(Allegato 1)
                             ALLEGATO 1 
                                                    (art. 2, comma 1) 
 
     "DIRETTIVE TECNICHE CONCERNENTI LA VALUTAZIONE PRELIMINARE" 
 
INTRODUZIONE 
 
   Obiettivo della valutazione preliminare della  qualita'  dell'aria
e' individuare in prima approssimazione le zone di cui agli  articoli
7, 8 e 9 del decreto legislativo 4 agosto 1999 n.  351,  al  fine  di
stabilire il regime di monitoraggio e la modalita' di gestione  della
qualita' dell'aria. 
   Se sono  disponibili  misure  rappresentative  dei  livelli  degli
inquinanti di cui all'articolo 4 del  decreto  legislativo  4  agosto
1999,  n.  351,  si  passa  alla   fase   di   determinazione   della
distribuzione spaziale delle concentrazioni, piu'  avanti  descritta,
seguita dalla  fase  di  interpretazione  dei  dati  pervenendo  cosi
all'individuazione delle zone. 
   Nel caso in cui non siano disponibili misure  rappresentative  dei
livelli  degli  inquinanti  di  cui  all'articolo   4   del   decreto
legislativo 4 agosto  1999,  n.  351,  e'  necessario  effettuarle  e
integrare misure in siti fissi con  altre  tecniche  come  metodi  di
misura indicativi, tecniche di  stima  obiettiva  (1)  e  modelli  di
diffusione e trasformazione degli inquinanti in  atmosfera.  Le  fasi
successive della valutazione preliminare riguardano, anche in  questo
caso,  la   determinazione   della   distribuzione   spaziale   delle
concentrazioni,  piu'  avanti  descritta,  seguita  dalla   fase   di
interpretazione dei dati  pervenendo  cosi  all'individuazione  delle
zone. 
 
1. TECNICHE DI VALUTAZIONE CHE INTEGRANO LE MISURE IN SITI FISSI 
 
1.1 METODI DI MISURA INDICATIVI 
 
   I  metodi  di  misura  indicativi  prevedono   misure   che   sono
generalmente  meno  accurate  di  quelle  fatte  con  il  metodo   di
riferimento. Tecniche di misure  indicative  basate  sull'uso  di  un
laboratorio mobile (o  ogni  altro  supporto  alla  misura  mobile  o
trasportabile) e metodi  di  misura  manuale,  come  le  tecniche  di
campionamento  diffusivo  in   particolare,   sono   di   particolare
interesse, a causa dei costi relativamente bassi e della  semplicita'
delle  operazioni  in  confronto  con  quanto   necessario   per   il
funzionamento di stazioni di misura fisse. 
 
1.1.1 USO DELLA TECNICA DI CAMPIONAMENTO DIFFUSIVO 
 
   Il basso costo e la facilita'  di  realizzazione  di  campagne  di
monitoraggio dell'aria ambiente  con  la  tecnica  del  campionamento
diffusivo  consentono  l'effettuazione  d'indagini   con   un'elevata
risoluzione spaziale (alta densita' di campionamento). 
   La tecnica e' particolarmente  adatta  alla  determinazione  della
distribuzione di inquinanti su un'area estesa e per valutare  livelli
di concentrazione integrati su periodi  temporali  abbastanza  lunghi
(valori limite di lungo termine). 
   Valori  limite  di  breve  periodo  (medie  orarie   espresse   in
percentili) possono essere derivati  statisticamente,  comparando  le
misure su lungo periodo - ottenute dal campionamento diffusivo -  con
misure, effettuate  in  luoghi  simili  e/o  vicini,  realizzate  con
strumentazione ad alta risoluzione temporale. 
   La metodologia del campionamento diffusivo puo' essere  usata  per
ottenere mappe di concentrazioni in aree estese, per determinare aree
di concentrazione massima ed eventualmente puo' essere combinata  con
l'uso di laboratori mobili.  Inoltre,  puo'  essere  utilizzata  come
metodo per l'ottimizzazione di reti di monitoraggio fisse. 
 
1) Le tecniche di stima obiettiva (o misure  obiettive)  sono  metodi
matematici per calcolare le  concentrazioni  da  valori  misurati  in
altre locazioni e/o tempi, basati su  conoscenze  scientifiche  della
distribuzione delle concentrazioni: un  esempio  e'  l'interpolazione
lineare basata sull'ipotesi che l'andamento delle  concentrazione  e'
sufficientemente  uniforme.  Un  altro  esempio  e'  un  modello   di
dispersione adattato per riprodurre concentrazioni misurate  nel  suo
dominio. 
 
   Quando la metodologia del campionamento  diffusivo  e'  utilizzata
per la valutazione preliminare devono  essere  compiute  le  seguenti
azioni: 
 
1. individuazione delle principali sorgenti d'emissione; 
2. costruzione di una griglia  sull'area  investigata,  prendendo  in
   considerazione la densita' dei siti di campionamento; 
3. selezione per ogni cella della griglia di un sito  rappresentativo
   della concentrazione di fondo,  non  direttamente  influenzato  da
   sorgenti locali; 
4. se importante, selezione di ulteriori  siti  di  campionamento  in
   prossimita' di sorgenti d'inquinamento rilevanti; 
5. installazione dei  campionatori  ed  esposizione  per  un  periodo
   rappresentativo,  considerando  il  tempo  minimo   di   copertura
   temporale; 
6. a supporto di controllo e assicurazione di qualita'  delle  misure
   (QA/QC), si raccomanda l'installazione di alcuni  campionatori  in
   duplicato/triplicato  per  valutare  la   riproducibilita'   delle
   determinazioni.  Campionatori  non  esposti  ("bianco  di  campo")
   dovrebbero  essere  maneggiati  con  le   stesse   modalita'   dei
   campionatori  esposti  al  fine  di  stabilire   l'effetto   dello
   stoccaggio e del trasporto sul valore di concentrazione misurato; 
7. realizzazione  delle  analisi  dei   campionatori   diffusivi   in
   laboratorio secondo le modalita' indicate dal produttore e calcolo
   dei livelli di concentrazione; 
8. calcolo  della  distribuzione  dei  livelli   d'inquinamento   per
   interpolazione delle misure fatte in ciascuna cella della  griglia
   di campionamento. Le  misurazioni  effettuate  in  prossimita'  di
   sorgenti  rilevanti  (hot  spot)  non  sono   rappresentative   di
   superfici  estese,  quindi,  non  dovrebbero  essere  incluse  nei
   calcoli per l'interpolazione; 
9. rappresentazione grafica nella forma di carta topografica. Gli hot
   spot sono indicati come un punto; 
10. stima dei percentili comparando i dati con serie di dati ottenuti
   in luoghi simili e/o vicini con strumentazione automatica; 
11. confronto dei risultati con i valori limite. 
 
