(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  comune di Niscemi (Caltanissetta), i cui organi elettivi sono
stati  rinnovati  nelle  consultazioni amministrative del 26 novembre
2000,  e'  inserito  in  un  contesto ambientale caratterizzato dalla
presenza  della  criminalita' organizzata che mira ad ingerirsi nelle
attivita' economiche connesse al settore degli appalti pubblici.
    Numerosi  episodi criminosi finalizzati al danneggiamento di beni
appartenenti  ad  amministratori  e  dipendenti pubblici dello stesso
ente  locale ed alcune fattispecie delittuose altrettanto gravi hanno
determinato uno stato di precarieta' sul piano della percezione della
sicurezza pubblica.
    Il   prefetto   di   Caltanissetta   ha   pertanto  disposto  con
provvedimento  in  data 26 novembre 2003, l'accesso presso quell'ente
ai  sensi  dell'art.  1,  quarto comma, del decreto-legge 6 settembre
1982,  n.  629,  convertito  dalla  legge  12 ottobre 1982, n. 726, e
successive   modificazioni   ed   integrazioni,   per  verificare  la
sussistenza  di  condizionamenti  mafiosi  all'interno  del comune di
Niscemi.
    Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti
nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura, cui si
rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della esistenza di fattori
di  inquinamento  dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa
dell'influenza  della criminalita' organizzata, che si e' manifestata
anche  attraverso  azioni  criminose  nei  confronti di un dipendente
comunale, di un vigile urbano e del coniuge del vice sindaco, nonche'
in un piu' recente episodio nei confronti del segretario comunale.
    Lo stesso ente e' caratterizzato da un'esasperata conflittualita'
a  livello  politico,  che e' sfociata, in data 2 gennaio 2004, nella
presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco da
parte di otto consiglieri, approvata il successivo 23 gennaio, con il
voto favorevole di quindici consiglieri su venti assegnati per legge.
In  conseguenza,  il presidente della regione siciliana ha proceduto,
con  proprio  decreto  in  data  4 marzo  2004,  alla  nomina  di  un
commissario   straordinario   con  i  poteri  di  sindaco,  giunta  e
consiglio,  ai  sensi dell'art. 11 della legge regionale 15 settembre
1997, n. 35, e successive modifiche.
    Le indagini svolte hanno palesato che la capacita' di influenzare
l'attivita'  del  comune  di Niscemi, nei cui confronti e' gia' stato
disposto,  in  data  18 luglio  1992,  lo  scioglimento  degli organi
elettivi  per  infiltrazioni  mafiose, e' connessa alla permanenza di
soggetti  riconducibili  in  via  diretta  o  indiretta  ad  ambienti
malavitosi, che gia' al tempo avevano orientato le scelte dell'ente.
    In  tale  contesto,  assume  specifico  rilievo  la  nomina di un
assessore,  poi dimissionario, ritenuto, secondo fonti investigative,
legato  ad  amministratori  destinatari  del  citato provvedimento di
scioglimento per collegamenti con la mafia niscemese.
    Anche  relativamente  al  vice  sindaco, ad un assessore ed a due
dipendenti  con  incarichi  di  responsabilita',  sono stati rilevati
legami di parentela con un noto esponente mafioso.
    Nel  corso  del 2003, il comune e' stato interessato da ulteriori
episodi  criminosi, quali danneggiamento dell'autovettura di servizio
del  sindaco  e  l'incendio dell'auto privata di uno dei consiglieri,
nonche'  da  atti  di  intimidazione  nei  confronti di un dipendente
comunale,  responsabile  del  settore  manutenzione,  riconducibili a
tentativo    della    criminalita'    organizzata    di   interferire
nell'attivita' della pubblica amministrazione.
    A  cio'  si aggiunga l'arresto di un dipendente comunale ritenuto
responsabile   insieme   ad   altri   di  associazione  a  delinquere
finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
    Nel   quadro  complessivo,  caratterizzato  da  un  atteggiamento
silente  ed  inattivo manifestato dagli amministratori, riconducibile
alla   rinuncia   a   contrastare   il   pericolo   di  tentativi  di
infiltrazione, rileva la figura dell'ex sindaco di Niscemi, cui viene
ricondotta  la  direzione  ed organizzazione del sodalizio criminoso,
nonche'  il  pieno  controllo dell'attivita' amministrativa comunale,
con l'intento di privare dei poteri l'attuale sindaco.
    La commissione incaricata dell'accesso, richiama espressamente le
risultanze  di  operazioni  condotte dai locali organi investigativi,
nonche'   i   provvedimenti  emessi  dall'autorita'  giudiziaria  che
confermano   l'esistenza  in  quel  territorio  di  un'organizzazione
criminale  a stampo mafioso che, con i citati episodi estorsivi, mira
ad   acquisire  il  controllo  diretto  ed  indiretto  degli  appalti
pubblici.  E',  a tal proposito, ritenuta di rilievo l'intimidazione,
alla  ditta  aggiudicataria  di  alcuni  lavori,  a  conferire ad una
specifica  impresa  la fornitura di calcestruzzo e l'impiego di mezzi
meccanici,  imponendo  prezzi maggiorati rispetto al altro fornitore.
