(Allegato B)
                                                           Allegato B 
 
                  INTERVENTI DI INTERESSE NAZIONALE 
                    (Art. 1 - legge n. 426/1998) 
 
Schede descrittive 
 
                              --------- 
                      VENEZIA (Porto Marghera) 
 
Comune - Localita'. 
    Venezia. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale dell'area industriale  di  Porto
Marghera, dei sedimenti lagunari  nonche'  di  altre  aree  inquinate
(Cassa di colmata, isola Sacca Fisola, discarica di S. Giuliano). 
 
Perimetrazione. 
    In data 23 febbraio  2000  e'  stato  pubblicato  il  decreto  di
perimetrazione,  a  firma  del  Ministro  dell'ambiente  delle   aree
potenzialmente inquinate. 
    L'area  perimetrata  si  estende  per  3595  ha  di  cui  479  ha
rappresentati da canali e 3116 ha da suoli. 
    Tali dimensioni  pur  vastissime  non  esauriscono  probabilmente
l'intero perimetro del sito da bonificare. 
    Esso infatti comprende i siti interessati da smaltimento  abusivo
dei rifiuti industriali (discariche) e le aree  comunque  interessate
dalla diffusione dei contaminanti. 
    Si  ricorda   che,   al   fine   di   contenere   la   diffusione
dell'inquinamento ed avviare l'azione  di  risanamento,  il  Ministro
dell'ambiente con ordinanza del 1 ottobre 1996 dispose che  venissero
avviati: 
      gli interventi di escavo dei canali industriali; 
      la conterminazione/banchinamento delle sponde di detti canali; 
      la messa in sicurezza e bonifica delle discariche abusive. 
    Per avviare queste iniziative il Ministero dell'ambiente ha  gia'
stanziato 106,5 miliardi di lire. 
    Con "l'Accordo di programma sulla chimica a  Porto  Marghera"  le
aziende   firmatarie   si   sono   impegnate   a    procedere    alla
caratterizzazione, messa in sicurezza  e  bonifica  delle  aree,  ivi
comprese  quelle  dismesse  e/o   in   via   di   dismissione   (aree
"Petrolchimico Uno": 50 ha; aree "Depositi petroliferi": 26 ha). 
    In data 28 novembre 2000 e' stato siglato l'Accordo di  programma
integrativo sulla chimica di Porto Marghera al fine di uniformare  le
procedure previste dall'Accordo di programma  originario  con  quelle
del decreto ministeriale n. 471/1999. 
    Attesa la vastita' delle aree interessate,  la  molteplicita'  di
lavorazioni (chimica, petrolchimica, metallurgia, elettrometallurgia,
meccanica, cantieri navali,  produzione  di  energia  elettrica)  che
sulle stesse si sono attuate, la numerosita'  e  pericolosita'  degli
inquinanti connessi con dette lavorazioni (metalli pesanti,  cianuri,
IPA, diossine, PCB, solventi clorurati, clorofenoli, benzene  e  suoi
derivati, BTEX, CVM, pesticidi, etc.), la molteplicita'  di  soggetti
privati  e  pubblici   coinvolti,   e'   ragionevole   ritenere   che
l'intervento in questione richiedera' tempi lunghi,  lo  sviluppo  di
attivita' di  ricerca  e  sperimentazione,  l'impiego  di  tecnologie
avanzate e di ingenti  risorse  finanziarie.  Ma  soprattutto  appare
indispensabile che venga assicurata  una  gestione  coordinata  degli
interventi che garantisca uniformita' di approccio sia nelle fasi  di
individuazione e dimensionamento dell'inquinamento (perimetrazione  e
caratterizzazione) che nella fase di attuazione degli  interventi  di
messa in sicurezza e bonifica. 
    Lo stato  di  contaminazione  delle  aree  industriali  di  Porto
Marghera e' connesso non solo alle attivita' industriali,  che  sulle
stesse si sono svolte, ma anche  all'utilizzo  massiccio  di  rifiuti
industriali per l'ampliamento delle aree. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    La vulnerarabilita' del sistema  lagunare  rende  particolarmente
preoccupanti gli apporti di inquinanti che continuano a giungere  nei
sedimenti lagunari a causa del dilavamento delle aree  inquinate.  E'
necessario per altro sottolineare che la concentrazione di  attivita'
industriali altamente inquinanti e la contemporanea coesistenza nella
stessa area lagunare a  basso  ricambio  di  centrali  termiche,  che
scaricano imponenti quantita' di acque calde, rende  l'impatto  sulla
laguna realmente drammatico. 
    L'area industriale e' caratterizzata dalla presenza di un sistema
acquifero multistrato ad elementi sovrapposti ed  idraulicamente  ben
definiti; in particolare,  sono  individuabili  tre  corpi  acquiferi
distinti: superficiale, primario e secondario e profondo (confinato). 
I livelli impermeabili continui  separanti  i  corpi  acquiferi  sono
costituiti  da:  livello  impermeabile  superiore,   interposto   tra
acquifero superficiale (materiale di riporto)  e  acquifero  primario
sabbioso;   livello   impermeabile   intermedio   posto   alla   base
dell'acquifero primario; livello impermeabile  inferiore  posto  alla
base dell'acquifero secondario. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    La  regione  Veneto  ha  formulato  per  l'escavo  dei  canali  e
banchinamento, la bonifica delle aree pubbliche e la  bonifica  delle
aree private una stima di costo di larga massima pari a 1457 miliardi
di lire, considerando un costo di dragaggio  e  bonifica  dei  canali
industriali  pari  a  900  mld  riducibile  alla  meta'  sulla   base
dell'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili (stima A.P.V.). 
 
Piano di caratterizzazione. 
    Aree industriali - Accordo di programma della chimica. 
      E' stata completata, da parte  delle  aziende  interessate,  la
caratterizzazione dei siti secondo una maglia 100  x  100  m,  con  i
relativi  piezometri  in  ragione  di  uno  ogni   dieci   punti   di
campionamento. 
    Canali industriali: 
      E' stato completato l'accertamento dello stato qualitativo  dei
sedimenti dei canali industriali. Dai dati sinora raccolti, si  stima
un quantitativo di sedimenti ad alta contaminazione pari  a  circa  2
milioni di metri cubi, mentre il quantitativo totale di sedimenti  da
rimuovere e' stimato intorno a 6 milioni di metri cubi. 
 
Progetto di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    A seguito dell'atto di intesa stipulato tra  il  Magistrato  alle
acque e l'Autorita' portuale, risultano di competenza del  Magistrato
alle acque gli  interventi  di  banchinamento  relativi  ai  seguenti
canali: canale  industriale  Sud  (sponde  Nord  e  Sud),  canale  S.
Leonardo Marghera (sponda Ovest), canale  industriale  Ovest  (sponda
Sud), Canale Brentella  (sponde),  canale  industriale  Nord  (sponda
Nord), sponde Isola Petroli; risultano di  competenza  dell'Autorita'
portuale i seguenti banchinamenti: testata  Molo  Sali,  sistemazione
della sponda Sud del canale industriale Nord, banchina Grandi  Molini
in canale Ovest (in concessione a privati), banchina Trento  al  molo
A, banchina Sali in bacino molo A, banchina Liguria (secondo  tratto)
in canale Ovest. 
    E' stata affidata al concessionario la progettazione  preliminare
per  gli  interventi  di  "marginamento"  delle  sponde  dei  canali:
Industriale  Sud  (lato  sud),   Malamocco-Marghera   (lato   ovest),
Industriale Ovest (lato sud) ed Isola dei Petroli (lato est), il  cui
completamento dei progetti esecutivi e' previsto entro il 31 dicembre
2000. La copertura finanziaria di  tali  interventi  (stimata  in  50
miliardi) e' assicurata  attraverso  i  fondi  della  legge  speciale
assegnati al Magistrato alle acque. 
    E' stato anche definito il crono-programma  degli  interventi  da
finanziare con le risorse CIPE (legge n. 641/1996), mentre si prevede
a breve l'avvio dell'appalto  concorso  (fase  di  preselezione)  per
l'intervento di bonifica del canale  Lusore-Brentelle,  il  dragaggio
della  darsena  della  Rana  nel  canale  Industriale  Ovest   e   la
sistemazione delle banchine di detta darsena,  compresa  la  bonifica
preliminare dei  fondali  da  corpi  estranei  nonche'  di  eventuali
ordigni bellici; il costo stimato e'  di  45  miliardi.  Sono  invece
ancora  da  definire,  in  accordo  con  l'Autorita'  portuale,   gli
interventi  relativi  agli  altri  canali,  mentre  e'  in  corso  di
redazione da parte del personale tecnico del Magistrato alle acque il
progetto  degli  interventi  relativi  alla  sponda  est  del  canale
Industriale Ovest di Porto Marghera. 
    L'Associazione  Industriali   di   Venezia   ha   in   corso   di
presentazione il progetto di intervento relativo allo  smantellamento
degli impianti per i primi 50 ettari del Petrolchimico Uno. 
    In sede di conferenza di  servizi  decisoria  sono  stati  finora
approvati, con prescrizioni, i seguenti progetti: 
      progetto di bonifica delle aree TD12 - Enichem finalizzata alla
realizzazione di  un  nuovo  impianto  di  produzione  di  ossido  di
carbonio e idrogeno; 
      progetto definitivo  di  bonifica  dell'area  Corti  Femminili,
predisposto dal comune di Venezia; 
      piano di caratterizzazione dell'area compresa nel Parco  di  S.
Giuliano (Lotti A1 e A2). 
    In data dicembre 2000, e' stato siglato l'Accordo integrativo  di
programma sulla chimica di Porto Marghera. 
 
 
                          NAPOLI ORIENTALE 
 
Comune - Localita'. 
    Napoli 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale di area industriale dismessa  ed
area marina antistante comprensiva dell'area portuale. 
 
Perimetrazion. 
    In deroga alla normativa vigente (ordinanza n.  2948,  art.  8  -
comma 3, del 25 febbraio 1998), la perimetrazione  e'  di  competenza
del commissario delegato - Sindaco di Napoli, acquisita l'intesa  del
Ministro  dell'ambiente.  L'intesa  e'  stata   data   dal   Ministro
dell'ambiente al commissario delegato in data 24 settembre  1999.  In
data  31  dicembre  1999  e'  stata  emanata  la  relativa  ordinanza
commissariale di perimetrazione. 
    L'area a prevalente destinazione industriale, cosi' come definita
dal P.R.G. vigente (zone N e F2) compresa all'interno  del  perimetro
individuato (vedi figura allegata) puo' essere suddivisa  in  quattro
grandi sub-aree: 
      polo petrolifero (estensione di circa  345  ettari)  dove  sono
localizzate  le  principali  aziende  petrolchimiche  (Kuwait,  Esso,
Italcost, IP, Shell, Agip) e le  grandi  industrie  meccaniche  e  di
mezzi di trasporto; 
      zona Gianturco (estensione di  circa  175  ettari),  dove  sono
localizzate le attivita' manifatturiere ed il commercio all'ingrosso; 
      zona Pazzigno (estensione  di  circa  200  ettari),  dove  sono
localizzate aziende di piccole dimensioni con  attivita'  di  settore
prevalentemente imperniate  sui  materiali  ferrosi,  non  ferrosi  e
meccanici; 
      fascia litoranea del quartiere  S.  Giovanni,  che  si  estende
dalla  darsena  petroli  a  Pietrarsa  vicino  al  confine   comunale
(estensione di circa 100 ettari), dove sono ubicati gli  insediamenti
dismessi dell'industria metallurgica e  metalmeccanica,  la  centrale
Enel di Vigliena e il depuratore di Napoli; 
      area marina antistante nel limite di 3000 metri dalla linea  di
costa e comunque entro la batimetrica dei 50 metri. 
    L'area ha una estensione complessiva di circa 820 ettari. 
    L'indagine eseguita in occasione  della  stesura  del  P.R.G.  di
Napoli,  ha  individuato  nel  suo  complesso  34  aree  di  impianti
produttivi dismessi, per una  superficie  complessiva  di  circa  130
ettari di cui ben 77 localizzati all'interno della prima sub-area (40
ettari rappresentati dall'area dismessa degli impianti chimici  e  di
raffinazione della Kuwait) e con  una  volumetria  di  fabbricati  di
circa 3,5 milioni di mc. E' quindi evidente che l'area  e'  investita
da un  processo  di  svuotamento  e  ridimensionamento  dell'apparato
produttivo originario che ha conseguentemente  determinato  un  forte
stato di abbandono e di degrado. Sono significative a tale  proposito
le gravi condizioni di degrado  e  di  inquinamento  provocate  dalle
antiche attivita' industriali e dalla vicinanza della foce del  fiume
Sarno su un ampio tratto di spiaggia nel quartiere S. Giovanni. 
    Di qui l'esigenza di procedere ad interventi di caratterizzazione
puntuali al fine di evidenziare lo stato di inquinamento  delle  aree
in  vista  della  riqualificazione  del  paesaggio  urbano  e   della
costituzione  di  un  grande  parco  attrezzato  a  scala  urbana   e
territoriale nonche' della ricostituzione della fascia litoranea. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    In corso di acquisizione. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica: 
    Il valore globale pari a 345 mld e' costituito dalla somma  degli
interventi di caratterizzazione, messa  in  sicurezza  e  bonifica  e
ripristino ambientale, stimata dal sindaco di  Napoli  -  commissario
delegato per l'emergenza. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    E' stato predisposto e consegnato al Commissario un protocollo di
linee guida per la caratterizzazione delle aree a terra e a mare. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    In fase di elaborazione. 
    In merito alla destinazione dell'area una  volta  bonificata,  il
commissario ha trasmesso un documento  nel  quale  viene  evidenziato
quanto segue. La variante urbanistica prevede la costituzione  di  un
insediamento universitario nel complesso Cirio, la  realizzazione  di
un approdo per imbarcazioni  da  diporto  nello  specchio  antistante
l'industria Corradini, la ristrutturazione della  centrale  elettrica
Enel di Vigliena, la realizzazione di una struttura per lo spettacolo
ed  il  tempo  libero,  la  riconfigurazione  della  spiaggia,   dove
possibile, con il ripascimento di tutto il  tratto  di  litorale  non
impegnato dall'approdo. 
 