   Va  assicurata  una  elevata  qualita'  dei  dati,  se   possibile
corrispondente a quanto indicato nei decreti di  cui  all'articolo  4
del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351. 
   Ulteriori indicazioni  sull'uso  della  tecnica  di  campionamento
diffusivo possono essere trovate nella documentazione di supporto  al
presente allegato. 
 
1.1.2 USO DI UN LABORATORIO MOBILE PER LA VALUTAZIONE DI AREE DI 
MASSIMA CONCENTRAZIONE 
 
   I  laboratori  mobili  o  le  stazioni  di   misura   trasferibili
usualmente combinano i vantaggi dei metodi di misura  automatici  con
la mobilita' e flessibilita' d'utilizzo. 
   Per gli inquinanti per cui i  sistemi  automatici  di  misura  non
esistono o non sono metodi  ufficiali  i  laboratori  mobili  possono
essere equipaggiati con strumentazione non  automatica  in  grado  di
eseguire il prelievo del campione. 
   La durata, i periodi e la frequenza delle campagne di misura o dei
periodi di rilevamento dovranno essere  fissati  in  modo  da  essere
rappresentativi del periodo di riferimento del valore limite (1  ora,
24 ore, 1 anno). 
   L'area di massima concentrazione in  una  zona  viene  determinata
considerando  la  distribuzione   delle   sorgenti,   le   condizioni
meteo-climatiche locali e l'orografia. 
   Le  tipologie  delle  sorgenti  presenti  in  un'area  sono  molto
importanti quando si deve individuare il sito di misurazione. 
   L'impatto di sorgenti  collocate  in  punti  elevati  (camini)  e'
spesso  difficile  da  misurare  al  livello  del  suolo  perche'  la
direzione e la velocita' del vento e la loro variazione con l'altezza
modificano la localizzazione dei massimi di concentrazione al livello
del suolo. 
   Per il monitoraggio dell'inquinamento  da  vie  di  comunicazione,
l'impatto diminuisce con la  distanza  dalla  strada  ed  il  livello
d'inquinamento sara' in media proporzionale al  volume  di  traffico.
Serie temporali di concentrazioni  orarie  dovrebbero  riflettere  le
variazioni nell'intensita' del traffico. Le piu' alte  concentrazioni
per periodi di 24 ore dovrebbero verificarsi in aree dove  la  strada
corre parallela alla direzione piu' frequente del  vento  e  dove  la
curvatura della strada permette il  rimescolamento  di  masse  d'aria
provenienti da piu' direzioni. 
   Per  il  monitoraggio  dell'  inquinamento  da  sorgenti  di   uno
specifico territorio (un'area) il  sito  di  misura  dovrebbe  essere
scelto al centro dell'area  indagata  e  comunque  dovrebbero  essere
evitati gli impatti  da  sorgenti  specifiche  (es.  rifornimenti  di
carburante, piccoli inceneritori ecc.) 
   In situazioni complesse risultanti in un'alta  variabilita'  della
distribuzione  spaziale  dell'inquinante  e'  opportuno  eseguire  le
misurazioni in piu' punti. 
   Quando  si  applica  la  tecnica  sopraddetta  dovrebbero   essere
espletate le seguenti azioni: 
 
1. individuazione   dell'area   in   cui   s'ipotizza   la    massima
   concentrazione,  utilizzando  misure  pregresse   o   informazioni
   derivate  da  similitudine  con  aree  comparabili   o   inventari
   d'emissione o studi di modellistica. La tecnica  di  campionamento
   diffusivo usata come un mezzo  per  determinare  la  distribuzione
   spaziale degli inquinanti, puo' essere una  possibile  alternativa
   per la determinazione dell'area di massima concentrazione; 
2. dalle serie temporali di misurazioni pregresse o  da  informazione
   derivata da similitudine  con  aree  comparabili,  determinare  il
   lasso di tempo in cui e' probabile  misurare  il  massimo  livello
   d'inquinamento; 
3. realizzazione delle misurazioni; 
4. confronto dei risultati ottenuti con i valori limite  e  selezione
   del regime di monitoraggio. 
 
   Va  assicurata  una  elevata  qualita'  dei  dati,  se   possibile
corrispondente a quanto indicato nei decreti di  cui  all'articolo  4
del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351. 
   Informazioni specifiche per gli inquinanti 
   Il  laboratorio  mobile  dovrebbe  essere  equipaggiato   con   un
analizzatore per ognuno degli inquinanti considerati. 
   Un laboratorio mobile puo' facilmente  realizzare  la  misurazione
contemporanea di vari inquinanti,  e  puo'  costituire  un  mezzo  di
screening per quegli inquinanti per cui tecniche d'analisi  di  basso
costo non sono disponibili (PM10, metalli pesanti ed I.P.A.). 
 
