Allegato 2 COMMISSIONE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DELLA PROVINCIA DI RAGUSA Proposta di vincolo paesaggistico di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa Verbale della commissione provinciale BB.NN.PP. di Ragusa redatto nella seduta del 5 giugno 1997. L'anno 1997, il giorno 5 giugno 1997 alle ore 10, si e' riunita in prima convocazione, nei locali della soprintendenza BB.CC.AA siti in piazza Liberta' n. 2, la commissione BB.NN.PP. della provincia di Ragusa, nominata con D.A. n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio 1995-1999, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. prot. n. 3097/Amm del 19 maggio 1997, inviata a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati. Sono intervenuti alla riunione i seguenti componenti della commissione: dott. prof. Giuseppe Voza, soprintendente per i BB.CC.AA., protempore della circoscrizione di Ragusa, presidente; prof. Filippo Garofalo, componente; arch. Giovanni Cintolo, componente; sig.ra La Ferla Lidia, assistente amministrativo della soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa, segretario. Assistono alla riunione, nella sua prima fase, l'arch. Fulvia Caffo - Direttore della sezione beni paesaggistici della soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa, il dott. Giovanni Di Stefano - Dirigente tecnico della sezione archeologica di Ragusa, il dott. Silvio Cassarino - Dirigente tecnico geologo della sezione P.A.U., per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere richiesti dalla commissione. Il presidente, accertata la presenza di tutti i componenti di cui sopra, dichiara aperta la seduta con il seguente ordine del giorno: 1) presentazione vincolo paesaggistico di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa; 2) varie ed eventuali. In ordine al primo punto all'ordine del giorno l'arch. Caffo introduce l'argomento presentando alla commissione un'ampia documentazione grafica e fotografica del sito che si intende sottoporre al vincolo paesaggistico, in modo da poter avere una visione d'insieme di questa parte del territorio che consenta, poi, di poter procedere alla perimetrazione del vincolo stesso. Il vincolo che si viene a proporre riguarda il tratto di costa di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa, tratto di particolare suggestione paesaggistica, in quanto caratterizzato da un susseguirsi di dossi collinari sabbiosi che conferiscono al paesaggio un'aspetto tipicamente africano, con dune sabbiose che in certi tratti arrivano all'altezza di 80/90 mt. Tuttavia la particolarita' del paesaggio Camarinese rischia di essere compromessa da fenomeni di antropizzazione che, se non controllati adeguatamente, potrebbero portare ad uno stravolgimento dell'area e del panorama, con l'incremento di insediamenti a scopo di villeggiatura, che finirebbero per frammentare la visione di insieme del paesaggio. Senza considerare, inoltre, che anche il sistema di coltivazione agricola in serra, nell'area particolarmente intenso, se non opportunamente controllato, rischia di compromettere le valenze paesaggistiche dell'area. Ecco, allora, la necessita' di sottoporre a vincolo paesaggistico l'area, di avere, cioe', uno strumento di tutela che scongiuri un cambiamento radicale del paesaggio tale da snaturarlo, facendone perdere le peculiarita'. L'arch. Caffo propone di sottoporre a vincolo il tratto di costa di contrada Branco Piccolo che e' fisiologicamente delimitato a nord dalla zona archeologica ed a sud dal vivaio della forestale, attestando verso l'interno il limite del vincolo lungo la strada provinciale, per avere confine certo ed individuabile. Scopo del vincolo e' quello di evitare che un'area paesaggisticamente molto bella e singolare come quella Camarinese, gia' compromessa dalla realizzazione di volumetrie di tipo alberghiero e serricolo altamente invasive, venga ulteriormente compromessa fino alla sua degenerazione. Il vincolo, infatti, e' finalizzato alla tutela della zona, proiettata verso il futuro, ed in questo contesto l'arch. Caffo auspica una inversione di tendenza rispetto a quelli che sono stati, finora, i fenomeni che hanno interessato preminentemente l'area. Anche l'arch. Cintolo ed il prof. Garofalo convengono che l'area e' degna di essere tutelata per le sue caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche ed e' necessario intervenire con il vincolo per evitare che vengano realizzate delle costruzioni che finirebbero per alterare la linea di orizzonte. Le valutazioni nel lungo periodo portano a credere che, quando fra qualche tempo il sistema "serricolo" avra' una involuzione, si proporra' il problema di riconvertire queste aree, per evitare che vengano invase dal cemento. Infatti, mentre il fenomeno dell'impianto delle serre e' destinato "naturalmente" ad esaurirsi per l'impoverimento della falda acquifera, gli insediamenti di tipo turistico in quest'area, che peraltro il P.R.G. prevede a preminente destinazione turisticoalberghiera, rischiano di comprometterla in maniera irreversibile, portando ad una eccessiva cementificazione che finirebbe, inevitabilmente, per cambiare la fisionomia dei luoghi. Il dott. Di Stefano concorda con l'opportunita' dell'imposizione del vincolo nell'area, gia' chiesto anche in passato, che verra' a saldarsi con il vincolo archeologico gia' operante. Infatti con il vincolo si potra' effettuare un'azione di controllo del territorio che nel corso di venti anni bonifichera' la zona. L'arch. Caffo da', a questo punto, lettura della relazione paesaggistica che ha predisposto a supporto e sostegno della proposta di vincolo e subito dopo il dott. Di Stefano da' lettura della relazione archeologica. A conclusione del dibattito il presidente della commissione, dott. Giuseppe Voza, nel riprendere brevemente i dati esposti e le opinioni espresse, ritiene doveroso intervenire nell'area con un vincolo di tipo paesaggistico, per evitare la compromissione della stessa che porterebbe alla perdita di un patrimonio ambientale di rilevante interesse in questa parte del territorio isolano. Ne' il vincolo deve essere considerato come una causa di penalizzazione dello sviluppo dell'area, ma, visto con una funzione di valorizzazione della stessa, attraverso un'azione di controllo e di tutela finalizzata ad uno sviluppo di indirizzo diverso da quello attuale. Tuttavia, prima di procedere alla perimetrazione del vincolo, la commissione reputa opportuno effettuare un sopralluogo nell'area per la quale si propone la sottoposizione a vincolo paesaggistico, per meglio valutare de visu quali parti del territorio debbano essere incluse nel perimetro del vincolo, fissando dei punti di osservazione. Il presidente dispone che il sopralluogo venga effettuato entro la fine del corrente mese, previo accordo anche con i membri aggregati della commissione che in data odierna non hanno partecipato alla riunione. Si passa, quindi, al secondo punto all'ordine del giorno: (omissis). Esauriti gli argomenti all'ordine del giorno il Presidente alle ore 13 dichiara chiusa la riunione. Letto, approvato e sottoscritto Dott. Giuseppe Voza - Presidente Prof. Garofalo Filippo - Componente Arch. Cintolo Giovanni - Componente Sig.ra La Ferla Lidia - Segretario ------------ COMMISSIONE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DELLA PROVINCIA DI RAGUSA Proposta di vincolo paesaggistico di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa Verbale del sopralluogo effettuato dalla commissione provinciale BB.NN.PP. di Ragusa redatto in data 23 giugno 1997. L'anno 1997, il giorno 23 giugno 1997 alle ore 9., nei locali della soprintendenza BB.CC.AA. siti in piazza Liberta' n. 2, a seguito di convocazione del presidente dott. Giuseppe Voza con telegramma n. prot. 3565/3566/3567/3568 Ammm del 17 giugno 1997, inviato a ciascuno dei componenti della commissione bellezze naturali e panoramiche della provincia di Ragusa, nominata con D.A. n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio 1995-1999, ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati, sono intervenuti per partecipare al sopralluogo i seguenti componenti della Commissione: dott. prof. Giuseppe Voza, soprintendente per i BB.CC.AA., protempore della circoscrizione di Ragusa, presidente; prof. Filippo Garofalo, componente; arch. Giovanni Cintolo, componente; dott.ssa La Fauce Rossella, rappresentante distretto ripartimentale foreste di Ragusa, membro aggregato; ing. Maltese Gaetano, rappresentante distretto minerario di Catania, membro aggregato. sig.ra La Ferla Lidia, assistente amministrativo della soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa, segretario. Alle ore 9,30, il presidente, preso atto della presenza di tutti i componenti la commissione provinciale BB.NN.PP. di cui sopra, dispone che, mentre i membri aggregati, con tecnico archeologo della soprintendenza di Ragusa - prendono visione di tutti gli elaborati grafici e le relazioni tecniche relativi alla proposta di vincolo paesaggistico in contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa, in considerazione del fatto che non erano presenti in occasione della prima riunione della commissione in data 5 giugno 1997, i componenti effettivi della commissione, con l'assistenza dell'architetto Fulvia Caffo - direttore della sez. II architettonico urbanistica della soprintendenza di Ragusa - si allontanino per effettuare il sopralluogo presso l'ex stabilimento SILAT in Ragusa, cosi' come stabilito nel verbale di riunione del 5 giugno 1997, nell'ambito della discussione di cui al punto 2 dell'ordine del giorno. (Omissis). La commissione si ricongiunge, quindi, con i membri aggregati e con il dott. Di Stefano, per proseguire verso S. Croce Camerina ed effettuare il sopralluogo in contrada Branco Piccolo. Prima tappa del sopralluogo e' il villaggio Branco Grande a punta a Braccetto, dove, da un punto di osservazione che consente di avere una visione panoramica sia del tratto di costa che del suo entroterra, si ha modo di osservare che l'area e' gia' fortemente compromessa dalla presenza di serre che si estendono fino al limite della spiaggia, presenza cosi' pressante che soffoca la spiaggia, riducendola ad una pura lingua di sabbia che non ha alle spalle il suo habitat naturale e vegetazionale che le fa da cornice, ma sembra quasi un brandello di natura deturpato, privato dei suoi elementi di contorno e risparmiato perche' impossibile, praticamente, andar oltre. Tutti i componenti della commissione sono del parere che e' necessario intervenire con la proposta di sottoposizione a vincolo del sito, per cercare di salvare questo ultimo lembo di natura e preservarlo dall'aggressione operata dall'installazione di impianti serricoli e da quella, ancora piu' grave, degli insediamenti di tipo abitativo, entrambi fenomeni in continua espansione nell'area. La commissione prosegue, quindi, il sopralluogo spostandosi in contrada Branco Piccolo per avere una visione di insieme consapevole dei luoghi che si intendono vincolare. Dalla sommita' della duna che chiude a sud il tratto di spiaggia di Branco Piccolo si ha modo di ammirare un vasto tratto del paesaggio costiero e dell'entroterra, dominato dalla citta' antica di Camarina, che emerge sul paesaggio circostante. Infatti, da questo punto di osservazione, si apprezza il suggestivo paesaggio Camarinese caratterizzato da piccole dune sabbiose, che gli attribuiscono una bellezza un po' selvaggia, dall'aspetto tipicamente africano, e la vista sulla resta dell'antica Camarina, dall'Agora' al tempio di Minerva, alla collina di Ercole, con la percezione della Kora interessata dalle necropoli di contrada Rifriscolaro e Passo Marinaro. Proprio per la vista panoramica che si gode da questo punto la commissione propone il sito come belvedere, perche' da qui si ammira uno dei paesaggi naturali piu' belli e paesagisticamente piu' interessanti dell'isola, per la presenza di questa fascia costiera tipica per il sistema dunale che presenta e per il suo retroduna, caratterizzato da un ecosistema molto specializzato, sia dal punto di vista della flora che della fauna. Infatti, nel sito si ha la presenza della tipica macchia mediterranea che lo rendono interessante anche dal punto di vista naturalistico. Anche Camarina puo' essere identificato come belvedere dell'area da vincolare, in quanto da essa si gode il panorama dall'entroterra verso la costa, fino a Branco Grande. A conclusione del sopralluogo: considerato che l'area presenta tutti i requisiti di omogeneita' che si possono comporre in un quadro d'insieme che costituisce il presupposto per la creazione di un vincolo paesaggistico, che abbia lo scopo di limitare il disturbo e il danno arrecato all'area dagli interventi antropici gia' realizzati e di preservare l'equilibrio di questo ecosistema da una eccessiva, futura antropizzazione e cementificazione che snaturino e stravolgano l'ambiente, privandolo delle sue caratteristiche naturali; considerato che anche i rappresentanti del distretto minerario di Catania e dell'ispettorato dipartimentale delle foreste di Ragusa concordano con la perimetrazione dell'area da vincolare, la commissione all'unanimita' decide di avanzare proposta per la sottoposizione a vincolo paesaggistico del sito di Branco Piccolo, cosi' come dalla perimetrazione risultante dalla planimetria allegata agli atti della proposta. Alle ore 13, ultimato il sopralluogo, il presidente, demandando la delibera del vincolo ad una successiva seduta della commissione, saluta i membri della commissione. Letto, approvato e sottoscritto Dott. Giuseppe Voza - Presidente Prof. Garofalo Filippo - Componente Arch. Cintolo Giovanni - Componente Dott.ssa La Fauce Rossella - Membro aggregato Ing. Maltese Gaetano - Membro aggregato Sig.ra La Ferla Lidia - Segretario ------------ COMMISSIONE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DELLA PROVINCIA DI RAGUSA Proposta di vincolo paesaggistico di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa Verbale della riunione della commissione provinciale BB.NN.PP. di Ragusa redatto nella seduta del 3 luglio 1997. L'anno 1997, il giorno 3 luglio 1997 alle ore 9, nei locali della soprintendenza BB.CC.AA. siti in piazza Liberta' n. 2, a seguito di convocazione del presidente dott. Giuseppe Voza con telegramma n. prot. 3849/3850/3851/3852 Ammm del 30 giugno 1997, inviato a ciascuno dei componenti della commissione bellezze naturali e panoramiche della provincia di Ragusa, nominata con D.A. n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio 1995-1999, ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati, sono intervenuti per partecipare alla riunione indetta ai fini della delibera del vincolo i seguenti componenti della commissione: dott. prof. Giuseppe Voza, soprintendente per i BB.CC.AA. pro tempore della circoscrizione di Ragusa, presidente; prof. Filippo Garofalo, componente; arch. Giovanni Cintolo, componente. ing. Angelo Trupia, rappresentante distretto minerario di Catania, membro aggregato; sig.ra La Ferla Lidia, assistente amministrativo della soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa, segretario. Alle ore 9,30, il presidente, preso atto della presenza di tutti i componenti la commissione provinciale BB.NN.PP. di cui sopra, dichiara aperta la seduta invitando la commissione all'esame dell'ordine del giorno che prevede la delibera della proposta del vincolo paesaggistico di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa, gia' ampiamente dibattuta nella precedente seduta della Commissione, nonche' verificata attraverso il sopralluogo effettuato in data 23 giugno 1997. Il presidente, prima di procedere alla delibera, da' lettura delle relazioni tecniche che costituiscono il presupposto per la proposta di emanazione del presente vincolo e sono allegate al presente verbale. Copia di esse e della planimetria con la perimetrazione del vincolo verranno anche depositate insieme al verbale presso gli uffici della soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa, per l'eventuale consultazione da parte di coloro che ne abbiano interesse. A conclusione della suddetta lettura, si passa alla deliberazione della proposta di vincolo e alla delimitazione dell'area da tutelare che sara' la seguente: Perimetrazione A Nord il limite del vincolo decorre dall'arenile demaniale lungo tutto il limite inferiore delle aree decretate della Zona Archeologica di Camarina (decreti 369 del 1977 e 2851 del 1984) sino alla strada provinciale Santa Croce Camerina - Scoglitti che ne costituisce il limite orientale: da qui verso Sud sino a raggiungere le aree dell'attuale demanio forestale (Vivaio forestale di Randello) di cui seguono il limite settentrionale verso Ovest sino all'arenile demaniale. La commissione all'unanimita' Delibera di proporre l'inclusione nell'elenco delle bellezze naturali della provincia di Ragusa, ai sensi dell'art. 1, nn. 3 e 4, della legge 29 giugno 1939, n. 1497, come bellezza d'insieme e panoramica, il tratto di costa di contrada Branco Piccolo in comune di Ragusa, compreso tra il vivaio forestale di Randello e la zona archeologica di Camarina. Letto, approvato e sottoscritto Dott. Giuseppe Voza - Presidente Prof. Garofalo Filippo - Componente Arch. Cintolo Giovanni - Componente Ing. Angelo Trupia - Membro aggregato Sig.ra La Ferla Lidia - Segretario ------------ Allegato 3 REGIONE SICILIANA ASSESSORATO REGIONALE BENI CULTURALI AMBIENTALI E P.I. SEZIONE BENI P.A.U. DELLA SOPRINTENDENZA DI RAGUSA Proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico del tratto di costa compreso fra il vivaio forestale di Randello e la zona archeologica di Camarina nel comune di Ragusa secondo la legge 29 giugno 1939 n. 1497. Nel corso delle attivita' d'istituto connesse alla salvaguardia delle bellezze naturali e paesaggistiche e dei rilievi di beni culturali l'attenzione di questa soprintendenza si e' concentrata su un tratto di litorale del territorio comunale di Ragusa, dove, nonostante siano presenti varie attivita' antropiche, e' ancora possibile preservare ambienti costieri naturali di indubbio valore. L'area compresa fra la spiaggia di Randello (vivaio dell'Ispettorato ripartimentale foreste) e la zona archeologica di Camarina e' tra le aree piu' interessanti dal punto di vista ambientale. Infatti, nonostante il diffuso malcostume dell'abusivismo edilizio e la presenza di impianti serricoli che soffocano i terreni (questa tecnica di sfruttamento intensivo del suolo trova qui un'ambiente ideale costituito dal particolare sottofondo sabbioso il quale ne favorisce l'attecchimento), e' stata oggetto in tempi piu' recenti dell'attenzione di gruppi imprenditoriali che intendono realizzare villaggi turistici. La bellezza dell'entroterra e della stessa fascia costiera e' legata anche alla storia geologica dell'area: sin dal tardo Pleistocene l'ambiente rivierasco era caratterizzato da tre falesie (costituenti altrettanti alti strutturali di formazioni geologiche antiche) affioranti in una zona palustre legata ad un sistema fluviolacustre che si andava riducendo. Testimonianze di questi antichi ambienti ci vengono tramandate sin dalla colonizzazione greca e si sviluppano da allora sino a questo secolo dove ci giungono dalle descrizioni del grande archeologo Paolo Orsi che compi' studi sul vicino Lacus Camarinensis e sull'Oanis che all'interno di questa zona rivierasca scorre. A seguito del prosciugamento di queste terre e della successiva regressione marina, nonche' dei disboscamenti operati sin da 2500 anni fa dai coloni greci, si e' andato formando un ambiente dunale esteso che costituisce, in questo tratto di costa iblea, una delle maggiori attrattive turistiche della zona. Pur se il sistema dunale e' del tipo complesso si riconoscono ancora piccole dune, che dal mare raggiungono a tratti in sommita' la notevole quota dei 30 metri sul livello del mare misurati al top di Branco Piccolo. Una ricca vegetazione spontanea le ricopre differenziandosi in fasce ben definite; la costa bassa e sabbiosa presenta una zonazione parallela alla linea di spiaggia dovuta alla salinita'. Tra le specie piu' diffuse sono state osservate dalla gramigna comune delle basse dune, allo sparto pungente di cui sono ricche le creste dunali, mentre nei tratti pianeggianti sono presenti specie erbacee come la carota spinosa o la calcatreppola marina. La presenza di queste specie tipiche delle dune conferiscono a questo biotopo un notevole interesse naturalistico perche' rappresenta un ecosistema molto specializzato, nonostante le trasformazioni antropiche del retroduna. Nei tratti iniziali e finale, dove e' presente il litorale roccioso, cosi' come pure nella falesia di Branco Piccolo (ambiente contiguo alla spiaggia sabbiosa) e' rinvenibile la tipica associazione a finocchio marino ed a statice frammista a cespugli di Limoniastrum e di spina santa; a questa fascia segue verso l'interno un tappeto erbaceo a Mesembryanthemum. I litorali sabbiosi rappresentano l'habitat ideale per numerosi invertebrati, mentre nella fascia rocciosa e fra la vegetazione del retroduna e' ospitata una ricca fauna che va dai rettili ai piccoli mammiferi. L'equilibrio di questi ecosistemi e' oggi reso instabile a causa del notevole disturbo antropico che condiziona sia la costa rocciosa che quella sabbiosa; nel breve tratto di entroterra limitrofo alla strada provinciale e alla strada che conduce al villaggio di Branco Piccolo il sistema dunale si presentava con morfologie collinari tutt'altro che piatte, rispetto ad altre zone limitrofe piu' tabulari, ed e' stato aggredito con sbancamenti e colmate. Considerato, poi, che dal punto di vista litologico queste aree sono caratterizzate da terreni ad altissima permeabilita', e quindi a forte rischio di infiltrazione di inquinanti nella falda (nelle serre vengono utilizzati i prodotti chimici ad alto potere tossico per l'annientamento dei parassiti) si teme per la sorte della falda stessa a causa anche dell'ingressione del mare per l'eccessivo emungimento dei pozzi. Visto l'estendersi della plastificazione serricola, che gia' di per se impedisce i regolari movimenti eolici delle particelle sabbiose che formarono le dune costiere, la stessa avifauna, un tempo presente, non trova piu' il suo naturale rifugio sia per i migratori, che nella stagione di passo preferiscono altri siti, sia nella stagione estiva dove il dimorare di specie un tempo qui molto diffuse e oggi sempre piu' raro. L'aspetto piu' deleterio e' certamente rappresentato dall'incontrollato sviluppo edilizio abusivo che si e' concentrato anche nella fascia dei 300 metri dalla battigia, fenomeno che nonostante i controlli non accenna a diminuire. A causa di questi agglomerati abusivi, che tra l'altro sono utilizzati a carattere prevalentemente stagionale, e dell'invasione a macchia d'olio degli insediamenti serricoli, oltre che dai programmati insediamenti turistico alberghieri previsti dal vecchio P.R.G. di Ragusa per questi luoghi, si rende necessaria ed improcrastinabile una azione di tutela al fine di salvaguardare tale territorio, territorio - tra l'altro - ricco di testimonianze archeologiche e posto in prossimita' della citta' greca di Kamarina, citta' che, e' noto, in antichita' raggiunse una considerevole estensione e nel cui hinterland vengono rinvenute continue testimonianze la cui esplorazione ha dato interessanti contributi alla storia delle origini di questa parte dell'isola. La realizzazione di ulteriori interventi non controllati dal punto di vista dell'impatto paesaggistico ed ambientale, in una zona caratterizzata paesaggisticamente da cordoni dunali di notevole altezza e dalla presenza di essenze arboree spontanee oltre che da una ricca fauna come gia' precedentemente descritto, rischia inevitabilmente di venire compromessa in maniera irreversibile nelle indubbie valenze paesaggistiche dei luoghi vocati si a destinazione turistica, ma che necessitano di essere sottoposti a rigoroso controllo sulle tipologie, sui voumi e sull'assetto urbanistico dell'area in questione prima che una informe massa di cemento la ricopra. Non sono poche, infatti, le proposte di insediamenti di nuovi villaggi turistici che di qui a poco si andranno a realizzare in zona affiancandosi ai gia' collaudati villaggio Camarina del Club Mediterranee o alla Kamarina Turistico Alberghiera gia' da anni costruite. Per questi motivi si propone di inserire la seguente perimetrazione, ricadente integralmente nel territorio comunale di Ragusa, fra le aree meritevoli di tutela di cui alla legge 29 giugno 1939, n. 1497, visto il regolamento di esecuzione approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357: a Nord il limite del vincolo decorre dall'arenile demaniale lungo tutto il limite inferiore delle aree decretate della Zona archeologica di Camarina (decreti 36 del 1977 e 2851 del 1984) sino alla strada provinciale Santa Croce Camerina-Scoglitti che ne costituisce il limite orientale; da qui verso Sud sino a raggiungere le aree dell'attuale demanio forestale (Vivaio forestale di Randello) di cui seguono il limite settentrionale verso Ovest sino all'arenile demaniale. Visto: Il soprintendente: dott. Giuseppe Voza Il direttore di sezione: dott. arch. Fulvia Caffo ------------ Allegato 4 SOPRINTENDENZA AI BENI CULTURALI E AMBIENTALI DI RAGUSA SEZIONE BENI ARCHEOLOGICI Proposta di vincolo paesaggistico di Branco Piccolo in Ragusa Relazione archeologica Dopo circa un secolo di scavi archeologici, oggi si puo' ben dire che la cultura siciliana ha definitivamente acquisito al patrimonio del proprio retaggio storicomonumentale il sito urbano dell'antica citta' greca di Camarina. La fondazione di Camarina da parte dei siracusani nel 598 a.C. apre in Sicilia la storia del VI secolo a.C. Le vicende storiche della vita della colonia in epoca arcaica costituiscono avvenimenti unici ed eccezionali nella fenomenologia dei rapporti fra citta'-madre e colonia. Infatti, la ribellione a Siracusa per motivi economici e commerciali, nel 553 a.C., di cui si rese protagonista Camarina (Tuc. VI, 53; Philisto F.G.R. Hist 556 F5; Ps. Scymn. - Schol. Pind., 01; 5,16) costituisce un fatto pressoche' unico nella storia greca sia della Grecia continentale che dell'occidente. Anche i rapporti dei grecicamarinesi con il mondo indigeno dei siculi di Ibla sono da considerare, per l'unicita' degli avvenimenti, dei fenomeni di acculturazione di straordinario significato sul piano dell'integrazione socioculturale di popolazioni etnicamente diverse. Tra l'altro, la stessa fondazione della citta' da parte di Siracusa con una sapiente mossa strategica di aggiramento dall'alto dei resistenti nuclei indigeni di Ibla costituisce un importante attegiamento politico e militare che ha fatto da prologo alla fondazione della citta'. Questi ed altri avvenimenti storici (la rifondazione ippocratea del 461 a.C.; l'incendio cartaginese del 405 a.C.; la rifondazione timoleontea del 431 a.C.) hanno reso famoso il sito di Camarina. Storici come il Fazello, Schubring, Evans, archeologi come Orsi, Pace e De Vita, hanno individuato il sito dell'antica colonia di Camarina sulla collina, con la sommita' pianeggiante, alta m. 60 sul mare, con i fianchi ripidamente degradanti verso i fiumi Ippari e Oanis. Questa collina ancora oggi ha conservato, seppure corretto, il nome antico: Cammarana. Alquanto interessante antico attorno alla citta': a nordest doveva essere ubicato il lacus camarinensis una vera e propria grande palude, poco prima della foce del fiume Ippari. Lungo le pendici meridionali ed orientali della collina, verso Passo Marinaro, dovevano esistere gia' nell'antichita' grandi dune sabbiose che dovevano disporsi parallelamente alla linea di costa. Questo paesaggio dunale, tipico dell'Africa mediterranea, si e' esteso, subito dopo la distruzione della citta', nel corso del medioevo, anche ad alcune aree retrocostiere. Le dune sabbiose hanno invaso a poco a poco l'area dell'antico porto, il Lacus Camarinensis e la zona sottostante le pendici meridionali della collina. Questo paesaggio ha caratterizzato per ben 8 secoli il paesaggio camarinese, tanto da diventare uno dei motivi di maggiore interesse, oltre all'archeologia, di tutta la regione. Una parte di queste dune, alte fino a quasi 80-90 metri, nel corso degli anni cinquantasessanta del nostro secolo, sono state distrutte dall'azione antropizzante. Tuttavia, il paesaggio camarinese, almeno quello prossimo alla citta', si puo' considerare pressoche' integro. Si e' cosi' avuto modo di tramandare alle future generazioni una vera e propria fetta di territorio storico. Gli aspetti propriamente archeologici dell'area, accertati con un secolo circa di scavi, hanno definitivamente consacrato Camarina alla storia della grecita' d'occidente. Il panorama delle acquisizioni sulla topografia urbana della citta' e' alquanto complesso e di grande interesse sono le vicende archeologiche accertate per lo stretto legame con la storia politicosociale della citta'. Strutture murarie, a piccole pietre, riferibili alle prime case dell'impianto arenico di Camarina e strati di ceramica corinzia sono noti a diretto contatto con la roccia. Piuttosto cauti occorrera' essere nel dedurre qualsiasi conclusione urbanistica sulle prime due generazioni, cioe' tra gli inizi del VI e la meta' dello stesso secolo. E' certa, tuttavia, per la posizione del muro arcaico del Temenos, una divisione dell'area sacra dal resto della collina. La presenza poi, di muri di case di eta' arcaica in un'area che fu destinata nell'impianto classico ed ellenistico a strada, sembra indicare per questo primo impianto l'assenza di vere e proprie strade, anche se gli orientamenti si manterrano costanti nel tempo. Gli intensi scavi compiuti dall'Orsi dal 1896 al 1910 e le ricerche sistematiche di questi ultimi anni (scavi Pelagatti) hanno reso note le necropoli camarinesi: Necropoli orientale: Rifriscolaro-Diecisalme (inizio-fine VI sec. a.C.); Piombo (V-III sec. a.C.); Necropoli settentrionale: Scoglitti (meta' VI-V sec. a.C.); Necropoli meridionale: Passo Marinaro-Piombo (V-III sec. a.C.); Cozzo Campisi (V-III-II sec. a.C.); Randello (V-III-II sec. a.C.). La necropoli del primo nucleo di coloni, oggi nota dai recenti scavi, e' situata a circa 2 km, dal Temenos, nel piu' vicino spazio extramuros che presentasse terreno solido e sopraelevato rispetto al corso acquitrinoso dei due fiumi. Con l'eplorazione di piu' di duemila tombe arcaiche si puo' dire che si e' realizzato uno studio completo su una delle piu' importanti necropoli della Sicilia antica. Sono stati indagati sistematicamente vari ettari di terreno individuando almeno sei gruppi funerari che si scaglionano dai primi anni del VI alla seconda meta' del secolo. La seconda fase di vita della citta', quella di eta' classica, dagli inizi alla fine del V sec. a.C., corrisponde al periodo di maggiore notorieta' di Camarina. Alquanto tormentati sono i primi quaranta anni del V sec. a.C. Tucidide parla di una ricostruzione della citta' ad opera di Ippocrate e poi di un'altra ricostruzione da parte di un contingente di gelo, che si ritiene avvenuta intorno al 460 a.C. La zona abitata dovette essere ora piu' ampia di quella occupata in epoca arcaica. Lo sviluppo della citta' segue l'arteria principale che corre sulla dorsale della collina e costituisce il vero asse vertebrale del piano. Il tempio di Athena fu costruito dai camarinesi (nel primo quarto del V sec. a.C.), nel punto piu' alto della collina, all'interno di un temenos sacro. L'agora e' situata all'estremita' sudoccidentale della collina, fra il tempio di Athena Pollade, a cui e' collegata attraverso la plateia principale della citta', e il porto, alla foce del fiume Ippari, e gravita sull'ampia baia sottostante. Lo spazio e' compreso tra la plateia B, la plateia A e lo stenopos 8/9 e continua verso ovest, al di la dello stenopos 6/7, occupando probabilmente l'intero pianoro occidentale. Dopo l'incendio e le distruzioni dei cartaginesi del 405 a.C. ha inizio, con una ripresa edilizia di largo respiro, una nuova fase di vita della citta'. Un preciso riferimento a questo nuovo momento si trova in Diodoro che ricorda le grandi opere di Timoleonte: "avendo portato coloni a Camarina ingrandi' la citta'". Alquanto leggibile appare ora l'assetto della citta' in conseguenza di un piano rispettato in maniera rigorosa. Gli isolati urbani occupano aree finora rimaste disabitate (le pendici sudorientali; la cosiddetta collina di Erakles; la collina di Casa Lauretta). E' oramai certo che dopo la distruzione del 258 a.C. alcuni quartieri di Camarina (quelli occidentali) furono parzialmente ricostruiti. Il lembo di sepolture di Passo Marinaro, fra i cespugli di ginepri e lentilachi e le sabbie incolte delle dune, costituisce il cuore della necropoli classica. Fu questa la necropoli ad essere sistematicamente depredata nell'ottocento e poi teatro delle grandi esplorazioni dell'Orsi. Anche questa necropoli era attraversata da due strade intercimiteriali: una correva fra le alture di Passo Marinaro e Cozzo Campisi e puntava verso Randello e l'interno; l'altra, invece, dalla porta ubicata in corrispondenza dello stenopos 44/45, attraversava l'Oanis e puntava proprio verso il culmine della collina. Le sepolture piu' ragguardevoli erano, in genere, allineate lungo le strade mentre dietro, numerosissimi, si addensavano i sepolcri piu' umili. Il soprassuolo di questo campo funerario, nel V e nel III, doveva presentarsi suggestivamente cosparso di episemata funerari: cippi, pilastri, stele, edicole e naiskoi (con colonnine ioniche e coronamento a timpano). Svariata la tipologia delle sepolture riscontrate: inumazioni in nuda sabbia; fosse coperte con tegole a cappuccina, fosse rivestite a cassetta con tegole; enchytrismoi; vaschette fittili sarcofagi, fosse intonacate, celle ipogeiche, crateri usati quali cinerari. E' questa la necropoli del ceto abbiente camarinese. Tra il fitto intreccio delle radici del bosco sono ancora visibili i resti di alcuni fra i maggiori monumenti funerari di questa necropoli: due perimetri di forma poligonale forse due lymboi, con due sarcofagi all'interno; l'anello di fondazione di una torre e una vera e propria cella ipogeica a camera rettangolare. Intorno alla meta' del VI secolo (nell'imminenza dello scontro con Siracusa) viene costruito un solido muro di difesa che include (con un percorso di circa km 6.500) un'area assai piu' estesa del nucleo di costruzioni finora attribuibili alla prima fase (circa 4 volte). Lo schema del perimetro, un rettangolo molto allungato, quale e' stato precisato dalla campagna di scavo del 1969-1972 sembra dettato, oltre che da ragioni strategiche, da previsioni di sviluppo urbano di notevole respiro. L'esecuzione dell'opera dovette risultare complessa affrontando dislivelli considerevoli e terreni di diversa natura, in gran parte il banco calcareo, ma anche le dune e la palude. Condizionata dal corso acquitrinoso del Rifriscolaro rimane a mezza costa per quasi tutto il lato sud, cosi' come a nord presso la foce dell'Ippari che tuttavia raggiunge includendo un'area connessa con l'attivita' portuale. Mentre sui lati nord e sud la difesa era rafforzata dai due fiumi e, a nord, anche dalla palude, a est era affidata esclusivamente alla cortina collocata sulla cresta delle due colline, in posizione dominante verso l'entroterra (si vedano le fondazioni sotto muri recenti) essa raggiunge di nuovo la pianura nell'angolo sudorientale comprendendo una vasta area in cui confluiscono alcune delle principali vie di comunicazione e che avra', soprattutto nelle epoche successive, un ruolo nello sviluppo delle attivita' commerciali. La struttura, nei punti in cui non ha subito modificazioni posteriori, e' in pietrame minuto e presenta uno spessore di m 2,50. Conosciamo per ora tre ingressi: uno si apre sul lato orientale in concessione con la strada recentemente scoperta che attraversa la necropoli. La roccia quasi affiorante ha conservato le tracce delle carreggiate ma quasi nulla delle strutture della porta: questo ha continuato ad essere per secoli un punto di transito, poiche' qui passa l'unica trazzera che dalle colline dell'entroterra e dai centri indigeni sopravvissuti in eta' medioevale e recente di Hybla e di Comiso porta al promontorio camarinese transito ancora oggi usato dalle mandrie nella stagione del pascolo. Un'altra porta e' situata all'estremita' nordovest presso la foce dell'Ippari, una terza si apriva a sudest; sullo stesso lato sono state individuate due postierie, soprattutto sul lato sudorientale che porterebbero a risolvere altri nodi, quelli del rapporto tra viabilita' interna e vie di comunicazione con le aree siracusana e iblea in questa prima fase. Questo eccezionale complesso archeologico, fra i piu' importanti di tutto il Mediterraneo nel corso degli anni e' stato sistematicamente protetto con una serie di vincoli archeologici (vedi D.A. n. 353 del 23 febbraio 1977; D.A. n. 2851 del 13 novembre 1984; decreto del presidente della regione n. 825 del 9 ottobre 1984). La strategia vincolistica adottata ha corrisposto ad un preciso piano di tutela diretta e indiretta dell'area archeologica. Infatti, i vincoli che sono stati emanati prima dal presidente della regione e poi dall'assessorato regionale ai beni culturali rispondono ad un preciso piano in cui sostanzialmente si sono intese privileggiare sia le aree con le emergenze in luce, cioe' i quartieri urbani e le necropoli, sia le aree circostanti, cioe' il territorio extraurbano, la chora antica. Si tratta di una operazione alquanto indovinata che ha consentito non solo la conservazione delle linee naturali del paesaggio antico ma anche la sopravvivenza di aree, profili, vedute e luoghi in tutto simili a quelli che conobbero i greci 8 secoli fa. Questa strategia ha consentito il passaggio morbido fra la zona a vincolo diretto ai sensi degli articoli 1, 2, 3 della legge n. 1089, e la zona a vincolo indiretto ai sensi dell'art. 21 della legge n. 1089. Il paesaggio agricolo moderno ancora a conduzione tradizionale ha assicurato fino agli anni '70 la conservazione di una certa cornice naturale ambientata attorno alla citta' antica di Camarina. Purtroppo le coltivazioni sotto serra hanno provocato dal 1970 in poi un fenomeno imprevisto che ha seriamente minacciato la citta' antica di Camarina: gli spianamenti hanno radicalmente cambiato il volto al paesaggio camarinese. L'unico antitodo indispensabile per frenare questa emorragia ambientale, dal 1975 in poi, furono ancora l'emanazione di altri provvedimenti di vincoli e poi la demanializzazione di alcune aree. Ma il vero pericolo per l'area archeologica e' la cementificazione dei contorni. In particolare, per quanto riguarda l'area a nordest e a sudest delle fortificazioni, area caratterizzata da formazioni di dossi collinari gessosi ed argillosi e da vere e proprie montagne di dune sabbiose, sono previste dal vigente P.R.G. del comune di Ragusa, zona classificata come Da, cioe' a vocazione turisticoalberghiera. Gia' negli anni passati l'insediamento di due grandi megacomplessi turistici (Kastalia e Club Mediterranee') sono stati disciplinati con l'emissione di due decreti di vincolo appropriati (D.A. n. 353 del 23 febbraio 1977 e D.A. n. 825 del 9 ottobre 1984). Particolarmente caratterizzato da queste cornici paesaggistiche, oramai storicizzate, risulta il settore meridionale dell'area extraurbana camarinese. Si tratta di una zona subito al di fuori delle mura urbiche antiche caratterizzata da alcune ondulate colline sabbiose alte da m 0,00 a 1,30 con un fronte di circa 100 metri direttamente prospicente l'area del muro anche se non propriamente contigua ad essa. Si tratta di una collinetta stretta e allungata, quasi parallela alla collina di Camarina e perpendicolare alla linea di costa. Questa conformazione geologica e' costituita da una parte basamentale in gesso bianco a strati alterni di calcari fragili e da una vera e propria paleoduna sabbiosa che oggi raggiunge quasi i m 88 sul livello del mare. La collinetta verso est presenta un dolce saliente che si raccorda con le quote 18, cioe' con l'area retrodunale. Questa paleoduna risulta allo stato attuale pianizzata da una vegetazione di ginepri coccoloni e da altre essenze tipiche della macchia mediterranea. Sicuramente, questo status ecologico risale non certo a tempi moderni per lo stato arboreo della vegetazione e per gli accumuli dunosi che denunciano una antica sedimentazione. Purtroppo, solo in tempi recenti, forse intorno agli anni settanta, la sommita' della collina e' stata defraudata in alcuni punti di materiale sabbioso con prelievi occasionali ed abusivi. Ma il vero pericolo per questa conformazione geologica che e' anche un vero e proprio limite geografico per l'ambiente circostante alla citta' antica di Camarina, e' la destinazione urbanistica prevista nel vecchio P.R.G. Qui, infatti, e' stata zonizzata un'area Da, cioe' zona turisticaalberghiera. Addirittura per uno di questi, il villaggio Iris si e' proceduto all'inizio dei lavori. Questi, che hanno comportato lo spalamento del manto sabbioso e del sottostante banco roccioso nell'ambito delle pp. 317 e 321 a, sono stati tuttavia sospesi dal Distretto minerario di Catania perche' questi lavori hanno configurato una vera e propria cava abusiva. Questo splateamento (vedi foto allegate) e' servito ad evidenziare, ancora una volta, l'immenso sconvolgimento sul piano ambientale che si potrebbe produrre a questa significativa cornice della citta' antica di Camarina nel caso in cui si realizzassero i suddetti villaggi. I tagli perpendicolari alle linee di paesaggio disegnerebbero un paesaggio artificiale assolutamente innaturale ai trapassi morbidi tipici del paesaggio di Camarina. Soprattutto in questo punto cosi' delicato del paesaggio in cui il naturale peso specifico della sabbia ha favorito la formazione di linee curve dell'aspetto paesagistico, diventa indispensabile salvaguardare questo spalto visivo. Infatti, e' stato sperimentalmente provato che non solo la collina di Branco Piccolo-Ciaramiraro e' un generico limite spaziale per i contorni del paesaggio della citta' antica, ma anche l'aggettivo limite fisico. Cioe', questa collina e' effettivamente il punto in cui si ferma l'ipotetica traiettoria di un punto di vista a media altezza umana dal tempio di Athena verso sudest. Pertanto, non si puo' affatto consentire che questa cornice naturale della citta' greca di Camarina venga abbattuta o peggio ancora sostituita da linee artificiali, rigide e innaturali. Occorrera' che tutte le proiezioni visive dalla collina di Camarina verso Branco Piccolo-Ciaramiraro siano assolutamente salvaguardate; che tutto lo spalto rocciososabbioso del saliente della collina di Branco Piccolo sia integralmente conservato; che siano assicurate le attuali condizioni pianoaltimetriche del piede della collina di Branco Piccolo, ivi comprese le condizioni vegetazionali e geologiche, cio' perche' questo limite costituisce il limite spaziale verso sud del naturale paesaggio camarinese e soprattutto perche' costituisce naturale cornice ambientale del sito antico di Camarina, nonche' punto di percezione visiva dei punti di vista dalla collina verso le aree circostanti. Si tratta di uno spaccato prospettico della citta' di Camarina verso sudest in delicatissimo equilibrio ambientale geofisico, morfologico e ambientale. Pertanto, l'area in oggetto del vincolo caratterizzata dalle emergenze di cui sopra e in rapporto alla continua area urbana antica deve considerarsi quale elemento di naturale cornice e pertanto per le ragioni esposte, si configura un pubblico interesse dell'area tale da doverne disciplinare l'uso (Con. St. sez. VI, 10 dicembre 1958, n. 919) con varie misure (Con. St. sez. IV, 6 dicembre 1967, n. 658 e 20 dicembre 1967, n. 698). Alla luce delle considerazioni esposte appare, altresi', legittimo considerare strategica per la tutela dell'area l'imposizione del vincolo ai sensi dell'art. 21 della legge n. 1089 su questa parte del territorio comarinese ricadente nella proprieta' Villaggio Ibiscus, di cui e' legale rappresentante il sig. Gaetano Capodicasa, Hotel Kastalia, Casella Postale n. 110 Ragusa pp. 1001, 10 a, 10 c, 571 b, 317 c, 321 b, 1003 del F. 180 di Ragusa e nella proprieta' Villaggio Iris della coop. edile lavoratori industria, via F. Crispi, S. Ninfa (Trapani) del F. 180 di Ragusa, pp. 317 a, e 318 b, segnati a tratteggio nella planimetria catastale allegata. Questa area e' tra l'altro, come gia' detto prima, considerata dal P.R.G. zona Da, cioe' soggetta ad edificazione per fini turistico alberghieri. Infatti, gia' non mancano previsioni progettuali in tal senso che occorre necessariamente disciplinare anche in considerazione del fatto che e' legittimo che la valenza di cornice ambientale dell'area in oggetto si sovrapponga alle previsioni di piano (Con. St. sez. IV, 9 dicembre 1969, n. 772). Il direttore di sezione: Distejano ------------ Allegato 5 ----> Vedere Allegato a Pag. 15 e Pag. 16 della G.U. *---- <----