ALLEGATO B COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI RAGUSA Verbale del 23 marzo 1990 Proposta di vincolo paesaggistico del tratto di costa compreso fra Sampieri e Marina di Modica comprendente le contrade Pisciotto, Ciarciolo, Religione nei comuni di Modica e Scicli. L'anno 1990, il giorno 23 del mese di marzo, alle ore 11 si e' riunita in prima convocazione, nei locali del palazzo della provincia regionale di Ragusa, in viale del Fante, la commissione provinciale per la protezione delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa. (Omissis). Il presidente introduce l'argomento relativo al primo punto dell'ordine del giorno illustrando le caratteristiche paesaggistiche dell'ambito territoriale preso in considerazione, nonche' richiamando le cause immediate e remote che hanno imposto la necessita' di riunire la commissione provinciale bellezze naturali al fine di valutare collegialmente se sussistono i requisiti voluti dalla legge n. 1497/1939, per l'adozione del provvedimento di tutela di competenza e in caso affermativo, per definire l'ambito territoriale da proteggere. Rileva, pertanto, in primo luogo, che l'intero tratto di litorale della Sicilia sud-orientale ha caratteristiche geo-morfologiche assolutamente peculiari che non trovano riscontro in altre parti dell'isola. Tali peculiarita' trovano la loro genesi in tempi remoti allorquando il tratto di Mediterraneo che, ai tempi nostri, separa la Sicilia dalla costa settentrionale dell'Africa, si presentava strutturato in un paesaggio costituito da formazioni lagunari intervallate da dune sabbiose emergenti dal medesimo zoccolo continentale. La costa meridionale siciliana costituisce infatti un relitto di quella piu' vasta formazione che unificava le due sponde del mare Mediterraneo. In essa infatti predominano formazioni sabbiose a dune, simili a quelle delle dune desertiche dell'Africa settentrionale. Un paesaggio siffatto, geologicamente diverso dal sistema montuoso dell'isola, possiede quindi un suo fascino particolare di esotismo, gia' di per se' meritevole di protezione. Tale protezione avrebbe potuto e dovuto estendersi all'intera costa meridionale, ma la situazione di degrado, ad opera dell'attivita' edilizia e, comunque, di interventi sul territorio non consente piu' l'attuazione di una protezione globale, ma permette, tuttavia, ipotesi di salvaguardia di ambiti piu' limitati l'addove i processi di degrado antropico non hanno ancora del tutto alterato le caratteristiche ambientali del territorio. L'ambito territoriale che ancora consente l'esercizio della tutela di questo tipo di paesaggio anche con il recupero di situazioni parzialmente compromesse, e' senza dubbio quella gravitante intorno alle due zone umide di Sampieri e di Punta Religione, con limite nell'entroterra, nello zoccolo del rilievo ibleo, coincidente, grosso modo, con il tracciato della ferrovia o della vecchia strada provinciale n. 44. E' percorrendo tale strada, infatti, che si gode un quadro visuale e panoramico di grande effetto, perche' abbraccia, dominandolo, l'intero contesto dei luoghi, degradante verso il mare, con il suo patrimonio di masserie e ville rurali, ricco di ulivi e carrubbi, giu' fino alla spiaggia caratterizzata da dune sabbiose ricoperte dai cespugli di macchia mediterranea. Il presidente illustra quindi i motivi che hanno determinato la drastica riduzione di tutto il vasto territorio costituito data costa del ragusano a pochi e ristretti ambiti territoriali, prendendo in considerazione la relazione scientifica elaborata dal dott. Concetto Amore, dell'istituto di scienze della terra dell'Universita' di Catania, su commissione della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Siracusa, di cui a ciascun membro viene consegnata copia. Con rigore scientifico, vengono passati in rassegna tutti i fenomeni che interagiscono sulla