(all. 2 - art. 1)
                                                           ALLEGATO B
                COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA
           DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI RAGUSA
                      Verbale del 23 marzo 1990
Proposta di vincolo paesaggistico del tratto di costa compreso fra
   Sampieri  e  Marina  di Modica comprendente le contrade Pisciotto,
   Ciarciolo, Religione nei comuni di Modica e Scicli.
   L'anno 1990, il giorno 23 del mese di marzo, alle  ore  11  si  e'
riunita in prima convocazione, nei locali del palazzo della provincia
regionale  di  Ragusa, in viale del Fante, la commissione provinciale
per la protezione delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa.
   (Omissis).
   Il  presidente  introduce  l'argomento  relativo  al  primo  punto
dell'ordine  del giorno illustrando le caratteristiche paesaggistiche
dell'ambito territoriale preso in considerazione, nonche' richiamando
le cause immediate e  remote  che  hanno  imposto  la  necessita'  di
riunire  la  commissione  provinciale  bellezze  naturali  al fine di
valutare collegialmente se sussistono i requisiti voluti dalla  legge
n.   1497/1939,   per  l'adozione  del  provvedimento  di  tutela  di
competenza e in caso affermativo, per definire l'ambito  territoriale
da proteggere.
   Rileva,  pertanto, in primo luogo, che l'intero tratto di litorale
della  Sicilia  sud-orientale  ha  caratteristiche   geo-morfologiche
assolutamente  peculiari  che  non  trovano  riscontro in altre parti
dell'isola.
   Tali  peculiarita'  trovano  la  loro  genesi  in   tempi   remoti
allorquando il tratto di Mediterraneo che, ai tempi nostri, separa la
Sicilia   dalla   costa  settentrionale  dell'Africa,  si  presentava
strutturato  in  un  paesaggio  costituito  da  formazioni   lagunari
intervallate   da   dune  sabbiose  emergenti  dal  medesimo  zoccolo
continentale.
   La costa meridionale siciliana costituisce infatti un  relitto  di
quella  piu'  vasta  formazione  che unificava le due sponde del mare
Mediterraneo.
   In essa infatti predominano formazioni sabbiose a dune,  simili  a
quelle delle dune desertiche dell'Africa settentrionale.
   Un paesaggio siffatto, geologicamente diverso dal sistema montuoso
dell'isola,  possiede  quindi un suo fascino particolare di esotismo,
gia' di per se' meritevole di protezione.
   Tale protezione avrebbe  potuto  e  dovuto  estendersi  all'intera
costa   meridionale,   ma   la   situazione   di  degrado,  ad  opera
dell'attivita' edilizia e, comunque, di interventi sul territorio non
consente piu' l'attuazione di una protezione  globale,  ma  permette,
tuttavia,  ipotesi di salvaguardia di ambiti piu' limitati l'addove i
processi di degrado antropico non hanno ancora del tutto alterato  le
caratteristiche ambientali del territorio.
   L'ambito territoriale che ancora consente l'esercizio della tutela
di  questo  tipo  di  paesaggio  anche  con il recupero di situazioni
parzialmente compromesse, e' senza dubbio quella  gravitante  intorno
alle  due  zone  umide  di  Sampieri e di Punta Religione, con limite
nell'entroterra, nello zoccolo del rilievo ibleo, coincidente, grosso
modo,  con  il  tracciato  della  ferrovia  o  della  vecchia  strada
provinciale n. 44.
   E' percorrendo tale strada, infatti, che si gode un quadro visuale
e  panoramico  di  grande  effetto,  perche'  abbraccia, dominandolo,
l'intero contesto dei luoghi, degradante verso il mare,  con  il  suo
patrimonio  di  masserie  e  ville rurali, ricco di ulivi e carrubbi,
giu' fino alla spiaggia caratterizzata da dune sabbiose ricoperte dai
cespugli di macchia mediterranea.
   Il presidente illustra quindi i motivi che  hanno  determinato  la
drastica riduzione di tutto il vasto territorio costituito data costa
del  ragusano  a  pochi e ristretti ambiti territoriali, prendendo in
considerazione la relazione scientifica elaborata dal dott.  Concetto
Amore,  dell'istituto  di  scienze  della  terra  dell'Universita' di
Catania, su commissione della Soprintendenza per i beni culturali  ed
ambientali  di  Siracusa,  di  cui  a ciascun membro viene consegnata
copia. Con rigore scientifico, vengono passati in  rassegna  tutti  i
fenomeni  che interagiscono sulla conservazione della linea di costa,
"che  non  e'  piu'  il  punto  di  equilibrio  dinamico  dell'azione
contrastante  dei vari parametri fisici che su di essa interagiscono,
ma e' la risultante di  una  lunga  serie  di  azioni  ed  interventi
antropici  che  trovano  nelle opere di difesa a mare la loro massima
espressione".
