(all. 1 - art. 1) (parte 2)
     all'operatore di sala controllo.
0.85 come sopra, ma con presenza di  allarmi  riportati  in  zona  di
     manovra delle valvole remotizzate.
0.95  esistenza  di  rilevatori  di  gas,  non estesa a tutti i punti
     critici.
Cumulabile con quello applicato fra i fattori precedenti:
0.85 i rilevatori di gas  attivano  automaticamente  le  barriere  di
     abbattimento/diluizione  del  gas  e/o  gli  impianti  fissi  di
     irrorazione nell'area interessata dall'allarme.
4.1.5 Scarichi di emergenza e funzionali (Rif. 3.1.1.6)
a) Per le unita' STOCCAGGIO
Ciascun serbatoio e' dotato di valvole di  sicurezza  dimensionate  e
tarate  secondo la normativa vigente, tenendo conto anche dell'evento
incendio.
Deve essere prevista  la  verifica  delle  valvole  di  sicurezza  in
esercizio, mantenendo la protezione dell'impianto.
E' preferibile frazionare la capacita' complessiva di scarico in piu'
valvole  prevedendo  tarature  a  valori  di pressione opportunamente
scalati.
Non e' ammesso l'uso di valvole del tipo "peso e leva".
Le condotte di trasferimento, nei singoli tratti  intercettabili  con
valvole di sezionamento, devono essere dotate di valvole di sicurezza
con scarico in zona sicura.
Lo scarico delle valvole deve avvenire in posizione sicura, anche nei
confronti di qualsiasi area critica adiacente, ad una quota di almeno
1,5 m al di sopra del serbatoio.
Si puo' adottare il seguente fattore:
0.85 se lo scarico avviene in modo convogliato in sistema di recupero
     o in torcia, previo calcolo delle PSV in contropressione, ovvero
     siano  previsti  sistemi equivalenti che impediscono il rilascio
     di prodotto in atmosfera.
Se esiste uno  spurgo  sul  fondo  del  serbatoio  esso  deve  essere
provvisto  di doppia valvola di intercettazione di cui la seconda del
tipo dead-man in posizione esterna al bacino.
Puo' essere adottato il fattore seguente:
0.90 se esiste un collettore degli spurghi dei serbatoi della singola
     unita' con valvola di scarico all'esterno del bacino.
Le prese  di  campionamento  devono  essere  poste  in  posizione  di
sicurezza  e  provviste  di doppia valvola di cui la seconda del tipo
dead-man con scarico fuori dal bacino.
b) TRAVASO ed IMBOTTIGLIAMENTO
Il contenuto residuo, a fine travaso, del braccio  di  carico/scarico
deve essere convogliato in zona sicura ad una quota non inferiore a 2
m al di sopra del piano di campagna.
Puo' essere adottato il seguente fattore:
0.90  se  il convogliamento e' effettuato in sistema di recupero o in
     torcia.
4.2 CONTROLLO DEL PROCESSO (K2)
Per le unita'  interessanti  i  depositi  di  GPL,  si  intende,  per
processo l'operazione di trasferimento di prodotto.
Si  presuppone che le unita' siano dotate di strumentazione minima di
controllo.
In questo paragrafo sono trattati gli aspetti relativi ai sistemi  di
allarme  e  di  blocco,  al controllo computerizzato, alle istruzioni
operative ed alla sorveglianza durante il funzionamento.
4.2.1 Sistemi di allarme e di blocco (Rif.3.1.2.1, 3.1.2.2 e 3.1.2.5)
I sistemi di allarme e di blocco devono essere alimentati da una rete
elettrica o fluidodinamica. Nella progettazione deve essere  prevista
una  messa  in  sicurezza  in  automatico  dell'impianto  nel caso di
interruzione delle reti di cui sopra.
a) Unita' STOCCAGGIO
Le linee principali di  movimentazione  del  prodotto  devono  essere
intercettabili   con  valvole  comandate  a  distanza,  attuabili  da
posizione sicura in caso di incidente. Le  linee  di  servizio  delle
valvole,   se   non   di  tipo  Fail  safe,  devono  essere  protette
dall'incendio (vedi anche K4 e K5).
Deve essere previsto un  sistema  di  controllo  del  riempimento  su
ciascun serbatoio.
Non  sono ammesse strumentazioni del tipo esterno a vetro (ad esempio
tipo Klinger).
Si puo' adottare uno dei seguenti fattori di compensazione:
1     lo strumento fornisce solo  indicazioni  di  livello  leggibili
     nella  prossimita' del serbatoio ed e' dotato di solo segnale di
     allarme per basso ed alto livello (a valore inferiore  allo  0.8
     della capacita' geometrica).
0.95  i  segnali di livello e di allarme sono riportati nella zona di
     comando centralizzato delle valvole comandate a distanza  e  dei
     sistemi di pompaggio
0.80  segnale  di  livello ed allarme come sopra integrato da sistema
     indipendente per  allarme  e  blocco  automatico  per  altissimo
     livello   (al  valore  pari  al  massimo  grado  di  riempimento
     consentito) che comanda la chiusura delle valvole di  isolamento
     comandate a distanza.
Fattori cumulabili:
0.80  esiste  un  secondo  sistema  indipendente per il controllo del
     livello
0.95 se il dispositivo di blocco automatico agisce anche sull'arresto
     dei sistemi di pompaggio.
b) Unita' TRAVASO
I bracci di carico devono essere dotati di valvole ad intercettazione
rapida a comando a distanza attuabile da luogo sicuro.
Si puo' adottare uno dei seguenti fattori di compensazione:
1    controllo del riempimento mediante  predisposizione  volumetrica
     da inserire manualmente ed arresto automatico o mediante spie di
     massimi riempimento.
0.95  controllo  del riempimento mediante sistemi di pesatura durante
     le operazioni di travaso ed arresto automatico.
0.80  come  sopra,  se  il sistema di pesatura e' realizzato mediante
     bascule situate interamente sopra il piano campagna.
Fattori cumulabili:
0.85  esiste  sistema  di  blocco   che   comanda   le   valvole   di
     intercettazione  sui bracci ed i sistemi di pompaggio in caso di
     movimento accidentale del veicolo.
0.85 come sopra, in caso di mancanza di consenso dal  dispositivo  di
     collegamento a massa del veicolo.
c) Unita' IMBOTTIGLIAMENTO:
Le   linee   principali   devono   essere   dotate   di   valvole  ad
intercettazione rapida  a  comando  a  distanza  attuabile  da  luogo
sicuro.
Fattori di compensazione:
1    controllo del livello nelle bombole con sistemi di pesatura o di
     predeterminazione del carico.
0.90  come  sopra,  ma  con  un  secondo  controllo  indipendente del
     livello.
d) Unita' POMPE:
0.90 esistono dispositivi di rilevazione di vibrazioni o di  anomalie
     di parametri di funzionamento che forniscono un allarme
0.80 come sopra, che comandano l'arresto automatico.
f) Per tutte le UNITA':
Fattori cumulabili con i precedenti:
0.80 se i sistemi automatici di blocco e di controllo sono verificati
     con frequenze definite da uno studio di rischio
0.90  se  la  funzionalita'  dei  sistemi di attuazione delle valvole
     telecomandate, nonche' l'alimentazione elettrica dei sistemi  di
     blocco,   e'   garantita   con  doppia  fonte  di  energia,  con
     possibilita' di commutazione automatica.
4.2.2 Controllo centralizzato (Rif. 3.1.2.6)
Per unita' STOCCAGGIO, TRAVASO ed IMBOTTIGLIAMENTO
Puo' adottarsi uno dei seguenti fattori:
0.70 il complesso delle operazioni di movimentazione del prodotto  e'
     gestito a livello centrale con sistema computerizzato.
0.80 i parametri d'interesse sono riportati a video in sala controllo
     costantemente  presidiata  ed in comunicazione con gli operatori
     di campo.
0.95 i parametri d'interesse sono riportati su  quadro  sinottico  in
     zona di manovra delle valvole remotizzate d'isolamento.
Fattore cumulabile:
0.90 per la gestione centralizzata delle logiche di blocco.
4.2.3 Istruzioni operative (Rif. 3.1.2.8)
Per tutte le UNITA'
Per  l'esercizio  di  ogni  impianto in condizioni di sicurezza, deve
esistere un  manuale  operativo  comprendente  istruzioni  chiare  ed
esaurienti  e  personalizzate per l'impianto. In ogni caso, esso deve
comprendere l'avviamento, il funzionamento normale, l'arresto e messa
in sicurezza dell'impianto. Se, in aggiunta, sono previste  anche  le
condizioni  di  seguito  elencate, il fattore di compensazione potra'
essere calcolato con la seguente espressione:
   Fattore compensativo = 1 - (somma dei fattori ponderali / 100)
utilizzando i fattori ponderali pertinenti  riportati  nella  tabella
successiva. Si deve rilevare che le istruzioni operative risultano di
solito  piu' complete nei casi in cui sia stato effettuato uno studio
di rischio approfondito, del tipo dell'Analisi di Operabilita', FMEA,
etc.
 ___________________________________________________________________
|                                                       |           |
|    Condizione prevista dalle istruzioni operative     |  Fattore  |
|                                                       | ponderale |
|_______________________________________________________|___________|
| Procedure specifiche e dettagliate per ogni singola   |     5     |
| operazione                                            |           |
|_______________________________________________________|___________|
| Arresto di emergenza e successiva rimessa in marcia   |     4     |
|_______________________________________________________|___________|
| Rimessa in marcia dopo manutenzione                   |     4     |
|_______________________________________________________|___________|
| Procedure per bonifica di tubazioni e serbatoi        |     4     |
|_______________________________________________________|___________|
| Procedure di controllo per modifica di apparecchi o   |     3     |
| linee                                                 |           |
|_______________________________________________________|___________|
| Procedura di controllo per modifica di istruzioni     |     3     |
| operative                                             |           |
|_______________________________________________________|___________|
| Procedure d'emergenza dettagliate per ciascuna        |     7     |
| ipotesi incidentale prevedibile                       |           |
|_______________________________________________________|___________|
4.2.4 Sorveglianza dell'impianto (Rif. 3.1.2.9)
Per tutte le UNITA'
Per i sistemi di comunicazione impiegare uno dei fattori seguenti:
0.98  sistema di comunicazione sonora dalla sala controllo principale
     non bidirezionale
0.97 sistema cercapersone in dotazione ad operatori chiave e telefoni
     o altre apparecchiature di comunicazione sull'impianto
0.95 sistema  di  comunicazione  sonora  che  consente  comunicazioni
     bidirezionali da ciascun altoparlante.
Gli ulteriori fattori cumulabili sono:
0.90 ove tutti gli operatori possano comunicare con la sala controllo
     mediante radio bidirezionale da qualunque parte del complesso
0.95  l'impianto  viene  regolarmente presidiato, giorno e notte, con
     l'impiego di televisione a circuito chiuso per l'osservazione da
     vicino delle parti principali
0.90 sistema di sicurezza dell'impianto efficace e presidio  del  suo
     perimetro per impedirne l'accesso alle persone non autorizzate
0.90   efficaci  sistemi  antiaccensione  e  controllo  accurato  del
     movimento di veicoli in zone pericolose.
4.3 ATTEGGIAMENTO NEI RIGUARDI DELLA SICUREZZA (K3)
4.3.1 Gestione della sicurezza
Per  l'accesso  ai  fattori  del  presente  paragrafo  e'  necessaria
esplicita dichiarazione del fabbricante nonche' idonea documentazione
a  sostegno  dei  fattori utilizzati. La sicurezza dello stabilimento
deve essere gestita  in  modo  organico,  secondo  procedure  scritte
programmatiche ed operative.
Per tutte le UNITA':
Possono essere adottati i seguenti fattori cumulabili:
0.90  se  esiste  una organizzazione centrale aziendale che definisce
     gli  obiettivi,  emana  regole  organizzative  ed  operative   e
     stabilisce   modalita'   di   controllo   sulla  gestione  della
     sicurezza.
0.85 se vengono effettuate regolari verifiche (quantitative  o  non),
     da  parte di strutture centrali aziendali o di strutture esterne
     indipendenti, sull'applicazione e dell'efficienza del sistema di
     gestione della sicurezza.
0.95 se esiste una struttura addetta alla sicurezza, a  tempo  pieno,
     anche  a  livello centrale aziendale, ed inoltre un responsabile
     delegato in stabilimento
0.90 se esiste una procedura di  registrazione  dei  guasti  e  degli
     incidenti,  anche  evitati,  con  loro  analisi e diffusione dei
     risultati.
0.80 se esiste un'organizzazione che preveda livelli di  operativita'
     anche  al  di  fuori  dell'ordinario  orario  di  lavoro  per la
     gestione di situazioni di emergenza, anche esterne  al  deposito
     (su   strada   e/o   ferrovia);  nonche'  per  la  ricezione  di
     ferrocisterne che dovessero giungere agli  scali  ferroviari  in
     difformita'  delle  programmazioni  previste  ponendo  in  crisi
     l'organizzazione dello scalo stesso.
4.3.2 Addestramento alla sicurezza (Rif. 3.1.3.2)
Per tutte le UNITA'
Possono essere adottati fattori cumulabili:
0.90  se  esiste  un  programma  di  corsi  regolari  di  formazione/
     addestramento alla sicurezza dei lavoratori dipendenti (di tutti
     i livelli), che prevede un impegno minimo di 8 ore/anno per uomo
0.90 come sopra per i lavoratori di ditte appaltatrici, per un minimo
     di 4 ore/anno uomo.
4.3.3 Procedure di manutenzione e sicurezza (Rif. 3.1.3.3)
Per tutte le UNITA'
Le  manutenzioni  e  le  ispezioni  devono  essere  eseguite  secondo
programmi specifici e documentali.
Possono essere adottati i seguenti fattori cumulabili:
0.95 se, oltre alle verifiche ed  ispezioni  previste  dalle  vigenti
     leggi,   vengono   eseguite,   a   cura  della  ditta,  su  base
     programmata,  ulteriori  controlli,   anche   con   ausilio   di
     metodologie non distruttive
0.95  come  sopra,  con  i  controlli  a  cura  di  Ente  o Struttura
     indipendente
0.90 se viene osservato un sistema rigoroso di permessi di  lavoro  e
     di   certificazioni   di  svincolo  per  i  lavori  da  eseguire
     sull'impianto, con procedure conformi a  quanto  indicato  nelle
     norme  UNI  10144, 10145, 10146, 10148 o ad altre norme tecniche
     di riconosciuta validita'.
4.4 PROTEZIONI ANTINCENDIO (K4)
Questo paragrafo si occupa della riduzione del  rischio  attribuibile
all'impiego  di  protezioni antincendio per ragioni strutturali, alla
dotazione di pareti antincendio, alla protezione dei cavi  strumenti,
dei  cavi  elettrici,  etc,  necessari  a  tenere  sotto controllo le
emergenze.
4.4.1 Protezioni delle strutture (Rif. 3.2.1.1)
a) Unita' Stoccaggio fuori terra
Puo' essere adottato uno dei seguenti fattori:
0.63  Per  le unita' stoccaggio fuori terra per le quali sia prevista
     la protezione del serbatoio e dei supporti mediante rivestimenti
     isolanti  ed  impianti  fissi  di  raffreddamento   di   portata
     specifica   non   inferiore  a  3  lt/min/m2  di  superficie  da
     proteggere.  Tali  rivestimenti  devono  essere  in   grado   di
     garantire  l'integrita'  del  serbatoio coinvolto nell'incidente
     per un tempo relazionato al massimo evento incidentale  previsto
     e comunque non inferiore a due ore.
     Stante  la complessita' di comportamento dell'insieme serbatoio-
     rivestimento   protettivo,   ed   in   attesa    di    ulteriori
     determinazioni,  l'efficacia  di  un  tale sistema di protezione
     deve essere  dimostrata  tramite  l'effettuazione  di  prove  di
     laboratorio da condursi secondo i seguenti criteri:
     1.  la  curva tempo-temperatura simulante l'incendio deve essere
        quella da idrocarburi;
     2. le prove devono essere effettuate in modo tale da simulare in
        maniera  conservativa  il  comportamento  reale  del  sistema
        serbatoio-   rivestimento   protettivo,   in  particolare  la
        temperatura  della  superficie  metallica  del  provino  deve
        risultare <- 427 gradi C al termine della prova stessa;
     3.  per  tener  conto  dei  sistemi di protezione antincendio ad
        acqua, deve essere effettuata una prova della  durata  minima
        di  due  ore,  al  fine  di simulare l'azione combinata dello
        shock termico e dei getti d'acqua in pressione.
     In attesa della esatta  definizione  di  metodologie  di  prova,
     riconosciute   valide   a   livello  nazionale,  possono  essere
     utilizzati materiali consentiti in paesi esteri a condizione che
     soddisfino i requisiti di cui ai precedenti punti 1,2 e 3.
0.85 Qualora ne sia prevista  la  protezione  interna  con  strutture
     cellulari  di  alluminio a nido d'ape, di provata efficacia, con
     uno spostamento del liquido di circa il 2%, e  di  densita'  non
     superiore ai 45 Kg/mc +- 5%, in grado di trasferire, rapidamente
     e  continuamente, il calore dalle pareti al liquido; consentendo
     cosi' la fuoriuscita totale del gas e mantenendo la  temperatura
     delle  pareti  al di sotto di quella di collasso. In questo caso
     dovra' essere comunque assicurata una resistenza  al  fuoco  dei
     supporti  dei  serbatoi  almeno  R  90  ed una portata specifica
     dell'impianto  fisso  di  raffreddamento  non  inferiore   a   5
     lt/min/m2.
b) Serbatoi tumulati e interrati
0.50 se installati in conformita' alle norme di cui al DM 13/10/94.
Cumulabile:
0.90  se  protetti  per tutta la superficie con almeno 1 m di terra o
     altro materiale equivalente.
c) Imbottigliamento, Deposito bombole e Pompe/Compressori
0.9   per unita' completamente aperte  ovvero  con  sola  tettoia  di
     copertura e sostegni resistenti al fuoco almeno R 90.
0.95  per  costruzioni  chiuse  o  parziali  chiuse  con strutture di
     resistenza al fuoco non inferiore a R 90.
4.4.2 Barriere (Rif. 3.2.1.2)
Unita' TRAVASO
0.90  se  esistono  pareti  di  separazione  tra  i  diversi punti di
     travaso, ovvero da altre  unita',  in  grado  di  proteggere  da
     incendi
0.80  come sopra, se le pareti sono realizzate per resistere anche ad
     esplosioni.
4.4.3. Protezione delle apparecchiature dagli incendi (Rif. 3.2.1.3)
a) Per tutte le UNITA' (ove applicabile):
Devono essere previsti impianti di irrogazione a pioggia, con portata
minima in accordo con la normativa vigente: per casi non previsti  da
normative assumere quale portata minima 10 l/min per m2 di superficie
da proteggere.
Fattore adottabile:
0.90  se  il  sistema di irrorazione e' attivabile automaticamente da
     rilevatori di incendio nell'area.
Gli impianti elettrici e di servizio devono essere realizzati secondo
le norme di sicurezza antincendi,  ed  essere  oggetto  di  specifica
dichiarazione rilasciata dalla ditta installatrice, come richiesto ed
ai  sensi  del  DM  20.2.92  e dalla Circolare Min. Interni n. 24 del
26.1.93.
Se inoltre l'unita' e'  dotata  di  impianto  di  rilevazione  gas  e
incendio  e  di valvole motorizzate di intercettazione puo' cumularsi
uno dei seguenti fattori:
0.85 se tutti i cavi strumenti, le linee di impulso  ed  i  cavi  per
     l'energia  elettrica  necessari  per le funzioni di controllo in
     emergenza dell'unita' sono a norme CEI 20-36
0.75 come sopra ed inoltre la protezione e' in grado di resistere  ad
     agenti corrosivi ed a fuoriuscite di liquido
0.70  nel  caso  in  cui  l'interruzione  di  energia  elettrica  sia
     ininfluente ai fini del controllo in emergenza  dell'unita',  in
     quanto   l'intero   sistema  puo'  essere  considerato  di  tipo
     FAIL-SAFE.
4.5 ISOLAMENTO ED ELIMINAZIONE DELLE SOSTANZE (K5)
I  fattori  adottati  in  questo  paragrafo   tengono   conto   delle
caratteristiche che consentono il controllo delle perdite di prodotto
nelle prime fasi di un evento incidentale.
4.5.1 Sistemi di drenaggio
a) Per le unita' STOCCAGGIO fuori terra:
L'area  sottostante  i  serbatoi deve avere superficie impermeabile e
compatta, dotata di pendenza adatta  al  drenaggio  fuori  dell'area,
degli  eventuali  rilasci  ed  essere  delimitata  da  cordolature di
protezione di altezza compresa tra 10 e 60 cm.
Fattore di compensazione:
0.80 se la pendenza e' superiore all'1% in direzione di una fossa  di
     raccolta,  distante  almeno  10 m dalla proiezione in pianta dei
     serbatoi stessi, e capacita'  adeguata  rispetto  alla  maggiore
     delle ipotesi incidentali emerse dall'analisi di rischio.
b) Per le unita' di TRAVASO
L'area  sottostante  le autobotti sotto movimentazione deve avere una
superficie impermeabile e  compatta  e  dotata  di  pendenza  per  il
drenaggio degli eventuali rilasci in zona non critica.
Fattore di compensazione:
0.95 pendenze inferiori all'1%
0.85 se la pendenza e' almeno dell'1%
4.5.2 Sistemi a valvole
a) Per le unita' STOCCAGGIO:
Le   condutture   principali  devono  essere  dotate  di  valvole  di
isolamento a comando anche a  distanza  con  linee  di  servizio  (se
elettriche) protette dall'incendio.
Fattori di compensazione cumulabili:
0.95  se  le  valvole  sono  dotate di sistema di teleindicazione del
     proprio stato (chiusa/aperta)
0.95 se le unita' sono equipaggiate con valvole di eccesso di  flusso
     tarate a meno del 250%  del normale flusso massimo
0.70  se,  in  caso  di  incidente  su  un serbatoio, e' garantita la
     possibilita' di spiazzamento  del  prodotto  per  una  capacita'
     corrispondente  a  quella  del  serbatoio di maggiori dimensioni
     presente nell'unita'
0.70 se  esiste  un  sistema  di  pompaggio  di  acqua  che  permette
     l'allagamento  rapido di un serbatoio interessato da un rilascio
     nella zona liquido.
b) Per le unita' TRAVASO ed IMBOTTIGLIAMENTO
Le  condutture  principali  devono  essere  dotate  di   valvole   di
isolamento  a  comando  anche  a  distanza  con linee di servizio (se
elettriche) protette dall'incendio.
Fattori cumulabili utilizzabili:
0.85 se le unita' sono equipaggiate con  le  valvole  di  accesso  di
     flusso tarate a meno del 250% del normale flusso massimo.
0.80   se  i  collegamenti  mobili  sono  realizzati  con  unita'  di
     accoppiamento autosigillanti in caso di strappo.
0.70 per la sola  unita'  di  travaso,  se  sono  previsti  metodi  e
     procedure  per l'intercettazione a distanza di eventuali rilasci
     del vettore in travaso.
4.5.3 Ventilazione e diluizione
Fermo restando che zone posizionate sotto il piano campagna  sono  da
evitare; per le unita' che presentano tali zone, (ad esempio pozzetti
per  pompe e bascule installate in unita' travaso) deve farsi ricorso
a rilevatori di gas e idonei sistemi di ventilazione  ad  attivazione
automatica, atti a diluire il gas.
a)   Per  le  unita'  di  TRAVASO,  IMBOTTIGLIAMENTO  e  POMPE  (dove
   applicabile)
Deve essere assicurata una efficiente ventilazione  naturale  tramite
l'utilizzo di locali prevalentemente aperti.
Fattori di compensazione adottabili:
Cumulabili:
0.90  se  esiste aspirazione e/o ventilazione forzata aggiuntiva (per
     le zone critiche  dell'unita')  sempre  attiva  durante  le  ore
     lavorative
0.90  se  esistono  dispositivi  di rilevazione gas tarati al 25% del
     limite inferiore di esplosivita'.
b) Per tutte le UNITA':
0.90 se esistono cortine di vapore o barriere d'acqua, attivabili  da
     luogo  sicuro in caso incidentale, atte a favorire la diluizione
     di  perdite  e  comunque   a   separare   unita'   adiacenti   o
     comportamenti  critici  della  medesima  unita'.  Si considerano
     efficaci se hanno altezza almeno pari all'altezza dell'unita' da
     proteggere e se sono realizzate, in caso di  acqua  con  portate
     atte  a fronteggiare la massima perdita ipotizzabile, e comunque
     con almeno 50 l/min per m lineare di barriera.
4.6 OPERAZIONI ANTINCENDIO (K6) (Rif. 3.2.3)
I fattori considerati in questo paragrafo tengono conto  anche  della
possibilita'  di  intervenire  rapidamente su un incidente nella fase
iniziale,  per  impedirne  o   ritardarne   in   modo   significativo
l'evoluzione in incidente di piu' vaste proporzioni e per dar modo di
attivare opportuni piani di emergenza.
Le  specifiche  relative  all'addestramento  del  personale  ed  alle
verifiche periodiche  degli  impianti  di  protezione  attiva  devono
risultare da apposita documentazione.
4.6.1 Allarmi per incendio (Rif. 3.2.3.1)
Rilevatori  di  incendio devono essere installati nelle zone critiche
dell'impianto: l'intero sistema deve  essere  realizzato  secondo  le
normative vigenti.
Per tutte le Unita'
E' adottabile uno dei seguenti fattori:
0.90  se la rete di rilevazione di incendio e' in grado di reagire ad
     eventi in qualsiasi punto dell'unita' entro 1 minuto.
0.95 se la rete  copre  solo  parzialmente  l'unita',  con  tempo  di
     reazione inferiore a 5 minuti.
A   tale   ultimo   sistema  e'  equivalente  la  rete  di  tubazioni
termofondenti  di  adduzione   dell'aria   compressa   alle   valvole
pneumatiche  d'isolamento  del  tipo  Fail-Safe,  qualora la chiusura
delle  valvole  determini  anche  l'azionamento  dei  dispositivi  di
allarme.
Fattore cumulabile
0.90   se   gli  allarmi  sono  collegati  direttamente  al  presidio
     permanente di stabilimento.
4.6.2 Impianti fissi di estinzione (Rif. 3.2.3.3)
Sono compresi sotto questa voce gli impianti di  raffreddamento.  Gli
impianti   devono  essere  realizzati  secondo  gli  standard  minimi
previsti dalle norme  vigenti  o  da  regole  di  buona  tecnica.  Le
condizioni  di  portata  e  di  pressione  devono  essere  adeguate a
fronteggiare il massimo evento incidentale ipotizzabile per un  tempo
minimo  di 3 ore. La rete idrica deve essere mantenuta normalmente in
pressione ed i sistemi  di  pompaggio  devono  essere  ad  avviamento
automatico  per  bassa  pressione  rete.  L'erogazione  d'acqua  alle
singole utenze deve essere garantita da  pulsanti  a  comando  remoto
posizionati almeno:
-) nella Sala Pompe Antincendio;
-) nella Palazzina Uffici;
-) in prossimita' di ogni elemento pericoloso del deposito.
Per tutte le UNITA':
Fattori adottabili cumulabili:
0.90  se viene adottata una alimentazione di tipo "superiore" secondo
     quanto previsto da UNI-VVF 9490.
0.70 se vengono  effettuate  prove  periodiche,  con  cadenza  almeno
     mensile, degli impianti.
4.6.3 Estintori portatili (Rif. 3.2.3.2)
Ove  disposto  dalle vigenti norme, deve essere prevista una adeguata
disponibilita' di apparecchi portatili  di  estinzione  collocati  in
punti accessibili e segnalati.
Per tutte le UNITA':
Fattori adottabili cumulabili:
0.90 se sono disponibili apparecchiature carrellate
0.90 se sono disponibili bobine di manichette antincendio in grado di
     servire l'intera area dell'unita'.
4.6.4 Assistenza dei Vigili del fuoco (Rif. 3.2.3.6)
Per tutte le UNITA':
Per  i pompieri di stabilimento, utilizzare un fattore pari a 1-(0,05
*n), ove n e' il numero dei pompieri di stabilimento, (sino ad un max
di 5).
Fattori adottabili per intervento del Corpo Nazionale VVF:
0.90 se esiste una sede operativa VV.F. entro il raggio di 3 Km dallo
     stabilimento
0.70 se nel raggio di 3 Km dallo stabilimento esiste piu' di una sede
     operativa VV.F.
4.6.5 Cooperazione di stabilimento (Rif. 3.2.3.7)
Deve  essere  previsto un programma di addestramento per i lavoratori
interni all'uso delle  apparecchiature  antincendio  disponibili.  Le
esercitazioni  devono essere effettuate con le modalita' indicate nel
piano  di  emergenza  interna  ed  essere  documentate  su   apposito
registro.
Per tutte le UNITA':
Fattori adottabili cumulabili:
0.90 se sono effettuate esercitazioni almeno semestrali congiunte tra
     gli  operatori  dell'impianto  e  i  vigili  di stabilimento (se
     esistenti) con richiesta  di  partecipazione  al  personale  del
     Corpo Nazionale VV.F.
0.90 se sono previste per tutti gli operatori anche prove con fiamme,
     presso  appositi  campi  di  istruzioni,  con  frequenza  almeno
     annuale.
     La partecipazione a tali prove deve essere certificata.
4.7 CALCOLO DEGLI INDICI "COMPENSATI"
Per ciascuna sotto unita' di suddivisione del  deposito  di  GPL,  si
esegue  il  calcolo dei fattori globali di compensazione, da K1 a K6,
partendo dai singoli fattori forniti nei paragrafi da 4.1 a 4.6.
Ciascun fattore e' dato dal prodotto dei  fattori  singoli  assegnati
entro la voce pertinente.
Qualora non sia stato impiegato alcun fattore, il valore di K e' pari
ad 1.
Gli indici "compensati" sono ottenuti partendo da quelli "intrinseci"
e impiegando le seguenti espressioni:
F' = F* (K1*K3*K5*K6)
C' = C* (K2*K3)
A' = A* (K1*K2*K3*K5)
G' = G* (K1*K2*K3*K4*K5*K6)
Si ottengono cosi' due serie di indici "intrinseci" e "compensati".
Il  confronto  tra  di  loro  consente, da un lato la identificazione
dell'unita' relativamente piu' "critica" nonche' la  natura  di  tale
"criticita'"  (dal  punto  di  vista  dell'incendio o dall'esplosione
confinata o non), dall'altro la verifica di come l'applicazione degli
accorgimenti   impiantistici   ed   organizzativi   ha   ridotto   la
"pericolosita' potenziale" dell'impianto. E' inoltre possibile trarre
elementi indicativi per interventi di miglioramento impiantistici.
5. CATEGORIZZAZIONE DELLE UNITA'
Ai fini di questo metodo, la Categorizzazione si ottiene selezionando
le  unita' con gli indici generali G e G' piu' elevati, inserendone i
valori nei campi forniti dalla tabella seguente:
 __________________________________________________________________
|                                    |                             |
|     Indice di rischio generale     |          Categoria          |
|____________________________________|_____________________________|
|               0 - 100              |              A              |
|____________________________________|_____________________________|
|             101 - 1100             |              B              |
|____________________________________|_____________________________|
|            1101 - 12500            |              C              |
|____________________________________|_____________________________|
|              > 12500               |              D              |
|____________________________________|_____________________________|
Alle  unita'  (o  sotto  unita') sono quindi associate due Categorie,
espresse come lettere alfabetiche, rappresentanti, in modo sintetico,
rispettivamente  la  massima  situazione   di   pericolosita'   nelle
condizioni   di   rischio  "intrinseco"  e  di  rischio  "compensato"
determinato dal livello di qualita' delle soluzioni impiantistiche ed
organizzative utilizzate.
   ==== SI VEDANO FIGURE PAGG. 97 - 98 - 99 - 100 - 101 - 102 ====
                            APPENDICE III
                METODO PER L'ANALISI E LA VALUTAZIONE
       DEGLI EVENTI INCIDENTALI ASSOCIABILI AI DEPOSITI DI GPL
1 - GENERALITA'
L'analisi incidentale che il fabbricante e' tenuto a  presentare  nel
rapporto  di  sicurezza deve includere l'identificazione degli eventi
incidentali (top events, eventualmente raggruppati  in  incidenti  di
riferimento  rappresentativi)  e  delle possibili evoluzioni (scenari
incidentali), la valutazione delle relative conseguenze in termini di
danno per l'uomo e le strutture.
La valutazione dell'analisi del  fabbricante  deve  tener  conto  del
fatto   che  la  finalita'  dell'individuazione  incidentale  non  e'
costituita dalla semplice identificazione degli  eventi  incidentali,
ma  anche  dalla  ricerca  ed  analisi delle cause iniziatrici, delle
concause e degli elementi propaganti la sequenza incidentale; cio' al
fine di identificare,  nella  specificita'  dell'impianto  in  esame,
tutte  le  possibilita' di prevenire l'incidente e/o di minimizzare i
termini di sorgente con cui esso si puo' presentare. Quanto sopra  si
deve  pertanto  tradurre  nella  puntuale  indicazione,  da parte del
fabbricante, delle misure di prevenzione e/o di protezione adottate o
proposte e che saranno in generale di natura  sia  impiantistica  che
operativa e gestionale.
Il  perseguimento di questa finalita' costituisce preciso obbligo del
fabbricante che deriva, non solo dal DPCM 31  marzo  1989,  ma  anche
direttamente  dal DPR 175/88, ai sensi dell'art. 5, lettera b), punti
da 4 a 6. La  verifica  della  adeguatezza  dell'analisi  svolta  dal
fabbricante   ad  intesa  alle  suddette  finalita'  dovra'  pertanto
costituire  uno  degli  argomenti  di   maggiore   attenzione   nella
valutazione  del  rapporto  di  sicurezza, non solo per assicurare la
correttezza    dell'approccio    analitico    del    fabbricante    e
l'attendibilita'  delle relative risultanze, ma anche per ottenere un
effettivo riscontro con la realta' dell'impianto  (ove  esistente)  o
del progetto (per impianti nuovi o modifiche di impianti esistenti).
I  principi  informatori  di  cui sopra devono essere tenuti presenti
anche nella valutazione dell'analisi puntuale che il fabbricante deve
aver compiuto, tenendo  conto  in  termini  specifici  della  realta'
contingente  dell'impianto  e  del  sito in cui questo si colloca, al
fine di  valutare  i  possibili  scenari  incidentali;  tale  analisi
pertanto  deve essere stata finalizzata anche alla identificazione di
tutte le opportunita' praticabili per una mitigazione  degli  effetti
dannosi  possibili, sia in termini di provvedimenti e predisposizioni
impiantistiche, sia  di  configurazione  dei  piani  di  emergenza  e
relative  procedure  di  attivazione,  allertamento  e intervento. In
questo ambito,  sara'  cura  del  valutatore  assicurarsi,  non  solo
dell'adeguatezza  dell'approccio generale seguito dal fabbricante nel
predisporre il proprio piano di  emergenza  interno  e  dei  relativi
criteri  adottati, ma anche della corretta esposizione dei termini di
sorgente per la pianificazione di emergenza esterna, anche  ai  sensi
delle  linee-guida  predisposte  dal  Dipartimento  della  Protezione
Civile (1).
Tutto cio' premesso,  la  valutazione  dell'analisi  incidentale  del
fabbricante sara' condotta verificando:
1.  la  suddivisione  del deposito in unita' logiche (vedi successivo
   punto 2);
2. l'individuazione degli eventi incidentali descritti  nel  rapporto
   di sicurezza e dei relativi scenari (vedi successivo punto 3);
3.   la  definizione  dei  valori  di  soglia  degli  effetti  fisici
   caratterizzanti i danni a persone  e  strutture  (vedi  successivo
   punto 4);
4.  la  determinazione  delle distanze di danno a persone e strutture
   (vedi successivo punto 5).
          ____________
          (1) Presidenza del  Consiglio  dei  Ministri,  Dipartimento
          della   Protezione  Civile:  "Pianificazione  di  emergenza
          esterna per impianti industriali  a  rischio  di  incidente
          rilevante. Linee-guida", Roma, 18 gennaio 1994.
2 - SUDDIVISIONE DEL DEPOSITO IN UNITA' LOGICHE
I  criteri  per l'individuazione delle unita' logiche di suddivisione
del deposito di GPL sono quelli riportati al punto 3.1 dell'Appendice
II alle presenti disposizioni.
L'individuazione degli eventi  incidentali  e  la  valutazione  delle
conseguenze  vanno  effettuate  relativamente a ciascuna delle unita'
logiche di cui sopra.
3 - EVENTI INCIDENTALI E RELATIVI SCENARI
Ai fini dell'applicazione ai depositi di GPL, l'individuazione  degli
eventi  incidentali  va  effettuata dal fabbricante, per ognuna delle
unita' logiche definite al precedente punto 2 e cosi'  come  definito
nel   DPCM   31   marzo   1989,   per   mezzo  dell'analisi  storica,
dell'applicazione delle liste di controllo  e,  almeno  per  impianti
nuovi o per le modifiche di quelli esistenti, di studi di dettaglio.
Per quanto riguarda questi ultimi si rileva che, data la natura degli
impianti  in oggetto, in cui prevalgono gli aspetti componentistici e
umani su quelli di processo, la tecnica di "Analisi  di  operativita'
(HAZOP)",  gia'  richiamata a titolo esemplificativo nel DPCM citato,
si presta ad una  applicazione  idonea  solo  se  supportata  da  una
puntuale  applicazione  di  liste  di controllo intese in particolare
all'individuazione di rotture occasionali e degli errori  umani;  nel
caso specifico si possono applicare piu' efficacemente altre tecniche
simili,  quali la "Analisi dei modi ed effetti di guasto (FMEA)" o il
"What if".
Nel  caso  specifico  dei  depositi  di  GPL,  data  l'abbondanza  di
risultanze  storiche  disponibili  e  l'elevato  grado di uniformita'
degli impianti, dovra' essere data particolare importanza all'analisi
storica. Questa dovra' essere condotta  dal  fabbricante  in  termini
puntuali,  verificando  l'applicabilita'  al  proprio  impianto degli
eventuali  insegnamenti   da   trarre   in   termini   di   incidenti
ipotizzabili,  loro cause, conseguenze e provvedimenti intrapresi per
la loro prevenzione, cosi' come esplicitamente  richiamato  dal  DPCM
citato. Non debbono ritenersi rispondere a tale esigenza elaborazioni
statistiche espresse in termini sintetici e aggregati.
Dal  punto  di  vista  fenomenologico,  tutti  gli eventi individuati
possono essere comunque ricondotti ad una perdita di  contenimento  e
al conseguente rilascio nell'ambiente circostante di GPL.
In   funzione   delle   modalita'  con  cui  avviene  la  perdita  di
contenimento, dell'apparecchiatura coinvolta e delle  circostanze  al
contorno  (alcune  delle quali definibili solo in termini statistici,
quali ad esempio  condizioni  meteorologiche,  direzione  del  vento,
dimensione  della  rottura,  presenza  di  punti  di  innesco,  ecc.)
l'evento incidentale puo' evolversi secondo uno dei seguenti scenari:
INCENDIO      1. incendio di pozze di liquido (POOL-FIRE);
              2. incendio di vapori effluenti a bassa velocita' o a
                 fase getto esaurita (FLASH-FIRE);
              3. incendio di vapori effluenti ad alta velocita'
                 (JET-FIRE);
              4. incendio di vapori in espansione a seguito di
                 BLEVE (FIREBALL);
ESPLOSIONE    1. esplosione di nube di vapori in ambiente non
                 confinato (UVCE);
              2. esplosione di nube sviluppata in ambiente ad elevato
                 grado di confinamento (VCE).
tenendo  conto  che  alcuni  di  questi   possono   discendere   come
conseguenza  secondaria  di  altri (ad esempio un POOL-FIRE o un JET-
FIRE seguono spesso l'esplosione di una nube di vapori).
Pur rimanendo l'individuazione degli eventi incidentali  ipotizzabili
e   dei   relativi   scenari   sotto  la  piena  responsabilita'  del
fabbricante, che avra' proceduto in termini analitici  e  sulla  base
della  realta'  contingente del proprio impianto e del relativo sito,
il valutatore potra'  tener  conto  in  linea  generale,  salvo  casi
specifici ed eccezionali, delle considerazioni di seguito riportate.
TIPOLOGIE DI EVENTI INCIDENTALI
Alcune  particolari  tipologie  di  eventi  incidentali,  salvo  casi
eccezionali, potranno essere ragionevolmente escluse  dal  novero  di
quelle   da   prendersi   a  riferimento,  purche'  siano  verificate
determinate condizioni puntuali  di  carattere  impiantistico  e  sia
assicurato   un   adeguato   livello  di  qualita',  impiantistica  e
gestionale, correlabile alle risultanze del metodo indicizzato.
Se tali condizioni sono soddisfatte si puo' ritenere che le tipologie
incidentali di seguito  indicate,  pur  non  essendo  escludibili  in
termini  deterministici  per  impossibilita'  fisica  di accadimento,
siano associabili ad eventualita' cosi' remota da costituire comunque
un contributo marginale al rischio globale presentato dal deposito  e
in tal senso, salvo casi particolari, essere ritenute trascurabili ai
fini di una valutazione complessiva del deposito stesso.
Collasso termico con BLEVE del serbatoio
Puo'  essere  ritenuto  un  rischio  marginale  nel  caso  in cui sia
soddisfatta una delle seguenti condizioni:
- i serbatoi sono interrati o tumulati;
-  i  serbatoi  sono  coibentati,  con  coibentazione incombustibile,
  aderente e resistente a sollecitazione meccanica, e l'unita' e'  di
  categoria B o migliore.
Collasso termico con BLEVE di auto/ferrocisterna
Puo' essere ritenuto un rischio marginale nel caso in cui l'unita' e'
di categoria B o migliore, e le rampe di carico/scarico sono:
-   dotate   di   muri   tagliafiamme   che   schermino   interamente
  l'auto/ferrocisterna dalle maggiori  possibili  fonti  di  incendio
  persistente nell'impianto fisso (2);
          __________
          (2) La condizione puo' essere soddisfatta, anche senza muro
          tagliafiamme,   purche'  il  fabbricante  dimostri  che  il
          massimo incendio possibile nelle altre unita' distinte  dal
          punto   di   travaso   produca  sull'auto/ferrocisterna  un
          irraggiamento persistente inferiore a 20 Kw/m2
- dotate di impianto fisso di raffreddamento;
- prive di dispositivi di pesatura a bascula posti  in  pozzetti  e/o
  ambienti  interrati,  che  non  siano  dotati  di idonei sistemi di
  ventilazione e di rilevatori di gas;
- dotate di sistema di intercettazione rapido a distanza sia dal lato
   rampa che dal lato auto/ferrocisterna.
Rottura  maggiore  di   serbatoio,   tubazione   e   macchinario   di
movimentazione
Puo'  essere  ritenuto  marginale  il rischio derivante da rottura di
serbatoio, tubazione e macchinario di movimentazione con un  diametro
equivalente superiore a:
- 4" se l'unita' e' di categoria C;
- 3" se l'unita' e' di categoria B;
- 2" se l'unita' e' di categoria A;
nel caso in cui siano soddisfatte tutte le seguenti condizioni:
-  i  serbatoi, le tubazioni ed il macchinario di movimentazione sono
  protetti dall'urto di mezzi mobili sull'intero loro sviluppo;
- le operazioni di sollevamento di carichi  pesanti  e  l'accesso  di
  autogru'  in  prossimita' dell'unita' e' ammesso solo con tubazioni
  intercettate;
- sia adottato un sistema di gestione della sicurezza che preveda, in
  caso di condizione anomala per bassa temperatura,  la  messa  fuori
  servizio   del   sistema  interessato  e  la  verifica  delle  zone
  potenzialmente   coinvolte,   mediante   esame    radiografico    o
  equivalente, per rilevare l'eventuale presenza di criccature;
-  siano  adottate  procedure  operative  specifiche  a  salvaguardia
  dell'eccessivo abbassamento di temperatura nei serbatoi sia in fase
  di messa in servizio, sia in depressurizzazione.
SCENARI INCIDENTALI E TERMINI DI SORGENTE
1. La probabilita'  che  l'innesco  di  una  nube  di  GPL  determini
   un'esplosione  di  nube  di  tipo non confinato (UVCE) anziche' un
   FLASH- FIRE, dipende essenzialmente dalla geometria del luogo  ove
   la  nube  si  estende e dalla massa nei limiti di infiammabilita'.
   Non e' irragionevole  supporre  che  tale  probabilita',  sia  non
   trascurabile solo quando:
   - il rilascio interessi un ambiente essenzialmente chiuso;
   -  quantita'  di  vapore  entro  i  limiti  di infiammabilita' sia
     maggiore di 1,5 t, se in ambiente parzialmente confinato (es. in
     presenza di grossi edifici o apparecchiature  industriali  nello
     spazio di sviluppo della nube);
   -  quantita'  di  vapore  entro  i  limiti  di infiammabilita' sia
     maggiore di 5 t, se in ambiente non confinato.
   Al di sotto dei limiti predetti, il contributo dell'esplosione  di
   nube  al  rischio  globale puo' ritenersi marginale e pertanto non
   rilevante ai fini di una valutazione complessiva del deposito.
2. lo scenario incidentale corrispondente ad un FLASH-FIRE  derivante
   da  rilascio  continuo  non  presenta,  a  parita'  di distanze di
   impatto, una effettiva pericolosita' paragonabile a  quella  delle
   altre tipologie di scenario incidentale; infatti in questo caso il
   FLASH- FIRE si sviluppa in modo direzionale e conseguentemente con
   una  ridotta  area  di  impatto. Inoltre il danno si presenta solo
   dove la nube  ha  una  concentrazione  entro  il  50%  del  limite
   inferiore  di  infiammabilita', condizione difficilmente raggiunta
   all'interno degli edifici  che  si  potrebbero  trovare  lungo  il
   percorso della nube, stante anche la presumibile limitatezza della
   durata  di rilascio.   Questa considerazione va tenuta presente in
   particolare con riferimento alla condizione  atmosferica  F.2,  in
   quanto  rappresentativa  di  condizioni  tipicamente  notturne; in
   questi casi infatti la quasi totalita' della popolazione residente
   si dovrebbe trovare all'interno di edifici  abitativi,  mentre  la
   popolazione occasionale e/o fluttuante sarebbe comunque pressoche'
   assente.
   Peraltro,   nel   caso   di  condizioni  atmosferiche  di  elevata
   stabilita' e con calma  di  vento,  lo  scenario  del  FLASH  FIRE
   dovrebbe  risultare  meno  gravoso  per il territorio esterno allo
   stabilimento, dato il ristagno della nube all'intorno del punto di
   rilascio; in queste condizioni assume una  maggiore  rilevanza  in
   termini  di distanze di impatto, lo scenario di UVCE, per il quale
   si rimanda al successivo punto 5, con riferimento al commento alla
   Fig. III/4c.
   Nell'applicazione di quanto previsto al punto 3 dell'Appendice IV,
   in relazione alla compatibilita'  territoriale,  risulta  pertanto
   giustificato,   salvo  casi  eccezionali,  fare  riferimento  alle
   distanze relative alla condizione atmosferica D.5.
3. Le distanze di danno per il JET-FIRE (vedi  Fig.  III/2)  sono  da
   prendere  in  considerazione,  salvo casi eccezionali, solo per il
   possibile effetto domino. In effetti, la nettissima direzionalita'
   del fenomeno rende minima  l'area  colpita  e  di  conseguenza  la
   probabilita' che una data persona si trovi in tale area al momento
   dell'incidente: cio' porta normalmente a ritenere il JET-FIRE come
   un contribuente minore al rischio globale per le persone.
4. Ai fini della valutazione dell'adeguatezza dei termini di sorgente
   impiegati   per   il   calcolo  delle  conseguenze  da  parte  del
   fabbricante, si tenga presente che i tempi mediamente assunti  per
   il   rilascio  da  rottura  di  tubazione  nel  caso  di  sostanze
   pericolose non tossiche, quale il GPL, sono nel campo di:
- 20-40 sec      in presenza di valvole  motorizzate  ad  azionamento
               automatico;
-  1  min-3  min    in presenza di valvole motorizzate con allarme ad
               azionamento  a  mezzo   di   pulsanti   di   emergenza
               installati in piu' punti del deposito
-  3  min-5  min    in presenza di valvole motorizzare ad azionamento
               remoto manuale da un solo punto;
- 10-30 min    in presenza di valvole manuali.
Stante   la   assunta   rappresentativita'   delle    categorie    di
   classificazione  delle  unita', basata sul metodo indicizzato, nei
   riguardi  della  qualita'  media,  impiantistica   e   gestionale,
   realizzata ai fini della sicurezza, si ritiene di poter associare,
   salvo  diverse informazioni puntuali in merito, i valori al limite
   inferiore del campo con le unita' di categoria A o  B,  quelli  al
   limite superiore con quelli di categoria C o D.
4 - VALORI DI SOGLIA
Gli  effetti fisici, derivati dagli scenari incidentali ipotizzabili,
possono determinare danni a persone o  strutture  in  funzione  della
loro  intensita'  e della durata. Il danno e' correlabile all'effetto
fisico mediante modelli di vulnerabilita' piu' o meno  complessi.  Ai
fini valutativi, almeno nel caso dei depositi di GPL, e' da ritenersi
sufficientemente  accurata  una  trattazione  semplificata basata sul
superamento di un valore di soglia, al di sotto del quale si  ritiene
che il danno accada con certezza.
Ai  fini  della  valutazione  dei depositi di GPL, in particolare, la
possibilita' di danni a persone o a strutture e' definita sulla  base
del  superamento  dei  valori di soglia quantitativamente espressi in
Tab. III.1.
Tali valori, congruenti con  quelli  definiti  nelle  linee-guida  di
pianificazione di emergenza esterna del Dipartimento della Protezione
Civile,  gia'  citate  nel  punto  1, rappresentano rispettivamente i
limiti entro i quali si ritengono possibili:
- effetti estesi di letalita';
- effetti di inizio letalita';
- effetti comportanti lesioni gravi irreversibili;
- effetti comportanti lesioni reversibili;
- danni gravi alle strutture e possibili effetti domino.
Le necessita' dell'utilizzo dei valori di soglia definiti deriva  non
solo   dall'esigenza  di  assicurare  la  necessaria  uniformita'  di
trattamento per i diversi impianto, ma anche per rendere congruenti i
termini di sorgente per la  pianificazione  di  emergenza  esterna  e
soprattutto  per  consentire una corretta applicazione degli elementi
di compatibilita' territoriale, di cui al punto 3 dell'Appendice  IV.
Qualora  le distanze di danno esposte dal fabbricante nel rapporto di
sicurezza  si  riferiscano  a  valori  di  soglia  significativamente
diversi  ovvero  ad  altri modelli di vulnerabilita', dovranno essere
riportate in sede di valutazione, almeno  in  termini  approssimativi
mediante estrapolazione, ai valori di soglia di cui alla Tab. III/1.
Gli  effetti  fisici  da prendere in considerazione per i depositi di
GPL sono i seguenti.
Radiazione termica stazionaria (POOL-FIRE, JET-FIRE)
I valori di soglia sono in questo caso espressi come potenza  termica
incidente per unita' di superficie esposta (kW/m2). I valori numerici
si  riferiscono  alla  possibilita'  di  danno  a  persone  prive  di
specifica protezione individuale, inizialmente situate all'aperto  in
zona  visibile  alle  fiamme,  e  tengono  conto  della  possibilita'
dell'individuo,  in  circostanze  non  sfavorevoli,  di  allontanarsi
spontaneamente dal campo di irraggiamento.
Il  valore  di  soglia  indicato per i possibili danni alle strutture
rappresenta   un   limite   minimo,    applicabile    ad    obiettivi
particolarmente  vulnerabili quali serbatoi atmosferici, pannellature
in laminato plastico, ecc. e per esposizioni  di  lunga  durata.  Per
obiettivi meno vulnerabili, particolarmente in presenza di protezioni
coibenti,   potra'   essere   necessario   riferirsi  a  valori  piu'
appropriati alla situazione  specifica,  tenendo  conto  anche  della
effettiva possibile durata dell'esposizione.
Radiazione termica variabile (FIREBALL)
Il fenomeno e' caratterizzato da una radiazione termica variabile nel
tempo  e  della  durata dell'ordine di 10-40 secondi, dipendentemente
dalla quantita' di GPL, coinvolta. Poiche' in questo campo la durata,
a parita' di intensita' di irraggiamento,  ha  un'influenza  notevole
sul danno atteso, e' necessario esprimere l'effetto fisico in termini
di dose termica assorbito (kJ/m2).
Nel  caso  in  cui l'analisi effettuata dal fabbricante si esprima in
termini di intensita' di irraggiamento e di durata del  FIREBALL,  si
potra' risalire alla distanza a cui si determina il valore prefissato
della  dose  termica,  ricercando,  eventualmente per estrapolazione,
quella distanza a cui si ha (4):
          ____________
          (4) La correlazione riportata  e'  stata  linearizzata  per
          semplicita'   di   applicazione,   tenendo  conto  di  tale
          circostanza nella scelta dei valori di soglia di  cui  alla
          Tab. III/1. La sua validita' deve pertanto ritenersi legata
          esclusivamente allo scopo qui proposto.
Intensita'   di   irraggiamento   (kW/m2)=Dose   termica   prefissata
(kJ/m2)/Durata (sec)
Radiazione termica istantanea (FLASH-FIRE)
Considerata  la  breve  durata  di  esposizione  ad  un irraggiamento
significativo (1-3 sec., corrispondente al tempo di passaggio  su  di
un   obiettivo   predeterminato   del   fronte  fiamma  che  transita
all'interno della nube), si  considera  che  effetti  letali  possano
presentarsi  solo nell'area di sviluppo fisico della fiamma. Pertanto
e' da  attendersi  una  letalita'  estesa  solo  entro  i  limiti  di
infiammabilita'  della  nube  (LFL).  Eventi occasionali di letalita'
possono presentarsi in concomitanza con eventuali  sacche  isolate  e
locali  di  fiamma  che possono essere presenti anche oltre il limite
inferiore di infiammabilita', a  causa  di  possibili  disuniformita'
nella  nube; a tal fine si puo' ritenere cautelativamente che la zona
di inizio letalita' si possa estendere fino al  limite  rappresentato
da 1/2 LFL.
Onda di pressione (UVCE, VCE)
Il  valore  di  soglia  preso  a  riferimento per i possibili effetti
letali estesi si riferisce non solo  alla  letalita'  diretta  dovuta
all'onda  d'urto  in  quanto  tale (0,6 bar), ma anche alla letalita'
indiretta causata  da  cadute,  proiezioni  del  corpo  su  ostacoli,
impatto di frammenti e specialmente crollo di edifici (0,3 bar).
I limiti per lesioni irreversibili e reversibili sono stati correlati
essenzialmente  alle  distanze  a  cui  sono da attendersi rotture di
vetri e proiezione di un numero  significativo  di  frammenti,  anche
leggeri, generati dall'onda d'urto.
Per quanto riguarda gli effetti domino, il valore di soglia (0,3 bar)
e'  stato fissato per tenere conto della distanza media di proiezione
di frammenti od  oggetti  che  possano  provocare  danneggiamento  di
serbatoi, apparecchiature, tubazioni, ecc.
Proiezione di frammenti (BLEVE)
La   proiezione   del  singolo  frammento,  eventualmente  di  grosse
dimensioni, viene considerato essenzialmente per i possibili  effetti
domino  causati  dal  danneggiamento di strutture di sostegno o dallo
sfondamento di serbatoi ed apparecchiature.
Data l'estrema  ristrettezza  dell'area  interessata  dall'impatto  e
quindi  la  bassa  probabilita'  che  in  quell'area si trovi in quel
preciso  momento  un  determinato  individuo,  si  ritiene   che   la
proiezione  del singolo frammento di grosse dimensioni rappresenti un
contribuente minore al rischio globale rappresentato dal deposito per
il singolo individuo (in assenza di effetti domino).
5 - DETERMINAZIONE DELLE DISTANZE DI DANNO
La  determinazione  delle  distanze  di  danno  dovra'  essere  stata
eseguita  dal  fabbricante  nella  considerazione  delle specificita'
della propria situazione.
Essa deve essere  stata  condotta  in  termini  analitici  e  la  sua
correttezza  sostanziale  rimarra'  comunque sotto la responsabilita'
del fabbricante, cosi' come l'individuazione degli eventi incidentali
credibili e dei relativi scenari.
Quanto contenuto nel precedente punto 3 e nelle  successive  Fig.  da
III/1  a  III/5b  non  rappresentano  in  questo  senso uno strumento
analitico autonomo  ad  uso  del  fabbricante,  ma  semplicemente  un
riferimento  comparativo  ad  uso  del  valutatore  del  rapporto  di
sicurezza.   In  tal  senso  e',  tra  l'altro,  ammissibile  che  le
determinazioni del fabbricante possano portare a  risultati  diversi,
purche'  cio'  avvenga  a  seguito di precisi e circostanziati motivi
razionali, che potra' essere chiesto al fabbricante  di  giustificare
sul piano tecnico/scientifico.
Elementi  che  tipicamente  possono portare a tali diversita' sono, a
titolo   esemplificativo   condizioni   meteorologiche   locali   non
rappresentabili  dalle  condizioni di riferimento D.5 o F.2, presenza
di barriere d'acqua o di vapore in grado di operare efficacemente  un
abbattimento  della  nube  di GPL con conseguente riduzione delle sue
dimensioni, effetti di schermo verso  aree  vulnerabili  (ad  es.  ad
opera  degli  stessi  tumuli  di  serbatoi), uso esclusivo di miscele
pesanti o butano ecc.
Premesso  quanto  sopra,  le  successive  Fig.  da  III/1  a   III/5b
forniscono   al   valutatore  del  rapporto  di  sicurezza  un  utile
riferimento per le distanze di  danno  da  attendersi  in  condizioni
mediamente   conservative.   Nella  comparazione  con  le  risultanze
analitiche espresse nel rapporto di sicurezza sara' necessario tenere
conto delle particolari assunzioni fatte nel ricavare quanto espresso
nelle figure citate.
Figura III/1 (POOL-FIRE)
La sostanza  e'  stata  assunta  conservativamente  come  butano.  La
geometria  della  pozza e' circolare e le distanze debbono intendersi
misurate dal bordo della pozza.
Figura III/2 (JET-FIRE)
La sostanza e'  stata  assunta  conservativamente  come  propano.  Le
portate  di efflusso (vedi tabellina in calce alla figura) sono state
valutate assumendo una temperatura di  stoccaggio  pari  a  25C,  con
rilascio  in  fase  liquida.  Si e' che l'intera massa rilasciata sia
trascinata, il 40% ca. come vapore  di  flash  e  il  rimanente  come
aerosol,  e  che  partecipi  all'incendio  a getto (questa ipotesi e'
valida  per  il  propano,  ma   potrebbe   risultare   eccessivamente
conservativa per miscele piu' pesanti).
Si richiama l'attenzione sul fatto che le distanze indicate in figura
sono  in direzione del getto, in quanto queste sono rilevanti al fine
di  valutare  la  possibilita'  che  un  obiettivo  vulnerabile   sia
ingolfato  in  fiamma.  Un irraggiamento significativo si presenta in
direzione trasversale rispetto alla  fiamma  solo  a  brevi  distanze
dall'asse  del  getto  (dell'ordine  di pochi metri), circostanza che
avvalora il considerare che il JET-FIRE come un  contribuente  minore
per il rischio alle persone (salvo eventuali effetti dominio).
Figura III/3 (FIREBALL)
La  sostanza  e'  stata  assunta  conservativamente  come propano. La
quantita' coinvolta nel FIREBALL e' stata determinata considerando il
serbatoio, al momento del collasso, pieno al 75% del massimo grado di
riempimento consentito (420 Kg/m3); al collasso  si  e'  assunto  che
segua  l'espansione  del  vapore  di  flash  (ca. 40% della quantita'
totale), con il trascinamento di ulteriore  liquido  sotto  forma  di
aerosol,  con un contributo ponderale pari a quello del vapore flash.
Dalle assunzioni fatte consegue che partecipano 0,252  t  di  propano
per ogni m3 geometrico del serbatoio.
Figure III/4a e 4b (UVCE da rilascio istantaneo)
La  sostanza  e' stata assunta conservativamente come propano. Per la
valutazione  della  quantita'  rilasciata  in  nube,  in  termini  di
contenuto  del  serbatoio, flash iniziale e trascinamento di aerosol,
si sono assunte  le  stesse  ipotesi  di  base  del  caso  precedente
(FIREBALL).  Il fattore di diluizione iniziale della nube, termine di
sorgente significativo per il calcolo  della  dispersione  come  nube
pesante,  e'  stato  assunto  pari  a  35;  inoltre,  ipotizzando che
l'innesco avvenga nelle condizioni di  dispersione  piu'  sfavorevole
possibili, si e' assunto che il 60% ponderale dell'intera nube sia in
condizioni  di  infiammabilita' e che l'epicentro dell'esplosione sia
nella condizioni di massimo allontanamento della nube prima della sua
diluizione sotto i limiti di infiammabilita'.
L'insieme di tali due ultime ipotesi rappresenta una condizione  che,
pur  possibile, puo' essere piuttosto conservativa, ma giustificabile
nell'ambito di una valutazione di carattere  generale  svincolata  da
ogni  contesto  specifico. Una piu' realistica e puntuale valutazione
delle condizioni di dispersione, piu'  probabili  al  momento  di  un
eventuale  innesco  della  nube,  con conseguente rivalutazione della
massima quantita' esplodibile, puo' essere fatta solo  a  seguito  di
una specifica analisi delle condizioni locali ed in particolare della
natura  e  della  localizzazione  dei  possibili  punti di innesco in
relazione alla fonte di rilascio.
L'applicazione di modelli  di  dispersione  per  rilascio  istantaneo
piuttosto  che  quelli per rilascio continuo, e' da considerarsi piu'
corretta in tutte  quelle  situazioni  per  le  quali  la  durata  di
rilascio  ipotizzata e' minore del tempo necessario affinche' la nube
si evolva fino ai limiti di  infiammabilita'  e  raggiunga  lo  stato
stazionario.  Cio' si verifica a seguito di rilasci di grossa entita'
che portano in breve tempo allo svuotamento pressoche' totale  di  un
serbatoio (ad es. cedimento catastrofico per infragilimento a freddo)
oppure  a seguito di rilasci prontamente intercettati (ad es. rottura
di una tubazione con intervento di  una  valvola  di  intercettazione
automatica).
Nel  primo  dei  casi  tipici  esposti,  cedimento catastrofico di un
serbatoio,  con  le  assunzioni  conservative  fatte,   consegue   la
partecipazione  di  0,1512  t  di  propano per ogni m3 geometrico del
serbatoio;  nel  secondo  dei  casi  tipici,  rottura  tubazione  con
intercettazione  tempestiva, la valutazione della quantita' coinvolta
puo' essere agevolmente fatta sulla  base  delle  portate  deducibili
dalla   tabella   in   calce   alla   Fig.  III/4c  e  dei  tempi  di
intercettazione (da 20 a 40 secondi ove applicabili) di cui al  punto
3.
Lo  scenario  di  UVCE  dovra'  essere preso in considerazione o meno
cosi' come indicato al punto 3, in relazione alla quantita' di vapore
entro i limiti di infiammabilita' e alla configurazione dell'ambiente
entro cui si sviluppa la nube.
Figura III/4c (UVCE da rilascio continuo)
La sostanza e' stata assunta conservativamente come propano.  Per  la
valutazione  della portata di alimentazione della nube, si e' assunto
che, oltre al  vapore  di  flash  e  al  trascinamento  del  relativo
aerosol,  partecipi  anche l'evaporazione della pozza di GPL ricaduta
al suolo dal getto; date queste condizioni, risulta  sufficientemente
realistico  assumere  per  i  calcoli che l'intera portata rilasciata
vada ad alimentare la nube. Il fattore di diluizione  iniziale  della
nube,   termine  di  sorgente  significativo  per  il  calcolo  della
dispersione come nube pesante, e' stato assunto pari a 10; inoltre si
e' assunto che si trovi in condizioni  di  infiammabilita'  tutta  la
massa  che  si trova nella nube al momento in cui questa raggiunge il
suo  stato  stazionario,  (successivamente  la  nube  non  puo'  piu'
incrementare   la  propria  massa)  valutata  conservativamente  come
l'intera portata che effluisce nell'intervallo  di  tempo  necessario
affinche',  sotto  l'azione  del vento, la nube raggiunga la distanza
corrispondente al LFL.
Questa ipotesi  potrebbe  non  risultare  conservativa  nel  caso  di
condizioni  atmosferiche  di  elevata  stabilita'  e  calma di vento,
poiche'  la  geometria  di  dispersione  sarebbe   significativamente
diversa,  con ristagno della nube nell'area di rilascio. In tale caso
non e' irragionevole supporre che  possa  partecipare  all'esplosione
una   quantita'   dell'ordine   del  15-20%  della  quantita'  totale
rilasciata,  con  epicentro  dell'esplosione  prossimo  al  punto  di
rilascio.
La  Fig.  III/4c  rimane  comunque  utilizzabile purche' la quantita'
coinvolta venga valutata, non sulla base della tabella  in  calce  la
figura stessa, ma secondo le considerazioni esposte sopra.
Per ipotesi meteorologiche piu' generali, tipicamente rappresentabili
dalle  classi atmosferiche D.5 e F.2, la tabella in calce alla figura
fornisce direttamente, sulla base dell'ipotesi  di  rottura  e  della
classe  meteorologica, la quantita' massima coinvolta nell'esplosione
e la distanza dell'epicentro dal punto di rilascio  che  va  aggiunta
alla  distanza ricavata dalla figura stessa per determinare quella di
danno.
Lo scenario UVCE dovra' essere preso in considerazione o meno,  cosi'
come indicato al punto 3, in relazione alle quantita' di vapore entro
i limiti di infiammabilita' e alla configurazione dell'ambiente entro
cui si sviluppa la nube.
Figura  III/5a e 5/b (FLASH-FIRE da rilascio istantaneo e da rilascio
                     continuo, rispettivamente)
Per le assunzioni che sono alla base di  queste  figure,  valgono  le
stesse   considerazioni  gia'  fatte  per  le  figure  corrispondenti
dell'UVCE.
Non  si  applicano  in  questo  caso   le   considerazioni   relative
all'epicentro,  ne'  quelle relative all'eventuale marginalita' degli
scenari.
                               Tab. III/1
        Valori di riferimento per la valutazione degli effetti
             _______________________________________________________
            |                                                       |
            |         SOGLIE DI DANNO A PERSONE E STRUTTURE         |
 ___________|_______________________________________________________|
|           |         |         |        |       |                  |
|Scenario   | Elevata | Inizio  |Lesioni |Lesioni| Danni alle       |
|incidentale|letalita'|letalita'|irrever-|rever- | strutture        |
|           |         |         | sibili |sibili | Effetti domino   |
|___________|_________|_________|________|_______|__________________|
|           |         |         |        |       |                  |
|  Incendio |         |         |        |       |                  |
|(radiazione|  12,5   |    7    |    5   |   3   |    12,5 kW/m2    |
|  termica  |  kW/m2  |  kW/m2  |  kW/m2 | kW/m2 |                  |
|  stazio-  |         |         |        |       |                  |
|  naria)   |         |         |        |       |                  |
|___________|_________|_________|________|_______|__________________|
|           |         |         |        |       |                  |
| BLEVE/    |         |         |        |       |100m da parco     |
| Fireball  |         |         |        |       |     bombole      |
|(radiazione| raggio  |   350   |   200  |  125  |600m da stoccaggio|
|  termica  |fireball |  kJ/m2  |  kJ/m2 | kJ/m2 |     in sfere     |
| variabile)|         |         |        |       |800m da stoccaggio|
|           |         |         |        |       |     in cilindri  |
|___________|_________|_________|________|_______|__________________|
|           |         |         |        |       |                  |
| Flash-fire|         |         |        |       |                  |
|(radiazione|         |         |        |       |                  |
|  termica  |   LFL   | 1/2 LFL |   ---  |  ---  |                  |
|  istanta- |         |         |        |       |                  |
|  nea      |         |         |        |       |                  |
|___________|_________|_________|________|_______|__________________|
|           |         |         |        |       |                  |
|   UVCE    |   0,6   |         |        |       |                  |
|(sovrapres-|   bar   |  0,14   |  0,07  | 0,03  |      0,3 bar     |
| sione di  |  (0,3   |   bar   |   bar  |  bar  |                  |
|   picco)  |  bar)*  |         |        |       |                  |
|___________|_________|_________|________|_______|__________________|
*: Da assumere in presenza di edifici o altre strutture il cui
   collasso possa determinare letalita' indiretta.
=== SI VEDANO FIGURE PAGG. 125 - 126 - 127 - 128 - 129 - 130 - 131 ==
                               Fig. III/5b
                  FLASH-FIRE Rilascio continuo propano
                             _______________________________________
                            |                                       |
                            |   Classe di stabilita' atmosferica    |
                            |_______________________________________|
                            |                                       |
                            |                  D5                   |
 ___________________________|_______________________________________|
|                |          |               |         |             |
|     Diametro   | Portata  | Quantita' gas |         |             |
| equiv. rottura | efflusso | tra UFL e LFL | D a LFL | D a 1/2 LFL |
|       (mm)     |  (kg/s)  |     (kg)      |   (m)   |    (m)      |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|       25       |   3,5    |       30      |    40   |      60     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|       50       |   15     |      200      |    70   |     110     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|       75       |   34     |      680      |   100   |     160     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|      100       |   62     |     1750      |   145   |     215     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|      150       |   139    |     6440      |   230   |     340     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
                                                              (segue)
                               Fig. III/5b (seguito)
                  FLASH-FIRE Rilascio continuo propano
                             _______________________________________
                            |                                       |
                            |   Classe di stabilita' atmosferica    |
                            |_______________________________________|
                            |                                       |
                            |                  F2                   |
 ___________________________|_______________________________________|
|                |          |               |         |             |
|     Diametro   | Portata  | Quantita' gas |         |             |
| equiv. rottura | efflusso | tra UFL e LFL | D a LFL | D a 1/2 LFL |
|       (mm)     |  (kg/s)  |     (kg)      |   (m)   |    (m)      |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|       25       |   3,5    |       150     |    85   |     125     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|       50       |   15     |      1300     |   175   |     265     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|       75       |   34     |      4500     |   265   |     400     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|      100       |   62     |     10600     |   355   |     535     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
|                |          |               |         |             |
|      150       |   139    |     37800     |   540   |     830     |
|________________|__________|_______________|_________|_____________|
                            APPENDICE IV
                CATEGORIZZAZIONE DEI DEPOSITI DI GPL
           ED ELEMENTI UTILI PER LA VALUTAZIONE DELLA LORO
                     COMPATIBILITA' TERRITORIALE
1 - CLASSIFICAZIONE DEL DEPOSITO
L'intero  deposito  deve  essere classificato globalmente, sulla base
delle risultanze derivanti dall'applicazione di  quanto  previsto  in
Appendice II, individuandone la classe di appartenenza in conformita'
ai seguenti criteri.
I classe
Deposito  in  cui  le unita' logiche, individuate e valutate ai sensi
dell'Appendice  II,  risultano  di  categoria  A.  Al   deposito   va
attribuita  questa  classe  anche  nel  caso  in  cui una sola unita'
logica, escluse quelle di stoccaggio, risulti di categoria B, purche'
con valore dell'indice di rischio generale compensato G' inferiore  a
500, ovvero 700 se trattasi di unita' di travaso ferrocisterne.
II classe
Deposito  in  cui  le unita' logiche, individuate e valutate ai sensi
dell'Appendice II, risultano di categoria  A  o  B.  Al  deposito  va
attribuita  questa  classe  anche  nel  caso  in  cui una sola unita'
logica, esclude quelle di stoccaggio, risulti di categoria C, purche'
con valore dell'indice di rischio generale compensato G' inferiore  a
5000.
III classe
Deposito  in  cui  le unita' logiche, individuate e valutate ai sensi
dell'Appendice II, risultano di categoria A, B o C.  Al  deposito  va
attribuita  questa  classe  anche  nel  caso  in  cui una sola unita'
logica, escluse quelle di stoccaggio, risulti di categoria D, purche'
con valore dell'indice di rischio generale compensato G' inferiore  a
15000.
IV classe
Deposito  non  ricadente  nelle precedenti classi (in particolare nel
caso in cui due o piu' unita' logiche risultino di categoria D).
2 - CATEGORIZZAZIONE DEL TERRITORIO
La valutazione della vulnerabilita'  del  territorio  circostante  il
deposito,  in  relazione  ai  possibili  danni  derivanti  da  eventi
incidentali, va effettuata mediante l'individuazione  delle  aree  di
insediamento ascrivibili alle seguenti categorie di vulnerabilita'.
Indipendentemente  da  queste,  occorre  tener  conto  dell'eventuale
presenza di  vie  di  comunicazione  stradale  o  autostradale  o  di
ferrovie  da  considerare  in  sede  di  pianificazione  di emergenza
esterna, che dovra' prevedere sistemi automatici  di  informazione  e
allarme, garantendo la sicurezza delle persone trasportate.
Qualora  l'analisi  di  rischio  evidenzi  la  possibilita'  che tali
infrastrutture rientrino nelle aree di  danno  individuale,  dovranno
predisporsi idonei interventi, sia di protezione che gestionali, atti
a  remotizzare  l'entita'  delle conseguenze (per esempio: elevazione
del  muro  di  cinta  sul   fronte   prospiciente   l'infrastruttura,
installazione  di  rilevatori  di gas ed impianti fissi a monitori ad
azionamento automatico per la diluizione della nube di gas,  efficace
coordinamento  tra  il  deposito e l'ente gestore dell'infrastruttura
finalizzato alla rapida intercettazione del traffico, ecc.)
Categoria A
1.  zone  abitate  per  le  quali  l'indice  reale  di   edificazione
   esistente,  esclusi  gli  insediamenti a destinazione industriale,
   artigianale ed agricola, sia superiore o  uguale  a  4,5  m3  /m2.
   L'area  rispetto  alla  quale  valutare  detta  densita' e' quella
   interessata dalla categoria di  effetti  considerata,  in  accordo
   alle indicazioni di cui al successivo paragrafo 3;
2.  luoghi  di  concentrazione  di  persone con limitata capacita' di
   mobilita' ad elevata densita' (per es.  ospedali,  case  di  cura,
   ospizi  con  piu'  di  25 posti letto - asili, scuole elementari e
   medie inferiori, con piu' di 100 persone presenti).
Categoria B
1.  Zone  abitate  per  le  quali  l'indice  reale  di   edificazione
   esistente,  esclusi  gli  insediamenti a destinazione industriale,
   artigianale ed agricola, sia maggiore o uguale  a  1,5  m3  /m2  e
   minore  di  4,5  m3/m2.  L'area rispetto alla quale valutare detta
   densita'  e'  quella  interessata  dalla  categoria   di   effetti
   considerata,  in  accordo  alle  indicazioni  di cui al successivo
   paragrafo 3;
2. luoghi di concentrazione di  persone  con  limitata  capacita'  di
   mobilita'  a densita' medio bassa (per es. ospedali, case di cura,
   ospizi fino a 25 posti letto - asili, scuole  elementari  e  medie
   inferiori fino a 100 persone presenti);
3.  locali  di pubblico spettacolo all'aperto ad elevato affollamento
   (piu' di 500 persone presenti);
4. mercati stabili all'aperto ad elevato affollamento  (piu'  di  500
   persone presenti);
5.  centri  commerciali al coperto aventi superficie di esposizione e
   vendita superiore a 1000 m2;
6. stazioni ferroviarie con un movimento passeggeri superiore a  1000
   persone/giorno.
Categoria C
1.   Zone  abitate  per  le  quali  l'indice  reale  di  edificazione
   esistente, esclusi gli insediamenti  a  destinazione  industriale,
   artigianale  ed agricola, sia maggiore o uguale a 1 m3/m2 e minore
   di 1,5 m3/m2. L'area rispetto alla quale valutare  detta  densita'
   e'  quella  interessata dalla categoria di effetti considerata, in
   accordo alle indicazioni di cui al successivo paragrafo 3;
2. locali di pubblico spettacolo all'aperto  ad  affollamento  medio/
   basso (fino a 500 persone presenti);
3. scuole medie-superiori ed istituti scolastici in genere;
4. mercati stabili all'aperto ad affollamento medio/basso (fino a 500
   persone presenti);
5. locali di pubblico spettacolo al chiuso;
6.  centri  commerciali al coperto aventi superficie di esposizione e
   vendita fino a 1000 m2;
7. stazioni ferroviarie con un movimento passeggeri compreso tra  100
   e 1000 persone/giorno.
Categoria D
1.   Zone  abitate  per  le  quali  l'indice  reale  di  edificazione
   esistente, esclusi gli insediamenti  a  destinazione  industriale,
   artigianale  ed  agricola,  sia  maggiore  o  uguale a 0,5 m3/m2 e
   minore di 1 m3/m2.  L'area  rispetto  alla  quale  valutare  detta
   densita'   e'   quella  interessata  dalla  categoria  di  effetti
   considerata, in accordo alle  indicazioni  di  cui  al  successivo
   paragrafo 3;
2.  edifici  e  aree  soggetti  ad  affollamenti  anche  rilevanti ma
   limitatamente a determinati periodi  (per  es.  chiese,  mercatini
   periodici, cimiteri, etc);
Categoria E
1. Aree con insediamenti industriali, artigianali ed agricoli;
2.   zone  abitate  con  densita'  reale  di  edificazione  esistente
   inferiore a 0,5 m3/m2. L'area rispetto alla quale  valutare  detta
   densita'   e'   quella  interessata  dalla  categoria  di  effetti
   considerata, in accordo alle  indicazioni  di  cui  al  successivo
   paragrafo 3;
Categoria F
1. Area entro i confini dello stabilimento;
2.  area limitrofa allo stabilimento entro la quale non sono presenti
   manufatti o strutture in cui sia prevista l'ordinaria presenza  di
   gruppi di persone.
3   -   ELEMENTI   UTILI  PER  LA  VALUTAZIONE  DELLA  COMPATIBILITA'
    TERRITORIALE
Fatto salvo quanto disposto in materia di localizzazione  per  queste
tipologie  di  attivita'  dalle norme generali di sicurezza vigenti e
premesso che, per l'insediamento dei nuovi impianti, vanno  preferite
le  aree  agricole-rurali o, in seconda istanza, quelle industriali o
artigianali a densita' media-bassa, la  compatibilita'  del  deposito
con   il   territorio  circostante  va  valutata  in  relazione  alla
sovrapposizione delle tipologie  di  insediamento,  categorizzate  in
termini di vulnerabilita' come al precedente punto 2, con l'inviluppo
delle  aree  di  danno  determinate  dai  singoli  eventi incidentali
credibili, cosi' come definite nell'Appendice III.
Nel valutare la compatibilita' territoriale si  dovra'  tenere  conto
anche di tutti i fattori, eventualmente specifici dell'impianto o del
sito,  che  non  sono definibili in termini tecnici o determinabili a
priori.
Pertanto, e in particolare per i depositi esistenti, si dovra' tenere
conto, tra l'altro di:
- presenza di specifiche misure di carattere gestionale, riconosciute
  efficaci ma non esplicitamente previste in questa linea-guida;
-  adozione  di  particolari  ed  efficaci   tecnologie   o   sistemi
  innovativi, e pertanto non ancora previsti in questa linea-guida;
-  disponibilita'  di  strutture  di  pronto  intervento  e  soccorso
  nell'area;
- adozione di particolari misure di allertamento e protezione per gli
  insediamenti civili;
- fattori socio-economici locali;
- preesistenza dell'attivita' industriale agli insediamenti limitrofi
vulnerabili.
Gli scenari incidentali collegabili ad eventi  non  influenzabili  da
parte del fabbricante con interventi tecnici migliorativi non sono da
considerare  ai  fini della compatibilita' territoriale del deposito,
ma da valutarsi opportunamente  ai  fini  della  predisposizione  del
piano di emergenza esterno.
Fatto   comunque   salve   le  indicazioni  circa  la  necessita'  di
adeguamento dei depositi, di cui all'Appendice V,  si  forniscono  di
seguito   elementi   di  valutazione  ai  fini  della  compatibilita'
territoriale.  Essi  non  vanno  interpretati  in  termini  rigidi  e
compiuti,  bensi'  utilizzati  come  guida  nella conformazione di un
giudizio  che   deve   necessariamente   articolato,   prendendo   in
considerazione,  in  maniera  opportuna,  anche  i  possibili impatti
diretti   o   indiretti   connessi    all'esercizio    dell'attivita'
industriale.
Zona di inviluppo delle aree di impatto ad elevata letalita'
Per  i  depositi  nuovi  (2)  si  deve  intendere, in linea generale,
compatibile la presenza, in questa zona inviluppo,  di  tipologie  di
insediamento  con categoria di vulnerabilita' E o F se il deposito e'
di I Classe, F se il deposito e' di II o III Classe.
          ____________
          (2) Tra i quali vanno annoverati anche i depositi esistenti
              per  i  quali  viene  richiesto  il   nulla   osta   di
              fattibilita' per modifiche aggravanti il rischio.
Per  depositi esistenti (3) si puo' ritenere ragionevole estendere la
compatibilita'  alla  presenza,  in   questa   zona,   di   aree   di
vulnerabilita'  D  se il deposito e' di I Classe, E se il deposito e'
di II Classe; non e' da ritenersi giustificata alcuna estensione  per
depositi di III o IV Classe.
________________________
(3)  Per  depositi esistenti devono intendersi anche i depositi per i
    quali  l'organo  tecnico  competente  ha  gia'  espresso   parere
    favorevole al Nulla Osta di Fattibilita'.
Zona inviluppo delle aree di impatto ad inizio letalita'
Per   dispositivi   nuovi  si  deve  intendere,  in  linea  generale,
compatibile la presenza, in questa zona inviluppo,  di  tipologie  di
insediamento  con Classe di vulnerabilita' D, E o F se il deposito e'
di I Classe, E o F se il deposito e' di II Classe, F se  il  deposito
e' di III Classe.
Per  i  depositi  esistenti si puo' ritenere ragionevole estendere la
compatibilita'  alla  presenza,  in   questa   zona,   di   aree   di
vulnerabilita'  C  se il deposito e' di I Classe, D se il deposito e'
di II Classe, E se il deposito e' di III Classe; non e' da  ritenersi
giustificata alcuna estensione per depositi di classe IV.
Zona inviluppo delle aree di impatto per lesioni irreversibili
Per depositi nuovi si deve intendere, una linea generale, compatibile
la  presenza,  in questa zona inviluppo, di tipologie di insediamento
con categoria di vulnerabilita' C, D, E o F se il deposito  e'  di  I
classe, D, E o F se il deposito e' di II classe, E o F se il deposito
e' di III classe.
Per  depositi  esistenti  si  puo'  ritenere ragionevole estendere la
compatibilita'  alla  presenza,  in   questa   zona,   di   aree   di
vulnerabilita'  B  se il deposito e' di I classe, C se il deposito e'
di II classe, D se il deposito e' di III classe; E se il deposito  e'
di IV classe.
Zona inviluppo delle aree di impatto per lesioni reversibili
Per tali aree si puo' ritenere ragionevole indicare come compatibile,
sia per gli impianti nuovi che per gli esistenti, la presenza di aree
di  vulnerabilita'  A se il deposito e' di I classe, B se il deposito
e' di II classe, C se il deposito e' di III o IV classe (la IV classe
non e' ammessa per impianti nuovi).
Per  semplicita'  di  lettura,  nelle  tabelle  IV/1  e   IV/2   sono
riepilogati i suddetti criteri di compatibilita'.
                   CATEGORIE TERRITORIALI COMPATIBILI
                   CON LA PRESENZA DI DEPOSITI DI GPL
 ____________ _____________________________________________________
|            |                                                     |
| CLASSE DEL |                 CATEGORIE DI EFFETTI                |
|  DEPOSITO  |                                                     |
|____________|_____________________________________________________|
|            |           |           |               |             |
|            |  ELEVATA  |  INIZIO   |    LESIONI    |   LESIONI   |
|            | LETALITA' | LETALITA' | IRREVERSIBILI | REVERSIBILI |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
|            |           |           |               |             |
|     I      |    EF     |    DEF    |     CDEF      |    ABCDEF   |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
|            |           |           |               |             |
|    II      |     F     |    EF     |     DEF       |    BCDEF    |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
|            |           |           |               |             |
|   III      |     F     |     F     |      EF       |    CDEF     |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
                         Tab. IV/1 - Depositi nuovi
 ____________ _____________________________________________________
|            |                                                     |
| CLASSE DEL |                 CATEGORIA DI EFFETTI                |
|  DEPOSITO  |                                                     |
|____________|_____________________________________________________|
|            |           |           |               |             |
|            |  ELEVATA  |  INIZIO   |    LESIONI    |   LESIONI   |
|            | LETALITA' | LETALITA' | IRREVERSIBILI | REVERSIBILI |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
|            |           |           |               |             |
|     I      |    DEF    |   CDEF    |     BCDEF     |   ABCDEF    |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
|            |           |           |               |             |
|    II      |    EF     |    DEF    |     CDEF      |    BCDEF    |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
|            |           |           |               |             |
|   III      |     F     |    EF     |      DEF      |    CDEF     |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
|            |           |           |               |             |
|    IV      |     F     |     F     |      EF       |     DEF     |
|____________|___________|___________|_______________|_____________|
                      Tab. IV/2 - Depositi esistenti
                             APPENDICE V
                      ADEGUAMENTI DEI DEPOSITI
PREMESSA
L'applicazione del  metodo  indicizzato  alle  singole  unita'  e  la
conseguente categorizzazione fornisce una chiara indicazione circa il
livello di rischio associato all'esercizio dell'unita'.
Dall'attento   esame   dei  valori  attribuiti  ai  singoli  fattori,
intrinseci  e   di   compensazione,   possono   cogliersi   ulteriori
indicazioni  concernenti  le specifiche impiantistiche e/o gestionali
sulle quali intervenire  al  fine  di  migliorare  le  condizioni  di
rischio.
Di  seguito  vengono  illustrati  i  criteri  di massima cui dovranno
ispirarsi gli organi tecnici nella  formulazione  di  prescrizioni  e
relativi tempi di attuazione a conclusione dell'esame dei rapporti di
sicurezza.
Tali  criteri  sono  orientati a conseguire un graduale miglioramento
delle  condizioni  generali  di  sicurezza  consentendo,  per  quanto
possibile, l'efficace prosecuzione dell'esercizio dell'impresa.
E'   comunque   da   considerare   preminente   la  necessita'  della
formulazione delle prescrizioni atte ad assicurare la  compatibilita'
territoriale   del  deposito  in  conformita'  ai  criteri  contenuti
nell'Appendice IV  da  realizzarsi  nei  tempi  tecnici  strettamente
necessari sulla base di un programma di interventi da definirsi anche
attraverso un opportuno confronto con il fabbricante.
A  parte  le  indicazioni  di  carattere  generale si e' ravvisata la
necessita' di introdurre specifiche indicazioni per  quanto  concerne
le procedure per il travaso di autobotti e ferrocisterne.
5.1 INDICAZIONI DI CARATTERE GENERALE
Di  seguito vengono esaminate le varie possibilita' in funzione della
categorizzazione della singola unita'.
a) UNITA' IN CATEGORIA "A"
L'unita' e' da considerarsi di elevato standard tecnologico.
Ulteriori provvedimenti migliorativi potranno  essere  esclusivamente
prescritti in considerazione di particolari situazioni di aggravio di
rischio connesse alla corografia delle aree circostanti il deposito.
Nella  indicazione dei tempi di attuazione dovra' tenersi conto delle
esigenze di natura imprenditoriale.
Non puo' escludersi l'eventualita' che l'unita'  possa  risultare  in
categoria  "A" in ragione delle modeste quantita' di prodotto (pompe/
compressori  -  imbottigliamento)  pur   in   assenza   di   adeguate
predisposizioni impiantistiche.
In  questi  casi,  assume  maggiore  significato  l'analisi  dei soli
fattori di compensazione nonche' la verifica della  rispondenza  agli
standard tecnologici di legge.
b) UNITA' DI CATEGORIA "B"
Lo  standard tecnologico dell'unita' e' da considerarsi medio/alto in
funzione  del  valore  assunto  dell'indice   generale   di   rischio
compensato.
E'  presumibile che taluni apprestamenti impiantistici previsti dalle
vigenti norme tecniche non siano realizzati.
Le  prescrizioni  dovranno  essere  finalizzate,  essenzialmente,  al
conseguimento della conformita' al dettato della norma.
L'opportunita' di ulteriori prescrizioni come pure la definizione dei
tempi   di  attuazione  dovra'  tenere  conto  della  sussistenza  di
condizioni di aggravio di rischio connesse alla corografia delle aree
circostanti il deposito a meno di particolari situazioni in relazione
alle quali si individuino specifiche condizioni di rischio, di natura
impiantistica.
Vale inoltre quanto gia' espresso al punto  a)  in  merito  al  ruolo
svolto dalla quantita' in gioco.
c) UNITA' IN CATEGORIA "C"
Lo  standard  tecnologico  dell'unita' e' considerarsi medio/basso in
funzione  del  valore  assunto  dell'indice   generale   di   rischio
compensato.
E'  ragionevolmente  presumibile  che  l'unita'  presenti  specifiche
carenze   impiantistiche.   L'organo   tecnico    dovra'    formulare
prescrizioni  atte  a condurre l'unita' in categoria B da realizzarsi
nei tempi tecnici strettamente necessari. Nelle more di realizzazione
degli  adeguamenti  prescritti,  l'organo  tecnico   potra'   imporre
specifiche  limitazioni  di  carattere gestionale e/o di esercizio in
presenza di particolari condizioni di rischio sia dal punto di  vista
impiantistico che per quanto riguarda la situazione di urbanizzazione
delle aree al contorno.
d) UNITA' IN CATEGORIA "D"
L'unita'  e'  da  ritenersi di standard tecnologico scarso e pertanto
inadeguato alle caratteristiche intrinseche  di  pericolosita'  della
sostanza con grave pericolo per gli stessi addetti ai lavori.
L'organo  tecnico  potra'  decidere  la  limitazione o la sospensione
dell'esercizio dell'unita' fino all'attuazione di provvedimenti  atti
alla   riqualificazione  dell'unita'  almeno  in  categoria  "C".  In
alternativa, l'organo tecnico potra' individuare  soluzioni  diverse,
quali  ad  esempio  il  presidio  permanente del deposito da parte di
personale idoneo, atto ad assicurare i necessari interventi  in  caso
di emergenza.
Ulteriori  provvedimenti  dovranno  essere  attuati nei tempi tecnici
strettamente  necessari   secondo   quanto   specificato   al   punto
precedente.
5.2 PROCEDURE PER IL TRAVASO DI AUTOBOTTI E FERROCISTERNE
L'esperienza  storica  ha  mostrato  che  gli  incidenti  di maggiore
rilevanza hanno origine e  si  sviluppano  al  punto  di  travaso  in
concomitanza delle operazioni di carico e scarico, essenzialmente per
l'inadeguatezza e/o il mancato rispetto delle procedure operative.
L'incidente  assume quasi sempre proporzioni significative in ragione
delle oggettive difficolta' di intercettazione del GPL che  fuoriesce
dall'autobotte o ferrocisterna in travaso.
Indipendentemente  dalle  norme di esercizio dettate dal DM 13/10/94,
la cui totale applicazione deve comunque essere garantita,  si  rende
necessario  attuare  ulteriori  provvedimenti di natura gestionale al
fine di remotizzare al massimo la possibilita' di incidenti al  punto
di travaso.
Ad  integrazione  delle  norme di esercizio stabilite dal DM 13/10/94
dovra' quindi prevedersi:
1. Il registro giornaliero di cui al decreto legislativo n.  504  del
   26  ottobre  1995,  articolo 25 e' obbligatoriamente integrato dal
   manuale operativo di sicurezza che  l'operatore  sottoscrive  ogni
   volta  che  e'  effettuata  l'operazione  di  travaso  e  tenuto a
   disposizione degli organi di controllo.
2. La movimentazione in quantita' superiore a quanto stabilito  dalle
   disposizioni   vigenti   costituisce   violazione  degli  obblighi
   derivanti dalla concessione.
   Pertanto da parte  delle  Autorita'  concernenti  potranno  essere
   adottate tutti i provvedimenti previsti dalla normativa vigente.
   Il prefetto inoltre potra' procedere emettendo il provvedimento di
   sospensione  in  base  alla  potesta'  conferitagli dalla legge n.
   966/65 e dall'art. 153 del T.U.L.C.P. del 4 febbraio 1915 n. 148.
3. Le procedure operative dovranno prevedere il preventivo  controllo
   del possesso, da parte degli autisti, delle abilitazioni di legge,
   nonche'  provvedimenti  idonei  ad  evitare  partenze intempestive
   delle autobotti (per es. ritiro delle chiavi  di  accensione)  e/o
   movimenti indesiderati delle stesse.
4.  Il  corretto posizionamento dell'autocisterna al punto di travaso
   finalizzato ad ottenere la completa copertura  della  cisterna  in
   travaso  da  parte  dell'impianto  fisso  di raffreddamento dovra'
   essere indicato da apposita segnaletica orizzontale salvo il  caso
   di presenza di pesa continua.
5.  Eventuali operazioni al punto di travaso che per qualsiasi motivo
   non possono esattamente identificarsi come ordinarie operazioni di
   travaso dovranno essere oggetto di specifico permesso di lavoro.
6. Le procedure di verifica e  controllo  del  grado  di  riempimento
   dovranno essere oggetto di specifica trattazione nell'ambito delle
   procedure operative.
7.   Il   personale   addetto   al   travaso  dovra'  poter  disporre
   dell'equipaggiamento protettivo nelle  immediate  prossimita'  del
   luogo  di  lavoro.  Gli  stessi  dovranno  avere al seguito guanti
   antitermici  durante   l'intera   durata   delle   operazioni   di
   carico/scarico.
8.  All'interno  dei depositi e' ammessa la presenza dei soli vettori
   compatibili con i punti di travaso e con la capacita'  disponibile
   limitatamente    al    tempo   necessario   alle   operazioni   di
   carico/scarico fatto salvo il caso di  specifica  richiesta  dello
   scalo merci che serve il deposito.
   La  presenza  di  ulteriori  vettori,  sia  pieni  che  vuoti,  e'
   consentita esclusivamente all'interno di aree a cio' destinate che
   dovranno essere protette da impianti fissi di irrorazione  e/o  da
   monitori  dimensionati per una portata specifica non inferiore a 5
   l/min/m2 di superficie dell'area di  sosta.  Dette  aree  dovranno
   essere  caratterizzate  da  una  distanza di sicurezza interna non
   inferiore a quella indicata dal DM 13/10/94 per le autocisterne in
   travaso.
9. Le procedure operative dovranno  risultare  da  apposito  cartello
   posizionato  in  modo  ben  visibile,  in prossimita' del punto di
   travaso.