(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                       Al Ministro dell'interno
  Il  sig.  Massimiliano Panizzut  e'  stato  eletto consigliere  del
comune di Biassono (Milano) nelle consultazioni amministrative del 17
novembre  1996  e  nominato,   successivanente,  assessore  con  atto
sindacale del 21 gennaio 1997.
  In data 23  gennaio 1997, e' stata esposta nella  sede dell'ente la
"gazzetta ufficiale della Padania". A seguito di tale episodio alcuni
consiglieri comunali  hanno presentato una interrogazione  al sindaco
per  sollecitare l'adozione  di adeguati  provvedimenti contro  fatti
ritenuti "offensivi" della stessa sede istituzionale del comune, dove
gli  amministratori  sono  chiamati   a  garantire  un  comportamento
imparziale, e che deve essere ritenuta  luogo al di sopra delle parti
politiche.
  All'interrogazione ha  fornito risposta  scritta il  consigliere ed
assessore Massimiliano Panizzut, il quale ha espressamente dichiarato
"Vi ricordo che siamo in democrazia,  e la Padania non e' un partito.
La Padania  e' una nazione|  Nazione come gruppo umano  accomunato da
origini, affettivita'  ed aspirazioni. L'Italia e'  uno Stato, inteso
come  organizzazione giuridica,  e  quello tenetevelo  pure|| ...  lo
Stato in cui ci costringete a vivere non e' di certo una nazione ..."
  Le  predette  affermazioni,  unitamente ad  altre  contenute  nella
risposta  all'atto   di  sindacato  ispettivo   consiliare,  altresi'
ribadite  nel corso  della  seduta assembleare  del  14 aprile  1997,
appaiono contrastanti con gli articoli 5 e 54 della Costituzione.
  In particolare l'attribuire ad  un'entita' territoriale una valenza
concorrente  con  quella  dello   Stato  confligge  con  il  disposto
dell'art. 5  della Costituzione che  definisce la Repubblica  "una ed
indivisibile".
  E', altresi', palese il  contrasto delle dichiarazioni espresse con
il  precetto recato  dall'art. 54  della Costituzione  che, al  primo
comma, sancisce  per tutti  i cittadini "il  dovere di  essere fedeli
alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi".
  Il  dovere di  fedelta' alla  Repubblica e  quello di  osservare le
leggi  sono  finalizzati  a  dare  una  formulazione  sintetica  alla
complessiva situazione  sorgente dal  rapporto di cittadinanza  ed il
loro  significatoprofondo  si  coglie   proprio  nella  qualifica  di
componente  dello Stato  conferito ai  cittadini. Lo  Stato riflette,
infatti, la proiezione ordinamentale della comunita' degli uomini che
raccoglie in  unita' giuridica;  e coloro che  ne fanno  parte devono
concorrere   attivamente   al   mantenimento  dei   valori   che   lo
caratterizzano.
  Risulta,  inoltre,  violato  dal   sig.  Massimiliano  Panizzut  il
disposto  recato  dal  secondo   comma  del  predetto  articolo  che,
specificamente  rivolto  ai  cittadini  cui  sono  affidate  funzioni
pubbliche,  sancisce  il  "dovere  di adempierle  con  disciplina  ed
onore".
  Non puo'  non rilevarsi come l'amministratore  mostri disprezzo per
quello  stesso Stato  - "...  tenetevelo pure"  - che  ha, viceversa,
liberamente   scelto   di   rappresentare   nella   sua   espressione
autonomistica,  condidandosi  ed  accettando  la  carica  locale:  la
consapevole ed espressa non accettazione, da parte del consigliere ed
assessore del comune di Biassono, dello Stato come elemento di unita'
giuridica  fa  venire meno  la  coerenza,  la  dignita' e  il  decoro
connessi  al munus  publicum  e si  pone in  contrasto  con i  doveri
esplicitamente indicati dall'art. 54 della Carta costituzionale.
  Il diritto di esprimere il  proprio pensiero e quello di associarsi
liberamente  in partiti  politici al  fine di  concorrere con  metodo
democratico    a   determinare    la    politica   nazionale,    pure
costituzionalmente garantiti, trovano un  limite non superabile nella
esigenza di perseguire le finalita' assunte come proprie con doverosa
lealta' al sistema  istituzionale al cui interno si  opera e, quindi,
con l'osservanza delle  regole generali che ne  disciplinano la vita.
Di  non minore  valenza  e' l'esigenza  di tutela  del  decoro e  del
prestigio  delle istituzioni,  che  esclude l'uso  di espressioni  di
offesa o  disprezzo (v.  Corte di  cassazione - Penale  - sez.  I, 29
giugno 1977).
  Pertanto, il  fatto che  in un regime  democratico, qual  e' quello
instaurate  dalla Costituzione  repubblicana, siano  ammesse critiche
anche severe agli assetti vigenti, non consente comunque di negare il
rispetto e  la doverosa lealta'  all'istituzione che si e'  scelto di
voler rappresentare.  Tale principio ancor  piu' si rafforza,  fino a
concretizzare la  fattispecie di  "atto contrario  alla Costituzione"
quando,  come  nel caso  di  specie,  la manifestazione  di  pensiero
provenga da un  cittadino investito di una carica  pubblica che della
stessa si  giovi per  porre in  essere un  azione simbolo,  idonea ad
indurre altri a disattendere i principi costituzionali.
  Il  prefetto  di  Milano, accertato  il  configurarsi  dell'ipotesi
prevista dall'art. 40 della legge 8 giugno 1990, n. 142, ha formulato
la  proposta  per  l'adozione  del  provvedimento  di  rimozione  del
predetto amministratore  dalle cariche  pubbliche ricoperte  e, nelle
more, con provvedimento n. 13.l / 08803694 / Gab. del 10 maggio 1997,
ritenuti sussistenti  motivi di  grave ed  urgente necessita',  ne ha
disposto la sospensione.
  Tutto cio'  premesso, si ritiene  che sussistano le  condizioni per
addivenire alla rimozione del sig. Massimiliano Panizzut dalla carica
di consigliere  ed assessore  del comune  di Biassono,  ricorrendo la
fattispecie disciplinata dall'art.  40 della legge 8  giugno 1990, n.
142,  che  prevede  l'intervento   dello  Stato  laddove  i  pubblici
amministratori di  livello autonomistico si muovano  in contrasto col
dettato costituzionale.
  Mi pregio,  pertanto, di  sottoporre alla  firma della  S.V. Ill.ma
l'unito schema di decreto con il quale si provvede alla rimozione del
suddetto amministratore dalla carica  di consigliere ed assessore del
comune di Biassono (Milano).
                    Il direttore generale dell'amministrazione civile
                                         Gelati