   Di tale studio si ritiene di dover riportare nel presente  verbale
soltanto   le  "considerazioni  conclusive"  in  quanto  strettamente
collegate al tema in discussione:
   "Riassumendo quanto esposto e descritto nei  capitoli  precedenti,
lo  sviluppo economico dell'area ragusana, avvenuto in assenza di una
politica di salvaguardia territoriale, ha  portato  all'accentuazione
dei  fattori  fisici  generalmente  responsabili dei processi erosivi
costieri, e cioe' la diminuzione degli apporti solidi fluviali  e  la
demolizione dei cordoni dunari.
   Per frenare e contrastare l'azione del mare si e' fatto ricorso ad
opere  di  difesa artificiale, che, anche a causa della loro dinamica
funzionale, hanno  a  loro  volta  innescato  processi  di  erosione,
allargando  notevolmente  le aree protette ed alterando profondamente
la dinamica e la morfologia della fascia costiera.
   La fascia costiera ragusana, prima caratterizzata  dalla  presenza
di larghe spiagge sabbiose sottese da dune stabilizzate dalla macchia
mediterranea,  ha  subito un intenso processo di antropizzazione e di
degrado, conseguente ad una  "valorizzazione"  turistico-industriale,
avvenuta   a   totale   discapito   del   paesaggio  e  dell'ambiente
preesistente, in modo caotico e con una forte competizione tra i vari
soggetti economici nell'uso del suolo e delle risorse.
   Anche  a  causa  della  mancanza  di  conoscenza  della   dinamica
costiera,  per  decenni,  si e' proceduto senza alcuna preoccupazione
per quelle profonde alterazioni  che  hanno  portato  in  pochi  anni
all'acutizzarsi  dei fenomeni erosivi su tratti sempre piu' estesi di
litorale: la risposta derivante,  conforme  all'unica  legge  per  la
protezione  degli  abitati  dal  mare, ha portato alla costruzione di
difese passive, le piu' rispondenti ad una rapida  stabilizzazione  e
ad un veloce recupero delle spiagge utilizzate dal turismo balneare.
   Tale  processo  impone  una nuova impostazione metodologica basata
sul principio di legare i problemi  della  costa  alla  politica  del
territorio   e  del  suo  hinterland,  con  una  nuova  filosofia  di
intervento che trova nel rispetto e nel ripristino  delle  condizioni
ambientali, il suo presupposto di fondo.
   Nei provvedimenti inerenti specificatamente agli apporti solidi al
litorale,   recuperandone  le  fonti  di  ripascimento  naturale,  e'
indispensabile:
    prevedere la ricostruzione, il ripristino  e  la  protezione  dei
cordoni  dunari,  strutture  che  meglio  di  ogni altra assolvono la
funzione di contenimento del mare in occasione di  grosse  mareggiate
invernali,   fungendo  per  la  spiaggia  da  serbatoio  di  compenso
invernale continuamente ricaricato  dall'azione  eolica  dei  periodi
estivi;
    bloccare  le concessioni di cave di inerti poiche', in assenza di
controllo, i prelievi sono  sempre  assai  superiori  alle  quantita'
autorizzate,  e  soprattutto  intensificare la vigilanza sui prelievi
abusivi, tenendo conto che  gli  effetti  sulla  costa  non  potranno
essere  immediati, poiche' i fiumi e torrenti, prima di riprendere ad
alimentare l'arenile, devono riacquistare almeno  in  parte  il  loro
profilo naturale;
    controllare  le  cessioni d'acqua degli invasi e le captazioni in
alveo e sub alveo cosi' da assicurare le fluenze fluviali  fino  allo
sbocco  a  mare  anche  nel periodo estivo, eliminando cosi' le barre
fociali  che  impediscono  un  giusto  e  corretto  ripascimento  del
litorale".
   Infine  il  presidente,  in  relazione  ai  motivi  che hanno reso
necessaria  la  riunione  della  commissione  bellezze  naturali  per
occuparsi  della  protezione  ai sensi di legge di questo particolare
punto della costa ragusana, accenna brevemente all'aspra controversia
in atto fra il comune di Modica, che interviene sempre sollecitato da
una corale protesta  dei  cittadini,  e  il  gestore  della  cava  di
contrada Pisciotto, controversia avente per oggetto la cessazione del
prelievo  di  sabbia  dalla  duna  di  tale  contrada per gli effetti
devastanti che la sua scomparsa apporterebbe  all'ambiente  naturale,
storico  e  tradizionale  di  cui si e' detto nonche' per gli effetti
negativi  che  apporterebbe  all'intero  eco-sistema,  nonche'   alla
conservazione della linea di costa, essendo tali elementi, come si e'
appresso dalla relazione Amore, strettamente interdipendenti.
