(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato

REGOLAMENTO  (CEE) n. 2081/92 DEL CONSIGLIO DOMANDA DI REGISTRAZIONE:
                       Art. 5 DOP ( ) IGP (X)

               Numero nazionale del fascicolo: 1/2001

1. Servizio competente dello Stato membro:
    nome: Ministero delle politiche agricole e forestali;
    indirizzo: via XX Settembre 20, 1-00187 Roma;
    recapito telefonico: 06-481 99 68 - Fax 06-42013126;
    e-mail: qualita@politicheagricole.it
2. Associazione richiedente:
    2.1. Nome: Consorzio per la tutela del Carciofo Romanesco;
    2.2. Indirizzo: via Fabio Massimo n. 72 - 00192 Roma;
    2.3. Composizione: produttori/trasformatori (x) altro ( ).
3. Tipo di prodotto: classe 1.6 ortofrutticoli - Cynara Scolymus L.
4. Descrizione  del  disciplinare: (riepilogo delle condizioni di cui
all'art. 4, paragrafo 2):
    4.1. Nome: "Carciofo Romanesco del Lazio";
    4.2.  Descrizione:  il  "Carciofo Romanesco del Lazio" allo stato
fresco, ha le seguenti caratteristiche:
      capolini  di  forma  sferica, compatta, con caratteristico foro
all'apice;
      colore da verde a violetto;
      brattee esterne di colore verde con sfumature violette;
      diametro dei cimaroli non inferiore a centimetri dieci;
      diametro dei capolini di primo e secondo ordine non inferiore a
centimetri sette.
    4.3.  Zona  geografica:  il  "Carciofo  Romanesco  del  Lazio" e'
prodotto  nei  territori idonei dei seguenti comuni delle province di
Viterbo,  Roma  e  Latina  nella  regione  Lazio: Montalto di Castro,
Canino,  Tarquinia, Allumiere, Tolfa, Civitavecchia, Santa Marinella,
Campagnano,  Cerveteri,  Ladispoli,  Fiumicino, Roma, Lariano, Sezze,
Priverno, Sermoneta, Pontinia.
    4.4.   Prova   dell'origine:  alcuni  autori  farebbero  risalire
l'inizio  della  coltivazione  del  carciofo nel Lazio al tempo degli
Etruschi.  Secondo  Montelucci  (cfr.  Pignatti), il carciofo sarebbe
originario   del   bacino   occidentale   del  Mediterraneo,  essendo
sconosciuto  ad  egizi  ed  ebrei  e rinvenendo in alcune tombe della
necropoli  etrusca  di Tarquinia raffigurazioni di foglie di carciofo
prese  per  adornarne  le  pareti. Tale autore attribuisce l'opera di
addomesticamento  della  specie  proprio  agli Etruschi. Le imponenti
popolazioni   di   Cynara   Cardunculus,  nella  zona  collinare  tra
Civitavecchia  e  Tolfa  fino alle vicinanze di Cerveteri, avvalorano
tale  tesi.  In epoche piu' recenti, la coltivazione del carciofo nel
Lazio  ebbe  notevole  impulso dopo la II guerra mondiale poiche' non
aveva  bisogno  di  molte  spese  di produzione e manteneva una buona
produzione  per  6-7  anni.  Il  notevole successo della coltura e la
necessita'  di  far  conoscere  il  livello  qualitativo del carciofo
prodotto  in  tale  territorio, spinse ad istituire nel 1950 la Sagra
del  Carciofo  nella  zona  di  Ladispoli.  La  rintracciabilita' del
prodotto  e'  garantita  dall'istituzione  di un elenco di produttori
attivato,   tenuto   ed   aggiornato   dall'organismo   di  controllo
appositamente  autorizzato, che verifichera' le metodiche produttive,
le  caratteristiche del prodotto, i quantitativi di prodotto ottenuti
da  soggetti  iscritti  nell'elenco  e  le modalita' di immissione al
consumo.
    4.5.  Metodo  di  ottenimento:  le  cultivar  che concorrono alla
produzione del "Carciofo Romanesco del Lazio" sono il "Castellammare"
con i relativi cloni ed il "Campagnano" con i relativi cloni.
    La  coltivazione  del "Carciofo Romanesco del Lazio" prevede, per
l'operazione   d'impianto,   un'accurata  preparazione  del  terreno,
l'interramento   di  concimi  ed  un  definitivo  livellamento  della
superficie.  Il  trapianto  avviene  da  agosto a ottobre. L'impianto
della carciofaia e' mantenuto in coltivazione per non piu' di quattro
anni  con  un  avvicendamento  triennale della coltura. Le operazioni
colturali   tipiche   del   carciofo  sono  la  "dicioccatura"  e  la
"scarducciatura": la prima consiste nell'eliminazione degli steli che
hanno   portato   i   capolini,   la   seconda   si  attiva  mediante
l'eliminazione  manuale  dei  carducci  superflui.  Per  il "Carciofo
Romanesco  del Lazio" viene allevato un solo carduccio per pianta. La
raccolta inizia in gennaio e puo' protrarsi fino a maggio, secondo le
condizioni climatiche.
    4.6.  Legame:  la  zona di produzione del "Carciofo Romanesco del
Lazio"  e'  caratterizzata da una situazione climatica omogenea molto
favorevole per la coltivazione del carciofo. La temperatura media nel
mese  piu'  freddo  (gennaio)  e'  compresa  tra  +  3 e + 6 oC. Tali
temperature  minime  sono  ottimali  per  la  coltura del carciofo in
quanto  non  scendono  mai  al  di  sotto  di  0 oC grazie all'azione
mitigatrice del mare.
    La temperatura media nel mese piu' caldo (luglio) varia da + 21 a
+  24  oC  ed  il  numero di ore di sole annuo e' compreso tra 2000 e
2200. Anche la quantita' e la distribuzione delle precipitazioni sono
favorevoli alla coltivazione del carciofo.
    Il  terreno  adibito  alla  coltivazione  e'  di media tessitura,
presenta un pH compreso fra 6,5 e 7,5, con un calcare attivo compreso
fra 2 e 3.
    I   predetti   fattori  naturali,  climatici  e  podologici  sono
determinanti nell'attribuire al "Carciofo Romanesco del Lazio" le sue
particolari    caratteristiche,    alla    formazione   delle   quali
contribuiscono  anche  fattori umani e tecniche tradizionali quali ad
esempio  la  reintegrazione  della  sostanza  organica  nel  terreno,
lasciando  i residui colturali previo sminuzzamento e interramento, e
quali   l'allevamento  di  un  solo  carduccio  per  pianta  mediante
l'eliminazione  degli  altri  al  fine  di  favorire  la crescita del
carduccio prescelto.
    L'insieme  dei  fattori naturali e umani rende le caratteristiche
qualitative   del   "Carciofo  Romanesco  del  Lazio"  uniche  e  non
riscontrabili  in altre cultivar o nelle stesse due cultivar indicate
al punto 4.5 coltivate in altre zone geografiche.
    Appare  superfluo  sottolineare  la  reputazione  di  cui gode il
prodotto,  protagonista  di  numerose  sagre  e costituente una delle
principali risorse del territorio.
    4.7. Struttura di controllo:
      nome:  Agroqualita'  -  societa'  per  la  certificazione della
qualita' nell'agroalimentare S.r.l.;
      indirizzo: via Montebello - 00185 Roma.
    4.8.  Etichettatura: oltre alla denominazione "Carciofo Romanesco
del  Lazio"  I.G.P.  e'  consentito l'uso di indicazioni che facciano
riferimento  a  nomi,  ragioni  sociali,  marchi d'impresa non aventi
significato laudativo e tali da non trarre in inganno l'acquirente.
    E'   consentito  altresi'  l'uso  di  indicazioni  geografiche  e
toponomastiche  che  facciano  riferimento  a comuni, frazioni, aree,
fattorie  e  localita'  comprese nei comuni di cui al punto 4.3 e dai
quali  effettivamente proviene il carciofo. Dovra', inoltre, figurare
il  simbolo  grafico  relativo  all'immagine  artistica  del logotipo
specifico  ed  univoco, da utilizzare in abbinamento inscindibile con
l'indicazione  geografica protetta; il simbolo grafico si presenta di
forma  ovale  con  al  centro l'immagine del carciofo. La descrizione
esatta  ed  i  colori  di  riferimento  fanno  parte  integrante  del
disciplinare  di  produzione  del  "Carciofo Romanesco del Lazio". Si
allega la figura del logotipo.
    Le  confezioni devono essere sigillate e possono essere ricoperte
con rete di plastica o con foglio di plastica trasparente. Il marchio
verra'  apposto lateralmente nella confezione. Nel caso di vendita in
mazzi verra' inserito in una fascia che avvolge gli stessi.
    Per  il consumo locale tradizionale e' consentita, esclusivamente
all'interno   della  regione  Lazio,  la  vendita  dei  cimaroli  del
"Carciofo Romanesco del Lazio" in mazzi da dieci, provvisti di foglie
e  con  gambo anche superiore ai 10 cm di lunghezza, oppure con mazzi
di numero non definito a forma di pigna e senza foglie.
    4.9. Disposizioni nazionali:
      numero CE: - ;
      data di ricevimento del fascicolo integrante.