(all. 1 - art. 1)
                                                           Allegato 2
                    COMMISSIONE BELLEZZE NATURALI
               E PANORAMICHE DELLA PROVINCIA DI RAGUSA
            Proposta di vincolo paesaggistico di contrada
                 Branco Piccolo in comune di Ragusa
Verbale  della  commissione  provinciale  BB.NN.PP. di Ragusa redatto
   nella seduta del 5 giugno 1997.
  L'anno 1997, il giorno 5 giugno 1997  alle ore 10, si e' riunita in
prima convocazione, nei locali  della soprintendenza BB.CC.AA siti in
piazza Liberta'  n. 2,  la commissione  BB.NN.PP. della  provincia di
Ragusa, nominata  con D.A.  n. 5006  del 7  gennaio 1995,  cosi' come
ricostituita per  il quadriennio 1995-1999, convocata  dal presidente
dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. prot. n. 3097/Amm del 19 maggio
1997,  inviata a  ciascuno  dei componenti  della  commissione ed  ai
rappresentanti  dell'Ispettorato  ripartimentale   delle  foreste  di
Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati.
  Sono  intervenuti   alla  riunione  i  seguenti   componenti  della
commissione:
  dott.  prof.   Giuseppe  Voza,  soprintendente  per   i  BB.CC.AA.,
protempore della circoscrizione di Ragusa, presidente;
  prof. Filippo Garofalo, componente;
  arch. Giovanni Cintolo, componente;
  sig.ra   La   Ferla    Lidia,   assistente   amministrativo   della
soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa, segretario.
  Assistono alla riunione, nella sua prima fase, l'arch. Fulvia Caffo
-  Direttore della  sezione beni  paesaggistici della  soprintendenza
BB.CC.AA. di Ragusa, il dott. Giovanni Di Stefano - Dirigente tecnico
della sezione  archeologica di  Ragusa, il  dott. Silvio  Cassarino -
Dirigente  tecnico  geologo  della   sezione  P.A.U.,  per  eventuali
chiarimenti ed  approfondimenti che dovessero essere  richiesti dalla
commissione.
  Il presidente, accertata  la presenza di tutti i  componenti di cui
sopra, dichiara aperta la seduta con il seguente ordine del giorno:
  1) presentazione  vincolo paesaggistico di contrada  Branco Piccolo
in comune di Ragusa;
  2) varie ed eventuali.
  In  ordine  al primo  punto  all'ordine  del giorno  l'arch.  Caffo
introduce   l'argomento   presentando   alla   commissione   un'ampia
documentazione  grafica  e  fotografica   del  sito  che  si  intende
sottoporre  al vincolo  paesaggistico,  in modo  da  poter avere  una
visione d'insieme di  questa parte del territorio  che consenta, poi,
di poter procedere alla perimetrazione del vincolo stesso.
  Il vincolo che  si viene a proporre riguarda il  tratto di costa di
contrada Branco  Piccolo in comune  di Ragusa, tratto  di particolare
suggestione paesaggistica, in quanto caratterizzato da un susseguirsi
di dossi collinari sabbiosi  che conferiscono al paesaggio un'aspetto
tipicamente africano, con dune sabbiose  che in certi tratti arrivano
all'altezza di 80/90 mt.
  Tuttavia  la particolarita'  del  paesaggio  Camarinese rischia  di
essere  compromessa  da  fenomeni  di  antropizzazione  che,  se  non
controllati adeguatamente,  potrebbero portare ad  uno stravolgimento
dell'area e del panorama, con l'incremento di insediamenti a scopo di
villeggiatura, che finirebbero per  frammentare la visione di insieme
del paesaggio.
  Senza considerare,  inoltre, che  anche il sistema  di coltivazione
agricola  in   serra,  nell'area  particolarmente  intenso,   se  non
opportunamente  controllato,  rischia  di  compromettere  le  valenze
paesaggistiche dell'area.
  Ecco, allora,  la necessita' di sottoporre  a vincolo paesaggistico
l'area, di  avere, cioe',  uno strumento di  tutela che  scongiuri un
cambiamento  radicale del  paesaggio  tale  da snaturarlo,  facendone
perdere le peculiarita'.
  L'arch. Caffo propone di sottoporre a vincolo il tratto di costa di
contrada  Branco Piccolo  che e'  fisiologicamente delimitato  a nord
dalla  zona  archeologica  ed  a  sud  dal  vivaio  della  forestale,
attestando  verso l'interno  il limite  del vincolo  lungo la  strada
provinciale, per avere confine certo ed individuabile.
  Scopo   del   vincolo   e'    quello   di   evitare   che   un'area
paesaggisticamente molto  bella e  singolare come  quella Camarinese,
gia'   compromessa  dalla   realizzazione  di   volumetrie  di   tipo
alberghiero  e  serricolo  altamente  invasive,  venga  ulteriormente
compromessa fino alla sua degenerazione.
  Il  vincolo,  infatti,  e'  finalizzato  alla  tutela  della  zona,
proiettata  verso il  futuro,  ed in  questo  contesto l'arch.  Caffo
auspica una inversione di tendenza  rispetto a quelli che sono stati,
finora, i fenomeni che hanno interessato preminentemente l'area.
  Anche l'arch. Cintolo ed il prof. Garofalo convengono che l'area e'
degna di essere tutelata per  le sue caratteristiche naturalistiche e
paesaggistiche  ed  e'  necessario  intervenire con  il  vincolo  per
evitare che vengano realizzate  delle costruzioni che finirebbero per
alterare la linea di orizzonte.
  Le valutazioni nel lungo periodo  portano a credere che, quando fra
qualche  tempo  il  sistema  "serricolo" avra'  una  involuzione,  si
proporra' il  problema di riconvertire  queste aree, per  evitare che
vengano invase dal cemento.
  Infatti, mentre il fenomeno  dell'impianto delle serre e' destinato
"naturalmente"   ad  esaurirsi   per   l'impoverimento  della   falda
acquifera,  gli insediamenti  di  tipo turistico  in quest'area,  che
peraltro    il    P.R.G.    prevede   a    preminente    destinazione
turisticoalberghiera,   rischiano   di  comprometterla   in   maniera
irreversibile,  portando   ad  una  eccessiva   cementificazione  che
finirebbe, inevitabilmente, per cambiare la fisionomia dei luoghi.
  Il dott.  Di Stefano  concorda con  l'opportunita' dell'imposizione
del vincolo  nell'area, gia' chiesto  anche in passato, che  verra' a
saldarsi con  il vincolo archeologico  gia' operante. Infatti  con il
vincolo si  potra' effettuare  un'azione di controllo  del territorio
che nel corso di venti anni bonifichera' la zona.
  L'arch.  Caffo  da',  a   questo  punto,  lettura  della  relazione
paesaggistica che ha predisposto a supporto e sostegno della proposta
di  vincolo e  subito  dopo il  dott. Di  Stefano  da' lettura  della
relazione archeologica.
  A conclusione del dibattito  il presidente della commissione, dott.
Giuseppe Voza, nel riprendere brevemente i dati esposti e le opinioni
espresse, ritiene  doveroso intervenire  nell'area con un  vincolo di
tipo paesaggistico,  per evitare  la compromissione della  stessa che
porterebbe  alla perdita  di  un patrimonio  ambientale di  rilevante
interesse in questa parte del territorio isolano.
  Ne'  il  vincolo   deve  essere  considerato  come   una  causa  di
penalizzazione dello  sviluppo dell'area, ma, visto  con una funzione
di valorizzazione  della stessa, attraverso un'azione  di controllo e
di tutela finalizzata ad uno  sviluppo di indirizzo diverso da quello
attuale.
  Tuttavia, prima  di procedere  alla perimetrazione del  vincolo, la
commissione reputa opportuno effettuare  un sopralluogo nell'area per
la quale  si propone la  sottoposizione a vincolo  paesaggistico, per
meglio valutare  de visu  quali parti  del territorio  debbano essere
incluse   nel  perimetro   del   vincolo,  fissando   dei  punti   di
osservazione.
  Il presidente dispone che il  sopralluogo venga effettuato entro la
fine del corrente  mese, previo accordo anche con  i membri aggregati
della  commissione che  in data  odierna non  hanno partecipato  alla
riunione.
  Si passa, quindi, al secondo punto all'ordine del giorno:
    (omissis).
  Esauriti gli argomenti all'ordine del giorno il Presidente alle ore
13 dichiara chiusa la riunione.
   Letto, approvato e sottoscritto
                  Dott. Giuseppe Voza - Presidente
                 Prof. Garofalo Filippo - Componente
                 Arch. Cintolo Giovanni - Componente
                 Sig.ra La Ferla Lidia - Segretario
                            ------------
                    COMMISSIONE BELLEZZE NATURALI
               E PANORAMICHE DELLA PROVINCIA DI RAGUSA
            Proposta di vincolo paesaggistico di contrada
                 Branco Piccolo in comune di Ragusa
  Verbale  del sopralluogo  effettuato dalla  commissione provinciale
BB.NN.PP. di Ragusa redatto in data 23 giugno 1997.
  L'anno 1997, il giorno 23 giugno 1997 alle ore 9., nei locali della
soprintendenza BB.CC.AA. siti  in piazza Liberta' n. 2,  a seguito di
convocazione  del presidente  dott. Giuseppe  Voza con  telegramma n.
prot. 3565/3566/3567/3568 Ammm del 17 giugno 1997, inviato a ciascuno
dei  componenti della  commissione  bellezze  naturali e  panoramiche
della provincia  di Ragusa, nominata con  D.A. n. 5006 del  7 gennaio
1995, cosi'  come ricostituita  per il  quadriennio 1995-1999,  ed ai
rappresentanti  dell'Ispettorato  ripartimentale   delle  foreste  di
Ragusa e del distretto minerario  di Catania, quali membri aggregati,
sono intervenuti per partecipare al sopralluogo i seguenti componenti
della Commissione:
  dott.  prof.   Giuseppe  Voza,  soprintendente  per   i  BB.CC.AA.,
protempore della circoscrizione di Ragusa, presidente;
  prof. Filippo Garofalo, componente;
  arch. Giovanni Cintolo, componente;
  dott.ssa La Fauce Rossella, rappresentante distretto ripartimentale
foreste di Ragusa, membro aggregato;
  ing.  Maltese   Gaetano,  rappresentante  distretto   minerario  di
Catania, membro aggregato.
  sig.ra   La   Ferla    Lidia,   assistente   amministrativo   della
soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa, segretario.
  Alle ore 9,30, il presidente, preso  atto della presenza di tutti i
componenti la commissione provinciale BB.NN.PP. di cui sopra, dispone
che,  mentre  i  membri   aggregati,  con  tecnico  archeologo  della
soprintendenza di  Ragusa - prendono  visione di tutti  gli elaborati
grafici e  le relazioni  tecniche relativi  alla proposta  di vincolo
paesaggistico  in contrada  Branco Piccolo  in comune  di Ragusa,  in
considerazione del  fatto che non  erano presenti in  occasione della
prima riunione della commissione in  data 5 giugno 1997, i componenti
effettivi della commissione,  con l'assistenza dell'architetto Fulvia
Caffo  - direttore  della  sez. II  architettonico urbanistica  della
soprintendenza  di   Ragusa  -  si  allontanino   per  effettuare  il
sopralluogo  presso l'ex  stabilimento  SILAT in  Ragusa, cosi'  come
stabilito  nel verbale  di riunione  del 5  giugno 1997,  nell'ambito
della discussione di cui al punto 2 dell'ordine del giorno.
   (Omissis).
  La commissione si ricongiunge, quindi, con i membri aggregati e con
il  dott. Di  Stefano,  per  proseguire verso  S.  Croce Camerina  ed
effettuare il sopralluogo in contrada Branco Piccolo.
  Prima tappa del sopralluogo e' il villaggio Branco Grande a punta a
Braccetto, dove,  da un punto  di osservazione che consente  di avere
una  visione  panoramica  sia  del   tratto  di  costa  che  del  suo
entroterra, si  ha modo  di osservare che  l'area e'  gia' fortemente
compromessa dalla presenza  di serre che si estendono  fino al limite
della  spiaggia, presenza  cosi' pressante  che soffoca  la spiaggia,
riducendola ad  una pura lingua di  sabbia che non ha  alle spalle il
suo habitat naturale e vegetazionale che  le fa da cornice, ma sembra
quasi un brandello di natura  deturpato, privato dei suoi elementi di
contorno  e  risparmiato  perche'  impossibile,  praticamente,  andar
oltre.
  Tutti  i  componenti  della  commissione sono  del  parere  che  e'
necessario intervenire  con la  proposta di sottoposizione  a vincolo
del sito,  per cercare  di salvare  questo ultimo  lembo di  natura e
preservarlo dall'aggressione  operata dall'installazione  di impianti
serricoli e da quella, ancora  piu' grave, degli insediamenti di tipo
abitativo, entrambi fenomeni in continua espansione nell'area.
  La  commissione prosegue,  quindi,  il  sopralluogo spostandosi  in
contrada Branco Piccolo per avere  una visione di insieme consapevole
dei luoghi che si intendono vincolare.
  Dalla sommita' della duna che chiude a sud il tratto di spiaggia di
Branco Piccolo si  ha modo di ammirare un vasto  tratto del paesaggio
costiero e dell'entroterra, dominato dalla citta' antica di Camarina,
che emerge sul paesaggio circostante.
  Infatti, da questo punto di osservazione, si apprezza il suggestivo
paesaggio Camarinese caratterizzato da piccole dune sabbiose, che gli
attribuiscono una bellezza un po' selvaggia, dall'aspetto tipicamente
africano, e la vista sulla resta dell'antica Camarina, dall'Agora' al
tempio di  Minerva, alla collina  di Ercole, con la  percezione della
Kora  interessata dalle  necropoli di  contrada Rifriscolaro  e Passo
Marinaro.
  Proprio per  la vista  panoramica che  si gode  da questo  punto la
commissione propone il sito come  belvedere, perche' da qui si ammira
uno  dei  paesaggi  naturali  piu'  belli  e  paesagisticamente  piu'
interessanti dell'isola,  per la  presenza di questa  fascia costiera
tipica per  il sistema dunale  che presenta  e per il  suo retroduna,
caratterizzato da un ecosistema molto specializzato, sia dal punto di
vista  della flora  che  della  fauna. Infatti,  nel  sito  si ha  la
presenza   della  tipica   macchia   mediterranea   che  lo   rendono
interessante anche dal punto di vista naturalistico.
  Anche Camarina puo' essere identificato come belvedere dell'area da
vincolare,  in quanto  da essa  si gode  il panorama  dall'entroterra
verso la costa, fino a Branco Grande.
   A conclusione del sopralluogo:
  considerato che  l'area presenta  tutti i requisiti  di omogeneita'
che si  possono comporre  in un quadro  d'insieme che  costituisce il
presupposto per la  creazione di un vincolo  paesaggistico, che abbia
lo scopo di  limitare il disturbo e il danno  arrecato all'area dagli
interventi antropici gia' realizzati  e di preservare l'equilibrio di
questo  ecosistema   da  una  eccessiva,  futura   antropizzazione  e
cementificazione che  snaturino e stravolgano  l'ambiente, privandolo
delle sue caratteristiche naturali;
  considerato che  anche i rappresentanti del  distretto minerario di
Catania  e dell'ispettorato  dipartimentale delle  foreste di  Ragusa
concordano con la perimetrazione dell'area da vincolare,
  la commissione  all'unanimita' decide  di avanzare proposta  per la
sottoposizione a  vincolo paesaggistico  del sito di  Branco Piccolo,
cosi' come dalla perimetrazione risultante dalla planimetria allegata
agli atti della proposta.
  Alle ore 13, ultimato il  sopralluogo, il presidente, demandando la
delibera  del vincolo  ad  una successiva  seduta della  commissione,
saluta i membri della commissione.
   Letto, approvato e sottoscritto
                  Dott. Giuseppe Voza - Presidente
                 Prof. Garofalo Filippo - Componente
                 Arch. Cintolo Giovanni - Componente
            Dott.ssa La Fauce Rossella - Membro aggregato
               Ing. Maltese Gaetano - Membro aggregato
                 Sig.ra La Ferla Lidia - Segretario
                            ------------
                    COMMISSIONE BELLEZZE NATURALI
               E PANORAMICHE DELLA PROVINCIA DI RAGUSA
            Proposta di vincolo paesaggistico di contrada
                 Branco Piccolo in comune di Ragusa
  Verbale della  riunione della commissione provinciale  BB.NN.PP. di
Ragusa redatto nella seduta del 3 luglio 1997.
  L'anno 1997, il  giorno 3 luglio 1997 alle ore  9, nei locali della
soprintendenza BB.CC.AA. siti  in piazza Liberta' n. 2,  a seguito di
convocazione  del presidente  dott. Giuseppe  Voza con  telegramma n.
prot. 3849/3850/3851/3852 Ammm del 30 giugno 1997, inviato a ciascuno
dei  componenti della  commissione  bellezze  naturali e  panoramiche
della provincia  di Ragusa, nominata con  D.A. n. 5006 del  7 gennaio
1995, cosi'  come ricostituita  per il  quadriennio 1995-1999,  ed ai
rappresentanti  dell'Ispettorato  ripartimentale   delle  foreste  di
Ragusa e del distretto minerario  di Catania, quali membri aggregati,
sono intervenuti per partecipare alla  riunione indetta ai fini della
delibera del vincolo i seguenti componenti della commissione:
  dott.  prof.  Giuseppe Voza,  soprintendente  per  i BB.CC.AA.  pro
tempore della circoscrizione di Ragusa, presidente;
  prof. Filippo Garofalo, componente;
  arch. Giovanni Cintolo, componente.
  ing. Angelo Trupia, rappresentante  distretto minerario di Catania,
membro aggregato;
  sig.ra   La   Ferla    Lidia,   assistente   amministrativo   della
soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa, segretario.
  Alle ore 9,30, il presidente, preso  atto della presenza di tutti i
componenti  la  commissione  provinciale   BB.NN.PP.  di  cui  sopra,
dichiara  aperta   la  seduta  invitando  la   commissione  all'esame
dell'ordine del  giorno che  prevede la  delibera della  proposta del
vincolo paesaggistico di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa,
gia' ampiamente dibattuta nella  precedente seduta della Commissione,
nonche' verificata  attraverso il  sopralluogo effettuato in  data 23
giugno 1997.
  Il presidente, prima di procedere  alla delibera, da' lettura delle
relazioni tecniche  che costituiscono il presupposto  per la proposta
di  emanazione  del presente  vincolo  e  sono allegate  al  presente
verbale. Copia di esse e  della planimetria con la perimetrazione del
vincolo  verranno  anche depositate  insieme  al  verbale presso  gli
uffici  della soprintendenza  BB.CC.AA.  di  Ragusa, per  l'eventuale
consultazione da parte di coloro che ne abbiano interesse.
  A conclusione  della suddetta lettura, si  passa alla deliberazione
della proposta di vincolo e  alla delimitazione dell'area da tutelare
che sara' la seguente:
                           Perimetrazione
  A Nord il  limite del vincolo decorre  dall'arenile demaniale lungo
tutto   il  limite   inferiore  delle   aree  decretate   della  Zona
Archeologica di Camarina (decreti 369 del  1977 e 2851 del 1984) sino
alla  strada provinciale  Santa  Croce Camerina  -  Scoglitti che  ne
costituisce il limite orientale: da  qui verso Sud sino a raggiungere
le aree dell'attuale demanio forestale (Vivaio forestale di Randello)
di cui seguono il limite  settentrionale verso Ovest sino all'arenile
demaniale.
   La commissione all'unanimita'
                              Delibera
  di proporre l'inclusione nell'elenco  delle bellezze naturali della
provincia di Ragusa, ai sensi dell'art. 1,  nn. 3 e 4, della legge 29
giugno 1939, n. 1497, come bellezza d'insieme e panoramica, il tratto
di costa di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa, compreso tra
il vivaio forestale di Randello e la zona archeologica di Camarina.
   Letto, approvato e sottoscritto
                  Dott. Giuseppe Voza - Presidente
                 Prof. Garofalo Filippo - Componente
                 Arch. Cintolo Giovanni - Componente
                Ing. Angelo Trupia - Membro aggregato
                 Sig.ra La Ferla Lidia - Segretario
                            ------------
                                                           Allegato 3
                          REGIONE SICILIANA
                ASSESSORATO REGIONALE BENI CULTURALI
                AMBIENTALI E P.I. SEZIONE BENI P.A.U.
                   DELLA SOPRINTENDENZA DI RAGUSA
  Proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico del tratto
di  costa compreso  fra il  vivaio forestale  di Randello  e la  zona
archeologica di  Camarina nel  comune di Ragusa  secondo la  legge 29
giugno 1939 n. 1497.
  Nel  corso delle  attivita' d'istituto  connesse alla  salvaguardia
delle  bellezze  naturali e  paesaggistiche  e  dei rilievi  di  beni
culturali l'attenzione di questa  soprintendenza si e' concentrata su
un  tratto  di litorale  del  territorio  comunale di  Ragusa,  dove,
nonostante  siano  presenti  varie attivita'  antropiche,  e'  ancora
possibile preservare ambienti costieri naturali di indubbio valore.
  L'area   compresa    fra   la   spiaggia   di    Randello   (vivaio
dell'Ispettorato ripartimentale  foreste) e  la zona  archeologica di
Camarina  e'  tra  le  aree  piu' interessanti  dal  punto  di  vista
ambientale. Infatti, nonostante il diffuso malcostume dell'abusivismo
edilizio e la presenza di  impianti serricoli che soffocano i terreni
(questa  tecnica  di  sfruttamento  intensivo  del  suolo  trova  qui
un'ambiente ideale costituito dal  particolare sottofondo sabbioso il
quale ne favorisce  l'attecchimento), e' stata oggetto  in tempi piu'
recenti  dell'attenzione  di  gruppi  imprenditoriali  che  intendono
realizzare villaggi turistici.
  La  bellezza  dell'entroterra e  della  stessa  fascia costiera  e'
legata  anche   alla  storia  geologica  dell'area:   sin  dal  tardo
Pleistocene l'ambiente  rivierasco era caratterizzato da  tre falesie
(costituenti  altrettanti alti  strutturali di  formazioni geologiche
antiche)  affioranti  in  una  zona palustre  legata  ad  un  sistema
fluviolacustre  che  si  andava riducendo.  Testimonianze  di  questi
antichi ambienti ci vengono tramandate sin dalla colonizzazione greca
e si sviluppano da allora sino a questo secolo dove ci giungono dalle
descrizioni del  grande archeologo  Paolo Orsi  che compi'  studi sul
vicino Lacus Camarinensis e sull'Oanis che all'interno di questa zona
rivierasca scorre.
  A seguito  del prosciugamento  di queste  terre e  della successiva
regressione  marina, nonche'  dei disboscamenti  operati sin  da 2500
anni fa  dai coloni greci, si  e' andato formando un  ambiente dunale
esteso che  costituisce, in questo  tratto di costa iblea,  una delle
maggiori attrattive turistiche della zona.
  Pur  se il  sistema dunale  e'  del tipo  complesso si  riconoscono
ancora piccole dune, che dal mare raggiungono a tratti in sommita' la
notevole quota dei  30 metri sul livello del mare  misurati al top di
Branco Piccolo.
  Una  ricca vegetazione  spontanea  le  ricopre differenziandosi  in
fasce ben definite; la costa  bassa e sabbiosa presenta una zonazione
parallela alla linea di spiaggia dovuta alla salinita'. Tra le specie
piu' diffuse sono  state osservate dalla gramigna  comune delle basse
dune,  allo sparto  pungente di  cui  sono ricche  le creste  dunali,
mentre nei tratti  pianeggianti sono presenti specie  erbacee come la
carota  spinosa o  la  calcatreppola marina.  La  presenza di  queste
specie tipiche delle  dune conferiscono a questo  biotopo un notevole
interesse  naturalistico  perche'  rappresenta  un  ecosistema  molto
specializzato, nonostante le trasformazioni antropiche del retroduna.
Nei tratti iniziali e finale,  dove e' presente il litorale roccioso,
cosi' come  pure nella falesia  di Branco Piccolo  (ambiente contiguo
alla  spiaggia  sabbiosa) e'  rinvenibile  la  tipica associazione  a
finocchio marino ed a statice  frammista a cespugli di Limoniastrum e
di  spina santa;  a questa  fascia segue  verso l'interno  un tappeto
erbaceo a Mesembryanthemum.
  I  litorali sabbiosi  rappresentano l'habitat  ideale per  numerosi
invertebrati, mentre nella  fascia rocciosa e fra  la vegetazione del
retroduna e' ospitata  una ricca fauna che va dai  rettili ai piccoli
mammiferi.
  L'equilibrio di  questi ecosistemi e'  oggi reso instabile  a causa
del notevole disturbo antropico che  condiziona sia la costa rocciosa
che quella  sabbiosa; nel breve  tratto di entroterra  limitrofo alla
strada provinciale e  alla strada che conduce al  villaggio di Branco
Piccolo  il sistema  dunale  si presentava  con morfologie  collinari
tutt'altro  che  piatte,  rispetto   ad  altre  zone  limitrofe  piu'
tabulari, ed e' stato aggredito con sbancamenti e colmate.
  Considerato, poi,  che dal  punto di  vista litologico  queste aree
sono caratterizzate da terreni ad altissima permeabilita', e quindi a
forte rischio di infiltrazione di inquinanti nella falda (nelle serre
vengono  utilizzati i  prodotti chimici  ad alto  potere tossico  per
l'annientamento  dei parassiti)  si  teme per  la  sorte della  falda
stessa  a  causa  anche  dell'ingressione del  mare  per  l'eccessivo
emungimento dei pozzi.
  Visto l'estendersi della plastificazione serricola, che gia' di per
se impedisce  i regolari  movimenti eolici delle  particelle sabbiose
che  formarono  le  dune  costiere,  la  stessa  avifauna,  un  tempo
presente, non trova piu' il suo naturale rifugio sia per i migratori,
che  nella  stagione di  passo  preferiscono  altri siti,  sia  nella
stagione estiva dove il dimorare di specie un tempo qui molto diffuse
e oggi sempre piu' raro.
  L'aspetto    piu'    deleterio    e'    certamente    rappresentato
dall'incontrollato sviluppo  edilizio abusivo  che si  e' concentrato
anche  nella  fascia  dei  300 metri  dalla  battigia,  fenomeno  che
nonostante i controlli non accenna a diminuire.
  A  causa  di  questi  agglomerati abusivi,  che  tra  l'altro  sono
utilizzati a carattere prevalentemente stagionale, e dell'invasione a
macchia   d'olio  degli   insediamenti  serricoli,   oltre  che   dai
programmati insediamenti  turistico alberghieri previsti  dal vecchio
P.R.G.  di  Ragusa   per  questi  luoghi,  si   rende  necessaria  ed
improcrastinabile una azione di tutela  al fine di salvaguardare tale
territorio,  territorio  -  tra  l'altro  -  ricco  di  testimonianze
archeologiche e posto in prossimita'  della citta' greca di Kamarina,
citta'  che,  e'  noto,  in antichita'  raggiunse  una  considerevole
estensione   e  nel   cui  hinterland   vengono  rinvenute   continue
testimonianze  la cui  esplorazione ha  dato interessanti  contributi
alla storia delle origini di questa parte dell'isola.
  La realizzazione di ulteriori  interventi non controllati dal punto
di  vista  dell'impatto  paesaggistico  ed ambientale,  in  una  zona
caratterizzata  paesaggisticamente  da  cordoni  dunali  di  notevole
altezza e  dalla presenza di  essenze arboree spontanee oltre  che da
una  ricca   fauna  come  gia'  precedentemente   descritto,  rischia
inevitabilmente di venire compromessa  in maniera irreversibile nelle
indubbie valenze  paesaggistiche dei luoghi vocati  si a destinazione
turistica,  ma  che  necessitano  di  essere  sottoposti  a  rigoroso
controllo  sulle  tipologie,  sui voumi  e  sull'assetto  urbanistico
dell'area  in questione  prima che  una informe  massa di  cemento la
ricopra.  Non sono  poche, infatti,  le proposte  di insediamenti  di
nuovi villaggi turistici  che di qui a poco si  andranno a realizzare
in zona affiancandosi ai gia'  collaudati villaggio Camarina del Club
Mediterranee  o  alla Kamarina  Turistico  Alberghiera  gia' da  anni
costruite.
  Per   questi   motivi   si   propone  di   inserire   la   seguente
perimetrazione,  ricadente integralmente  nel territorio  comunale di
Ragusa, fra le aree meritevoli di  tutela di cui alla legge 29 giugno
1939, n. 1497, visto il regolamento di esecuzione approvato con regio
decreto 3 giugno 1940, n. 1357:
  a Nord il  limite del vincolo decorre  dall'arenile demaniale lungo
tutto   il  limite   inferiore  delle   aree  decretate   della  Zona
archeologica di Camarina  (decreti 36 del 1977 e 2851  del 1984) sino
alla  strada  provinciale  Santa   Croce  Camerina-Scoglitti  che  ne
costituisce il limite orientale; da  qui verso Sud sino a raggiungere
le aree dell'attuale demanio forestale (Vivaio forestale di Randello)
di cui seguono il limite  settentrionale verso Ovest sino all'arenile
demaniale.
                        Visto: Il soprintendente: dott. Giuseppe Voza
Il direttore di sezione: dott. arch. Fulvia Caffo
                            ------------
                                                           Allegato 4
                  SOPRINTENDENZA AI BENI CULTURALI
                           E AMBIENTALI DI
                               RAGUSA
                      SEZIONE BENI ARCHEOLOGICI
    Proposta di vincolo paesaggistico di Branco Piccolo in Ragusa
                       Relazione archeologica
  Dopo circa un  secolo di scavi archeologici, oggi si  puo' ben dire
che la  cultura siciliana ha definitivamente  acquisito al patrimonio
del proprio  retaggio storicomonumentale  il sito  urbano dell'antica
citta'  greca di  Camarina. La  fondazione di  Camarina da  parte dei
siracusani nel 598 a.C. apre in  Sicilia la storia del VI secolo a.C.
Le  vicende  storiche  della  vita della  colonia  in  epoca  arcaica
costituiscono  avvenimenti unici  ed eccezionali  nella fenomenologia
dei rapporti fra citta'-madre e colonia.
  Infatti,  la   ribellione  a   Siracusa  per  motivi   economici  e
commerciali, nel 553 a.C., di cui si rese protagonista Camarina (Tuc.
VI, 53; Philisto  F.G.R. Hist 556 F5; Ps. Scymn.  - Schol. Pind., 01;
5,16) costituisce  un fatto pressoche'  unico nella storia  greca sia
della Grecia continentale che dell'occidente.
  Anche  i rapporti  dei grecicamarinesi  con il  mondo indigeno  dei
siculi di Ibla sono da considerare, per l'unicita' degli avvenimenti,
dei fenomeni di acculturazione di straordinario significato sul piano
dell'integrazione socioculturale di popolazioni etnicamente diverse.
  Tra l'altro, la stessa fondazione della citta' da parte di Siracusa
con  una  sapiente  mossa  strategica di  aggiramento  dall'alto  dei
resistenti  nuclei   indigeni  di  Ibla  costituisce   un  importante
attegiamento  politico  e  militare  che ha  fatto  da  prologo  alla
fondazione della citta'.
  Questi ed altri avvenimenti storici (la rifondazione ippocratea del
461  a.C.;  l'incendio  cartaginese  del 405  a.C.;  la  rifondazione
timoleontea del 431 a.C.) hanno reso famoso il sito di Camarina.
  Storici come  il Fazello,  Schubring, Evans, archeologi  come Orsi,
Pace  e De  Vita, hanno  individuato il  sito dell'antica  colonia di
Camarina sulla collina, con la  sommita' pianeggiante, alta m. 60 sul
mare, con  i fianchi  ripidamente degradanti verso  i fiumi  Ippari e
Oanis.
  Questa collina ancora oggi ha conservato, seppure corretto, il nome
antico: Cammarana. Alquanto interessante  antico attorno alla citta':
a  nordest doveva  essere ubicato  il lacus  camarinensis una  vera e
propria grande palude, poco prima  della foce del fiume Ippari. Lungo
le  pendici  meridionali  ed  orientali della  collina,  verso  Passo
Marinaro, dovevano esistere gia' nell'antichita' grandi dune sabbiose
che dovevano disporsi parallelamente alla linea di costa.
  Questo  paesaggio dunale,  tipico dell'Africa  mediterranea, si  e'
esteso,  subito  dopo la  distruzione  della  citta', nel  corso  del
medioevo, anche ad alcune aree  retrocostiere. Le dune sabbiose hanno
invaso a poco a poco  l'area dell'antico porto, il Lacus Camarinensis
e la  zona sottostante le  pendici meridionali della  collina. Questo
paesaggio ha caratterizzato per ben 8 secoli il paesaggio camarinese,
tanto  da  diventare uno  dei  motivi  di maggiore  interesse,  oltre
all'archeologia, di tutta la regione.
  Una parte di queste dune, alte  fino a quasi 80-90 metri, nel corso
degli anni cinquantasessanta del  nostro secolo, sono state distrutte
dall'azione antropizzante. Tuttavia,  il paesaggio camarinese, almeno
quello prossimo alla citta',  si puo' considerare pressoche' integro.
Si e' cosi' avuto modo di tramandare alle future generazioni una vera
e propria fetta di territorio storico.
  Gli aspetti  propriamente archeologici dell'area, accertati  con un
secolo circa di scavi, hanno definitivamente consacrato Camarina alla
storia  della grecita'  d'occidente. Il  panorama delle  acquisizioni
sulla  topografia urbana  della  citta' e'  alquanto  complesso e  di
grande  interesse  sono le  vicende  archeologiche  accertate per  lo
stretto legame con la storia politicosociale della citta'.
  Strutture  murarie, a  piccole pietre,  riferibili alle  prime case
dell'impianto arenico di Camarina e  strati di ceramica corinzia sono
noti a  diretto contatto  con la  roccia. Piuttosto  cauti occorrera'
essere nel dedurre qualsiasi  conclusione urbanistica sulle prime due
generazioni,  cioe' tra  gli inizi  del VI  e la  meta' dello  stesso
secolo. E'  certa, tuttavia,  per la posizione  del muro  arcaico del
Temenos, una  divisione dell'area sacra  dal resto della  collina. La
presenza  poi, di  muri di  case di  eta' arcaica  in un'area  che fu
destinata  nell'impianto classico  ed  ellenistico  a strada,  sembra
indicare  per  questo primo  impianto  l'assenza  di vere  e  proprie
strade, anche se  gli orientamenti si manterrano  costanti nel tempo.
Gli intensi scavi  compiuti dall'Orsi dal 1896 al 1910  e le ricerche
sistematiche di questi ultimi anni  (scavi Pelagatti) hanno reso note
le necropoli camarinesi:
  Necropoli orientale:
    Rifriscolaro-Diecisalme (inizio-fine VI sec. a.C.);
    Piombo (V-III sec. a.C.);
  Necropoli settentrionale:
    Scoglitti (meta' VI-V sec. a.C.);
  Necropoli meridionale:
    Passo Marinaro-Piombo (V-III sec. a.C.);
    Cozzo Campisi (V-III-II sec. a.C.);
    Randello (V-III-II sec. a.C.).
  La  necropoli del  primo nucleo  di coloni,  oggi nota  dai recenti
scavi, e' situata  a circa 2 km, dal Temenos,  nel piu' vicino spazio
extramuros che presentasse terreno  solido e sopraelevato rispetto al
corso  acquitrinoso  dei due  fiumi.  Con  l'eplorazione di  piu'  di
duemila tombe arcaiche  si puo' dire che si e'  realizzato uno studio
completo su una delle piu' importanti necropoli della Sicilia antica.
Sono  stati   indagati  sistematicamente   vari  ettari   di  terreno
individuando almeno sei gruppi funerari  che si scaglionano dai primi
anni del VI alla seconda meta' del secolo.
  La  seconda fase  di vita  della citta',  quella di  eta' classica,
dagli inizi  alla fine  del V  sec. a.C.,  corrisponde al  periodo di
maggiore  notorieta' di  Camarina. Alquanto  tormentati sono  i primi
quaranta anni del V sec. a.C.
  Tucidide  parla  di una  ricostruzione  della  citta' ad  opera  di
Ippocrate e poi di un'altra  ricostruzione da parte di un contingente
di gelo, che si ritiene avvenuta  intorno al 460 a.C. La zona abitata
dovette essere ora piu' ampia di quella occupata in epoca arcaica. Lo
sviluppo  della citta'  segue  l'arteria principale  che corre  sulla
dorsale  della collina  e  costituisce il  vero  asse vertebrale  del
piano.
  Il tempio di  Athena fu costruito dai camarinesi  (nel primo quarto
del V sec.  a.C.), nel punto piu' alto della  collina, all'interno di
un temenos  sacro. L'agora  e' situata  all'estremita' sudoccidentale
della collina,  fra il tempio di  Athena Pollade, a cui  e' collegata
attraverso la plateia principale della  citta', e il porto, alla foce
del fiume Ippari, e gravita sull'ampia baia sottostante.
  Lo spazio e' compreso tra la plateia  B, la plateia A e lo stenopos
8/9 e  continua verso ovest, al  di la dello stenopos  6/7, occupando
probabilmente  l'intero pianoro  occidentale.  Dopo  l'incendio e  le
distruzioni dei cartaginesi  del 405 a.C. ha inizio,  con una ripresa
edilizia di  largo respiro, una nuova  fase di vita della  citta'. Un
preciso riferimento  a questo nuovo  momento si trova in  Diodoro che
ricorda  le grandi  opere  di Timoleonte:  "avendo  portato coloni  a
Camarina ingrandi' la citta'".
  Alquanto leggibile appare ora l'assetto della citta' in conseguenza
di  un  piano rispettato  in  maniera  rigorosa. Gli  isolati  urbani
occupano aree finora rimaste  disabitate (le pendici sudorientali; la
cosiddetta  collina di  Erakles;  la collina  di  Casa Lauretta).  E'
oramai certo che dopo la distruzione del 258 a.C. alcuni quartieri di
Camarina (quelli occidentali) furono parzialmente ricostruiti.
  Il lembo di sepolture di Passo  Marinaro, fra i cespugli di ginepri
e lentilachi  e le  sabbie incolte delle  dune, costituisce  il cuore
della  necropoli   classica.  Fu   questa  la  necropoli   ad  essere
sistematicamente depredata  nell'ottocento e poi teatro  delle grandi
esplorazioni dell'Orsi.
  Anche   questa   necropoli   era   attraversata   da   due   strade
intercimiteriali: una correva fra le alture di Passo Marinaro e Cozzo
Campisi e puntava verso Randello  e l'interno; l'altra, invece, dalla
porta ubicata  in corrispondenza  dello stenopos  44/45, attraversava
l'Oanis  e  puntava  proprio  verso  il  culmine  della  collina.  Le
sepolture  piu' ragguardevoli  erano, in  genere, allineate  lungo le
strade mentre  dietro, numerosissimi, si addensavano  i sepolcri piu'
umili.
  Il soprassuolo di  questo campo funerario, nel V e  nel III, doveva
presentarsi  suggestivamente cosparso  di episemata  funerari: cippi,
pilastri,  stele,   edicole  e  naiskoi  (con   colonnine  ioniche  e
coronamento a timpano).
  Svariata la  tipologia delle  sepolture riscontrate:  inumazioni in
nuda sabbia; fosse coperte con tegole a cappuccina, fosse rivestite a
cassetta con tegole; enchytrismoi; vaschette fittili sarcofagi, fosse
intonacate, celle ipogeiche, crateri  usati quali cinerari. E' questa
la necropoli  del ceto  abbiente camarinese.  Tra il  fitto intreccio
delle radici del  bosco sono ancora visibili i resti  di alcuni fra i
maggiori  monumenti funerari  di questa  necropoli: due  perimetri di
forma  poligonale forse  due lymboi,  con due  sarcofagi all'interno;
l'anello  di fondazione  di  una torre  e una  vera  e propria  cella
ipogeica  a camera  rettangolare. Intorno  alla meta'  del VI  secolo
(nell'imminenza dello scontro con Siracusa) viene costruito un solido
muro  di difesa  che  include (con  un percorso  di  circa km  6.500)
un'area  assai   piu'  estesa   del  nucleo  di   costruzioni  finora
attribuibili alla prima fase (circa 4 volte).
  Lo schema  del perimetro, un  rettangolo molto allungato,  quale e'
stato precisato dalla campagna di scavo del 1969-1972 sembra dettato,
oltre che da ragioni strategiche, da previsioni di sviluppo urbano di
notevole respiro. L'esecuzione dell'opera dovette risultare complessa
affrontando dislivelli considerevoli e  terreni di diversa natura, in
gran  parte  il  banco  calcareo,  ma anche  le  dune  e  la  palude.
Condizionata dal  corso acquitrinoso del Rifriscolaro  rimane a mezza
costa per quasi tutto  il lato sud, cosi' come a  nord presso la foce
dell'Ippari che  tuttavia raggiunge  includendo un'area  connessa con
l'attivita' portuale.
  Mentre sui lati  nord e sud la difesa era  rafforzata dai due fiumi
e, a nord, anche dalla palude, a est era affidata esclusivamente alla
cortina  collocata  sulla  cresta  delle due  colline,  in  posizione
dominante  verso l'entroterra  (si  vedano le  fondazioni sotto  muri
recenti) essa raggiunge di  nuovo la pianura nell'angolo sudorientale
comprendendo  una  vasta  area   in  cui  confluiscono  alcune  delle
principali vie di comunicazione e che avra', soprattutto nelle epoche
successive, un ruolo nello sviluppo delle attivita' commerciali.
  La  struttura,  nei  punti  in  cui  non  ha  subito  modificazioni
posteriori, e' in pietrame minuto e presenta uno spessore di m 2,50.
  Conosciamo per ora tre ingressi: uno  si apre sul lato orientale in
concessione  con la  strada recentemente  scoperta che  attraversa la
necropoli.
  La  roccia   quasi  affiorante   ha  conservato  le   tracce  delle
carreggiate ma  quasi nulla  delle strutture  della porta:  questo ha
continuato ad  essere per  secoli un punto  di transito,  poiche' qui
passa l'unica trazzera che dalle colline dell'entroterra e dai centri
indigeni sopravvissuti  in eta'  medioevale e recente  di Hybla  e di
Comiso  porta al  promontorio camarinese  transito ancora  oggi usato
dalle mandrie nella stagione del pascolo.
  Un'altra porta  e' situata all'estremita' nordovest  presso la foce
dell'Ippari, una  terza si  apriva a sudest;  sullo stesso  lato sono
state individuate  due postierie,  soprattutto sul  lato sudorientale
che  porterebbero a  risolvere altri  nodi, quelli  del rapporto  tra
viabilita' interna  e vie di  comunicazione con le aree  siracusana e
iblea in questa prima fase.
  Questo eccezionale complesso archeologico, fra i piu' importanti di
tutto il Mediterraneo nel corso  degli anni e' stato sistematicamente
protetto con una serie di vincoli  archeologici (vedi D.A. n. 353 del
23 febbraio  1977; D.A.  n. 2851  del 13  novembre 1984;  decreto del
presidente della regione n. 825 del 9 ottobre 1984).
  La  strategia vincolistica  adottata ha  corrisposto ad  un preciso
piano di tutela diretta  e indiretta dell'area archeologica. Infatti,
i vincoli che sono stati emanati prima dal presidente della regione e
poi  dall'assessorato regionale  ai beni  culturali rispondono  ad un
preciso piano in cui sostanzialmente si sono intese privileggiare sia
le  aree con  le emergenze  in luce,  cioe' i  quartieri urbani  e le
necropoli, sia le aree  circostanti, cioe' il territorio extraurbano,
la chora antica. Si tratta  di una operazione alquanto indovinata che
ha  consentito non  solo la  conservazione delle  linee naturali  del
paesaggio antico ma anche la sopravvivenza di aree, profili, vedute e
luoghi in tutto simili a quelli che conobbero i greci 8 secoli fa.
  Questa strategia ha  consentito il passaggio morbido fra  la zona a
vincolo diretto ai sensi degli articoli  1, 2, 3 della legge n. 1089,
e la  zona a vincolo indiretto  ai sensi dell'art. 21  della legge n.
1089. Il paesaggio agricolo  moderno ancora a conduzione tradizionale
ha  assicurato fino  agli  anni  '70 la  conservazione  di una  certa
cornice naturale ambientata attorno alla citta' antica di Camarina.
  Purtroppo le coltivazioni  sotto serra hanno provocato  dal 1970 in
poi un  fenomeno imprevisto  che ha  seriamente minacciato  la citta'
antica di  Camarina: gli  spianamenti hanno radicalmente  cambiato il
volto al  paesaggio camarinese.  L'unico antitodo  indispensabile per
frenare questa emorragia  ambientale, dal 1975 in  poi, furono ancora
l'emanazione   di   altri  provvedimenti   di   vincoli   e  poi   la
demanializzazione di alcune aree.
  Ma il vero pericolo per  l'area archeologica e' la cementificazione
dei contorni. In particolare, per  quanto riguarda l'area a nordest e
a sudest  delle fortificazioni, area caratterizzata  da formazioni di
dossi collinari gessosi ed argillosi e  da vere e proprie montagne di
dune sabbiose, sono previste dal vigente P.R.G. del comune di Ragusa,
zona classificata come Da, cioe' a vocazione turisticoalberghiera.
  Gia' negli anni passati  l'insediamento di due grandi megacomplessi
turistici (Kastalia e Club Mediterranee') sono stati disciplinati con
l'emissione di due decreti di vincolo appropriati (D.A. n. 353 del 23
febbraio 1977 e D.A. n. 825 del 9 ottobre 1984).
  Particolarmente  caratterizzato da  queste cornici  paesaggistiche,
oramai  storicizzate,   risulta  il  settore   meridionale  dell'area
extraurbana  camarinese. Si  tratta di  una zona  subito al  di fuori
delle mura urbiche antiche  caratterizzata da alcune ondulate colline
sabbiose alte  da m  0,00 a  1,30 con  un fronte  di circa  100 metri
direttamente prospicente  l'area del  muro anche se  non propriamente
contigua ad  essa. Si tratta  di una collinetta stretta  e allungata,
quasi parallela alla collina di  Camarina e perpendicolare alla linea
di costa. Questa  conformazione geologica e' costituita  da una parte
basamentale in gesso bianco a strati  alterni di calcari fragili e da
una vera e propria paleoduna sabbiosa che oggi raggiunge quasi i m 88
sul  livello del  mare. La  collinetta  verso est  presenta un  dolce
saliente  che  si  raccorda  con   le  quote  18,  cioe'  con  l'area
retrodunale. Questa  paleoduna risulta allo stato  attuale pianizzata
da una  vegetazione di ginepri  coccoloni e da altre  essenze tipiche
della  macchia  mediterranea.  Sicuramente, questo  status  ecologico
risale  non  certo  a  tempi  moderni  per  lo  stato  arboreo  della
vegetazione  e per  gli  accumuli dunosi  che  denunciano una  antica
sedimentazione. Purtroppo, solo in  tempi recenti, forse intorno agli
anni  settanta, la  sommita'  della collina  e'  stata defraudata  in
alcuni  punti  di  materiale  sabbioso con  prelievi  occasionali  ed
abusivi. Ma il  vero pericolo per questa  conformazione geologica che
e'  anche  un  vero  e   proprio  limite  geografico  per  l'ambiente
circostante  alla  citta'  antica  di Camarina,  e'  la  destinazione
urbanistica  prevista  nel  vecchio  P.R.G. Qui,  infatti,  e'  stata
zonizzata  un'area Da,  cioe' zona  turisticaalberghiera. Addirittura
per uno di  questi, il villaggio Iris si e'  proceduto all'inizio dei
lavori. Questi, che hanno comportato lo spalamento del manto sabbioso
e del sottostante  banco roccioso nell'ambito delle pp. 317  e 321 a,
sono  stati  tuttavia  sospesi  dal Distretto  minerario  di  Catania
perche'  questi lavori  hanno  configurato una  vera  e propria  cava
abusiva.  Questo  splateamento (vedi  foto  allegate)  e' servito  ad
evidenziare,  ancora una  volta, l'immenso  sconvolgimento sul  piano
ambientale che  si potrebbe  produrre a questa  significativa cornice
della citta'  antica di Camarina nel  caso in cui si  realizzassero i
suddetti  villaggi. I  tagli perpendicolari  alle linee  di paesaggio
disegnerebbero un  paesaggio artificiale assolutamente  innaturale ai
trapassi  morbidi tipici  del paesaggio  di Camarina.  Soprattutto in
questo punto  cosi' delicato  del paesaggio in  cui il  naturale peso
specifico  della sabbia  ha  favorito la  formazione  di linee  curve
dell'aspetto   paesagistico,  diventa   indispensabile  salvaguardare
questo spalto visivo. Infatti,  e' stato sperimentalmente provato che
non  solo la  collina di  Branco Piccolo-Ciaramiraro  e' un  generico
limite spaziale per i contorni  del paesaggio della citta' antica, ma
anche   l'aggettivo  limite   fisico.   Cioe',   questa  collina   e'
effettivamente il punto in cui si ferma l'ipotetica traiettoria di un
punto  di vista  a media  altezza umana  dal tempio  di Athena  verso
sudest. Pertanto, non  si puo' affatto consentire  che questa cornice
naturale  della citta'  greca di  Camarina venga  abbattuta o  peggio
ancora  sostituita   da  linee  artificiali,  rigide   e  innaturali.
Occorrera' che tutte  le proiezioni visive dalla  collina di Camarina
verso Branco  Piccolo-Ciaramiraro siano  assolutamente salvaguardate;
che tutto  lo spalto rocciososabbioso  del saliente della  collina di
Branco Piccolo sia integralmente  conservato; che siano assicurate le
attuali  condizioni  pianoaltimetriche  del piede  della  collina  di
Branco   Piccolo,  ivi   comprese  le   condizioni  vegetazionali   e
geologiche, cio' perche' questo limite costituisce il limite spaziale
verso  sud del  naturale paesaggio  camarinese e  soprattutto perche'
costituisce naturale cornice ambientale  del sito antico di Camarina,
nonche' punto di  percezione visiva dei punti di  vista dalla collina
verso  le aree  circostanti. Si  tratta di  uno spaccato  prospettico
della  citta' di  Camarina verso  sudest in  delicatissimo equilibrio
ambientale geofisico, morfologico e ambientale.
  Pertanto,  l'area  in  oggetto  del  vincolo  caratterizzata  dalle
emergenze di cui sopra e in rapporto alla continua area urbana antica
deve considerarsi quale  elemento di naturale cornice  e pertanto per
le ragioni esposte, si configura un pubblico interesse dell'area tale
da doverne disciplinare l'uso (Con. St. sez. VI, 10 dicembre 1958, n.
919) con varie misure (Con. St. sez. IV, 6 dicembre 1967, n. 658 e 20
dicembre 1967, n. 698).
  Alla luce delle considerazioni  esposte appare, altresi', legittimo
considerare  strategica per  la  tutela  dell'area l'imposizione  del
vincolo ai sensi dell'art. 21 della legge n. 1089 su questa parte del
territorio comarinese  ricadente nella proprieta'  Villaggio Ibiscus,
di cui  e' legale  rappresentante il  sig. Gaetano  Capodicasa, Hotel
Kastalia, Casella Postale n. 110 Ragusa pp.  1001, 10 a, 10 c, 571 b,
317 c, 321 b, 1003 del F.  180 di Ragusa e nella proprieta' Villaggio
Iris della coop. edile lavoratori  industria, via F. Crispi, S. Ninfa
(Trapani)  del F.  180 di  Ragusa,  pp. 317  a,  e 318  b, segnati  a
tratteggio nella  planimetria catastale allegata. Questa  area e' tra
l'altro, come gia' detto prima, considerata dal P.R.G. zona Da, cioe'
soggetta  ad edificazione  per fini  turistico alberghieri.  Infatti,
gia'  non mancano  previsioni progettuali  in tal  senso che  occorre
necessariamente disciplinare anche in considerazione del fatto che e'
legittimo che la  valenza di cornice ambientale  dell'area in oggetto
si sovrapponga alle previsioni di piano (Con. St. sez. IV, 9 dicembre
1969, n. 772).
                                   Il direttore di sezione: Distejano
                            ------------
                                                           Allegato 5
----> Vedere Allegato a Pag. 15 e Pag. 16 della G.U. *---- <----