conservazione della linea di costa, "che non e' piu' il punto di equilibrio dinamico dell'azione contrastante dei vari parametri fisici che su di essa interagiscono, ma e' la risultante di una lunga serie di azioni ed interventi antropici che trovano nelle opere di difesa a mare la loro massima espressione". Di tale studio si ritiene di dover riportare nel presente verbale soltanto le "considerazioni conclusive" in quanto strettamente collegate al tema in discussione: "Riassumendo quanto esposto e descritto nei capitoli precedenti, lo sviluppo economico dell'area ragusana, avvenuto in assenza di una politica di salvaguardia territoriale, ha portato all'accentuazione dei fattori fisici generalmente responsabili dei processi erosivi costieri, e cioe' la diminuzione degli apporti solidi fluviali e la demolizione dei cordoni dunari. Per frenare e contrastare l'azione del mare si e' fatto ricorso ad opere di difesa artificiale, che, anche a causa della loro dinamica funzionale, hanno a loro volta innescato processi di erosione, allargando notevolmente le aree protette ed alterando profondamente la dinamica e la morfologia della fascia costiera. La fascia costiera ragusana, prima caratterizzata dalla presenza di larghe spiagge sabbiose sottese da dune stabilizzate dalla macchia mediterranea, ha subito un intenso processo di antropizzazione e di degrado, conseguente ad una "valorizzazione" turistico-industriale, avvenuta a totale discapito del paesaggio e dell'ambiente preesistente, in modo caotico e con una forte competizione tra i vari soggetti economici nell'uso del suolo e delle risorse. Anche a causa della mancanza di conoscenza della dinamica costiera, per decenni, si e' proceduto senza alcuna preoccupazione per quelle profonde alterazioni che hanno portato in pochi anni all'acutizzarsi dei fenomeni erosivi su tratti sempre piu' estesi di litorale: la risposta derivante, conforme all'unica legge per la protezione degli abitati dal mare, ha portato alla costruzione di difese passive, le piu' rispondenti ad una rapida stabilizzazione e ad un veloce recupero delle spiagge utilizzate dal turismo balneare. Tale processo impone una nuova impostazione metodologica basata sul principio di legare i problemi della costa alla politica del territorio e del suo hinterland, con una nuova filosofia di intervento che trova nel rispetto e nel ripristino delle condizioni ambientali, il suo presupposto di fondo. Nei provvedimenti inerenti specificatamente agli apporti solidi al litorale, recuperandone le fonti di ripascimento naturale, e' indispensabile: prevedere la ricostruzione, il ripristino e la protezione dei cordoni dunari, strutture che meglio di ogni altra assolvono la funzione di contenimento del mare in occasione di grosse mareggiate invernali, fungendo per la spiaggia da serbatoio di compenso invernale continuamente ricaricato dall'azione eolica dei periodi estivi; bloccare le concessioni di cave di inerti poiche', in assenza di controllo, i prelievi sono sempre assai superiori alle quantita' autorizzate, e soprattutto intensificare la vigilanza sui prelievi abusivi, tenendo conto che gli effetti sulla costa non potranno essere immediati, poiche' i fiumi e torrenti, prima di riprendere ad alimentare l'arenile, devono riacquistare almeno in parte il loro profilo naturale; controllare le cessioni d'acqua degli invasi e le captazioni in alveo e sub alveo cosi' da assicurare le fluenze fluviali fino allo sbocco a mare anche nel periodo estivo, eliminando cosi' le barre fociali che impediscono un giusto e corretto ripascimento del litorale". Infine il presidente, in relazione ai motivi che hanno reso necessaria la riunione della commissione bellezze naturali per occuparsi della protezione ai sensi di legge di questo particolare punto della costa ragusana, accenna brevemente all'aspra controversia in atto fra il comune di Modica, che interviene sempre sollecitato da una corale protesta dei cittadini, e il gestore della cava di contrada Pisciotto, controversia avente per oggetto la cessazione del prelievo di sabbia dalla duna di tale contrada per gli effetti devastanti che la sua scomparsa apporterebbe all'ambiente naturale, storico e tradizionale di cui si e' detto nonche' per gli effetti negativi che apporterebbe all'intero eco-sistema, nonche' alla conservazione della linea di costa, essendo tali elementi, come si e' appresso dalla relazione Amore, strettamente interdipendenti. Ritenendo di avere offerto elementi sufficienti per inquadrare il problema nelle sue linee piu' generali, il presidente ritiene di dover integrare il quadro, spingendo l'indagine sulle ulteriori valenze dell'ambito territoriale in esame, che abbiano quei requisiti di tutelabilita' richiesti dalle leggi vigenti in materia, e specificamente, dalla recente legge n. 431 dell'8 agosto 1985 che, come e' noto, amplia le categorie di beni assoggettabili a tutela ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, includendovi i territori costieri, i fiumi, le zone umide nonche' le zone di interesse archeologico. Invita, pertanto, il dott. Giovanni Di Stefano ad illustrare se nell'ambito territoriale sopra descritto vi siano aree di interesse archeologico. Il dott. Di Stefano fa presente che proprio sulla duna di contrada Pisciotto, a seguito di successivi interventi conoscitivi avvenuti negli anni 1967, 1969, 1982 e 1988, ed infine con una campagna di scavo regolare eseguita dal 19 maggio 1988 al 3 giugno 1988 e' stata individuata la presenza di un paleosuolo in chiara relazione con lembi di capanne pertinenti ad un villaggio preistorico. I resti rinvenuti sono per lo piu' costituiti da livelli di uso e di crollo pertinenti a capanne circolari impostate sulla sabbia ed attestanti la presenza di un esteso insediamento della prima eta' del bronzo di facies castellucciana. L'insediamento preistorico costituisce una eccezionale testimonianza archeologica, essendo le capanne probabilmente legate a fenomeni di occupazione stagionale del sito per effetto della transumanza, e rappresenta, quindi, un documento finora raro di questo particolare aspetto della cultura materiale dell'antica eta' del bronzo. L'insediamento, per quanto ancora rimesso in luce, occupa due distinte aree situate nell'ambito della particella 56, aree che sono state opportunamente sottoposte a vincolo, ai sensi della legge 1 giugno 1939, n. 1089, con D.A. n. 211 del 4 febbraio 1989. Per completezza si aggiunge che tale decreto e' stato impugnato presso il T.A.R. di Catania, presso cui pende il giudizio. Il dott. Di Stefano fa, inoltre, presente che un altro sito fortemente indiziato di interesse archeologico, per esservi stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici di epoca preistorica, e' ubicato nei pressi di Punta Religione. Il presidente invita quindi la dott.ssa Alessandra Trigilia ad illustrare alla commissione se nell'ambito da sottoporre a tutela vi siano beni facenti parte delle categorie elencate nell'art. 1 della legge n. 431/1985, e altri beni egualmente suscettibili di tutela, ai sensi della legge n. 1497/1939 e n. 1089/1939. La dott.ssa Trigilia da', quindi, lettura di un'articolata relazione che viene qui, in parte, testualmente trasfusa: "Alla luce delle precedenti valutazioni e' stato possibile esprimere un giudizio complessivo sul contesto paesaggistico che comprende le dune costiere di Sampieri, la duna di contrada Pisciotto, le zone umide, per le quali e' in corso una procedura di ricostituzione ambientale in danno a privati avviata dall'Azienda regionale delle foreste; le zone di cave naturali attraversate dai corsi d'acqua che alimentano da nord le suddette zone umide. L'analisi dell'insieme dei fattori validi singolarmente permette a questo ufficio di promuovere infine una procedura vincolistica estesa ed articolata". Cio' premesso, restano da valutare in sintesi la portata specifica e le caratteristiche degli interessi da tutelare e che motivano esclusivamente le prestazioni espresse. A) PATRIMONIO PAESISTICO E AMBIENTALE A 1) Carattere degli spazi e dei manufatti. Il sistema costiero meridionale siciliano e' caratterizzato nel tratto estremo della Sicilia orientale da una conformazione geologica diversa dal sistema montuoso dell'isola ed e' costituita da due insiemi o sottoinsiemi, quello collinare di origine vulcanica antica e quello delle ondulazioni calcaree piu' propriamente simile al sistema continentale africano. Lo zoccolo continentale che unisce l'isola al territorio africano e' caratterizzato dall'affiorare di sedimentazioni sabbiose, la cui conformazione in eta' preistorica sembra essere stata quella lagunare e paludosa. Le coste meridionali della Sicilia sud-orientale costituiscono un rudere di quella struttura che unificava le due sponde nel mare Mediterraneo. Le formazioni sabbiose a dune sono, quindi, in parte con caratteristica morfogenesi sedimentologica simile a quella delle dune desertiche del settentrione africano, e in parte sono il risultato di un processo di accumulo eolico di sabbie apportate sui litorali. L'attuale regime torrentizio del versante meridionale degli Iblei consente un limitato apporto sabbioso di ripascimento dei litorali che sono dovunque, nella fascia costiera, in costante arretramento. La costruzione di lunghe teorie di edifici residenziali ha inoltre interrotto il costante ripascimento delle dune litoranee piu' interne, formando una barriera al passaggio dei venti ed ha inoltre cementificato ampi tratti di litorale. Il sistema della duna di Sampieri e della vicina palude costituisce in questo senso un piu' ampio ed ancora in gran parte integro, complesso geo-morfologico naturale. Il varco ancora esistente tra mare e costa in corrispondenza della palude di Sampieri e' l'unico passaggio diretto per gli agenti atmosferici: inoltre la duna di contrada Ciarciolo costituisce come si e' potuto rilevare, un imponente momumento sedimentologico naturale oltre che un banco con reperti storici. Questo tratto di costa e' definita storicamente come la regione delle "Marse" o porti, poiche' la spiaggia bassa e arenosa ha intercettato il mare formando numerose lagune. La punta soprannominata di San Pietro (Sampieri) per l'altezza e la forma sporgente sul mare, costituisce un ridotto a guisa di porto, storicamente citato, di cui in certe condizioni (vedi fotografie) si osservano i resti di un molo in legno, che serviva per scalo di barche traghetto per l'isola di Malta (G. Columba I porti antichi). La stessa spiaggia di Maganuco viene ricordata come ridotto di navi, insieme a Ciarciolo e Pisciotto. Le zone umide comprese nel tratto proposto a vincolo, sono costituite dalla palude di Sampieri e dai laghetti costieri di Pisciotto e Marina di Modica; questi pur non avendo oggi dal punto di vista faunistico rilevanza particolare, appaiono luoghi di frequentazione suscettibili di incremento qualora si porra' freno alle cause di turbativa ambientale provocata dalla eccessiva pressione venatoria, dall'attivita' agricola e dai suoi residui presenti nelle acque, nonche' dalla presenza di centri urbani. L'acqua in genere si mantiene per tutti i periodi dell'anno, anche se nel laghetto di Marina di Modica, in stagioni particolarmente secche, si puo' notare un prosciugamento. Sia a Sampieri, che a Marina di Modica, i laghetti vanno periodicamente in contatto con il mare e ne sono alimentati pur ricevendo apporti anche da falde di acqua dolce. Gli uccelli osservati in tali zone non sono dunque presenti in numero notevole ed inoltre la sosta si limita al massimo ad un giorno. Si tratta essenzialmente di limicoli (nidificano con certezza l'allocco, il barbagianni e la civetta); piu' rari sono gli aironi e praticamente sporadici gli anatidi. Le specie sicuramente svernanti sono le folaghe e le gallinelle d'acqua. La fauna presente, continuamente disturbata da persone, luci notturne e rumori, in un arenile un tempo immacolato e silenzioso, annovera la storica presenza della tartaruga marina Caretta Carretta, che vi veniva nelle piu' buie notti di giugno e luglio a deporre le uova in profonde buche; e' probabile anche la presenza della testuggine, purtroppo penalizzata da numerose catture in mare. Specie queste che l'adozione di nuove tecniche di pesca e l'incontrollato turismo balneare, ha scacciato da quasi tutte le spiagge d'Italia. Non e' raro incontrare il colubro leopardino, oggi specie a rischio, mentre per quanto riguarda i mammiferi sono presenti il riccio, il coniglio selvatico, la volpe e la donnola; risultano segnalati il ghiro, l'istrice e l'arvicola terrestre (vedi allegato A3). La vegetazione della zona presenta tutti quei caratteri che, rari nel nostro Paese, sono tipici delle zone africane: la palma nana (nelle zone presso Sampieri, dove la sabbia si e' da secoli consolidata), l'euforbia, il ginepro, la rara retama, ossia una ginestra molto ramosa a fiori bianchi, che compare in estensioni molto piu' cospicue nell'Africa settentrionale-occidentale. Siepi compatte formano il licio europeo, spinosissimo, accoppiato al fico d'india. I carrubeti e gli ulivi sulle quote piu' alte, degradano a mare in macchia mediterranea in formazione a gariga. Nelle bassure fra le dune e sul mare, compaiono i papaveri gialli, la ruchetta di mare, la centaurea o fiordaliso delle spiaggie, il giglio marino ed i mesembriatemi che tappezzano le pendici dunali; la lannea infine, composita dalle fioriture gialle e' presente solo in Sicilia. Questo paesaggio e' purtroppo ridotto oggi a piccoli areali fra le serre: infatti il sistema dunoso, bene esposto al sole, ha offerto un substrato ottimale per le colture intensive di primizie. Tuttavia nell'area oggetto della proposta queste trasformazioni sono ancora ridotte ed esistono, in misura sempre maggiore rispetto ad altri siti, impianti antichi di vigneti riparati dai venti marini dalle caratteristiche cannicciate. Tra gli insetti delle dune, che qui vivono, si puo' ricordare la "polyphylla ragusai", un bellissimo scarabeide endemico di Sicilia, e il brachitripe dalla testa grossa o cicalone, cavalletta gialla senza ali che si rinviene altrove solo in poche localita' sarde e nord africane. La vegetazione cambia repentinamente aspetto all'approssimarsi di ambienti a quota superiore al livello del mare, che al di sopra della linea ferrata interessano i fianchi di valloni rocciosi in cui scorrono corsi di acque torrentizi. A 2) Estensione dell'area. L'area interessata, meglio evidenziata nella allegata planimetria a scala 1:25.000, in cui sono individuati i caratteri morfologici delle varie zone, costituisce un unico anfiteatro naturale delimitato dalle due zone umide di Sampieri e di Punta Religione, e dallo zoccolo del rilievo Ibleo delimitato presso a poco lungo l'attuale linea ferroviaria. All'interno i processi di degrado antropico tendono ad accelerarsi negli ultimi anni, ma esistono ancora ampie zone antropizzate o interessate da una ricca, tradizionale agricoltura orticola non ancora sostituita da quella serricola. A conferma del carattere ancora limitato del degrado, sottolineamo che risulta agli atti di questo ufficio un finanziamento in atto da parte del comune di Scicli per il recupero del Pantano Pisciotto in danno di una ditta privata che lo ha abusivamente colmato e occupato, con evidente danno al patrimonio agricolo e forestale circostante (nota n. 15423 del 20 luglio 1988). L'area interessata dovrebbe estendersi all'intera fascia costiera meridionale, ma la situazione di degrado ad opera della intensa attivita' di