1.1.3 USO DI UN LABORATORIO MOBILE PER IL MONITORAGGIO A GRIGLIA 
 
   Un laboratorio mobile puo' essere utilizzato anche per valutare la
distribuzione spaziale di inquinanti su grandi aree. 
   Il monitoraggio su una  griglia  e'  realizzato  dividendo  l'area
d'interesse  in  una  griglia   a   maglia   quadrata   e   misurando
l'inquinamento in ciascuna cella. Le misure sono realizzate per brevi
periodi di tempo a ciascuna intersezione delle linee della griglia  e
ripetute durante il corso dell'anno. 
   Le date e le ore delle misure  sono  scelte  in  modo  casuale  ma
comunque  tenendo  in  considerazione  che  devono  essere  equamente
distribuite sui mesi, giorni della settimana ed ore  del  giorno.  E'
opportuno fissare uno  schema  di  misura  per  cui  le  intersezioni
adiacenti sulla griglia non siano monitorate nello stesso giorno; 
   I valori singoli misurati ai quattro angoli di ciascuna cella sono
usati per calcolare il valore medio della concentrazione nella  cella
e per le isoplete sull'area.  I  percentili  possono  essere  stimati
dalla distribuzione di frequenza. 
   Il metodo non e' applicabile per la caratterizzazione di hot spot.
   Quando la metodologia e' utilizzata per la valutazione preliminare
   devono essere compiute le seguenti azioni: 
 
1. costruzione della griglia sull'area d'indagine prendendo in  esame
   la densita' della griglia; 
2. preparazione di uno schema  di  misurazione,  scegliendo  in  modo
   casuale nell'anno le date e le ore per le misurazioni, ma comunque
   tenendo in considerazione che debbono essere equamente distribuite
   sui mesi, giorni della  settimana  ed  ore  del  giorno,  inoltre,
   particolare attenzione deve essere posta nel  non  far  coincidere
   nello stesso giorno le misurazioni  sulle  intersezioni  adiacenti
   della griglia; 
3. realizzazione delle misurazioni all'intersezione di ciascuna cella
   della griglia; 
4. calcolo delle medie annuali per ciascuna cella della  griglia  dai
   singoli valori misurati alle intersezioni di cella; 
5. costruzione  di  una  mappa  riportante  le   isoplete   sull'area
   studiata; 
6. stima dei percentili comparando i dati con serie  estese  di  dati
   ottenuti in siti simili con strumentazione automatica. 
 
   Va  assicurata  una  elevata  qualita'  dei  dati,  se   possibile
corrispondente a quanto indicato nei decreti di  cui  all'articolo  4
del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351. 
 
1.2 MODELLI 
 
In generale, i modelli di dispersione sono un utile strumento per: 
 
- ottenere campi di concentrazione anche in  porzioni  di  territorio
  ove non esistano punti di misura, o estendere la rappresentativita'
  spaziale delle misure stesse; 
- ottenere informazioni sulle relazioni tra  emissioni  e  immissioni
  (matrici  sorgenti  -  recettori)  discriminando   quindi   fra   i
  contributi delle diverse sorgenti; 
- valutare  l'impatto  di  inquinanti  non  misurati  dalla  rete  di
  monitoraggio; 
- studiare scenari ipotetici di  emissioni  alternativi  rispetto  al
  quadro attuale o passato. 
 
   Il risultato della simulazione modellistica  e'  connotato  da  un
certo  grado   di   incertezza   che   risulta   dalla   composizione
dell'incertezza intrinseca al modello  (dovuta  alla  incapacita'  di
descrivere perfettamente i fenomeni fisici) e di quella associata  ai
dati di ingresso,  in  particolare  alle  emissioni  e  ai  parametri
meteoclimatici. 
   Una corretta applicazione modellistica necessita di una  procedura
rigorosa di confronto con le misure, che consenta la  verifica  e  la
taratura del modello. Questo punto  presuppone  un  disegno  ottimale
della rete di monitoraggio, sufficiente affidabilita', accuratezza  e
rappresentativita'  delle  misure,  e  una  buona  conoscenza   delle
emissioni delle  sostanze  inquinanti  che  influenzano  la  qualita'
dell'aria, sia in termini quantitativi che di distribuzione  spaziale
e temporale. 
 
1.2.1 CARATTERISTICHE GENERALI DEI MODELLI 
 
   La scelta del modello o  dei  modelli  da  applicare  deve  essere
effettuata  rispondendo,  in  successione,  ad  alcune   domande   di
carattere generale. Dapprima, deve essere correttamente  definito  lo
scenario   di   applicazione,   cioe'   l'insieme   degli    elementi
caratteristici  del  problema  che  consentono  di   individuare   la
categoria  di  modelli  appropriata:  scala  spaziale  e   temporale,
complessita' territoriale,  orografica  e  meteoclimatica  dell'area,
tipologia  delle  sorgenti  di  emissione,  sostanze  inquinanti   da
considerare (in particolare, se soggette a reazioni chimiche  o  no).
In seconda battuta, si devono verificare, in dettaglio,  i  requisiti
delle uscite che si desiderano dal modello  e  la  disponibilita'  di
tutti i dati  di  ingresso  necessari  e  delle  risorse  hardware  e
software,  e  procedere  quindi  alla  selezione  del  modello   piu'
opportuno. 
   Per quanto riguarda la scala  spaziale,  si  dovranno  considerare
anzitutto i modelli in grado di riprodurre efficacemente  i  fenomeni
che, alla scala locale o alla microscala (per esempio, in  un  canyon
urbano)  determinano  i  valori  di  inquinamento   piu'   alti,   da
confrontare con gli standard di qualita'. D'altra parte,  gli  stessi
fenomeni hanno, in molti casi, origini e caratteristiche a scala piu'
grande, per cui puo' essere opportuno l'uso di un modello a mesoscala
a elevata risoluzione o l'uso di piu' modelli in cascata (nested) con
estensione decrescente e risoluzione crescente. 
   Per quanto riguarda la scala  temporale,  partendo  dai  tempi  di
riferimento e dal tipo di  indicatore  contemplato  dalla  normativa,
occorre fare ricorso sia a modelli di "breve periodo", in grado cioe'
di simulare  episodi  di  inquinamento  atmosferico  intenso,  sia  a
modelli di "lungo periodo", in grado di  stimare  gli  indicatori  da
confrontare con  gli  standard  di  qualita'  che  hanno  periodo  di
riferimento  di  un  anno.  Per  contemperare  le  due  esigenze   e'
auspicabile  disporre  di  serie  temporali  significative  di   dati
meteorologici, e di modelli in grado di calcolare la serie  temporale
dei campi di concentrazione in aria. Da quest'ultima e' poi possibile
ricavare la distribuzione spaziale degli  indicatori  da  confrontare
con gli standard di qualita' della sostanza  inquinante  considerata.
Un indicatore e' definito,  in  generale,  dal  parametro  statistico
(media, percentile, ecc.), dal tempo di media (o di campionamento)  e
dal periodo di riferimento. 
   La valutazione della complessita' dell'area su cui si effettua  la
valutazione deve tenere conto delle caratteristiche  orografiche  del
territorio,   di    disomogeneita'    superficiali    (discontinuita'
terra-mare,   citta-campagna,    acque    interne)    e    condizioni
meteo-diffusive non omogenee (calma di vento negli strati bassi della
troposfera, inversioni termiche eventualmente associate a  regimi  di
brezza); l'uso di modelli analitici (gaussiani e  non)  si  considera
generalmente appropriato nel  caso  di  siti  non  complessi,  mentre
qualora le disomogeneita' spaziali e temporali siano rilevanti per la
dispersione, e'  opportuno  ricorrere  all'uso  di  modelli  numerici
tridimensionali,  articolati  in   un   preprocessore   meteorologico
(dedicato principalmente alla ricostruzione del campo di vento) e  in
un modello di diffusione. 
   I modelli devono ovviamente includere un modulo di  trasformazione
chimica qualora si debba  simulare  il  comportamento  di  inquinanti
reattivi in atmosfera e la formazione di inquinanti secondari. 
   Anche  la  tipologia  delle  principali  sorgenti   di   emissione
determina la categoria di modelli da prendere in considerazione.  Per
sorgenti  puntuali,  lineari  e   areali   in   numero   limitato   e
riconducibili a geometrie standard, possono essere impiegati  modelli
analitici e lagrangiani a particelle. Nel caso piu'  generale  di  un
insieme di  sorgenti  Puntuali  e  diffuse  sul  territorio,  occorre
partire da un inventario delle emissioni su grigliato  regolare  alla
risoluzione opportuna, che viene normalmente accoppiato a un  modello
di dispersione euleriano. 
   In via preliminare puo' essere vantaggioso valutare l'esistenza di
condizioni critiche per  la  qualita'  dell'aria  attraverso  modelli
basati  su  ipotesi  conservative,  che   cioe'   per   loro   natura
generalmente  sovrastimano  le  concentrazioni  in  aria.  In  questo
contesto i modelli sono applicati per valutazioni  di  breve  periodo
calcolate su una casistica di  possibili  condizioni  meteorologiche,
senza tenere conto delle reali frequenze di occorrenza sul territorio
di interesse. I valori di picco  cosi  ottenuti  vengono  sommati  al
livello  del  fondo,  misurato  o  stimato,  e  la  somma  risultante
confrontata  con  il  valore  limite  della  qualita'  dell'aria  per
l'inquinante in esame. Se i valori cosi calcolati sono  al  di  sotto
del valore limite il territorio in esame  puo'  essere  ritenuto  non
critico e non e' necessaria l'applicazione di modelli piu'  complessi
o l'utilizzo di dati di ingresso piu' raffinati. Nei casi in cui  non
si  disponga  dei  dati  meteorologici  appropriati,  questi  modelli
possono rappresentare l'unico approccio possibile. 
   Ulteriori indicazioni relative alle caratteristiche  generali  dei
modelli possono essere trovate nella documentazione  di  supporto  al
presente allegato. 
 
1.2.2 PROCEDURA DI APPLICAZIONE DEI MODELLI 
 
   Una procedura di applicazione dei modelli per la valutazione della
qualita' dell'aria puo' essere schematizzata nei seguenti passi. 
   1. Definizione chiara dell'obiettivo, cioe' dell'informazione  che
ci  si  attende  dall'applicazione  dei   modelli,   a   integrazione
dell'informazione  che  proviene  dalle  misure.  Cio'   implica   la
definizione dei  seguenti  elementi  dello  scenario:  le  dimensioni
dell'area su cui sono attesi i risultati del modello; la  risoluzione
spaziale (cioe' la distanza minima per la  quale  il  modello  e'  in
grado di calcolare variazioni spaziali  significative  del  campo  di
concentrazione);   le   sostanze   inquinanti    da    prendere    in
considerazione; l'indicatore  di  qualita'  dell'aria  che  si  vuole
stimare (il tempo di media determina anche la  risoluzione  temporale
del modello, cioe' l'intervallo di tempo che intercorre tra due campi
di concentrazione consecutivi calcolati dal modello); la tipologia  e
la quantita' delle sorgenti di emissione da considerare. 
   2. Ricerca e raccolta di tutti  i  dati  necessari  o  utili  alla
simulazione modellistica: dati territoriali (cartografia,  orografia,
uso del territorio); dati  meteorologici  (osservazioni  da  stazioni
meteorologiche   standard,   parametri    micrometeorologici,    dati
telerilevati, campi di variabili meteorologiche calcolati con modelli
a  elevata  risoluzione);  dati  di   emissione   (localizzazione   e
qualificazione delle  emissioni  nel  caso  di  sorgenti  specifiche,
inventario delle emissioni nel caso di sorgenti numerose e  diffuse);
concentrazioni in aria degli inquinanti (da reti di monitoraggio o da
campagne sperimentali), anche al fine di determinare le condizioni al
contorno degli inquinanti che  vengono  trasportati  all'interno  del
dominio di calcolo. 
   3. Identificazione della  categoria  di  modelli  appropriata  per
raggiungere l'obiettivo di cui al punto 1, e in grado  di  utilizzare
al meglio i dati di cui al punto 2. Essa  puo'  variare  dai  modelli
analitici "a pennacchio" per una sorgente puntiforme che  emette  una
sostanza chimicamente inerte a scala locale  su  terreno  piatto,  ai
modelli euleriani di trasporto, diffusione e  trasformazione  chimica
accoppiati a un inventario delle emissioni a elevata risoluzione, per
il  caso  piu'  generale.  Valutazione  delle  risorse  necessarie  e
disponibili rispetto  alla  categoria  di  modelli  identificata,  in
termini di risorse hardware, di tempo e  umane,  esperienza  nell'uso
dei modelli, tipo e quantita' di dati necessari.  Se  la  valutazione
da' complessivamente esito negativo e non e' possibile  intraprendere
ulteriori azioni per rendere possibile  l'applicazione  modellistica,
rivedere l'obiettivo al punto 1 e conseguentemente il punto 2. 
   4. Predisposizione  di  tutti  i  dati  di  ingresso  nel  formato
necessario ed esecuzione del modello.  Calcolo  degli  indicatori  da
confrontare con gli standard di qualita' e con le misure disponibili. 
   5. Valutazione critica dei risultati  del  modello,  verificandone
anche la congruenza con  eventuali  misure  disponibili;  valutazione
dell'accuratezza e dell'incertezza dei risultati, anche attraverso il
calcolo di indicatori statistici standard di performance dei modelli. 
Se l'esito e' insoddisfacente, passare al punto 7. 
   6. Utilizzo  dei  risultati.  Tracciatura  di  mappe  relative  al
territorio in esame per ogni indicatore e per ogni  inquinante  anche
non monitorato dalla rete,  valutazione  dell'influenza  dei  diversi
comparti  emissivi  sui  livelli  di   inquinamento   e   valutazione
percentuale  delle  interferenze  e   sovrapposizioni   tra   diverse
sorgenti; rilievo della necessita' di  misure  su  aree  di  ricaduta
segnalate dal modello  e  non  monitorate;  eventuale  ottimizzazione
della  rete  di  monitoraggio;  predisposizione  di  simulazioni  con
scenari emissivi generati  da  ipotesi  di  risanamento  e  confronto
quantitativo della loro efficacia. 
   7. Nuova definizione delle modalita' di  esecuzione  del  modello,
attraverso  una  o  piu'   delle   seguenti   azioni.   Modifica   di
parametrizzazioni del modello rivelatesi inadeguate;  sostituzione  o
integrazione  di  dati  di   ingresso   risultati   insufficienti   o
inadeguati, con particolare riguardo all'inventario delle  emissioni;
svolgimento di campagne sperimentali ad hoc finalizzate alla raccolta
di misure  in  aree  segnalate  come  critiche  dal  modello,  e  non
monitorate; scelta di un modello alternativo e ripetizione dei  passi
3-6. 
 
