SCHEDA RIEPILOGATIVA REGOLAMENTO (CEE) N. 2081/92 DEL CONSIGLIO «Lardo di Colonnata» N. Nazione del fascicolo: 11/2002 (N. C.E.: ................................) DOP ( ) IGP (X) La presente scheda costituisce una sintesi redatta a scopo informativo. Per un'informazione completa, gli interessati e in particolare i produttori della IGP in questione sono invitati a consultare la versione integrale del disciplinare a livello nazionale oppure presso i Servizi competenti della Commissione europea. 1. Servizio competente dello Stato membro: nome: Ministero delle politiche agricole e forestali - indirizzo: via XX settembre n. 20 - 00187 Roma - Tel: 06-4819968 - Fax: 06-42013126 e-mail: QTC3@politicheagricole.it 2. Associazione richiedente: 2.1. nome: Associazione tutela Lardo di Colonnata; 2.2. indirizzo: Piazza Palestro, 3 - 54030 Colonnata- Carrara (Massa Carrara); 2.3. composizione: Produttori/trasformatori (x) altro ( ). 3. Tipo di prodotto: Classe 1.2 - Preparazione di carni dell'allegato 11 - Lardo. 4. Descrizione del disciplinare: (sintesi dei requisiti di cui all'art. 4, par. 2): 4.1. nome: «Lardo di Colonnata»; 4.2. descrizione: prodotto ottenuto dai tagli di carne suina, proveniente da allevamenti situati nel territorio delle regioni Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Umbria, Marche, Lazio e Molise, corrispondenti alla strato adiposo che ricopre il dorso della regione occipitale fino alle natiche e che lateralmente arriva fino alla pancetta. Le principali caratteristiche del «Lardo di Colonnata» sono le seguenti: forma: variabile, indicativamente rettangolare, spessore non inferiore a 3 cm; aspetto esterno: la parte inferiore conserva la cotenna mentre quella superiore e' ricoperta dal sale di stagionatura reso scuro dalle piante aromatiche e dalle spezie; puo' essere presente una striscia di magro. Nel complesso il prodotto appare umido, di consistenza omogenea e morbida, di colore bianco, leggermente rosato o vagamente brunito; profumo: fragrante e ricco di aromi; sapore: gusto delicato e fresco, quasi dolce, finemente sapido se proveniente dalla zona delle natiche, arricchito dalle erbe aromatiche e le spezie usate nella lavorazione; 4.3. zona geografica: la delimitazione geografica della zona di produzione della materia prima comprende le regioni Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Umbria, Marche, Lazio e Molise. Si tratta delle regioni italiane tradizionalmente vocate alla produzione del suino pesante, ove nel tempo si sono consolidate tecniche di allevamento e alimentazione idonee alla produzione di materia prima avente le caratteristiche necessarie alla successiva lavorazione. Nelle predette regioni hanno sede anche gli stabilimenti di macellazione e sezionamento. La zona geografica interessata alla produzione di Lardo di Colonnata e' rappresentata dal territorio denominato Colonnata frazione del comune di Carrara, provincia di Massa Carrara. Il territorio e' delimitato in apposita cartografia 1:50.000; 4.4. prova dell'origine: secondo alcuni, Colonnata trae il nome dalla presenza di una colonia di schiavi impiegati dai romani nelle cave di marmo. Dell'esistenza di questo tipo di colonie esistono molte testimonianze storiche e archeologiche. Non e' escluso che risalga proprio all'epoca della dominazione romana l'introduzione sul posto delle metodologie di conservazione delle carni di maiale. E', del resto, accertato che i romani conoscevano fino in fondo il ruolo importante rivestito dal lardo nella dieta specialmente di coloro che erano sottoposti a lavori pesanti. Gli stessi legionari ricevevano, come ci attesta il codice giustiniano, una razione di lardo ogni tre giorni. La migliore qualita' del materiale rinvenibile in loco non poteva non favorire, accanto a quella architettonica o artistica, una utilizzazione piu' larga e diffusa di tipo manifatturiero, riferita cioe' agli oggetti legati alla vita quotidiana come i mortai per la pesta del sale e le famose pile di marmo, ribattezzate localmente «conche», destinate alla conservazione del lardo. Passa anche da questa importante acquisizione la ricostruzione storica dei nessi che sono sempre esistiti fra un prodotto irripetibile come il «Lardo di Colonnata» e la cultura materiale del territorio che lo ha generato. Una cultura che probabilmente non ha subito rilevanti interruzioni dalle epoche piu' antiche. In generale, le fonti ci dicono, infatti, che anche in epoca longobarda la lavorazione del maiale ricevette un forte impulso. Tra l'altro, e' interessante notare che era consuetudine attribuire ai maestri muratori, prima dell'inizio dell'opera loro commissionata, dieci libbre di lardo (circa cinque chilogrammi). Notazioni analoghe possono essere fatte, in verita', per tutto il periodo medievale, che e' investito da uno sviluppo significativo delle tecniche di lavorazione e conservazione del maiale. In quale preciso momento o circostanza tutto questo tocchi direttamente il modo di lavorare e conservare il lardo a Colonnata, non siamo in grado di dire. Secondo alcuni autori, anzi, fu proprio «l'allevamento dei maiali e la rinomata maestria nel lavorarne le carni (che come e' noto furono introdotte in loco dai Longobardi)» ad assicurare al borgo di Colonnata la sua sopravvivenza durante il Medioevo, quando l'attivita' di estrazione del marmo subi' un netto tracollo. Ma per quanto sia difficile stabilire con certezza se la tradizione locale di conservare il lardo nelle conche di marmo abbia avuto origine celtica, romana, longobarda oppure risalga all'epoca dei comuni non vi e' dubbio, tuttavia, che essa e' antica e consolidata. Cio' e' dimostrato, tra l'altro, dal fatto che sono state rinvenute in paese conche di marmo per la stagionatura del lardo con datazioni dei secoli XVII, XVIII e XIX. Si tratta sempre di vasche di varia dimensione scavate in un unico blocco compatto proveniente dalla zona dei Canaloni di Colonnata. E' altresi' significativo che, nell'abitato siano visibili, sulla facciata di alcuni edifici, dei bassorilievi, risalenti all'800 e rappresentanti S. Antonio Abate, un eremita vissuto fra il III e il IV secolo, al quale fin dall'XI secolo e' stata attribuita la fama di guaritore del «fuoco sacro» o «fuoco di S. Antonio», denominazione popolare dell'herpes zoster. Le applicazioni di lardo sulla pelle hanno costituito per secoli l'unico rimediodel male ritenuto efficace. Per questo, e' molto diffusa la rappresentazione di un maiale accanto alla figura del Santo. Inoltre non sembra essere certo un dettaglio che la chiesa parrocchiale sia dedicata a S. Bartolomeo, il patrono dei macellai, e che da molti anni si tenga, in coincidenza con la festa del Santo, una sagra del lardo, che attira numerosi visitatori ed estimatori da diverse parti d'Italia e dall'estero. La produzione, il consumo e, per estensione, la cultura del lardo a Colonnata sono stati, comunque, sempre legati al lavoro e alla vita dei cavatori. In una preziosa testimonianza apparsa di recente su di un quotidiano, l'ing. Aldo Mannolini che alla fine degli anni quaranta diresse, per conto della Montecatini, alcuni cantieri nei bacini marmiferi del Carrarese ricorda che «era possibile stabilire quasi con sicurezza la residenza degli operai osservando il loro pasto», in quanto soltanto quelli di Colonnata erano usi accompagnare al pane il lardo come companatico. E piu' avanti: «Andavano fieri del loro prodotto e del loro sistema di produzione, che prevedeva la conservazione in vasche di marmo dei Canaloni, poste in cantine del sottosuolo». E' importante notare che in un testo pubblicato alla fine dell'800, contenente uno studio di «igiene sociale» sui lavoratori dei marmi di Carrara, sono riportate notizie illuminanti circa la differenza di dieta fra gli operai che lavoravano in pianura e quelli che lavoravano in montagna nelle cave. I primi potevano contare su di una alimentazione, entro certi limiti, varia e distribuita piu' regolarmente nell'arco della giornata, mentre per i secondi il nutrimento era meno regolare e consisteva «essenzialmente di pane e pasta