edilizia abusiva di necessita' o di sfruttamento, non consente al momento ipotesi estensive di protezione, bensi' proposte di salvaguardia puntiforme di recupero localizzato e di difesa dal formarsi di nuovi processi involutivi innescati, non solo dalla edilizia, ma soprattutto da interventi di bacino che producano un impoverimento dell'apporto solido nei litorali oppure interventi di protezione costiera che impediscano la dinamica di scambio mare- costa, provocando processi di impaludamento innaturale. In tal senso interessa soprattutto salvaguardare la dinamica naturale delle dune costiere e tutti gli elementi che in tale dinamica sono importati, nonche' assicurare il mantenimento degli effetti di questa sulle dune costiere stesse. Ci si riferisce in particolar modo al doppio effetto che la duna costiera ha sull'entroterra: da un lato protezione dall'apporto di sabbia mista e sale, dall'altro regolazione termica e idrica dovuta alla sua grande massa inerziale. Nell'area interessata si e' potuto constatare, anche senza una indagine sistematica, una naturale forma di protezione e uno sviluppo dell'agricoltura a pieno campo che, proprio perche' ben protetta, non ha dovuto sinora ricorrere a forme agricole in serra, necessarie altrove per incrementare i redditi agricoli. In effetti il pregio maggiore della duna sta nell'essere serbatoio di accumulo e di deposito, non motivandone quindi la ragione del prelievo indiscriminato compiuto fino ad ora. Il sale contenuto nel deposito sabbioso infatti, viene facilmente solubilizzato e depositato negli strati piu' bassi calcarei e impermeabili, che costituiscono lo zoccolo della cava, mentre le sabbie superficiali rimangono arricchite di tutti gli elementi organici che ne fanno un ottimo substrato per bancali di serra grazie al carattere di permeabilita' e igrostaticita' delle sabbie, nonche' alla ricchezza dei nutrimenti contenuti. All'interno del paesaggio naturale esistono oggi alcuni elementi antropici fortemente correlati, che sono costituiti dal sistema delle masserie e delle perimetrazioni costiere, che, diversamente da quelle dell'altopiano ibleo, sono destinate sostanzialmente a costituire il rifugio ed il riparo della transumanza al loro arrivo alla costa e sono articolate verso le colture erbacee ad alto reddito. Il complesso monumentale della Fornace Penna e' stato recentemente proposto da questo ufficio per l'apposizione del vincolo monumentale ai sensi della legge n. 1089/39 all'assessorato regionale dei beni culturali ed ambientali e della pubblica istruzione di Palermo per l'emissione del relativo decreto. La fornace costituisce un elemento di cultura materiale legato al nascere di una attivita' industriale moderna, in cui i valori formali e di tecniche avevano grandissimo peso anche nella edilizia industriale, rappresentando cosi' un monumento di architettura unico, di elevatissime qualita' formali e tecniche. L'insieme di questi elementi paesaggistici ed ambientali, naturali e antropici fa si' che il sistema individuato costituisca un insieme paesaggistico unitario inscindibile in cui vanno salvaguardati contemporaneamente, sia gli elementi naturali e naturalistici nel loro essere attuale e nei loro processi di genesi e di dinamica - ripristinandoli laddove e' ancora possibile - sia gli elementi antropici, provvedendo ad una liberazione da quegli elementi di degrado e ad una limitazione di quelle attivita' che oggi costituiscono impedimento se non ribaltamento dei processi naturali. Si intende qui riferirsi sia alle escavazioni di sabbia, sia alla edificazione abusiva, cioe' non regolata entro una precisa cornice paesistica ed ambientale che e' compito della soprintendenza provvedere ad estendere (legge n. 431/85). In tale operazione va considerata la necessaria convivenza tra attivita' antropiche, gia' estremamente insediate, e necessita' di difesa