 
                                GELA 
 
Comune - Localita'. 
    Gela. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale  di  aree  industriali  ed  area
marina  antistante,  bonifica  di  aree  umide  e  di  corpi   idrici
superficiali, bonifica di discariche. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente del 10 gennaio 2000 sono presenti: 
      un polo industriale  di  rilevanti  dimensioni,  costituito  da
grandi  insediamenti   produttivi,   prevalentemente   raffinerie   e
stabilimenti petrolchimici.  Le  produzioni  in  essi  attuate  sono:
prodotti chimici di base quali etilene, acrilonitrile,  glicoli  etc,
polimeri, raffinazione  di  petrolio  greggio,  fertilizzanti,  acido
fosforico e solforico; 
      centri di stoccaggio oli e relative pipeline; 
      discarica di rifiuti industriali; 
      area marina compresa tra la foce del torrente Gattano e  quella
del torrente Acate o Dirillo; 
      area umida (Biviere); 
      tratti terminali del fiume Gela e dei torrenti Gattano ed Acate
o Dirillo. 
    In  particolare   all'interno   dell'area   industriale   vengono
effettuate le seguenti produzioni: 
      Area  Polimeri  Europa:  produzione   di   polietilene;   oltre
all'etilene vengono impiegati principalmente perossidi, eptano, shell
sol  (taglio  idrocarburico  C12  -  isododecano),  ammide  oleica  e
propionato di ottodecile; 
      Area Isaf in liquidazione (impianti  inattivi):  produzione  di
zolfo fuso, acido solforico e acido fosforico; le sostanze  coinvolte
nel processo produttivo sono l'ammoniaca, il pentossido  di  vanadio,
le fosforiti e l'acido fluorosilicico. 
      Area   Agricoltura   in   liquidazione   (impianto   inattivo):
produzione  ammoniaca  e  concimi  complessi;  sono  stati  impiegati
inoltre  acido  fosforico,  ammoniaca,  sali  di  potassio,   solfato
ammonico, urea e sostanze organiche quali coiattolo e sanse di olive; 
      Area  Agip  Petroli  presente   in   sito   con   impianti   di
raffinazione; 
      Area Eni - Divisione Agip: estrazione greggio; 
      Area EniChem: produzione di etilene, propilene, mix C4,  fok  e
fuel gas, benzina pirolitica e idrogeno (sostanze coinvolte sono BTX,
virgin nafta, olii lubrificanti, olio fok e quench  oil),  ossido  di
etilene  (sostanze   coinvoite   sono   ammine,   alcoli   superiori,
etossilati, acido acetico), acrilonitrile  da  propilene,  ammoniaca,
acetonitrile  e  solfato  ammonico  (prodotti  secondari  sono  acido
cianidrico, acroleina, acetone e cianidrine), idrato sodico. 
    L'area privata ha un'estensione complessiva di circa 470 ettari. 
    L'area perimetrata e' compresa nel territorio del comune di  Gela
(provincia di Caltanissetta), dichiarato "Area di elevato rischio  di
crisi ambientale" nel novembre 1990. Con decreto del Presidente della
Repubblica  17  gennaio  1995  e'  stato  approvato  il   "Piano   di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia  di
Caltanissetta - Sicilia Orientale". 
    L'analisi   ambientale   contenuta   nel   citato    "Piano    di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia  di
Caltanissetta - Sicilia Orientale"  gia'  evidenziava,  in  relazione
allo stato dei suoli, la presenza di siti potenzialmente contaminati,
uno interno allo stabilimento ENICHEM, uno costituito dalla discarica
autorizzata nell'area industriale di Gela. L'intera area  e'  inoltre
interessata da un vasto e  generalizzato  fenomeno  di  abbandono  di
rifiuti di varia natura; sono stati censiti 47  luoghi  di  abbandono
abituale   di   rifiuti.   Sono   inoltre   presenti   aree   adibite
all'estrazione non regolamentata di inerti, che finiscono spesso  per
divenire zone di deposito incontrollato di rifiuti e  di  progressivo
dissesto idrogeologico localizzato. 
    Per quanto concerne le  acque  sotterranee,  non  possono  essere
esclusi fenomeni di inquinamento localizzato derivante da dispersione
di liquami civili, da pratiche agricole e da spargimento  di  liquami
zootecnici. 
    L'inquinamento dei corpi idrici superficiali  e'  prevalentemente
riconducibile al recapito negli stessi di reflui civili non  depurati
e di liquami zootecnici nonche' al dilavamento  di  terreni  agricoli
sottoposti a trattamenti con pesticidi, erbicidi e fertilizzanti. 
    I  principali  fenomeni  di  inquinamento  dell'ambiente   marino
costiero nel golfo di Gela sono legati allo scarico  delle  acque  di
processo e di raffreddamento delle produzioni del  polo  industriale,
alle attivita'  portuali,  al  recapito  in  mare  di  reflui  civili
scarsamente o per nulla depurati, al recapito in mare delle acque  di
dilavamento dei terreni agricoli. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    L'area  in  oggetto  e'  costituita  da   depositi   continentali
(alluvioni fluvio-lacustri in  prevalenza  argillose  e  limose,  con
lenti di sabbie e ghiaie), che si  alternano,  soprattutto  lungo  la
fascia  costiera,  a  depositi  marini  di  litorale  in  gran  parte
sabbiosi. 
    Da  un  punto  di  vista  morfologico  il  motivo  dominante   e'
rappresentato da una vasta zona pianeggiante in cui sono presenti gli
insediamenti industriali e alcune zone seminative ed aree incolte con
l'affioramento di litotipi a bassa permeabilita', in cui e' possibile
l'accumulo di acque superficiali che  possono  dar  luogo  a  vere  e
proprie paludi; sono presenti inoltre  alcuni  rilievi  collinari  di
altezza limitata e la fascia dunare costiera che si  estende  fino  a
800 m dalla linea di spiaggia. 
    In generale, le zone pianeggianti sono  costituite  da  alluvioni
attuali e recenti, di cui i depositi piu' antichi sono  ricollegabili
alla rete idrografica dei paleoalvei fluviali oppure a  vecchi  fondi
lacustri. La fascia di transizione  tra  la  zona  di  pianura  ed  i
rilievi della zona est dell'insediamento industriale e' costituita da
alluvioni terrazzate. I rilievi collinari ad est  comprendono  sabbie
gialle, con conglomerati e calcari sabbiosi, passanti verso il  basso
ad argille sabbiose. La fascia dunare e' costituita essenzialmente da
sabbie sciolte. La successione stratigrafica sottostante l'area dello
stabilimento e' costituita, dall'alto verso il basso, da: 
      strato esiguo di materiale di riporto; 
      alternanza di depositi sabbiosi ed argillosi fino a 15/20 metri
dal p.c.; tale orizzonte corrisponde all'unica  formazione  acquifera
rinvenibile nel sottosuolo dell'area; 
      formazione  a  bassa  permeabilita',  che  funge  da  basamento
impermeabile dell'acquifero sovrastante.  Pertanto  da  un  punto  di
vista idrogeologico l'area dello stabilimento  e'  interessata  dalla
presenza di un'unica falda contenuta in un  orizzonte  in  prevalenza
sabbioso.  La  falda  e'  sostenuta  alla  base  da  una   formazione
essenzialmente argillosa. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Le prime stime, effettuate sulla base  dei  dati  preliminari  di
estensione e di tipologia d'inquinamento, indicano un  fabbisogno  di
larga massima pari a circa 93 miliardi. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    E' stato presentato, dai soggetti  titolari  dell'intervento,  il
progetto di caratterizzazione delle aree industriali. In  particolare
il progetto prevede che vengano effettuate le seguenti indagini: 
      caratterizzazione terreni  (su  maglia  100  x  100),  mediante
analisi chimiche sull'aliquota a granulometria inferiore a 2 mm; 
      caratterizzazione acque superficiali; 
      caratterizzazione acque sotterranee (un piezometro  ogni  dieci
stazioni di  campionamento  dei  suoli,  in  fori  di  sondaggio  che
raggiungono il basamento impermeabile della falda freatica); 
      caratterizzazione  sedimenti  marini  in  corrispondenza  delle
piattaforme off-shore; 
    In data  13  novembre  2000  sono  stati  approvati  i  piani  di
caratterizzazione delle Aziende  Agip  Petroli,  Agricoltura  S.p.a.,
Enichem, Polimeri Europa, Isaf, Eni-Div. Agip. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    I soggetti  privati  titolari  dell'intervento  hanno  presentato
un'ipotesi progettuale di "Potenziamento del sistema di  contenimento
dell'acquifero  sottostante  la  raffineria  di   Gela",   proponendo
l'adeguamento dell'esistente diaframma plastico,  realizzato  tra  lo
stabilimento  e  la  costa  all'inizio  degli  anni  80  al  fine  di
intercettare le acque di  falda  inquinate.  Il  progetto  definitivo
prendera'  in  considerazione  l'ipotesi  di  estendere  la  barriera
impermeabile parallela alla linea di costa a tutto  il  fronte  dello
stabilimento. Sara' inoltre previsto  un  emungimento  dell'acqua  di
falda a monte  della  barriera  impermeabile.  Sara'  valorizzato  al
massimo  il  riutilizzo  all'interno  dello  stabilimento  dell'acqua
emunta al fine di  limitare  le  quantita'  scaricate,  che  comunque
rispetteranno  rigorosamente  i  limiti  tabellari   previsti   dalla
normativa vigente. 
 
                               PRIOLO 
Comune - Localita'. 
    Priolo, Melilli, Augusta e Siracusa. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale  di  aree  industriali  ed  area
marina antistante, bonifica area umida, bonifica discariche. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente sono presenti: 
      1) un polo industriale di rilevanti dimensioni,  costituito  da
grandi   insediamenti   produttivi,    prevalentemente    raffinerie,
stabilimenti  petrolchimici  e  cementerie.  Le  produzioni  in  essi
attuate sono: 
        prodotti chimici di base; 
        raffinazione di petrolio greggio; 
        ossido di magnesio, 
        cemento. 
      2) area marina antistante comprensiva delle  aree  portuali  di
Siracusa ed Augusta; 
      3) discariche di rifiuti pericolosi; 
      4) stabilimento Eternit di Siracusa; 
      5) area umida (Salina). 
    L'area perimetrata  e'  ubicata  all'interno  dei  territori  dei
comuni di Augusta, Priolo, Melilli,  Siracusa,  Floridia  e  Solarino
siti (provincia di Siracusa), dichiarati "Area di elevato rischio  di
crisi ambientale" nel novembre 1990. Con decreto del Presidente della
Repubblica  17  gennaio  1995  e'  stato  approvato  il   "Piano   di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia  di
Siracusa - Sicilia Orientale". 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    L'area si estende tra le strutture dei monti Iblei ad ovest ed il
Mare Ionio ad est. 
    I  terreni  affioranti  presentano  una  permeabilita'  piuttosto
elevata,  che  rendono  la  falda  freatica  in  essi  ubicata  molto
vulnerabile. 
    L'analisi   ambientale   riportata   nel   citato    "Piano    di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia  di
Siracusa - Sicilia Orientale" gia' evidenziava, per quanto attiene lo
stato dei suoli, la presenza  di  22  siti  interessati  da  deposito
incontrollato di rifiuti. Risultano inoltre presenti  tre  discariche
autorizzate di rifiuti all'interno dei siti industriali e cinque siti
potenzialmente  contaminati.  Sono  inoltre  presenti  aree   adibite
all'estrazione non regolamentata di inerti che finiscono  spesso  per
divenire zone di deposito incontrollato di rifiuti e  di  progressivo
dissesto idrogeologico localizzato. 
    Per  quanto  concerne  le  acque  sotterranee,   secondo   quanto
riportato nel piano, si  evidenzia  un  elevato  tenore  di  cloruri,
soprattutto nelle aree  costiere,  riconducibile  ad  intrusione  del
cuneo  salino  conseguente  all'abbassamento  della  falda  provocato
dall'eccesso  di  prelievo  per  scopi  industriali  ed  irrigui.  La
permeabilita' dei terreni superficiali favorisce inoltre fenomeni  di
inquinamento localizzato della falda  soprattutto  in  corrispondenza
delle aree abitate, dei terreni agricoli sottoposti a fertilizzazione
e trattamento con pesticidi, degli allevamenti zootecnici. 
    I corpi idrici superficiali presentano fenomeni  di  inquinamento
di natura  organica  ed  in  corrispondenza  della  foce,  dove  sono
insediati gli stabilimenti  industriali,  anche  di  inquinamento  da
parte di sostanze chimiche. 
    I principali fenomeni di  inquinamento  dell'ambiente  marino  si
riscontrano nella rada di Augusta, nel  contiguo  seno  di  Priolo  e
nell'area portuale di Siracusa. Nella rada i principali  fenomeni  di
degrado sono l'inquinamento da  petrolio,  l'inquinamento  termico  e
l'eutrofizzazione.  Si  evidenzia  inoltre  una  contaminazione   dei
sedimenti da metalli pesanti e da  idrocarburi.  L'area  di  Siracusa
risulta  invece  caratterizzata  da   una   diffusa   condizione   di
eutrofizzazione  riconducibile  a   recapito   di   scarichi   civili
scarsamente o per nulla depurati oltre che da scarichi  incontrollati
di materiali a base di  amianto  provenienti  dallo  stabilimento  ex
Eternit. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Le prime stime, effettuate sulla base  dei  dati  preliminari  di
estensione e di tipologia di inquinamento, indicano un fabbisogno  di
larga massima pari a circa 100 miliardi. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    E' stato presentato  dai  soggetti  titolari  dell'intervento  il
progetto di caratterizzazione delle aree industriali, in  particolare
il progetto prevede che vengano effettuate le seguenti indagini: 
      caratterizzazione terreni  (su  maglia  100  x  100),  mediante
analisi chimiche sull'aliquota a granulometria inferiore a 2 mm; 
      caratterizzazione acque superficiali; 
      caratterizzazione acque sotterranee (un piezometro  ogni  dieci
stazioni di  campionamento  dei  suoli,  in  fori  di  sondaggio  che
raggiungono il basamento impermeabile della falda freatica). 
    In data  13  novembre  2000  sono  stati  approvati  i  piani  di
caratterizzazione delle  aziende  Agip  Petroli,  Erg  Petroli,  Isab
Energy, Esso, IAS, Somicem, Condea. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    In corso di elaborazione. 
 
 
                             MANFREDONIA 
 
Comune - Localita'. 
    Manfredonia, Monte Sant'Angelo. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica area industriale con discariche annesse, tratto di  mare
antistante lo stabilimento industriale; bonifica delle discariche  di
RSU Conte di Troia, Pariti I e Pariti II. 
 