1.2.6 INCERTEZZA DELLE STIME EFFETTUATE CON I MODELLI 
 
   Si possono elencare almeno quattro  elementi  di  difficolta'  nel
confronto tra misure di concentrazione in aria e stime ottenute con i
modelli: 
 
- le stime dei modelli rappresentano generalmente, valori medi su  un
  volume definito in relazione alla risoluzione spaziale del modello,
  e  su  un  intervallo  di  tempo  definito  dalla  frequenza  delle
  osservazioni meteorologiche e dei  dati  di  emissione,  mentre  le
  misure  sono  puntuali  e  relative  a  intervalli  di  tempo   non
  necessariamente uguali a quelli del modello; 
- le misure sono affette a loro volta da errori ed incertezze; 
- il modello rappresenta comunque la realta' dei fenomeni fisici  con
  un certo grado di approssimazione e di inaccuratezza; 
- errori e incertezze nei dati e nei parametri di ingresso ai modelli
  influenzano i risultati dei modelli. 
 
   L'incertezza da associare alle stime prodotte dai modelli andrebbe
determinata caso per caso sulla base della natura della grandezza  da
stimare (l'incertezza sui valori massimali o sul  98o  percentile  di
una distribuzione puo' essere molto  diverso  da  quello  sul  valore
medio annuo), della complessita' territoriale e meteoclimatica  dello
scenario,  delle  dimensioni  del  dominio  di   calcolo,   e   delle
caratteristiche delle emissioni. Sulla  base  delle  esperienze  piu'
frequenti di applicazione e di validazione  dei  modelli,  e  tenendo
anche presente alcune peculiarita' geografiche e meteoclimatiche  del
territorio italiano, che ne accrescono l'incertezza, si puo'  stimare
orientativamente in un fattore due  l'incertezza  tipica  dei  valori
medi annui su un  punto  recettore,  e  un'incertezza  inferiore,  di
alcune decine di punti percentuali, se si considera l'integrale delle
concentrazioni sulla superficie. 
   Vanno in linea generale raggiunti livelli di qualita' dei dati, se
possibile, analoghi a quelli indicati nei decreti di cui all'articolo
4 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351. 
   Per quanto riguarda i metodi statistici per valutare l'accuratezza
di un modello attraverso il confronto dei suoi risultati con  un  set
di misure di riferimento, si puo' fare riferimento all'annesso 2  del
rapporto europeo "Guidance report on preliminary assessment under  EC
air quality directives". 
 
1.2.3 FONTI DI INFORMAZIONE 
 
   Informazioni  su  modelli  e  codici  disponibili  possono  essere
trovati nella biblioteca dell'EPA (U.S. Environment Protection Agency
- sito: http://www.epa.gov/scram001),  che  contiene  in  maggioranza
modelli gaussiani, o al CARB (California Air Research Board  -  sito:
http://www.arb.ca.gov/homepage.htm) che presenta un'ottima scelta  di
modelli per il trattamento delle reazioni chimiche  degli  inquinanti
in atmosfera. Inoltre in ambito europeo si puo' fare riferimento allo
European  Topic  Centre   on   Air   Quality   dell'Agenzia   Europea
dell'Ambiente  (sito:  http://www.etcaq.rivm.nl),  che  tra   l'altro
predispone, organizza e aggiorna una "banca  modelli"  (MDS  -  Model
Documentation        System)        accessibile         all'indirizzo
http://aix.meng.auth.gr/lhtee/database.html, attraverso la  quale  si
ha una descrizione delle caratteristiche di piu'  di  80  modelli,  e
informazioni sulla loro disponibilita'. 
   Da alcuni anni si tiene una  serie  di  conferenze  (International
Conference on Harmonisation within Atmospheric  Dispersion  Modelling
for Regulatory  Purposes,  giunta  quest'anno  alla  sesta  edizione)
originariamente dedicate alla definizione e applicazione  di  criteri
standard di validazione, al fine di pervenire  a  una  armonizzazione
dei modelli regolatori. In questo ambito, e' stato messo a  punto  un
model evaluation kit (Olesen, 1997) che contiene alcuni set  di  dati
sperimentali e alcune routines per la validazione mediante indicatori
statistici standard di performance dei modelli. 
   L'ANPA, attraverso il Centro Tematico  Nazionale  Atmosfera  Clima
Emissioni (CTN-ACE) ha realizzato sul  sito  web  www.sinanet.anpa.it
(percorso: aree  tematiche  >  qualita'  dell'aria  >  modellistica),
alcune pagine in cui sono presentati criteri di guida alla scelta  di
modelli di dispersione degli inquinanti atmosferici; il sito contiene
anche la documentazione disponibile per alcuni  modelli  selezionati,
sulla base di una rassegna delle principali  esperienze  di  utilizzo
dei modelli effettuate in Italia. 
   Ulteriori indicazioni sui modelli  possono  essere  trovate  nella
documentazione di supporto al presente allegato. 
 
