ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Misterbianco (Catania), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 6 maggio 1990, presenta fenomeni di infiltrazioni e di condizionamento di tipo mafioso. Invero con il rapporto del prefetto di Catania del 9 ottobre 1991 sono state evidenziate forme di condizionamento degli amministratori che compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione di Misterbianco. Nel territorio di Misterbianco, caratterizzato da un diffuso stato di degrado sociale, hanno sede agguerrite organizzazioni mafiose che detengono il controllo dei principali settori economici e produttivi della zona. Tra esse predomina notoriamente il gruppo facente capo al boss mafioso Giuseppe Pulvirenti, detto anche "U Malpassotu", considerato il braccio armato dell'organizzazione di Benedetto Santapaola. Il clima di tensione cui la popolazione e' sottoposta, a causa dell'attivita' delle locali organizzazioni criminali, e' particolarmente delineato dall'episodio relativo all'incendio che il 12 febbraio 1990 ha distrutto il grande deposito di alimentari Sigros. L'episodio avvenne a seguito di un vero e proprio assalto operato dalla mafia mentre nello stabilimento lavoravano gli impiegati che, immobilizzati dagli stessi aggressori, venivano costretti ad assistere passivamente all'azione criminale. A conferma della penetrazione della criminalita' organizzata all'interno dell'amministrazione di Misterbianco vanno ricordati ulteriori gravi e significativi episodi criminali quali: l'agguato commesso il 22 febbraio 1990 da un gruppo di killers contro il geometra del comune Nicola Di Marco che, assunto con incarico a tempo determinato, si occupava di sanatorie edilizie. Il predetto venne inseguito ed ucciso all'interno dell'edificio comunale; l'omicidio di Paolo Arena, segretario della sezione comunale della D.C., commesso dinanzi al palazzo comunale poco prima di una riunione del Consiglio. Il medesimo, pur non rivestendo cariche all'interno dell'amministrazione comunale, era ritenuto concordemente personaggio di particolare peso nel quadro politico locale. Dalla indagini l'Arena e' risultato essere in frequenti rapporti con Giuseppe Grazioso, pluripregiudicato e genero del "Malpassotu"; l'arresto avvenuto il 19 giugno 1991 del comandante dei vigili urbani di Misterbianco, al quale venne contestato il reato di omissione di atti d'ufficio per non aver tempestivamente provveduto su un caso di abusivismo edilizio riguardante Angelo Pulvirenti, fratello dell'indicato esponente mafioso. Inoltre, a delineare il quadro di inquinamento in cui versa l'amministrazione di Misterbianco concorrono i recentissimi arresti, effettuati dall'Arma dei carabinieri, di dipendenti comunali addetti al servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, accusati di truffa aggravata ai danni del comune e di turbamento di pubblico servizio. Fra gli arrestati, come indicato dalla segnalazione fatta dalla compagnia dei carabinieri di Catania-Fontana Rossa in data 8 ottobre 1991, figura Gesualdo Cosentino, anch'egli dipendente comunale, ritenuto appartenente al clan del "Malpassotu". Inoltre, l'attuale vice sindaco Salvatore D'Agata risulta sotto inchiesta, per abuso di atti d'ufficio, cosi' come il funzionario comunale Concetto Pennisi, per aver deliberato il preventivo di spesa per la pavimentazione di una strada quando i lavori erano gia' stati pattuiti ed eseguiti dalla ditta incaricata. Da quanto descritto appare evidente che, a causa della intimidazione mafiosa, la libera determinazione degli amministratori del comune di Misterbianco e' seriamente compromessa e che conseguentemente e' deteriorato il buon andamento dell'amministrazione comunale. Privo di garanzia resta, altresi', il regolare funzionamento dei servizi ad essa affidati; l'immobilismo amministrativo che affligge l'amministrazione di Misterbianco e' rilevabile sia dalla mancata predisposizione del piano regolatore che il comune, da anni, non riesce a varare, sia dal blocco della realizzazione di importanti opere pubbliche quale la metanizzazione, la rete fognante, la discarica pubblica ecc., che il medesimo comune non riesce ad appaltare e per le quali sono giacenti svariati finanziamenti. La situazione esposta evidenzia la sintomatologia di un territorio sottoposto a forti condizionamenti e pressioni di tipo mafioso che trovano altresi' riscontro nel preoccupante andamento della criminalita'. Quest'ultimo ha ormai raggiunto, per la tipologia e l'efferatezza dei reati commessi, vertici di grande allarme sociale, determinando un grave e crescente pregiudizio per la sicurezza pubblica. Da quanto esposto si rileva l'urgenza dell'intervento dello Stato mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'Amministrazione comunale di Misterbianco. Il prefetto di Catania, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, poi convertito in legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato l'avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Misterbianco inoltrando la relazione n. 42/GAB del 9 ottobre 1991. Successivamente, ritenuta l'urgenza di provvedere, il prefetto di Catania con decreto n. 42/GAB del 22 ottobre 1991 ha disposto la sospensione degli organi ordinari del comune di Misterbianco ed ha contestualmente nominato, nelle persone del dott. Enrico La Pira, del dott. Piero Lisi e del dott. Gaetano Infantino, i commissari prefettizi per la provvisoria amministrazione dell'ente nelle more della procedura di scioglimento. Ritenuto, per quanto riportato in narrativa, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, cosi' come convertito in legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Misterbianco, si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 20 dicembre 1991 Il Ministro dell'interno: SCOTTI