o taglierini cotti con fagioli e verdure, e conditi con olio o lardo». Quanto agli ingredienti, risale molto indietro negli anni l'uso del sale marino. In proposito si sa per certo che non doveva essere difficile il suo approvvigionamento. L'aglio e molte altre erbe - come il rosmarino, la salvia o l'origano - erano agevolmente reperibili in zona, mentre l'uso di spezie provenienti da paesi lontani - come il pepe nero, la cannella o la noce moscata - era probabilmente indotto dalla vicinanza alla direttrice dei traffici lungo l'asse Livorno/Pisa-Emilia/Lombardia. Nel corso dei secoli non ha, invece, subito modifiche sostanziali il sistema di lavorazione e di stagionatura nelle tradizionali conche di marmo. Da rilevare che anticamente il ciclo di lavorazione era annuale: il maiale veniva macellato e lavorato esclusivamente nei mesi piu' freddi (gennaio/febbraio), mentre oggi si riesce a portare a termine nel corso dell'anno piu' di un ciclo di lavorazione, rimanendo, peraltro, le operazioni relative concentrate - a salvaguardia della naturalita' del processo produttivo - nei mesi piu' freddi e umidi, da settembre a maggio. Da molti anni il lardo di Colonnata e' uscito dall'ambito di consumo locale e ha acquistato una rinomanza piu' vasta, in Italia e all'estero. La sua riscoperta gastronomica puo' probabilmente farsi risalire agli anni cinquanta. Infatti, gia' a quell'epoca, in una guida turistica, che fa il censimento delle cose rimarchevoli della provincia di Massa Carrara dal punto di vista storico paesaggistico e gastronomico, la fama del paese viene attribuita, oltre che alla vicinanza delle cave, in via esclusiva anche al lardo. E' importante sottolineare come tutta la vasta letteratura sull'argomento, compresa quella piu' recente di carattere nazionale, sia unanime nell'assegnare la produzione del «Lardo di Colonnata» esclusivamente al territorio di Colonnata. Infine, non va dimenticato che attualmente il prodotto rappresenta per Colonnata la principale risorsa economica. L'avvento delle nuove tecnologie nella escavazione e lavorazione del marmo ha, infatti, prodotto una rilevante disoccupazione e una significativa emigrazione. La tracciabilita' del prodotto e' comprovata, inoltre dall'iscrizione degli allevatori, dei macellatori, dei produttori e confezionatori in apposito elenco tenuto dalla struttura di controllo di cui al punto 4.7; 4.5. metodo di ottenimento: La lavorazione e' stagionale e si svolge da settembre a maggio compresi, di ogni anno. Il lardo deve essere lavorato fresco. Entro e non oltre 72 ore dalla macellazione deve essere rifilato, massaggiato con sale e collocato nelle apposite vasche di marmo, localmente denominate conche preventivamente strofinate con aglio, alternando strati di lardo con gli altri ingredienti, quali pepe fresco macinato, rosmarino fresco, aglio sbucciato e spezzettato grossolanamente, fino al riempimento dei recipienti. Al termine dell'operazione, verra' apposto il coperchio. Le conche sono contenitori di marmo bianco a forma di vasca, realizzate con materiale proveniente dall'agro marmifero dei «Canaloni» del bacino di Colonnata, che presenta peculiarita' di composizione e struttura indispensabile all'ottimale stagionatura e maturazione del prodotto. Il lardo dovra' riposare all'interno delle conche per un periodo di stagionatura non inferiore ai sei mesi. La stagionatura deve avvenire in locali poco areati e privi di qualsiasi condizionamento forzato; 4.6. legame: La produzione e il consumo del «Lardo di Colonnata» sono tradizionalmente legati all'ambiente colonnatese dei cavatori di marmo. Si tratta di un ambiente particolare, risultato del concorso di fattori non solo geografici e climatici, ma anche produttivi, economici e sociali. Tali fattori, frutto di condizioni maturate in una situazione locale esclusiva che nei secoli conserva le sue connotazioni significative, sono tra loro inscindibili e non possono essere valutati singolarmente. E, infatti, nel contesto particolare di Colonnata che il prodotto nasce e