Perimetrazione del sito. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente del 10 gennaio 2000 sono presenti: 
      stabilimento agricoltura S.p.a. in liquidazione, ex Enichem; 
      area di proprieta' Enel; 
      tratto di mare antistante lo stabilimento  industriale,  esteso
per 3 km dalla linea di costa. 
    La superficie dell'area perimetrata e' pari a  circa  201  ettari
mentre l'area a mare e' pari a circa 8,6 km2. 
    Lo stabilimento ex Enichem e' ubicato  in  localita'  Macchia  di
Monte Sant'Angelo, a circa 1,2 Km da Manfredonia e  15  Km  da  Monte
Sant'Angelo. 
    Lo stabilimento e'  suddiviso  in  dieciassette  aree  denominate
Isole separate da strade. A servizio della strutuira industriale sono
disponibili un raccordo ferroviario ed il porto industriale. 
    Lo  stabilimento  negli  ultimi  cinque  anni  di  produzione  ha
prodotto fertilizzanti azotati per  uso  agricolo,  prodotti  chimici
utilizzati nel settore delle fibre artificiali  e  tecnopolimeri  e/o
nel  settore  degli  intermedi  aromatici:  urea,  solfato  ammonico,
fertilizzanti composti, ammoniaca,  caprolattame,  acido  benzoico  e
benzaldeide.  I  principali  impianti   produttivi   presenti   nello
stabilimento sono costituiti da: 
      centrale termica; 
      impianti urea 1 e  2,  ammoniaca,  purificazione  caprolattame,
polimerizzazione  caprolattame,  benzaldeide,  trattamento  acque  di
scarico e trattamento fanghi biologici; 
      stoccaggi di ammoniaca, toluolo, fuel oil, cloro, soda caustica
e caprolattame; 
      discariche di seconda categoria tipo B e C; 
      inceneritore di reflui industriali. 
    Attualmente lo stabilimento, in via di liquidazione,  ha  sospeso
tutte le attivita'  produttive  mantenendo  in  vita  la  centrale  a
vapore, per il riscaldamento  di  alcuni  apparati  di  sicurezza,  e
l'impianto  di  trattamento  "TAS",  utilizzato  in  passato  per  il
trattamento delle acque di scarico degli impianti. 
    Nel 1976 ci fu un'esplosione nella colonna 71/C dell'impianto  di
ammoniaca, che procuro' la fuoriuscita di arsenico. 
    L'area di proprieta' ENEL,  ubicata  ad  est  dello  stabilimento
agricoltura, non e' mai stata oggetto di insediamenti produttivi. 
    Le discariche di RSU, Conte  di  Troia,  Pariti  I  e  Pariti  II
presentano le seguenti caratteristiche: 
      Conte di Troia: cava dismessa  di  calcarenite  (tufo  calcare)
adibita a discarica dal 1988 e dismessa nel 1991; 
      Pariti I: cava dismessa di calcarenite (tufo calcare) adibita a
discarica nei primi anni 1960 e dismessa nel 1988; 
      Pariri II: discarica autorizzata nel 1993,  salvo  che  per  un
modulo  attivato  ex  art.  12  del  decreto  del  Presidente   della
Repubblica n. 915/1982, realizzata all'interno di una  cava  dismessa
di calcarenite (tufo calcare). E' ancora in esercizio solo  il  terzo
lotto funzionale. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    Lo stabilimento Enichem sorge ai piedi del promontorio garganico,
su un tratto di piana costiera che si raccorda  ai  rilievi  calcarei
dell'entroterra  attraverso  una  ripida  ed  estesa   scarpata.   In
corrispondenza della piana  costiera,  tali  rocce  costituiscono  il
letto di una estesa copertura ghiaioso sabbiosa e limosa, di  origine
prevalentemente  alluvionale  o  detritica,  il  cui   spessore,   in
corrispondenza dello stabilimento, raggiunge i 25 m s.l.m. 
    La successione stratigrafica  e'  quindi  costituita,  dal  basso
verso l'alto, da: 
      calcari ben stratificati, fratturati e a lungo carsificati; 
      copertura di ciottoli calcarei a spigoli arrotondati immersi in
una matrice sabbioso-limosa (70% del deposito). 
    La notevole eterogeneita' e la spiccata anisotropia del mezzo non
consentono  di   valutare   con   precisione   il   coefficiente   di
permeabilita' dell'acquifero; vista la limitata estensione del bacino
e i bassi valori delle portate emunte si puo' dire che l'acquifero e'
a bassa potenzialita' idrica e a permeabilita' non elevata. 
    La permeabilita' aumenta ad est  dello  stabilimento  nella  zona
inizialmente scelta per l'insediamento  dell'impianto  termoelettrico
(Enel), con calcari a luoghi  intensamente  carsificati  con  cavita'
anche  comunicanti  con  l'esterno.  La  falda  idrica  e'  sostenuta
dall'acqua di mare, che si rinviene anche a distanza dalla costa  (10
- 15 km); la superficie piezometrica degrada  verso  il  livello  del
mare  in  cui  si  riversa  (con  flusso  idrico  in  direzione   sub
perpendicolare alla costa). 
    L'acqua di mare penetra piuttosto profondamente  all'interno  del
territorio. La contaminazione non  permette  l'utilizzazione  irrigua
dell'acqua di falda: secondo il  piano  di  risanamento  delle  acque
della regione Puglia si tratta di "zone  a  vietato  emungimento":  a
pagina 280 del volume IV del piano si legge  infatti  che:  "le  aree
dell'hinterland di Manfredonia corrispondono  a  quelle  nelle  quali
forti fenomeni di contaminazione salina vietano oggi l'impiego  delle
acque sotterranee per  qualsiasi  uso,  nelle  quali  il  divieto  di
emungimento deve essere posto con l'obiettivo di limitare l'ulteriore
propagazione del fenomeno nell'entroterra". 
    La piovosita' media annua  varia  fortemente  di  anno  in  anno,
influenzando in modo significativo l'entita' delle acque  disponibili
per  la  formazione  di  risorse   idriche   sia   superficiali   che
sotterranee. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Le prime stime indicano un fabbisogno di circa duecento miliardi. 
 
Piano di caratterizzazione. 
    A   seguito    dell'approvazione    formale    del    piano    di
caratterizzazione  dei  suoli  e  delle  acque  di  falda  e'   stata
effettuata  la  loro  caratterizzazione  nelle  aree   interne   allo
stabilimento Enichem, comprese le aree vendute a terzi. 
    In particolare sono state effettuate le seguenti indagini: 
      caratterizzazione dei terreni (su maglia 25x25); 
      caratterizzazione delle acque sotterranee  (1  piezometro  ogni
dieci stazioni di campionamento dei suoli); 
      caratterizzazione delle  discariche  secondo  i  criteri  della
norma UNI 10802/1999; 
    Sono in corso di svolgimento  le  indagini  di  caratterizzazione
sulle seguenti aree: 
      tratto di mare antistante lo stabilimento; 
      area di proprieta' Enel. 
    La   caratterizzazione   dei   sedimenti   marini   prevede    il
campionamento dell'intero fronte di affaccio dello  stabilimento,  in
ragione di 3 prelievi ogni 100 metri; 
    Per quanto riguarda l'area  ENEL  non  sono  presenti  indizi  di
contaminazione  dei  terreni,  fatta   eccezione   per   un   settore
localizzato a ridosso del confine meridionale dell'area Enichem  (100
x 10 m), dove e' stata riscontrata una  concentrazione  di  IPA  piu'
tossici (crisene) e di fenoli superiore a quelle indicate dal D.M. n. 
471/1999 per le aree a destinazione  d'uso  industriale;  per  quanto
concerne l'acqua sotterranea, in un campione prelevato da una cavita'
carsica presente nel sito e' stato riscontrato un  elevato  contenuto
salino (solfati e cloruri),  dovuto  presumibilmente  all'ingressione
delle acque marine, ed il superamento della concentrazione limite per
l'ammoniaca e per alcuni solventi aromatici (toluene e xilene). 
 
Progetto di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    E' stata completata la rimozione degli stoccaggi di  sali  sodici
per un totale di circa 30.000 t. 
    Per i seguenti progetti e' in corso l'attivita' istruttoria: 
      progetto preliminare di messa in sicurezza della falda mediante
barriera  idraulica,  realizzata  attraverso  sessantasei  pozzi   di
ricarica con  acque  di  caratteristiche  conformi  alla  tabella  21
dell'allegato 1 del decreto legislativo n. 152/1999  (portata  totale
immessa pari a circa 200 mc/ora); 
      progetto preliminare di bonifica della falda  con  emunzione  a
monte della barriera di  immissione.  L'acqua  emunta  dovra'  essere
trattata al livello delle migliori tecnologie disponibili; 
      messa   in   sicurezza   dei   terreni    (impermeabilizzazione
superficiale delle aree contaminate con raccolta e trattamento  delle
acque meteoriche): pavimentazione in  c.a.,  asfaltatura  e  posa  di
materassini bentonitici delle isole 12, 14, 16 e 17 nonche' dell'area
s.o.; 
      messa in sicurezza  delle  discariche:  svuotamento  di  quelle
contenenti rifiuti pericolosi, impermeabilizzazione  della  discarica
di inerti, smaltimento dei rifiuti contaminati  da  arsenico  in  una
discarica   esterna   allo   stabilimento   di   tipologia   adeguata
(presumibilmente 2C). In alternativa e' in studio la possibilita'  di
detossificare i rifiuti al fine di smaltirli  in  una  discarica  2B,
interna allo stabilimento; saranno eliminate  le  discariche  ubicate
nelle isole 12, 14 e 17; 
      progetto preliminare di bonifica  dei  terreni:  decorticazione
dei terreni contaminati da  arsenico  sino  a  raggiungere  i  valori
previsti nel regolamento per i siti industriali e  loro  conferimento
in discarica, previo  trattamento  di  detossificazione;  bonifica  e
ripristino ambientale dei terreni inquinati da caprolattame  mediante
processo di landfarming. 
    Per quanto concerne le discariche esterne  e'  stato  predisposto
dal comune di Manfredonia un  progetto  di  bonifica  riguardante  le
discariche Conte di  Troia  e  Pariti  I.  Per  Pariti  II  e'  stato
predisposto il progetto di messa in sicurezza del lotto  attivato  ex
art. 12, decreto del Presidente della Repubblica n. 915/1982. 
 
 
                              BRINDISI 
 
Comune - Localita'. 
    Brindisi. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale dell'area industriale,  bonifica
dell'area marina antistante comprensiva dell'area portuale,  bonifica
dell'invaso del Cillarese. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente del 10 gennaio 2000 sono presenti: 
      stabilimento petrolchimico; 
      industrie metallurgiche; 
      industrie farmaceutiche; 
      centrali per la produzione dell'energia elettrica; 
      discarica di idrossido di calcio (V = 1,5 milioni di mc); 
      area agricola compresa tra la centrale Enel di  Brindisi  Nord,
il polo chimico e la centrale Enel di Cerano Brindisi Nord; 
      discarica abusiva di rifiuti urbani; 
      aree  di  abbandono  di  rifiuti  provenienti  da   demolizioni
industriali e non; 
      bacino artificiale del Cillarese; 
      grandi fosse settiche di  sedimentazione  dei  reflui  organici
della citta' di Brindisi; 
      capannoni della ex SACA, contenenti residui di amianto; 
      area marina antistante comprensiva dell'area portuale. 
    Il territorio in questione che ha  un'estensione  complessiva  di
aree private pari a circa 21 km2 e pubbliche di circa  93  km2  e  si
affaccia sul settore meridionale del mare Adriatico con uno  sviluppo
costiero di circa 30 km. 
    La popolazione residente nelle zone limitrofe al sito in  oggetto
costituisce circa 1/3 dell'intera popolazione regionale. 
    Il territorio e' compreso nell'area dichiarata "Area  ad  elevato
rischio di crisi ambientale" nel  1990.  La  dichiarazione  e'  stata
reiterata nel luglio del  1997.  Con  decreto  del  Presidente  della
Repubblica  23  aprile  1998  e'  stato  approvato   il   "Piano   di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia  di
Brindisi". 
    Pur in assenza di un censimento puntuale dei siti  degradati,  e'
nota la presenza nel territorio in questione di zone, interessate  da
attivita' estrattive (cave attive e/o esaurite) e non, che presentano
fenomeni di degrado e dissesto localizzato. Molte di esse sono  state
infatti  utilizzate  come  discariche  abusive  di   rifiuti;   basti
ricordare  l'ansa  valliva  di  fiume  Grande,  colmata  da   terreni
riportati di dubbia origine, e la sponda destra del canale  di  fiume
Piccolo, oggetto di sversamenti di oli  combustibili.  Discariche  di
rifiuti  industriali  sono  state  individuate  nell'area  Montedison
(fanghi al mercurio, ceneri, scorie  di  forni  e  delle  colonne  di
distillazione, etc.). Coperture in eternit da sottoporre  a  bonifica
sono presenti in aree industriali  ed  in  area  portuale.  Risultano
inoltre presenti nell'area industriale oltre  100.000  tonnellate  di
rifiuti  speciali  e  pericolosi  in  parte  derivanti  da  attivita'
produttive dismesse. 
    La discarica di idrossido di calcio, che  ha  una  superficie  di
circa 50 ettari, occupa  parte  dell'area  umida  nota  come  "Saline
Foggia di Frau", di interesse regionale e nazionale,  mentre  "l'area
agricola e' soggetta a fall-out delle particelle  solide  provenienti
dalle  emissioni  delle  centrali  termoelettriche  e  dell'industria
chimica. Il  bacino  del  Cillarese  e'  inquinato  sul  fondo  dalle
particelle solide dei  reflui  organici  provenienti  dal  comune  di
Mesagne (Brindisi). Le  grandi  fosse  settiche  venivano  utilizzate
dall'acquedotto pugliese per la sedimentazione  dei  reflui  organici
della  citta'  di  Brindisi  prima   dello   smaltimento   in   mare;
attualmente, dopo la realizzazione dell'impianto  di  depurazione  di
fiume Grande, sono in stato di abbandono con forte  inquinamento  dei
terreni circostanti le vasche stesse. I capannoni  ex  SACA,  ubicati
nell'ansa valliva del canale Cillarese, hanno coperture costituite da
materiali a base  di  amianto  ed  inoltre  e'  probabile  che  nelle
immediate vicinanze di essi siano stati smaltiti  rifiuti  pericolosi
(fonte comune di Brindisi). 
    Si hanno inoltre evidenze di inquinamento salino e batteriologico
della falda  riconducibili  rispettivamente  a  emungimenti  abusivi,
dispersione di reflui non adeguatamente  depurati,  infiltrazioni  di
prodotti chimici utilizzati in agricoltura, dispersione nel  suolo  e
nel  sottosuolo  di  liquami  zootecnici,   rilascio   di   percolato
proveniente da  discariche  con  il  fondo  non  impermeabilizzato  o
abusive. 
    Le analisi effettuate in passato sui corsi  d'acqua  superficiali
hanno  comunque  evidenziato  un  notevole  livello  di  inquinamento
batteriologico ed una rilevante presenza  di  sostanza  organica.  Le
cause  identificabili  sono  le  immissioni  di  reflui  civili   non
adeguatamente trattati, gli scarichi industriali,  gli  scarichi  non
collegati alla rete fognaria, gli sversamenti  abusivi  di  acque  di
vegetazione. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    L'area si affaccia sul settore meridionale del mare Adriatico con
un notevole sviluppo costiero (circa 30 km). 
    Il territorio e' caratterizzato da  un  andamento  geomorfologico
regolare e piuttosto  pianeggiante,  con  scarso  sviluppo  di  corsi
d'acqua, generalmente a carattere torrentizio. 
    Per quanto riguarda l'uso del territorio prevalgono le  superfici
agricole mentre le aree urbane e  industriali  risultano  concentrate
prevalentemente  in  corrispondenza  della  citta'  di  Brindisi.  E'
caratteristica nel brindisino l'elevata percentuale di  utilizzazione
della superficie agricola disponibile;  complessivamente  prevale  la
copertura a seminativo. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Le prime stime, effettuate sulla base  dei  dati  preliminari  di
estensione e di tipologia di inquinamento, indicano un fabbisogno  di
larga massima pari a circa 100 miliardi. 
 
Piano di caratterizzazione. 
    Il  Ministero  dell'ambiente  ha  predisposto  e  consegnato   ai
soggetti   titolari   un   documento   di   linee   guida   per    la
caratterizzazione  dei  suoli  e   delle   acque   nonche'   per   la
caratterizzazione delle aree marine. 
 
Progetto di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    L'Enichem ha assunto un impegno finanziario di circa ventiquattro
miliardi   di   lire   per   la   messa   in   sicurezza,    mediante
impermeabilizzazione, di due aree individuate  al  bordo  meridionale
del polo petrolchimico, fortemente inquinate e destinate a discariche
abusive; tali interventi  sono  inseriti  nel  piano  di  risanamento
dell'area a rischio ambientale del territorio di Brindisi. 
 
 
                               TARANTO 
 
Comune - Localita'. 
    Taranto, Statte. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale di aree industriali, di  specchi
marini (Mar Piccolo) e salmastri (Salina grande) 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  dei  Ministro
dell'ambiente del 10 gennaio 2000 sono presenti: 
      un  polo  industriale  di  rilevanti  dimensioni,  con   grandi
insediamenti produttivi,  e  differenti  tipologie  di  aree,  quali:
industria siderurgica (ILVA), raffineria (AGIP), industria cementiera
(CEMENTIR); 
      lo specchio di mare antistante l'area  industriale  comprensiva
dell'area portuale (Mar Grande); 
      alcune discariche; 
      lo specchio marino rappresentato dal Mar Piccolo; 
      la Salina Grande; 
      cave dismesse. 
    Il comparto siderurgico (ILVA) e' il piu' grande polo  nazionale.
Nell'area  sono  inoltre   presenti   industrie   manufatturiere   di
dimensioni medio-piccole. Il porto di Taranto, che movimenta da 30  a
40 milioni di tonnellate di merci, ed i cantieri  militari  e  civili
presenti nell'area, costituisce un'attivita' industriale  primaria  a
rilevante  impatto  ambientale.  La  superficie   interessata   dagli
interventi di bonifica e ripristino ambientale e' pari a  circa  22,0
km2  (aree  private),  10,0  km2  (aree  pubbliche),  22,0  km2  (Mar
Piccolo), 51,1 km2 (Mar Grande), 9,8 km2 (Salina Grande). Lo sviluppo
costiero e' di circa 17 km. 
    Il territorio perimetrato e' compreso nell'area dichiarata  "Area
ad elevato  rischio  di  crisi  ambientale"  nel  novembre  1990.  La
dichiarazione e' stata reiterata nel luglio 1997. 
    Con decreto del Presidente della Repubblica  23  aprile  1998  e'
stato approvato il "Piano di disinquinamento per il  risanamento  del
territorio della provincia di Taranto". 
    Le  interferenze  con   l'ambiente   prodotte   dalle   attivita'
industriali sono di cospicua entita' ed interessano tutti i  comparti
ambientali; le principali fonti di  inquinamento  sono  rappresentate
dalle industrie siderurgiche, petrolifere e cementiere. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    Il sito interessato si estende su una  vasta  area  pianeggiante,
prospiciente  il  golfo  di  Taranto.  Gli  insediamenti  industriali
presenti   influenzano   pesantemente   il   quadro   socioeconomico,
ambientale e paesaggistico. 
    L'elevata  antropizzazione  rappresenta  inoltre   un   ulteriore
aspetto di pericolo per gli ecosistemi. 
    L'area  perimetrata  racchiude  aree   che   possiedono   elevato
interesse ai fini della conservazione del patrimonio naturale. 
    I biotopi  presenti  comprendono  zone  umide,  tratti  di  corsi
d'acqua  e  di  costa  sia  di  natura  sabbiosa  che  rocciosa;   di
particolare interesse sono le aree del mar Piccolo e le  saline.  Per
quanto attiene lo stato dei suoli, pur mancando un quadro organico di
informazioni, sono state gia' evidenziate zone  interessate  da  cave
che  presentano  fenomeni  di  degrado  e  dissesto   localizzato   e
necessitano di interventi di bonifica. Sono inoltre presenti siti  di
discarica di rifiuti urbani non adeguatamente conterminati e numerosi
siti di smaltimento abusivo di rifiuti di varia provenienza. 
    I  corsi  d'acqua   superficiali   a   carattere   esclusivamente
torrentizio sono recapito di reflui diversi scarsamente o  per  nulla
depurati.  Particolarmente  compromessa  appare  la  situazione   del
Paternisco e del canale di Aiedda, che recapita nel bacino ad elevata
vulnerabilita' del Mar Piccolo con evidenti risvolti  sulla  qualita'
dei sedimenti. 
    Il  Mar  Piccolo  risulta  quindi  gravemente  compromesso  dalla
pessima qualita' degli affluenti in esso recapitanti, che determinano
un grave stato eutrofico, accentuato dalla particolare morfologia del
bacino stesso. 
    La situazione  del  mare  presenta,  dal  punto  di  vista  della
qualita' delle acque notevoli criticita'  dovute  prevalentemente  al
carico dei bacini portuali. Il Mar Grande nel quale e' localizzato il
porto  commerciale  ed  industriale  riceve  le  acque  depurate  dei
maggiori insediamenti industriali dell'area  e  diversi  carichi  non
depurati provenienti dalla rete  fognaria  cittadina  oltre  ai  gia'
citato  problema   dell'inquinamento   da   sedimenti.   Sono   stati
evidenziati un graduale depauperamento della flora  acquatica  tipica
ed un peggioramento della qualita' delle acque. 
    Per quanto attiene le  acque  sotterranee,  manca  la  conoscenza
dello stato della falda sottostante le aree industriali;  sono  stati
gia' evidenziati fenomeni di inquinamento diffuso di origine agricola
e  concentrato  dovuto  a  rilasci   di   percolato   da   discariche
incontrollate e da pozzi neri non adeguatamente impermeabilizzati. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Le prime stime, effettuate sulla base  dei  dati  preliminari  di
estensione e di tipologia di inquinamento, indicano un fabbisogno  di
larga massima pari a circa 100 miliardi. 
 
Piano di caratterizzazione. 
    Il  Ministero  dell'ambiente  ha  predisposto  e  consegnato   ai
soggetti   titolari   un   documento   di   linee   guida   per    la
caratterizzazione  dei  suoli  e   delle   acque   nonche'   per   la
caratterizzazione delle aree marine. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    Da elaborare. 
 
 
                          CENGIO E SALICETO 
 
Comune - Localita'. 
    Cengio (SV), Saliceto (AL). 
 
Tipologia dell`intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale di  area  industriale  in  parte
dismessa, di  una  discarica  di  rifiuti  industriali  e  del  fiume
Bormida. Il sito e' sottoposto a ordinanza commissariale  con  nomina
di un commissario delegato. 
 
Perimetrazione. 
    Il  decreto  di  perimetrazione  e  stato  firmato  dal  Ministro
dell'ambiente in data 20 ottobre 1999 ed e'  stato  pubblicato  nella
Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 1999. 
    L'area perimetrata comprende un vasto territorio che  si  estende
tra le regioni Liguria e Piemonte, lungo la direttrice  rappresentata
dal fiume Bormida e parte dei territori  delle  province  di  Savona,
Alessandria, Cuneo ed Asti. In particolare sono interessati i  comuni
di Cengio (SV) e Saliceto (CN). 
    In tale perimetraziorie l'area e' stata suddivisa in tre zone: 
      Zona A - Area di elevato rischio: da sud a nord ricomprende  le
aree occupate dall'insediamento industriale,  la  discarica  di  Pian
Rocchetta e l'alveo del fiume Bormida ramo  di  Millesimo  dal  punto
immediatamente a monte della presa di acqua dello  stabilimento  ACNA
di Cengio, fino al punto di restringimento  morfologico  della  valle
sul fiume stesso a  monte  dell'abitato  di  Saliceto.  Lungo  questa
direttrice ricomprende alla destra orografica del fiume Bormida  ramo
di Millesimo il territorio fino alla strada statale  n.  339  e  alla
sinistra  orografica  l'area  interessata   da   tutti   i   depositi
alluvionali, secondo quanto riportato nella carta geologica d'Italia,
a scala 1:100.000.  La  superficie  delle  aree  private  perimetrate
(stabilimento e discarica di Pian Rocchetta) e' di circa 122 ettari. 
      Zona B - Area di medio rischio: ricomprende l'alveo  del  Fiume
Bormida ramo di  Millesimo  dal  punto  immediatamente  successivo  a
quello dove termina la zona A, fino al limite  amministrativo  tra  i
comuni di Monesiglio e Prunetto. Per alveo del fiume  si  intende  lo
spazio compreso fra la linea di massima piena del fiume sulle  sponde
destra e sinistra  del  fiume  stesso,  nonche'  le  aree  esondabili
demaniali. 
      Zona C - Area di possibile rischio:  ricomprende  l'alveo  come
definito nella zona B del fiume Bormida ramo di Millesimo  dal  punto
immediatamente successivo a quello dove termina la zona B, fino  alla
confluenza con il ramo di Spigno. 
    Inoltre nel decreto di perimetrazione, al comma  2  dell'articolo
unico, viene decretato che "Ai fini del monitoraggio delle acque  del
fiume Bormida, il commissario delegato si avvarra'  delle  risultanze
fornite dalla stazione di monitoraggi o di Cassine". 
    Lo stabilimento ACNA C.O.  di  Cengio  e  la  discarica  di  Pian
Rocchetta, si trovano nel bacino idrografico del  fiume  Bormida.  La
storia dell'ACNA inizia nel 1882, quando la SIPE apre  a  Cengio  uno
stabilimento per la produzione  di  esplosivi  destinati  alle  forze
armate: gia' a partire dal 1909 si osservano i  primi  effetti  degli
scarichi inquinanti riversati nel fiume, tanto da indurre il  pretore
di Mondovi' ad emanare una ordinanza nella quale si dichiaravano  non
utilizzabili, perche' inquinati, i pozzi di  acqua  potabile  di  tre
comuni situati lungo il corso del Bormida a valle di Cengio. 
    Nel  1912  rileva  lo  stabilimento  l'ACNA  (Azienda   coloranti
nazionali ed affini) ed avvia la produzione di coloranti.  Nel  1938,
le acque del fiume non vengono piu' utilizzate per l'irrigazione. 
    Nel 1986 i sindaci della Valle Bormida presentano un esposto alla
magistratura nel quale  accusano  l'ACNA  di  scaricare  nel  Bormida
sostanze inquinanti con concentrazioni superiori  a  quelle  previste
dalla allora vigente legge Merli. 
    Lo stabilimento ACNA, nell'ultimo periodo di attivita', produceva
circa 30.000 t/a di intermedi organici, in particolare derivati dalla
naftalina  (naftalenici)  e  dal  benzene   (benzenici)   utilizzando
processi di solforazione, fusione alcalina, nitrazione,  amminazione,
condensazione. I prodotti piu' importanti  sono:  betaftanolo,  acido
bon,    tobias,    isogamma,    alfamminoantrachione     ptalocianina
metamminofenolo,   ammine.   Questi   prodotti   intermedi,   vengono
utilizzati per la produzione di  prodotti  finiti  quali:  coloranti,
pigmenti, prodotti per  l'agricoltura,  farmaceutici,  intermedi  per
gomma. L'acido isogamma e tobias, sono le  principali  materie  prime
per la produzione dei coloranti reattivi; il betaftanolo l'acido  bon
e l'acido tobias, sono gli intermedi essenziali per la produzione  di
pigmenti rossi per vernici e per la colorazione  della  plastica;  il
betaftanolo viene anche impiegato nella industria farmaceutica per la
produzione di antinfiammatori ed antipiretici di larghissimo consumo; 
la ptalocianina trova applicazione nella produzione di inchiostri. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    Dal punto di vista geologico il sito ACNA  e'  interessato  dalle
seguenti formazioni geologiche: 
      terreni di riporto, costituiti sia da materiale inerte  che  da
residui di natura industriale su tutta la superficie,  ad  esclusione
di alcune zone all'esterno del muro di cinta; 
      depositi  alluvionali,  costituiti  da  sabbie  con  ghiaia   e
ciottoli, limi sabbiosi, sabbie sciolte, ghiaie in  matrice  sabbioso
limosa; 
      substrato marnoso/arenaceo, con al tetto consistenza liroide  o
in scaglia, che costituisce la base impermeabile ai  terreni/depositi
soprastanti. 
    Idrogeologicamente la  circolazione  idrica  sotterranea  avviene
attraverso i materiali di riporto ed i depositi alluvionali del fiume
Bormida: l'acquifero non  confinato  presenta  modesto  spessore  con
valori che variano da 0 a  7  metri  e  la  soggiacenza  della  falda
superficiale  (alimentata  principalmente  dall'infiltrazione   delle
acque  meteoriche  nell'area  dello  stabilimento,  dalle  acque   di
ruscellamento superficiale dei rilievi circostanti e dalle acque  del
Bormida che penetrano dalla zona orientale; lato Ponte Donegani),  e'
intorno ai 5 m dal p.c. e' funzione della morfologia  di  superficie.
Il  deflusso   della   falda   freatica,   influenzato   dall'assetto
geologico-strutturale e dagli interventi antropici come  per  esempio
le opere di contenimento del percolato,  e'  in  generale  centrifugo
rispetto allo stabilimento. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Sulla  base  dell'accordo  di  programma  e  delle  risorse  gia'
destinate al commissario  delegato  per  l'emergenza  ACNA  e'  stato
stimato un fabbisogno di larga massima pari a 370 miliardi. 
    In particolare per il sito di Pian Rocchetta e' stato previsto un
costo complessivo di bonifica pari a 7 miliardi e per l'asta fluviale
del  Bormida  le  regioni  hanno  individuato  un  fabbisogno  di  10
miliardi. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    Sono stati elaborati piani di caratterizzazione, relativamente al
suolo, alle acque sotterranee e superficiali. 
    Tali elaborati, oggetto di istruttoria  da  parte  del  Ministero
ambiente, hanno permesso di evidenziare la carenza di dati  necessari
soprattutto per la stima dei volumi  di  terreno  contaminato  e  dei
rifiuti presenti, in modo particolare nelle aree denominate impianti,
servizi  ed  aree  interne  (bacini):  a  tale  proposito  e'   stata
evidenziata, la necessita' di effettuare sondaggi geognostici  su  di
una maglia 25 x 25 metri. Necessita inoltre l'adozione di un criterio
univoco per il  prelievo  del  materiale  e  per  la  formazione  del
campione da sottoporre ad analisi chimica, vista  la  difficolta'  ad
oggi riscontrata, nel confrontare i valori  degli  analiti  ricercati
nei campioni prelevati con metodi differenti, e dei quali  e'  quindi
impossibile effettuare il confronto. 
    Per quanto riguarda la caratterizzazione dei rifiuti questa  deve
essere effettuata su di un campione unico, a  prescindere  dalla  sua
posizione stratigrafica, verificando la tossicita'  dei  contaminanti
presenti. 
    Data  la  possibilita'  di  rinvenimento  di  fusti  sepolti,   i
carotaggi non devono essere di tipo distruttivo. 
    Per quanto riguarda la situazione idrogeologica, vista la  grande
mole di dati a disposizione, risulta necessaria la  realizzazione  di
un GIS per la lettura e l'interpretazione di tali dati. 
    Inoltre e' necessaria la costruzione di una carta  dell'andamento
del  tetto  delle   marne,   al   fine   di   evidenziare   eventuali
paleomorfologie  presenti,  fondamentali  nella  ricostruzioni  della
circolazione idrica sotterranea. 
    Necessaria per la valutazione di eventuali interventi di messa in
sicurezza e/o bonifica,  risulta  essere  la  predisposizione  di  un
protocollo di monitoraggio piezometrico ed idrochimico  dell'area  in
esame. 
    La   caratterizzazione   delle   acque   superficiali,    risulta
scarsamente analizzata e quindi deve  essere  soggetta  ad  ulteriori
indagini. 
    In data 7 marzo 2000 e' stato approvato, in sede di Conferenza di
servizi,  il  piano  di  caratterizzazione   delle   aree   pubbliche
predisposto dal commissario delegato. 
 
Progetto di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    A  partire  dal  1984,  sono  state  realizzate  delle  opere  di
contenimento, al fine di impedire la filtrazione delle acque di falda
dall'area  dello  stabilimento  verso  l'esterno.   Tali   opere   di
contenimento, costituite da una  alternanza  di  opere  in  muratura,
calcestruzzo, diaframmi plastici, jet-groutings e  trincee  drenanti,
dovranno essere sostituite con uno sbarramento continuo costituito da
un diaframma plastico cemento-bentonite, che si intesti sul substrato
marmoso impermeabile, con interposto telo in HDPE. 
    Contemporaneamente, al fine di evitare possibilita' di intrusione
delle acque del fiume Bormida all'interno dello stabilimento in  caso
di esondazione sara' necessario l'innalzamento/rafforzamento del muro
di cinta o la sostituzione dello stesso qualora risulti inidoneo e la
protezione spondale da erosione  fluviale  realizzata  con  massi  di
cava. 
    In data 7 marzo 2000 sono stati approvati i progetti  preliminari
relativi alla realizzazione del diaframma plastico  e  della  trincea
drenante. Alcune attivita' sono gia' iniziate. 
 
Briglie. 
    Per quanto riguarda la realizzazione delle briglie appare modesto
il contributo che forniscono in termini di incremento del livello  di
falda di subalveo, bisogna quindi valutare attentamente la necessita'
dell'intervento anche in termini di  rapporto  costo/beneficio  e  le
conseguenze sull'equilibrio fisico ed ecologico dell'alveo. 
 
Bacini. 
    In questo settore l'unico controllo di salvaguardia ambientale e'
il controllo indiretto, costituito dal monitoraggio del percolato  in
ingresso  al  trattamento   biologico.   Delle   impermeabilizzazioni
presenti e' assolutamente ignota la loro efficacia. E' in discussione
la  completa  rimozione  dei  bacini  stessi  e  l'invio   a   idoneo
smaltimento. 
 
Discarica di Pian Rocchetta. 
    Il progetto di massima prevede la messa in sicurezza  provvisoria
mediante cinturazione con trincee di captazione. 
    In data 4 dicembre 2000 e' stato firmato l'accordo di  programma,
ai sensi dell'art. 9, comma 4, del decreto ministeriale n.  471/1999,
relativamente al completamento degli interventi di messa in sicurezza
d'emergenza nonche' per la realizzazione degli interventi di bonifica
e ripristino ambientale del sito. 
 
 
                              PIOMBINO 
 
Comune - Localita'. 
    Piombino (LI). 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e  ripristino  ambientale  di  area  industriale  ed  ex
industriale. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente sono presenti: 
      un polo industriale di notevoli  dimensioni;  che  per  ragioni
storiche si estende verso il centro urbano della citta' e  sul  quale
sono state effettuate le  seguenti  attivita'  produttive:  attivita'
siderurgiche a ciclo integrale, centrali termoelettriche,  produzione
di laminati zincati e/o verniciati, produzione di gas tecnici  e  gas
medicali,  produzioni  di  tubazioni  zincate  e   con   rivestimento
plastico; 
      area marina antistante; 
      aree di riempimento  e  colmata  con  materiali  di  riporto  e
discariche di rifiuti prevalentemente industriali. 
    Le aree industriali in attivita' e dismesse hanno una  estensione
complessiva di circa 236 ha mentre le aree di colmata circa 567 ha  e
le discariche circa 48 ha. 
    La presenza di aree industriali a ridosso delle zone  urbanizzate
comporta un degrado ambientale e un  rischio  di  eventi  incidentali
sicuramente molto rilevante. 
    Alle attivita' industriali, si aggiunge, in  termini  di  impatto
ambientate, l'attivita' portuale caratterizzata da notevole  traffico
di materie prime destinate alle attivita' industriali e  da  traffico
turistico commerciale di collegamento con le isole. 
    I principali problemi ambientali connessi con la  presenza  delle
predette attivita' industriali possono essere cosi' sintetizzati: 
      inquinamento  atmosferico  da  polveri,  IPA,  benzene,  NOx',
SO2'; 
      accumulo di residui di lavorazioni  attuali  in  situazioni  di
rischio; 
      presenza di  rilevati  artificiali  costituiti  da  residui  di
lavorazioni industriali attuali  e  pregresse,  con  riduzione  della
percolazione delle acque meteoriche nel suolo e formazione  di  falda
artificiale contaminata; 
      discariche industriali dismesse di  rifiuti  pericolosi  ed  ex
discariche di RSU in parte ancora da bonificare; 
      eccessivo emungimento delle  acque  di  falda  con  conseguente
abbassamento del livello piezometrico ed intrusione di  un  cuneo  di
acqua salmastra; 
      presenza nelle acque superficiali  provenienti  dalla  zona  di
riempimento interna allo stabilimento siderurgico  di  IPA  ed  altri
inquinanti tipici della distillazione del carbone; 
      pH elevato di tutte le acque di drenaggio dell'area. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    Gli interventi di riempimento realizzati nelle  aree  industriali
su terreni a bassissima permeabilita', costituiti da limi compatti  e
argille, hanno determinato una sorta di "falda  sospesa  artificiale"
che  alimenta  durante  tutto  l'anno  emergenze,   solo   in   parte
conosciute. Visti i materiali con cui il riporto e' stato  realizzato
queste emergenze sono fortemente alcaline  ed  in  alcuni  casi  sono
caratterizzate  dalla  presenza   di   sostanze   provenienti   dalla
distillazione del carbon fossile. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    I costi di caratterizzazione sono stati  valutati  in  circa  4,0
miliardi di lire. Le risorse necessarie per gli interventi prioritari
e quelli di medio periodo sono stimate in circa 50 miliardi di lire. 
    Le prime stime, effettuate sulla base  dei  dati  preliminari  di
estensione e di tipologia di  inquinamento,  indicano  un  fabbisogno
totale di larga massima pari a circa 87 miliardi. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    In corso di elaborazione. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    In parte elaborati, in parte in corso di elaborazione,  in  parte
da elaborare. 
 
 
                           MASSA E CARRARA 
 
Comune - Localita'. 
    Massa, Carrara. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica dell'area industriale, della falda idrica sottostante  e
dell'area marina antistante ivi compresa l'area portuale. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente del 21 dicembre 1999 sono presenti: 
      diversi   impianti    industriali    dismessi    (farmaceutici,
petrolchimici, siderurgici, etc.); 
      una discarica di ceneri provenienti  dall'inceneritore  Cermec,
attualmente in disuso; 
      falda acquifera inquinata  dalle  attivita'  industriali  sopra
indicate; 
      l'area marina antistante la zona industriale; 
      l'area portuale; 
      aree industriali marmifere (ravaneti). 
    In particolare, per quanto riguarda  le  aree  industriali,  sono
state individuate le seguenti aree di intervento: 
      area ex Enichem (167.000 m2); 
      area ex Italiana Coke (354.000 m2); 
      area ex Dalmine (187.000 m2); 
      discarica  ex  inceneritore  Cermec  (21.481  m2);  sono  quasi
conclusi i lavori di messa in sicurezza e deve essere  completata  la
messa a dimora dei rifiuti. E' previsto un ulteriore  intervento  per
risanare le aree che non erano comprese nel primo intervento. Per  la
conclusione complessiva dei lavori  occorre  aspettare  le  verifiche
sulla falda e sul nuovo progetto; 
      discarica Buca degli Sforza; 
      area ex Resine della Farmoplant (200.000 m2); l'area  e'  stata
dichiarata bonificata con decreto regionale 9875/95 e sono  in  corso
lavori di risistemazione in vista del possibile riutilizzo; 
      area Sabed; 
      area Fibronit con presenza di lastre in cemento - amianto. 
    Il sito occupa un'area privata di  8,1  km2  e  un'area  pubblica
avente l'estensione di circa 2700 ettari. 
    L'articolo 8 del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 142,  convertito
con legge 3 luglio  1991,  n.  195  ha  disposto  interventi  per  la
riqualificazione ed  il  risanamento  ambientale  degli  stabilimenti
industriali della provincia di  Massa  Carrara  considerata  area  ad
elevato rischio di crisi ambientale. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    L'area  ex  Enichem  presenta  un'inquinamento  dei  terreni   da
metalli, pesticidi ed un inquinamento della falda  principalmente  da
pesticidi. 
    L'area ex Italiana Coke  risulta  contaminata  da  IPA,  metalli,
solventi e fenoli derivanti dalle vecchie lavorazioni della cokeria. 
    L'area ex Dalmine risulta contaminata da metalli e idrocarburi. 
    Le aree dei ravaneti sono caratterizzate  da  inquinamento  delle
sorgenti di acqua potabile e dei corpi idrici superficiali da polveri
della lavorazione del marmo. 
    Dalle indagini preliminari risulta che  l'acquifero  superficiale
presente non e' adeguatamente separato dalle falde piu'  profonde  in
quanto mancante uno strato di base impermeabile continuo. 
    La stratigrafia generale puo' essere schematizzata  nei  seguenti
orizzonti litologici: 
      materiale di riporto: spessore circa 2 metri; 
      strati a permeabilita' variabile costituiti  da  alternanze  di
argille sabbiose, sabbia e ghiaia e sabbie argillose; 
      deposito alluvionale  costituito  da  alternanze  di  ghiaie  e
sabbie. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Le prime stime, effettuate sulla base  dei  dati  preliminari  di
estensione e di tipologia di inquinamento, indicano un fabbisogno  di
larga massima pari a circa 85 miliardi. 
 
Piano di caratterizzazione. 
    In corso di elaborazione. 
 
Progetto di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Sono stati avviati interventi di bonifica dei siti industriali di
grandi dimensioni (Farmoplant, Italiana  Coke,  Enichem,  Ferroleghe,
ILVA-Dalmine) nonche' del sito dell'ex inceneritore del C.E.R.M.E.C. 
    Le bonifiche dei siti inquinati gia' approvate ed iniziate  prima
dell'entrata in vigore  del  decreto  ministeriale  471/1999  debbono
essere riprese  e  portate  a  definitivo  compimento.  Il  Ministero
dell'ambiente  sta  riconducendo  tale  procedimento  all'interno  di
quello delineato dalla  legge  241/1990  mediante  l'espletamento  di
apposite Conferenze di Servizi. 
    Deve, peraltro, essere effettuato  un  piu'  puntuale  lavoro  di
accertamento e caratterizzazione di altri siti, attesi i problemi  di
inquinamento della falda che si sono, nel frattempo, manifestati. 
 
 
                          CASALE MONFERRATO 
 
Comune - Localita'. 
    L'area comprende il territorio di 48  comuni,  dei  quali  45  in
provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e 1 in provincia
di Asti. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale di un'area industriale  dismessa
di lavorazione e produzione di manufatti  di  amianto  e  delle  aree
cittadine contaminate da amianto. 
 
Perimetrazione. 
    L'area  all'interno  del  perimetro,  definito  dal  decreto  del
Ministro dell'ambiente del 10 gennaio 2000,  e'  interessata  da  una
diffusa presenza di manufatti di amianto, alcuni dei quali  ormai  in
stato  di  avanzato  degrado  e  pertanto  altamente  pericolosi.  In
particolare nell'area sono presenti: 
      area industriale ex-Eternit, avente una superficie di 90.000 mq
circa; 
      territorio dei comuni compresi nella ex-USL 76. L'area,  avente
una superficie di circa 738,95 km2, comprende circa  96.000  abitanti
(con una densita' pari a 130 ab/km2) distribuiti in modo  disomogeneo
sul territorio. Infatti 41.700 vivono a Casale  Monferrato,  9.085  a
Trino e 3.755 a Moncalvo; la rimanente popolazione vive in 45 Comuni,
14 dei quali aventi meno di 1.000 abitanti e 11 meno di 500. 
    All'interno di questo territorio  furono  utilizzati  polveri  di
tornitura dei tubi Eternit, sfridi e scarti di lavorazione utilizzati
in sottotetti, cortili, strade, aree sportive, etc.,  per  un  volume
complessivo di circa 3.000 mc. 
    Nel territorio dei Comuni della ex-USL 76 sono presenti  in  modo
diffuso copertura di edifici pubblici e privati, aventi  le  seguenti
superfici: 
      edifici pubblici: 300.000 mq; 
      edifici privati, 1.700.000 mq. 
    Nel territorio perimetrato, vicino allo stabilimento Eternit, era
inoltre presente materiale da rimuovere lungo la  sponda  destra  del
Po, il cui volume e' stato stimato in 2.000 m3. 
    Il territorio di Casale Monferrato ed i territori  facenti  parte
della ex-USL 76 sono stati inseriti, con il  decreto-legge  461/1996,
tra  le  "aree  critiche  ad  elevata  concentrazione  di   attivita'
industriali". 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    Dal punto di vista morfologico l'area e'  in  parte  pianeggiante
(territorio di 13 Comuni) ed in parte  collinare  (territorio  di  35
Comuni). 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Per il completamento degli interventi di  messa  in  sicurezza  e
bonifica e' stato stimato un fabbisogno pari a 18,3 miliardi di  lire
(approvazione mediante DGR n. 52-26047 del 23 novembre 1998). 
    In favore dell'area  sono  gia'  state  assegnate  dal  Ministero
dell'ambiente risorse pari a 20 miliardi di lire per il finanziamento
dei primi interventi  di  risanamento  previsti  nel  Piano  all'uopo
predisposto dalla regione  Piemonte  ed  adottato  con  delibera  del
Consiglio regionale dell'11 dicembre 1996 per una somma globale di L. 
79,8 mld di cui richiesti 46,8 mld, gia'  finanziati  o  cofinanziati
28,5 mld. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    Sono state individuate le zone da bonificare. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    La giunta regionale del  Piemonte  ha  individuato,  con  DGR  n.
104-20940  del  14  luglio  1997  e  successive  modifiche,  l'elenco
generale degli interventi contemplati nel piano dell'area critica  ad
elevata concentrazione di attivita' industriali di Casale Monferrato,
poi approvato dal Ministero dell'ambiente con nota del 24 luglio 1997
(prot. n. 17566/ARS/M/DI/VDA): L. 137/1997. 
    Il Piano individua le attivita' da intraprendere per la rimozione
dei fattori di criticita' e, oltre al completamento  delle  opere  di
bonifica dello  stabilimento  Eternit,  prevede  in  via  prioritaria
l'allestimento di una discarica  monouso  al  servizio  di  tutto  il
territorio,  indispensabile  per  consentire  l'avvio  dell'opera  di
risanamento ed idonea ad accogliere e smaltire grossi quantitativi di
rifiuti di amianto (circa 100.000 metri cubi). Di  tale  impianto  e'
stata prevista una vasca di 5.000 mc con caratteristiche di discarica
di tipologia  2C  per  rifiuti  gia'  classificabili  tossico-nocivi,
destinata ad accogliere polverino e materiale di  cemento  -  amianto
estremamente  deteriorabile,  rifiuti  non   altrimenti   smaltibili,
sottoposta  alla  valutazione  di  impatto   ambientale,   conclusasi
favorevolmente con il Dec/VIA/5469 del 16 novembre 2000. 
    Le  opere  di  bonifica  saranno  precedute  da   uno   specifico
censimento delle fonti di inquinamento per stabilire le priorita'  di
intervento  e  vigilate  in  corso  di  esecuzione  mediante   idonee
attivita' di monitoraggio. 
    Nel   piano   e'   stata   altresi'   inserita   l'attivita'   di
sperimentazione   di   procedimenti   di    inertizzazione    termica
dell'amianto, finalizzata alla  rimozione  delle  caratteristiche  di
pericolo dell'amianto ed alla riduzione volumetrica dei rifiuti  onde
facilitarne il recupero. In tale ottica sara' allestito  un  impianto
pilota di inertizzazione termica delle fibre di amianto. 
    Le previste attivita' di rimozione  e  smaltimento  hanno  finora
riguardato  sia  gli  utilizzi  impropri  di  polveri  e  scarti   di
lavorazione che le coperture degli edifici pubblici e  privati.  Allo
stato sono  stati  bonificati  33.235  mq  di  coperture  in  cemento
amianto,  sono  state  rimosse  fonti   inquinanti   puntuali   nello
stabilimento ex Eternit di Casale ed e' stata bonificata la discarica
posta sulla sponda del fiume Po, in  prossimita'  dello  stabilimento
medesimo, oltre le avviate attivita' di  monitoraggio,  censimento  e
indagine epidemiologica. 
 
 
              LITORALE DOMITIO FLEGREO ED AGRO AVERSANO 
 
Comune - Localita'. 
    L'area  perimetrata  comprende  il  territorio  di   59   Comuni,
appartenenti alle province di Napoli e Caserta. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica  e  ripristino  ambientale  di  aree   inquinate   dallo
smaltimento abusivo di rifiuti, fascia costiera antistante. 
 
Perimetrazione. 
    Il Ministro dell'ambiente,  in  deroga  alla  normativa  vigente,
definisce il perimetro dell'intervento d'intesa  con  il  commissario
delegato - Presidente della regione Campania (Ordinanza n. 2948, art. 
4, comma 2, del 25 febbraio 1999). Il decreto  di  perimetrazione  e'
stato firmato in data 10 gennaio 2000. 
    L'area perimetrata e' caratterizzata dalla  presenza  diffusa  di
numerose discariche di rifiuti  urbani  ed  industriali.  L'attivita'
condotta dalla commissione parlamentare di inchiesta sui  rifiuti  ha
consentito di dare una dimensione alle discariche abusive  effettuate
nel territorio in questione. 
    Ulteriori approfondimenti condotti  nell'ambito  delle  attivita'
poste in essere con le ordinanze di Protezione civile  relative  alla
gestione dei rifiuti nel  territorio  della  regione  Campania  hanno
aggiunto a quelli gia' noti ulteriori siti. 
    Nel perimetro e' anche compresa la fascia costiera che si estende
per circa 75 km. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    Lo smaltimento abusivo dei rifiuti ha  comportato  l'inquinamento
diffuso del suolo mentre la mancata tutela delle acque ha causato  la
contaminazione dei sedimenti e delle acque dei bacini lacustri. Anche
le falde superficiali, a causa della  presenza  delle  discariche  di
rifiuti senza  impermeabilizzazione  di  fondo,  hanno  subito  gravi
fenomeni di compromissione della qualita' delle acque. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Una stima  preliminare  effettuata  dal  commissario  delegato  -
Presidente della regione Campania quota a 150 mld  il  fabbisogno  di
larga massima per la bonifica e ripristino ambientale dell'area. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    E' stato predisposto e consegnato al commissario un protocollo di
linee guida per la caratterizzazione delle aree a terra e a mare. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    Da elaborare. 
    Dopo la fase di razionalizzazione ed accelerazione  del  processo
d'individuazione  e  caratterizzazione  dei  siti   inquinati   sara'
necessario procedere alla progettazione degli interventi, utilizzando
a tal fine tutti gli strumenti disponibili per un accurata diagnosi e
tutela del territorio. Concomitanti attivita'  di  progettazione  nel
settore degli scarichi e della gestione dei rifiuti dovranno bloccare
nuovi inquinamenti. 
 
                               PITELLI 
 
Comune - Localita'. 
    La Spezia (localita' Pitelli), Lerici (La Spezia), Arcola. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica  e  ripristino  ambientale  di  discariche  di   rifiuti
pericolosi, di siti industriali e area marina antistante. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente del 10 gennaio 2000 sono presenti: 
      discariche di rifiuti urbani speciali e pericolosi illegalmente
utilizzata  per  lo  smaltimento  di  rifiuti  altamente   pericolosi
(Ruffino - IPODEC); 
      aree di smaltimento abusivo di rifiuti industriali (area  "Tiro
al Piattello" e "Campetto"; 
      area Enel di produzione energia elettrica; 
      siti  di  stoccaggio  (carbonili)  della  centrale  a   carbone
dell'Enel (1.200 MW); 
      area industriale Oto Breda per la produzione di armi; 
      area industriale PBO per la produzione di ossidi di piombo; 
      area Pertusola, dismessa da circa 30 anni, per la produzione di
piombo; 
      area cantieri navali  dove,  prima  degli  anni  '80,  venivano
effettuate, tra  l'altro,  scoibentazioni  di  materiali  a  base  di
amianto. 
    La superficie delle aree private e' di circa 168  ettari,  mentre
quella delle aree pubbliche e' di 1.715 ettari. I  rifiuti  abbancati
dall'inizio dell'attivita' della discarica sono costituiti  da  varie
tipologie di  rifiuti  industriali  classificabili  come  pericolosi,
quali intermedi di lavorazione dei silani, residui  di  catalizzatore
di nichel esausto. I rifiuti sono stati altresi' rinvenuti in un'area
adibita a parcheggio dei mezzi per la raccolta dei rifiuti. 
    Tale situazione ha comportato un inquinamento, non solo del suolo
e sottosuolo, ma anche delle falde acquifere superficiali e  profonde
dove si e' rilevata la presenza di  alte  concentrazioni  di  metalli
pesanti  (mercurio,  piombo,  cadmio,  cromo  e  nichel),  oltre  che
inquinanti di origine organica. 
    Il sito, gia' oggetto di indagini dell'Autorita' giudiziaria che,
a  partire  dal  1994,  hanno  portato  ad  avvisi  di   garanzia   e
incriminazioni di tecnici e  amministratori,  e'  stato  posto  sotto
sequestro nell'ottobre  1996  e  successivamente  dissequestrato  nel
1999. 
    Le  indagini  preliminari  disposte  dalla   Magistratura   hanno
riscontrato, nelle acque sotterranee del sito, alte concentrazioni di
piombo, di rame, di arsenico ed inoltre emissioni  spontanee  di  gas
ammoniacale e miscele gassose di metano ed  acetilene  e  di  glicole
etilenico. 
    La Procura della Repubblica di La Spezia  ha  disposto,  inoltre,
una perizia per incidente probatorio attuato da un collegio  peritale
che  ha  effettuato  indagini  di   caratterizzazione   dei   rifiuti
rinvenuti. 
    Il Ministero dell'ambiente si  e'  costituito  parte  civile  nel
procedimento penale aperto presso il Tribunale di La Spezia. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    L'area in esame, ubicata nella parte orientale del territorio del
comune di La Spezia e per una piccola porzione nel comune di  Lerici,
fa parte del promontorio del Golfo di La Spezia. 
    I   litotipi   in   affioramento   sono   costituiti   da   rocce
prevalentemente a bassa permeabilita', con  conseguente  circolazione
idrica sotterranea  non  ben  definita  ed  assenza  di  sorgenti  di
consistenza significativa.  Nel  sottosuolo  del  sito  e'  possibile
distinguere   due    complessi    idrogeologici    a    comportamento
diversificato: 
      substrato  lapideo  a  permeabilita'   scarsa   -   media   per
fratturazione, 
      complesso   sedimentario   costituito   da   depositi   attuali
prevalentemente  alluvionali  (alvei  minori)  ed  in   parte   dalle
alluvioni fluvio-lacustri di fondovalle. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    I costi di bonifica sono stati stimati pari a circa  75  miliardi
di lire. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    Nel   novembre   2000   e'   stato   presentato   il   piano   di
caratterizzazione dell'area ex IPODEC. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    Nel novembre 2000 e' stato presentato un progetto preliminare per
la messa in sicurezza della discarica Ruffino-Pitelli. 
 
                              BALANGERO 
 
Comune - Localita'. 
    Balangero e Corio. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Messa in sicurezza e  bonifica  miniera  di  estrazione  amianto,
discariche annesse, vasche di  decantazione  fanghi,  e  stabilimento
industriale. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente del 10 gennaio 2000 sono presenti: 
      zona di estrazione; 
      stabilimento ed impianti per la lavorazione dell'amianto; 
      due discariche lapidee; 
      vasche di decantazione fanghi. 
    La superficie dell'area perimetrata e' pari a circa 310 ettari. 
    Nella miniera S. Vittore di Balangero e' stato  estratto  amianto
di serpentino a partire  dagli  anni  `20  sino  al  1990,  anno  del
fallimento  della  societa'  Amiantifera  di  Balangero  S.p.a.  Tale
produzione ha comportato la messa a  dimora  nei  siti  limitrofi  ai
bacini di coltivazione di circa 40 milioni di metri cubi di materiali
(di cui 800.000 metri cubi di amianto in fibra  libera),  proveniente
dal processo di arricchimento del minerale) e roccia a  basso  tenore
di minerale e terreni di copertura). 
    Le discariche insistenti sul versante  Corio  hanno  un  notevole
impatto  visivo  non  essendo  per   nulla   rivegetate   ed   avendo
un'inclinazione media degli accumuli decisamente superiore  a  quella
delle discariche sul  lato  Balangero.  La  situazione  del  versante
orientale della discarica e' critica in quanto, mancando  il  gradone
di contenimento, il versante e' soggetto a fenomeni  di  instabilita'
che hanno prodotto lo scivolamento  verso  valle  di  almeno  500.000
metri cubi di materiale. 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
    L'area si estende sui due versanti di una dorsale montuosa che si
snoda nella direzione ovest-est e si articola in  tre  cime.  Tra  la
prima e la seconda cima e'  localizzato  il  bacino  di  coltivazione
della ex miniera avente un'area di circa 50 ettari (oggi divenuto  un
lago di 10 ettari circa); tra la seconda e la terza, lungo una  vasta
area quasi pianeggiante, e a valle di questa, a nord verso Corio e  a
sud  verso  Balangero,  e'  localizzata  l'area  di  discarica.   Gli
stabilimenti di lavorazione ed i depositi si trovano a sud del bacino
di coltivazione, sul lato Balangero. 
    La stratigrafia dei terreni puo' essere cosi  schematizzata  (dal
basso verso l'alto): 
      substrato roccioso di rocce metamorfiche a bassa permeabilita';
terreni sedimentari a bassa e media permeabilita'; 
      strati di ricopertura di sterili di cava e di lavorazione. 
    Attualmente  le  discariche  ubicate   sul   versante   Balangero
presentano problemi di carattere idrologico,  in  quanto,  nel  corso
degli anni, la  rete  di  raccolta  delle  acque  superficiali,  gia'
sottodimensionata all'origine,  ha  perso  la  sua  efficienza  dando
origine a fenomeni  erosivi  che  in  alcuni  settori  hanno  causato
instabilita' anche severe se pur localizzate. 
    Recenti indagini geognostiche (gennaio  1999)  hanno  evidenziato
strati di ricopertura di sterili di cava e di lavorazione maggiori di
15 metri rispetto alla cartografia esistente. 
    Sull'intera discarica lato Corio  manca  ogni  regimazione  delle
acque superficiali, che scorrono libere su forti pendenze  provocando
fenomeni erosivi  del  materiale  detritico  fino  a  determinare  il
manifestarsi di fenomeni calancoidi. 
    Un ulteriore problema ambientale e' rappresentato dalle vasche di
decantazione del materiale fine (fanghi) in localita' "Rio Pramollo". 
Si tratta di sedimenti prevalentemente limosi, derivanti da attivita'
di recupero degli sterili a  granulometria  fine  (30%  di  fibre  di
amianto in fibre libere) e dalle acque di lavaggio degli  sterili  in
pezzatura  grossolana,  venduti  a  terzi  come  inerti.  Il   volume
accumulato e' stimato intorno ai 15.000 metri cubi. 
    Le aree di accumulo sono prive  di  copertura  vegetale,  esposte
agli  agenti  atmosferici  e   quasi   completamente   essiccate   in
superficie. Le analisi eseguite dall'ARPA mostrano che e' in atto  un
fenomeno di dilavamento dei sedimenti ad opera delle  acque  del  rio
Pramollo. 
    Sei ulteriori bacini assimilabili a quelli sopra  descritti  sono
presenti nelle aree dell'ex miniera. Il volume accumulato e'  stimato
in 40.000 metri cubi. Anche in questo caso le aree di  accumulo  sono
attualmente esposte agli agenti atmosferici. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    La legge n. 257/1992 ha stanziato la somma  di  30  miliardi.  Il
progetto di massima per il  risanamento  ambientale  dell'area  fatto
redigere dalla regione Piemonte  nel  1993  individua  un  fabbisogno
finanziario di lire 52 miliardi e 47 milioni. Recenti  previsioni  di
spesa stimano in  lire  62  miliardi  e  197  milioni  il  fabbisogno
globale. Dei 32 ulteriori miliardi sono  impegnabili  entro  il  2000
circa 10 miliardi. 
 
Piani di caratterizzazione. 
    Sono disponibili indagini  geognostiche  pregresse,  sia  per  il
versante  Balangero  che  per  il   versante   Corio   (12   sondaggi
stratigrafici) e nuove indagini geosismiche per il versante Corio. 
 
Progetto di messa in sicurezza e bonifica. 
    L'intervento di bonifica  e'  attualmente  affidato  alla  R.S.A.
S.r.l.,  societa'  di  scopo  a  capitale  pubblico   (enti   locali)
costituita  in  attuazione  del  gia'  citato  Accordo  di  programma
interministeriale. 
    Oltre ai gravi problemi di carattere  statico,  idrogeologico  ed
idraulico degli accumuli di discarica sui  versanti  di  Balangero  e
Corio, il progetto di massima di bonifica  suddetto  individuava  uno
stato di contaminazione diffusa da polvere di  amianto  in  tutte  le
aree dello stabilimento ed evidenziava l'assoluta necessita'  di  una
messa in sicurezza dei fabbricati (superficie coperta  di  60.000  mq
circa), preliminare alla loro demolizione. Per quanto attiene la zona
dell'ex bacino di coltivazione, il  progetto  redatto  nel  1993  non
prevedeva alcuna misura di messa in sicurezza ma solo un  divieto  di
accesso all'area se non per interventi di manutenzione e controllo da
parte di addetti specializzati ed un sistema di monitoraggio continuo
delle condizioni statiche ed ambientali dell'area. 
    Purtroppo le demolizioni dei fabbricati  sono  state  avviate  da
soggetti terzi, aggiudicatari di asta  fallimentare  dei  beni  della
fallita Amiantifera Balangero, ed eseguite in difformita' dalle norme
sull'igiene e sicurezza del lavoro. Per tale motivo, tale cantiere e'
stato lungamente sotto sequestro dell'Autorita' giudiziaria. 
 
Stato della progettazione degli interventi. 
    Progetto di massima redatto dalla Finpiemonte S.p.a. su  incarico
della regione Piemonte, approvato dal Comitato tecnico  operativo  di
coordinamento previsto dal citato Accordo di programma tra  Ministero
dell'ambiente, Ministero  dell'industria,  Ministero  della  sanita',
regione  Piemonte,  Comunita'  montana  Valli  di  Lanzo,  comune  di
Balangero e approvato dalla giunta regionale del Piemonte con DGR  n.
206-29184 del 25 ottobre 1993. 
 
Progettazioni per lotti  funzionali  redatte  ai  sensi  della  nuova
normativa sui lavori pubblici (legge n. 109/1994 e s.m.i.) e comunque
riportati nell'ambito  del  procedimento  istruttorio  e  approvativo
condotto dal  Ministero  dell'ambiente  nell'ambito  della  legge  n.
241/1990. 
    Progetti preliminari: 
      opere di contenimento al piede discarica lato Balangero; 
      opere di bonifica e risanamento ambientale bacino Rio S. Biagio
e altri bacini (progettazione in corso). 
    Progetti definitivi: 
      sistemazione idrogeologica ed idraulica lato  Corio:  approvato
dal CTOC e presentato al Min. Amb. per l'approvazione; 
      opere di messa in sicurezza e risanamento ambientale vasche Rio
Pramollo:  approvato  dal  CTOC  e  presentato  al  Min.   Amb.   per
l'approvazione; 
      canale  scolmatore  dell'ex  bacino  di  coltivazione   (lago):
approvato dal CTOC e presentato al Min. Amb. per l'approvazione; 
      recinzione fascia di rispetto versante  lato  Corio:  approvato
dal CTOC e presentato al Min. Amb. per l'approvazione. 
    Progetto esecutivo: 
      sistemazione  idrogeologica  ed   idraulica   lato   Balangero:
approvato dal CTOC, approvato da una Conferenza dei  servizi  indetta
ai sensi dell'art. 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e inviato per
conoscenza al Min. Amb.; opere in fase di realizzazione. 
    Al momento attuale  non  sono  stati  redatti,  per  mancanza  di
risorse, i progetti relativi alle seguenti opere,  ritenute  peraltro
indispensabili: 
      recinzione complessiva dell'area; 
      strada di accesso alle vasche di decantazione Rio Pramollo; 
      bonifica del bacino di coltivazione (lago di cava); 
      bonifica e demolizione impianti e magazzini. 
    Le  progettazioni  effettuate  a  tutto  il  giugno  2000   hanno
determinato una spesa di L. 1.300.000.000. 
 
Interventi gia' realizzati e appaltati. 
    La R.S.A. S.r.l. esegue una parte delle attivita' di  risanamento
ambientale in amministrazione diretta, attraverso personale operativo
composto da sette operai, un responsabile tecnico (in  attuazione  di
quanto indicato dall'art. 11 della legge n. 257/1992). 
    Le attivita' svolte in amministrazione diretta, dal novembre 1995
al giugno 2000, hanno determinato opere ed  investimenti  finalizzati
alla loro realizzazione, ad oggi quantificabili in L. 5.600.000.000 e
sono sinteticamente le seguenti: 
      1) stesa collante con cadenza annuale mediante elicottero sulla
discarica versante di Corio per limitare la dispersione di  fibre  di
amianto nell'ambiente dal 1995 al 1999; 
      2)   installazione   ed   esercizio   rete   di    monitoraggio
meteorologico ambientale (cinque stazioni); 
      3)   esecuzione   campagne   di   rilievo   inclinometrico    e
installazione di cinque nuovi inclinometri; 
      4) installazione segnaletica dissuasiva dell'accesso alle  aree
dell'ex miniera; 
      5) costruzione ed esercizio impianto logistico di cantiere  per
le proprie maestranze ed in grado  di  ospitare  i  lavoratori  delle
imprese   appaltatrici   dei   lavori,   per   le    operazioni    di
decontaminazione da amianto di personale e mezzi d'opera; 
      6) messa in sicurezza di un cumulo di amianto in fibra (mc  130
ca.) abbandonato all'aperto; 
      7) allestimento ed esercizio due vivai per  la  sperimentazione
di specie erbacee,  arboree  ed  arbustive,  per  gli  interventi  di
ingegneria  naturalistica  e  la  rivegetazione   dei   versanti   di
discarica; 
      8) sistemazione rete viaria  interna  al  sito  e  manutenzione
relativa; 
      9) messa in sicurezza di due silos contenenti amianto  (300  mc
circa). 
    Sono, inoltre, in fase di realizzazione  le  opere  previste  dal
progetto per la sistemazione idrogeologica ed idraulica del  versante
Balangero. Tali opere sono eseguite parte in amministrazione diretta,
parte in appalto. L'attivita' in amministrazione diretta e'  iniziata
nel dicembre 1998 e nel luglio  1999  e'  avvenuta  la  consegna  dei
lavori per le opere appaltati. 
    L'impegno complessivo di spesa  per  tale  intervento  e'  di  L.
3.470.000.000. Contestualmente sono  state  svolte  le  attivita'  di
integrazione  alla  progettazione  per  la  messa  in  sicurezza  del
versante Corio, disposte dalle Conferenze di servizi tenute  in  piu'
riprese, presso il  Ministero  ambiente,  ai  sensi  della  legge  n.
241/1990. Per il mese di marzo 2001 e'  prevista  l'approvazione  del
progetto definitivo. 
 
Ordinanze ai sensi dell'art. 17 del decreto legislativo n. 22/1997 e 
art. 8 del decreto ministeriale n. 471/1999 
    Ai sensi e per gli effetti del combinato  disposto  dell'art.  17
del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e decreto ministeriale
25 ottobre 1999, n. 471, il comune di Balangero ha notificato: 
      ordinanza n. 809 del 23 marzo 2000  nei  confronti  del  signor
Paolo Diotti in qualita'  di  amministratore  delegato  della  I.C.R.
S.r.l., dell'avv. Giancarlo Castagni, in  qualita'  di  curatore  del
fallimento dell'ex  Miniera  Amiantifera  di  Balangero  e  del  sig.
Puccini Torello,  in  qualita'  di  liquidatore  dell'Amiantifera  di
Balangero S.p.a.; 
      ordinanza n. 829 dell'11 ottobre 2000 nei confronti del  signor
Puccini Torello,  in  qualita'  di  liquidatore  dell'Amiantifera  di
Balangero S.p.a.; 
      ordinanza n. 828 dell'11 ottobre 2000 nei confronti del  signor
Paolo Diotti in qualita'  di  amministratore  delegato  della  I.C.R.
S.r.l., dell'avv. Giancarlo Castagni, in  qualita'  di  curatore  del
fallimento dell'ex  Miniera  Amiantifera  di  Balangero  e  del  sig.
Puccini Torello,  in  qualita'  di  liquidatore  dell'Amiantifera  di
Balangero S.p.a.; 
      ordinanza n. 830 dell'11 ottobre 2000 nei confronti del  signor
Paolo Diotti in qualita'  di  amministratore  delegato  della  l.C.R.
S.r.l., dell'avv. Giancarlo Castagni, in  qualita'  di  curatore  del
fallimento dell'ex Miniera Amiantifera di Balangero, del sig. Puccini
Torello, in qualita' di  liquidatore  dell'Amiantifera  di  Balangero
S.p.a., del signor De Vecchi Diego, del sig. Rossetti  Sergio  e  del
sig. Jochen Kiesel in qualita' di titolare della Kiesel & Co. 
    A seguito di ricorsi giurisdizionali  tempestivamente  notificati
al comune di Balangero: 
      l'avv.  Giancarlo  Castagni  chiedeva  l'annullamento,   previa
immediata sospensione, delle ordinanze n. 809 del 23 marzo  2000,  n.
828 e 830 dell'11 ottobre 2000, la cui efficacia veniva  sospesa  dal
Tribunale regionale amministrativo del Piemonte con provvedimento del
22 febbraio 2001; 
      i signori  De  Vecchi  e  Rossetti  chiedevano  l'annullamento,
previa immediata sospensione, dell'ordinanza n. 830  dell'11  ottobre
2000,  la  cui  efficacia  veniva  sospesa  dal  Tribunale  regionale
amministrativo del Piemonte con provvedimento del 22 febbraio 2001; 
      la I.C.R.  S.r.l.  chiedeva  l'annullamento,  previa  immediata
sospensione, delle ordinanze n. 828 e 830 dell'11 ottobre 2000 ed  il
Tribunale regionale amministrativo del Piemonte rimetteva la  propria
decisione ad una successiva sentenza. 
    Altre ordinanze sono  in  corso  per  garantire  la  fattibilita'
dell'intera area. 
 
                           PIEVE VERGONTE 
 
Comune - Localita'. 
    Pieve Vergonte (VCO), Vogogna, Piedimulera. 
 
Tipologia dell'intervento. 
    Bonifica e ripristino ambientale di  area  industriale  in  parte
dismessa, del territorio comunale di  Pieve  Vergonte,  del  torrente
Marmazza, del fiume Toce, del lago Mergozzo, di  una  zona  del  lago
Maggiore e del conoide del torrente Anza. 
 
Perimetrazione. 
    All'interno del  perimetro  definito  dal  decreto  del  Ministro
dell'ambiente del 10 gennaio 2000 sono presenti: 
      gli insediamenti industriali dell'Enichem; 
      le zone di discarica; 
      il territorio comunale di Pieve Vergonte; 
      il conoide del torrente Anza; 
      il  tratto  del  torrente  Marmazza   che   scorre   sotto   lo
stabilimento fino alla confluenza con il fiume Toce; 
      il tratto dell'asta fluviale del fiume  Toce  compreso  tra  la
citata confluenza e la immissione nel lago Maggiore; 
      la porzione di lago Maggiore  compresa  tra  Ispra  (a  sud)  e
Ghiffa (a nord); 
      il lago di Mergozzo. 
    Lo  stabilimento  chimico  dell'Enichem  immediatamente  ad   est
dell'abitato  di  Pieve  Vergonte,  e'   sorto   intorno   al   1915,
sviluppandosi  con   produzioni   collegate   alle   seguenti   linee
principali: 
      clorosoda; 
      acido solforico con forni di arrostimento di pirite. 
    Durante la seconda guerra mondiale, fu attivato un centro chimico
militare di produzioni belliche, non note. Da informazioni verbali si
sono potute ricostruire le principali produzioni relative al  periodo
1948-1960: 
      clorosoda con celle Krebs; 
      acido solforico con forni di arrostimento di pirite; 
      oleum; 
      acido clorosolfonico; 
      ammoniaca sintetica da craking metano; 
      solfuro di carbonio; 
      cloralio; 
      D.D.T.; 
      acido ossalico; 
      fertilizzanti a base di azoto-fosforo-potassio; 
      monoclorobenzeni e diclorobenzeni; 
      solfato ammonico; 
      tetracloruro di carbonio. 
    Le informazioni piu' affidabili iniziano nel 1960. La  produzione
di D.D.T. e' stata fermata il 30 giugno 1996. Il 30 giugno 1997, sono
state fermate le produzioni di cloralio ed acido clorosolfonico. 
    Alla data 1 gennaio 1997, l'assetto produttivo era il seguente: 
 
    

+===============================+====================================+
|           Impianti            |              Prodotti              |
+===============================+====================================+
|Clorosoda                      |  Cloro                             |
|                               |  Soda caustica                     |
|                               |  Ipoclorito di sodio               |
|                               |  Idrogeno                          |
+===============================+====================================+
|Acido solforico                |  Acido solforico                   |
|                               |  Oleum                             |
|                               |  Bisolfito sodico                  |
+===============================+====================================+
|Cloroaromatici                 |  Clorobenzene                      |
|                               |  Diclorobenzeni                    |
|                               |  Clorotolueni                      |
|                               |  Diclorotolueni                    |
|                               |  Acido cloridrico                  |
+===============================+====================================+

    
 
    Lo stabilimento e' inoltre dotato dei seguenti servizi ausiliari: 
      due  centrali  idroelettriche  (Cepporelli   e   Megolo),   che
consentono di coprire il 60% circa del fabbisogno dello stabilimento; 
      una centrale termica per la distribuzione del vapore.  In  essa
s'impiega  metano  (proveniente  dal  metanodotto   SNAM),   idrogeno
(proveniente  dall'impianto  Elettrolisi)  e   se   necessario   olio
combustibile; 
      caldaia per il recupero del calore di combustione dello  zolfo,
installata nell'impianto acido solforico, con  produzione  di  vapore
che viene immesso nella rete di distribuzione; 
      un termodistruttore in grado di trattare 1200 Nm3/h di off-gas,
dotato di recupero di calore con produzione di vapore  immesso  nella
rete di distribuzione. 
    Per quanto riguarda la tipologia degli  inquinanti  presenti,  si
devono evidenziare seguenti composti chimici: DDT  e  suoi  derivati,
composti organici anche clorurati e metalli pesanti (Fe, Cd, Hg.  As,
...). 
 
Principali caratteristiche ambientali. 
 
Geologia. 
    Lo stabilimento Enichem ubicato nel tratto del  fondovalle  della
Val d'Ossola, alla destra idrografica  del  fiume  Toce,  si  estende
nella pianura Ossolana, che nella zona di Pieve Vergonte ha una quota
di 230-250 metri. Le origini di tale pianura sono strettamente legate
all'orogenesi alpina; l'intensita' di tali fenomeni  e'  testimoniata
dalla morfologia impervia e dalla  natura  metamorfica  ed  intrusiva
delle rocce affioranti provenienti, in seguito a  forti  dislocazioni
verticali, da zone piuttosto profonde della crosta terrestre. 
    Tutte  le  coltri  clastiche  di  copertura  presenti   nell'area
considerata  sono  riferibili  al  periodo  Quaternario.  Per  quanto
riguarda le coltri di natura alluvionale  insistenti  lungo  le  aste
fluviali, si osserva che in corrispondenza del tronco medio-terminale
dal fiume Toce (ovvero  nel  tratto  compreso  tra  Crevoladossola  e
Fondotoce) si estende una copertura alluvionale di potenza rilevante,
valutata intorno ai 200-220 metri all'altezza di Pallanzeno. Lungo la
fascia alluvionale si osserva una netta transizione granulometrica in
senso verticale ed orizzontale in  direzione  di  Fondotoce:  infatti
spostandosi da monte a valle la componente clastica riduce fortemente
la propria taglia per cui,  nella  zona  di  Gravellona,  i  depositi
fluviali sono di natura sabbiosa. 
 
Morfologia. 
    Morfologicamente l'area in esame  rappresenta  parte  del  bacino
idrografico del fiume Toce, che impostato sulla  Linea  Insubrica  e'
stato  caratterizzato  da  una  impostazione  glaciale  cui   si   e'
sovraimposta una successiva fase fluvio-glaciale. 
    Le azioni di escavazione  glaciale,  insieme  alla  conformazione
tettonica e litologica delle  masse  geologiche,  hanno  favorito  la
formazione di una valle principale di confluenza in cui si  innestano
valli laterali sospese. 
    In corrispondenza delle confluenza tra il  torrente  Anza  ed  il
Toce (circa  1  km  a  nord  di  Pieve  Vergonte)  si  e'  sviluppata
un'importante conoide di  deiezione,  la  quale  ha  progressivamente
confinato il decorso del Toce lungo il versante opposto della  valle.
In corrispondenza dei piu' modesti bacini dei  torrenti  Arsa  e  San
Carlo (immediatamente a sud di Pieve  Vergonte)  giacciono,  inoltre,
conoidi di dimensioni piu' contenute. 
 
Idrografia e idrologia. 
    Il bacino idrografico del fiume Toce si sviluppa  prevalentemente
nel territorio della Val d'Ossola ed  ha  una  estensione  areale  di
circa 1532 kmq, con uno sviluppo longitudinale massimo dell'asta  del
fiume Toce di 75 km. 
    La rete idrografica che alimenta il fiume  Toce  e'  notevolmente
ramificata ed il Toce stesso riceve la portata di numerosi affluenti,
tra i quali il torrente Anza, il torrente Marmazza che si immette nel
Toce alcune centinaia di metri a valle dello stabilimento Enichem. 
    La portata media del Toce (stazione  di  Candoglia)  nel  periodo
1933-1963 e'  stata  pari  a  67  m3/s.  In  occasione  dei  fenomeni
meteorici piu' significativi le portate che confluiscono dal Toce  al
lago Maggiore arrivano ad oltre  3.000  m3/s.  Nel  tratto  di  Pieve
Vergonte la portata del  fiume  Toce  e'  inferiore  a  quella  sopra
riportata in quanto parte dell'acqua viene  derivata  nel  canale  di
derivazione. La derivazione arriva fino al comune di Megolo. 
    Sulla base delle informazioni raccolte le portate del canale  non
sono registrate ma sono ricavabili in base  all'energia  prodotta.  I
quantitativi sono comunque significativi e la portata media annua  e'
di 40 m3/s, variabile da un minimo di 26 m3/s nel  periodo  autunnale
ed invernale e un massimo di 75 m3/s tra aprile ed agosto. 
    Il torrente Anza e' il corso d'acqua  che  presenta  le  maggiori
portate nei mesi di maggio-giugno (scioglimento delle nevi)  e  magre
invernali ed estive. 
    Il torrente Marmazza, a differenza  dell'Anza,  drena  un  bacino
molto piccolo e normalmente ha una portata molto limitata  o  risulta
asciutto, presentando piene solo in  concomitanza  di  precipitazioni
meteoriche particolarmente intense. 
 
Idrogeologia. 
    Nell'area del sito e' stato individuato un acquifero freatico  il
cui livello si attesta ad una profondita' media di 6 metri dal  piano
campagna. La  base  dell'acquifero  non  e'  stata  intercettata  dai
sondaggi realizzati nell'area, che  hanno  raggiunto  la  profondita'
massima di 43 metri. 
    Il livello di base dell'acquifero nella zona dell'impianto e'  il
fiume Toce verso il quale drenano le  acque  sotterranee.  Gli  altri
corsi d'acqua presenti nella zona studiata, sono pensili  e  mostrano
cioe' quote superiori (circa 2  metri)  rispetto  alla  falda  ed  e'
pertanto ipotizzabile che le acque degli  affluenti  del  fiume  Toce
possano disperdersi parzialmente. 
 
Costi di messa in sicurezza e/o bonifica. 
    Le prime stime, effettuate sulla base  dei  dati  preliminari  di
estensione e di tipologia di inquinamento, indicano un fabbisogno  di
larga massima pari a circa 108 miliardi. 
    In  particolare  i  costi  per  lo  studio   di   impatto   dello
stabilimento sul territorio circostante e di caratterizzazione  delle
aree esterne al sito sono stati stimati dalla regione Piemonte pari a
circa 2 miliardi di lire. 
 
Piani di caratterizzazione. 
 
Suoli e rifiuti. 
    a) Relativamente all'area interna  all'insediamento  industriale,
la  caratterizzazione  deve  essere  completata  in  tutte  le   aree
accessibili secondo una maglia di 25x  25  metri,  comprese  le  aree
occupate dagli impianti attivi Tessenderlo.  Per  quanto  riguarda  i
rifiuti vicini  a  fonti  di  contaminazione,  questi  devono  essere
classificati utilizzando le classi 06 e 07 del codice CER,  prima  di
essere avviati allo smaltimento nel  rispetto  dei  criteri  indicati
dalla delibera 27 luglio 1984, mentre per i terreni risultanti  dalla
bonifica che non risultano contaminati, la codifica CER da  applicare
e' la 170501 (terre e  rocce).  Su  tutti  i  campioni,  deve  essere
inoltre effettuata la determinazione analitica dei  contaminanti  per
la frazione inferiore a 2 mm mentre per quella  superiore  (a  2  mm)
deve essere effettuata la prova dell'eluato alla CO2.  Nel  caso  di
materiale da riporto non costituito da materiale vergine di cava,  ma
da rifiuti derivanti dal ciclo produttivo, la caratterizzazione  deve
essere effettuata sulla  totalita'  del  materiale  indipendentemente
dalle dimensioni granulometriche. 
    b)  Per  l'area  esterna,  compresa  nella   perimetrazione,   la
caratterizzazione dovra' essere estesa secondo una maglia 100  x  100
metri e con un numero minimo di campioni conforme a  quanto  previsto
dal regolamento bonifiche. 
 
Acque del fiume Toce. 
    L'analisi di qualita' delle acque e' stata condotta dal  Servizio
di igiene pubblica ossolano  con  il  supporto  tecnico  dell'ASL  51
(Novara),  ed  ha  comportato  lo   studio   della   popolazione   di
microinvertebrati che vivono nell'alveo  dei  corsi  d'acqua.  Questo
tipo di analisi a carattere biologico,  ha  permesso  di  tastare  lo
stato di salute,  piu'  o  meno  buono,  del  fiume,  permettendo  di
valutare gli effetti di insieme dei prodotti inquinanti che nel tempo
sono stati immessi nel Toce. 
    In questa analisi il fiume e' stato diviso in 5 categorie da "non
inquinato" (cat. 1a) a "fortemente inquinato"  (cat.  5a).  L'analisi
condotta il 23 agosto 1994 nei pressi di Pieve Vergonte  ha  indicato
che l'acqua del fiume Toce in questo sito e' di  categoria  4a  e  5a
indicante un ambiente da molto inquinato a fortemente inquinato. 
    E' stata inoltre  richiesta  alla  Enichem  la  caratterizzazione
delle matrici ecologiche principali del torrente Marmazza,  del  lago
Maggiore e del lago Mergozzo. 
 
Progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. 
    Messa in sicurezza dei terreni dell'area industriale. 
    Si e' operato in modo tale da impedire che l'infiltrazione  delle
acque  meteoriche  nel  sottosuolo  possa  produrre   una   ulteriore
contaminazione  delle  acque  sotterranee   per   lisciviazione   dei
contaminanti presenti nel suolo. 
    Sistemazione ricovero antiaereo. 
    Tale situazione e' stata risanata  mediante  messa  in  sicurezza
intema (con asportazione dei fanghi con aspirazione e loro  invio  ad
idoneo smaltimento) ed  esterna  mediante  riempimento  con  cemento,
ritombamento dell'ingresso e livellamento al piano campagna. 
    Bonifica e demolizione impianto DDT. 
    Le operazioni preliminari hanno riguardato la sistemazione  delle
strutture pericolanti,  l'intercettazione  della  rete  fognaria,  la
cordolatura  perimetrale   del   fabbricato,   l'impermeabilizzazione
dell'area, la tamponatura esterna, la pavimentazione di alcune  aree.
Dopo gli interventi sugli  impianti  (preliminare  lavaggio  chimico,
rimozione coibentazione, drenaggio  liquidi  eventualmente  presenti,
bonifica vapore delle apparecchiature  e  delle  linee  di  processo,
etc.) e' stata attuata la demolizione dei fabbricati e  la  rimozione
dei suoli, indirizzando il materiale al recupero o  allo  smaltimento
esterno. 
    Messa in sicurezza torrente Marmazza. 
    Tutti gli scarichi, le perdite e le infiltrazioni di acque  degli
impianti,  sono  stati  eliminati  nelle  prime   fasi   d'intervento
conseguenti alle ordinanze ministeriali. Sono previsti interventi nel
tratto tombato ed a valle dello stabilimento. 
    Impianto di confinamento dei terreni. 
    E' stato ritenuto importante confinare con urgenza  il  materiale
contaminato da DDT proveniente dalla demolizione dei fabbricati e dei
terreni  contaminati,  progettando  prioritariamente  uno  stoccaggio
provvisorio  con  una  superficie  di  7.000  m2  ed  una  volumetria
complessiva di circa 24.000 m3 che si integrera'  con  le  successive
opere di confinamento degli altri  materiali.  Si  e'  progettata  la
messa in sicurezza dell'impianto rispetto al  torrente  Marmazza  con
una struttura laterale di protezione. L'impianto di  confinamento  e'
attualmente sottoposto alla procedura di VIA. 
    Messa in sicurezza della falda. 
    L'attuale  impianto  di  trattamento  (che  deve  procedere  allo
scarico di DDT con valori di 50 ng/l)  e'  costituito  da  due  linee
gemelle e tre sezioni  di  deferizzazione  chimica,  desorbimento  ed
adsorbimento e filtrazione: tale impianto e' entrato in funzione  nel
giugno 1998 con portate crescenti trattando l'acqua  di  4  pozzi  ed
arrivando nel novembre 1998 a circa 85 l/s per un totale di  circa  3
kg di DDT ed 1 mg di composti organici estratti  (marzo  1999).  Allo
scopo di verificare l'efficacia della barriera idraulica  sono  stati
previsti 27 piezometri per la  verifica  della  efficienza  idraulica
dello sbarramento ed 11 piezometri a valle della barriera  utilizzati
per la valutazione della efficacia idrochimica dell'intervento. 
    Interventi di bonifica della falda. 
    Sono stati utilizzati fino ad  oggi  i  tradizionali  sistemi  di
bonifica  in  caso  di  presenza  di  composti  organici  volatili  o
semivolatili, mentre rimane ancora da sviluppare un sistema che possa
garantire un  intervento  sulle  acque  sotterranee  nei  focolai  di
maggiore contaminazione. Fin dal marzo 1998  e'  stata  attivata  una
rete di monitoraggio delle acque sotterranee  misurante  i  parametri
quali-quantitativi dei contaminanti presenti (idrocarburi aromatici e
clorurati, DDT e suoi derivati).