(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                    PROGRAMMA NAZIONALE TRIENNALE 
                   DELLA PESCA E DELL'ACQUACOLTURA 
                             2013 - 2015 
 
AI SENSI DELL'ART. 2 COMMA 5-DECIES  DEL  DECRETO-LEGGE  29  DICEMBRE
  2010,  N.  225,  CONVERTITO,  CON  MODIFICAZIONI,  DALLA  LEGGE  26
  FEBBRAIO 2011, N. 10 
 
1. INTRODUZIONE 
 
    Il Programma nazionale triennale 2013-2015  e'  lo  strumento  di
governo della pesca italiana per le competenze  di  natura  nazionale
che  debbono  essere  strettamente  integrate  a  quelle  dell'Unione
europea ed a quelle  assegnate  alle  Regioni.  Mai  come  in  questo
momento le politiche di governo del settore sono  chiamate  a  scelte
decisive,  in  grado  di  misurarsi  con  una  crisi   straordinaria,
ambientale, economica e  sociale  che  segna  la  fine  di  un  ciclo
negativo per il settore ittico italiano. 
    A conclusione di un decennio difficile per la pesca italiana, che
ha registrato il progressivo peggioramento  di  tutte  le  principali
variabili   macroeconomiche,   cresce   l'aspettativa   presso    gli
imprenditori per un nuovo ed efficace modello di regolazione in grado
di rendere piu' competitivo  e  piu'  sostenibile  il  settore  della
pesca. La pesca e' un settore capace di creare reddito ed occupazione
e come tale attende un segno di attenzione da parte del Governo nella
predisposizione della nuova programmazione  economica,  in  corso  di
definizione sia a livello nazionale che comunitario. 
    La pesca e' anche uso del mare e gestione attiva degli ecosistemi
marini, pertanto ogni prospettiva economica non puo' essere disgiunta
dalle politiche di conservazione delle risorse acquatiche  viventi  e
della biodiversita' marina in generale. 
    La pesca dunque, con i suoi attori che presidiano le coste  e  le
acque  territoriali,  deve  giocare  un  ruolo  attivo  nelle   nuove
politiche europee che mirano ad una conservazione integrata del  mare
nell'ambito di una strategia marina complessiva. 
    Proprio in questa direzione la nuova programmazione e' chiamata a
rispondere,  innanzitutto,   alla   profonda   trasformazione   delle
politiche europee per la pesca. Mentre e' in atto il gravoso processo
di adeguamento alle diverse normative emanate nell'ultimo quinquennio
(dal regolamento sulla pesca nel Mediterraneo, al  regolamento  sulla
pesca  illegale;  dalla  riforma  del  sistema  sanzionatorio  e  dei
controlli, fino agli adempimenti del  c.d.  "pacchetto  igiene"),  si
preannuncia ancora piu' significativo  il  cambiamento  atteso  dalla
riforma della politica  comune  della  pesca  (PCP)  e  del  relativo
strumento finanziario, il Fondo  europeo  affari  marittimi  e  pesca
(FEAMP). Un processo che si inserisce nel  piu'  vasto  ambito  della
Strategia Europa 2020, che punta a rilanciare l'economia  dell'Unione
europea  nel  prossimo  decennio  sotto  il  segno  della   "crescita
intelligente, sostenibile  e  inclusiva",  ed  in  cui  irrompe  come
priorita' strategica la Politica marittima integrata (PMI),  volta  a
liberare il potenziale  di  crescita  sostenibile  dell'economia  del
mare. Una strategia che si basa anche  sulla  definizione  del  nuovo
Quadro  strategico  comune  (QSC),  come  strumento  per  ottimizzare
l'impatto  degli  investimenti   finanziari   europei   nel   periodo
2014-2020, attraverso una migliore integrazione e  coordinamento  dei
diversi Fondi disponibili, tra cui il FEAMP. 
    Obiettivo della corretta politica della pesca e' la  possibilita'
di sostenere la tutela delle risorse  biologiche  e  la  redditivita'
delle attivita' di impresa, la  salvaguardia  dell'occupazione  e  la
coesione  territoriale   nelle   realta'   costiere.   Le   politiche
comunitarie e nazionali messe in  campo  nell'ultimo  decennio  hanno
prodotto una profonda razionalizzazione  del  settore  rinnovando  in
parte le imbarcazioni, ma pagando un prezzo  pesante  in  termini  di
dismissioni e dunque di fuoriuscita di imprese ed  equipaggi.  Queste
politiche hanno determinato una consistente riduzione dello sforzo di
pesca  senza  peraltro   contribuire   in   maniera   decisiva   alla
ricostituzione  degli  stock  ittici.  L'esame  degli  indicatori  di
sostenibilita' sociale ed economica dimostra, infine, il perdurare di
una crisi settoriale  dal  lato  della  produzione  che  trova  nella
limitata competitivita' del sistema imprenditoriale il suo  punto  di
maggiore difficolta'. 
    La persistente fragilita' finanziaria ed economica delle imprese,
il  controllo  dei  prezzi  da  parte  del  settore  distributivo   e
commerciale  che  penalizza  l'impresa  della   pesca,   l'agguerrita
concorrenza da parte di imprese  extraeuropee,  l'andamento  erratico
dei costi intermedi ed in particolare del costo del  carburante,  che
non puo' essere traslato sui prezzi, mettono  a  rischio  l'esistenza
stessa di una tradizione economica e culturale millenaria come quella
della pesca italiana. 
    Il problema piu' evidente e attuale e' di tipo macroeconomico: la
bilancia   commerciale   italiana   e'   peggiorata:   e'   aumentata
progressivamente la dipendenza dell'approvvigionamento  del  prodotto
dall'estero;  l'acquacoltura  e'  stata  chiamata  a  compensare   la
riduzione della produzione tradizionale, ma, per una molteplicita' di
motivi, non ha assunto un effettivo ruolo di vicarianza. 
    L'esame della situazione fa emergere una  forte  debolezza  della
programmazione sul piano  strategico,  sia  per  quanto  riguarda  le
politiche di sostegno amministrate  dallo  Stato,  sia  quelle  delle
Regioni. 
    Inoltre, non si sono  evidenziate  forme  di  compensazione  alle
debolezze di natura pubblica da parte del mondo della pesca,  infatti
permane una forte frammentazione tra sistema  delle  regole  e  pesca
reale che si e' andata aggravando con la riduzione  del  sostegno  al
mondo associativo. 
    In  particolare,  si  dovrebbe   riflettere   sull'efficienza   e
sull'efficacia della passata programmazione e non tanto in termini di
finalita' ed obiettivi che la legge fissa  in  modo  generale  e  che
tuttora  sembrano  validi,  quanto  su  alcuni  obiettivi  ed  azioni
specifiche, su alcune priorita' che  dovrebbero  essere  rivedute  ed
infine sulle modalita' di attuazione alla luce  delle  trasformazioni
del mercato e dell'evoluzione delle  tecnologie,  in  particolare  di
quelle dell'informazione e della comunicazione. 
    A  partire  dalle  precedenti  considerazioni  che  rappresentano
aspetti  preliminari   quanto   fondanti   una   strategia   per   la
riorganizzazione  della  pesca  italiana,  il   Programma   nazionale
triennale 2013/2015 prevede un insieme di interventi  che  riguardano
le due macroaree attualmente  identificate  dalla  normativa  vigente
(l'art. 2, commi da 5 novies a 5 duodecies, del DL 29 dicembre  2010,
n. 225, convertito con modificazioni, dalla Legge 26  febbraio  2011,
n. 10). Si tratta di: 
      1) tutela dell'ecosistema marino; 
      2) tutela della concorrenza e competitivita' delle  imprese  di
pesca nazionali. 
 
2. LA SITUAZIONE DEL SETTORE DELLA PESCA E DELL'ACQUACOLTURA 
 
2.1 Analisi dello scenario di riferimento e la  competitivita'  della
  pesca e dell'acquacoltura italiana 
    Il trend degli ultimi  anni  evidenzia  un  calo  costante  della
produzione ittica nazionale che, negli ultimi due anni, e'  scesa  al
di sotto delle 400 mila tonnellate. La contrazione  della  produzione
complessiva e' da attribuire alla pesca in mare,  mentre  nell'ultimo
triennio si  e'  mantenuta  su  livelli  sostanzialmente  stabili  la
produzione  derivante  da  attivita'  di  acquacoltura.   Nell'ultimo
decennio, si e' registrato un calo sensibile dell'importanza  assunta
dalle attivita' di cattura; basti considerare che nel 2000,  circa  i
due terzi della produzione ittica nazionale proveniva dalla pesca  in
mare. In termini economici, il ridimensionamento del peso assunto dal
comparto della pesca in mare e'  stato  meno  vistoso  ma,  comunque,
sostenuto.  Il  fatturato  derivante  da  attivita'  di  cattura   e'
diminuito del 30% nel periodo 2000-2011, mentre quello  derivante  da
attivita' di allevamento e' diminuito, nello stesso  arco  temporale,
del 5%. 
    Per quanto riguarda la pesca in mare,  la  produzione  ittica  ha
subito un drastico ridimensionamento dal 2008.  I  bassi  livelli  di
fatturato  legati  alla  minore  produzione,  l'aumento   dei   costi
operativi e la stagnazione della  domanda  interna  hanno  fortemente
indebolito le imprese ittiche; nel 2011 la produzione lorda vendibile
ha raggiunto uno dei livelli piu' bassi dal 2000  e  le  prime  stime
relative agli stessi valori per l'anno 2012 mostrano il perdurare, se
non l'aggravarsi, della tendenza negativa. 
    I minori livelli produttivi sono da collegare, in via principale,
al ridimensionamento dello sforzo di pesca e in minor misura  ad  una
riduzione della  produttivita'  giornaliera.  Sui  bassi  livelli  di
attivita' ha inciso il sostenuto incremento  del  costo  del  gasolio
che, a partire dal 2008, ha condizionato principalmente i pescherecci
di maggiore dimensione che utilizzano attrezzi da traino. 
    Sebbene il settore della pesca abbia  registrato  un  calo  delle
catture, i prezzi alla produzione si sono mantenuti su livelli  molto
bassi, se non addirittura decrescenti; questi ultimi,  piuttosto  che
riflettere gli aumenti dei costi operativi, sono  rimasti  stazionari
se non addirittura in  calo,  impedendo  alle  imprese  di  pesca  di
riversare gli aumenti dei costi  a  valle  della  filiera.  L'elevato
livello delle importazioni ha certamente  contribuito  a  determinare
tali andamenti e, in assenza di iniziative significative  in  materia
di promozione e valorizzazione del pescato, non e' prevedibile  alcun
cambiamento di rilievo nel breve periodo. 
 
Tab. 1 - La produzione ittica in Italia anni 2008-2011 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
    Per quanto riguarda gli scambi con l'estero di  prodotti  ittici,
negli ultimi anni, si e'  registrato  un  costante  peggioramento  in
valore del saldo della bilancia commerciale ittica; il  peggioramento
del disavanzo e' da porre in  relazione  ad  un  aumento  tendenziale
delle uscite superiore a quello delle entrate. Nel  2011  il  deficit
della bilancia commerciale del settore ittico e'  stato  pari  a  831
mila tonnellate, equivalente a circa 3.852 milioni di euro. Nel  2011
la produzione interna e'  risultata  pari  ad  appena  il  38%  delle
importazioni (366 mila tonnellate a fronte di 957  mila  tonnellate),
mentre la propensione all'import ha sfiorato l'80%. 
    La   congiuntura   interna   particolarmente    sfavorevole    ha
determinato,  inoltre,  una  riduzione  generalizzata   dei   consumi
alimentari che ha colpito anche  i  prodotti  ittici;  nel  2011,  il
consumo pro- capite e' sceso a 19,7 kg per anno, uno dei livelli piu'
bassi degli ultimi dieci anni (sino al 2007, i consumi pro-capite  si
erano mantenuti al di sopra dei 20 kg). 
 