acquisisce la sua peculiarita' . Il mantenimento delle connessioni fra gli aspetti essenziali di tale contesto esclusivo rappresenta la condizione imprescindibile della salvaguardia della tipicita'. Colonnata e' collocata nel contesto delle Alpi Apuane ad una altitudine media di 550 m s.l.m. Risente pertanto di condizioni climatiche caratterizzate da elevata piovosita' e scarse escursioni termiche. Le forti correnti di aria umida provenienti dal versante tirrenico, dopo aver superato la breve pianura costiera, condensano immediatamente, costrette come sono ad innalzarsi di fronte all'ostacolo improvviso delle alture, e danno pertanto luogo a un elevato livello di precipitazioni, tanto piu' frequenti ed intense quanto piu' ci si incunea nei contrafforti marmiferi. Una delle conseguenze rilevanti e' che l'umidita' media dell'atmosfera, a causa della frequenza e della quantita' delle precipitazioni, e' piuttosto elevata, raggiungendo i valori piu' alti nei periodi piu' piovosi, cioe' settembre-gennaio e aprile-giugno. Il paese di Colonnata posto alla testata di uno stretto e diritto canalone rivolto verso il mare e' interessato nei periodi di tempo bello da brezze giornaliere. Durante l'inverno si tratta di brezze di monte/valle; durante l'estate e' frequente la brezza di mare che talvolta apporta significativi benefici specie nei pomeriggi assolati: all'ombra l'aria rimane gradevole anche nelle ore di piu' intensa insolazione. Nelle cantine delle case di Colonnata, spesso scavate nella roccia, gli eccessi termici diurni si avvertono poco. In questi momenti le conche di marmo bianco dove si stagiona il lardo si comportano anzi come corpi freddi favorendo il condensamento dell'umidita' atmosferica che contribuisce alla trasformazione del sale in salamoia. La peculiare posizione geografica e l'esposizione al sole del paese rivestono notevole importanza per la determinazione del microclima locale: la localita' di Colonnata risulta essere bene esposta al sole anche durante l'inverno con temperature di conseguenza leggermente superiori a quelle del fondovalle e minore umidita' relativa, mantenendo comunque quest'ultima valori medio-alti; e' presente una rilevante ventilazione connessa alle circolazioni delle brezze la quale concorre a determinare una contenuta differenza tra la temperatura minima e la temperatura massima diurna (escursione termica diurna), influendo positivamente sulle condizioni ambientali generali, si puo' dire, inoltre, che anche l'intensa vegetazione del circondario, fatta di castagneti, querceti, carpineti e faggete, contribuisce a mantenere su livelli elevati l'umidita' della zona. La situazione geografica e climatica sopra descritta rappresenta la premessa ideale per un naturale processo di maturazione e conservazione del lardo che ha bisogno, oltre che dello svolgimento ad una determinata altitudine, del concorso di questi tre fattori ulteriori, tutti riscontrabili a Colonnata in condizioni ottimali irripetibili: umidita' elevata, temperature estive non eccessive, scarse o limitate escursioni termiche sia giornaliere che annuali. Tali fattori vengono ancor piu' esaltati nei laboratori/cantine, la cui ubicazione e conformazione contribuiscono a mantenere le condizioni climatiche sui valori ideali e consentono di riprodurre le tanto apprezzate caratteristiche organolettiche. Una rilevante influenza ha svolto al riguardo anche il legame esistente con l'attivita' lavorativa nelle cave, che ha sempre comportato la necessita' per gli operai di Colonnata di una alimentazione in grado di fornire forti apporti energetici. Considerate le condizioni nelle quali si muoveva l'economia locale, caratterizzata da una estrema poverta' di apporti dal settore agricolo, anche il razionale contingentamento delle scorte, ottenuto attraverso il prolungamento del consumo della carne (quella magra nella stagione estiva e quella grassa nella stagione invernale) lungo tutto il corso dell'anno, non poteva essere un problema trascurabile. Diventava, infatti, indispensabile disporre