ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Pomigliano d'Arco (Napoli), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 6 maggio 1990, presenta fenomeni di infiltrazione della criminalita' organizzata. Invero, il prefetto di Napoli, con rapporto del 2 agosto 1993, ha evidenziato che risultano collegamenti, diretti ed indiretti, di alcuni amministratori con la criminalita' organizzata locale, che compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Pomigliano d'Arco. In particolare, il territorio del comune di Pomigliano d'Arco e' interessato dalla presenza dei clan Foria ed Egizio operanti con differenti caratteristiche delinquenziali. Di tipo "manageriale" l'organizzazione del clan Egizio, con proiezioni anche internazionali e transoceaniche; piu' legati al territorio i Foria, che rappresentano l'espressione tipica della tradizionale camorra campana e, pertanto, piu' condizionante, nei confronti dell'ente locale in parola. Nell'aprile del 1990, veniva assassinato l'imprenditore edile Vincenzo Agrillo, candidato alle elezioni comunali del 6 maggio successivo. Tale omicidio riportava l'attenzione degli inquirenti sul problema inquietante dell'interessamento della criminalita' organizzata alla scelta dei candidati ed al successivo controllo della vita amministrativa locale. Dalle risultanze delle indagini che hanno interessato il comune di Pomigliano d'Arco e' emerso che diversi amministratori hanno illecitamente orientato l'attivita' dell'ente, non solo disattendendo le regole generali di buona amministrazione, ma, soprattutto, consentendo l'acquisizione di contributi ed appalti pubblici a favore di personaggi ritenuti affiliati alla criminalita' organizzata. In particolare, con deliberazioni di giunta, del 9 marzo 1990 e 7 marzo 1991, l'amministrazione comunale di Pomigliano D'Arco ha disposto l'erogazione di due contributi, rispettivamente di 50 e 20 milioni, a favore della locale societa' calcistica, presieduta da Nicola Foria, indiscusso capo della consorteria camorristica della zona. Per tale vicenda, presso il tribunale di Napoli, pende procedimento penale per concorso in abuso di ufficio, nei confronti di 11 amministratori comunali. Il servizio trasporto funebre, svolto dal 1953 da Tommaso Foria, e' mantenuto, dopo la morte di quest'ultimo, in data 11 dicembre 1975, dal figlio Vincenzo, unitamente ad altri sette soci, tra cui Biagio Foria, padre dei capo clan Salvatore e Nicola, anche dopo la scadenza del contratto (1 luglio 1977), dapprima come ditta individuale e, successivamente (1980), come Sa.Fo. ed, infine, dal 1986 come Pomilia S.r.l. Dagli atti giudiziari relativi all'inchiesta su tale vicenda, si legge che "i responsabili pubblici si sono dolosamente limitati, non solo a prendere atto dell'usurpazione compiuta dai Foria, ma anche ad avallare l'operato, attraverso atti amministrativi, sedicenti autorizzazioni ... in realta' inconfigurabili dal punto di vista giuridico". Altre irregolarita' sono state riscontrate nella aggiudicazione dei seguenti appalti: la sistemazione della rete stradale dei rioni Spinelli e Baccheria, a favore di Vincenzo Apicella, pregiudicato del luogo; l'affidamento, prima che fosse approvata la relativa deliberazione, alla ditta Fornitura Meridionale S.a.s. di Napoli dell'appalto per la fornitura di pasti alle scuole materne e medie; la proroga alla ditta Ecoplast, per un ulteriore anno, cinque mesi prima della scadenza del contratto, della fornitura di sacchetti per il servizio di nettezza urbana, con un evidente vantaggio patrimoniale a favore della ditta stessa; l'affidamento alla CLP - Sviluppo industriale S.p.a., del servizio di spazzatura strade per un importo di lire 490 milioni per 6 mesi prorogabili, nonostante avessero partecipato alla gara d'appalto altre societa' che avevano presentato offerte minori. Inoltre, dal 1 febbraio 1990, il servizo di smaltimento e di raccolta parziale dei rifiuti solidi urbani viene svolto dalla Safin S.r.l., il cui amministratore unico risulta essere strettamente collegato ad un gruppo imprenditoriale, riconosciuto prestanome del noto boss Lorenzo Nuvoletta. Il costo di tale servizio e' notevolmente lievitato nel corso delle varie proroghe, passando in tre anni dagli iniziali 715 milioni agli attuali 2 miliardi circa. Il contratto di appalto del servizio di sversamento dei rifiuti solidi urbani, aggiudicato alla Sma.R.Ri. S.r.l., per il periodo 1 febbraio 1987/31 gennaio 1990, e' stato successivamente volturato a favore della Fungaia Monte Somma S.r.l. L'amministratore della prima societa' risulta collegato, anche in ragione della professione di commercialista, a Aniello Fattorusso, personaggio gravitante nell'orbita del clan Galasso-Alfieri. La societa' Fungaia Monte Somma annovera tra i soci un affiliato alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. In merito a tali e ad altre vicende, la procura della Repubblica di Napoli, in data 13 febbraio 1993, ha avanzato al tribunale - sezione misure prevenzione, la proposta per l'applicazione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nei confronti di: Nicola Foria, come detto indiscusso capo dell'omonimo clan, tratto in arresto il 14 luglio 1992 perche' indagato di associazione camorristica armata; Domenico Cervone, socio e prestanome dei Foria nella conduzione di societa' sportive, destinatari di contributi comunali; Giuseppe Boscato, gia' consigliere ed assessore nella precedente amministrazione, firmatario, con il sindaco del tempo, dello schema di delibera di concessione di contributi alla societa' di calcio gestita di fatto dai Foria. Il clima di grave condizionamento e degrado in cui versano gli organi elettivi locali di Pomigliano d'Arco, la cui libera determinazione risulta contigua agli interessi delle locali organizzazioni mafiose, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini estranei al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini. Da quanto sopra esposto, emerge l'esigenza dell'intervento dello Stato mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'amministrazione di Pomigliano d'Arco, caratterizzata da costanti collegamenti, diretti ed indiretti, tra amministratori e criminalita' organizzata, che condizionano la libera determinazione degli stessi, inficiano il buon andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi alla medesima affidati. Il prefetto di Napoli, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto- legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Pomigliano d'Arco con la citata relazione. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Pomigliano d'Arco (Napoli), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 5 agosto 1993 Il Ministro dell'interno: MANCINO