ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Bagheria (Palermo), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 28 maggio 1989, presenta fenomeni di infiltrazione della criminalita' organizzata che compromettono l'imparzialita' dell'organo elettivo, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi. Invero, dal prefetto di Palermo, con relazione in data 19 febbraio 1993, e' stata evidenziata la sussistenza di gravi elementi di collegamento e di condizionamento tra l'amministrazione comunale e la criminalita' organizzata operante nella zona. L'inquietante contiguita' di interessi mafiosi con l'amministrazione comunale di Bagheria emerge da alcuni episodi, che hanno caratterizzato la vita del comune nel corso degli anni. Nel 1984 veniva ucciso, in un agguato di stampo mafioso, il senatore Ignazio Mineo, gia' consigliere comunale, legato da vincoli di parentela all'ingegnere capo del comune, Nicolo' Giammanco, figura emblematica e personaggio chiave nell'assegnazione degli appalti in Bagheria. Altri numerosissimi episodi delittuosi, di cui sono rimaste vittime anche elementi che risultano collegati con amministratori comunali e con titolari di imprese aggiudicatarie di appalti, si sono verificati tra il 1986 e il 1990, suscitando vasta eco nell'opinione pubblica e risonanza negli organi di informazione. In particolare va evidenziata l'uccisione di Antonio Mineo, ritenuto "patriarca" di Bagheria e imparentato con i personaggi sopra citati. La circostanza che negli ultimi due anni non si sono verificati fatti di sangue riconducibili alla criminalita' organizzata - ad eccezione di uno avvenuto in data 2 giugno 1992 - e' da ascriversi ad un consolidamento del potere mafioso, essendo molti degli omicidi degli anni precedenti riconducibili ad azioni delle cosche perdenti, ovvero ad azioni decise dagli stessi corleonesi nei confronti di alleati ritenuti non piu' affidabili nonche' nei confronti di collaboratori della giustizia. Diversi componenti il consiglio comunale risultano essere stati interessati, o sono attualmente coinvolti, in inchieste e procedimenti penali ed, altresi', risultano legati da rapporti di parentela, di amicizia o di affari a soggetti indiziati o sospettati di appartenere alla criminalita' organizzata. In particolare: Giuseppe Lo Bue, attualmente sindaco del comune di Bagheria, risulta legato da vincoli di affinita' a Antonino Greco, indiziato di mafia, fratello del boss Leonardo Greco, e a Mario Manlio Drago Ferrante piu' volte indagato per reati di mafia. Quest'ultimo, insieme al fratello Isidoro, e' risultato vincitore di appalti dati con il sistema della trattativa privata; Guglielmo Di Fiore, consigliere comunale gia' nel 1984, e' fratello di Giuseppe, aggiudicatario di appalti concessi a trattativa privata dall'amministrazione comunale e ritenuto dagli organi competenti vicino ad ambienti mafiosi; Mariano Lanza, gia' consigliere comunale nel 1984, e' fratello di Cosimo, scomparso presumibilmente per lupara bianca il 13 gennaio 1987, indicato quale reggente della famiglia mafiosa di Bagheria. Numerosi altri componenti il consiglio comunale risultano, da indagini condotte dai competenti organi, avere assidue frequentazioni o cointeressenze in affari con soggetti appartenenti ad organizzazioni mafiose. Da ultimo si segnala che al funerale del noto mafioso Tommaso Scaduto, deceduto nel 1980 durante la sua latitanza, erano presenti gli attuali consiglieri comunali Filippo Speciale, Giuseppe Aiello, Michelangelo Bartolone, Giuseppe Ticali, Cosimo Sorci e Pietro Cangialosi. Inoltre, fatti di rilevanza penale, al vaglio dell'autorita' giudiziaria, coinvolgono l'amministrazione comunale di Bagheria. Tali fatti riguardano reati contro la pubblica amministrazione nonche' la materia degli appalti. In particolare, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ha emesso, in data 16 maggio 1992, un'informazione di garanzia a carico di 35 amministratori comunali, del citato Nicolo' Giammanco, capo ufficio tecnico del comune e di alcuni ex amministratori, attualmente consiglieri provinciali, in quanto gravemente sospettati di concorso in abuso d'ufficio aggravato in relazione all'approvazione del piano particolareggiato di recupero. Sussistono, inoltre, procedimenti penali a carico del piu' volte citato Nicolo' Giammanco per il progetto del porto di Aspra nonche' del sindaco pro-tempore di Bagheria per il rilascio di una licenza edilizia. Come gia' evidenziato, diversi titolari di imprese aggiudicatarie di appalti sono ricollegabili ad amministratori comunali, o ad elementi sospettati di appartenenza alla mafia. In particolare, e' stata riscontrata in una licenza edilizia la presenza di interessi di uno dei fratelli Drago Ferrante, di Angelo D'Azzo', ex consigliere comunale nonche' suocero del sindaco Giuseppe Lo Bue, e di Vincenzo Giammanco, figlio di Nicolo'. All'interno del comune di Bagheria e' presente, quale dipendente della ripartizione lavori pubblici, Antonio Guzzino, consigliere comunale di Caccamo, inquisito ai sensi dell'art. 416/ bis c.p. Dall'analisi dei fatti suesposti, delle verifiche e dagli accertamenti effettuati, emerge inconfutabilmente l'incapacita' degli organi comunali di determinarsi liberamente, la devianza dei medesimi dalla osservanza dei principi di legalita', imparzialita', trasparenza e buon andamento dell'amministrazione, ed il loro condizionamento da parte della criminalita' organizzata per il perseguimento dei fini contrastanti con l'interesse pubblico. Anche lo stato dell'ordine pubblico appare gravemente pregiudicato, come testimoniano gli episodi sopra citati e la sfiducia della popolazione nelle istituzioni e nelle leggi. Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere con urgenza ad eliminare ogni deterioramento ed inquinamento, presente e potenziale, della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato in direzione dell'amministrazione comunale di Bagheria. Il prefetto di Palermo, ai sensi dell'art. 1, comma 2 del decreto- legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito con modificazioni nella legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato l'avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Bagheria con la citata relazione. Si ritiene, per quanto sopra, che sussistano le condizioni indi- cate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito con modificazioni nella legge 22 luglio 1991, n. 221, ancorche' si siano dimessi oltre la meta' dei consiglieri, ricorrendo la situazione di emergenza che coinvolge i valori costituzionali di primario rilievo dell'ordine e della sicurezza pubblica. Si formula, pertanto, rituale proposta per l'adozione della misura di rigore, in quanto, operata una valutazione comparativa degli interessi primari, e' prioritario provvedere con una gestione straordinaria dell'ente, che, avendo ai sensi della legge 22 luglio 1991, n. 221, durata massima di diciotto mesi, costituisce strumento piu' idoneo alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, gravemente minacciati, ed al ripristino dei principi di legalita' e buona amministrazione che, a causa delle pressanti infiltrazioni ed intimidazioni, sono stati violati. Roma, 3 marzo 1993 Il Ministro dell'interno: MANCINO