2 DETERMINAZIONE DELLA DISTRIBUZIONE SPAZIALE DELLE CONCENTRAZIONI 
 
   Nel  seguito  si  descrivono   alcune   possibili   modalita'   di
generalizzazione spaziale dei livelli misurati. 
 
2.1 MISURE + INTERPRETAZIONE 
 
   Si  usa  quando  le  misure  fisse  sono  la  sola   sorgente   di
informazione e si assume che la  rete  copra  e  sia  rappresentativa
dell'intero territorio. In questi  casi  i  metodi  di  misura  della
concentrazione devono essere combinati con una accurata strategia  di
macro-siting, in cui la rappresentativita' spaziale delle stazioni e'
ben documentata e la copertura spaziale della rete e' assicurata. 
   Le  misure  indicative  possono  essere  usate  per  supplementare
l'informazione fornita dalle misure fisse per la determinazione della
distribuzione  spaziale   delle   concentrazioni.   Il   loro   costo
relativamente  basso  permette  il  loro  utilizzo  per  misurare  la
qualita' dell'aria in numerosi siti e valutare la distribuzione degli
inquinanti  in  una  data  area.  Mappe  delle  concentrazioni  degli
inquinanti  possono  essere  ottenute  interpolando  le  misure.   La
combinazione misure  +  interpretazione  puo'  essere  usata  per  la
mappatura di inquinanti dell'aria in un'area in  particolare  per  le
seguenti applicazioni:  valutare  i  superamenti  dei  valori  limite
dell'area e popolazione esposta; dare supporto per la definizione  di
zone; classificazione di un territorio in aree di  omogenea  qualita'
dell'aria; progettazione e ottimizzazione della rete di  rilevamento;
aiutare nella validazione  di  modelli  matematici  e  nel  controllo
dell'efficacia di misure di abbattimento. 
 
2.2 MISURE + TECNICHE DI STIMA OBIETTIVA 
 
   Per stima obiettiva  si  intende  la  valutazione  della  qualita'
dell'aria tramite metodi matematici per calcolare  le  concentrazioni
da valori misurati in altre locazioni e/o tempi, basati su conoscenze
scientifiche della distribuzione delle concentrazioni.  Anche  questo
approccio fa riferimento ai risultati del monitoraggio ma il processo
di generalizzazione e' piu' elaborato. 
   Un metodo comune per generalizzare i dati misurati in un punto  e'
l'interpolazione spaziale. Questa tecnica e' utile per aree  uniformi
con  gradienti  di  concentrazione  uniformi  tra  le  stazioni,   ma
variazioni  a  piccola  scala  tra  stazioni   non   possono   essere
identificate. E' usata per la distribuzione a  larga  scala  (livello
continentale, rurale) e talvolta anche per  urban  background.  Dalle
mappe prodotte, possono essere-desunte statistiche spaziali. 
   L'interpolazione e' migliorata usando relazioni tra i  livelli  di
inquinamento dell'aria e le caratteristiche geografiche. 
   L'approccio di usare le caratteristiche  locali  per  traslare  le
concentrazioni misurate in altre locazioni puo'  anche  essere  usato
per la descrizione di insiemi di situazioni simili  a  piccola  scala
come strade o dintorni di certi tipi di piccole imprese per  i  quali
non e' utile dare mappe individuali dettagliate. 
   Per parametri chiave selezionati (riguardo alla  dimensione  delle
sorgenti, condizioni  meteorologiche,  configurazione)  e'  possibile
stabilire relazioni empiriche con i livelli di qualita' dell'aria  il
che permette di valutare  i  livelli  di  inquinamento  in  locazioni
simili.  Queste  tecniche   usano   i   parametri   chiave   per   le
interpolazioni   invece   delle   distanze   fisiche   in   caso   di
interpolazione spaziale. 
   Quando le relazioni tra i  livelli  di  qualita'  dell'aria  e  le
caratteristiche locali hanno una grande quantita' di dettagli possono
essere considerate insieme come costituenti  un  modello.  I  modelli
costruiti da relazioni empiriche tendono a essere semplici, mentre  i
modelli basati  su  processi  di  informazioni  fisiche,  chimiche  e
tecnologiche possono variare da semplici a complessi.  Ma  anche  nei
modelli complessi, alcuni parametri del modello di cui non si conosce
a priori il valore  esatto  possono  essere  scelti  per  adattare  i
risultati del modello alle misure. Queste  procedure  di  adattamento
dei modelli possono dare una mappa dettagliata o rassegne statistiche
dei livelli di concentrazione. Questa procedura non  tiene  in  conto
l'incertezza dei risultati misurati. In alcune variazioni il  modello
puo' essere aggiustato  per  riprodurre  esattamente  i  dati  chiave
misurati (interpolazione intelligente) ma in generale i risultati dei
modelli adattati non sono identici ai dati misurati. 
 
2.3 MODELLISTICA 
 
   Quando i livelli di concentrazione sono calcolati  da  un  modello
validato si ha un'idea dell'accuratezza dei  risultati.  Questa  idea
tende a essere migliore per modelli che  sono  stati  validati  nelle
stesse aree dove si applicano. Spesso  i  modelli  usati  sono  stati
validati in altre aree,  con  condizioni  a  volte  considerevolmente
differenti  (emissioni,  topografia,  clima)  da  quelle   prevalenti
nell'area considerata. Poiche' non solo l'affidabilita'  del  modello
di dispersione, ma anche la qualita' delle emissioni e i parametri di
input di  dispersione  possono  essere  differenti,  una  valutazione
dell'incertezza  dei  risultati  del  modello   puo'   includere   la
validazione locale. Una validazione completa  dovrebbe  in  principio
anche includere una delineazione dei  limiti  di  applicabilita'  del
modello. 
 
3. INTERPRETAZIONE DEI DATI AI FINI DELLA DEFINIZIONE DELLE ZONE 
 
   Allorche'  si  utilizzano  modelli  ai  fini   della   valutazione
preliminare della qualita' dell'aria  e'  necessario  considerare  la
possibilita' che  le  eccedenze  dei  valori  limite  siano  valutate
attraverso l'uso di modelli. E' importante considerare che le  misure
hanno un valore diverso dai risultati ottenuti con  modelli  o  altre
tecniche matematiche. La  possibilita'  che  un  modello  calcoli  un
massimo che la misura non coglie  non  e'  del  tutto  improbabile  e
questo rende piu' complessa l'interpretazione degli  andamenti  delle
concentrazioni. Per questi casi si danno le seguenti raccomandazioni: 
 
(1) Se misure di alta qualita' mostrano eccedenze, e non  i  modelli,
    l'area di riferimento viene considerata in superamento; 
(2) Nel caso in cui il monitoraggio non evidenzi eccedenze  mentre  i
    modelli le evidenzino deve essere tenuto in considerazione quanto
    segue: 
(a) in prima approssimazione, i modelli sono  meno  accurati,  almeno
    nella maggior  parte  dei  casi,  delle  misure.  Il  superamento
    calcolato dal modello dovrebbe essere confermato da misure  fisse
    di alta qualita'; 
(b) d'altra parte non e' possibile misurare ovunque mentre  i  limiti
    si applicano anche dove non ci sono siti di misura fissi; 
(e) e' importante che  l'affidabilita'  dei  modelli  utilizzati  sia
    elevata al fine di considerare un massimo individuato dai modelli
    e non dal monitoraggio per valutare il  superamento  o  meno  dei
    livelli di concentrazione. 
 
4. ZONIZZAZIONE 
 
   Il decreto legislativo 4 agosto 1999, n.  351  stabilisce  che  le
Regioni devono suddividere il loro territorio in zone ai  fini  della
gestione della qualita' dell'aria (dove il termine zona  include  gli
agglomerati intesi come un particolare tipo di zona). Nel definire un
sistema  di  zone  si  deve   perseguire   il   piu'   possibile   il
soddisfacimento  contemporaneo  dei  criteri  di  idoneita'  per   la
gestione della qualita' dell'aria e  di  quelli  per  la  valutazione
della qualita' dell'aria. Quando  si  considera  la  possibilita'  di
combinare delle aree territoriali  in  una  zona,  deve  essere  dato
debito riguardo alle similarita' nella qualita' dell'aria.  E'  pero'
importante notare che le zone devono  primariamente  essere  guardate
come territori amministrativi per i quali il decreto 351/99 definisce
obblighi (per la valutazione, il reporting e la gestione). Quando  si
designano le  zone  l'obiettivo  principale  e'  assicurare  un  buon
collegamento  con  le   azioni   da   intraprendere;   questo   viene
generalmente soddisfatto nel modo migliore  quando  si  associano  le
zone alle aree amministrative e quando vengono fornite al pubblico in
modo efficace le informazioni sulle azioni intraprese. 
   Per arrivare ad un sistema di zone soddisfacente e' utile  seguire
il seguente processo di designazione delle zone.  Tutti  i  parametri
rilevanti della qualita' dell'aria  (medie  annuali,  superamenti  di
valori  orari  o  giornalieri,  eccetera)  devono  essere  presi   in
considerazione.  Successivamente  viene  fatto   un   tentativo   per
identificare aree con caratteristiche simili di  qualita'  dell'aria,
in termini di superamenti, tipi di sorgenti emissive, caratteristiche
climatologiche o topografiche. Il quadro della qualita' dell'aria che
ne deriva viene quindi proiettato su una mappa del  territorio  delle
amministrazioni locali con competenze  relative  al  controllo  delle
sorgenti emissive. Prendendo i confini delle  amministrazioni  locali
come possibili limiti delle zone, vengono ricercate  le  combinazioni
dei territori amministrativi  che  hanno  caratteristiche  simili  di
qualita' dell'aria. 
   Nel seguito vengono indicati alcuni principi di riferimento: 
 
- le zone sono in definitiva aree che in termini  pratici  consistono
  di uno o piu' comuni o province o loro combinazioni; 
- i confini delle zone devono essere costanti nel tempo ed  eventuali
  variazioni devono  essere  formalizzate  a  seguito  di  comprovate
  modifiche della qualita' dell'aria; 
- il territorio deve essere suddiviso in zone  specificando  le  aree
  amministrative o suddiviso in base a confini individuati sulla base
  di precisi punti di riferimento geografici. 
 
   Le condizioni da tenere presente nel  processo  di  individuazione
delle zone sono le seguenti: 
 
- definire le zone quanto piu'  possibile  come  aree  amministrative
  omogenee; 
- raggruppare aree amministrative  con  caratteristiche  di  qualita'
  dell'aria omogenee in un'unica zona; 
- aree non adiacenti, ad esempio  due  citta'  di  medie  dimensioni,
  possono essere raggruppate in una singola zona; 
- non e' raccomandato raggruppare un agglomerato isolato di  piu'  di
  250.000 abitanti con altre aree; 
- le esigenze di valutazione per gli agglomerati e per  le  zone  non
  agglomerati sono un po' diverse: per  inquinanti  per  i  quali  e'
  stata posta una soglia di allarme, come SO2 e NO2, le  misure  sono
  obbligatorie negli agglomerati, non in altre zone; 
- un'area estesa senza problemi di qualita' dell'aria potrebbe essere
  designata come una unica zona; 
- non e' raccomandato includere in agglomerati significative aree che
  non sono costruite; 
- e' raccomandato considerare un'ampia con urbazione di, ad  esempio,
  un milione di abitanti come  un  agglomerato  e  non  dividerlo  in
  diversi agglomerati piu' piccoli; 
- se viene ritenuto piu' opportuno definire uno specifico insieme  di
  zone per  un  particolare  inquinante,  e'  raccomandato  di  farlo
  suddividendo  o  aggregando  zone  usate  per   altri   inquinanti,
  mantenendo gli stessi confini delle zone per quanto e' possibile; 
 
- la zonizzazione riferita ai valori limite per la  protezione  degli
ecosistemi o  della  vegetazione  non  necessariamente  coincide  con
quella riferita ai valori limite per la protezione della salute. 
 
DOCUMENTI DI SUPPORTO 
 
Monitoraggio 
 
   G. Bertoni, R. Tappa  and  I.  Allegrini;  "Assessment  of  a  new
passive device for the  monitoring  of  benzene  and  other  volatile
aromatic compounds in the atmosphere. Annali di  Chimica,  90,(2000),
249-263. 
   G. Bertoni, R. Tappa, L. Bertuccio, F. Parmeggiani;  "Monitoraggio
del benzene nella regione Umbria. Impiego  del  campionatore  Analyst
per la mappatura del territorio", Acqua & Aria, (2000), 73-78. 
   G. Bertoni, R. Tappa and I. Allegrini; "The  internal  consistency
of  the  Analyst  diffusive  sampler  -  A  long  term  Field  test",
Chromatographia 2001, 54, November (No 9/10) 653-657. 
   G.  Bertoni,  R.  Tappa  and  I.  Allegrini;  "Valutazione   della
performance di  un  campionatore  passivo  per  il  monitoraggio  del
benzene ed altri composti aromatici volatili nell'ambiente  urbano  e
negli ambienti confinati" Acqua & Aria, (1999),75-81. 
   R.H. Brown, "The, use of  diffusive  samplers  for  monitoring  of
ambient air",  Pure  and  Appl.  Chem.,  Vol.  65,  No  8,  1859-1874
(1923),?? 1993 IUPAC. 
   CEN (1996) "Ambient air  quality  -  Diffusive  samplers  for  the
determination of gases or vapours - Requirements  and  test  methods"
CEN standard in preparation, 1996. 
   E. De Saeger, M.  Gerboles,  M.  Payrissat,  "La  Surveillance  du
Dioxyde d'Azote a'  Madrid  au  Moyen  d'Echantillonneurs  Passifs  -
Evaluation Critique de la Conception du Reseau", Rapport EUR 4175  FR
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   E. De Saeger, M. Gerboles, P.  Perez  Ballesta,  L.  Amantini,  M.
Payrissat, "Air Quality Measurements in Brussels  (1993-1994)  -  NO2
and BTX Monitoring Campaigns by Diffusive Samplers", EUR Report 16310
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   F. De Santis, A. Fino,  S.  Tiwari,  C.  Vazzana,  "Monitoring  of
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421-429. 
   F. De Santis, A. Fino, C. Vazzana, I.  Allegrini,  "Monitoring  of
Nitrogen  Oxides   by   Passive   Sampling",   Atti   del   Congresso
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   F.  De  Santis,  T.  Dogeroglu,  S.  Menichelli,  C.  Vazzana,  I.
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   E. D.  Palmes,  A.F.  Gunnisson,  J.  Dimattio  and  C.  Tomczyck,
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Cirillo M., Desiato F., Finzi G., 1997, Valutazione della dispersione
in atmosfera di effluenti aeriformi - guida ai criteri di selezione 
dei modelli matematici, Rapporto Tecnico ANPA RTI 1/97 - AMB 
   Bassanino M., Bertolaccini M.A., Brusasca G., Cirillo M.C.,  Finzi
G., Fortezza F., Graziani G., Mamolini G., Marani A.,  Tamponi  M.  e
Tirabassi T., 1993, Modelli a integrazione delle reti per la gestione
della qualita' dell'aria, Rapporto dell'Istituto Superiore di Sanita' 
ISTISAN 93/36 
   Cirillo M., Angelino  E.,  Brusasca  G.,  Desiato  F.,  Finzi  G.,
Mamolini G., Marani A., Tamponi M., Tirabassi T., Zanini G., 1996,  I
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la   validazione   dei    modelli,    Convegno    "Il    monitoraggio
dell'inquinamento atmosferico (Modena, 13-14 novembre 1996) 
   Cirillo M., Desiato F., 1998, Setting up a  regulatory  frame  for
atmospheric dispersion modelling in Italy: needs, actors and  ongoing
activities, 5th  International  Conference  on  Harmonisation  within
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   ERS (Enviromental Regulatory Services) - Air and  Water  Approvals
Division - Air Emissions Branch 1997, Air Quality Model Guidelines, 
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   Finardi S., M.G. Morselli and P. Jeannet, 1997, Wind  flow  models
over complex terrain for dispersion calculations, Working Group  4  -
COST Action 710 "Harmonisation of the pre-processing of 
meteorological data for atmospheric dispersion models" EUR 18195 EN 
   Moussiopoulos N., Berge E., Bohler T., De Leeuw F.A.A.M., Gronskei
K., Mylona S., Tombrou  M.,  1996,  Ambient  air  quality,  pollutant
dispersion and transport models, EEA Topic Report n. 19, EEA, 
Copenhagen 
   NATO-CCMS, 1992, Air Pollution Modelling and its Application IX, 
H. Van Dop and G. Kallos, Plenum Press, New York 
   NATO-CCMS, 1994, Air Pollution Modelling and its Application X, 
S.E. Gryning e M.M. Millan, Plenum Press, New York 
   NATO-CCMS, 1996, Air Pollution Modelling and its Application XI, 
S.E. Gryning e F.A. Schiermaier, Plenum Press, New York 
   NATO-CCMS, 1998, Air Pollution Modelling and its Application XII, 
S.E. Gryning e N. Chaumerliac, Plenum Press, New York 
   NATO-CCMS, 1999, Air Pollution Modelling and its Application XIII, 
S.E. Gryning e E. Batchvarova, Plenum Press, New York 
   Olesen H.R., 1997, Data sets and protocol for model validation, 
Int. J. Environment and Pollution, Vol. 5, Nos. 4-6, pp. 693-701 
 
   Altra documentazione 
 
   "Guidance report on preliminary assessment under  EC  air  quality
directives":         Technical         Report         No.          11
(http://reports.eea.eu.int/TEC11a/en/techll.pdf) 
 
          Note all'allegato 1:
              -  L'art.  7  del  citato  decreto legislativo 4 agosto
          1999, n. 351, e' riportato nelle note all'art. 1.
              -  Gli  articoli 8 e 9 del citato decreto legislativo 4
          agosto  1999,  n.  351,  sono  riportati  nelle  note  alle
          premesse.
              -  L'art.  4  del  citato  decreto legislativo 4 agosto
          1999, n. 351, e' riportato nelle note all'art. 5.