ambientale, tra le quali intendiamo anche la conservazione di quelle forme di economia tradizionale sopra descritte, oggi piu' fortemente attaccate dal dissesto ambientale causato da edilizia costiera e prelievo di sabbia, e dallo sconvolgimento dei regimi dei sistemi idrici superficiali e profondi. Le trasformazioni sono state favorite dall'insediarsi di una agricoltura ad altissimo reddito, ma a fortissimo impatto ambientale negativo, che non ha peraltro sciolto alcuni dei nodi infrastrutturali e strutturali del territorio stesso. Vanno inoltre salvaguardati quegli elementi di carattere storico fortemente emergenti di cui il paesaggio costituisce cornice e motivo di unita' inscindibile, inibendo per il futuro ulteriori escavazioni e prelievi di sabbia. Per il raggiungimento di tale scopo, e' opportuno proporre una ulteriore rimarcazione di quelle aree, all'interno del vincolo paesistico, di maggiore interesse paesaggistico-ambientale poiche' uniche nella loro bellezza naturale. In queste il delicato equilibrio dell'ecosistema risulta maggiormente aggredito e suscettibile di una salvaguardia speciale. In tal senso e' stata proposta una perimetrazione di "bellezza individua" che includa l'arenile non edificato, i laghetti costieri, e la zona delle dune sabbiose, all'interno della quale si disponga un fermo a nuovi interventi di sfruttamento o di modifica, e si predispongano esclusivamente progetti di recupero ambientale. Nell'ottica di salvaguardia delle zone umide e dello stesso litorale, si propone di estendere il vincolo paesistico fino a circoscrivere, per una fascia di 150 metri per lato, le cave Trippatore, Labbisi e Gisana, fino alla loro origine, area campita in viola nella tavoletta I.G.M. di Scicli, comprendente cava di Mele e cava Cugno-Nacalino, la quale risulta interessata da una ricca endemica macchia mediterranea purtroppo oggi deturpata da una cava di estrazione di calcare che questo ufficio ritiene causa di grave danno ambientale. Sara' compito della soprintendenza, nell'ambito delle proprie competenze di istituto, prevvedere alla stesura del piano paesaggistico ai sensi della legge n. 431/85 che regoli, in maniera esplicita, le attivita' e le modalita' di svolgimento degli interventi progettuali nell'ambito individuato. Perimetro vincolo "Bellezza individua". A partire dal confine comunale Pozzallo-Modica il limite perimetrale percorre all'altezza dello svincolo della s.p. n. 66 in corrispondenza con la spiaggia Maganuco, la vicinale che si sviluppa verso ovest, fino ad incontrare la stradella che costeggia l'arenile in direzione ovest fino a Punta Religione. Da qui risale verso nord lungo una direttrice che affianca il centro abitato fino a raggiungere la strada vicinale per poi "spezzarsi" verso nord in allineamento ideale distante 5 m dagli spigoli di 3 fabbricati in asse. In dettaglio e' possibile verificare tale confine, nell'allegato A5 sulla tavola di stralcio di ripresa aerea (scala 1:10.000) fra i comuni di Scicli, Modica e Pozzallo. Il perimetro prosegue lungo la stradella poderale fino ad incrociare la s.p. n. 66 percorrendola per 750 m circondano la zona interessata dal laghetto costiero nei pressi di Porto Salvo; ritornando poi in direzione sud- ovest verso la costa alla periferia dell'abitato di Marina di Modica per 250 m circa. Percorre una strada vicinale per poi svoltare ad est e proseguendo lungo la stessa, per circa 450 m fino ad incontrare la sponda del laghetto; seguendo la quale verso sud-ovest, si incrocia con la vicinale che si sviluppa prospetticamente a Porto Salvo. Percorrendo la stessa su una linea ideale che corre lungo il limite dell'arenile, costeggia il centro edificato per tutta la sua lunghezza; prosegue poi lungo una stradella fino al confine con Scicli per circa 1 km. Il perimetro risale in direzione ovest lungo il confine comunale Modica-Scicli fino ad incontrare la suddetta provinciale, percorrendola in direzione nord-ovest per circa 800 m; all'incrocio con una vicinale in corrispondenza della curva di livello a quota 31, la percorre per circa 400 m; in direzione ovest svolta lungo la stessa vicinale, che si sviluppa lungo il confine comunale Modica- Scicli fino all'incrocio con la strada ferrata. Percorrendo la ferrovia in direzione sud-est lungo un confine di muro a secco, confinante con una zona di depressione in c/da della Fossa, prosegue fino ad incrociare la vecchia provinciale n. 44. Quest'ultima poi si interseca con la nuova provinciale n. 66 e la percorre per 250 m, fino al centro abitato di Sampieri; segue infine una stradella poderale ai limiti della costa rocciosa fino a collegarsi con la strada provinciale percorrendola fino al confine con il vincolo paesaggistico proposto. (Omissis). Il presidente, considerato che, al di la' delle osservazioni for- mulate dal rappresentante del Corpo regionale delle Miniere esistono opinioni pienamente concordi sulla necessita' ed opportunita' di sottoporre a tutela, ai sensi dell'art. 1 e 4 della legge 29 giugno 1939, n. 1497 cosi' come integrata dall'art. 1 della legge 8 agosto 1985, n. 431, lettere a), c), i) ed m), nel rispetto delle indicazioni di cui all'art. 9 del regolamento di esecuzione della legge del 3 giugno 1940, n. 1357 invita la commissione a voler definire l'ambito territoriale da proteggere evidenziandone i confini, sul F I.G.M., n. 276 II S.O. in scala 1:25.000, tenendo presente che esso deve inglobare tutti gli elementi meritevoli di tutela, emersi in questa sede e che l'intero contesto deve essere godibile dalla s.p. n. 44, che come gia' detto costituisce il belvedere della zona. Sulla base di tali indicazioni viene definito il seguente perimetro visualizzato, unitamente alle altre emergenze, nella citata carta topografica I.G.M., che viene a far parte integrante del verbale: Il confine del vincolo ha inizio nel foglio IGM n. 276 II S.O. denominato "Sampieri" nel punto in cui la strada poderale di contrada "Corvo" incrocia la battigia all'altezza di quota 31. Il confine risale la strada provinciale n. 65 da ovest ad est per m 125 fino ad incrociare la strada di lottizzazione che percorre verso nord, e riprendere poi il sito naturale della strada poderale. All'incrocio a quota 41, procede sulla strada vicinale che collega la provinciale con le case di "Costa di Corvo" che risale verso nord- est, fino ad incrociare la linea ferrata "Scicli-Pozzallo". Percorre la linea ferrata verso est fino ad incrociare a quota 77 la strada vicinale "Costa di Corvo - Case Penna", che risale fino all'imbocco con la strada provinciale n. 40 Sampieri-Scicli al km 7+200 m. Segue detta provinciale verso sud-est per km 0,800 fino ad incrociare la via di accesso poderale alle case dalle quali proseguendo in linea retta si congiunge con lo spigolo nord-ovest del recinto della conigliera della villa "Trippatore", attraversando perpendicolarmente la cava omonima. Il confine percorre tutto il perimetro della conigliera nonche' la strada di accesso alla villa suddetta, fino ad incrociare la strada provinciale n. 66 al km 10 dove esiste l'edicola votiva (fotogramma n. 122 L. 011). Proseguendo lungo la detta provinciale n. 44, da est ad ovest che percorre per km 7,250 circa verso est fino a quota 46 fino ad intersecare la strada vicinale Puntare Scarse-Fondo Longo che percorre verso sud fino al luogo di incrocio con la strada provinciale n. 66. Percorre la suddetta strada, fino a raggiungere la trazzera che raggiunge Punta Raganzino fino alla battigia. Vengono poi intercluse a nord della suddetta linea di confine, le aree per una fascia di 150 m per parte, denominate nelle tavolette IGM scala 1:25.000 di Sampieri, Cava Trippatore, Cava Labbisi, Cava Gisana e nelle tavolette di Scicli, Cava Cugno-Nacalina e Cava di Mele. (Omissis).