Tab. 2  -  I  principali  indicatori  economici  del  settore  ittico
italiano (2010-2011) 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
2.2 Stato delle risorse biologiche 
    La base informativa oggi disponibile ed appieno utilizzata  nelle
analisi sullo stato delle risorse nei mari italiani e' rappresentata,
principalmente, dalla serie storica  dei  dati  raccolti  mediante  i
trawl-survey Grund e Medits condotti con metodi unificati,  stabiliti
e coordinati dal Ministero e dai dati sugli sbarchi commerciali e gli
scarti acquisiti in particolare con gli  ultimi  regolamenti  europei
sulla raccolta dati (Reg.(CE) n. 1543/2000 e n. 199/2008  nell'ambito
del Data collection framework - DCF). 
    Allo stato, i dati  raccolti  individuano  il  permanere  di  una
situazione di eccessivo sfruttamento per molte  delle  specie  e  per
molte delle GSA. Tuttavia, lo stato delle risorse presenti  nei  mari
italiani, pur non presentando situazioni di forte sofferenza, risulta
caratterizzato da andamenti differenziati  per  area  e  per  singola
specie a causa delle complesse interrelazioni tra gli organismi e tra
questi e l'ambiente. Tali differenze si riflettono sulla variabilita'
dei risultati produttivi, specie in relazione alle diverse  tipologie
di pesca. 
    Le principali risorse ittiche, di seguito analizzate, sono  state
divise in tre diverse categorie: demersali, piccoli pelagici e grandi
pelagici. 
Risorse demersali 
    Appartengono a questo gruppo numerose specie di pesci,  molluschi
eduli e crostacei, catturate principalmente con la pesca a strascico. 
    Le  attuali  valutazioni  sullo  stato  delle  risorse  demersali
condotte  nelle  diverse  aree,  sia  utilizzando  approcci  empirici
(indicatori, tendenze temporali) che basati sui modelli  di  dinamica
di  popolazione,  indicano  il  perdurare  di   una   condizione   di
impoverimento  di  molte   delle   risorse   demersali   oggetto   di
sfruttamento. In particolare, come si evince dall'analisi delle serie
storiche degli indici di abbondanza/densita' ottenuti con le campagne
scientifiche  e  l'analisi  degli  altri  indicatori  biologici,   la
sensibile diminuzione dello sforzo di pesca registrata  negli  ultimi
anni non  ha  ancora  prodotto  gli  effetti  attesi  in  termini  di
miglioramento dei parametri biologici. L'elemento che suggerisce  una
condizione non ottimale degli stock e'  rappresentato  dai  tassi  di
sfruttamento,  in  genere  superiori  ai  reference  points  e  dalle
tendenze all'aumento dei tassi di mortalita'. Le analisi scientifiche
indicano  e  confermano  come  sia  sempre  piu'  necessario  rendere
maggiormente compatibili le modalita'  e  l'intensita'  del  prelievo
della pesca con la potenzialita' di  rinnovabilita'  biologica  delle
specie e delle comunita' che la sostengono. Si tratta di un  percorso
la cui inversione di tendenza richiede ancora anni di intervento. 
    Tuttavia, in alcune aree, in particolare la GSA 16  -  Canale  di
Sicilia,  a  seguito  della  riduzione  della  pressione   di   pesca
determinata dalla forte domanda di arresto  definitivo,  si  registra
l'avvio di una lenta, ma progressiva, ricostituzione di alcuni stock.
Il  successo  dell'azione   gestionale   dipende,   tuttavia,   dalla
successiva azione di difesa degli stock rispetto al  riposizionamento
delle flotte attirate da rendimenti di pesca crescenti. 
    In generale si evidenzia come per il nasello,  una  delle  specie
maggiormente studiate in tutte le GSA,  sussista  una  condizione  di
sovrasfruttamento. 
    Per la triglia di fango elementi  di  sovrasfruttamento  emergono
nelle GSA 9 e 10 (Mar Tirreno) e nella GSA 17. 
    Per lo scampo, la maggior parte degli indicatori indica  tendenze
negative, in particolare in Adriatico (GSA 17). Tendenze negative  di
alcuni  indicatori  dello   stock   del   moscardino   si   osservano
esclusivamente nella GSA 9 (Alto Tirreno). 
    La condizione degli stock di gambero bianco appare caratterizzata
da elementi  di  sovra  sfruttamento  in  diverse  GSA,  tuttavia  la
tendenza positiva di alcuni indicatori di popolazione potrebbe essere
il segnale di cambiamenti a  livello  ambientale  che  sostengono  la
produzione di questi stock. 
    Le popolazioni di gamberi rossi non presentano tendenze  negative
degli indicatori in nessuna GSA ad eccezione di alcuni indicatori  di
reclutamento lungo le coste della Sardegna (GSA 11) e del Mar  Ligure
e Tirreno Settentrionale  (GSA  9).  Le  popolazioni  di  seppia  non
presentano tendenze negative degli indicatori. 
Piccoli pelagici 
    Le  due  specie  di   piccoli   pelagici   l'acciuga   (Engraulis
encrasicolus) e la sardina (Sardina pilchardus) che rappresentano  la
quota piu' cospicua dello sbarcato a livello nazionale sono catturate
prevalentemente dai sistemi di  pesca  a  volante  ed  a  circuizione
operanti nelle marinerie dell'Adriatico. 
    Segnali  di  sovrasfruttamento  per  lo  stock  di   alici   sono
evidenziati nello Stretto di Sicilia (GSA  16)  mentre  in  Adriatico
(GSA 17 e GSA 18) la situazione mostra  tendenze  positive.  In  ogni
caso, le valutazioni scientifiche condotte in  ambito  internazionale
consigliano di non incrementare gli  attuali  livelli  di  sforzo  di
pesca. 
    Segnali di recupero per lo stock di sardine sono  evidenziati  in
Adriatico (GSA 17), dove le stime di biomassa  della  popolazione  in
mare indicano una tendenza all'incremento. Sempre per le sardine,  la
situazione nello Stretto di Sicilia (GSA 16) e  nel  basso  Adriatico
(GSA 18) indica la necessita' di non incrementare gli attuali livelli
di pressione di pesca. 
Grandi pelagici 
    La valutazione sullo stato di queste  risorse  e'  affidata  alla
Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici
(l'ICCAT) la cui area di pertinenza include l'intero Atlantico con  i
mari adiacenti, inclusi il mar Mediterraneo ed il mar Nero. 
    In base alle analisi ed alle valutazioni condotte dall'ICCAT,  lo
stock di  tonno  rosso  (Thunnus  thynnus)  dell'Atlantico  orientale
risulta ancora sovrasfruttato, seppure in  progressivo  recupero.  La
capacita' di pesca potenziale delle flotte interessate appare  ancora
troppo elevata,  ma  rispettando  il  piano  di  gestione  dell'ICCAT
dovrebbe  essere  progressivamente   ricondotta   entro   limiti   di
sostenibilita'. 
    Lo stock di  pescespada  (Xiphias  gladius)  mediterraneo  appare
sovrapescato, seppure con percezioni diverse secondo i modelli  e  le
ipotesi. La  capacita'  di  pesca  potenziale  appare  ancora  troppo
elevata, ma rispettando il  piano  di  gestione  dell'ICCAT  dovrebbe
essere progressivamente ricondotta entro limiti di sostenibilita'. 
    Al momento non ci  sono  indicazioni  ufficiali  sullo  stato  di
sfruttamento dello stock mediterraneo di alalunga (Thunnus alalunga).
Anche la flotta addetta appare indefinita. Si ritiene, comunque,  che
la situazione non abbia finora evidenziato problemi  particolari  per
questo stock, seppure qualunque  ipotesi  al  riguardo  debba  essere
verificata. 
    Non ci sono indicazioni ufficiali  sullo  stato  di  sfruttamento
dello stock mediterraneo di palamita (Sarda sarda). Anche  in  questo
caso la flotta addetta appare indefinita e, comunque,  la  situazione
non ha finora evidenziato  problemi  particolari  per  questo  stock,
seppure qualunque ipotesi al riguardo debba essere  verificata  e  lo
status resti del tutto indefinito. 
2.3 Flotta da pesca e redditivita' delle imprese di pesca 
    La flotta da pesca nazionale iscritta  nell'Archivio  Licenze  di
Pesca ed  operativa  a  dicembre  2011  risulta  composta  da  13.078
battelli per un tonnellaggio complessivo di 175.523 GT ed una potenza
motore di 1.063.052 kW. 
    Nel periodo 2004-2011, la capacita'  di  pesca  della  flotta  e'
continuata a diminuire, in modo costante, nella  misura  del  16%  in
termini di GT e del 14% per quanto riguarda la capacita' espressa  in
potenza motore (kW); il ridimensionamento della capacita' di pesca e'
stato particolarmente consistente tra il 2004 e il  2007,  quando  la
fuoriuscita spontanea  di  numerosi  pescherecci,  incentivata  dalla
misura di arresto  definitivo  prevista  dallo  SFOP  e  relativa  al
periodo 2000-2006, ha portato a una diminuzione di circa 38 mila tsl,
di cui l'85% finanziata con fondi pubblici. 
    Il  processo  di  ridimensionamento  della  flotta   peschereccia
sostenuto dalla misura di arresto definitivo  ha  avuto  un'ulteriore
accelerazione negli ultimi due anni;  la  dismissione  ha  riguardato
barche  di  dimensioni   superiori   alla   media   nazionale,   come
testimoniato  dal  GT  medio  della  flotta  rimasta  in   attivita';
quest'ultimo e' passato dai 13,7 GT del 2009 ai  12,9  GT  del  2011;
analogo andamento ha assunto la potenza motore mediamente  installata
a bordo (80,2 kW in media nel 2011 a fronte di 82,4 kW del 2009). 
 
Graf. 1 - Andamento della capacita' di pesca, 2004-2011 -  anno  base
2004=100 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
    La contrazione dello sforzo di pesca registrata negli ultimi anni
si e'  tradotta  in  una  flessione  della  produzione  nazionale:  i
risultati complessivamente raggiunti dalla flotta, sia in termini  di
quantita'  sia  di  valore,  hanno  mostrato   una   riduzione   pari
rispettivamente al 27% e al 21% nel periodo 2004-2011. 
    Negli  ultimi  anni,  l'incremento  del  costo  del  gasolio   ha
compromesso la profittabilita' del settore peschereccio, ponendo  gli
operatori in una situazione di incertezza per lo  svolgimento  futuro
delle attivita' di pesca; nel 2011 il prezzo del carburante e' salito
su una media di oltre 0,70 €/litro. Nel complesso, nel 2011, la spesa
per il carburante e' ammontata a 301 milioni di euro contro i 237 del
2010 e i 201 milioni di euro del 2009; in termini unitari, il livello
della spesa  media  sostenuta  da  un  battello  per  l'acquisto  del
carburante e' aumentata di circa il 30% e l'incidenza  di  tale  voce
sui costi totali e' passata dal 46% del 2009 al 58% del 2011. 
    Negli ultimi sei anni, dunque, si sono innescati  meccanismi  che
hanno ridotto  notevolmente  i  margini  di  profitto  delle  imprese
pescherecce; la forte crescita dei costi complessivi sta  erodendo  i
redditi dei pescatori come  dimostrato  dall'incidenza  del  profitto
lordo sui ricavi; nel 2011, il 27% dei ricavi costituiva il  profitto
lordo per l'armatore, con una perdita di circa  7  punti  percentuali
rispetto   al   2006.   Tale   trend   va   inoltre,   associato   al
ridimensionamento dei ricavi che hanno portato a un calo dei profitti
generati dall'intero comparto di oltre il 40% dal 2006 ad oggi. 
    In  conclusione,  il  trend  appena  descritto  dagli  indicatori
presentati testimonia una situazione di  crisi  dell'intero  comparto
ittico, dovuta sia allo stato di  depauperamento  delle  risorse  sia
alla sempre minore efficienza gestionale delle  strutture  produttive
sia a fattori esogeni al sistema quali l'aumento dei costi  operativi
e il rallentamento della  domanda  di  prodotti  ittici.  Se  a  tali
elementi si associa la profonda ristrutturazione del comparto imposta
dalle normative comunitarie in materia di riduzione dello sforzo e di
misure tecniche, si comprende con maggiore chiarezza la  complessita'
che caratterizza l'attivita' gestionale del segmento e la  necessita'
di imporre nuovi scenari di sviluppo. 
 