   Ritenendo  di avere offerto elementi sufficienti per inquadrare il
problema nelle sue linee piu'  generali,  il  presidente  ritiene  di
dover  integrare  il  quadro,  spingendo  l'indagine  sulle ulteriori
valenze dell'ambito territoriale in esame, che abbiano quei requisiti
di  tutelabilita'  richiesti  dalle  leggi  vigenti  in  materia,   e
specificamente,  dalla  recente  legge n. 431 dell'8 agosto 1985 che,
come e' noto, amplia le categorie di beni assoggettabili a tutela  ai
sensi  della  legge 29 giugno 1939, n. 1497, includendovi i territori
costieri, i fiumi,  le  zone  umide  nonche'  le  zone  di  interesse
archeologico.
   Invita,  pertanto,  il  dott. Giovanni Di Stefano ad illustrare se
nell'ambito territoriale sopra descritto vi siano aree  di  interesse
archeologico.
   Il dott. Di Stefano fa presente che proprio sulla duna di contrada
Pisciotto,  a  seguito  di successivi interventi conoscitivi avvenuti
negli anni 1967, 1969, 1982 e 1988, ed infine  con  una  campagna  di
scavo  regolare eseguita dal 19 maggio 1988 al 3 giugno 1988 e' stata
individuata la presenza di un  paleosuolo  in  chiara  relazione  con
lembi di capanne pertinenti ad un villaggio preistorico.
   I  resti rinvenuti sono per lo piu' costituiti da livelli di uso e
di crollo pertinenti a capanne circolari impostate  sulla  sabbia  ed
attestanti la presenza di un esteso insediamento della prima eta' del
bronzo di facies castellucciana.
   L'insediamento    preistorico    costituisce    una    eccezionale
testimonianza archeologica, essendo le capanne probabilmente legate a
fenomeni  di  occupazione  stagionale  del  sito  per  effetto  della
transumanza,  e  rappresenta,  quindi,  un  documento  finora raro di
questo particolare aspetto della cultura materiale  dell'antica  eta'
del bronzo.
   L'insediamento,  per  quanto  ancora  rimesso  in luce, occupa due
distinte aree situate nell'ambito della particella 56, aree che  sono
state  opportunamente  sottoposte  a vincolo, ai sensi della legge 1
giugno 1939, n. 1089, con D.A. n. 211 del 4 febbraio 1989.
   Per completezza si aggiunge che tale decreto  e'  stato  impugnato
presso il T.A.R. di Catania, presso cui pende il giudizio.
   Il  dott.  Di  Stefano  fa,  inoltre,  presente  che un altro sito
fortemente indiziato di interesse  archeologico,  per  esservi  stati
rinvenuti  numerosi  frammenti  ceramici  di  epoca  preistorica,  e'
ubicato nei pressi di Punta Religione.
   Il presidente invita quindi la  dott.ssa  Alessandra  Trigilia  ad
illustrare  alla commissione se nell'ambito da sottoporre a tutela vi
siano beni facenti parte delle categorie elencate nell'art.  1  della
legge n. 431/1985, e altri beni egualmente suscettibili di tutela, ai
sensi della legge n. 1497/1939 e n. 1089/1939.
   La   dott.ssa  Trigilia  da',  quindi,  lettura  di  un'articolata
relazione che viene qui, in parte, testualmente trasfusa:
   "Alla  luce  delle  precedenti  valutazioni  e'  stato   possibile
esprimere  un  giudizio  complessivo  sul  contesto paesaggistico che
comprende  le  dune  costiere  di  Sampieri,  la  duna  di   contrada
Pisciotto,  le  zone umide, per le quali e' in corso una procedura di
ricostituzione ambientale in danno  a  privati  avviata  dall'Azienda
regionale  delle  foreste;  le zone di cave naturali attraversate dai
corsi d'acqua che alimentano da nord le suddette zone umide.
   L'analisi dell'insieme dei fattori validi singolarmente permette a
questo ufficio di promuovere infine una procedura vincolistica estesa
ed articolata".
   Cio' premesso, restano da valutare in sintesi la portata specifica
e le caratteristiche degli  interessi  da  tutelare  e  che  motivano
esclusivamente le prestazioni espresse.
A) PATRIMONIO PAESISTICO E AMBIENTALE
A 1) Carattere degli spazi e dei manufatti.
   Il  sistema  costiero  meridionale siciliano e' caratterizzato nel
tratto estremo della Sicilia orientale da una conformazione geologica
diversa dal sistema montuoso  dell'isola  ed  e'  costituita  da  due
insiemi  o sottoinsiemi, quello collinare di origine vulcanica antica
e quello delle  ondulazioni  calcaree  piu'  propriamente  simile  al
sistema continentale africano.
   Lo  zoccolo continentale che unisce l'isola al territorio africano
e' caratterizzato dall'affiorare di sedimentazioni sabbiose,  la  cui
conformazione in eta' preistorica sembra essere stata quella lagunare
e paludosa.
   Le  coste meridionali della Sicilia sud-orientale costituiscono un
rudere di quella struttura che  unificava  le  due  sponde  nel  mare
Mediterraneo.  Le  formazioni  sabbiose a dune sono, quindi, in parte
con caratteristica morfogenesi sedimentologica simile a quella  delle
dune  desertiche  del  settentrione  africano,  e  in  parte  sono il
risultato di un processo di accumulo eolico di sabbie  apportate  sui
litorali. L'attuale regime torrentizio del versante meridionale degli
Iblei  consente  un  limitato  apporto  sabbioso  di ripascimento dei
litorali che  sono  dovunque,  nella  fascia  costiera,  in  costante
arretramento. La costruzione di lunghe teorie di edifici residenziali
ha  inoltre  interrotto il costante ripascimento delle dune litoranee
piu' interne, formando una barriera al  passaggio  dei  venti  ed  ha
inoltre cementificato ampi tratti di litorale.
   Il   sistema   della  duna  di  Sampieri  e  della  vicina  palude
costituisce in questo senso un piu' ampio ed  ancora  in  gran  parte
integro, complesso geo-morfologico naturale.
   Il varco ancora esistente tra mare e costa in corrispondenza della
palude  di  Sampieri  e'  l'unico  passaggio  diretto  per gli agenti
atmosferici: inoltre la duna di contrada Ciarciolo  costituisce  come
si   e'  potuto  rilevare,  un  imponente  momumento  sedimentologico
naturale oltre che un banco con reperti storici.
   Questo tratto di costa e' definita storicamente  come  la  regione
delle  "Marse"  o  porti,  poiche'  la  spiaggia  bassa  e arenosa ha
intercettato   il   mare   formando   numerose   lagune.   La   punta
soprannominata  di  San  Pietro  (Sampieri)  per l'altezza e la forma
sporgente  sul  mare,  costituisce  un  ridotto  a  guisa  di  porto,
storicamente  citato, di cui in certe condizioni (vedi fotografie) si
osservano i resti di un molo in  legno,  che  serviva  per  scalo  di
barche traghetto per l'isola di Malta (G. Columba I porti antichi).
   La  stessa  spiaggia  di  Maganuco viene ricordata come ridotto di
navi, insieme a Ciarciolo e Pisciotto.
   Le zone  umide  comprese  nel  tratto  proposto  a  vincolo,  sono
costituite  dalla  palude  di  Sampieri  e  dai  laghetti costieri di
Pisciotto e Marina di Modica; questi pur non avendo oggi dal punto di
vista  faunistico   rilevanza   particolare,   appaiono   luoghi   di
frequentazione  suscettibili  di  incremento  qualora si porra' freno
alle  cause  di  turbativa  ambientale  provocata   dalla   eccessiva
pressione  venatoria,  dall'attivita'  agricola  e  dai  suoi residui
presenti nelle acque, nonche' dalla presenza di centri urbani.
   L'acqua in genere si mantiene per tutti i periodi dell'anno, anche
se nel laghetto di Marina  di  Modica,  in  stagioni  particolarmente
secche, si puo' notare un prosciugamento.
   Sia  a  Sampieri,  che  a  Marina  di  Modica,  i  laghetti  vanno
periodicamente in contatto con il  mare  e  ne  sono  alimentati  pur
ricevendo apporti anche da falde di acqua dolce.
   Gli  uccelli  osservati  in  tali zone non sono dunque presenti in
numero notevole ed inoltre la  sosta  si  limita  al  massimo  ad  un
giorno. Si tratta essenzialmente di limicoli (nidificano con certezza
l'allocco,  il barbagianni e la civetta); piu' rari sono gli aironi e
praticamente sporadici gli anatidi. Le specie  sicuramente  svernanti
sono le folaghe e le gallinelle d'acqua.
   La  fauna  presente,  continuamente  disturbata  da  persone, luci
notturne e rumori, in un arenile un tempo  immacolato  e  silenzioso,
annovera la storica presenza della tartaruga marina Caretta Carretta,
che  vi  veniva nelle piu' buie notti di giugno e luglio a deporre le
uova  in  profonde  buche;  e'  probabile  anche  la  presenza  della
testuggine, purtroppo penalizzata da numerose catture in mare.
   Specie  queste  che  l'adozione  di  nuove  tecniche  di  pesca  e
l'incontrollato  turismo  balneare,  ha  scacciato  da quasi tutte le
spiagge d'Italia.
   Non e' raro  incontrare  il  colubro  leopardino,  oggi  specie  a
rischio,  mentre  per  quanto  riguarda  i mammiferi sono presenti il
riccio, il coniglio selvatico,  la  volpe  e  la  donnola;  risultano
segnalati  il  ghiro, l'istrice e l'arvicola terrestre (vedi allegato
A3).
   La vegetazione della zona presenta tutti quei caratteri che,  rari
nel  nostro  Paese,  sono  tipici  delle zone africane: la palma nana
(nelle  zone  presso  Sampieri,  dove  la  sabbia  si  e'  da  secoli
consolidata),  l'euforbia,  il  ginepro,  la  rara  retama, ossia una
ginestra molto ramosa a fiori  bianchi,  che  compare  in  estensioni
molto piu' cospicue nell'Africa settentrionale-occidentale.
   Siepi  compatte formano il licio europeo, spinosissimo, accoppiato
al fico d'india. I carrubeti e  gli  ulivi  sulle  quote  piu'  alte,
degradano  a  mare  in  macchia  mediterranea in formazione a gariga.
Nelle bassure fra le dune e sul mare, compaiono i papaveri gialli, la
ruchetta di mare, la centaurea o fiordaliso delle spiaggie, il giglio
marino ed i mesembriatemi che tappezzano le pendici dunali; la lannea
infine, composita dalle fioriture gialle e' presente solo in Sicilia.
   Questo paesaggio e' purtroppo ridotto oggi a piccoli areali fra le
serre: infatti il sistema dunoso, bene esposto al sole, ha offerto un
substrato ottimale per le colture intensive di primizie.
   Tuttavia nell'area oggetto della  proposta  queste  trasformazioni
sono  ancora  ridotte ed esistono, in misura sempre maggiore rispetto
ad altri siti, impianti antichi di vigneti riparati dai venti  marini
dalle caratteristiche cannicciate.
   Tra  gli  insetti delle dune, che qui vivono, si puo' ricordare la
"polyphylla ragusai", un bellissimo scarabeide endemico di Sicilia, e
il brachitripe dalla testa grossa o cicalone, cavalletta gialla senza
ali che si rinviene altrove solo in  poche  localita'  sarde  e  nord
africane.
   La  vegetazione cambia repentinamente aspetto all'approssimarsi di
ambienti a quota superiore al livello del mare, che al di sopra della
linea ferrata interessano  i  fianchi  di  valloni  rocciosi  in  cui
scorrono corsi di acque torrentizi.
A 2) Estensione dell'area.
   L'area  interessata, meglio evidenziata nella allegata planimetria
a scala 1:25.000, in cui sono  individuati  i  caratteri  morfologici
delle varie zone, costituisce un unico anfiteatro naturale delimitato
dalle  due  zone  umide  di  Sampieri  e  di Punta Religione, e dallo
zoccolo del rilievo Ibleo delimitato presso a  poco  lungo  l'attuale
linea ferroviaria.
   All'interno i processi di degrado antropico tendono ad accelerarsi
negli  ultimi  anni,  ma  esistono  ancora  ampie zone antropizzate o
interessate da  una  ricca,  tradizionale  agricoltura  orticola  non
ancora sostituita da quella serricola.
   A conferma del carattere ancora limitato del degrado, sottolineamo
che  risulta  agli atti di questo ufficio un finanziamento in atto da
parte del comune di Scicli per il recupero del Pantano  Pisciotto  in
danno di una ditta privata che lo ha abusivamente colmato e occupato,
con  evidente  danno  al  patrimonio agricolo e forestale circostante
(nota n. 15423 del 20 luglio 1988).
   L'area interessata dovrebbe estendersi all'intera fascia  costiera
meridionale,  ma  la  situazione  di  degrado  ad opera della intensa
attivita' di edilizia abusiva di necessita' o  di  sfruttamento,  non
consente  al momento ipotesi estensive di protezione, bensi' proposte
di salvaguardia puntiforme di recupero localizzato e  di  difesa  dal
formarsi  di  nuovi  processi  involutivi  innescati,  non solo dalla
edilizia, ma soprattutto da interventi di  bacino  che  producano  un
impoverimento  dell'apporto  solido nei litorali oppure interventi di
protezione costiera che impediscano  la  dinamica  di  scambio  mare-
costa, provocando processi di impaludamento innaturale.
   In  tal  senso  interessa  soprattutto  salvaguardare  la dinamica
naturale delle dune  costiere  e  tutti  gli  elementi  che  in  tale
dinamica  sono  importati,  nonche'  assicurare il mantenimento degli
effetti di questa sulle dune costiere stesse.
   Ci si riferisce in particolar modo al doppio effetto che  la  duna
costiera  ha  sull'entroterra:  da un lato protezione dall'apporto di
sabbia mista e sale, dall'altro regolazione termica e  idrica  dovuta
alla sua grande massa inerziale.
   Nell'area  interessata  si  e'  potuto constatare, anche senza una
indagine sistematica, una naturale forma di protezione e uno sviluppo
dell'agricoltura a pieno campo che, proprio perche' ben protetta, non
ha dovuto sinora ricorrere a  forme  agricole  in  serra,  necessarie
altrove per incrementare i redditi agricoli.
   In effetti il pregio maggiore della duna sta nell'essere serbatoio
di  accumulo  e  di  deposito,  non motivandone quindi la ragione del
prelievo indiscriminato compiuto fino ad ora.
   Il sale contenuto nel deposito sabbioso infatti, viene  facilmente
solubilizzato  e  depositato  negli  strati  piu'  bassi  calcarei  e
impermeabili, che costituiscono lo  zoccolo  della  cava,  mentre  le
sabbie  superficiali  rimangono  arricchite  di  tutti  gli  elementi
organici che ne fanno un ottimo substrato per bancali di serra grazie
al carattere di permeabilita' e igrostaticita' delle sabbie,  nonche'
alla ricchezza dei nutrimenti contenuti.
   All'interno  del  paesaggio naturale esistono oggi alcuni elementi
antropici fortemente correlati, che sono costituiti dal sistema delle
masserie e delle perimetrazioni costiere, che, diversamente da quelle
dell'altopiano ibleo, sono destinate sostanzialmente a costituire  il
rifugio  ed  il  riparo della transumanza al loro arrivo alla costa e
sono articolate verso le colture erbacee ad alto reddito.
   Il complesso monumentale della Fornace Penna e' stato recentemente
proposto da questo ufficio per l'apposizione del vincolo  monumentale
ai  sensi  della  legge n. 1089/39 all'assessorato regionale dei beni
culturali ed ambientali e della pubblica istruzione  di  Palermo  per
l'emissione  del relativo decreto. La fornace costituisce un elemento
di cultura materiale legato al nascere di una  attivita'  industriale
moderna,  in  cui  i valori formali e di tecniche avevano grandissimo
peso  anche  nella  edilizia  industriale,  rappresentando  cosi'  un
monumento  di  architettura unico, di elevatissime qualita' formali e
tecniche.
   L'insieme di questi elementi paesaggistici ed ambientali, naturali
e  antropici fa si' che il sistema individuato costituisca un insieme
paesaggistico  unitario  inscindibile  in  cui  vanno   salvaguardati
contemporaneamente,  sia  gli  elementi  naturali e naturalistici nel
loro essere attuale e nei loro processi di genesi  e  di  dinamica  -
ripristinandoli  laddove  e'  ancora  possibile  -  sia  gli elementi
antropici, provvedendo ad  una  liberazione  da  quegli  elementi  di
degrado   e   ad   una  limitazione  di  quelle  attivita'  che  oggi
costituiscono impedimento se non ribaltamento dei processi naturali.
   Si intende qui riferirsi sia alle escavazioni di sabbia, sia  alla
edificazione  abusiva,  cioe'  non regolata entro una precisa cornice
paesistica  ed  ambientale  che  e'  compito   della   soprintendenza
provvedere  ad  estendere  (legge  n.  431/85). In tale operazione va
considerata la necessaria convivenza tra attivita'  antropiche,  gia'
estremamente  insediate,  e  necessita'  di difesa ambientale, tra le
quali intendiamo anche la conservazione di quelle forme  di  economia
tradizionale  sopra  descritte,  oggi  piu'  fortemente attaccate dal
dissesto ambientale  causato  da  edilizia  costiera  e  prelievo  di
sabbia,   e  dallo  sconvolgimento  dei  regimi  dei  sistemi  idrici
superficiali e profondi.
   Le trasformazioni  sono  state  favorite  dall'insediarsi  di  una
agricoltura  ad altissimo reddito, ma a fortissimo impatto ambientale
negativo,   che   non   ha   peraltro   sciolto   alcuni   dei   nodi
infrastrutturali e strutturali del territorio stesso.
   Vanno  inoltre  salvaguardati quegli elementi di carattere storico
fortemente emergenti di cui il paesaggio costituisce cornice e motivo
di unita' inscindibile, inibendo per il futuro ulteriori  escavazioni
e prelievi di sabbia.
   Per  il  raggiungimento  di  tale scopo, e' opportuno proporre una
ulteriore  rimarcazione  di  quelle  aree,  all'interno  del  vincolo
paesistico,  di  maggiore  interesse paesaggistico-ambientale poiche'
uniche nella loro bellezza naturale. In queste il delicato equilibrio
dell'ecosistema risulta maggiormente aggredito e suscettibile di  una
salvaguardia   speciale.   In   tal   senso  e'  stata  proposta  una
perimetrazione di "bellezza  individua"  che  includa  l'arenile  non
edificato,  i  laghetti  costieri,  e  la  zona  delle dune sabbiose,
all'interno della quale si disponga un fermo a  nuovi  interventi  di
sfruttamento   o  di  modifica,  e  si  predispongano  esclusivamente
progetti di recupero ambientale.
   Nell'ottica di  salvaguardia  delle  zone  umide  e  dello  stesso
litorale,  si  propone  di  estendere  il  vincolo  paesistico fino a
circoscrivere, per  una  fascia  di  150  metri  per  lato,  le  cave
Trippatore, Labbisi e Gisana, fino alla loro origine, area campita in
viola  nella  tavoletta I.G.M. di Scicli, comprendente cava di Mele e
cava Cugno-Nacalino,  la  quale  risulta  interessata  da  una  ricca
endemica macchia mediterranea purtroppo oggi deturpata da una cava di
estrazione di calcare che questo ufficio ritiene causa di grave danno
ambientale.
   Sara'  compito  della  soprintendenza,  nell'ambito  delle proprie
competenze  di  istituto,   prevvedere   alla   stesura   del   piano
paesaggistico  ai  sensi della legge n. 431/85 che regoli, in maniera
esplicita,  le  attivita'  e  le  modalita'  di   svolgimento   degli
interventi progettuali nell'ambito individuato.
Perimetro vincolo "Bellezza individua".
   A   partire   dal   confine  comunale  Pozzallo-Modica  il  limite
perimetrale percorre all'altezza dello svincolo della s.p. n.  66  in
corrispondenza  con la spiaggia Maganuco, la vicinale che si sviluppa
verso ovest, fino ad incontrare la stradella che costeggia  l'arenile
in  direzione  ovest fino a Punta Religione. Da qui risale verso nord
lungo  una  direttrice  che  affianca  il  centro  abitato   fino   a
raggiungere  la  strada  vicinale  per  poi "spezzarsi" verso nord in
allineamento ideale distante 5 m dagli spigoli  di  3  fabbricati  in
asse.   In   dettaglio   e'   possibile   verificare   tale  confine,
nell'allegato A5 sulla tavola di stralcio  di  ripresa  aerea  (scala
1:10.000)  fra  i  comuni  di Scicli, Modica e Pozzallo. Il perimetro
prosegue lungo la stradella poderale fino ad incrociare la s.p. n. 66
percorrendola per 750 m circondano la zona interessata  dal  laghetto
costiero  nei pressi di Porto Salvo; ritornando poi in direzione sud-
ovest verso la costa alla periferia dell'abitato di Marina di  Modica
per 250 m circa.
   Percorre una strada vicinale per poi svoltare ad est e proseguendo
lungo  la  stessa,  per  circa 450 m fino ad incontrare la sponda del
laghetto; seguendo la quale  verso  sud-ovest,  si  incrocia  con  la
vicinale  che si sviluppa prospetticamente a Porto Salvo. Percorrendo
la stessa su una linea ideale che corre lungo il limite dell'arenile,
costeggia il centro edificato per tutta la  sua  lunghezza;  prosegue
poi lungo una stradella fino al confine con Scicli per circa 1 km.
