(Allegato A)
                                                           Allegato A 
 
       Modalita' e norme tecniche per i dragaggi dei materiali 
 
1. Ambito di applicazione. 
    Le modalita' e le norme tecniche contenute nel presente  allegato
si applicano ai progetti di dragaggio dei sedimenti  marini  di  aree
portuali e marino - costiere incluse nelle perimetrazioni dei Siti di
Interesse Nazionale (SIN) individuati ai sensi dell'articolo 252  del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,  ai  fini  della  corretta
esecuzione  delle  attivita'  di  dragaggio  e   trasporto   per   la
collocazione del materiale dragato. 
2. Gestione ambientale del processo di movimentazione dei sedimenti. 
    I sedimenti dragati all'interno  di  aree  portuali  e  marino  -
costiere incluse nella perimetrazione dei Siti di Interesse Nazionale
(SIN), devono essere preliminarmente  caratterizzati  sulla  base  di
metodologie e criteri  stabiliti  dall'Allegato  A  del  decreto  del
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 7
novembre 2008. In esito a tale  caratterizzazione  possono  risultare
possibili una o piu' delle modalita'  di  gestione  di  cui  all'art.
5-bis, comma 2, della legge 28 gennaio 1994, n. 84. 
    Le  scelte  progettuali,  effettuate  in  conformita'  di  quanto
previsto  dall'articolo  3  del  presente  decreto,  possono   essere
adottate in funzione delle caratteristiche e peculiarita' delle  aree
oggetto d'intervento  ed  anche  sulla  base  di  modelli  matematici
adeguatamente implementati in  grado  di  prevedere,  per  i  diversi
scenari ipotizzati, il comportamento  del  sedimento  movimentato  in
ambiente acquatico e i processi di dispersione e/o  diffusione  della
contaminazione eventualmente presente. I risultati di  tali  modelli,
ove applicati, devono costituire parte  integrante  del  progetto  di
dragaggio di cui all'articolo 3 del presente decreto. 
3. Dragaggio del materiale. 
    3.1. Dragaggio convenzionale. 
    La rimozione del  sedimento  dai  fondali  marini  puo'  avvenire
principalmente mediante draghe convenzionali di  tipo  «meccanico»  o
«idraulico»   o,   piu'   raramente,   con   sistemi   di   dragaggio
«idrodinamico». 
    Le draghe meccaniche di tipo convenzionale (draghe a  secchie,  a
benna o a cucchiaio, a benna mordente  o  a  grappo)  utilizzano  una
strumentazione  meccanica  per  lo  scavo  ed  il  sollevamento   del
materiale.  Le  draghe  idrauliche  di  tipo  convenzionale   (draghe
aspiranti stazionarie con  o  senza  disgregatore,  draghe  aspiranti
semoventi   con   pozzo   di   carico)   sollevano   ed   allontanano
idraulicamente, mediante pompaggio, il materiale smosso  (miscela  di
sedimento  e  acqua).  Il   dragaggio   idrodinamico   consiste   nel
«disturbare» ovvero sollevare, con forze meccaniche o idrauliche,  il
sedimento che, a seconda della  tecnologia  di  dragaggio  prescelta,
viene semplicemente  trasportato  via  dalle  correnti  (tecniche  di
agitazione), ad opera della forza di gravita' (tecniche d'impiego  di
getti d'acqua sotto pressione)  o  grazie  ad  una  spinta  meccanica
fornita dal sistema dragante (tecniche di aratura). 
    Numerosi sono i potenziali effetti del dragaggio  sull'ecosistema
marino-costiero,  principalmente   connessi   con   l'aumento   della
torbidita' delle acque e  la  dispersione,  ovvero  diffusione  delle
sostanze   contaminanti   presenti   nei    sedimenti:    alterazione
dell'equilibrio  ecosistemico   ovvero   produttivo   di   ecosistemi
sensibili,   compromissione    di    usi    legittimi    del    mare,
biomagnificazione degli inquinanti nella catena trofica. 
    3.2. Dragaggio ambientale. 
    Rispetto  al  dragaggio  convenzionale,  il  dragaggio  di   tipo
«ambientale» utilizza le migliori  tecnologie  disponibili  integrate
con opportune misure di mitigazione degli effetti sull'ecosistema. 
    Il dragaggio «ambientale» deve soddisfare i seguenti requisiti: 
      misure per ridurre al minimo la risospensione dei  sedimenti  e
dell'incremento della torbidita'; 
    La  testa  dragante  deve  essere  progettata  e  successivamente
manovrata in modo tale da ridurre  il  disturbo  al  sedimento  e  la
conseguente formazione di una nube di torbida. Devono inoltre  essere
adottati opportuni accorgimenti  per  la  fase  di  sollevamento  del
materiale. 
      della Misure per prevenire la perdita di materiale (Spill); 
    La testa dragante e, nel caso specifico di un dragaggio  di  tipo
idraulico, la pompa di aspirazione,  devono  essere  dimensionate  in
modo  appropriato  e  manovrate  opportunamente  affinche'  tutto  il
materiale tagliato o smosso dalla testa dragante sia poi allontanato,
evitando la perdita di sedimento e la  successiva  dispersione  dello
stesso. Devono inoltre essere adottati opportuni accorgimenti per  la
fase di sollevamento del materiale. 
      della Misure per ottimizzare la densita' del materiale dragato,
in relazione alla sua destinazione finale; 
    Il processo di dragaggio deve minimizzare  la  quantita'  d'acqua
rimossa insieme al sedimento. A tal fine, in funzione della tipologia
di dragaggio, il sistema dragante deve consentire il monitoraggio  (e
l'adattamento) in tempo reale di  parametri  quali:  posizione  della
testa dragante  rispetto  al  fondale,  volume  dragato,  portata  di
aspirazione,  densita'  del  fango   di   dragaggio,   velocita'   di
avanzamento o rotazione, grado di riempimento delle benne/secchie. 
      misure per garantire un'elevata precisione nel posizionamento e
accuratezza del profilo di scavo; 
    In funzione della qualita'  dei  sedimenti  e  delle  opzioni  di
gestione, il sistema di dragaggio e in particolare la testa  dragante
possono essere dotati di  un  sistema  di  posizionamento  a  elevata
precisione, in modo da realizzare un monitoraggio in tempo reale  del
profilo di scavo, attraverso il confronto  con  un  accurato  modello
digitalizzato del fondale costruito sulla  base  di  una  dettagliata
batimetria dell'area d'intervento e dei risultati della  campagna  di
caratterizzazione. La precisione richiesta deve essere  coerente  con
l'accuratezza della caratterizzazione svolta. 
    Le draghe di tipo «ambientale» possono essere: 
    a)  ottenute  da  draghe  convenzionali  mediante  l'adozione  di
opportuni accorgimenti costruttivi e operativi, mirati principalmente
all'automazione del processo di dragaggio e  del  suo  controllo,  ad
impedire le perdite di materiale in colonna  d'acqua  (incapsulamento
della catenaria delle draghe a secchie,  sistemi  di  chiusura  delle
benne) ed a minimizzare l'aggiunta di acqua al materiale dragato e la
produzione  di  torbidita'  (sistema  di  degassificazione,  overflow
controllato  o  ricircolo  dell'overflow   nelle   draghe   aspiranti
refluenti con pozzo di carico, etc.); 
    b) appositamente costruite per la rimozione selettiva, accurata e
sicura di sedimenti altamente contaminati. 
    3.3. Scelta della tecnologia di dragaggio. 
    La scelta tra il dragaggio convenzionale  e  quello  «ambientale»
deve essere effettuata in funzione dei valori di  riferimento  per  i
sedimenti  elaborati  su  base  sito-specifica,  secondo  i   criteri
stabiliti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e
del mare,  e  approvati  dalla  Conferenza  di  Servizi  nonche'  dei
potenziali effetti sull'ecosistema marino-costiero,  con  particolare
attenzione a biocenosi sensibili ed usi legittimi del mare. 
    La selezione della tecnologia di dragaggio  si  deve  basare  sui
seguenti fattori: 
    caratteristiche    fisiche,    chimiche,    microbiologiche    ed
ecotossicologiche del sedimento da dragare, definite sulla base della
caratterizzazione (cfr. par. 2); 
    caratteristiche  morfologiche  ed  idrodinamiche   dell'area   di
dragaggio; 
    obiettivi del progetto; 
    presenza di obiettivi sensibili e/o aree a vario titolo protette; 
    specifiche opzioni di gestione per il materiale dragato; 
    risultati  dell'applicazione  di  eventuali  modelli  matematici,
adeguatamente implementati, in grado  di  prevedere,  per  i  diversi
scenari ipotizzati, il comportamento del sedimento risospeso  durante
le attivita' di dragaggio e i processi di dispersione e/o  diffusione
della contaminazione eventualmente presente. 
    Qualunque tipologia di draga venga prescelta,  e'  indispensabile
la presenza a bordo di strumentazione idonea al  controllo  in  tempo
reale  dell'efficacia   delle   modalita'   esecutive   applicate   e
dell'evoluzione  dell'intervento,  e  che  i  mezzi  utilizzati   non
costituiscano di per se' una fonte di contaminazione  per  l'ambiente
circostante. 
    In particolare, nel caso di selezione  di  sistemi  di  rimozione
meccanica di tipo «ambientale» deve essere previsto:  la  regolazione
del grado di riempimento della benna (o delle secchie); l'adozione di
una velocita' adeguata di lavoro; la chiusura ermetica  della  benna;
in funzione della qualita' dei sedimenti,  la  presenza  a  bordo  di
dispositivi per il lavaggio dei mezzi d'opera. 
    Nel caso di selezione di sistemi di rimozione idraulica  di  tipo
«ambientale» deve essere previsto: la regolazione  della  portata  di
aspirazione e della velocita' di avanzamento della testa dragante; in
funzione della qualita' dei sedimenti,  sistemi  di  ricircolo  delle
acque di trasporto. 
    Preliminarmente  all'avvio  delle  attivita'  di  rimozione   dei
sedimenti,  deve  essere  effettuata  una  ricognizione  al  fine  di
individuare e rimuovere eventuali ordigni bellici e trovanti di varia
natura,  escludendo  alterazioni  significative  e  misurabili  delle
risorse naturali interessate. 
4. Trasporto del materiale dragato. 
    Le operazioni di trasporto di sedimenti dragati in aree  portuali
e marino-costiere incluse nella perimetrazione dei Siti di  Interesse
Nazionale devono avvenire  secondo  modalita'  tali  da  prevenire  o
ridurre al minimo dispersioni e rilasci accidentali di materiale. 
    Il  trasporto  del  materiale  dragato  puo'  avvenire   mediante
tubazioni, bette o direttamente utilizzando il sistema  dragante,  se
dotato  di  pozzo  di  carico,  o  con  una  combinazione  di  queste
modalita'. 
    Nel caso in cui venga selezionato il trasporto mediante  betta  o
direttamente per mezzo  del  sistema  dragante  dotato  di  pozzo  di
carico, devono essere adottate tutte le accortezze al fine  prevenire
o ridurre al minimo la perdita di materiale durante il tragitto,  tra
cui: il controllo, anche automatizzato, dell'effettiva chiusura delle
porte di scarico; la copertura del carico; la limitazione  del  grado
di riempimento, adottando un adeguato franco di sicurezza. 
    Nel  caso  in  cui  venga  selezionato  il   trasporto   mediante
tubazioni, deve essere eseguita la regolare manutenzione delle stesse
e verificata accuratamente l'assenza di perdite di materiale lungo il
percorso. Deve  essere  valutata  la  fattibilita'  dell'adozione  di
sistemi di ricircolo delle acque di trasporto. 
    Nel caso di adozione di  combinazioni  di  sistemi  di  trasporto
differenti, deve essere previsto un controllo su  tutte  le  fasi  di
passaggio da un sistema all'altro. 
5. Collocazione del materiale dragato. 
    Ogni fase di collocazione  del  materiale  dragato  o  delle  sue
singole frazioni, che avviene nel rispetto dell'art. 5-bis,  comma  2
della legge 28 gennaio 1994,  n.  84  deve  essere  condotta  secondo
modalita' tali da prevenire o ridurre al minimo eventuali dispersioni
e rilasci accidentali di materiale. 
    La compatibilita'  ambientale  degli  specifici  interventi  deve
essere valutata alla luce di tutti gli elementi informativi acquisiti
ed in relazione alle particolari modalita' operative prescelte. 
    La scelta delle modalita' di gestione dei  sedimenti,  effettuata
tra le possibili soluzioni risultanti a seguito delle  operazioni  di
caratterizzazione, deve  avvenire  secondo  criteri  che  privilegino
l'utilizzo degli stessi ai sensi dell'articolo 5-bis, comma 2 lettera
a) della legge 28 gennaio 1994, n. 84 (ad esempio,  ricostruzione  di
strutture naturali, opere di difesa costiera)  ovvero  interventi  di
valorizzazione ambientale (ad esempio, creazione  e/o  ripristino  di
habitat,   mantenimento   del   bilancio   sedimentario,    strutture
ricreative), in un'ottica di gestione integrata. 
    Di seguito sono riportate le modalita' e  le  norme  tecniche  ai
fini  della  tutela  ambientale  per  le  seguenti  collocazioni  del
sedimento: 
    ripascimento di spiaggia emersa ovvero  sommersa,  formazione  di
terreni costieri,  immersione  nel  corpo  idrico  di  provenienza  e
miglioramento di fondali tramite capping; 
    collocazione  a  terra  (per  invio  a   discarica   autorizzata,
riutilizzo a terra o invio ad impianto di trattamento per  successivo
riutilizzo secondo le opzioni di gestione previste); 
    refluimento all'interno di casse di colmata, vasche di raccolta o
strutture di contenimento poste in ambito costiero. 
    5.1 Ripascimento di spiaggia emersa e/o sommersa,  formazione  di
terreni costieri,  immersione  nel  corpo  idrico  di  provenienza  e
miglioramento di fondali tramite capping. 
    Ai sensi dell'art. 5-bis, comma 2, lettera  a),  della  legge  28
gennaio 1994, n. 84, il materiale dragato puo' essere utilizzato per: 
    a) ripascimento di spiaggia emersa ovvero sommersa  e  formazione
di terreni costieri per interventi di protezione e/o  gestione  della
costa e di valorizzazione ambientale; 
    b) immissione o refluimento nel corpo idrico di provenienza  per:
ripristino morfologico,  opere  di  difesa  costiera,  interventi  di
valorizzazione ambientale, mantenimento  del  bilancio  sedimentario,
riempimento di strutture di contenimento sommerse; 
    c) miglioramento di fondali tramite capping. 
    Tutte le tipologie di intervento devono essere realizzate secondo
modalita' tali da escludere impatti misurabili e significativi  sulle
risorse  naturali  interessate,  prevenendo  e  limitando   eventuali
dispersioni  e  rilasci  accidentali  di  materiale,   salvaguardando
altresi' obiettivi sensibili o aree a vario titolo  protette,  e  nel
rispetto della pertinente normativa regionale. 
    In funzione della complessita'  dell'intervento  e  del  contesto
ambientale in  cui  si  opera,  la  valutazione  degli  effetti  deve
interessare l'intera area potenzialmente influenzata dalle attivita',
tenendo conto di: 
    caratteristiche    chimiche,    fisiche,    microbiologiche    ed
ecotossicologiche del sedimento dragato o delle sue singole frazioni; 
    caratteristiche   chimiche   e   fisiche,   microbiologiche    ed
ecotossicologiche dei sedimenti nell'area di intervento; 
    caratteristiche  biocenotiche  nell'area   di   intervento,   con
particolare  attenzione  alla  presenza   di   biocenosi   bentoniche
sensibili e/o di elevato pregio naturalistico  ed  alla  presenza  di
aree di nursery e/o di specie di interesse commerciale; 
    caratteristiche idrodinamiche e morfo-batimetriche  dell'area  di
intervento; 
    presenza di obiettivi sensibili e/o aree a vario titolo protette; 
    risultati  dell'applicazione  di  eventuali  modelli  matematici,
adeguatamente implementati, in grado  di  prevedere,  per  i  diversi
scenari ipotizzati, il comportamento del sedimento  movimentato  e  i
processi  di  dispersione   e/o   diffusione   della   contaminazione
eventualmente presente. 
    L'area interessata dalla collocazione deve essere preliminarmente
caratterizzata ai sensi del  decreto  del  Ministro  dell'ambiente  e
della tutela del territorio e del mare del 7 novembre 2008. 
    Le modalita' operative degli interventi  devono  essere  tali  da
minimizzare  la  risospensione  dei  sedimenti,  l'incremento   della
torbidita' e non devono causare danno alla flora e fauna locali. 
    Deve essere verificata la possibilita' di attuare gli  interventi
in corrispondenza di finestre temporali in cui gli  effetti  presunti
sull'ambiente siano minori. 
    Inoltre, nel caso di cui alla lettera  c)  il  sedimento  dragato
deve essere posizionato  in  modo  tale  da  formare  uno  strato  di
materiale in grado di: 
    garantire l'isolamento  del  sedimento  ricoperto,  prevenendo  o
riducendo l'assunzione di eventuali contaminanti da parte  del  biota
ovvero la migrazione degli eventuali contaminanti in colonna d'acqua; 
    essere stabile rispetto all'azione erosiva di onde e correnti. 
    Per l'utilizzo dei materiali nelle modalita' di cui alla  lettera
a) la documentazione deve essere corredata di  informazioni  relative
agli elementi progettuali (avanzamento stimato della linea  di  riva,
disegno del nuovo profilo  di  equilibrio,  profondita'  di  chiusura
della spiaggia attiva, eventuali strutture fisse di protezione) e del
piano di manutenzione. 
    Per gli interventi di cui alla lettera b) e c), in  funzione  dei
potenziali    impatti    ambientali,    devono    essere     adottate
prioritariamente modalita' di collocazione del materiale direttamente
in prossimita' o sul fondale. In particolare, nel caso di svuotamento
idraulico  dei  mezzi   contenenti   il   materiale   da   collocare,
l'estremita' della tubazione di scarico in  prossimita'  del  fondale
deve  essere  preferibilmente  dotata  di  un   diffusore   sommerso,
progettato per la trasformazione del flusso verticale  del  materiale
dragato in flusso orizzontale di ridotta velocita'. 
    Per lo svolgimento degli interventi di tipo c), la documentazione
deve  essere  corredata  di  informazioni  relative   agli   elementi
progettuali    (caratteristiche     tecniche     della     copertura,
consolidamento) ed al programma di  controllo  per  la  verifica  nel
tempo dell'efficacia dell'isolamento della  copertura  dal  materiale
sottostante e della stabilita' della stessa. 
    5.2 Collocazione a terra. 
    Il deposito temporaneo dei materiali che rispettano  i  requisiti
di cui all'articolo 5-bis,  comma  2,  lettera  b),  della  legge  n.
84/1994, in attesa dell'utilizzo previsto dal medesimo  articolo,  e'
autorizzato con provvedimento rilasciato dall'Autorita' competente in
cui sono specificate, caso  per  caso,  oltre  a  quelle  di  seguito
indicate, ulteriori modalita' tecniche di contenimento  e  stoccaggio
temporaneo del materiale nonche'  la  durata  temporale  fino  ad  un
massimo di trenta  mesi  in  applicazione  delle  previsioni  di  cui
all'articolo 5-bis, comma 5 della legge n. 84/1994. . 
    L'area di deposito deve avere una pendenza tale da convogliare le
acque reflue, che  possono  drenare  dai  sedimenti  stoccati,  verso
sistemi  di  canalizzazione  dotati  di  pozzetti  di   raccolta   di
dimensioni idonee. Le acque  raccolte  se  necessario  devono  essere
avviate ad impianti di trattamento. Al fine di proteggere i sedimenti
dall'azione di dilavamento esercitata dalle acque meteoriche  possono
essere previsti opportuni sistemi di copertura anche mobili. 
    Le strutture destinate al deposito devono  essere  realizzate  in
modo idoneo e fatto salvo quanto previsto al successivo paragrafo 7.5
devono  essere  adottati  sistemi   di   controllo   per   verificare
l'integrita' e l'efficienza degli eventuali sistemi  di  confinamento
dell'area di deposito, per tutte le fasi di riempimento e nelle  fasi
successive ad esso. 
    Le aree destinate allo stoccaggio dei sedimenti da reimpiegare  o
da  sottoporre  a  trattamento  prima  del  reimpiego  devono  essere
distinte da quelle destinate allo stoccaggio dei  rifiuti  in  attesa
dello smaltimento. 
    E'  vietata  la  miscelazione  dei  sedimenti  classificati  come
pericolosi ai  sensi  dell'Allegato  D  alla  parte  IV  del  decreto
legislativo n. 152/06 con sedimenti non pericolosi e la  miscelazione
tra sedimenti non pericolosi al  fine  di  raggiungere  i  valori  di
concentrazione idonei agli utilizzi previsti dall'articolo 5. 
    La  collocazione  a  terra  del  materiale  dragato  puo'  essere
realizzata mediante svuotamento idraulico (con  pompaggio  e  scarico
mediante tubazione, nel caso di trasporto con  betta  o  con  sistema
dragante con pozzo di carico) o meccanico (con escavatori con benna o
a grappo, manovrati da terra o da pontone, nel caso di trasporto  con
betta). 
    Indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, la collocazione  a
terra del sedimento  dragato  deve  avvenire  in  aree  appositamente
identificate   ed   autorizzate   all'utilizzo   con    provvedimento
dell'Autorita' competente. Nel progetto di  dragaggio  devono  essere
elencate tutte le misure atte a prevenire  o  ridurre  al  minimo  la
perdita di materiale e il trasferimento  degli  eventuali  inquinanti
nel suolo e nelle acque. 
    5.3 Refluimento  all'interno  di  casse  di  colmata,  vasche  di
raccolta o strutture di contenimento poste in ambito costiero. 
    Una volta dragato, il materiale compatibile ad  essere  collocato
all'interno di casse di colmata, vasche di raccolta  o  strutture  di
contenimento, ai sensi dell'art. 5-bis, comma  2,  lettera  c)  della
legge 28 gennaio 1994,  n.  84  puo'  essere  refluito  con  tecniche
idrauliche o meccaniche. 
    Qualunque  sia  la   modalita'   (idraulica   o   meccanica)   di
riempimento, devono essere adottate tutte le accortezze  al  fine  di
prevenire o  ridurre  al  minimo  la  perdita  di  materiale.  A  tal
proposito,  devono  essere  adottati  sistemi  di  controllo  per  la
verifica dell'integrita' dei sistemi  di  confinamento  dell'area  di
collocazione e  per  la  salvaguardia  dell'ambiente  circostante  in
relazione ai potenziali impatti, sia nel breve che nel lungo periodo. 
    Nella  scelta  della  modalita'   di   dragaggio   e   successivo
riempimento di casse di colmata, vasche di raccolta  o  strutture  di
contenimento poste in ambito costiero,  si  deve  tener  conto  delle
dimensioni delle vasche e dei tempi di  consolidamento  richiesti  in
relazione alla destinazione  d'uso  finale,  anche  in  funzione  dei
sistemi  previsti  per  il  drenaggio,   il   consolidamento   e   la
stabilizzazione del materiale di riempimento delle vasche. Al fine di
favorire, all'interno della struttura di contenimento, i processi  di
attenuazione  naturale  o  la  disidratazione   del   materiale,   il
riempimento puo' essere alternato con materiale pulito  (sandwiching)
o strati drenanti (sabbie), questi ultimi  anche  in  abbinamento  ai
sistemi di drenaggio convenzionali. 
    In particolare, nel caso di refluimento idraulico,  il  tasso  di
riempimento e le modalita' operative devono essere compatibili con le
dimensioni  della  struttura  di  contenimento  e  gli   accorgimenti
costruttivi  in  essa  realizzati  (settorializzazione   in   bacini,
percorsi di  sedimentazione  alternativi,  sistemi  di  sfioro  delle
acque, etc.) al fine di agevolare la sedimentazione all'interno della
struttura della frazione solida del fango di dragaggio  e  quindi  lo
sfioro di acque con basso contenuto  di  solidi  sospesi,  prevedendo
all'occorrenza  appropriate  misure  di   mitigazione   (impiego   di
diffusori per il refluimento all'interno della struttura, etc.). 
    Nel  caso  di  dragaggio  meccanico,  devono  essere  selezionati
sistemi meccanici per lo svuotamento  della  betta  o  del  pozzo  di
carico ed il conferimento all'interno della struttura di contenimento
per mantenere la densita' del carico;  in  alternativa,  deve  essere
valutata la fattibilita' dell'adozione di sistemi di ricircolo  delle
acque. 
6. Misure di mitigazione. 
    Il dragaggio e la  relativa  gestione  del  sedimento  richiedono
l'adozione di opportune misure di mitigazione degli eventuali impatti
sull'ambiente circostante, da dimensionare sulla base di: 
    caratteristiche    fisiche,    chimiche,    microbiologiche    ed
ecotossicologiche del materiale dragato, definite  sulla  base  della
caratterizzazione (cfr. par. 2); 
    caratteristiche idrodinamiche e morfo-batimetriche delle aree  di
intervento; 
    presenza di obiettivi sensibili e/o aree a vario titolo protette; 
    modalita' di dragaggio, trasporto e collocazione prescelte; 
    opzioni di gestione selezionate. 
    In funzione dell'entita' degli impatti ambientali  attesi  devono
essere selezionate misure di mitigazione: 
    che agiscano  sulle  diverse  sorgenti  dell'impatto  (dragaggio,
trasporto, collocazione), quali, ad esempio:  accorgimenti  operativi
nelle diverse fasi del processo, limitazioni temporali,  utilizzo  di
barriere fisiche attorno al sistema dragante; 
    che  agiscano  sui  possibili  bersagli,   quali,   ad   esempio:
limitazioni  temporanee  d'uso,  utilizzo  di  barriere   fisiche   a
protezione degli obiettivi sensibili. 
    In alcuni casi e' possibile mitigare gli impatti delle  attivita'
di dragaggio mediante l'utilizzo di barriere fisiche per limitare  la
diffusione  della  nube  di  torbida  e/o   ridurre   le   potenziali
interazioni acqua-sedimento e  la  conseguente  mobilizzazione  degli
eventuali contaminanti presenti. 
    Le barriere di tipo strutturale  (palancole  e  sistemi  modulari
portatili)  possono  essere  utilizzate  in  situazioni  in  cui  sia
necessario evacuare l'acqua dall'area di intervento,  per  consentire
lavori di scavo in ambiente asciutto. 
    Le  barriere  non  strutturali  (silt   curtains,   completamente
impermeabili, e silt  screens,  filtranti),  composte  da  una  parte
emersa galleggiante (barriera), con funzione portante, di ormeggio ed
eventualmente anche contenitiva rispetto a schiume, oli  e  materiale
disperso in galleggiamento, e da una parte immersa (draft) con azione
di contenimento, opportunamente zavorrata e bilanciata, eventualmente
anche a lunghezza regolabile, possono essere utilizzate: 
    per l'inglobamento totale  del  sistema  dragante,  nel  caso  di
sistemi di dragaggio di tipo stazionario e di sedimenti  estremamente
contaminati; 
    per la chiusura parziale dell'area di escavo; 
    per la chiusura totale dell'area di escavo, solitamente nel  caso
di utilizzo di draghe di tipo meccanico, con eventuale  realizzazione
di un'intercapedine per consentire il passaggio delle imbarcazioni di
appoggio; 
    in corrispondenza degli sfiori di casse  di  colmata,  vasche  di
raccolta o strutture di contenimento poste in ambito costiero; 
    per la protezione di un obiettivo potenzialmente impattato  dalle
attivita' di movimentazione. 
    In aree d'intervento di dimensioni ridotte ed  in  condizioni  di
relativa calma idrodinamica e' ammesso l'utilizzo di barriere a bolle
(bubble   screens   o   bubble   curtains),   previa    dimostrazione
dell'efficacia  delle  stesse  in  relazione  al  contenimento  della
dispersione dei contaminanti  eventualmente  presenti  nei  sedimenti
movimentati. 
    L'utilizzo di eventuali barriere fisiche deve  essere  supportato
da una valutazione della  stabilita'  ed  effettiva  efficacia  delle
stesse sulla base di uno studio delle condizioni idrodinamiche locali
ed in relazione  alla  tipologia  di  contaminazione  presente.  Deve
inoltre essere prevista l'esecuzione di regolari ispezioni  in  campo
al fine di verificare l'eventuale  presenza  di  lacerazioni,  tagli,
fori o altri problemi che ne compromettano l'efficacia. 
7. Monitoraggio. 
    Costituiscono requisito essenziale per la corretta esecuzione del
progetto di dragaggio di cui all'articolo 3 del presente decreto,  la
progettazione e l'esecuzione di un piano di  monitoraggio  ambientale
dell'intero processo di gestione del sedimento,  dal  dragaggio  alla
collocazione (o riutilizzo) finale  del  materiale  dragato  e  delle
singole frazioni che lo compongono. Tale monitoraggio  e'  funzionale
alla verifica degli effetti attesi sulle diverse  matrici  ambientali
interessate da tali attivita' e dell'efficacia delle eventuali misure
introdotte per la loro mitigazione. Il piano di monitoraggio deve: 
    fornire criteri e strumenti  per  la  valutazione  degli  impatti
sulle diverse matrici ambientali,  con  particolare  attenzione  alle
biocenosi bentoniche sensibili e/o di elevato pregio naturalistico; 
    verificare l'idoneita' delle modalita' operative adottate ai fini
della minimizzazione degli effetti; 
    segnalare in tempo utile la necessita'  di  introdurre  eventuali
misure correttive  e/o  di  mitigazione  in  relazione  agli  impatti
monitorati  e/o  alle  modalita'  operative  adottate,  e   valutarne
l'efficacia; 
    verificare, dopo il completamento delle attivita', la tendenza al
ripristino delle condizioni iniziali nelle matrici ambientali oggetto
del monitoraggio. 
    Sono da considerarsi strumenti di supporto modelli matematici  in
grado di prevedere il comportamento del  sedimento  movimentato  e  i
relativi processi di dispersione e/o diffusione della  contaminazione
ad  essi  eventualmente  associata.  Tali   modelli   devono   essere
opportunamente  implementati  in   funzione   delle   caratteristiche
ambientali  del  sito  e   delle   specifiche   modalita'   operative
individuate, e successivamente calibrati in corso d'opera mediante il
monitoraggio stesso. 
    Il  piano  di  monitoraggio  deve  inoltre  prevedere  la  rapida
divulgazione e valutazione degli esiti dello  stesso,  prevedendo  la
predisposizione   di   una   banca   dati    ambientale    specifica,
preferibilmente basata su Sistemi Informativi Territoriali. 
    Il piano di monitoraggio deve altresi' contenere  la  descrizione
del  contesto  ambientale  in  cui   si   svolgono   gli   interventi
(caratteristiche morfologiche ed idrodinamiche, presenza di obiettivi
sensibili e/o aree a vario titolo protette), degli impatti  attesi  e
della strategia di indagine da adottare. 
    7.1 Strategia di monitoraggio per le attivita' di  movimentazione
dei sedimenti. 
    Il piano di monitoraggio, definito sulla base di  un'approfondita
conoscenza dell'area di intervento e  commisurato  all'entita'  degli
impatti attesi, deve essere articolato in tre fasi distinte: 
    una fase di monitoraggio «ante operam», antecedente  le  previste
attivita' di movimentazione  dei  sedimenti,  avente  come  obiettivo
principale quello di definire i valori di riferimento dell'area per i
parametri   di   interesse   e   la   loro   relativa    variabilita'
spazio-temporale. Tale  fase  prevede  anche  l'individuazione  e  la
caratterizzazione delle stazioni di monitoraggio, incluse  specifiche
stazioni  «di  controllo»,  rappresentative   delle   caratteristiche
ambientali  dell'area  e  della  loro  variabilita'  naturale  e  non
influenzabili dalle attivita' di movimentazione; 
    una fase di monitoraggio «in corso d'opera», durante  l'attivita'
di movimentazione dei sedimenti propriamente  detta,  finalizzata  ad
individuare e quantificare gli impatti attesi  nei  diversi  comparti
ambientali, verificare l'idoneita' delle modalita' operative adottate
e valutare l'efficacia  delle  eventuali  misure  correttive  e/o  di
mitigazione introdotte; 
    infine, una fase di monitoraggio «post operam»,  successiva  alla
conclusione  delle  attivita'  di  movimentazione,  finalizzata  alla
verifica della tendenza al  ripristino  delle  condizioni  ambientali
ante operam. Nel caso di capping, deve essere verificata  l'efficacia
dell'intervento stesso. 
    Sulla base dei risultati ottenuti durante  le  diverse  fasi  del
monitoraggio, la strategia puo' essere modificata in  corso  d'opera,
sia nel senso di una semplificazione delle attivita', sia  nel  senso
di una intensificazione dei controlli. Nel  caso  di  eventi  critici
(rottura  di  panne,  perdite  di  materiale,   eventi   meteo-marini
eccezionali, etc.) devono  essere  eseguite  attivita'  di  controllo
aggiuntive rispetto a quelle previste regolarmente. 
    7.1.1 Stazioni di monitoraggio. 
    In  generale,  le  stazioni   di   monitoraggio   devono   essere
posizionate in modo tale da: 
    rilevare tutti i processi  in  corso  connessi  con  gli  impatti
attesi e valutarne la significativita'; 
    controllare gli obiettivi sensibili individuati  in  relazione  a
tali impatti. 
    La strategia di monitoraggio deve pertanto prevedere  un  sistema
integrato di stazioni «fisse» e  «mobili»,  in  corrispondenza  delle
quali acquisire i dati  relativi  a  parametri  fisico-chimici  della
colonna d'acqua e  prelevare  campioni  per  le  diverse  matrici  da
monitorare, nel corso di specifiche «campagne di indagine». 
    Le stazioni di monitoraggio definite «fisse»,  la  cui  posizione
rimane costante per l'intera durata del monitoraggio,  devono  essere
individuate in punti significativi, funzionali alla comprensione  dei
processi in atto, quali, ad esempio, all'imboccatura  del  porto,  in
corrispondenza di obiettivi sensibili, ai limiti  areali  d'influenza
dell'intervento, esternamente all'area di  influenza  dell'intervento
(stazioni «di controllo»). 
    Le stazioni di monitoraggio «mobili» devono essere  riposizionate
durante ciascuna campagna d'indagine in  funzione  dell'estensione  e
dell'andamento del pennacchio di torbida (plume). 
    L'ubicazione  delle  stazioni  deve  essere  inoltre   funzionale
all'acquisizione di dati utili alla calibrazione, in  corso  d'opera,
dei modelli matematici eventualmente utilizzati  per  lo  studio  dei
processi di trasporto, dispersione e/o diffusione. 
    7.1.2 Frequenza di monitoraggio. 
    La frequenza delle attivita' di monitoraggio deve essere definita
sulla  base  della  qualita'  del  materiale  da  movimentare,  delle
modalita' e  tempistica  degli  interventi  e  delle  caratteristiche
ambientali dell'area. 
    Le attivita' di monitoraggio della fase ante operam devono essere
avviate con sufficiente anticipo rispetto all'avvio  delle  attivita'
di movimentazione. 
    La frequenza delle indagini in corso d'opera deve essere maggiore
nella fase iniziale ed in concomitanza di ogni nuova  attivita',  per
poi ridimensionarsi una  volta  comprese  dinamiche  ed  entita'  dei
processi in corso. 
    7.1.3 Elementi da monitorare. 
    Gli elementi da monitorare devono essere selezionati in  funzione
dei volumi  e  della  contaminazione  riscontrata  nei  sedimenti  da
movimentare, delle caratteristiche delle aree  di  intervento,  della
tipologia di movimentazione prevista e relative modalita' operative e
della presenza  di  obiettivi  sensibili  e/o  aree  a  vario  titolo
protette. 
    Essi possono essere: 
    caratteristiche meteomarine e  regime  correntometrico  specifici
delle aree oggetto del monitoraggio (direzione  ed  intensita'  delle
correnti); 
    caratteristiche    chimico-fisiche    della    colonna    d'acqua
(conducibilita',  temperatura,  pressione,  pH,   potenziale   redox,
concentrazione di ossigeno disciolto,  concentrazione  di  nutrienti,
clorofilla «a»); 
    livelli di torbidita' in situ e concentrazione di solidi  sospesi
in colonna d'acqua; 
    concentrazione  dei  contaminanti   significativi   sui   diversi
componenti  della   colonna   d'acqua   (tal   quale,   particellato,
disciolto); 
    concentrazione dei contaminanti  biodisponibili  nei  tessuti  di
organismi    bioindicatori,    selezionati    in    funzione    delle
caratteristiche  ambientali  dell'area  di  intervento,  da  abbinare
eventualmente all'analisi di biomarkers per  la  valutazione  precoce
degli effetti; 
    struttura delle biocenosi bentoniche  sensibili  e/o  di  elevato
pregio naturalistico potenzialmente influenzate  dalle  attivita'  di
movimentazione. 
    Devono  inoltre  essere  acquisite,  per  l'intera  durata  delle
attivita' di movimentazione dei sedimenti, informazioni  relative  a:
condizioni meteo-marine e parametri idrografici in corrispondenza  di
stazioni mareografiche, meteorologiche e idrografiche di riferimento;
dati operativi delle attivita' di  movimentazione  (area  di  lavoro,
cicli di  lavoro,  modalita'  specifiche,  attuazione  di  misure  di
mitigazione, eventi particolari, etc.); traffico navale. 
    7.1.4 Strumentazione di monitoraggio. 
    Per il monitoraggio degli elementi di  cui  al  par.  7.1.3  puo'
essere utilizzata la strumentazione descritta di seguito. 
    Le misure di intensita' e direzione delle correnti possono essere
rilevate mediante l'uso di correntometri puntuali o  profilatori,  da
utilizzare  nel  corso  delle   «campagne   di   indagine»   e/o   in
corrispondenza di stazioni «fisse» di monitoraggio, in «modalita'  di
registrazione autonoma». In quest'ultimo caso,  le  stazioni  possono
essere anche allestite per l'acquisizione congiunta delle  variazioni
del livello e delle onde. Le  variazioni  di  livello  medio  possono
essere rilevate anche mediante utilizzo di celle di pressione. 
    Per l'acquisizione dei principali parametri chimico-fisici  della
colonna d'acqua possono essere  utilizzate  sonde  multiparametriche,
nel corso delle «campagne  di  indagine»  e/o  in  corrispondenza  di
stazioni «fisse» di  monitoraggio,  in  «modalita'  di  registrazione
autonoma», su cui puo' essere installato anche il sensore ottico  per
la lettura della torbidita'. L'acquisizione dei  dati  deve  avvenire
una  volta  raggiunta  la  condizione  di  equilibrio.  Nel  caso  di
acquisizione lungo verticali di indagine,  la  velocita'  di  discesa
della sonda deve essere adeguata  alle  impostazioni  strumentali  di
acquisizione  dei  dati,  alla  profondita'  di  indagine   ed   alla
variabilita' dei processi in corso. Nel  caso  di  utilizzo  di  piu'
unita', si raccomanda di adottare la medesima tipologia di strumento. 
    Per il rilevamento della  torbidita'  possono  essere  utilizzati
sensori  ottici  (trasmissometri   o   nefelometri),   opportunamente
calibrati, in grado  di  fornire  una  lettura  diretta  in  situ,  e
conseguentemente,  una  lettura  indiretta  della  concentrazione  di
solidi sospesi in colonna d'acqua, nel caso in cui venga costruita  e
regolarmente aggiornata, mediante prelievo ed analisi in  laboratorio
di campioni d'acqua, una curva  di  regressione  affidabile.  Per  la
determinazione indiretta dei  solidi  sospesi  possono  essere  anche
utilizzati profilatori di corrente  del  tipo  ADCP,  che  consentono
l'acquisizione di dati istantanei e continui lungo l'intero  battente
idrico, da abbinare sempre a prelievi periodici di  campioni  d'acqua
per le analisi dei solidi sospesi ed, eventualmente, all'utilizzo  di
sensori ottici. 
    La calibrazione della strumentazione deve essere effettuata prima
di ogni campagna di indagine o, nel caso di utilizzo in modalita'  di
registrazione autonoma, periodicamente. 
    La determinazione dei  nutrienti  puo'  essere  effettuata  anche
mediante analisi di laboratorio su campioni d'acqua,  cosi'  come  la
determinazione della clorofilla «a». 
    Il  prelievo  di  campioni   d'acqua   deve   essere   effettuato
utilizzando un campionatore del tipo Niskin. Nel caso di  prelievi  a
piu' profondita' e' consigliabile  l'utilizzo  del  campionatore  del
tipo  «Rosetta».  Il  prelievo  di  campioni  d'acqua   deve   essere
effettuato in condizioni di equilibrio. 
    Il prelievo degli organismi filtratori puo' essere effettuato per
mezzo di un operatore subacqueo. Nel caso di  utilizzo  di  organismi
trapiantati devono essere utilizzate gabbie  opportunamente  ancorate
al fondo e segnalate.  Gli  organismi  bioindicatori  possono  essere
selezionati tra organismi filtratori  naturali  e/o  trapiantati  e/o
presenti in  impianti  di  maricoltura  ed  organismi  bentonici  e/o
necto-bentonici stanziali  nell'area  e/o  presenti  in  impianti  di
maricoltura. 
    Il  campionamento  delle  specie  necto-bentoniche  puo'   essere
effettuato mediante l'utilizzo di attrezzi appositamente  predisposti
per finalita' scientifiche. 
    Il  prelievo  di  sedimento   per   l'analisi   della   comunita'
macrozoobentonica  deve  essere   effettuato   mediante   benna.   Le
alterazioni  biocenotiche  nell'area  di  intervento  possono  essere
determinate anche mediante videoriprese con operatore subacqueo o ROV
(Remotely Operated Vehicle). 
    Ogni attivita' di monitoraggio deve essere riportata su  apposite
schede,   contenenti   informazioni   relative   alle   stazioni   di
campionamento e/o acquisizione dati  (denominazione  della  stazione;
coordinate  geografiche,  rilevate  tramite  GPS   differenziale,   e
profondita'; data ed ora  dell'indagine;  tipologia  di  indagine  ed
informazioni tecniche; denominazione dei campioni prelevati e/o files
acquisiti;  note  generali)  ed  alle  caratteristiche  operative  ed
ambientali al contorno. 
    7.1.5 Prelievo, conservazione e analisi dei campioni. 
    Le procedure per i corretti prelievo, preparazione, conservazione
ed analisi dei campioni per le diverse matrici ambientali, inclusi  i
parametri relativi al  controllo  della  qualita'  del  dato,  devono
essere concordate con gli enti di controllo  prima  dell'avvio  delle
attivita' di campionamento, nell'ambito di procedure  riconosciute  a
livello nazionale e/o internazionali (UNICHIM, ISO,  ASTM,  IRSA/CNR,
EPA, etc.). 
    7.2 Monitoraggio delle attivita' di dragaggio. 
    I potenziali impatti delle attivita' di dragaggio sull'ecosistema
marino-costiero sono principalmente connessi con: 
    l'aumento della torbidita' delle acque nell'intorno dell'area  di
dragaggio e nelle aree limitrofe; 
    la diminuzione temporanea del livello di ossigeno disciolto e  la
variazione della concentrazione dei nutrienti in colonna d'acqua; 
    la  dispersione  e/o  diffusione  delle   sostanze   contaminanti
presenti nei sedimenti dragati; 
    la risospensione e la  conseguente  dispersione,  a  causa  delle
correnti al fondo o del passaggio di navi, del materiale «smosso»  ma
non allontanato dal sistema dragante («spill»). 
    Per  la  valutazione   degli   impatti   attesi   sull'ecosistema
marino-costiero, il piano di monitoraggio deve considerare: 
    le  caratteristiche   fisiche,   chimiche,   microbiologiche   ed
ecotossicologiche del sedimento da dragare, definite sulla base della
caratterizzazione (cfr. par. 2); 
    le caratteristiche morfo-batimetriche ed idrodinamiche  dell'area
di dragaggio; 
    gli obiettivi del progetto di dragaggio; 
    la tipologia dei sistemi di dragaggio prescelti; 
    le eventuali misure di mitigazione previste (cfr. par. 6); 
    la presenza di  obiettivi  sensibili  e/o  aree  a  vario  titolo
protette. 
    In funzione di quanto sopra elencato  il  piano  di  monitoraggio
puo' prevedere il controllo dei seguenti elementi (cfr. par. 7.1.3): 
    caratteristiche meteomarine e regime  correntometrico  (direzione
ed intensita' delle correnti); 
    caratteristiche chimico-fisiche della colonna d'acqua; 
    livelli di torbidita' in situ e concentrazione di solidi  sospesi
in colonna d'acqua; 
    concentrazioni dei contaminanti significativi, emersi in fase  di
caratterizzazione, presenti in colonna d'acqua e/o in associazione ai
solidi sospesi; 
    concentrazioni di  contaminanti  biodisponibili  nei  tessuti  di
organismi bioindicatori ed eventualmente analisi di biomarkers; 
    struttura delle biocenosi bentoniche  sensibili  e/o  di  elevato
pregio naturalistico potenzialmente influenzate  dalle  attivita'  di
movimentazione. 
    Il numero delle campagne di indagine  da  eseguirsi  ante  operam
deve essere  rappresentativo  delle  condizioni  meteoclimatiche.  Il
numero delle campagne di indagine da eseguirsi in corso d'opera  deve
essere  scelto  in  funzione  della   qualita'   dei   sedimenti   da
movimentare, della tipologia  di  draga,  delle  modalita'  operative
prescelte (produttivita', cicli, durata, misure di mitigazione, etc.)
e dell'entita' degli effetti attesi.  Il  numero  delle  campagne  di
indagine da eseguirsi post operam  deve  essere  scelto  in  funzione
dell'entita' degli impatti riscontrati e della  tipologia  di  specie
coinvolte, ma non deve comunque essere inferiore a 2. 
    Una o piu' stazioni «mobili» per la lettura della torbidita'  e/o
il  prelievo  di  campioni  d'acqua  per  la   determinazione   della
concentrazione  dei  solidi  sospesi  devono   essere   previste   in
prossimita' del mezzo dragante. 
    7.3 Monitoraggio delle attivita' di trasporto. 
    Il monitoraggio delle attivita' di trasporto deve essere previsto
nel caso di utilizzo di una  combinazione  di  sistemi  di  trasporto
differenti e  nel  caso  di  trasporto  idraulico,  per  la  verifica
dell'assenza di perdite. 
    I  potenziali  effetti  ambientali  del  trasporto  di  materiale
dragato sull'ecosistema marino-costiero sono principalmente  connessi
a rilasci o perdite di materiale, con: 
    l'aumento della torbidita' delle acque; 
    la  dispersione  e/o  diffusione  delle   sostanze   contaminanti
presenti nei sedimenti. 
    Per  la  valutazione   degli   impatti   attesi   sull'ecosistema
marino-costiero, il piano di monitoraggio deve considerare: 
    le  caratteristiche   fisiche,   chimiche,   microbiologiche   ed
ecotossicologiche del materiale dragato (cfr. par. 2); 
    le caratteristiche idrodinamiche lungo il percorso  previsto  per
il trasporto; 
    la tipologia dei sistemi di trasporto prescelti; 
    le eventuali misure di mitigazione previste (cfr. par. 6); 
    la presenza lungo le rotte di navigazione  o  lungo  il  percorso
delle tubazioni o in aree limitrofe di obiettivi sensibili e/o aree a
vario titolo protette. 
    In funzione di quanto sopra elencato  il  piano  di  monitoraggio
puo' prevedere il controllo dei seguenti elementi (cfr. par. 7.1.3): 
    caratteristiche  meteomarine  (direzione  ed   intensita'   delle
correnti); 
    caratteristiche chimico-fisiche della colonna d'acqua; 
    livelli di torbidita' in situ e concentrazione di solidi  sospesi
in colonna d'acqua; 
    concentrazioni dei contaminanti significativi, emersi in fase  di
caratterizzazione, presenti in colonna d'acqua e/o in associazione ai
solidi sospesi. 
    La strategia  di  monitoraggio  per  la  fase  di  trasporto  del
materiale dragato deve essere commisurata con quella definita per  il
monitoraggio delle attivita' di dragaggio (cfr. par. 7.2). 
    7.4 Monitoraggio delle  attivita'  di  ripascimento  di  spiaggia
emersa e/o sommersa, formazione di terreni costieri,  immersione  nel
corpo idrico di  provenienza  e  miglioramento  dei  fondali  tramite
capping. 
    Il monitoraggio  delle  attivita'  di  ripascimento  di  spiaggia
emersa e/o sommersa, formazione di terreni costieri e  immersione  in
ambiente acquatico deve tener conto dei potenziali impatti  che  tale
attivita'   puo'   determinare    sull'ecosistema    marino-costiero,
principalmente connessi con: 
    la variazione della morfologia e della batimetria dei fondali; 
    l'aumento della torbidita' delle acque nell'area di intervento  e
nelle aree limitrofe; 
    la diminuzione temporanea del livello di ossigeno disciolto e  la
variazione della concentrazione dei nutrienti in colonna d'acqua. 
    Per  la  valutazione   degli   impatti   attesi   sull'ecosistema
marino-costiero, il piano di monitoraggio deve considerare: 
    le  caratteristiche   fisiche,   chimiche,   microbiologiche   ed
ecotossicologiche del materiale dragato (cfr. par. 2); 
    le caratteristiche morfo-batimetriche ed idrodinamiche  dell'area
di intervento; 
    gli obiettivi del progetto di dragaggio; 
    la  tipologia  dei  sistemi  prescelti   per   la   realizzazione
dell'intervento; 
    le eventuali misure di mitigazione previste (cfr. par. 6); 
    la presenza di  obiettivi  sensibili  e/o  aree  a  vario  titolo
protette. 
    La strategia di monitoraggio deve essere commisurata  con  quella
definita  per  il  monitoraggio  delle  operazioni  di  dragaggio   e
trasporto (cfr. par. 7.2 e 7.3). 
    7.5 Monitoraggio delle attivita' di collocazione a terra. 
    Il monitoraggio durante la collocazione  a  terra  del  materiale
dragato deve essere volto principalmente al controllo dell'assenza di
perdite  accidentali  nell'intorno  dell'area  di  destinazione,  con
potenziale: 
    aumento della torbidita' delle acque; 
    dispersione e/o diffusione delle sostanze  contaminanti  presenti
nei sedimenti. 
    Per  la  valutazione   degli   impatti   attesi   sull'ecosistema
marino-costiero, il piano di monitoraggio deve considerare: 
    le  caratteristiche   fisiche,   chimiche,   microbiologiche   ed
ecotossicologiche del materiale dragato (cfr. par. 2); 
    le  caratteristiche  idrodinamiche  nell'intorno   dell'area   di
destinazione; 
    gli obiettivi del progetto di dragaggio; 
    la tipologia del sistema di collocazione prescelto; 
    le eventuali misure di mitigazione previste (cfr. par. 6); 
    la presenza nelle vicinanze del sito di destinazione di obiettivi
sensibili e/o aree a vario titolo protette. 
    7.6 Monitoraggio delle attivita' di  refluimento  all'interno  di
casse di colmata, vasche di  raccolta  o  strutture  di  contenimento
poste in ambito costiero. 
    Il monitoraggio delle  attivita'  di  refluimento  del  materiale
dragato all'interno di  vasche  di  colmata,  vasche  di  raccolta  o
strutture di contenimento poste in ambito costiero deve essere  volto
principalmente  al  controllo  dell'assenza  di  perdite  accidentali
durante il riempimento della struttura ed al controllo dell'effluente
dalla struttura stessa, con conseguente: 
    aumento della torbidita' delle acque  nell'intorno  dell'area  di
refluimento e di quella di efflusso; 
    dispersione e/o diffusione delle sostanze  contaminanti  presenti
nei sedimenti dragati. 
    Per  la  valutazione   degli   impatti   attesi   sull'ecosistema
marino-costiero, il piano di monitoraggio deve considerare: 
    le  caratteristiche   fisiche,   chimiche,   microbiologiche   ed
ecotossicologiche del materiale dragato (cfr. par. 2); 
    le caratteristiche morfo-batimetriche ed idrodinamiche  dell'area
circostante la vasca di colmata, vasca di  raccolta  o  struttura  di
contenimento; 
    gli obiettivi del progetto di dragaggio; 
    le caratteristiche progettuali dell'opera di contenimento; 
    la tipologia dei sistemi di refluimento prescelti; 
    le eventuali misure di mitigazione previste (cfr. par. 6); 
    la presenza di  obiettivi  sensibili  e/o  aree  a  vario  titolo
protette. 
    In funzione di quanto sopra elencato  il  piano  di  monitoraggio
puo' prevedere il controllo dei seguenti elementi (cfr. par. 7.1.3): 
    caratteristiche meteomarine e regime  correntometrico  (direzione
ed intensita' delle correnti); 
    caratteristiche chimico-fisiche della colonna d'acqua; 
    livelli di torbidita' in situ e concentrazione di solidi  sospesi
in colonna d'acqua; 
    concentrazioni dei contaminanti significativi, emersi in fase  di
caratterizzazione, presenti in colonna d'acqua e/o in associazione ai
solidi sospesi. 
    Nella strategia di monitoraggio una stazione «fissa» deve  essere
posizionata in prossimita' dell'area di efflusso dalla vasca. 
    La strategia di monitoraggio deve essere commisurata  con  quella
definita  per  il  monitoraggio  delle  operazioni  di  dragaggio   e
trasporto (cfr. par. 7.2 e 7.3).