Parimenti significativa e' la posizione di un dipendente, preposto al
servizio  di  manutenzione della ripartizione gestione territorio del
comune  di  Niscemi, che, a seguito di atti intimidatori da parte del
sodalizio mafioso, si sarebbe piegato alle finalita' di quel clan. In
relazione  a detta vicenda, e' sintomatico di un atteggiamento inerte
da  parte  dell'amministrazione  comunale  che  non  si  sia ritenuto
opportuno  l'avvicendamento  del dipendente nel delicato servizio. Il
suddetto  quadro indiziario e' supportato anche dal dato fattuale che
la  procedura  dei  conferimenti  degli  appalti, mediante ricorso ai
cottimi  fiduciari,  non  sempre  e'  giustificata  dall'esigenza  di
effettuare   urgenti   manutenzioni;   circostanza   che   desta   il
convincimento  che l'ente abbia potuto favorire l'ingerenza diretta o
indiretta  della locale criminalita'. Cio' quanto meno fino a che non
e'  stata indetta dal competente organo comunale un'apposita riunione
per  impartire  l'indirizzo  agli  uffici  comunali  di  applicare il
sistema dell'asta pubblica.
    Viene  evidenziato  come  nell'elenco  delle ditte individuali di
fiducia  del  comune,  approvato  nell'anno 2001, per alcuni titolari
figurano  precedenti,  che avrebbero dovuto indurre l'amministrazione
ad  una rivisitazione dell'albo stesso, tenuto conto altresi' che nei
confronti dei medesimi sono stati emessi provvedimenti restrittivi da
parte  della  magistratura,  per  reati  associativi  anche di stampo
mafioso.
    Le  evidenti  anomalie  riscontrate  nel  settore  di vigilanza e
controllo   sull'attivita'   espletata   dalle  ditte  aggiudicatarie
collidono  con  le linee seguite da quell'amministrazione che, avendo
aderito  ad  apposito  protocollo di legalita' stipulato il 12 giugno
2003 con la prefettura di Caltanissetta, avrebbe dovuto intraprendere
specifiche iniziative per una piu' efficace organizzazione gestionale
ed una maggiore trasparenza nell'attivita' amministrativa.
    Le  risultanze  dell'accesso  mettono in luce come i contratti di
appalto  siano  caratterizzati  da  notevoli anomalie e discrasie sia
nelle  fasi  delle offerte, che in taluni casi non recano indicazione
dell'orario   di  presentazione  mentre  il  timbro  datario  risulta
modificato, sia nella fase della presentazione delle buste di offerta
effettuata  anche  oltre  la data di scadenza assegnata. In occasione
dell'appalto per l'affidamento di lavori di manutenzione delle strade
interne  al centro abitato e' stato rilevato come le buste contenenti
le  offerte delle ditte dichiarate escluse non risultino essere state
aperte.  Detta  condizione  avrebbe  consentito di effettuare la loro
sostituzione  in  una  fase  successiva  - e quindi di predeterminare
l'aggiudicatario   -   dopo   un  eventuale  accoglimento,  da  parte
dell'organo  di  giustizia  amministrativa,  dei ricorsi proposti dai
concorrenti interessati.
    In  altro  appalto, svolto in data 2002, per la costruzione di un
parcheggio,   le  anomalie  riscontrate  inducono,  ad  avviso  della
Commissione, a ritenere sussistente un accordo collusivo tra le ditte
offerenti,   rivolto   ad   eludere   la   libera  concorrenza  ed  a
predeterminare   l'aggiudicatario,   a  fronte  di  un  atteggiamento
dell'amministrazione   comunale   che   non  avrebbe  adottato  mezzi
risolutivi  per  contrastare i fenomeni di illegalita' nella gestione
dei lavori pubblici.
    Viene,  comunque,  a tal proposito evidenziato corre il comune di
Niscemi  abbia provveduto ad informare la Procura della Repubblica di
Caltagirone  sulla  circostanza  che  le  offerte  di gara relative a
differenti  imprese  siano  state  presentate,  in alcuni casi, dagli
stessi soggetti.
    Sempre  con  riferimento  alla  suddetta  gara  di appalto per la
costruzione   del   parcheggio,   vengono   ritenuti  particolarmente
significativi  la  decisione  della ditta aggiudicataria di nominare,
quale  direttore  tecnico  dei  lavori, un soggetto appartenente alla
stessa  societa',  nonche' l'inserimento nell'esecuzione del suddetto
appalto  di  una  ditta  il  cui  omonimo  titolare  e'  ritenuto dai
competenti  organi  giudiziari  personaggio  che  ha  ottenuto  in un
recente passato la protezione di «cosa nostra» niscemese.
    Altri   fattori  di  interferenza  sul  piano  della  trasparenza
dell'azione  amministrativa  nonche' di criticita' sul buon andamento
dell'amministrazione   comunale   sono  evidenziati  nella  relazione
ispettiva  con  riferimento al servizio di trasporto ed assistenza di
alunni  portatori  di  handicap,  alla  concessione  di contributi ad
associazioni di volontariato, alla raccolta di rifiuti solidi urbani,
alla  gestione  del  contenzioso,  al  conferimento  degli  incarichi
professionali,   nonche'   al   fenomeno   dell'abusivismo   edilizio
caratterizzato  dalla  mancata  esecuzione  di  numerose ordinanze di
demolizione nel periodo compreso tra gli anni 2000-2003.
    Nel  quadro  risultante  dalla ricostruzione degli eventi e delle
circostanze  oggetto dell'accesso emerge, da un lato, che l'interesse
ad   un  ritorno  ai  vecchi  criteri  di  gestione  potrebbe  essere
alimentato  dalla  previsione  di  realizzazione nei prossimi anni di
importanti  opere  pubbliche, e, dall'altro, che nel tessuto sociale,
politico   ed  economico  del  territorio  niscemese,  la  prevalente
organizzazione  criminale  riesce  ad  insinuarsi  anche nel contesto
della locale pubblica amministrazione, evidenziando palesi sintomi di
condizionamenti e di infiltrazioni.
    Nella  complessa  valutazione  della  situazione  sussistente nel
comune  di  Niscemi sicuramente costituisce circostanza di rilievo la
carenza  di  un forte impegno dell'amministrazione in carica ispirato
ad un radicale mutamento di rotta nella gestione della cosa pubblica,
idoneo  ad  arginare  le  componenti  inquinanti  gia' favorite dagli
organi  di  governo  locale in carica al tempo dello scioglimento del
1992.
    Le   suindicate  condizioni,  la  presenza  delle  organizzazioni
malavitose  interessate  alla gestione della cosa pubblica, che hanno
contribuito  a  determinare  il  clima di tensione gia' delineato, le
irregolarita'   e  le  ripetute  violazioni  dei  principi  del  buon
andamento   ed  imparzialita'  dell'ente,  rappresentano  la  portata
indiziante  di  indebite  interferenze della criminalita' organizzata
sulle   scelte   operate   dall'amministrazione,   che  ha  di  fatto
privilegiato  interessi  estranei  al  perseguimento  delle finalita'
pubbliche.
    Il complesso degli elementi riscontrati manifesta chiaramente che
si  e'  determinato in quell'ente uno stato di alterazione del libero
convincimento  per  effetto  delle interferenze di fattori esterni al
quadro   degli  interessi  locali,  riconducibili  alla  criminalita'
organizzata che pregiudicano le fondamentali garanzie democratiche.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  il  comune  di  Niscemi,  la  cui  capacita' di determinazione
risulta  compromessa, l'inosservanza del principio di legalita' nella
gestione  dell'ente  e  l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno
compromesso  le  legittime  aspettative  della  popolazione ad essere
garantita  nella  fruizione  dei  diritti  fondamentali,  minando  la
fiducia  dei  cittadini nella legge e nelle istituzioni. Pertanto, il
prefetto  di Caltanissetta, con relazione del 26 gennaio 2004, che si
intende  integralmente  richiamata,  ha proposto l'applicazione della
misura  di  rigore  prevista  dall'art.  143  del decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267.
    La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte
dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la
criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio
per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita'  locale, ancor piu' necessari in conseguenza dell'ordinanza
di  custodia  cautelare  in  carcere  emessa  in  data 18 marzo 2003,
nell'ambito  di  indagini  sull'associazione  mafiosa «cosa nostra» e
sulle  infiltrazioni  nei  finanziamenti  pubblici  e  nella pubblica
amministrazione,  che  coinvolgono  tra  gli altri anche il comune di
Niscemi.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Rilevato  che,  per  le  caratteristiche  che  lo configurano, il
provvedimento  dissolutorio previsto dall'art. 143 del citato decreto
legislativo  puo' intervenire finanche quando sia gia' stato disposto
provvedimento  per  altra  causa,  differenziandosene per funzioni ed
effetti,  si  formula rituale proposta per l'adozione della misura di
rigore  nei  confronti  del  comune  di  Niscemi  (Caltanissetta) con
conseguente affidamento per la durata di diciotto mesi della gestione
dell'ente  ad  una  commissione  straordinaria  cui,  in  virtu'  dei
successivi  articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze
e  metodologie  di  intervento  finalizzate  a garantire nel tempo la
rispondenza    dell'azione   amministrativa   alle   esigenze   della
collettivita'.
      Roma, 22 aprile 2004
                                     Il Ministro dell'interno: Pisanu