3. OBIETTIVI DEL PROGRAMMA NAZIONALE 
 
3.1 Durabilita' e sostenibilita' delle risorse ittiche 
    Lo stato delle risorse biologiche dei mari italiani,  pur  in  un
quadro di variabilita' della  consistenza  degli  stock  interessati,
dimostra il perdurare di una  crisi  che  non  risulta  adeguatamente
contrastata attraverso le misure di gestione finora messe in campo  e
che si basano largamente sulla regolazione dello sforzo di  pesca  in
un contesto  gestionale  di  "command  and  control".  I  effetti  la
regolazione dello sforzo di pesca si sostanzia nella variazione della
capacita' e dell'attivita' di pesca. 
    Va   sottolineato   che   nel    corso    degli    ultimi    anni
l'Amministrazione, coerentemente con  gli  indirizzi  comunitari,  ha
perseguito con decisione l'obiettivo della regolazione  dello  sforzo
di pesca sia nella sua componente di capacita' che di attivita'.  Nel
quadro del Programma operativo del FEP e con il sostegno  finanziario
comunitario sono stati eseguiti i piani di disarmo  previsti  e,  per
ogni annualita', e' stato attuato  il  periodo  di  fermo  temporaneo
nazionale come previsto dai piani di gestione nazionali  adottati  in
esecuzione del regolamento "Mediterraneo". 
    L'impegno finanziario e di risorse umane utilizzate ha consentito
di raggiungere solo parzialmente gli obiettivi prefigurati. Peraltro,
laddove l'azione  gestionale  ha  determinato  risposte  positive  in
relazione all'andamento delle biomasse ittiche obiettivo delle misure
di gestione, le imprese  di  pesca  hanno  riposizionato  le  proprie
flotte e sono state registrate redistribuzioni dello sforzo di  pesca
tali da limitare i benefici associati  con  l'azione  gestionale.  E'
questo il caso degli stock di gamberi del Canale  di  Sicilia  che  a
seguito del miglioramento delle biomasse hanno subito  un  incremento
della mortalita' da pesca a  causa  di  una  maggiore  concentrazione
dello  sforzo  nelle  stesse  aree.  E'  tuttavia  vero  che  a  tale
risultato, come in altre aree di  pesca  in  cui  operano  le  flotte
italiane, la mortalita' da pesca e' aumentata anche a  seguito  della
maggiore consistenza delle  flotte  che  battono  bandiera  di  Stati
rivieraschi nostri  competitori  in  materia  di  sfruttamento  delle
risorse biologiche del mare. 
    In altri casi, il  miglioramento  degli  stock  ittici  e'  stato
rimesso in discussione attraverso l'impiego di tecniche di pesca piu'
efficaci come, ad esempio, e' il caso  di  alcuni  tipi  di  reti  da
qualche tempo introdotte  in  Adriatico.  In  altri  casi  ancora,  i
benefici connessi con l'arresto temporaneo  sono  stati  parzialmente
limitati a  causa  delle  difficolta'  connesse  con  la  tutela  dei
giovanili alla ripresa della pesca. 
    E'  quindi  del  tutto  evidente  che  le  strategie  adottate  e
condivise con  le  parti  sociali  ed  economiche  del  settore  sono
risultate solo  parzialmente  efficaci  e  non  hanno  consentito  di
raggiungere un migliore equilibrio fra  sforzo  di  pesca  e  risorse
disponibili. 
    Occorre, di conseguenza, individuare altre ipotesi di  intervento
che possano risultare piu' incisive  in  termini  di  recupero  delle
risorse biologiche del mare. In tal senso,  e'  emerso  un  dibattito
sulla nuova PCP e sui contributi  emergenti  in  sede  di  parlamento
europeo, che consente di avviare un percorso innovativo che avvii una
piu' efficace azione gestionale attraverso: 
      - politiche europee della pesca decentrate a livello  locale  e
definizione degli organi gestionali, 
      - una maggiore  responsabilita'  dei  pescatori  attraverso  un
approccio basato sui risultati, 
      -  un  regime  di  pesca   differenziato   e   centrato   sulla
salvaguardia della piccola pesca costiera, 
      - l'utilizzo di strumenti  di  gestione  basati  sui  piani  di
gestione, nazionali e locali, per singolo areale di pesca e non  solo
mutuati dall'esperienza nord  europea  dove  sono  elaborati  per  la
tutela di un singolo stock ittico. 
    Cio' implica l'adozione di una strategia che: 
      - differenzi e delimiti aree omogenee di intervento per  gruppi
di specie e per sistema di pesca la cui dimensione risulti funzionale
agli obiettivi da perseguire ed agli strumenti da utilizzare, 
      - tenga conto  della  multispecificita'  degli  stock  e  della
presenza di segmenti di  pesca  diversi  che  incidono  sulle  stesse
risorse, 
      - individui misure di intervento appropriate e coerenti con  la
nuova PCP. 
    In questo senso, va ricordato che lo stato delle conoscenze sulla
struttura delle popolazioni  ittiche  -  oltre  che  delle  dinamiche
sociali ed economiche che  sempre  devono  considerarsi  correlate  -
consente la predisposizione di specifici piani di  gestione,  con  il
supporto e la partecipazione attiva delle realta'  produttive  locali
associate nei comitati di gestione e  rapportate  alle  singole  aree
geografiche. In  tal  senso,  l'obiettivo  di  tutela  delle  risorse
biologiche  del  mare  va  individuato  nella   definizione   di   un
progressivo ed articolato insieme di misure  dirette  al  recupero  e
all'incremento degli stock presenti nelle diverse realta'  produttive
del paese. 
    Inoltre, nel quadro degli obiettivi e delle linee  programmatiche
che contribuiscono alla  definizione  del  programma  triennale,  non
possono essere trascurate le novita' di carattere  istituzionale  che
andranno a modificare il quadro geo politico  dell'area  europea.  In
particolare, a  seguito  della  formalizzazione  dell'adesione  della
Croazia  all'Unione  europea,  saranno  certamente   attivati   nuovi
strumenti di  gestione  e,  di  conseguenza,  tra  gli  obiettivi  da
inserire nell'azione  programmatica  dello  Stato  italiano  vi  sono
certamente quelli relativi alla condivisione di strumenti di gestione
validi in un quadro di regionalizzazione Mediterranea quale e' la GSA
17. In questo caso, l'obiettivo  del  Programma  nazionale  triennale
dovra'  essere  individuato  nella  predeterminazione  di  misure  di
gestione tali da consentire un confronto costruttivo con  le  diverse
parti  in  causa.  L'approvazione  di  piani  di  gestione  nazionali
propedeutici  alla  adozione  di  piani   di   gestione   comunitari,
rappresenta di per se'  un  obiettivo  che  lo  Stato  italiano  deve
perseguire con determinazione. 
    Infine, per garantire la durabilita' delle risorse ittiche  sara'
confermata  l'attivita'  di  contrasto  a  qualsiasi  tipo  di  pesca
illegale   anche   attraverso   forme   di   responsabilizzazione   e
coinvolgimento delle associazioni di categoria. 
3.2 Tutela della concorrenza e competitivita' delle imprese di  pesca
  e di acquacoltura italiana 
    L'analisi dello scenario che evidenzia il perdurare  della  crisi
di competitivita' della pesca italiana, richiede l'individuazione  di
obiettivi strategici ben definiti che, in  aggiunta  alla  azione  di
conservazione delle risorse, consentano il recupero di  una  adeguata
redditivita' ed il recupero di  una  concorrenzialita'  nazionale  ed
internazionale delle imprese di pesca. 
    Gli obiettivi strategici sono di seguito sintetizzati: 
      1) Il rafforzamento  dell'impresa  ittica  e  dell'acquacoltura
tramite l'espansione della  multifunzionalita',  sia  attraverso  una
maggiore  integrazione  con  la   filiera   della   distribuzione   e
commercializzazione, sia attraverso la  sinergia  con  altri  settori
produttivi  come  il  turismo,  il  catering  e  la  ristorazione   e
l'affidamento all'impresa ittica di servizi ambientali, come funzioni
pubbliche collettive, per la tutela attiva dell'ambiente marino e  il
presidio sulle coste. 
      2)  La  valorizzazione  del  pescato  attraverso  processi   di
ammodernamento ed innovazione del sistema commerciale. 
      3) Riqualificazione  dei  programmi  di  comunicazione  per  il
miglioramento  dell'immagine  del  settore   e   della   tutela   dei
consumatori attraverso un'informazione efficace e trasparente. 
      4) Il rilancio dei processi di investimento e  dell'innovazione
tecnologica, mediante forme agevolate di accesso  al  credito  ed  ai
meccanismi assicurativi. Tale  obiettivo  ha  assunto  una  crescente
importanza alla luce della scarsa patrimonializzazione delle  imprese
del settore e dei criteri sempre piu' stringenti per il  calcolo  del
rating del rischio. 
      5) La ricerca di una maggiore semplificazione  delle  procedure
amministrative che  oggi  impegnano  le  imprese  della  pesca  e  di
acquacoltura  in  adempimenti  particolarmente  impegnativi  per   lo
svolgimento di ordinarie attivita' produttive, costituendo fattore di
crisi della competitivita' del sistema. 
      6) Lo sviluppo  dei  processi  di  aggregazione  fra  consorzi,
cooperative, organizzazioni di produttori,  ecc.  per  promuovere  il
loro  riposizionamento  competitivo  sui  mercati.  In   particolare,
nell'ambito  delle  O.P.  e'  necessario  avviare  un   processo   di
razionalizzazione   delle    numerose    ma    scarsamente    attive,
organizzazioni di produttori che comporti sostanziali modifiche delle
regole e norme nazionali di riconoscimento. E' auspicabile, peraltro,
che  nel  corso  di  esecuzione  del  presente  Programma   nazionale
triennale si proceda anche  alla  verifica  delle  condizioni  e  dei
requisiti  delle  organizzazioni  esistenti  in  modo  da  migliorare
l'immagine e l'efficienza  di  quelle  operanti  nel  rispetto  delle
norme. 
      7) Tenuto conto del fatto che alcune produzioni  tipiche  della
pesca mediterranea e nazionale, oggetto di  cattura  da  parte  delle
nostre flotte in forma massiva (moscardini, vongole,  telline,  etc.)
non rientrano tra le specie oggetto di gestione delle O.P.  (allegato
Reg. CE 104/00 e succ. modif.) viene ad essere fortemente limitato il
ruolo delle stesse Organizzazioni produttori nazionali sul  controllo
di importanti prodotti strategici nel mercato dell'ittico  nazionale.
Si ritiene necessario, di conseguenza, avviare un  negoziato  con  la
Commissione europea nel quadro  delle  procedure  per  l'approvazione
della nuova OCM. 
      8) Il rafforzamento dell'assistenza tecnica e di  servizi  alle
imprese e lo sviluppo della conoscenza da  attuare  anche  attraverso
una delega di funzioni di competenza dello Stato a favore di enti  ed
associazioni  di   rappresentanza   del   settore   della   pesca   e
dell'acquacoltura. 
      9)  La  revisione  delle  strategie  e  degli  strumenti  della
comunicazione  e  dell'informazione  istituzionale  come   leva   per
promuovere l'adattamento del settore  ai  nuovi  scenari  nonche'  la
nuova identita' della filiera come risorsa multifunzionale del Paese. 
      10) Il rafforzamento dei programmi di ricerca volti a garantire
la sostenibilita' ecologica, economica e sociale delle  attivita'  di
pesca e di acquacoltura. 
    Questi indirizzi strategici costituiscono le  componenti  di  una
strategia programmatica  che  intendono  garantire  il  rafforzamento
dell'impresa  ittica  e  dell'acquacoltura  quale  elemento  fondante
dell'azione di recupero  della  competitivita'  del  settore  da  non
disgiungere dalle misure che mirano  a  garantire  la  rinnovabilita'
delle  risorse  biologiche  del  mare  ed  alla  conservazione  degli
ecosistemi. 
    Fra gli obiettivi del  Programma  occorre  privilegiare,  quindi,
quello di creare le condizioni per consentire alle imprese  di  pesca
il recupero della necessaria redditivita', con una  nuova  attenzione
alle esigenze di riposizionamento strategico dell'impresa  ittica  in
un disegno di programmazione economica e di politica industriale  che
tenga conto del ruolo e dei valori del modello cooperativo di impresa
e del mondo del lavoro. 
    Per centrare l'obiettivo di un recupero della  redditivita'  sono
di seguito individuate quelle misure che hanno come effetto l'aumento
della  redditivita'  del  capitale  investito  che  passa  attraverso
l'aumento  dei  margini  unitari  dei  prodotti;  la  riduzione   dei
prezzi/costo unitario del fattore  lavoro;  l'aumento  del  tasso  di
rotazione del capitale investito e  dall'altra,  la  diminuzione  del
costo dei finanziamenti di terzi (attraverso il cambiamento  del  mix
delle fonti finanziarie, anche mediante l'aumento dei mezzi propri  e
la  maggiore  efficienza  nella  gestione  aziendale).  Cio'   potra'
consentire  di  attirare  nuovamente  investimenti  e  risorse  umane
qualificate e di rendere la filiera ittica una  parte  non  marginale
dell'economia italiana superando l'attuale fase di crisi. 
    E' del tutto evidente  che  il  recupero  della  redditivita'  di
impresa, soprattutto in considerazione  delle  crescenti  limitazioni
delle attivita' di prelievo  imposte  nel  quadro  comunitario  degli
interventi di gestione delle risorse,  deve  passare  necessariamente
attraverso un riposizionamento delle attivita' di impresa  volte  sia
ad una  maggiore  integrazione  delle  attivita'  di  filiera,  dalla
produzione alla distribuzione e commercializzazione dei prodotti, sia
attraverso lo sviluppo multifunzionale  delle  attivita'  di  impresa
(turismo,  ristorazione,  prima  lavorazione  e  trasformazione   dei
prodotti, servizi ambientali, etc.) che possono concorrere a  fornire
significative occasioni di integrazione del reddito  derivante  dalle
attivita' di cattura, contribuendo nel contempo a ridurre  lo  sforzo
di pesca. 
    Dare adeguato sostegno  allo  sviluppo  della  multifunzionalita'
dell'impresa ittica riveste un rilievo strategico per  garantire,  in
prospettiva,  una  forte  spinta   all'innovazione   nella   gestione
dell'impresa in funzione del rafforzamento della  competitivita'  sui
mercati, insieme allo sviluppo di nuove opportunita' occupazionali  e
all'avvio di iniziative di imprenditoria femminile e giovanile  nelle
aree costiere e salmastre, specialmente nelle zone  poco  sviluppate.
La   multifunzionalita'   concorre   inoltre   ad    accrescere    la
consapevolezza delle imprese di essere motore dello sviluppo  locale,
in  raccordo  con  i  piu'  recenti  orientamenti  comunitari   sulla
"Crescita Blu". Orientamenti che  inseriscono  pesca  e  acquacoltura
nella gestione integrata della fascia costiera, nella  pianificazione
dello  spazio  marittimo  e  che   prevedono   nello   stesso   tempo
l'integrazione con gli altri settori strettamente  interconnessi  con
competenze  comuni  e  infrastrutture  condivise  (porti,   reti   di
distribuzione dell'energia elettrica, etc.). 
    La multifunzionalita' dell'impresa  ittica  risulta  determinante
per portare non solo ad uno sviluppo dell'economia  ittica  nazionale
in linea  con  gli  altri  settori  produttivi,  ma  contribuisce  ad
arginare l'esodo di addetti dal  settore;  a  mantenere  vivi  usi  e
tradizioni legati  alla  tipicita'  dei  territori;  ad  arginare  lo
spopolamento di alcune  zone  costiere;  a  preservare  e  conservare
l'ambiente marino ed il paesaggio in generale. 
    Infatti, la moderna impresa ittica  e'  chiamata  sempre  piu'  a
favorire  la  diversificazione  delle   attivita'   coordinandole   e
raccordandole  con  le  esigenze  di  uno  sviluppo  compatibile  con
l'ambiente e l'ecosistema in generale, con le richieste dei mercati e
con l'esigenza del raggiungimento di una redditivita' sostenibile. La
tradizionale figura del pescatore  deve  essere  messa  in  grado  di
svolgere  attivita'  connesse  e  collaterali  quali   attivita'   di
ripopolamento  dei  territori  costieri  ed  acquatici,  servizi   di
presidio e monitoraggio, pulizia dei fondali e dei litorali. 
    Analogamente, a partire dall'assunto  che  i  servizi  ambientali
rappresentano una esternalita' positiva  di  cui  beneficia  l'intera
collettivita' e  come  tale  deve  essere  riconosciuta,  favorita  e
sostenuta, con un impegno pubblico aggiuntivo e straordinario. 
 
4. STRUMENTI DI INTERVENTO DEL PROGRAMMA NAZIONALE 
 
4.1 Tutela e ricostituzione delle risorse biologiche 
    La  tutela  e  la  ricostituzione  delle  risorse  biologiche  e'
certamente  l'obiettivo  di  interesse  collettivo   primario   nelle
politiche  della  pesca.  Le  competenze   in   tale   materia   sono
sostanzialmente  assegnate  all'UE  in  coerenza   con   Trattati   e
Regolamenti. 
    L'aggravarsi dello stato  di  sfruttamento  delle  risorse  e  la
percezione collettiva della rilevanza dello stato di integrita' degli
ecosistemi (valori utili ed etici della biodiversita' alle differenti
scale della organizzazione biologica, dai geni agli ecosistemi) hanno
dato crescente  centralita',  nelle  politiche  internazionali  della
pesca,  alla  conservazione  delle  risorse  biologiche.  Questo   ha
generato spesso una percezione di marginalita'  da  parte  del  mondo
della pesca nel caso in cui al divieto di accesso  alle  risorse  non
siano  state  predisposte  proporzionali  misure  di  accompagnamento
sociale a beneficio delle imprese e dei lavoratori. 
    Le  misure   di   conservazione   e   ricostituzione   (controllo
dell'accesso alle risorse nello spazio e nel tempo,  riduzione  della
capacita' di pesca, contrasto alla pesca  illegale,  riduzione  della
mortalita' da pesca, riduzione degli scarti, raggiungimento  di  MSY,
ecc.), sono alla base della riforma della PCP  2014-2020  e  verranno
inserite nel Programma nazionale triennale finalizzato a  predisporre
le misure nazionali soprattutto  orientate  alla  costruzione  di  un
sistema di imprese capaci di superare l'impatto delle nuove politiche
i cui benefici dovrebbero essere attesi in una fase successiva. 
    La pesca italiana ha definito da molti anni  una  "via  italiana"
alla conservazione attuando periodi di fermo temporaneo che di  fatto
hanno generato una diffusa riduzione della  mortalita'  da  pesca  in
fasi critiche del ciclo biologico di  molte  specie  bersaglio  della
nostra pesca a traino. Il fermo temporaneo all'italiana si e'  basato
sul principio di arrestare totalmente le  barche  nelle  aree  e  nei
periodi definiti, consentendo in tal  mondo  il  controllo  completo.
Tale strumento, con le opportune ottimizzazioni ed  adattamenti  alle
realta' locali verra' applicato con logiche di integrazione  rispetto
alle misure che saranno applicate nella nuova  PCP.  Saranno  inoltre
predisposti i programmi di monitoraggio per valutare gli effetti  del
fermo temporaneo ed ottimizzarne la definizione spazio temporale. 
4.1.1 Nuovi modelli di gestione delle attivita' di pesca 
    Dall'analisi  settoriale  emerge  la  debolezza   degli   attuali
strumenti di gestione rispetto alle esigenze  di  tutela  e  recupero
delle risorse biologiche. D'altra parte  lo  sviluppo  della  attuale
struttura  produttiva,  prevalentemente  centrata   sul   sistema   a
strascico ad elevato consumo energetico, e' limitato  dall'incremento
progressivo dei costi di gestione da un lato e dalla stagnazione  dei
prezzi alla produzione dall'altro, in un quadro di risorse biologiche
in declino in ecosistemi marini soggetti ad impatti multipli  per  la
debolezza  delle  politiche  di  conservazione  del  mare.  Andamenti
congiunturali che hanno assunto da tempo carattere strutturale e  non
e' prevedibile un'inversione delle tendenze in atto in  tempi  brevi.
Si pone quindi la necessita' di adottare strumenti di intervento piu'
efficaci e che, soprattutto, risultino coerenti con le tendenze della
nuova PCP. 
    Cio' rappresenta la conferma della necessita' che tali  strumenti
dovranno essere declinati all'interno di specifici piani di  gestione
nazionali o locali, ciascuno dei  quali  redatto  in  funzione  delle
esigenze dei diversi sistemi di pesca e degli operatori e  che  siano
in grado di disegnare nuovi  scenari  strutturali  a  sostegno  delle
flotte nazionali. 
    I piani di gestione saranno articolati in funzione delle  diverse
tipologie di pesca: 
      1. piccola pesca costiera  cui  appartengono  imbarcazioni  che
utilizzano una molteplicita' di attrezzi per la cattura di un elevato
numero di specie e che svolgono l'attivita' di pesca  prevalentemente
nella fascia compresa fra 0 e 6 miglia dalla costa; 
      2. sistemi di pesca che svolgono l'attivita' di sfruttamento in
acque territoriali e non territoriali impegnati nello sfruttamento di
stock non condivisi con altre flotte; 
      3. sistemi di pesca che svolgono l'attivita' di sfruttamento in
acque territoriali e non territoriali impegnati nello sfruttamento di
stock condivisi con altre flotte di paesi aderenti all'UE. 
    Una particolare attenzione sara'  destinata  a  quei  sistemi  di
pesca che svolgono attivita' di  pesca  specifiche  in  zone  che  si
estendono al di fuori delle acque territoriali degli Stati  membri  e
per le quali e'  prevedibile  l'avvio  di  piani  di  gestione  sotto
l'egida della CGPM, con condivisione delle strategie gestionali con i
Paesi terzi che condividono spazi, risorse  e  mercati  con  i  Paesi
membri dell'Unione europea. 
    In ogni caso, a monte del perseguimento dei singoli obiettivi, da
inserire  in  una  strategia  globale  che   affronti   nelle   scale
appropriate i criteri ed i modelli che  informano  le  attivita'  del
settore,  si  pone  la  necessita'   di   valorizzare   ed   affinare
l'innovazione rappresentata dai  piani  di  gestione  previsti  dalla
normativa comunitaria. Una normativa che, peraltro, nel dibattito  in
corso sulla riforma della PCP porta a considerare diverse soluzioni e
meccanismi di gestione (definizione di  quote  di  sforzo,  quote  di
cattura  multispecifiche,  sistemi  misti,   concessioni   di   pesca
trasferibili,  riduzione  delle  capacita'  di  pesca  con  o   senza
contributi ai ritiri definitivi) su cui nel periodo di programmazione
sara' opportuno sviluppare un percorso  di  consultazione  ampiamente
partecipativo ed azioni pilota, anche in relazione alla  problematica
del possibile bando dei rigetti  o  della  istituzione  di  "recovery
areas" nei tempi e termini che  saranno  definiti  al  termine  della
procedura comunitaria di codecisione. 
    Nel caso della  piccola  pesca  costiera  ed  in  funzione  delle
specifiche  esigenze  dell'area,  sara'  ulteriormente  promossa   la
predisposizione di piani di gestione locali.  In  tale  contesto,  si
procedera' alla definizione di puntuali procedure che favoriscano  la
effettiva attuazione delle misure ritenute piu' appropriate. Cio'  in
quanto l'attuale base giuridica che formalmente prevede la  redazione
di piani di gestione locali e' l'art. 37, lett. m) del Fondo  europeo
per la pesca (FEP) relativo alla esecuzione di azioni collettive.  Va
riconosciuto  che  tale   strumento   non   costituisce   un   quadro
giuridicamente e sostanzialmente robusto come e'  il  caso  di  altre
tipologie di piani di gestione e di  conseguenza,  occorre  prevedere
una regolamentazione piu' appropriata alla luce dell'importanza che i
piani gestionali locali possono assumere a fini gestionali. 
    La seconda tipologia individuata definisce i sistemi di pesca  in
cui l'attivita' delle imprese e' svolta in acque territoriali  e  non
territoriali, ma comunque in assenza di competizione  con  flotte  di
Paesi terzi. In questo caso, attraverso l'adozione di specifici piani
di gestione nazionali per  sistema  di  pesca  e  gruppi  di  specie,
saranno individuate le regole di sfruttamento  nell'area  compatibili
con  i  reference  point  associati  con  livelli   di   sfruttamento
sostenibili sia sotto l'aspetto biologico che sociale  ed  economico.
In  funzione  della  regolamentazione  comunitaria  vigente  e  delle
esigenze dello specifico sistema di pesca e dell'area delimitata,  il
meccanismo  gestionale,  in   aggiunta   ad   eventuali   restrizioni
geografiche e misure tecniche previste dalla  normativa  comunitaria,
potra' introdurre riduzioni di sforzo, quote di sforzo  nel  caso  di
stock multispecifici e quote di cattura o combinazione delle due  nel
caso di stock monospecifici. 
    La terza tipologia individuata e' di competenza comunitaria ed  i
relativi piani di gestione potranno essere predisposti su  iniziativa
della  stessa  Commissione  europea.  Tuttavia,  specifici  piani  di
interesse nazionale per le flotte che operano in  acque  territoriali
italiane ed internazionali risultano  prioritari  e  dovranno  essere
adottati fin dall'avvio del Programma nazionale triennale. L'area  di
maggior  interesse  in  questo  caso,  e'  quella  adriatica  ed   in
particolare la GSA 17, relativamente allo sfruttamento delle  risorse
pelagiche. Anche in questo caso gli strumenti di intervento non  sono
dissimili da quelli prima citati. 
    Relativamente  ai  sistemi  di  pesca  che  svolgono  la  propria
attivita' in acque internazionali e sfruttano risorse  condivise  con
altri paesi  non  comunitari  e'  previsto  l'avvio  delle  attivita'
preliminari alla redazione dei relativi piani di gestione nel  quadro
dei progetti ADRIAMED e MedSudMed attivi sotto l'egida della FAO.  E'
solo il caso di osservare che si tratta  di  piani  di  gestione  che
hanno per oggetto lo sfruttamento di risorse demersali  e  bentoniche
da  parte  di  flotte  d'altura  registrate  in   Paesi   diversi   e
prevalentemente  localizzate  nel  Canale  di  Sicilia  e  nel  Basso
Adriatico. In molti casi  si  tratta  di  attivita'  di  sfruttamento
concentrate sul gambero  rosso  e  sul  gambero  rosa,  quindi  pesca
prevalentemente monospecifica. Un'altra parte  e'  concentrata  sulla
pesca dei pesci ossei, merluzzo e triglie in particolare. 
    In  conclusione,  le  precedenti  considerazioni  rimandano  alla
necessita'  di  adottare  un'architettura  gestionale  flessibile   e
funzionale alle diverse esigenze che caratterizzano ciascuna  area  e
ciascun sistema  di  pesca.  La  costruzione  di  piani  di  gestione
specifici  che  prevedano  l'utilizzo  dell'insieme  degli  strumenti
disponibili in aree delimitate rappresenta un'importante  innovazione
nel panorama gestionale mediterraneo ed italiano in particolare. 
4.1.2 Attuazione aree di tutela biologica 
    Nel corso di vigenza del presente programma sara'  confermato  il
ruolo strategico assegnato alla definizione delle regole di  gestione
relativamente alle 11  aree  di  tutela  biologica  identificate  nel
quadro del piani di protezione delle risorse. 
    Considerando  la  tendenza  comunitaria  a  definire,   tra   gli
strumenti della riforma della PCP, percentuali di acque  territoriali
dei Paesi Membri temporaneamente escluse alla attivita' di pesca,  il
Programma nazionale triennale prevede la possibilita'  di  aggiornare
la identificazione delle aree da destinare a  sospensione  temporanea
delle attivita' di pesca, di prevedere le integrazioni  con  la  rete
delle Aree marine  protette  (AMP)  italiane,  di  definire  aree  di
transizione,  naturalmente  individuando  tutti  gli   strumenti   di
concertazione  e  partecipazione  attiva  del  mondo  della  pesca  e
predisponendo gli appropriati strumenti di compensazione e  controllo
a valere sulle dotazioni comunitarie del prossimo FEAMP. 
    Il  Programma  prevede  di  integrare  le  misure  di  protezione
attualmente  applicate  a  ben  definiti  spazi  marini  al  fine  di
ottimizzarne le funzioni, ad esempio con scelte  appropriate  per  le
aree  destinate  a  concessioni  demaniali  in  cui   e'   consentito
l'allevamento e non la pesca. 
4.1.3 Misure di controllo 
    Il  Centro  Nazionale  Controllo  Pesca  sara'  potenziato  e  si
procedera' a intensificare l'attivita' di controllo a mare ed a terra
in stretto collegamento, anche funzionale, con l'Agenzia di controllo
comunitaria. 
    In particolare, saranno intensificate le azioni di controllo  sul
commercio dei prodotti ittici e  presso  la  ristorazione,  anche  in
relazione alle vigenti  normative  in  materia  di  tracciabilita'  e
rintracciabilita'. 
    In particolare, in armonia con le disposizioni previste dal Piano
di Azione Internazionale sulla pesca illegale  non  riportata  e  non
regolata (IUU) e  delle  convenzioni  internazionali  vigenti,  sara'
sviluppata un'azione di controllo e monitoraggio nei confronti  delle
flotte  operanti   nelle   acque   internazionali   prospicienti   la
piattaforma continentale italiana. 
    Allo stesso tempo, sara' dato impulso ad iniziative dirette  alla
eradicazione della  pesca  IUU.  In  tal  senso  sara'  intensificata
l'azione di controllo sulle unita' da  pesca  nazionali  in  modo  da
promuovere  il  rispetto  delle  norme  nazionali  e  comunitarie   e
garantire un piu' agevole percorso di  ricostituzione  delle  risorse
biologiche. 
4.2 Tutela della concorrenza e competitivita' delle imprese di  pesca
  e dell'acquacoltura 
4.2.1 Sviluppo della produzione e dell'occupazione 
    La caduta dei livelli occupazionali e la  tendenza  negativa  che
caratterizza l'evoluzione dei margini di profitto e dei redditi degli
addetti al settore, a compendio di un sistema maggiormente flessibile
delle attivita' di pesca, richiede l'impegno alla introduzione di  un
sistema di ammortizzatori sociali per i lavoratori  dipendenti  delle
imprese di pesca, nonche' per i soci lavoratori delle cooperative del
settore che beneficiano di un sistema con minimo monetario garantito,
relativamente  ai  casi  di  inattivita'  dovuta  a  causa  di  forza
maggiore, analogamente a quanto e' gia' in uso presso tutti i settori
industriali e dell'agricoltura oltre che, ovviamente, per il  settore
dell'edilizia. Cio' contribuirebbe a determinare positive  condizioni
per la stabilita' del lavoro atte non  solo  a  frenare  l'incessante
fuoriuscita di manodopera dal settore pesca, ma anche ad intercettare
e conservare nuova forza-lavoro, grazie  all'effetto  attrattivo  che
possono produrre solamente sistemi produttivi organizzati  capaci  di
offrire agli addetti prospettive di sicurezza sociale e sviluppo. 
    Un secondo livello di intervento  riguarda  la  realizzazione  di
iniziative volte all'integrazione del reddito mediante lo sviluppo di
attivita' connesse alla pesca e all'acquacoltura di  cui  all'art.  2
del D.Lgs 4/2012. In particolare,  lo  sviluppo  del  pescaturismo  e
dell'ittiturismo e delle imprese di servizio (1) rientrano in  questo
ambito  le  applicazioni  di  tipo  sperimentale  sono  demandate  ad
appositi progetti da finanziare nell'ambito dei programmi predisposti
dalle associazioni nazionali e dai sindacati. 
    In  questo  contesto  si  collocano  le  iniziative   dirette   a
promuovere  la  multifunzionalita',  sia  attraverso   una   maggiore
integrazione    con    la    filiera    della     distribuzione     e
commercializzazione, sia attraverso la  sinergia  con  altri  settori
produttivi, come il  turismo,  il  catering  e  la  ristorazione,  la
integrazione dell'attivita' con  la  utilizzazione  e  produzione  di
fonti energetiche alternative e l'affidamento all'impresa  ittica  di
servizi ambientali, come funzioni pubbliche collettive, per la tutela
attiva dell'ambiente marino e il presidio sulle coste. 
    In attesa dell'identificazione delle figure professionali per  le
attivita' definite multifunzionali di cui al paragrafo 3.2 (punto  1)
all'interno dei CCNL di riferimento della pesca,  ai  lavoratori  che
svolgeranno le attivita' descritte in quelle definite multifunzionali
saranno applicati CCNL riferiti alle attivita' stesse. 
    Un terzo importante livello di intervento riguarda  le  attivita'
in cui la professionalita' acquisita nel  settore  della  pesca  puo'
essere  utilizzata  nell'ambito   di   settori   collegati,   tramite
riqualificazione professionale. E' questo  il  caso  dei  servizi  in
favore degli operatori del settore, nel quadro di  deleghe  da  parte
dell'Amministrazione. 
    Fra le possibili iniziative dirette a  favorire  lo  sviluppo  di
attivita' in grado di garantire un'integrazione del reddito in favore
degli addetti alla pesca o che identifichino una loro ricollocazione,
il  presente  Programma  individua,  tra  l'altro,  attivita'  svolte
nell'ambito delle  aree  marine  protette  o  delle  aree  di  tutela
biologica e di assistenza. 
    Allo scopo di valorizzare  le  esperienze  finora  acquisite,  le
attivita' di cui ai due punti precedenti potranno essere affidate  ai
consorzi unitari promossi dalle associazioni nazionali cooperative ed
armatoriali. 
 
 
    (1) Per citare solo alcuni esempi di tale tipologia: attivita' di
riparazione  reti,  lavori  di  bordo,  di  meccanica,  depositi   di
materiali per la pesca, imprese di gestione del pescato.  Per  quanto
riguarda il settore dell'acquacoltura  dovra'  essere  analizzata  la
possibilita'  di  riconvertire  le  aziende  marginali  con  fattorie
didattiche di acquacoltura. 
 
 
4.2.2 Partecipazione del mondo cooperativo, associativo e  sindacale.
  Creazione rete di progetti finalizzati e attribuzione di deleghe 
    Per tutte le attivita' considerate  il  presente  Programma  pone
l'esigenza di promuovere un rapporto di integrazione piu' stretto con
le componenti rappresentative riconosciute del settore al fine  della
realizzazione di programmi di cui agli art. 16, 17 e 18  del  decreto
legislativo  154/04,  anche  mediante   l'attribuzione   di   deleghe
specifiche e funzionali alla modernizzazione del settore. 
    Responsabilita', trasparenza e rigore nella assunzione  di  nuove
deleghe e funzioni dovranno essere gli elementi  caratterizzanti  dei
soggetti  associativi  attori  del  Programma,  che  dovranno  essere
valutati nella loro rappresentativita' e monitorati nello svolgimento
dei  compiti  assegnati,  che  potranno  spaziare  da  attivita'   di
valutazione e monitoraggio, alla promozione, ai servizi ed assistenza
tecnica, alla prevenzione nella lotta alla pesca illegale. 
    In particolare, nel corso di  esecuzione  del  Programma  saranno
assegnate deleghe nelle seguenti materie: 
1. Valutazioni e monitoraggi. 
    -  Fermo  temporaneo  di  pesca:  monitoraggio  degli  effetti  e
individuazione dei tempi e degli areali di applicazione. 
    - Piani di campionamento e controllo di cui al Reg. CE 1224/09  e
Reg. UE 404/11. 
    - Valutazione degli effetti sulle imprese  dell'applicazione  dei
Piani di gestione nazionali e locali. 
    -  Valutazione  degli  effetti   socio-economici   e   produttivi
dell'applicazione delle recenti normative comunitarie sulla  gestione
delle attivita' di pesca. 
    - Individuazione delle necessita' e delle criticita' nazionali  o
locali dei diversi segmenti di  pesca  ed  indicazione  delle  misure
necessarie alla loro soluzione in un'ottica di  coesione  sociale  ed
economica  dei  territori  per  uno  sviluppo  multifunzionale  delle
attivita' di pesca. 
    - Definizione di nuovi set di indicatori in materia  di  coesione
sociale,   economica   e   territoriale   volti   a   fornire    dati
socioeconomici, scientifici ed ambientali,  anche  nell'ottica  della
politica marittima integrata che tengano conto della diversificazione
geografica,  ambientale  e  socioeconomica   della   pesca,   nonche'
individuazione e quantificazione delle esternalita' positive, sociali
ed ambientali ad essa associate. 
2. Promozione 
    - Azioni volte a promuovere il Sistema Pesca  Italia,  ricorrendo
alle  leve  del  marketing,  della  comunicazione,   della   finanza,
dell'internazionalizzazione, delle nuove tecnologie. 
    -  Favorire  integrazione   di   filiera   e   multifunzionalita'
dell'attivita',  nonche'  l'occupazione  giovanile  e  femminile  del
settore. Promozione di reti  di  imprese  per  il  raggiungimento  di
economie di scala e formulazione di progetti innovativi. 
3. Servizi ed assistenza tecnica 
    - Misure di divulgazione delle  informazioni,  organizzazione  in
rete,   sensibilizzazione,   misure   destinate   a   promuovere   la
cooperazione e lo scambio di esperienze fra Stati membri  dell'Unione
Europea ed altri operanti nel bacino mediterraneo. 
    - Divulgazione ed informazione della legislazione in materia. 
    - Formazione dei formatori. 
    - Istituzione di reti nazionali e transnazionali tra soggetti che
operano nel campo dello sviluppo sostenibile delle zone di pesca,  al
fine di favorire lo scambio di "best practices" ed  esperienze  (rete
nazionale GAC e progetti transnazionali). 
    - Misure di  sostegno  al  settore  -  investimenti  -  verifiche
amministrative delle istanze e gestione pratiche. 
    -  A  seguito  di  una  attivita'  capillare  di  informazione  e
divulgazione le Associazioni di categoria potranno svolgere un'azione
diretta  finalizzata  all'applicazione   delle   norme   e   potranno
individuare misure da adottare affinche' queste vengano rispettate da
tutti gli operatori, con particolare riferimento alla  prevenzione  e
lotta a qualsiasi forma di pesca illegale. Le misure, individuate  ed
adottate da un Comitato (Comitato etico) nominato dalle  Associazioni
del  quale  faranno  parte   anche   membri   delle   Amministrazioni
competenti, avranno  lo  scopo  di  incrementare  il  rispetto  delle
regole.  Permetteranno  inoltre  di   rafforzare   il   ruolo   delle
Associazioni di rappresentanza  nella  gestione  delle  attivita',  a
partire dall'intervento diretto verso  chi  non  rispetta  le  regole
comuni fino alla definizione di incentivi per attivita' "virtuose"  e
saranno la base per avviare quelle forme di autogestione tante  volte
auspicate ma mai effettivamente applicate. Le  Associazioni  potranno
inoltre individuare aree omogenee e misure  specifiche  da  applicare
alle attivita' di pesca nell'ambito di Piani di gestione  locali.  Si
occuperanno,  nella  fase  di  applicazione,   della   verifica   dei
risultati,   in   collaborazione   con   un   Istituto    scientifico
riconosciuto, e delle eventuali modifiche della regolazione  per  una
maggiore efficacia. 
    -  Assistenza  alle  imprese  per   semplificazione   adempimenti
(sportelli) anche in relazione a processi di aggregazione, assistenza
a programmi di integrazione di filiera (rete di imprese). 
    - Coordinamento azioni propedeutiche alla redazione dei Piani  di
Gestione e loro applicazione. 
4. Credito: sviluppo azione confidi (progetti investimento, misure di
sostegno). Pertanto e' in questa  cornice  che  debbono  inserirsi  i
programmi di sviluppo associativo delle imprese di pesca e dei lavori
dipendenti,  anche  sviluppando  procedure  e  modalita'   idonee   a
consolidare il ruolo e le funzioni delle associazioni imprenditoriali
e dei lavoratori dipendenti come veicolo d'interfaccia  per  snellire
le attivita' dell'Amministrazione centrale. 
    In questo contesto i programmi di cui agli articoli 16, 17  e  18
del d.lgs. 154/2004  saranno  finanziati  nell'ambito  del  Programma
nazionale triennale e si articoleranno in modo da: 
      - concorrere al  perseguimento  degli  obiettivi  del  presente
Programma; 
      - assicurare la ricaduta territoriale delle iniziative; 
      - consentire la misurabilita' degli  impatti  e  dei  risultati
delle specifiche iniziative mediante idonei indicatori. 
4.2.3 Promozione della cooperazione 
    I programmi predisposti dalla cooperazione, in continuita' con  i
piani nazionali precedenti e con le relative azioni ed in  attuazione
dell'art. 16 del decreto legislativo n. 154/04, saranno articolati in
modo da prevedere le seguenti attivita': 
      - corsi di aggiornamento e riqualificazione  per  i  soci  e  i
dipendenti delle cooperative della pesca e dell'acquacoltura  e  loro
consorzi, organizzati dalle associazioni nazionali delle  cooperative
della pesca e dell'acquacoltura, riconosciute ai  sensi  delle  leggi
vigenti; 
      - iniziative volte a favorire la cooperazione tra i  pescatori,
gli  acquacoltori,  i  consorzi  tra  cooperative   della   pesca   e
dell'acquacoltura; 
      - contratti di programma,  progetti  sperimentali,  convenzioni
per la fornitura di servizi al settore. 
    Tutto  cio'  finalizzato  al  rafforzamento   del   ruolo   della
cooperazione  nel  piu'  ampio  contesto  del  processo  di  sviluppo
dell'economia ittica. 
    Relativamente  alle  azioni  di   servizio,   le   organizzazioni
cooperative garantiranno la loro  azione  sul  territorio  attraverso
centri di assistenza e promozione finalizzati a fornire la necessaria
assistenza agli operatori relativamente agli adempimenti  burocratico
-  amministrativi,  al  supporto  per  le  pratiche  assicurative   e
finanziarie  e  per  progetti  di  sviluppo  imprenditoriale,   anche
attraverso  azioni  di  tutoraggio  e  di  formazione  professionale.
Inoltre, nell'ambito dei previsti programmi di attivita', i centri di
assistenza contribuiranno alla predisposizione di piani  di  gestione
delle risorse ittiche e dei  programmi  di  sviluppo  della  pesca  e
dell'acquacoltura. 
4.2.4 Promozione dell'associazionismo 
    I   programmi   predisposti    dalle    associazioni    nazionali
riconosciute, in continuita' con i piani nazionali  precedenti  e  le
relative azioni ivi descritte, in attuazione dell'art. 17 del decreto
legislativo n. 154/04, saranno articolati in  modo  da  prevedere  le
seguenti attivita': 
      - iniziative volte a favorire l'associazionismo  delle  imprese
di pesca, dell'acquacoltura e dei loro consorzi; 
      - contratti di programma; 
      - progetti sperimentali; 
      - convenzioni per la fornitura di servizi al settore. 
    Tutto  cio'  sulla  base  di  programmi  annuali  o   pluriennali
predisposti dalle associazioni nazionali riconosciute  delle  imprese
di pesca e delle imprese di acquacoltura. 
    Relativamente alle azioni di servizio le  associazioni  nazionali
riconosciute garantiranno la loro azione  sul  territorio  attraverso
centri di assistenza e promozione finalizzati a fornire la necessaria
assistenza agli operatori relativamente agli adempimenti  burocratico
-  amministrativi,  al  supporto  per  le  pratiche  assicurative   e
finanziarie  e  per  progetti  di  sviluppo  imprenditoriale,   anche
attraverso  azioni  di  tutoraggio  e  di  formazione  professionale.
Inoltre, nell'ambito dei previsti programmi di attivita', i centri di
assistenza contribuiranno alla predisposizione di piani  di  gestione
delle risorse ittiche e dei  programmi  di  sviluppo  della  pesca  e
dell'acquacoltura. 
4.2.5 Promozione delle attivita' a favore dei lavoratori dipendenti 
    I programmi predisposti dalle organizzazioni sindacali  nazionali
stipulanti il Contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento
nel settore  della  pesca,  in  continuita'  con  i  piani  nazionali
precedenti e, in attuazione dell'art. 18 del decreto  legislativo  n.
154/04,  saranno  articolati  in  modo  da  prevedere   le   seguenti
attivita': 
      - iniziative di aggiornamento  e  riqualificazione  rivolte  al
personale dei costituendi centri di servizio; 
      - azioni finalizzate al coordinamento  ed  al  controllo  delle
iniziative  sviluppate  sul  territorio  in  favore  dei   lavoratori
dipendenti; 
      - apertura e/o  consolidamento  sul  territorio  di  centri  di
servizio per i  lavoratori  dipendenti  del  settore  della  pesca  e
dell'acquacoltura; 
      - tutto cio' sulla base  di  programmi  annuali  o  pluriennali
predisposti dalle medesime organizzazioni; 
      -  regionalizzazione  degli   interventi   a   sostegno   della
formazione e dell'informazione per i lavoratori dipendenti. 
4.2.6 Comunicazione di settore e tutela del consumatore 
    Un obiettivo prioritario del nuovo Programma nazionale  triennale
consiste nel riposizionamento della  filiera.  Cio'  rende  opportuno
ampliare e valorizzare gli obiettivi della tradizionale strategia  di
comunicazione in funzione della forte  esigenza  di  adattamento  del
mondo  della  pesca  italiano  ai  nuovi  scenari.  La  comunicazione
istituzionale e' chiamata a sostenere questo processo rafforzando  in
particolare le azioni  di  comunicazione  rivolte  agli  operatori  e
chiamando le Associazioni ad un ruolo  attivo  nel  sostenere  questo
sforzo di coinvolgimento della categoria su nuovi assetti, principi e
obiettivi. La complessita' dell'evoluzione normativa  in  atto  e  le
forti criticita' di scenario  del  momento  attuale  suggeriscono  di
valorizzare la specializzazione ed il radicamento delle  Associazioni
di  categoria  a  sostegno  delle  azioni  di  comunicazione   svolte
dall'Amministrazione per indirizzare, in linea con gli obiettivi  del
Programma, le strategie di riposizionamento del settore. 
    In linea con quanto previsto dall'art. 15 del  d.lgs.  154/04,  e
con i principi dettati dalla legge  7  giugno  2000,  n.  150,  sara'
necessaria l'attivazione di un nuovo Programma di  Comunicazione  del
Sistema Pesca Italia, articolato in due modalita' di intervento: 
      1. comunicazione istituzionale in senso stretto, ovvero  quella
propria dell'organismo pubblico; 
      2.  comunicazione  convenzionata,  ovvero   quella   effettuata
dall'organismo pubblico in Convenzione  con  i  soggetti  associativi
destinatari degli interventi del  Programma  triennale,  valorizzando
anche le esperienze e competenze delle strutture unitarie attive  nel
campo della promozione. 
    Nell'ambito   dell'attivita'   di   comunicazione   istituzionale
dovranno essere rafforzati gli  interventi  volti  a  valorizzare  le
produzioni, con particolare attenzione alle  specie  eccedentarie,  e
sostenere  l'immagine  del  settore,  al  fine  di  dare  una  "Nuova
identita' del Sistema Pesca Italia".  Oltre  al  rafforzamento  degli
strumenti  tradizionali   della   comunicazione   istituzionale,   e'
opportuno  avvalersi  delle  potenzialita'  offerte  dallo   sviluppo
tecnologico delle piattaforme digitali  multimediali  e  multicanale,
che con una maggiore economicita' di produzione e  gestione  rispetto
ai media tradizionali, consente strategie di comunicazione integrata,
capaci  di  ottimizzare  e  utilizzare  al  meglio   le   piattaforme
disponibili e di articolare l'offerta di contenuti nel  rispetto  dei
contesti  di  fruizione  e  dei   differenti   pubblici   potenziali,
virtualmente illimitati. 
4.2.7 Tutela della  concorrenza  e  nuovi  strumenti  assicurativo  -
  finanziari 
    La pesca e l'acquacoltura italiana - nonostante  il  processo  di
modernizzazione che ne ha caratterizzato lo sviluppo nel corso  degli
ultimi  anni  -  risente  della  carenza  di   strumenti   creditizi,
assicurativi e finanziari in grado di sostenerne il consolidamento. 
    L'intero sistema richiede, in questo senso ed in  maggior  misura
con il progressivo venir meno degli strumenti d'aiuto comunitari, una
forte azione di modernizzazione  degli  strumenti  a  sostegno  delle
imprese per il superamento degli ostacoli che ancora  impediscono  il
raggiungimento di un livello di operativita' analogo a quello di  cui
godono altri settori. 
4.2.7.1 Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria ittica 
    La politica di rilancio, per essere  incisiva,  deve  basarsi  su
precise e selezionate linee d'azione. Per guidare  il  cambiamento  e
riposizionare il sistema imprenditoriale in linea con  gli  indirizzi
gestionali e le opportunita' delineate e' necessaria  la  definizione
di nuove politiche di incentivazione e di nuovi strumenti per la loro
attuazione. 
    Per raggiungere una sufficiente redditivita' sono  indispensabili
crescita e aumento della dimensione operativa, attraverso la crescita
interna o processi  di  concentrazione  e  fusione;  investimenti  in
sviluppo di reti di vendita e di assistenza; investimenti in  sistemi
di formazione; capacita' di ricerca e selezione di fonti  alternative
di finanziamento. 
    E' in questo scenario che si colloca l'ipotesi del  varo  di  uno
specifico Fondo per lo  sviluppo  dell'imprenditoria  ittica,  i  cui
inizi potranno essere reperiti nel corso di attuazione  del  presente
Programma. Il Fondo, quale strumento di rilancio delle  politiche  di
impresa,  potrebbe  concorrere  alle  ristrutturazioni   finanziarie,
creazione di joint venture, operazioni di fusione  e  concentrazione,
tutoraggio di start  up,  prestiti  partecipativi  e  concessioni  di
garanzie per operazioni di reperimento di capitale di  rischio  e  di
capitale finanziario. L'operativita', dunque, dovrebbe toccare  tutte
le variabili sensibili al  rafforzamento  dell'impresa  ittica  e  al
miglioramento  delle  condizioni  di  filiera,  agendo  sul  processo
complessivo di allocazione ottimale delle risorse  a  disposizione  e
cercando di creare le  condizioni  per  attrarre  nuovi  investimenti
privati, premiando i progetti che maggiormente  consentano  forme  di
integrazione orizzontale e verticale che garantiscano  l'innalzamento
delle capacita' imprenditoriali e manageriali del  settore.  Elemento
fondamentale per il recupero della competitivita'  delle  imprese  di
pesca riguarda specificamente l'accesso  al  credito,  che  l'attuale
crisi  economico-finanziaria  ha  reso  ancora  piu'  drammatico.  Il
combinato  disposto  dell'attuazione  degli  accordi  cosiddetti   di
Basilea 2 e 3 e della situazione attuale di razionamento del credito,
viste le condizioni di sottocapitalizzazione e di indebitamento  gia'
descritte, insiste sulle imprese di pesca in  un  modo  pesantissimo.
Oltre all'azione del Fondo, anche l'attivita' svolta dai  Confidi  di
settore  e  dagli   strumenti   unitari,   che   vantano   competenza
specializzata,  potra'  garantire  una  maggiore  facilita'  per   il
reperimento del capitale di credito ed una riduzione del suo costo. 
4.2.7.2 Fondo interbancario di garanzia 
    Al fine di favorire l'accesso al credito delle imprese di pesca e
dell'acquacoltura, l'altro ambito di intervento pubblico previsto dal
presente Programma interessa il rilascio di fideiussioni a  beneficio
delle imprese del settore ed in particolare di  quelle  con  limitata
capacita' di prestare autonomamente sufficienti garanzie per ottenere
la concessione di prestiti bancari. 
    E' noto che nel rapporto tra  imprese  e  sistema  creditizio,  i
fondi di garanzia svolgono un delicato ruolo di intermediazione. 
    Infatti, se da un lato mitigano i  rischi  di  esposizione  delle
banche  e  le   assistono   nel   processo   di   valutazione   della
sostenibilita'   delle   iniziative    imprenditoriali,    dall'altro
perseguono il miglioramento delle condizioni  dei  prestiti  concessi
alle imprese. 
    La  Sezione  speciale  del  Fondo  interbancario  di  garanzia  -
istituita con la L.153/1975, contenente al proprio interno la nozione
di credito peschereccio (art. 43 del d.lgs. 1 settembre 1993 n.  385)
e di fatto non operante dal 1992 - e' stata riavviata ed estesa  alla
pesca con il trasferimento all'Istituto di  servizi  per  il  mercato
agricolo alimentare (Ismea) dall'art. 17 del decreto  legislativo  29
marzo 2004, n. 102. 
    Secondo  tale  norma,   l'Ismea   puo'   concedere   la   propria
fideiussione a fronte  di  finanziamenti  bancari  a  medio  e  lungo
termine in favore delle imprese agricole e della pesca. 
    Inoltre,  con  la  stessa  norma  l'operativita'  della   Sezione
speciale e' stata estesa: 
      -  All'erogazione  di  garanzie  dirette  alle  banche  e  agli
intermediari finanziari a  fronte  di  prestiti  partecipativi  e  di
partecipazione  nel  capitale  delle  imprese  assunte   da   banche,
intermediari finanziari e fondi chiusi di investimento mobiliari. 
      - Al rilascio di controgaranzie e  garanzie  in  collaborazione
con Confidi e altri fondi di garanzia pubblici e privati. 
    Sebbene, ad oggi, ancora inattuate, queste  previsioni  normative
hanno  consentito  di  allargare  l'azione  della  Sezione  speciale,
rispondendo  piu'  efficacemente  alle  esigenze  delle   imprese   e
sviluppando sinergie con gli altri strumenti di finanza e di garanzia
d'impresa. 
    Inoltre come gia' detto, la  garanzia  rilasciata  dalla  Sezione
speciale, in quanto garanzia di tipo  primario,  e'  coerente  con  i
principi di Basilea 2 e 3. 
    I finanziamenti che beneficeranno  del  concorso  delle  garanzie
della Sezione speciale dovranno essere  destinati  in  particolare  a
sostenere l'attivita' di filiera e gli interventi per la ricerca,  la
sperimentazione,  l'innovazione  tecnologica  e   la   valorizzazione
commerciale   dei   prodotti,   per   finanziare   la    costruzione,
l'acquisizione o il miglioramento di beni immobili, o per  l'acquisto
di attrezzature per lo svolgimento delle attivita'  produttive  e  di
quelle connesse. 
4.2.7.3 Innovazione del Fondo di solidarieta' nazionale 
    Ai  precedenti  strumenti  di  tipo  finanziario,   il   presente
Programma prevede uno strumento finalizzato  alla  promozione  di  un
ulteriore strumento di tipo assicurativo che  intende  integrare  gli
eventuali interventi previsti dal Fondo di solidarieta' nazionale per
la      pesca      e      dell'acquacoltura.      Gli       strumenti
assicurativi-riassicurativi, qui previsti e che sono da tempo  attivi
nel comparto agricolo,  rientrano  tra  le  forme  di  coinvolgimento
pubblico  finalizzate  ad  ottenere  un  graduale   passaggio   degli
interventi  dal  versante  compensativo   a   forme   d'assicurazione
preventiva   (spostamento   dell'ottica   dall'ex-post   all'ex-ante)
allargando la platea dei rischi assicurabili nel settore della  pesca
e dell'acquacoltura. 
    Il presente Programma tende quindi  a  favorire  lo  sviluppo  di
forme assicurative che possano coprire le attivita'  di  pesca  e  di
acquacoltura   dai   principali   rischi    meteorologici    (polizze
pluririschio)   e   lo   stesso   risultato    produttivo    (polizze
multirischio). 
    L'intervento pubblico si concretizzera' attraverso la  previsione
di un contributo pubblico sui premi assicurativi e di  un  intervento
di riassicurazione pubblica per permettere  l'assunzione  dei  rischi
che, allo stato, non possono ancora  trovare  adeguata  copertura  da
parte del mercato. 
4.2.8. Semplificazione delle procedure amministrative 
    Una  maggiore  concorrenzialita'  delle  imprese  ittiche  e   di
acquacoltura  passa  obbligatoriamente  attraverso  la  strada  della
semplificazione. 
    Il Programma nazionale triennale prevede,  oltre  a  quelle  gia'
messe in  campo  dall'Amministrazione,  ulteriori  misure  dirette  a
favorire la semplificazione delle procedure amministrative in modo da
ridurre, qualitativamente e quantitativamente,  la  dimensione  delle
incombenze delle  imprese  di  pesca  nello  svolgimento  delle  loro
attivita' produttive. 
    L'intersettorialita'  delle  competenze,  insieme  alla  profonda
revisione  normativa  in  atto,  sia  a  livello  internazionale  che
europeo, ha determinato nel caso della filiera  ittica  una  crescita
ipertrofica del numero delle leggi e  dei  regolamenti,  con  carichi
regolativi che gravano non solo sulle  attivita'  delle  imprese,  ma
anche delle Amministrazioni  pubbliche,  per  la  complessita'  degli
adempimenti  burocratici  imposti  per  assicurare  e  verificare  il
rispetto di tali regolazioni. 
    L'iperregolazione costituisce uno  dei  fattori  della  crisi  di
competitivita' della filiera ittica come sistema economico, anche  in
termini di capacita' di spesa dei finanziamenti  europei,  oltre  che
come ostacolo per l'affermarsi di una piena cultura della legalita' e
del rispetto delle regole. 
    Gli  strumenti  per  il   raggiungimento   degli   obiettivi   di
semplificazione  e  sburocratizzazione  sono   interventi   normativi
mirati: alla  riduzione  degli  oneri  amministrativi  e  adempimenti
burocratici a carico delle  imprese,  alla  riduzione  dei  tempi  di
attesa, oggi lunghi ed incerti, delle procedure amministrative,  alla
introduzione   di   una   maggiore   proporzionalita'    tra    oneri
amministrativi e dimensioni delle imprese, alla prevenzione, in  sede
di recepimento, di sovraccarichi di  regolazione  rispetto  a  quella
minima delle fonti comunitarie. 
    Al fine di agevolare l'operato delle imprese e diminuire i  costi
indiretti sul sistema produttivo della pesca e dell'acquacoltura,  e'
previsto l'avvio di esperimenti  di  decentramento  funzionale  delle
attivita' amministrative  attraverso  front-office  per  la  gestione
degli adempimenti  burocratici  e  di  routine  presso  le  strutture
periferiche quali, ad esempio, gli Uffici delle Capitanerie,  servizi
ora concentrati a livello centrale presso vari Ministeri. 
    Sempre nell'ambito dell'  approccio  volto  alla  semplificazione
amministrativa, sara' dato seguito a quanto disposto  dagli  obblighi
comunitari e dalla normativa nazionale finalizzati all'attivazione di
tutti  gli  strumenti  utili  ai  fini  di  una  completa  conoscenza
dell'azienda, della sua storia e del cumulo dei  contributi  ottenuti
anche  per  una  corretta  valutazione  sull'insieme  dei  premi  "de
minimis". 
    Per supportare la Pubblica Amministrazione negli  adempimenti  di
competenza, sara' predisposto uno specifico programma di deleghe alle
Organizzazioni di rappresentanza, secondo  i  principi  dello  "Stato
leggero". 
4.2.9.1 Aggiornamento e riqualificazione professionale e divulgazione
  dei fabbisogni formativi 
    Il  raggiungimento   degli   obiettivi   previsti   comporta   la
definizione e la qualificazione  dell'offerta  formativa  continua  e
permanente   secondo   i   principi   e   le   metodologie   relative
all'apprendimento monitorabile delle persone adulte, rifiutando l'uso
di approcci generici, non misurabili e privi di finalizzazione. 
    Il Presente programma prevede pertanto: 
      - La promozione  di  studi  di  settore,  il  monitoraggio  del
mercato del lavoro, il miglioramento delle condizioni di sicurezza  e
di lavoro a bordo e a terra. 
      - L'individuazione delle deleghe nel campo dell'assistenza agli
operatori del settore, con particolare riguardo all'evoluzione  degli
strumenti e delle tecnologie di navigazione e di pesca che comportano
significativi  cambiamenti  sulle  modalita'  di   organizzazione   e
gestione del lavoro ed alle norme sempre in evoluzione riguardanti la
sicurezza marittima, la sicurezza  e  salute  degli  operatori  della
pesca e la salubrita' e qualita' dei prodotti e dei processi. 
      -  L'organizzazione  di  un   sistema   informativo/divulgativo
specifico per la  filiera  ittica,  anche  attraverso  uno  specifico
"portale della pesca", con banche dati  sui  contratti,  consuetudini
locali e altri aspetti di interesse specifico della filiera. 
    A questo scopo il presente  Programma  prevede  la  continuazione
delle attivita' da parte del competente  Osservatorio  nazionale  del
settore. 
 
5. L'ACQUACOLTURA 
 
    L'acquacoltura nelle  acque  interne  e'  materia  di  competenza
regionale.  Il  Programma   nazionale   triennale   della   pesca   e
dell'acquacoltura fa comunque riferimento a  quegli  aspetti  che  si
integrano con le politiche della pesca  nell'ambito  delle  politiche
del mare. L'acquacoltura  sta  assumendo  un  ruolo  crescente  nelle
produzioni ittiche coerentemente alla tendenza  che  vede  stabili  o
decrescenti le  produzioni  da  cattura  ed  in  crescita  quelle  da
allevamento. L'acquacoltura marina italiana ha  seguito  un  processo
evolutivo ben definito perdendo, per quanto concerne le produzioni da
piscicoltura  estensiva,  le  caratteristiche  tecniche  tradizionali
sviluppate nelle lagune costiere e nelle Valli  salse  da  pesca  del
Nord Adriatico.  La  tendenza  della  piscicoltura  marina  italiana,
inizialmente  proiettata  verso  l'integrazione  tra   intensivi   ed
estensivi,  con  notevoli  benefici  ambientali,  ha  poi  subito  un
processo di concentrazione sulle attivita' intensive per  l'eccessiva
presenza di specie protette  di  uccelli  ittiofagi  che  hanno  reso
impraticabili  le  produzioni  basate  sul  ripopolamento  di   ampie
superfici non controllate da reti antiuccello. 
    Attualmente lo sviluppo delle attivita' di ingrasso  in  mare  in
gabbie galleggianti si sta dimostrando competitivo con  gli  impianti
di ingrasso situati a  terra,  per  costi  energetici  e  per  natura
localizzata degli impatti ambientali che generano. 
    La molluschicoltura italiana, mitilicoltura e venericoltura si e'
strutturata attraverso una continua evoluzione  delle  tecnologie  di
coltivazione e nel  caso  della  mitilicoltura  con  la  tendenza  ad
operare in mare aperto ed in ambienti sempre piu' salubri. 
    La  valenza  strategica  della  molluschicoltura  e'  considerata
centrale dal Programma nazionale triennale  in  considerazione  della
potenzialita' di crescita di questo comparto che non richiede robusti
input energetici; che dispone di spazi;  che  sul  piano  sociale  si
presta a modelli di riconversione  della  piccola  pesca,  come  gia'
dimostrato in varie aree della penisola italiana. 
    La dipendenza della Molluschicoltura  dalle  buone  politiche  di
programmazione  del  territorio  e'  altrettanto  evidente.   Infatti
l'allocazione degli spazi per queste attivita' , la loro integrazione
alla definizione spaziale di aree di tutela biologica, la  necessita'
di definire canoni equi, la buona qualita' delle acque di allevamento
ed infine una rete efficiente dei controlli igienico  sanitari,  sono
tutti aspetti che vanno considerati con attenzione istituzionale  per
dare a questo settore una spinta sostanziale. 
    Piscicoltura  e  molluschicoltura  italiana  contribuiscono  alla
disponibilita' di  prodotti  alimentari  dal  mare,  ma  la  crescita
interna non ha segnato una risposta consistente alla  crescita  della
domanda ormai soddisfatta in larga parte dalle importazioni  e  dagli
scambi all'interno dell'UE. 
    Le ragioni di una crescita limitata sono molteplici,  ma  possono
essere sintetizzate in quattro aspetti: 
      - Complessita' delle procedure relativamente alla creazione  ed
alla gestione dell' attivita' di allevamento ed, in  particolare,  le
difficolta' per gli operatori di ottenere  concessioni  in  mare  con
procedure snelle e garanti della  tutela  ambientale  attraverso  una
corretta scelta dei siti. 
      - Costo delle concessioni demaniali. 
      -  Mortalita'  dei  progetti  che   hanno   avuto   accesso   a
finanziamenti pubblici per una cattiva selezione dei siti  e  per  la
bassa qualita' delle scelte progettuali. 
      - Mancanza di politiche a sostegno delle imprese dal  punto  di
vista finanziario ed assicurativo, considerato  il  ruolo  di  questo
aspetto in acquacoltura che prevede cicli produttivi comunque  lunghi
e soggetti a notevoli rischi biologici ed ambientali. 
    In particolare si indicano  alcune  questioni  rilevanti  che  il
periodo di programmazione triennale dovra' affrontare per  restituire
certezze ad un settore che stenta a decollare: 
      a)  canoni  demaniali  marittimi  per  l'acquacoltura  per   le
questioni collegate alla forma societaria diversa dai consorzi o loro
cooperative; 
      b)  la  disciplina  del  lavoro  subacqueo  per  i   lavoratori
dipendenti delle societa' di maricoltura va rivista ed adeguata  alle
esigenze settoriali; 
      e) trasparenza nella produzione di mangimi per acquacoltura; in
particolare il controllo dei prezzi e le condizioni di  pagamento  in
modo allineato che costituiscono problemi di rilevante spessore. Tale
situazione  condiziona  gli  stessi  produttori  cui  viene   imposto
l'inserimento   della   composizione    dettagliata    del    mangime
(tracciabilita' obbligatoria) in etichetta. Le diverse percentuali di
materie prime  incidono  infatti  in  modo  rilevante  sul  costo  di
produzione del mangime laddove le imprese produttrici sono  in  grado
di sostituire le proteine ottenute dalle farine di  pesce,  che  sono
molto costose, con le piu' economiche farine di vegetali. 
    Il Programma nazionale triennale dovra' supportare il superamento
di  tali  limiti  in  un  quadro  di  leale   collaborazione   e   di
sussidiarieta' con  le  Regioni.  Nell'ambito  della  nuova  politica
comune  della  pesca  nella  quale  l'acquacoltura  assume  crescente
centralita' dovranno essere debitamente rappresentate le istanze  dei
nostri  territori  lavorando  per  una  reale  semplificazione  delle
procedure per il rilascio delle concessioni. 
    Lo Stato dovra' facilitare la programmazione nell'uso  del  mare,
generando  collaborazione  tra  le  amministrazioni  competenti,   la
definizione di zone allocate all'acquacoltura, utilizzando al  meglio
il sistema GIS Pesca promosso dalla Direzione  generale  della  pesca
marittima e dell'acquacoltura. 
    Il Programma triennale, fin da questa fase di  definizione  degli
obiettivi  comuni  della  PCP,  dovra'  quindi  porre  nei  confronti
dell'acquacoltura una rinnovata attenzione. L'obiettivo ambizioso fin
qui  identificato  e'  quello  di  sopperire  almeno  in  parte  alle
importazioni da parte di Paesi  terzi  nella  considerazione  che  il
mercato ittico europeo e' approvvigionato  per  il  25%  dalla  pesca
europea,   per   il   65%   dalle   importazioni   e   per   il   10%
dall'acquacoltura. 
    In questo quadro l'Italia dovra' disporre di  strumenti  efficaci
per affrontare le politiche strutturali europee con un  pacchetto  di
strumenti pianificatori che consentano  di  intercettare  i  benefici
degli aiuti comunitari e nazionali destinati al settore. 
    Il dibattito tra le parti sulla  riforma  a  livello  europeo  ha
individuato  una  serie  di  obiettivi  strategici  coincidenti   con
l'identificazione e l'analisi delle  priorita'  identificate  per  il
Programma triennale: 
      -   semplificazione   amministrativa,   soprattutto   per    le
autorizzazioni; 
      - programmazione degli spazi da allocare all'acquacoltura; 
      - diversificazione strategica ed organizzativa delle  attivita'
di acquacoltura; 
      - utilizzare tutte le opportunita' competitive. 
    Tutto cio' significa ridurre la frammentazione dei riferimenti  e
dei servizi pubblici per il  settore  e  dal  punto  di  vista  delle
imprese  cercare  nuove  forme  organizzative,  nuove  strategie   di
mercato, nuove fonti energetiche,  aggregazioni  per  lanciare  nuovi
programmi per l'innovazione scientifica e tecnologica. 
    L'acquacoltura italiana ha segnato il passo  nella  capacita'  di
incidere sulle  politiche  dell'UE  dato  che  i  Paesi  mediterranei
dell'Unione europea non sono sede di forti gruppi economici e che fin
qui, prima della codecisione del Parlamento europeo, hanno  di  fatto
determinato le direzioni  delle  scelte.  Questo  sia  sulla  ricerca
scientifica sia sul processo di partecipazione del mondo associativo.
Solo una forte riorganizzazione della  acquacoltura  nazionale,  oggi
frammentata in politiche locali non coordinate, con  un  recupero  di
linee strategiche ben definite e comuni potra' riposizionarla secondo
quanto auspicato dal mondo produttivo  e  dai  mercati,  con  effetti
positivi sulla sostenibilita' ambientale ed economica del settore. 
 
6. LA PESCA RICREATIVA E SPORTIVA 
 
    In Italia,  circa  un  milione  di  persone  praticano  la  pesca
ricreativa in mare. Se  si  escludono  coloro  i  quali  si  dedicano
occasionalmente a questa attivita' del tempo libero, gran  parte  dei
pescatori ricreativi in Italia sono attivi frequentatori  dei  nostri
mari, operando da terra e da natante. 
    Molti di  loro  sono  attratti  dalla  pesca  sportiva  e  dunque
dall'agonismo organizzato che oggi si  rappresenta  in  una  rete  di
relazioni ed  organizzazioni  internazionali,  coerentemente  con  il
carattere dello sport moderno come strumento di coesione. 
    Nel  2010,  con  decreto  del  6  dicembre,  il  Ministero  delle
politiche   agricole   alimentari   e   forestali    ha    provveduto
all'assentimento  di  un  permesso  di  pesca  gratuito,   attraverso
l'iscrizione del richiedente su un registro. 
    Questa scelta ministeriale ha avuto  un  significato  pilota  per
conoscere la consistenza della pesca ricreativa in mare, essendo nota
quella nelle acque interne che prevede il rilascio di una licenza  da
parte delle Amministrazioni locali competenti. 
    Il  decreto  ha  avuto  il  consenso  della   maggioranza   delle
associazioni della pesca sportiva e ricreativa piu'  rappresentative,
nella  consapevolezza  delle  difficolta'  di  collocare  una   pesca
ricreativa in mare non conosciuta e non  regolata  nell'ambito  della
pesca responsabile, dato che molta della piccola pesca illegale o del
commercio illegale  di  prodotti  della  pesca  si  cela  nell'ambito
ricreativo. 
    Nel corso del Programma, in attuazione dell'art. 55 del  Reg.(CE)
1224/09, saranno definite le norme finalizzate  a  garantire  che  la
pesca ricreativa  sia  effettuata  in  maniera  compatibile  con  gli
obiettivi e le norme della politica comune della pesca. Cio' anche in
considerazione del fatto che la pesca ricreativa rappresenta: 
      - un'attivita' di prelievo che incide sulla mortalita' da pesca 
      - un segmento economico rilevante 
      - un valore per la  qualita'  della  vita  dei  cittadini  come
attivita' del tempo libero ed occasione di educazione ambientale 
      - una possibile area di conflittualita' o di collaborazione con
il mondo della pesca professionale. 
    La pesca ricreativa in  mare  deve  essere,  dunque,  materia  di
programmazione e  di  sviluppo  nell'ambito  del  Programma  sia  per
garantire un prelievo sostenibile, sia per armonizzare  le  relazioni
con il mondo professionale sull'uso degli spazi e dei mercati. 
    In  questo  senso,  il  Programma  nazionale  triennale   intende
consolidare  la  recente  strategia  di   raccordo   fra   la   pesca
professionale e quella  sportiva  e  ricreativa  anche  avviando  una
seconda fase del censimento dei pescatori  in  mare.  L'obiettivo  e'
quello di superare la  fase  della  semplice  rilevazione  statistica
censitaria e giungere  ad  un  sistema  dinamico  di  raccolta  delle
informazioni, coerente con  le  norme  comunitarie  che  chiedono  un
monitoraggio anche della pesca sportiva e ricreativa per una corretta
gestione delle risorse ittiche. 
    Un secondo obiettivo del Programma riguarda gli aspetti  connessi
con  il  contrasto  alla  pesca  IUU  che  riguarda  sia   la   pesca
professionale che sportiva e ricreativa. Da questo punto di vista  si
provvedera'  alla  predisposizione  di  una  strategia   diretta   al
miglioramento   dei   controlli   e   all'eventuale   adeguamento   e
rafforzamento dell'apparato sanzionatorio soprattutto  per  prevenire
il commercio dei pesci catturati dalla pesca ricreativa. 
 
7. LA RICERCA SCIENTIFICA 
 
    Le attivita' di  ricerca  scientifica  nel  settore  delle  pesca
marittima e dell'acquacoltura e sulle  risorse  marine  viventi  sono
state caratterizzate da un intenso sviluppo nel  corso  degli  ultimi
anni attraverso l'impegno di una molteplicita' di enti ed istituti di
ricerca pubblici (CNR, universita', ISPRA ex ICRAM, ecc.) e  privati,
alcuni dei quali organismi di ricerca del settore della cooperazione. 
    Negli   ultimi   anni   l'Amministrazione   ha   incentivato   la
costituzione di una rete di istituti di  ricerca  che,  favorendo  lo
scambio  di  informazioni,  nell'ottica  della  valorizzazione  della
diversita' delle competenze e delle peculiarita' dal punto  di  vista
geografico,  si  e'  progressivamente  affermata   come   centro   di
riferimento per  un  adeguato  supporto  scientifico  per  le  scelte
gestionali e per l'acquisizione di pareri di esperti. 
    Inoltre, significative attivita' di ricerca in materia di risorse
biologiche del mare negli anni di vigenza  del  precedente  Programma
nazionale triennale hanno riguardato la costituzione  di  un  sistema
GIS con la copertura di tutte le coste italiane, la valutazione delle
catture accessorie con il traino pelagico, la valutazione dello stock
di Anguilla anguilla nell'ottica dell'attuazione  del  Reg.  (CE)  n.
1100/2007, l'identificazione spazio-temporale delle aree  di  nursery
nei mari italiani. Sono stati realizzati studi  sugli  effetti  degli
inquinanti  sulla  pesca  marittima,  mentre  e'  stato  studiato  lo
sviluppo di linee guida per l'adozione di misure tecniche  e  per  la
gestione delle zone di tutela biologica.  Altre  ricerche  che  hanno
apportato  significative  nuove   conoscenze   utilissime   ai   fini
gestionali riguardano i modelli bioeconomici, aspetti di  qualita'  e
di sicurezza alimentare dei prodotti ittici, sviluppo di  sistemi  di
telemetria per la misurazione delle taglie del tonno rosso. Sul piano
internazionale si  sono  anche  approfondite  le  possibilita'  dello
sviluppo della cooperazione nel Mediterraneo. 
    Il monitoraggio scientifico della pesca  italiana  e'  realizzato
nel quadro del Programma italiano per la raccolta dei dati  alieutici
in accordo con il  Reg.  (CE)  n.  199/2008  e  relativi  regolamenti
applicativi.  In  quest'ambito,  attualmente   il   modulo   per   la
valutazione  del  settore  della   pesca   prevede   alcune   sezioni
rispettivamente  per  la   raccolta   delle   variabili   economiche,
biologiche e trasversali, piu' una sezione dedicata alle campagne  di
ricerca in mare (MEDITS per le  risorse  demersali  e  MEDIAS  per  i
piccoli pelagici con metodi acustici). Un secondo modulo del suddetto
programma comprende la valutazione  della  situazione  economica  del
settore acquacoltura e dell'industria di trasformazione, un terzo  e'
relativo alla valutazione degli effetti del settore della pesca sugli
ecosistemi marini. Un modulo  e'  infine  dedicato  alla  gestione  e
all'utilizzo dei dati. Particolare rilievo in questo contesto  assume
l'approccio regionale che viene realizzato nell'ambito di un comitato
di coordinamento per il  Mediterraneo  e  il  Mar  Nero.  L'approccio
complessivo del sistema di raccolta dati alieutici e' per  "metiers",
"mestieri di pesca", il che richiede una  particolare  intensita'  di
campionamento. 
    In tal senso e' stato possibile  accumulare  un'ingente  mole  di
informazioni finalizzate alla definizione delle politiche della pesca
che, per loro natura, necessitano di una  consistente  ed  aggiornata
base  conoscitiva.  Infatti,   la   ricerca   deve   prioritariamente
identificare lo stato delle risorse biologiche dei mari per  definire
i livelli di prelievo. Le relazioni tra  pesca  ed  ambiente  debbono
essere ben conosciute sia per determinare il  livello  degli  impatti
generati sulle  popolazioni  e  sugli  ecosistemi  dall'attivita'  di
prelievo, sia per valutare  gli  impatti  delle  azioni  umane  sugli
ecosistemi acquatici e dunque sulle risorse della pesca. 
    Nell'evoluzione del sistema ricerca in pesca negli ultimi anni si
e'  osservata  una  crescente  tendenza  a  considerare  in   maniera
integrata risorse pescabili ed ambienti marini, nella  logica  di  un
approccio eco sistemico  alla  pesca  che  di  fatto  coinvolga  piu'
dimensioni, come quella sociale, economica e giuridica. 
    Il presente Programma,  in  una  logica  di  continuita'  con  le
precedenti edizioni, mira a garantire  e  potenziare  i  ruoli  della
ricerca  in  pesca  al  fine   di   perseguire   gli   obiettivi   di
sostenibilita',  anche  in  ottemperanza  a  tutte   le   indicazioni
comunitarie che  richiedono  supporto  scientifico  e  programmazione
(Piani di gestione)  impossibili  da  predisporre  senza  delle  basi
scientifiche formalmente riconosciute dagli organi consultivi europei
(ICES e STECF). 
    In   tal   senso,   i   programmi   triennali   della   pesca   e
dell'acquacoltura hanno consentito la costituzione di una rete  della
ricerca in pesca italiana che nel  tempo  si  e'  consolidata  ed  ha
consentito il raggiungimento di standard  internazionali  comparabili
con quelli del sistema nord europeo preso a modello dalla UE. 
    La disponibilita' di una solida ricerca in pesca, che negli  anni
e' stata finalizzata a temi prioritari, riducendo dispersione e costi
pubblici, ha consentito di svolgere un ruolo rilevante nell'azione di
proposizione  e  in  molti  casi  di  guida   scientifica   in   sede
Mediterranea e nel contesto delle Organizzazioni internazionali (RAC,
CGPM, ICCAT, FAO, OCSE). 
    Il Programma intende  proseguire  su  questa  azione  tendente  a
rafforzare gli standard europei della ricerca in pesca e di  presenza
attiva  nelle  sedi  internazionali,  con  priorita'  ai  temi  della
gestione e della regolazione e del controllo. 
    In questo quadro si ritiene prioritario  migliorare  l'efficienza
dell'azione pubblica  relativamente  alla  esecuzione  del  Programma
annuale nazionale di cui al Reg. 199/08 in materia di raccolta  dati,
garantendone  la  correntezza,   anche   attraverso   l'utilizzo   di
stanziamenti  recati  dal  capitolo  per  la  ricerca  scientifica  e
tecnologica integrandone appositamente la denominazione. 
    Le aree  di  ricerca  che  risultano  prioritarie  nel  corso  di
validita' del presente Programma sono di seguito individuate: 
      -  metodi  scientifici  per  l'ottimizzazione  dei   piani   di
gestione; 
      - rafforzamento delle reti della ricerca  in  pesca  a  livello
nazionale e Mediterraneo; 
      - coinvolgimento del  mondo  della  pesca  nelle  attivita'  di
ricerca; 
      - valorizzazione delle conoscenze locali e tradizionali e delle
problematiche del lavoro; 
      -  partecipazione  nazionale  al  sistema   comunitario   della
raccolta dati. 
    Risulta prioritario l'aggiornamento continuo  dello  stato  della
pesca e  della  acquacoltura  nei  mari  italiani  comprensivo  degli
Annuari sullo stato delle risorse e sulle  strutture  produttive  dei
mari italiani articolati per GSA, al fine di disporre di un quadro di
riferimento unico ed affidabile  per  tutte  le  funzioni  di  natura
decisionale e gestionale. 
    Per l'acquacoltura il presente Programma prescrive che la ricerca
in acquacoltura - per le competenze di indirizzo in pesca dello Stato
- consideri prioritariamente: 
      - gli studi a supporto della programmazione delle aree allocate
all'acquacoltura, nell'ambito della  Gestione  integrata  delle  zone
costiere; 
      -  lo  sviluppo  del  sistema  GIS  pesca  nazionale  verso  la
maricoltura; 
      - la ricerca per le nuove  specie  candidate  per  ampliare  la
gamma produttiva della acquacoltura marina italiana. 
 
      STATO DI PREVISIONE DELLA SPESA PER GLI ANNI 2013 - 2015 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico