 1, numeri 3 e 4, della
legge  2 giugno  1939, n. 1497, come bellezza d'insieme e panoramica,
parte del territorio comprendente la Valle del fiume Cassibile, Bosco
di  Bauli',  Cava Giorgia, Cava Sture, Cava della Contessa cosi' come
descritta nella perimetrazione suddetta.
    (Omissis)
  Letto, approvato e sottoscritto.
                                                     Voza, presidente
                                                    Russo, componente
                                               Capodicasa, componente
                                             Trupia, membro aggregato
                                            Turibio, membro aggregato
                                                 La Ferla, segretario