   Il  perimetro  risale in direzione ovest lungo il confine comunale
Modica-Scicli   fino   ad   incontrare   la   suddetta   provinciale,
percorrendola  in  direzione nord-ovest per circa 800 m; all'incrocio
con una vicinale in corrispondenza della curva di livello a quota 31,
la percorre per circa 400 m;  in  direzione  ovest  svolta  lungo  la
stessa  vicinale,  che  si sviluppa lungo il confine comunale Modica-
Scicli fino  all'incrocio  con  la  strada  ferrata.  Percorrendo  la
ferrovia  in  direzione  sud-est  lungo  un  confine di muro a secco,
confinante con una zona di depressione in c/da della Fossa,  prosegue
fino ad incrociare la vecchia provinciale n. 44.
   Quest'ultima  poi si interseca con la nuova provinciale n. 66 e la
percorre per 250 m, fino al centro abitato di Sampieri; segue  infine
una  stradella  poderale  ai  limiti  della  costa  rocciosa  fino  a
collegarsi con la strada provinciale percorrendola  fino  al  confine
con il vincolo paesaggistico proposto.
   (Omissis).
   Il  presidente, considerato che, al di la' delle osservazioni for-
mulate dal rappresentante del Corpo regionale delle Miniere  esistono
opinioni  pienamente  concordi  sulla  necessita'  ed opportunita' di
sottoporre a tutela, ai sensi dell'art. 1 e 4 della legge  29  giugno
1939,  n.  1497 cosi' come integrata dall'art. 1 della legge 8 agosto
1985,  n.  431,  lettere  a),  c),  i)  ed  m),  nel  rispetto  delle
indicazioni  di  cui  all'art.  9 del regolamento di esecuzione della
legge del 3 giugno 1940,  n.  1357  invita  la  commissione  a  voler
definire   l'ambito   territoriale  da  proteggere  evidenziandone  i
confini, sul F  I.G.M., n. 276 II S.O.  in  scala  1:25.000,  tenendo
presente  che  esso  deve  inglobare tutti gli elementi meritevoli di
tutela, emersi in questa sede e che  l'intero  contesto  deve  essere
godibile  dalla  s.p.  n.  44,  che  come  gia'  detto costituisce il
belvedere della zona.
   Sulla   base  di  tali  indicazioni  viene  definito  il  seguente
perimetro visualizzato, unitamente alle altre emergenze, nella citata
carta topografica I.G.M.,  che  viene  a  far  parte  integrante  del
verbale:
   Il  confine  del  vincolo  ha inizio nel foglio IGM n. 276 II S.O.
denominato "Sampieri" nel punto in cui la strada poderale di contrada
"Corvo" incrocia la battigia all'altezza  di  quota  31.  Il  confine
risale  la strada provinciale n. 65 da ovest ad est per m 125 fino ad
incrociare la strada di lottizzazione  che  percorre  verso  nord,  e
riprendere poi il sito naturale della strada poderale.
   All'incrocio a quota 41, procede sulla strada vicinale che collega
la provinciale con le case di "Costa di Corvo" che risale verso nord-
est, fino ad incrociare la linea ferrata "Scicli-Pozzallo".
   Percorre  la linea ferrata verso est fino ad incrociare a quota 77
la strada vicinale "Costa di Corvo - Case  Penna",  che  risale  fino
all'imbocco  con  la  strada  provinciale n. 40 Sampieri-Scicli al km
7+200 m. Segue detta provinciale verso sud-est per km 0,800  fino  ad
incrociare   la  via  di  accesso  poderale  alle  case  dalle  quali
proseguendo in linea retta si congiunge con lo spigolo nord-ovest del
recinto della  conigliera  della  villa  "Trippatore",  attraversando
perpendicolarmente la cava omonima.
   Il confine percorre tutto il perimetro della conigliera nonche' la
strada  di  accesso alla villa suddetta, fino ad incrociare la strada
provinciale n. 66 al km 10 dove esiste l'edicola  votiva  (fotogramma
n. 122 L. 011).
   Proseguendo  lungo la detta provinciale n. 44, da est ad ovest che
percorre per km 7,250 circa  verso  est  fino  a  quota  46  fino  ad
intersecare   la  strada  vicinale  Puntare  Scarse-Fondo  Longo  che
percorre  verso  sud  fino  al  luogo  di  incrocio  con  la   strada
provinciale n. 66. Percorre la suddetta strada, fino a raggiungere la
trazzera che raggiunge Punta Raganzino fino alla battigia.
   Vengono  poi intercluse a nord della suddetta linea di confine, le
aree per una fascia di 150 m per parte,  denominate  nelle  tavolette
IGM  scala  1:25.000 di Sampieri, Cava Trippatore, Cava Labbisi, Cava
Gisana e nelle tavolette di Scicli, Cava  Cugno-Nacalina  e  Cava  di
Mele.
   (Omissis).