in qualsiasi momento delle calorie necessarie per sopportare le proibitive condizioni di lavoro nelle cave. L'obiettivo e' stato raggiunto utilizzando metodiche di lavorazione e conservazione che hanno fatto leva sulla abbondante disponibilita' nel circondario della materia prima, degli ingredienti e del marmo, nonche' sulle abilita' tecniche per lavorare e conservare il lardo. La tradizione ha sempre collegato la peculiarita' del prodotto alla originalita' del processo di lavorazione e di conservazione. Dal punto di vista piu' strettamente produttivo, il legame con l'ambiente geografico non e' meno importante per le metodiche di lavorazione. Alla base del successo del «Lardo di Colonnata» non ci sono, infatti, soltanto il dosaggio ottimale della materia prima e degli ingredienti o l'utilizzazione delle caratteristiche peculiari del marmo locale, ma un insieme di componenti che sono in grado di esaltare i dati di partenza. Tra questi, un ruolo significativo e' da ascrivere alle abilita' che si sono venute sviluppando nel tempo nello svolgimento di una attivita' , che - e' importante sottolineare - non ha a Colonnata una specializzazione del lavoro di macellaio o salumiere, ma una vera e propria professione autonoma. Si pensi, ad esempio, alla capacita' di selezione e lavorazione della materia prima, alla capacita' di monitoraggio della c.d. «salamora» o di ricostituzione della stessa, ove necessario, oppure alla capacita' di sfruttamento delle condizioni di umidita' e scarsa aerazione delle cantine locali. La reputazione del Lardo di Colonnata non ha bisogno di dimostrazioni. Il prodotto e' ormai noto ed apprezzato ovunque come dimostrano i sempre piu' numerosi tentativi di imitazione ed usurpazione della denominazione. 4.7. struttura di controllo: nome: agroqualita'; indirizzo: via Montebello n. 8 - 00185 Roma. 4.8. etichettatura: il prodotto viene posto in commercio in tranci di peso variabile, da 250 a 5000 grammi, confezionato sottovuoto in imballaggio plastico o di altro materiale idoneo. Il lardo potra' essere commercializzato anche affettato ovvero macinato e opportunamente confezionato. La confezione reca obbligatoriamente sulla etichetta a caratteri chiari e leggibili, oltre al simbolo grafico comunitario e relative menzioni (in conformita' alte del regolamento CE n. 1726/98 e successive modificazioni) e alle informazioni corrispondenti ai requisiti di legge, le seguenti indicazioni: «Lardo di Colonnata» seguita dalla dicitura indicazione geografica protetta ovvero dalla sua sigla IGP in caratteri maggiori rispetto a qualunque altra dicitura riportata in etichetta; il nome, la ragione sociale, l'indirizzo dell'azienda produttrice e confezionatrice; il logo del prodotto, consistente in una figura romboidale formata da una superficie a bordi frastagliati con all'interno la figura in profilo di un maiale con sopra delle creste montane di dimensioni mm 73x73 con nello spazio sottostante centralmente la scritta «IGP», sovrastata dalla scritta «Lardo di Colonnata» in due righe occupanti uno spazio misurato in linea orizzontale di mm 73. Le zone delimitanti le figure sono di colore verde e rosa, mentre le scritte, ottenute con il carattere tipografico Galliard sono di colore nero. Il logo si potra' adattare proporzionalmente alle varie declinazioni di utilizzo. Il produttore avra' cura, prima del confezionamento, di apporre anche sulla cotenna del lardo, in corrispondenza di uno dei lati minori del trancio, lo speciale sigillo non riutilizzabile che riproduce, o reca un cartellino che riproduce, il predetto logo del prodotto. In etichetta e' vietata l'indicazione di qualsiasi qualificazione diversa da quella prevista dal presente disciplinare. E' vietato inoltre l'uso di indicazioni aventi significato laudativo ed atte a trarre in inganno il consumatore. E' consentito l'uso di indicazioni relative al produttore e al luogo di confezionamento. 4.9. Condizioni nazionali: PARTE RISERVATA ALLA COMMISSIONE N.0 CE: Data di ricevimento del fascicolo completo alla CE: