(Allegato 2)
                                                           Allegato 2 
                                         (di cui all'art. 2, comma 1) 
 
 
                    Art. 1 comma 2, legge 31/2006 
 
 
             MORTE INASPETTATA DI FETO DI ETA' GESTAZIONALE 
                      SUPERIORE ALLA 25A SETTIMANA 
 
 
                               INDICE 
 
  Inquadramento generale della "Morte inaspettata del  feto  dopo  la
25' settimana di gestazione" 
  Legge 31/2006 -Protocollo per riscontro diagnostico di feto di eta'
gestazionale superiore alla 25' settimana 
  Legge  31/2006  -  Scheda  descrizione  macroscopica  placenta   da
gravidanza singola 
  Manuale  autopsia  del  feto  nato   morto   -   per   accertamenti
accertamenti anatomopatologici e medico-legali 
  Note generali 
  Obiettivi  e  modalita'  dell'autopsia  in  caso  di  morte  fetale
endouterina (MEF) 
  Note al protocollo autoptico e al protocollo di esame  macroscopico
della placenta (flow-chart) 
  Indicazioni per l'utilizzo del protocollo autoptico 
  Scheda "Prelievi effettuati per l'esame istologico" 
  Scheda "Informazioni cliniche minime preliminari" 
  Tabelle dismorfologiche del feto 
  Aspetto esterno dell'encefalo nelle diverse eta' gestazionali 
  Normogrammi del feto e della placenta 
  Raccolta di campioni biologici per indagini ancillari all'autopsia 
  Documentazione fotografica del cadavere 
  Esame radiologico dello scheletro 
  Esame della placenta (macroscopica, campionamento e fissazione) 
  Flow-chart del campionamento della placenta. 
  Documentazione fotografica della placenta 
 
     INQUADRAMENTO GENERALE DELLA "MORTE INASPETTATA DEL FETO 
             DOPO LA 25A SETTIMANA DI GESTAZIONE" 
 
 
  La legge 31/2006 affianca alla SIDS  l'entita'  "morte  inaspettata
del feto dopo la  25'  settimana  di  gestazione",  suggerendone  una
affinita'   tale    da    giustificare    un    medesimo    approccio
operativo-metodologico alla definizione delle cause sia per  la  SIDS
che per queste morti fetali prenatali. 
  Questo Gruppo di Lavoro SIDS, istituito dal Ministero della  Salute
con decreto 04/01/2010 E, non ritiene corretto,  utile  ed  economico
a.ccumunare il percorso  diagnostico-gestionale  della.  SUTD/STDS  a
quello della. morte fetale endouterina. 
  Questa decisione  e'  fondata  su  considerazioni  epidemiologiche,
scientifiche, organizzative e di spesa sanitaria. 
  La SIDS (accettata e differenziata dalla  SUID)  e'  una  patologia
rara, poiche' si stima in Italia un'incidenza pari a circa  lo  0,5%0
dei nati vivi (circa 300 nuovi casi/anno). 
  La morte endouterina fetale ha un'incidenza nettamente superiore  a
quella della SIDS, interessando in Italia circa  il  4-5%o  dei  nati
(1); questa variabilita' dipende del  limite  temporale  gestazionale
entro  cui  si  distingue  la  "morte  endouterina   fetale"   (morte
endouterina spontanea  di  un  soggetto  che  ha  raggiunto  sviluppo
anatomico-funzionale  compatibile  con  vita  extrauterina  autonoma)
dall' "aborto"  (morte  endouterina  spontanea  di  un  soggetto  con
sviluppo anatomico-funzionale non compatibile con  vita  extrauterina
autonoma) '2). Il tasso del 4%o si  riferisce  ai  feti  che  nascono
morti dopo il 180° giorno di gravidanza (cioe' da 26 settimane  ed  1
giorno) mentre quello del 5%o si riferisce,  secondo  le  indicazioni
dell'OMS, ai decessi che interessano feti di peso ≥  ai  500  grammi,
indipendentemente dall'eta' gestazionale (3). 
  Il dato e' probabilmente sottost mato e difficilmente  monitorabile
nella  sua  evoluzione  temporale  anche  a  causa  delle  molteplici
variazioni che dal 1996 ad oggi hanno caratterizzato  il  sistema  di
rilevazione della 
  natimortalita' in Italia (2).  Rimane  tuttavia  evidente  come  il
criterio per identificare la  "morte  endouterina"  (differenziandola
dall'aborto) sia fortemente influenzato dalle capacita' della moderna
neonatologia di far 
  sopravvivere, possibilmente  in  buone  condizioni  di  salute,  un
soggetto nato prematuro: alcuni decenni or  sono  questo  limite  era
posto a 28 settimane (limite per altro ancora utilizzato da  numerose
Amministrazioni Locali), poi  e'  sceso  a  180  giorni,  ora  ci  si
riferisce a circa 22 settimane di gestazione (per esempio  utilizzato
come  limite  entro  cui  limitare  le  interruzioni  volontarie   di
gravidanza). Inoltre il  riferimento  alla  settimana  di  gestazione
raggiunta al momento  del  parto  contribuisce  a  rendere  meno  ben
definita la popolazione,  poiche'  e'  evidente  che  spesso  i  feti
vengono partoriti con ritardo (talvolta  di  settimane)  rispetto  al
momento del decesso. 
  Queste considerazioni evidenziano come il riferimento  della  legge
31/2006 alle morti fetali che avvengono "dopo  la  25°  settimana  di
gestazione"   risulti   una   forzatura,   non   motivata,   rispetto
all'obiettivo dichiarato di comprendere le cause e i meccanismi di un
evento biologico. 
  Il problema della perdita spontanea della gravidanza, forse con  la
sola eccezione delle perdite precoci che  derivano  nella  stragrande
maggioranza  da  cromosomopatie  o  gravi  alterazioni  geniche,   va
affrontato nella sua complessita' e specificita' senza  costituire  a
priori gabbie temporali: di fatto i feti possono morire, sebbene  con
differenti frequenze,  delle  stesse  cause  in  epoche  gestazionali
diverse. 
  Un  altro  elemento  critico  dell'indicazione  di  Legge   e'   il
riferimento alla  "morte  inaspettata  del  Feto",  dizione  che  non
rappresenta  una  entita'   nosologica   validata   dalla   comunita'
scientifica internazionale, anche per la sua scarsa  possibilita'  di
definizione in termini precisi e riproducibili. 
  11 termine "Sudden lntrauterine  Unexplained  Death"  (SIUD)  viene
utilizzato per la prima volta nel 2001, in uno  studio  retrospettivo
norvegese 1); e' sicuramente accattivante per il  suo  richiamo  alla
SIDS ed alla SUID (Sudden Unexpected Infant Death)  ma  assolutamente
vago  e  foriero  di  gravi  fraintendimenti:  come  determinare   il
carattere improvviso di decesso che non avviene quasi mai in corso di
osservazione  medica?  Clinicamente  appare  difficile   identificare
adeguatamente  un  caso  di  decesso  "  nspiegato",  poiche',  anche
riferendosi a gravi patologie della gravidanza, l'esito della  stessa
puo' differire moltissimo. Da un grave diabete  mellito  gestazionale
mal compensato puo'  esitare  soggetto  nato  vivo,  come  una  morte
endouterina precoce; lo stesso puo' accadere in caso di  ipertensione
gravidica,  improvvisamente  virata  in  eclampsia.  Questo  per  non
considerare i distacchi emorragici della placenta che si  manifestano
acutamente ed improvvisamente ma che 
  dipendono da patologie  ben  specificabili,  assolutamente  note  e
verificabili  istologicamente  (come  impianto   superficiale   della
placenta  o  placentiti/deciduiti  acute).  Da  un  punto  di   vista
anatomo-patologico ed epidemiologico il termine risulta ancora  piu' 
vago poiche' il grado con cui l'eziopatogenesi di  una  morte  fetale
puo' rimanere "indefinita" dipende dal  tipo  e  dalla  modalita'  di
esecuzione delle indagini  effettuate  post-mortem,  dal  livello  di
esperienza degli operatori e dal tipo di classificazione utilizzata 
  La riproposta del  concetto  di  SIUD  nella  tipologia  di  "morte
inaspettata  del  feto"  effettuato  dalla  legge  31/2006   non   ha
migliorato le cose; il termine "inaspettato"  crea  un  inaccettabile
filtro  assolutamente  soggettivo  nell'arruolamento  dei  casi,  sia
partendo  da  un  approccio  clinico  che  da  uno  epidemiologico  o
anatomopatologico:    inaspettato     sulla     base     di     quale
indaginipregravidiche, gravidiche e postgravidiche e da chi? Su  cosa
basare e  provare,  con  criterio  scientificamente  adeguato  (cioe'
chiaramente definito e ben riproducibile nella molteplicita' dei casi
osservabili),   l'oggettiva   "inaspettabilita'"   di    una    morte
endouterina, evento terminale derivato  dalla  complessa  interazione
tra  centinaia  di   possibili   patologie   materne   o   fetali   o
dall'esposizione del feto e della placenta  a  migliaia  di  sostanze
farmacologiche o chimiche ambientali o voluttuarie con  il  substrato
genetico del feto, il tutto mediato dagli  effetti  di  un  eventuale
intervento terapeutico in gravidanza e indagato da protocolli clinici
ed anatomopatologici fortemente disomogenei (nelle forme e nel  grado
di esperienza di chi li applica)? 
  Continua ad evidenziarsi il fatto che la morte  fetale  endouterina
risulta un problema altamente complesso e variegato nei suoi  aspetti
medici, scientifici ed organizzativi, che deve essere  affrontato  in
modo specifico senza cercare di estrapolarne "a forza" degli  aspetti
da aggregare ad altri contesti. 
  Se si affronta  il  confronto  tra  "morte  endouterina  ferale"  e
SUID/SIDS  dal  punto  di   vista   della   definizione   diagnostica
dell'eziopatogenesi   del   decesso,    le    cose    non    cambiano
significativamente. 
  Come gia' detto la morte endouterina puo' conseguire  a  molteplici
cause e condizioni; esiste  una  vasta  letteratura  scientifica  che
evidenzia come la definizione della causa dei singoli  decessi  possa
rimanere ignota ina e' anche  ormai  unanimamente  accertato  che  il
tasso di questa parte  delle  morti  endouterina  risulta  fortemente
influenzato dalla tipologia e dalla qualita'  delle  indagini  svolte
prima, durante e dopo la gravidanza, come dal tipo di classificazione
utilizzata per inquadrare il caso. 
  L'utilizzo  di  vecchie  classificazioni  o  di  quelle   che   non
considerano gli esiti dell'indagine anatomopatologica della  placenta
lasciano  un  margine  di  morti  "non  spiegate"  alto   (che   puo'
oltrepassare anche il 60% dei casi), mentre le  classificazioni  piu'
moderne (tipo ReCone (6)o Tulip 7') abbattono questo tasso a anche al
di sotto 
  del 15%  ':8).  In  altr  termini  si  dimostra  che  una  accurata
autopsia, conciati coni  dati  clinici  della  gravidanza  e  l'esame
anatomopatologico della placenta, lasciano pochi margini di dubbio. 
  Naturalmente non sempre e' possibile capire il  perche'  dell'esito
infausto ma bisogna anche  considerare  che  talvolta  il  feto  puo'
essere ritenuto per diversi giorni  in  utero  e  i  fenomeni  litici
postmortali,  talvolta  aggravati  ed   accelerati   dall'azione   di
infezionibatteriche  o  fungine  intra  amniotiche,  possono  rendere
veramente complessa la ricostruzione dell'eziopatogenesi del decesso,
giustificando   un   piccola   quota   di   casi   "irrisolti"    (ed
irrisolvibili). 
  Bisogna, per altro, definire con chiarezza dove si ponga il  limite
della morte "inspiegata". E'  evidente  che  se  stiamo  considerando
l'ambito diagnostico-epidemiologico  l'accertamento  di  un  distacco
emorragico intempestivo della placenta rappresenta la base  anatomica
per una soddisfacente spiegazione del meccanismo di morte  del  feto;
se inoltre l'indagine della placenta ci permette  di  dimostrare  che
l'emorragia all'interfaccia matero-fetale si associa ad aterosi acuta
delle  arterie  utero-placentari  in  una  donna  con   pre-eclampsia
disporremo di  altri  importantissimi  elementi  per  ricostruire  il
puzzle degli eventi e  valutare  il  rischio  procreativo  futuro  di
quella  donna.  Sappiamo  che  l'aterosi  acuta  si  manifesta   come
epifenomeno dell'impianto superficiale della placenta e sappiamo  che
questo puo'  ripresentarsi  nelle  gravidanze  successive.  In  altre
parole disponiamo di una massa di dati che possiamo ritenere, a  buon
diritto, soddisfacente. 
  Naturalmente se spostiamo oltre  il  livello  delle  domande  e  il
limite  dell'approfondimento  eziopatogenetico,  non  e'  attualmente
possibile definire i meccanismi  biologici  che  regolano  l'impianto
superficiale placentare e quelli che fanno  si  che  solo  in  alcune
donne  si  produca  l'aterosi  acuta.  Ma   questa   e'   ricerca   e
l'impossibilita' di dare oggi risposta  a  queste  domande  non  puo'
essere spacciata per impossibilita' a dare spiegazione sulla ausa  di
morte di un feto. 
  In definitiva oggi  la  quasi  totalita'  delle  morti  endouterine
fetali puo'  trovare  risposta  circa  le  sue  cause,  nella  comune
diagnostica anatomopatologica e clinica erogata dal Sistema  Sanitari
Nazionale, senza necessita' di insc  la.  su  binari  particolari  cd
impropri. 
  A questo riguardo, l'indicazione della legge 31/2006 di  accomunare
il protocollo operativo per "la morte inaspettata del feto" a  quello
della  SUID/SIDS,  porta  all'assurdita'  di  trasformare   in   modo
totalmente immotivato una diffusa problematica medica in una  diffusa
problematica medico-legale. Se e' lecito e doveroso  pianificare  gli
accertamenti  sulla  SUID/SIDS  sotto  una   importante   angolazione
medico-legale, non potendosi  mai  escludere  l'ipotesi  di  omicidio
colposo, preterintenzionale o volontario, appare veramente assurdo  e
tragico applicare lo stesso atteggiamento procedurale  ad  una  morte
che  ha  come  scena  del  decesso  l'utero  della  madre.  In  Malia
assistiamo purtroppo, gia' da alcuni anni, alla sempre piu' frequente
trasformazione della morte fetale endouterina,  un  evento  biologico
drammatico ma purtroppo compatibile con l'essenza stessa della  vita,
in contenzioso penale e/o civile; una legge che porta all'indicazione
di  fare  svolgere  dal  medico-legale  (e   sotto   l'occhio   della
magistratura) tutte le autopsie di morte fetale endouterina non  puo'
che accentuare  questa  tendenza,  che,  al  contrario,  deve  essere
"raffreddata", riportando  medici,  media  e  medici  coinvolti  alla
realta' biologica (e scientifica) dei fatti. 
  Per ultimo vanno considerati gli aspetti scientifici del problema. 
  Come detto le due ipotesi prevalenti circa le cause della SIDS sono
quella respiratoria (di fatto connessa  all'inadeguato  funzionamento
dei  centri  nervosi  del  tronco  cerebrale  che   regolano   questa
attivita') e quella cardiaca (aritmogena). 
  Al contrario le cause (patogenesi) della morte  fetale  endouterina
risultano   molto    piu'    numerose    (malformative,    infettive,
infiammatorie, vascolari, neoplastiche, degenerative, etc.) e  questa
condizione, almeno in un certo numero di casi, potrebbe  derivare  da
complesse  interazioni  tra  cause  "ambientali"  e   caratteristiche
genetiche  e/o  funzionali  proprie  in  modo  specifico   del   feto
coinvolto. 
  Il  piccolo  numero  di  "cause  inspiegate  della   morte   fetale
endouterina"  che  rimane  dopo  l'espletamento   della   diagnostica
anatomopatologica. e dell'epicrisi anatot-no  clinica.  (come  detto,
mediamente circa il 15%, che si riduce ulteriormente se si  eliminano
i casi in cui l'insuccesso diagnostico e'  conseguente  a  prolungata
ritenzione del cadavere in utero) non pare sufficiente a  condividere
la proposta, per altro sostenuta nella 
  letteratura scientifica da un solo gruppo di  ricerca  italiano  di
riconoscere l'"Unexplained stillbirth" come entita' nosologica a  se'
stante e considerarla correlabile alla SIDS. 
  Ammesso che tutto il 15% di casi che rimangono "non spiegati"  dopo
le comuni procedure diagnostiche, siano considerabili casi  di  "SIDS
prenatale", risulta veramente difficile comprendere come una danno ai
centri nervosi regolari dell'attivita'  polmonare  possano  avere  un
causativo determinante la morte in un soggetto che non si  rifornisce
di ossigeno (respira) tramite i polmoni ma attraverso la placenta. 
  Molto piu' valida appare, invece, l'ipotesi di lavoro  secondo  cui
le mutazioni geniche che possono produrre "morte cardiaca improvvisa"
nel lattante e nel giovane possano manifestarsi  funzionalmente  gia'
in epoca prenatale  (').  Se  si  avranno  evidenze  scientificamente
valide che queste mutazioni, la cui incidenza e tipologia  e'  ancora
da  definire,  possono  produrre   la   morte   cardiaca   improvvisa
intrauterina del feto, si  avra'  sicuramente  un  piccolo  punto  di
contatto tra la SIDS (o almeno quei suoi casi che trovano spiegazione
in queste mutazioni) e la morte fetale  endouterina,  condizione  che
resta comunque a eziologia altamente variabile: troppo poco  comunque
per considerarle due momenti temporali di una stessa condizione. 
  Inoltre questa non e' oggi diagnostica ma ricerca e  come  tale  va
considerata ed affrontata, soprattutto nei suoi costi. 
  Se lo screening delle mutazioni geniche oggi  correla.bili  con  la
morte cardiaca improvvisa ha senso nel protocollo  diagnostico  della
SIDS, poiche' questo approfondimento diindagine si  applicherebbe  su
un numero molto limitato di casi rispetto alle SIUD (gia' di per  se'
rare) ed avrebbe probabilmente un importante effetto conoscitivo, non
risulta  proponibile  per  le  morti  fetali   endouterine   poiche',
considerati i numeri su cui doverle effettuare, i costi diagnosti  si
amplierebbero considerevolmente senza alcuna  garanzia  di  risultati
diagnostici fruibili. 
  Acclarato quanto sopra, questo Gruppo di Lavoro SIDS  da'  comunque
esecuzione al mandato derivato dal  testo  di  legge,  riportando  le
modalita' di esecuzione dell'autopsia sul feto deceduto in utero e di
esecuzione   dell'esame   anatomopatologico   della   sua   placenta,
sottolineando tuttavia che esse: 
  1.  Sono  corpo  di   uno   specifico   documento   dedicato   alla
"Natimortalita'" gia' pubblicato  nel  2008  su  mandato  dall'allora
Ministero del Lavoro, della Salute e delle  Politiche  Sociali  e  dl
Centro nazionale 
  per la prevenzione e il Controllo delle Malattie, con l'intento  di
fornire agli operatori un manuale procedurale per  i  casi  di  morte
endouterina del feto e di morte neonatale (X). 
  2.  Si  inseriscono  nelle  procedure  di  una   rete   diagnostica
anatomo-patologica gia' presente sul  territorio  nazionale,  formata
negli ultimi 10 anni  dal  Gruppo  Italiano  di  Anatomia  Patologica
dell'Embrione, del Feto e dei loro  Annessi  ( PEPA)  della  Societa'
Italiana di Anatomia Patologica e Citodiagnostica - Sezione  italiana
della International Academy of Pathology (SIAPEC-IAP) 
  3. Entrano nel contesto di un progetto di organizzazione  dei  dati
anamnestici e diagnostici erogati dalle singole Unita'  Operative  di
Anatomia  Patologica,  Ostetricia  e  Neonatologia  in  un  "Registro
nazionale della morte fetale endouterina e neonatale". 
  Come gia' affermato  per  la  SUID/SIDS,  eseguite  le  normali  ed
approfondite indagini diagnostiche per accertare le cause del decesso
in  utero.  comprensive  degli  esami  radiologici.   microbiologici.
citogenetica e di biologia molecolare necessari (cioe' con comprovato
valore diagnostico), nel caso non si sia giunti alla  identificazione
della "causa di morte",  si  ritiene  utile  procedere  ad  ulteriori
approfondimenti    non    routinari.    Tuttavia    questi    ultimi,
caratterizzandosi piu'  come  ricerca  che  come  diagnostica,  vanno
valutati attentamente nei loro costi e nelle loro ricadute. 
 
  Bibliografia 
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                       PROTOCOLLO DIAGNOSTICO 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico