all'operatore di sala controllo. 0.85 come sopra, ma con presenza di allarmi riportati in zona di manovra delle valvole remotizzate. 0.95 esistenza di rilevatori di gas, non estesa a tutti i punti critici. Cumulabile con quello applicato fra i fattori precedenti: 0.85 i rilevatori di gas attivano automaticamente le barriere di abbattimento/diluizione del gas e/o gli impianti fissi di irrorazione nell'area interessata dall'allarme. 4.1.5 Scarichi di emergenza e funzionali (Rif. 3.1.1.6) a) Per le unita' STOCCAGGIO Ciascun serbatoio e' dotato di valvole di sicurezza dimensionate e tarate secondo la normativa vigente, tenendo conto anche dell'evento incendio. Deve essere prevista la verifica delle valvole di sicurezza in esercizio, mantenendo la protezione dell'impianto. E' preferibile frazionare la capacita' complessiva di scarico in piu' valvole prevedendo tarature a valori di pressione opportunamente scalati. Non e' ammesso l'uso di valvole del tipo "peso e leva". Le condotte di trasferimento, nei singoli tratti intercettabili con valvole di sezionamento, devono essere dotate di valvole di sicurezza con scarico in zona sicura. Lo scarico delle valvole deve avvenire in posizione sicura, anche nei confronti di qualsiasi area critica adiacente, ad una quota di almeno 1,5 m al di sopra del serbatoio. Si puo' adottare il seguente fattore: 0.85 se lo scarico avviene in modo convogliato in sistema di recupero o in torcia, previo calcolo delle PSV in contropressione, ovvero siano previsti sistemi equivalenti che impediscono il rilascio di prodotto in atmosfera. Se esiste uno spurgo sul fondo del serbatoio esso deve essere provvisto di doppia valvola di intercettazione di cui la seconda del tipo dead-man in posizione esterna al bacino. Puo' essere adottato il fattore seguente: 0.90 se esiste un collettore degli spurghi dei serbatoi della singola unita' con valvola di scarico all'esterno del bacino. Le prese di campionamento devono essere poste in posizione di sicurezza e provviste di doppia valvola di cui la seconda del tipo dead-man con scarico fuori dal bacino. b) TRAVASO ed IMBOTTIGLIAMENTO Il contenuto residuo, a fine travaso, del braccio di carico/scarico deve essere convogliato in zona sicura ad una quota non inferiore a 2 m al di sopra del piano di campagna. Puo' essere adottato il seguente fattore: 0.90 se il convogliamento e' effettuato in sistema di recupero o in torcia. 4.2 CONTROLLO DEL PROCESSO (K2) Per le unita' interessanti i depositi di GPL, si intende, per processo l'operazione di trasferimento di prodotto. Si presuppone che le unita' siano dotate di strumentazione minima di controllo. In questo paragrafo sono trattati gli aspetti relativi ai sistemi di allarme e di blocco, al controllo computerizzato, alle istruzioni operative ed alla sorveglianza durante il funzionamento. 4.2.1 Sistemi di allarme e di blocco (Rif.3.1.2.1, 3.1.2.2 e 3.1.2.5) I sistemi di allarme e di blocco devono essere alimentati da una rete elettrica o fluidodinamica. Nella progettazione deve essere prevista una messa in sicurezza in automatico dell'impianto nel caso di interruzione delle reti di cui sopra. a) Unita' STOCCAGGIO Le linee principali di movimentazione del prodotto devono essere intercettabili con valvole comandate a distanza, attuabili da posizione sicura in caso di incidente. Le linee di servizio delle valvole, se non di tipo Fail safe, devono essere protette dall'incendio (vedi anche K4 e K5). Deve essere previsto un sistema di controllo del riempimento su ciascun serbatoio. Non sono ammesse strumentazioni del tipo esterno a vetro (ad esempio tipo Klinger). Si puo' adottare uno dei seguenti fattori di compensazione: 1 lo strumento fornisce solo indicazioni di livello leggibili nella prossimita' del serbatoio ed e' dotato di solo segnale di allarme per basso ed alto livello (a valore inferiore allo 0.8 della capacita' geometrica). 0.95 i segnali di livello e di allarme sono riportati nella zona di comando centralizzato delle valvole comandate a distanza e dei sistemi di pompaggio 0.80 segnale di livello ed allarme come sopra integrato da sistema indipendente per allarme e blocco automatico per altissimo livello (al valore pari al massimo grado di riempimento consentito) che comanda la chiusura delle valvole di isolamento comandate a distanza. Fattori cumulabili: 0.80 esiste un secondo sistema indipendente per il controllo del livello 0.95 se il dispositivo di blocco automatico agisce anche sull'arresto dei sistemi di pompaggio. b) Unita' TRAVASO I bracci di carico devono essere dotati di valvole ad intercettazione rapida a comando a distanza attuabile da luogo sicuro. Si puo' adottare uno dei seguenti fattori di compensazione: 1 controllo del riempimento mediante predisposizione volumetrica da inserire manualmente ed arresto automatico o mediante spie di massimi riempimento. 0.95 controllo del riempimento mediante sistemi di pesatura durante le operazioni di travaso ed arresto automatico. 0.80 come sopra, se il sistema di pesatura e' realizzato mediante bascule situate interamente sopra il piano campagna. Fattori cumulabili: 0.85 esiste sistema di blocco che comanda le valvole di intercettazione sui bracci ed i sistemi di pompaggio in caso di movimento accidentale del veicolo. 0.85 come sopra, in caso di mancanza di consenso dal dispositivo di collegamento a massa del veicolo. c) Unita' IMBOTTIGLIAMENTO: Le linee principali devono essere dotate di valvole ad intercettazione rapida a comando a distanza attuabile da luogo sicuro. Fattori di compensazione: 1 controllo del livello nelle bombole con sistemi di pesatura o di predeterminazione del carico. 0.90 come sopra, ma con un secondo controllo indipendente del livello. d) Unita' POMPE: 0.90 esistono dispositivi di rilevazione di vibrazioni o di anomalie di parametri di funzionamento che forniscono un allarme 0.80 come sopra, che comandano l'arresto automatico. f) Per tutte le UNITA': Fattori cumulabili con i precedenti: 0.80 se i sistemi automatici di blocco e di controllo sono verificati con frequenze definite da uno studio di rischio 0.90 se la funzionalita' dei sistemi di attuazione delle valvole telecomandate, nonche' l'alimentazione elettrica dei sistemi di blocco, e' garantita con doppia fonte di energia, con possibilita' di commutazione automatica. 4.2.2 Controllo centralizzato (Rif. 3.1.2.6) Per unita' STOCCAGGIO, TRAVASO ed IMBOTTIGLIAMENTO Puo' adottarsi uno dei seguenti fattori: 0.70 il complesso delle operazioni di movimentazione del prodotto e' gestito a livello centrale con sistema computerizzato. 0.80 i parametri d'interesse sono riportati a video in sala controllo costantemente presidiata ed in comunicazione con gli operatori di campo. 0.95 i parametri d'interesse sono riportati su quadro sinottico in zona di manovra delle valvole remotizzate d'isolamento. Fattore cumulabile: 0.90 per la gestione centralizzata delle logiche di blocco. 4.2.3 Istruzioni operative (Rif. 3.1.2.8) Per tutte le UNITA' Per l'esercizio di ogni impianto in condizioni di sicurezza, deve esistere un manuale operativo comprendente istruzioni chiare ed esaurienti e personalizzate per l'impianto. In ogni caso, esso deve comprendere l'avviamento, il funzionamento normale, l'arresto e messa in sicurezza dell'impianto. Se, in aggiunta, sono previste anche le condizioni di seguito elencate, il fattore di compensazione potra' essere calcolato con la seguente espressione: Fattore compensativo = 1 - (somma dei fattori ponderali / 100) utilizzando i fattori ponderali pertinenti riportati nella tabella successiva. Si deve rilevare che le istruzioni operative risultano di solito piu' complete nei casi in cui sia stato effettuato uno studio di rischio approfondito, del tipo dell'Analisi di Operabilita', FMEA, etc. ___________________________________________________________________ | | | | Condizione prevista dalle istruzioni operative | Fattore | | | ponderale | |_______________________________________________________|___________| | Procedure specifiche e dettagliate per ogni singola | 5 | | operazione | | |_______________________________________________________|___________| | Arresto di emergenza e successiva rimessa in marcia | 4 | |_______________________________________________________|___________| | Rimessa in marcia dopo manutenzione | 4 | |_______________________________________________________|___________| | Procedure per bonifica di tubazioni e serbatoi | 4 | |_______________________________________________________|___________| | Procedure di controllo per modifica di apparecchi o | 3 | | linee | | |_______________________________________________________|___________| | Procedura di controllo per modifica di istruzioni | 3 | | operative | | |_______________________________________________________|___________| | Procedure d'emergenza dettagliate per ciascuna | 7 | | ipotesi incidentale prevedibile | | |_______________________________________________________|___________| 4.2.4 Sorveglianza dell'impianto (Rif. 3.1.2.9) Per tutte le UNITA' Per i sistemi di comunicazione impiegare uno dei fattori seguenti: 0.98 sistema di comunicazione sonora dalla sala controllo principale non bidirezionale 0.97 sistema cercapersone in dotazione ad operatori chiave e telefoni o altre apparecchiature di comunicazione sull'impianto 0.95 sistema di comunicazione sonora che consente comunicazioni bidirezionali da ciascun altoparlante. Gli ulteriori fattori cumulabili sono: 0.90 ove tutti gli operatori possano comunicare con la sala controllo mediante radio bidirezionale da qualunque parte del complesso 0.95 l'impianto viene regolarmente presidiato, giorno e notte, con l'impiego di televisione a circuito chiuso per l'osservazione da vicino delle parti principali 0.90 sistema di sicurezza dell'impianto efficace e presidio del suo perimetro per impedirne l'accesso alle persone non autorizzate 0.90 efficaci sistemi antiaccensione e controllo accurato del movimento di veicoli in zone pericolose. 4.3 ATTEGGIAMENTO NEI RIGUARDI DELLA SICUREZZA (K3) 4.3.1 Gestione della sicurezza Per l'accesso ai fattori del presente paragrafo e' necessaria esplicita dichiarazione del fabbricante nonche' idonea documentazione a sostegno dei fattori utilizzati. La sicurezza dello stabilimento deve essere gestita in modo organico, secondo procedure scritte programmatiche ed operative. Per tutte le UNITA': Possono essere adottati i seguenti fattori cumulabili: 0.90 se esiste una organizzazione centrale aziendale che definisce gli obiettivi, emana regole organizzative ed operative e stabilisce modalita' di controllo sulla gestione della sicurezza. 0.85 se vengono effettuate regolari verifiche (quantitative o non), da parte di strutture centrali aziendali o di strutture esterne indipendenti, sull'applicazione e dell'efficienza del sistema di gestione della sicurezza. 0.95 se esiste una struttura addetta alla sicurezza, a tempo pieno, anche a livello centrale aziendale, ed inoltre un responsabile delegato in stabilimento 0.90 se esiste una procedura di registrazione dei guasti e degli incidenti, anche evitati, con loro analisi e diffusione dei risultati. 0.80 se esiste un'organizzazione che preveda livelli di operativita' anche al di fuori dell'ordinario orario di lavoro per la gestione di situazioni di emergenza, anche esterne al deposito (su strada e/o ferrovia); nonche' per la ricezione di ferrocisterne che dovessero giungere agli scali ferroviari in difformita' delle programmazioni previste ponendo in crisi l'organizzazione dello scalo stesso. 4.3.2 Addestramento alla sicurezza (Rif. 3.1.3.2) Per tutte le UNITA' Possono essere adottati fattori cumulabili: 0.90 se esiste un programma di corsi regolari di formazione/ addestramento alla sicurezza dei lavoratori dipendenti (di tutti i livelli), che prevede un impegno minimo di 8 ore/anno per uomo 0.90 come sopra per i lavoratori di ditte appaltatrici, per un minimo di 4 ore/anno uomo. 4.3.3 Procedure di manutenzione e sicurezza (Rif. 3.1.3.3) Per tutte le UNITA' Le manutenzioni e le ispezioni devono essere eseguite secondo programmi specifici e documentali. Possono essere adottati i seguenti fattori cumulabili: 0.95 se, oltre alle verifiche ed ispezioni previste dalle vigenti leggi, vengono eseguite, a cura della ditta, su base programmata, ulteriori controlli, anche con ausilio di metodologie non distruttive 0.95 come sopra, con i controlli a cura di Ente o Struttura indipendente 0.90 se viene osservato un sistema rigoroso di permessi di lavoro e di certificazioni di svincolo per i lavori da eseguire sull'impianto, con procedure conformi a quanto indicato nelle norme UNI 10144, 10145, 10146, 10148 o ad altre norme tecniche di riconosciuta validita'. 4.4 PROTEZIONI ANTINCENDIO (K4) Questo paragrafo si occupa della riduzione del rischio attribuibile all'impiego di protezioni antincendio per ragioni strutturali, alla dotazione di pareti antincendio, alla protezione dei cavi strumenti, dei cavi elettrici, etc, necessari a tenere sotto controllo le emergenze. 4.4.1 Protezioni delle strutture (Rif. 3.2.1.1) a) Unita' Stoccaggio fuori terra Puo' essere adottato uno dei seguenti fattori: 0.63 Per le unita' stoccaggio fuori terra per le quali sia prevista la protezione del serbatoio e dei supporti mediante rivestimenti isolanti ed impianti fissi di raffreddamento di portata specifica non inferiore a 3 lt/min/m2 di superficie da proteggere. Tali rivestimenti devono essere in grado di garantire l'integrita' del serbatoio coinvolto nell'incidente per un tempo relazionato al massimo evento incidentale previsto e comunque non inferiore a due ore. Stante la complessita' di comportamento dell'insieme serbatoio- rivestimento protettivo, ed in attesa di ulteriori determinazioni, l'efficacia di un tale sistema di protezione deve essere dimostrata tramite l'effettuazione di prove di laboratorio da condursi secondo i seguenti criteri: 1. la curva tempo-temperatura simulante l'incendio deve essere quella da idrocarburi; 2. le prove devono essere effettuate in modo tale da simulare in maniera conservativa il comportamento reale del sistema serbatoio- rivestimento protettivo, in particolare la temperatura della superficie metallica del provino deve risultare <- 427 gradi C al termine della prova stessa; 3. per tener conto dei sistemi di protezione antincendio ad acqua, deve essere effettuata una prova della durata minima di due ore, al fine di simulare l'azione combinata dello shock termico e dei getti d'acqua in pressione. In attesa della esatta definizione di metodologie di prova, riconosciute valide a livello nazionale, possono essere utilizzati materiali consentiti in paesi esteri a condizione che soddisfino i requisiti di cui ai precedenti punti 1,2 e 3. 0.85 Qualora ne sia prevista la protezione interna con strutture cellulari di alluminio a nido d'ape, di provata efficacia, con uno spostamento del liquido di circa il 2%, e di densita' non superiore ai 45 Kg/mc +- 5%, in grado di trasferire, rapidamente e continuamente, il calore dalle pareti al liquido; consentendo cosi' la fuoriuscita totale del gas e mantenendo la temperatura delle pareti al di sotto di quella di collasso. In questo caso dovra' essere comunque assicurata una resistenza al fuoco dei supporti dei serbatoi almeno R 90 ed una portata specifica dell'impianto fisso di raffreddamento non inferiore a 5 lt/min/m2. b) Serbatoi tumulati e interrati 0.50 se installati in conformita' alle norme di cui al DM 13/10/94. Cumulabile: 0.90 se protetti per tutta la superficie con almeno 1 m di terra o altro materiale equivalente. c) Imbottigliamento, Deposito bombole e Pompe/Compressori 0.9 per unita' completamente aperte ovvero con sola tettoia di copertura e sostegni resistenti al fuoco almeno R 90. 0.95 per costruzioni chiuse o parziali chiuse con strutture di resistenza al fuoco non inferiore a R 90. 4.4.2 Barriere (Rif. 3.2.1.2) Unita' TRAVASO 0.90 se esistono pareti di separazione tra i diversi punti di travaso, ovvero da altre unita', in grado di proteggere da incendi 0.80 come sopra, se le pareti sono realizzate per resistere anche ad esplosioni. 4.4.3. Protezione delle apparecchiature dagli incendi (Rif. 3.2.1.3) a) Per tutte le UNITA' (ove applicabile): Devono essere previsti impianti di irrogazione a pioggia, con portata minima in accordo con la normativa vigente: per casi non previsti da normative assumere quale portata minima 10 l/min per m2 di superficie da proteggere. Fattore adottabile: 0.90 se il sistema di irrorazione e' attivabile automaticamente da rilevatori di incendio nell'area. Gli impianti elettrici e di servizio devono essere realizzati secondo le norme di sicurezza antincendi, ed essere oggetto di specifica dichiarazione rilasciata dalla ditta installatrice, come richiesto ed ai sensi del DM 20.2.92 e dalla Circolare Min. Interni n. 24 del 26.1.93. Se inoltre l'unita' e' dotata di impianto di rilevazione gas e incendio e di valvole motorizzate di intercettazione puo' cumularsi uno dei seguenti fattori: 0.85 se tutti i cavi strumenti, le linee di impulso ed i cavi per l'energia elettrica necessari per le funzioni di controllo in emergenza dell'unita' sono a norme CEI 20-36 0.75 come sopra ed inoltre la protezione e' in grado di resistere ad agenti corrosivi ed a fuoriuscite di liquido 0.70 nel caso in cui l'interruzione di energia elettrica sia ininfluente ai fini del controllo in emergenza dell'unita', in quanto l'intero sistema puo' essere considerato di tipo FAIL-SAFE. 4.5 ISOLAMENTO ED ELIMINAZIONE DELLE SOSTANZE (K5) I fattori adottati in questo paragrafo tengono conto delle caratteristiche che consentono il controllo delle perdite di prodotto nelle prime fasi di un evento incidentale. 4.5.1 Sistemi di drenaggio a) Per le unita' STOCCAGGIO fuori terra: L'area sottostante i serbatoi deve avere superficie impermeabile e compatta, dotata di pendenza adatta al drenaggio fuori dell'area, degli eventuali rilasci ed essere delimitata da cordolature di protezione di altezza compresa tra 10 e 60 cm. Fattore di compensazione: 0.80 se la pendenza e' superiore all'1% in direzione di una fossa di raccolta, distante almeno 10 m dalla proiezione in pianta dei serbatoi stessi, e capacita' adeguata rispetto alla maggiore delle ipotesi incidentali emerse dall'analisi di rischio. b) Per le unita' di TRAVASO L'area sottostante le autobotti sotto movimentazione deve avere una superficie impermeabile e compatta e dotata di pendenza per il drenaggio degli eventuali rilasci in zona non critica. Fattore di compensazione: 0.95 pendenze inferiori all'1% 0.85 se la pendenza e' almeno dell'1% 4.5.2 Sistemi a valvole a) Per le unita' STOCCAGGIO: Le condutture principali devono essere dotate di valvole di isolamento a comando anche a distanza con linee di servizio (se elettriche) protette dall'incendio. Fattori di compensazione cumulabili: 0.95 se le valvole sono dotate di sistema di teleindicazione del proprio stato (chiusa/aperta) 0.95 se le unita' sono equipaggiate con valvole di eccesso di flusso tarate a meno del 250% del normale flusso massimo 0.70 se, in caso di incidente su un serbatoio, e' garantita la possibilita' di spiazzamento del prodotto per una capacita' corrispondente a quella del serbatoio di maggiori dimensioni presente nell'unita' 0.70 se esiste un sistema di pompaggio di acqua che permette l'allagamento rapido di un serbatoio interessato da un rilascio nella zona liquido. b) Per le unita' TRAVASO ed IMBOTTIGLIAMENTO Le condutture principali devono essere dotate di valvole di isolamento a comando anche a distanza con linee di servizio (se elettriche) protette dall'incendio. Fattori cumulabili utilizzabili: 0.85 se le unita' sono equipaggiate con le valvole di accesso di flusso tarate a meno del 250% del normale flusso massimo. 0.80 se i collegamenti mobili sono realizzati con unita' di accoppiamento autosigillanti in caso di strappo. 0.70 per la sola unita' di travaso, se sono previsti metodi e procedure per l'intercettazione a distanza di eventuali rilasci del vettore in travaso. 4.5.3 Ventilazione e diluizione Fermo restando che zone posizionate sotto il piano campagna sono da evitare; per le unita' che presentano tali zone, (ad esempio pozzetti per pompe e bascule installate in unita' travaso) deve farsi ricorso a rilevatori di gas e idonei sistemi di ventilazione ad attivazione automatica, atti a diluire il gas. a) Per le unita' di TRAVASO, IMBOTTIGLIAMENTO e POMPE (dove applicabile) Deve essere assicurata una efficiente ventilazione naturale tramite l'utilizzo di locali prevalentemente aperti. Fattori di compensazione adottabili: Cumulabili: 0.90 se esiste aspirazione e/o ventilazione forzata aggiuntiva (per le zone critiche dell'unita') sempre attiva durante le ore lavorative 0.90 se esistono dispositivi di rilevazione gas tarati al 25% del limite inferiore di esplosivita'. b) Per tutte le UNITA': 0.90 se esistono cortine di vapore o barriere d'acqua, attivabili da luogo sicuro in caso incidentale, atte a favorire la diluizione di perdite e comunque a separare unita' adiacenti o comportamenti critici della medesima unita'. Si considerano efficaci se hanno altezza almeno pari all'altezza dell'unita' da proteggere e se sono realizzate, in caso di acqua con portate atte a fronteggiare la massima perdita ipotizzabile, e comunque con almeno 50 l/min per m lineare di barriera. 4.6 OPERAZIONI ANTINCENDIO (K6) (Rif. 3.2.3) I fattori considerati in questo paragrafo tengono conto anche della possibilita' di intervenire rapidamente su un incidente nella fase iniziale, per impedirne o ritardarne in modo significativo l'evoluzione in incidente di piu' vaste proporzioni e per dar modo di attivare opportuni piani di emergenza. Le specifiche relative all'addestramento del personale ed alle verifiche periodiche degli impianti di protezione attiva devono risultare da apposita documentazione. 4.6.1 Allarmi per incendio (Rif. 3.2.3.1) Rilevatori di incendio devono essere installati nelle zone critiche dell'impianto: l'intero sistema deve essere realizzato secondo le normative vigenti. Per tutte le Unita' E' adottabile uno dei seguenti fattori: 0.90 se la rete di rilevazione di incendio e' in grado di reagire ad eventi in qualsiasi punto dell'unita' entro 1 minuto. 0.95 se la rete copre solo parzialmente l'unita', con tempo di reazione inferiore a 5 minuti. A tale ultimo sistema e' equivalente la rete di tubazioni termofondenti di adduzione dell'aria compressa alle valvole pneumatiche d'isolamento del tipo Fail-Safe, qualora la chiusura delle valvole determini anche l'azionamento dei dispositivi di allarme. Fattore cumulabile 0.90 se gli allarmi sono collegati direttamente al presidio permanente di stabilimento. 4.6.2 Impianti fissi di estinzione (Rif. 3.2.3.3) Sono compresi sotto questa voce gli impianti di raffreddamento. Gli impianti devono essere realizzati secondo gli standard minimi previsti dalle norme vigenti o da regole di buona tecnica. Le condizioni di portata e di pressione devono essere adeguate a fronteggiare il massimo evento incidentale ipotizzabile per un tempo minimo di 3 ore. La rete idrica deve essere mantenuta normalmente in pressione ed i sistemi di pompaggio devono essere ad avviamento automatico per bassa pressione rete. L'erogazione d'acqua alle singole utenze deve essere garantita da pulsanti a comando remoto posizionati almeno: -) nella Sala Pompe Antincendio; -) nella Palazzina Uffici; -) in prossimita' di ogni elemento pericoloso del deposito. Per tutte le UNITA': Fattori adottabili cumulabili: 0.90 se viene adottata una alimentazione di tipo "superiore" secondo quanto previsto da UNI-VVF 9490. 0.70 se vengono effettuate prove periodiche, con cadenza almeno mensile, degli impianti. 4.6.3 Estintori portatili (Rif. 3.2.3.2) Ove disposto dalle vigenti norme, deve essere prevista una adeguata disponibilita' di apparecchi portatili di estinzione collocati in punti accessibili e segnalati. Per tutte le UNITA': Fattori adottabili cumulabili: 0.90 se sono disponibili apparecchiature carrellate 0.90 se sono disponibili bobine di manichette antincendio in grado di servire l'intera area dell'unita'. 4.6.4 Assistenza dei Vigili del fuoco (Rif. 3.2.3.6) Per tutte le UNITA': Per i pompieri di stabilimento, utilizzare un fattore pari a 1-(0,05 *n), ove n e' il numero dei pompieri di stabilimento, (sino ad un max di 5). Fattori adottabili per intervento del Corpo Nazionale VVF: 0.90 se esiste una sede operativa VV.F. entro il raggio di 3 Km dallo stabilimento 0.70 se nel raggio di 3 Km dallo stabilimento esiste piu' di una sede operativa VV.F. 4.6.5 Cooperazione di stabilimento (Rif. 3.2.3.7) Deve essere previsto un programma di addestramento per i lavoratori interni all'uso delle apparecchiature antincendio disponibili. Le esercitazioni devono essere effettuate con le modalita' indicate nel piano di emergenza interna ed essere documentate su apposito registro. Per tutte le UNITA': Fattori adottabili cumulabili: 0.90 se sono effettuate esercitazioni almeno semestrali congiunte tra gli operatori dell'impianto e i vigili di stabilimento (se esistenti) con richiesta di partecipazione al personale del Corpo Nazionale VV.F. 0.90 se sono previste per tutti gli operatori anche prove con fiamme, presso appositi campi di istruzioni, con frequenza almeno annuale. La partecipazione a tali prove deve essere certificata. 4.7 CALCOLO DEGLI INDICI "COMPENSATI" Per ciascuna sotto unita' di suddivisione del deposito di GPL, si esegue il calcolo dei fattori globali di compensazione, da K1 a K6, partendo dai singoli fattori forniti nei paragrafi da 4.1 a 4.6. Ciascun fattore e' dato dal prodotto dei fattori singoli assegnati entro la voce pertinente. Qualora non sia stato impiegato alcun fattore, il valore di K e' pari ad 1. Gli indici "compensati" sono ottenuti partendo da quelli "intrinseci" e impiegando le seguenti espressioni: F' = F* (K1*K3*K5*K6) C' = C* (K2*K3) A' = A* (K1*K2*K3*K5) G' = G* (K1*K2*K3*K4*K5*K6) Si ottengono cosi' due serie di indici "intrinseci" e "compensati". Il confronto tra di loro consente, da un lato la identificazione dell'unita' relativamente piu' "critica" nonche' la natura di tale "criticita'" (dal punto di vista dell'incendio o dall'esplosione confinata o non), dall'altro la verifica di come l'applicazione degli accorgimenti impiantistici ed organizzativi ha ridotto la "pericolosita' potenziale" dell'impianto. E' inoltre possibile trarre elementi indicativi per interventi di miglioramento impiantistici. 5. CATEGORIZZAZIONE DELLE UNITA' Ai fini di questo metodo, la Categorizzazione si ottiene selezionando le unita' con gli indici generali G e G' piu' elevati, inserendone i valori nei campi forniti dalla tabella seguente: __________________________________________________________________ | | | | Indice di rischio generale | Categoria | |____________________________________|_____________________________| | 0 - 100 | A | |____________________________________|_____________________________| | 101 - 1100 | B | |____________________________________|_____________________________| | 1101 - 12500 | C | |____________________________________|_____________________________| | > 12500 | D | |____________________________________|_____________________________| Alle unita' (o sotto unita') sono quindi associate due Categorie, espresse come lettere alfabetiche, rappresentanti, in modo sintetico, rispettivamente la massima situazione di pericolosita' nelle condizioni di rischio "intrinseco" e di rischio "compensato" determinato dal livello di qualita' delle soluzioni impiantistiche ed organizzative utilizzate. ==== SI VEDANO FIGURE PAGG. 97 - 98 - 99 - 100 - 101 - 102 ==== APPENDICE III METODO PER L'ANALISI E LA VALUTAZIONE DEGLI EVENTI INCIDENTALI ASSOCIABILI AI DEPOSITI DI GPL 1 - GENERALITA' L'analisi incidentale che il fabbricante e' tenuto a presentare nel rapporto di sicurezza deve includere l'identificazione degli eventi incidentali (top events, eventualmente raggruppati in incidenti di riferimento rappresentativi) e delle possibili evoluzioni (scenari incidentali), la valutazione delle relative conseguenze in termini di danno per l'uomo e le strutture. La valutazione dell'analisi del fabbricante deve tener conto del fatto che la finalita' dell'individuazione incidentale non e' costituita dalla semplice identificazione degli eventi incidentali, ma anche dalla ricerca ed analisi delle cause iniziatrici, delle concause e degli elementi propaganti la sequenza incidentale; cio' al fine di identificare, nella specificita' dell'impianto in esame, tutte le possibilita' di prevenire l'incidente e/o di minimizzare i termini di sorgente con cui esso si puo' presentare. Quanto sopra si deve pertanto tradurre nella puntuale indicazione, da parte del fabbricante, delle misure di prevenzione e/o di protezione adottate o proposte e che saranno in generale di natura sia impiantistica che operativa e gestionale. Il perseguimento di questa finalita' costituisce preciso obbligo del fabbricante che deriva, non solo dal DPCM 31 marzo 1989, ma anche direttamente dal DPR 175/88, ai sensi dell'art. 5, lettera b), punti da 4 a 6. La verifica della adeguatezza dell'analisi svolta dal fabbricante ad intesa alle suddette finalita' dovra' pertanto costituire uno degli argomenti di maggiore attenzione nella valutazione del rapporto di sicurezza, non solo per assicurare la correttezza dell'approccio analitico del fabbricante e l'attendibilita' delle relative risultanze, ma anche per ottenere un effettivo riscontro con la realta' dell'impianto (ove esistente) o del progetto (per impianti nuovi o modifiche di impianti esistenti). I principi informatori di cui sopra devono essere tenuti presenti anche nella valutazione dell'analisi puntuale che il fabbricante deve aver compiuto, tenendo conto in termini specifici della realta' contingente dell'impianto e del sito in cui questo si colloca, al fine di valutare i possibili scenari incidentali; tale analisi pertanto deve essere stata finalizzata anche alla identificazione di tutte le opportunita' praticabili per una mitigazione degli effetti dannosi possibili, sia in termini di provvedimenti e predisposizioni impiantistiche, sia di configurazione dei piani di emergenza e relative procedure di attivazione, allertamento e intervento. In questo ambito, sara' cura del valutatore assicurarsi, non solo dell'adeguatezza dell'approccio generale seguito dal fabbricante nel predisporre il proprio piano di emergenza interno e dei relativi criteri adottati, ma anche della corretta esposizione dei termini di sorgente per la pianificazione di emergenza esterna, anche ai sensi delle linee-guida predisposte dal Dipartimento della Protezione Civile (1). Tutto cio' premesso, la valutazione dell'analisi incidentale del fabbricante sara' condotta verificando: 1. la suddivisione del deposito in unita' logiche (vedi successivo punto 2); 2. l'individuazione degli eventi incidentali descritti nel rapporto di sicurezza e dei relativi scenari (vedi successivo punto 3); 3. la definizione dei valori di soglia degli effetti fisici caratterizzanti i danni a persone e strutture (vedi successivo punto 4); 4. la determinazione delle distanze di danno a persone e strutture (vedi successivo punto 5). ____________ (1) Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile: "Pianificazione di emergenza esterna per impianti industriali a rischio di incidente rilevante. Linee-guida", Roma, 18 gennaio 1994. 2 - SUDDIVISIONE DEL DEPOSITO IN UNITA' LOGICHE I criteri per l'individuazione delle unita' logiche di suddivisione del deposito di GPL sono quelli riportati al punto 3.1 dell'Appendice II alle presenti disposizioni. L'individuazione degli eventi incidentali e la valutazione delle conseguenze vanno effettuate relativamente a ciascuna delle unita' logiche di cui sopra. 3 - EVENTI INCIDENTALI E RELATIVI SCENARI Ai fini dell'applicazione ai depositi di GPL, l'individuazione degli eventi incidentali va effettuata dal fabbricante, per ognuna delle unita' logiche definite al precedente punto 2 e cosi' come definito nel DPCM 31 marzo 1989, per mezzo dell'analisi storica, dell'applicazione delle liste di controllo e, almeno per impianti nuovi o per le modifiche di quelli esistenti, di studi di dettaglio. Per quanto riguarda questi ultimi si rileva che, data la natura degli impianti in oggetto, in cui prevalgono gli aspetti componentistici e umani su quelli di processo, la tecnica di "Analisi di operativita' (HAZOP)", gia' richiamata a titolo esemplificativo nel DPCM citato, si presta ad una applicazione idonea solo se supportata da una puntuale applicazione di liste di controllo intese in particolare all'individuazione di rotture occasionali e degli errori umani; nel caso specifico si possono applicare piu' efficacemente altre tecniche simili, quali la "Analisi dei modi ed effetti di guasto (FMEA)" o il "What if". Nel caso specifico dei depositi di GPL, data l'abbondanza di risultanze storiche disponibili e l'elevato grado di uniformita' degli impianti, dovra' essere data particolare importanza all'analisi storica. Questa dovra' essere condotta dal fabbricante in termini puntuali, verificando l'applicabilita' al proprio impianto degli eventuali insegnamenti da trarre in termini di incidenti ipotizzabili, loro cause, conseguenze e provvedimenti intrapresi per la loro prevenzione, cosi' come esplicitamente richiamato dal DPCM citato. Non debbono ritenersi rispondere a tale esigenza elaborazioni statistiche espresse in termini sintetici e aggregati. Dal punto di vista fenomenologico, tutti gli eventi individuati possono essere comunque ricondotti ad una perdita di contenimento e al conseguente rilascio nell'ambiente circostante di GPL. In funzione delle modalita' con cui avviene la perdita di contenimento, dell'apparecchiatura coinvolta e delle circostanze al contorno (alcune delle quali definibili solo in termini statistici, quali ad esempio condizioni meteorologiche, direzione del vento, dimensione della rottura, presenza di punti di innesco, ecc.) l'evento incidentale puo' evolversi secondo uno dei seguenti scenari: INCENDIO 1. incendio di pozze di liquido (POOL-FIRE); 2. incendio di vapori effluenti a bassa velocita' o a fase getto esaurita (FLASH-FIRE); 3. incendio di vapori effluenti ad alta velocita' (JET-FIRE); 4. incendio di vapori in espansione a seguito di BLEVE (FIREBALL); ESPLOSIONE 1. esplosione di nube di vapori in ambiente non confinato (UVCE); 2. esplosione di nube sviluppata in ambiente ad elevato grado di confinamento (VCE). tenendo conto che alcuni di questi possono discendere come conseguenza secondaria di altri (ad esempio un POOL-FIRE o un JET- FIRE seguono spesso l'esplosione di una nube di vapori). Pur rimanendo l'individuazione degli eventi incidentali ipotizzabili e dei relativi scenari sotto la piena responsabilita' del fabbricante, che avra' proceduto in termini analitici e sulla base della realta' contingente del proprio impianto e del relativo sito, il valutatore potra' tener conto in linea generale, salvo casi specifici ed eccezionali, delle considerazioni di seguito riportate. TIPOLOGIE DI EVENTI INCIDENTALI Alcune particolari tipologie di eventi incidentali, salvo casi eccezionali, potranno essere ragionevolmente escluse dal novero di quelle da prendersi a riferimento, purche' siano verificate determinate condizioni puntuali di carattere impiantistico e sia assicurato un adeguato livello di qualita', impiantistica e gestionale, correlabile alle risultanze del metodo indicizzato. Se tali condizioni sono soddisfatte si puo' ritenere che le tipologie incidentali di seguito indicate, pur non essendo escludibili in termini deterministici per impossibilita' fisica di accadimento, siano associabili ad eventualita' cosi' remota da costituire comunque un contributo marginale al rischio globale presentato dal deposito e in tal senso, salvo casi particolari, essere ritenute trascurabili ai fini di una valutazione complessiva del deposito stesso. Collasso termico con BLEVE del serbatoio Puo' essere ritenuto un rischio marginale nel caso in cui sia soddisfatta una delle seguenti condizioni: - i serbatoi sono interrati o tumulati; - i serbatoi sono coibentati, con coibentazione incombustibile, aderente e resistente a sollecitazione meccanica, e l'unita' e' di categoria B o migliore. Collasso termico con BLEVE di auto/ferrocisterna Puo' essere ritenuto un rischio marginale nel caso in cui l'unita' e' di categoria B o migliore, e le rampe di carico/scarico sono: - dotate di muri tagliafiamme che schermino interamente l'auto/ferrocisterna dalle maggiori possibili fonti di incendio persistente nell'impianto fisso (2); __________ (2) La condizione puo' essere soddisfatta, anche senza muro tagliafiamme, purche' il fabbricante dimostri che il massimo incendio possibile nelle altre unita' distinte dal punto di travaso produca sull'auto/ferrocisterna un irraggiamento persistente inferiore a 20 Kw/m2 - dotate di impianto fisso di raffreddamento; - prive di dispositivi di pesatura a bascula posti in pozzetti e/o ambienti interrati, che non siano dotati di idonei sistemi di ventilazione e di rilevatori di gas; - dotate di sistema di intercettazione rapido a distanza sia dal lato rampa che dal lato auto/ferrocisterna. Rottura maggiore di serbatoio, tubazione e macchinario di movimentazione Puo' essere ritenuto marginale il rischio derivante da rottura di serbatoio, tubazione e macchinario di movimentazione con un diametro equivalente superiore a: - 4" se l'unita' e' di categoria C; - 3" se l'unita' e' di categoria B; - 2" se l'unita' e' di categoria A; nel caso in cui siano soddisfatte tutte le seguenti condizioni: - i serbatoi, le tubazioni ed il macchinario di movimentazione sono protetti dall'urto di mezzi mobili sull'intero loro sviluppo; - le operazioni di sollevamento di carichi pesanti e l'accesso di autogru' in prossimita' dell'unita' e' ammesso solo con tubazioni intercettate; - sia adottato un sistema di gestione della sicurezza che preveda, in caso di condizione anomala per bassa temperatura, la messa fuori servizio del sistema interessato e la verifica delle zone potenzialmente coinvolte, mediante esame radiografico o equivalente, per rilevare l'eventuale presenza di criccature; - siano adottate procedure operative specifiche a salvaguardia dell'eccessivo abbassamento di temperatura nei serbatoi sia in fase di messa in servizio, sia in depressurizzazione. SCENARI INCIDENTALI E TERMINI DI SORGENTE 1. La probabilita' che l'innesco di una nube di GPL determini un'esplosione di nube di tipo non confinato (UVCE) anziche' un FLASH- FIRE, dipende essenzialmente dalla geometria del luogo ove la nube si estende e dalla massa nei limiti di infiammabilita'. Non e' irragionevole supporre che tale probabilita', sia non trascurabile solo quando: - il rilascio interessi un ambiente essenzialmente chiuso; - quantita' di vapore entro i limiti di infiammabilita' sia maggiore di 1,5 t, se in ambiente parzialmente confinato (es. in presenza di grossi edifici o apparecchiature industriali nello spazio di sviluppo della nube); - quantita' di vapore entro i limiti di infiammabilita' sia maggiore di 5 t, se in ambiente non confinato. Al di sotto dei limiti predetti, il contributo dell'esplosione di nube al rischio globale puo' ritenersi marginale e pertanto non rilevante ai fini di una valutazione complessiva del deposito. 2. lo scenario incidentale corrispondente ad un FLASH-FIRE derivante da rilascio continuo non presenta, a parita' di distanze di impatto, una effettiva pericolosita' paragonabile a quella delle altre tipologie di scenario incidentale; infatti in questo caso il FLASH- FIRE si sviluppa in modo direzionale e conseguentemente con una ridotta area di impatto. Inoltre il danno si presenta solo dove la nube ha una concentrazione entro il 50% del limite inferiore di infiammabilita', condizione difficilmente raggiunta all'interno degli edifici che si potrebbero trovare lungo il percorso della nube, stante anche la presumibile limitatezza della durata di rilascio. Questa considerazione va tenuta presente in particolare con riferimento alla condizione atmosferica F.2, in quanto rappresentativa di condizioni tipicamente notturne; in questi casi infatti la quasi totalita' della popolazione residente si dovrebbe trovare all'interno di edifici abitativi, mentre la popolazione occasionale e/o fluttuante sarebbe comunque pressoche' assente. Peraltro, nel caso di condizioni atmosferiche di elevata stabilita' e con calma di vento, lo scenario del FLASH FIRE dovrebbe risultare meno gravoso per il territorio esterno allo stabilimento, dato il ristagno della nube all'intorno del punto di rilascio; in queste condizioni assume una maggiore rilevanza in termini di distanze di impatto, lo scenario di UVCE, per il quale si rimanda al successivo punto 5, con riferimento al commento alla Fig. III/4c. Nell'applicazione di quanto previsto al punto 3 dell'Appendice IV, in relazione alla compatibilita' territoriale, risulta pertanto giustificato, salvo casi eccezionali, fare riferimento alle distanze relative alla condizione atmosferica D.5. 3. Le distanze di danno per il JET-FIRE (vedi Fig. III/2) sono da prendere in considerazione, salvo casi eccezionali, solo per il possibile effetto domino. In effetti, la nettissima direzionalita' del fenomeno rende minima l'area colpita e di conseguenza la probabilita' che una data persona si trovi in tale area al momento dell'incidente: cio' porta normalmente a ritenere il JET-FIRE come un contribuente minore al rischio globale per le persone. 4. Ai fini della valutazione dell'adeguatezza dei termini di sorgente impiegati per il calcolo delle conseguenze da parte del fabbricante, si tenga presente che i tempi mediamente assunti per il rilascio da rottura di tubazione nel caso di sostanze pericolose non tossiche, quale il GPL, sono nel campo di: - 20-40 sec in presenza di valvole motorizzate ad azionamento automatico; - 1 min-3 min in presenza di valvole motorizzate con allarme ad azionamento a mezzo di pulsanti di emergenza installati in piu' punti del deposito - 3 min-5 min in presenza di valvole motorizzare ad azionamento remoto manuale da un solo punto; - 10-30 min in presenza di valvole manuali. Stante la assunta rappresentativita' delle categorie di classificazione delle unita', basata sul metodo indicizzato, nei riguardi della qualita' media, impiantistica e gestionale, realizzata ai fini della sicurezza, si ritiene di poter associare, salvo diverse informazioni puntuali in merito, i valori al limite inferiore del campo con le unita' di categoria A o B, quelli al limite superiore con quelli di categoria C o D. 4 - VALORI DI SOGLIA Gli effetti fisici, derivati dagli scenari incidentali ipotizzabili, possono determinare danni a persone o strutture in funzione della loro intensita' e della durata. Il danno e' correlabile all'effetto fisico mediante modelli di vulnerabilita' piu' o meno complessi. Ai fini valutativi, almeno nel caso dei depositi di GPL, e' da ritenersi sufficientemente accurata una trattazione semplificata basata sul superamento di un valore di soglia, al di sotto del quale si ritiene che il danno accada con certezza. Ai fini della valutazione dei depositi di GPL, in particolare, la possibilita' di danni a persone o a strutture e' definita sulla base del superamento dei valori di soglia quantitativamente espressi in Tab. III.1. Tali valori, congruenti con quelli definiti nelle linee-guida di pianificazione di emergenza esterna del Dipartimento della Protezione Civile, gia' citate nel punto 1, rappresentano rispettivamente i limiti entro i quali si ritengono possibili: - effetti estesi di letalita'; - effetti di inizio letalita'; - effetti comportanti lesioni gravi irreversibili; - effetti comportanti lesioni reversibili; - danni gravi alle strutture e possibili effetti domino. Le necessita' dell'utilizzo dei valori di soglia definiti deriva non solo dall'esigenza di assicurare la necessaria uniformita' di trattamento per i diversi impianto, ma anche per rendere congruenti i termini di sorgente per la pianificazione di emergenza esterna e soprattutto per consentire una corretta applicazione degli elementi di compatibilita' territoriale, di cui al punto 3 dell'Appendice IV. Qualora le distanze di danno esposte dal fabbricante nel rapporto di sicurezza si riferiscano a valori di soglia significativamente diversi ovvero ad altri modelli di vulnerabilita', dovranno essere riportate in sede di valutazione, almeno in termini approssimativi mediante estrapolazione, ai valori di soglia di cui alla Tab. III/1. Gli effetti fisici da prendere in considerazione per i depositi di GPL sono i seguenti. Radiazione termica stazionaria (POOL-FIRE, JET-FIRE) I valori di soglia sono in questo caso espressi come potenza termica incidente per unita' di superficie esposta (kW/m2). I valori numerici si riferiscono alla possibilita' di danno a persone prive di specifica protezione individuale, inizialmente situate all'aperto in zona visibile alle fiamme, e tengono conto della possibilita' dell'individuo, in circostanze non sfavorevoli, di allontanarsi spontaneamente dal campo di irraggiamento. Il valore di soglia indicato per i possibili danni alle strutture rappresenta un limite minimo, applicabile ad obiettivi particolarmente vulnerabili quali serbatoi atmosferici, pannellature in laminato plastico, ecc. e per esposizioni di lunga durata. Per obiettivi meno vulnerabili, particolarmente in presenza di protezioni coibenti, potra' essere necessario riferirsi a valori piu' appropriati alla situazione specifica, tenendo conto anche della effettiva possibile durata dell'esposizione. Radiazione termica variabile (FIREBALL) Il fenomeno e' caratterizzato da una radiazione termica variabile nel tempo e della durata dell'ordine di 10-40 secondi, dipendentemente dalla quantita' di GPL, coinvolta. Poiche' in questo campo la durata, a parita' di intensita' di irraggiamento, ha un'influenza notevole sul danno atteso, e' necessario esprimere l'effetto fisico in termini di dose termica assorbito (kJ/m2). Nel caso in cui l'analisi effettuata dal fabbricante si esprima in termini di intensita' di irraggiamento e di durata del FIREBALL, si potra' risalire alla distanza a cui si determina il valore prefissato della dose termica, ricercando, eventualmente per estrapolazione, quella distanza a cui si ha (4): ____________ (4) La correlazione riportata e' stata linearizzata per semplicita' di applicazione, tenendo conto di tale circostanza nella scelta dei valori di soglia di cui alla Tab. III/1. La sua validita' deve pertanto ritenersi legata esclusivamente allo scopo qui proposto. Intensita' di irraggiamento (kW/m2)=Dose termica prefissata (kJ/m2)/Durata (sec) Radiazione termica istantanea (FLASH-FIRE) Considerata la breve durata di esposizione ad un irraggiamento significativo (1-3 sec., corrispondente al tempo di passaggio su di un obiettivo predeterminato del fronte fiamma che transita all'interno della nube), si considera che effetti letali possano presentarsi solo nell'area di sviluppo fisico della fiamma. Pertanto e' da attendersi una letalita' estesa solo entro i limiti di infiammabilita' della nube (LFL). Eventi occasionali di letalita' possono presentarsi in concomitanza con eventuali sacche isolate e locali di fiamma che possono essere presenti anche oltre il limite inferiore di infiammabilita', a causa di possibili disuniformita' nella nube; a tal fine si puo' ritenere cautelativamente che la zona di inizio letalita' si possa estendere fino al limite rappresentato da 1/2 LFL. Onda di pressione (UVCE, VCE) Il valore di soglia preso a riferimento per i possibili effetti letali estesi si riferisce non solo alla letalita' diretta dovuta all'onda d'urto in quanto tale (0,6 bar), ma anche alla letalita' indiretta causata da cadute, proiezioni del corpo su ostacoli, impatto di frammenti e specialmente crollo di edifici (0,3 bar). I limiti per lesioni irreversibili e reversibili sono stati correlati essenzialmente alle distanze a cui sono da attendersi rotture di vetri e proiezione di un numero significativo di frammenti, anche leggeri, generati dall'onda d'urto. Per quanto riguarda gli effetti domino, il valore di soglia (0,3 bar) e' stato fissato per tenere conto della distanza media di proiezione di frammenti od oggetti che possano provocare danneggiamento di serbatoi, apparecchiature, tubazioni, ecc. Proiezione di frammenti (BLEVE) La proiezione del singolo frammento, eventualmente di grosse dimensioni, viene considerato essenzialmente per i possibili effetti domino causati dal danneggiamento di strutture di sostegno o dallo sfondamento di serbatoi ed apparecchiature. Data l'estrema ristrettezza dell'area interessata dall'impatto e quindi la bassa probabilita' che in quell'area si trovi in quel preciso momento un determinato individuo, si ritiene che la proiezione del singolo frammento di grosse dimensioni rappresenti un contribuente minore al rischio globale rappresentato dal deposito per il singolo individuo (in assenza di effetti domino). 5 - DETERMINAZIONE DELLE DISTANZE DI DANNO La determinazione delle distanze di danno dovra' essere stata eseguita dal fabbricante nella considerazione delle specificita' della propria situazione. Essa deve essere stata condotta in termini analitici e la sua correttezza sostanziale rimarra' comunque sotto la responsabilita' del fabbricante, cosi' come l'individuazione degli eventi incidentali credibili e dei relativi scenari. Quanto contenuto nel precedente punto 3 e nelle successive Fig. da III/1 a III/5b non rappresentano in questo senso uno strumento analitico autonomo ad uso del fabbricante, ma semplicemente un riferimento comparativo ad uso del valutatore del rapporto di sicurezza. In tal senso e', tra l'altro, ammissibile che le determinazioni del fabbricante possano portare a risultati diversi, purche' cio' avvenga a seguito di precisi e circostanziati motivi razionali, che potra' essere chiesto al fabbricante di giustificare sul piano tecnico/scientifico. Elementi che tipicamente possono portare a tali diversita' sono, a titolo esemplificativo condizioni meteorologiche locali non rappresentabili dalle condizioni di riferimento D.5 o F.2, presenza di barriere d'acqua o di vapore in grado di operare efficacemente un abbattimento della nube di GPL con conseguente riduzione delle sue dimensioni, effetti di schermo verso aree vulnerabili (ad es. ad opera degli stessi tumuli di serbatoi), uso esclusivo di miscele pesanti o butano ecc. Premesso quanto sopra, le successive Fig. da III/1 a III/5b forniscono al valutatore del rapporto di sicurezza un utile riferimento per le distanze di danno da attendersi in condizioni mediamente conservative. Nella comparazione con le risultanze analitiche espresse nel rapporto di sicurezza sara' necessario tenere conto delle particolari assunzioni fatte nel ricavare quanto espresso nelle figure citate. Figura III/1 (POOL-FIRE) La sostanza e' stata assunta conservativamente come butano. La geometria della pozza e' circolare e le distanze debbono intendersi misurate dal bordo della pozza. Figura III/2 (JET-FIRE) La sostanza e' stata assunta conservativamente come propano. Le portate di efflusso (vedi tabellina in calce alla figura) sono state valutate assumendo una temperatura di stoccaggio pari a 25C, con rilascio in fase liquida. Si e' che l'intera massa rilasciata sia trascinata, il 40% ca. come vapore di flash e il rimanente come aerosol, e che partecipi all'incendio a getto (questa ipotesi e' valida per il propano, ma potrebbe risultare eccessivamente conservativa per miscele piu' pesanti). Si richiama l'attenzione sul fatto che le distanze indicate in figura sono in direzione del getto, in quanto queste sono rilevanti al fine di valutare la possibilita' che un obiettivo vulnerabile sia ingolfato in fiamma. Un irraggiamento significativo si presenta in direzione trasversale rispetto alla fiamma solo a brevi distanze dall'asse del getto (dell'ordine di pochi metri), circostanza che avvalora il considerare che il JET-FIRE come un contribuente minore per il rischio alle persone (salvo eventuali effetti dominio). Figura III/3 (FIREBALL) La sostanza e' stata assunta conservativamente come propano. La quantita' coinvolta nel FIREBALL e' stata determinata considerando il serbatoio, al momento del collasso, pieno al 75% del massimo grado di riempimento consentito (420 Kg/m3); al collasso si e' assunto che segua l'espansione del vapore di flash (ca. 40% della quantita' totale), con il trascinamento di ulteriore liquido sotto forma di aerosol, con un contributo ponderale pari a quello del vapore flash. Dalle assunzioni fatte consegue che partecipano 0,252 t di propano per ogni m3 geometrico del serbatoio. Figure III/4a e 4b (UVCE da rilascio istantaneo) La sostanza e' stata assunta conservativamente come propano. Per la valutazione della quantita' rilasciata in nube, in termini di contenuto del serbatoio, flash iniziale e trascinamento di aerosol, si sono assunte le stesse ipotesi di base del caso precedente (FIREBALL). Il fattore di diluizione iniziale della nube, termine di sorgente significativo per il calcolo della dispersione come nube pesante, e' stato assunto pari a 35; inoltre, ipotizzando che l'innesco avvenga nelle condizioni di dispersione piu' sfavorevole possibili, si e' assunto che il 60% ponderale dell'intera nube sia in condizioni di infiammabilita' e che l'epicentro dell'esplosione sia nella condizioni di massimo allontanamento della nube prima della sua diluizione sotto i limiti di infiammabilita'. L'insieme di tali due ultime ipotesi rappresenta una condizione che, pur possibile, puo' essere piuttosto conservativa, ma giustificabile nell'ambito di una valutazione di carattere generale svincolata da ogni contesto specifico. Una piu' realistica e puntuale valutazione delle condizioni di dispersione, piu' probabili al momento di un eventuale innesco della nube, con conseguente rivalutazione della massima quantita' esplodibile, puo' essere fatta solo a seguito di una specifica analisi delle condizioni locali ed in particolare della natura e della localizzazione dei possibili punti di innesco in relazione alla fonte di rilascio. L'applicazione di modelli di dispersione per rilascio istantaneo piuttosto che quelli per rilascio continuo, e' da considerarsi piu' corretta in tutte quelle situazioni per le quali la durata di rilascio ipotizzata e' minore del tempo necessario affinche' la nube si evolva fino ai limiti di infiammabilita' e raggiunga lo stato stazionario. Cio' si verifica a seguito di rilasci di grossa entita' che portano in breve tempo allo svuotamento pressoche' totale di un serbatoio (ad es. cedimento catastrofico per infragilimento a freddo) oppure a seguito di rilasci prontamente intercettati (ad es. rottura di una tubazione con intervento di una valvola di intercettazione automatica). Nel primo dei casi tipici esposti, cedimento catastrofico di un serbatoio, con le assunzioni conservative fatte, consegue la partecipazione di 0,1512 t di propano per ogni m3 geometrico del serbatoio; nel secondo dei casi tipici, rottura tubazione con intercettazione tempestiva, la valutazione della quantita' coinvolta puo' essere agevolmente fatta sulla base delle portate deducibili dalla tabella in calce alla Fig. III/4c e dei tempi di intercettazione (da 20 a 40 secondi ove applicabili) di cui al punto 3. Lo scenario di UVCE dovra' essere preso in considerazione o meno cosi' come indicato al punto 3, in relazione alla quantita' di vapore entro i limiti di infiammabilita' e alla configurazione dell'ambiente entro cui si sviluppa la nube. Figura III/4c (UVCE da rilascio continuo) La sostanza e' stata assunta conservativamente come propano. Per la valutazione della portata di alimentazione della nube, si e' assunto che, oltre al vapore di flash e al trascinamento del relativo aerosol, partecipi anche l'evaporazione della pozza di GPL ricaduta al suolo dal getto; date queste condizioni, risulta sufficientemente realistico assumere per i calcoli che l'intera portata rilasciata vada ad alimentare la nube. Il fattore di diluizione iniziale della nube, termine di sorgente significativo per il calcolo della dispersione come nube pesante, e' stato assunto pari a 10; inoltre si e' assunto che si trovi in condizioni di infiammabilita' tutta la massa che si trova nella nube al momento in cui questa raggiunge il suo stato stazionario, (successivamente la nube non puo' piu' incrementare la propria massa) valutata conservativamente come l'intera portata che effluisce nell'intervallo di tempo necessario affinche', sotto l'azione del vento, la nube raggiunga la distanza corrispondente al LFL. Questa ipotesi potrebbe non risultare conservativa nel caso di condizioni atmosferiche di elevata stabilita' e calma di vento, poiche' la geometria di dispersione sarebbe significativamente diversa, con ristagno della nube nell'area di rilascio. In tale caso non e' irragionevole supporre che possa partecipare all'esplosione una quantita' dell'ordine del 15-20% della quantita' totale rilasciata, con epicentro dell'esplosione prossimo al punto di rilascio. La Fig. III/4c rimane comunque utilizzabile purche' la quantita' coinvolta venga valutata, non sulla base della tabella in calce la figura stessa, ma secondo le considerazioni esposte sopra. Per ipotesi meteorologiche piu' generali, tipicamente rappresentabili dalle classi atmosferiche D.5 e F.2, la tabella in calce alla figura fornisce direttamente, sulla base dell'ipotesi di rottura e della classe meteorologica, la quantita' massima coinvolta nell'esplosione e la distanza dell'epicentro dal punto di rilascio che va aggiunta alla distanza ricavata dalla figura stessa per determinare quella di danno. Lo scenario UVCE dovra' essere preso in considerazione o meno, cosi' come indicato al punto 3, in relazione alle quantita' di vapore entro i limiti di infiammabilita' e alla configurazione dell'ambiente entro cui si sviluppa la nube. Figura III/5a e 5/b (FLASH-FIRE da rilascio istantaneo e da rilascio continuo, rispettivamente) Per le assunzioni che sono alla base di queste figure, valgono le stesse considerazioni gia' fatte per le figure corrispondenti dell'UVCE. Non si applicano in questo caso le considerazioni relative all'epicentro, ne' quelle relative all'eventuale marginalita' degli scenari. Tab. III/1 Valori di riferimento per la valutazione degli effetti _______________________________________________________ | | | SOGLIE DI DANNO A PERSONE E STRUTTURE | ___________|_______________________________________________________| | | | | | | | |Scenario | Elevata | Inizio |Lesioni |Lesioni| Danni alle | |incidentale|letalita'|letalita'|irrever-|rever- | strutture | | | | | sibili |sibili | Effetti domino | |___________|_________|_________|________|_______|__________________| | | | | | | | | Incendio | | | | | | |(radiazione| 12,5 | 7 | 5 | 3 | 12,5 kW/m2 | | termica | kW/m2 | kW/m2 | kW/m2 | kW/m2 | | | stazio- | | | | | | | naria) | | | | | | |___________|_________|_________|________|_______|__________________| | | | | | | | | BLEVE/ | | | | |100m da parco | | Fireball | | | | | bombole | |(radiazione| raggio | 350 | 200 | 125 |600m da stoccaggio| | termica |fireball | kJ/m2 | kJ/m2 | kJ/m2 | in sfere | | variabile)| | | | |800m da stoccaggio| | | | | | | in cilindri | |___________|_________|_________|________|_______|__________________| | | | | | | | | Flash-fire| | | | | | |(radiazione| | | | | | | termica | LFL | 1/2 LFL | --- | --- | | | istanta- | | | | | | | nea | | | | | | |___________|_________|_________|________|_______|__________________| | | | | | | | | UVCE | 0,6 | | | | | |(sovrapres-| bar | 0,14 | 0,07 | 0,03 | 0,3 bar | | sione di | (0,3 | bar | bar | bar | | | picco) | bar)* | | | | | |___________|_________|_________|________|_______|__________________| *: Da assumere in presenza di edifici o altre strutture il cui collasso possa determinare letalita' indiretta. === SI VEDANO FIGURE PAGG. 125 - 126 - 127 - 128 - 129 - 130 - 131 == Fig. III/5b FLASH-FIRE Rilascio continuo propano _______________________________________ | | | Classe di stabilita' atmosferica | |_______________________________________| | | | D5 | ___________________________|_______________________________________| | | | | | | | Diametro | Portata | Quantita' gas | | | | equiv. rottura | efflusso | tra UFL e LFL | D a LFL | D a 1/2 LFL | | (mm) | (kg/s) | (kg) | (m) | (m) | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 25 | 3,5 | 30 | 40 | 60 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 50 | 15 | 200 | 70 | 110 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 75 | 34 | 680 | 100 | 160 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 100 | 62 | 1750 | 145 | 215 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 150 | 139 | 6440 | 230 | 340 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| (segue) Fig. III/5b (seguito) FLASH-FIRE Rilascio continuo propano _______________________________________ | | | Classe di stabilita' atmosferica | |_______________________________________| | | | F2 | ___________________________|_______________________________________| | | | | | | | Diametro | Portata | Quantita' gas | | | | equiv. rottura | efflusso | tra UFL e LFL | D a LFL | D a 1/2 LFL | | (mm) | (kg/s) | (kg) | (m) | (m) | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 25 | 3,5 | 150 | 85 | 125 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 50 | 15 | 1300 | 175 | 265 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 75 | 34 | 4500 | 265 | 400 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 100 | 62 | 10600 | 355 | 535 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| | | | | | | | 150 | 139 | 37800 | 540 | 830 | |________________|__________|_______________|_________|_____________| APPENDICE IV CATEGORIZZAZIONE DEI DEPOSITI DI GPL ED ELEMENTI UTILI PER LA VALUTAZIONE DELLA LORO COMPATIBILITA' TERRITORIALE 1 - CLASSIFICAZIONE DEL DEPOSITO L'intero deposito deve essere classificato globalmente, sulla base delle risultanze derivanti dall'applicazione di quanto previsto in Appendice II, individuandone la classe di appartenenza in conformita' ai seguenti criteri. I classe Deposito in cui le unita' logiche, individuate e valutate ai sensi dell'Appendice II, risultano di categoria A. Al deposito va attribuita questa classe anche nel caso in cui una sola unita' logica, escluse quelle di stoccaggio, risulti di categoria B, purche' con valore dell'indice di rischio generale compensato G' inferiore a 500, ovvero 700 se trattasi di unita' di travaso ferrocisterne. II classe Deposito in cui le unita' logiche, individuate e valutate ai sensi dell'Appendice II, risultano di categoria A o B. Al deposito va attribuita questa classe anche nel caso in cui una sola unita' logica, esclude quelle di stoccaggio, risulti di categoria C, purche' con valore dell'indice di rischio generale compensato G' inferiore a 5000. III classe Deposito in cui le unita' logiche, individuate e valutate ai sensi dell'Appendice II, risultano di categoria A, B o C. Al deposito va attribuita questa classe anche nel caso in cui una sola unita' logica, escluse quelle di stoccaggio, risulti di categoria D, purche' con valore dell'indice di rischio generale compensato G' inferiore a 15000. IV classe Deposito non ricadente nelle precedenti classi (in particolare nel caso in cui due o piu' unita' logiche risultino di categoria D). 2 - CATEGORIZZAZIONE DEL TERRITORIO La valutazione della vulnerabilita' del territorio circostante il deposito, in relazione ai possibili danni derivanti da eventi incidentali, va effettuata mediante l'individuazione delle aree di insediamento ascrivibili alle seguenti categorie di vulnerabilita'. Indipendentemente da queste, occorre tener conto dell'eventuale presenza di vie di comunicazione stradale o autostradale o di ferrovie da considerare in sede di pianificazione di emergenza esterna, che dovra' prevedere sistemi automatici di informazione e allarme, garantendo la sicurezza delle persone trasportate. Qualora l'analisi di rischio evidenzi la possibilita' che tali infrastrutture rientrino nelle aree di danno individuale, dovranno predisporsi idonei interventi, sia di protezione che gestionali, atti a remotizzare l'entita' delle conseguenze (per esempio: elevazione del muro di cinta sul fronte prospiciente l'infrastruttura, installazione di rilevatori di gas ed impianti fissi a monitori ad azionamento automatico per la diluizione della nube di gas, efficace coordinamento tra il deposito e l'ente gestore dell'infrastruttura finalizzato alla rapida intercettazione del traffico, ecc.) Categoria A 1. zone abitate per le quali l'indice reale di edificazione esistente, esclusi gli insediamenti a destinazione industriale, artigianale ed agricola, sia superiore o uguale a 4,5 m3 /m2. L'area rispetto alla quale valutare detta densita' e' quella interessata dalla categoria di effetti considerata, in accordo alle indicazioni di cui al successivo paragrafo 3; 2. luoghi di concentrazione di persone con limitata capacita' di mobilita' ad elevata densita' (per es. ospedali, case di cura, ospizi con piu' di 25 posti letto - asili, scuole elementari e medie inferiori, con piu' di 100 persone presenti). Categoria B 1. Zone abitate per le quali l'indice reale di edificazione esistente, esclusi gli insediamenti a destinazione industriale, artigianale ed agricola, sia maggiore o uguale a 1,5 m3 /m2 e minore di 4,5 m3/m2. L'area rispetto alla quale valutare detta densita' e' quella interessata dalla categoria di effetti considerata, in accordo alle indicazioni di cui al successivo paragrafo 3; 2. luoghi di concentrazione di persone con limitata capacita' di mobilita' a densita' medio bassa (per es. ospedali, case di cura, ospizi fino a 25 posti letto - asili, scuole elementari e medie inferiori fino a 100 persone presenti); 3. locali di pubblico spettacolo all'aperto ad elevato affollamento (piu' di 500 persone presenti); 4. mercati stabili all'aperto ad elevato affollamento (piu' di 500 persone presenti); 5. centri commerciali al coperto aventi superficie di esposizione e vendita superiore a 1000 m2; 6. stazioni ferroviarie con un movimento passeggeri superiore a 1000 persone/giorno. Categoria C 1. Zone abitate per le quali l'indice reale di edificazione esistente, esclusi gli insediamenti a destinazione industriale, artigianale ed agricola, sia maggiore o uguale a 1 m3/m2 e minore di 1,5 m3/m2. L'area rispetto alla quale valutare detta densita' e' quella interessata dalla categoria di effetti considerata, in accordo alle indicazioni di cui al successivo paragrafo 3; 2. locali di pubblico spettacolo all'aperto ad affollamento medio/ basso (fino a 500 persone presenti); 3. scuole medie-superiori ed istituti scolastici in genere; 4. mercati stabili all'aperto ad affollamento medio/basso (fino a 500 persone presenti); 5. locali di pubblico spettacolo al chiuso; 6. centri commerciali al coperto aventi superficie di esposizione e vendita fino a 1000 m2; 7. stazioni ferroviarie con un movimento passeggeri compreso tra 100 e 1000 persone/giorno. Categoria D 1. Zone abitate per le quali l'indice reale di edificazione esistente, esclusi gli insediamenti a destinazione industriale, artigianale ed agricola, sia maggiore o uguale a 0,5 m3/m2 e minore di 1 m3/m2. L'area rispetto alla quale valutare detta densita' e' quella interessata dalla categoria di effetti considerata, in accordo alle indicazioni di cui al successivo paragrafo 3; 2. edifici e aree soggetti ad affollamenti anche rilevanti ma limitatamente a determinati periodi (per es. chiese, mercatini periodici, cimiteri, etc); Categoria E 1. Aree con insediamenti industriali, artigianali ed agricoli; 2. zone abitate con densita' reale di edificazione esistente inferiore a 0,5 m3/m2. L'area rispetto alla quale valutare detta densita' e' quella interessata dalla categoria di effetti considerata, in accordo alle indicazioni di cui al successivo paragrafo 3; Categoria F 1. Area entro i confini dello stabilimento; 2. area limitrofa allo stabilimento entro la quale non sono presenti manufatti o strutture in cui sia prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone. 3 - ELEMENTI UTILI PER LA VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITA' TERRITORIALE Fatto salvo quanto disposto in materia di localizzazione per queste tipologie di attivita' dalle norme generali di sicurezza vigenti e premesso che, per l'insediamento dei nuovi impianti, vanno preferite le aree agricole-rurali o, in seconda istanza, quelle industriali o artigianali a densita' media-bassa, la compatibilita' del deposito con il territorio circostante va valutata in relazione alla sovrapposizione delle tipologie di insediamento, categorizzate in termini di vulnerabilita' come al precedente punto 2, con l'inviluppo delle aree di danno determinate dai singoli eventi incidentali credibili, cosi' come definite nell'Appendice III. Nel valutare la compatibilita' territoriale si dovra' tenere conto anche di tutti i fattori, eventualmente specifici dell'impianto o del sito, che non sono definibili in termini tecnici o determinabili a priori. Pertanto, e in particolare per i depositi esistenti, si dovra' tenere conto, tra l'altro di: - presenza di specifiche misure di carattere gestionale, riconosciute efficaci ma non esplicitamente previste in questa linea-guida; - adozione di particolari ed efficaci tecnologie o sistemi innovativi, e pertanto non ancora previsti in questa linea-guida; - disponibilita' di strutture di pronto intervento e soccorso nell'area; - adozione di particolari misure di allertamento e protezione per gli insediamenti civili; - fattori socio-economici locali; - preesistenza dell'attivita' industriale agli insediamenti limitrofi vulnerabili. Gli scenari incidentali collegabili ad eventi non influenzabili da parte del fabbricante con interventi tecnici migliorativi non sono da considerare ai fini della compatibilita' territoriale del deposito, ma da valutarsi opportunamente ai fini della predisposizione del piano di emergenza esterno. Fatto comunque salve le indicazioni circa la necessita' di adeguamento dei depositi, di cui all'Appendice V, si forniscono di seguito elementi di valutazione ai fini della compatibilita' territoriale. Essi non vanno interpretati in termini rigidi e compiuti, bensi' utilizzati come guida nella conformazione di un giudizio che deve necessariamente articolato, prendendo in considerazione, in maniera opportuna, anche i possibili impatti diretti o indiretti connessi all'esercizio dell'attivita' industriale. Zona di inviluppo delle aree di impatto ad elevata letalita' Per i depositi nuovi (2) si deve intendere, in linea generale, compatibile la presenza, in questa zona inviluppo, di tipologie di insediamento con categoria di vulnerabilita' E o F se il deposito e' di I Classe, F se il deposito e' di II o III Classe. ____________ (2) Tra i quali vanno annoverati anche i depositi esistenti per i quali viene richiesto il nulla osta di fattibilita' per modifiche aggravanti il rischio. Per depositi esistenti (3) si puo' ritenere ragionevole estendere la compatibilita' alla presenza, in questa zona, di aree di vulnerabilita' D se il deposito e' di I Classe, E se il deposito e' di II Classe; non e' da ritenersi giustificata alcuna estensione per depositi di III o IV Classe. ________________________ (3) Per depositi esistenti devono intendersi anche i depositi per i quali l'organo tecnico competente ha gia' espresso parere favorevole al Nulla Osta di Fattibilita'. Zona inviluppo delle aree di impatto ad inizio letalita' Per dispositivi nuovi si deve intendere, in linea generale, compatibile la presenza, in questa zona inviluppo, di tipologie di insediamento con Classe di vulnerabilita' D, E o F se il deposito e' di I Classe, E o F se il deposito e' di II Classe, F se il deposito e' di III Classe. Per i depositi esistenti si puo' ritenere ragionevole estendere la compatibilita' alla presenza, in questa zona, di aree di vulnerabilita' C se il deposito e' di I Classe, D se il deposito e' di II Classe, E se il deposito e' di III Classe; non e' da ritenersi giustificata alcuna estensione per depositi di classe IV. Zona inviluppo delle aree di impatto per lesioni irreversibili Per depositi nuovi si deve intendere, una linea generale, compatibile la presenza, in questa zona inviluppo, di tipologie di insediamento con categoria di vulnerabilita' C, D, E o F se il deposito e' di I classe, D, E o F se il deposito e' di II classe, E o F se il deposito e' di III classe. Per depositi esistenti si puo' ritenere ragionevole estendere la compatibilita' alla presenza, in questa zona, di aree di vulnerabilita' B se il deposito e' di I classe, C se il deposito e' di II classe, D se il deposito e' di III classe; E se il deposito e' di IV classe. Zona inviluppo delle aree di impatto per lesioni reversibili Per tali aree si puo' ritenere ragionevole indicare come compatibile, sia per gli impianti nuovi che per gli esistenti, la presenza di aree di vulnerabilita' A se il deposito e' di I classe, B se il deposito e' di II classe, C se il deposito e' di III o IV classe (la IV classe non e' ammessa per impianti nuovi). Per semplicita' di lettura, nelle tabelle IV/1 e IV/2 sono riepilogati i suddetti criteri di compatibilita'. CATEGORIE TERRITORIALI COMPATIBILI CON LA PRESENZA DI DEPOSITI DI GPL ____________ _____________________________________________________ | | | | CLASSE DEL | CATEGORIE DI EFFETTI | | DEPOSITO | | |____________|_____________________________________________________| | | | | | | | | ELEVATA | INIZIO | LESIONI | LESIONI | | | LETALITA' | LETALITA' | IRREVERSIBILI | REVERSIBILI | |____________|___________|___________|_______________|_____________| | | | | | | | I | EF | DEF | CDEF | ABCDEF | |____________|___________|___________|_______________|_____________| | | | | | | | II | F | EF | DEF | BCDEF | |____________|___________|___________|_______________|_____________| | | | | | | | III | F | F | EF | CDEF | |____________|___________|___________|_______________|_____________| Tab. IV/1 - Depositi nuovi ____________ _____________________________________________________ | | | | CLASSE DEL | CATEGORIA DI EFFETTI | | DEPOSITO | | |____________|_____________________________________________________| | | | | | | | | ELEVATA | INIZIO | LESIONI | LESIONI | | | LETALITA' | LETALITA' | IRREVERSIBILI | REVERSIBILI | |____________|___________|___________|_______________|_____________| | | | | | | | I | DEF | CDEF | BCDEF | ABCDEF | |____________|___________|___________|_______________|_____________| | | | | | | | II | EF | DEF | CDEF | BCDEF | |____________|___________|___________|_______________|_____________| | | | | | | | III | F | EF | DEF | CDEF | |____________|___________|___________|_______________|_____________| | | | | | | | IV | F | F | EF | DEF | |____________|___________|___________|_______________|_____________| Tab. IV/2 - Depositi esistenti APPENDICE V ADEGUAMENTI DEI DEPOSITI PREMESSA L'applicazione del metodo indicizzato alle singole unita' e la conseguente categorizzazione fornisce una chiara indicazione circa il livello di rischio associato all'esercizio dell'unita'. Dall'attento esame dei valori attribuiti ai singoli fattori, intrinseci e di compensazione, possono cogliersi ulteriori indicazioni concernenti le specifiche impiantistiche e/o gestionali sulle quali intervenire al fine di migliorare le condizioni di rischio. Di seguito vengono illustrati i criteri di massima cui dovranno ispirarsi gli organi tecnici nella formulazione di prescrizioni e relativi tempi di attuazione a conclusione dell'esame dei rapporti di sicurezza. Tali criteri sono orientati a conseguire un graduale miglioramento delle condizioni generali di sicurezza consentendo, per quanto possibile, l'efficace prosecuzione dell'esercizio dell'impresa. E' comunque da considerare preminente la necessita' della formulazione delle prescrizioni atte ad assicurare la compatibilita' territoriale del deposito in conformita' ai criteri contenuti nell'Appendice IV da realizzarsi nei tempi tecnici strettamente necessari sulla base di un programma di interventi da definirsi anche attraverso un opportuno confronto con il fabbricante. A parte le indicazioni di carattere generale si e' ravvisata la necessita' di introdurre specifiche indicazioni per quanto concerne le procedure per il travaso di autobotti e ferrocisterne. 5.1 INDICAZIONI DI CARATTERE GENERALE Di seguito vengono esaminate le varie possibilita' in funzione della categorizzazione della singola unita'. a) UNITA' IN CATEGORIA "A" L'unita' e' da considerarsi di elevato standard tecnologico. Ulteriori provvedimenti migliorativi potranno essere esclusivamente prescritti in considerazione di particolari situazioni di aggravio di rischio connesse alla corografia delle aree circostanti il deposito. Nella indicazione dei tempi di attuazione dovra' tenersi conto delle esigenze di natura imprenditoriale. Non puo' escludersi l'eventualita' che l'unita' possa risultare in categoria "A" in ragione delle modeste quantita' di prodotto (pompe/ compressori - imbottigliamento) pur in assenza di adeguate predisposizioni impiantistiche. In questi casi, assume maggiore significato l'analisi dei soli fattori di compensazione nonche' la verifica della rispondenza agli standard tecnologici di legge. b) UNITA' DI CATEGORIA "B" Lo standard tecnologico dell'unita' e' da considerarsi medio/alto in funzione del valore assunto dell'indice generale di rischio compensato. E' presumibile che taluni apprestamenti impiantistici previsti dalle vigenti norme tecniche non siano realizzati. Le prescrizioni dovranno essere finalizzate, essenzialmente, al conseguimento della conformita' al dettato della norma. L'opportunita' di ulteriori prescrizioni come pure la definizione dei tempi di attuazione dovra' tenere conto della sussistenza di condizioni di aggravio di rischio connesse alla corografia delle aree circostanti il deposito a meno di particolari situazioni in relazione alle quali si individuino specifiche condizioni di rischio, di natura impiantistica. Vale inoltre quanto gia' espresso al punto a) in merito al ruolo svolto dalla quantita' in gioco. c) UNITA' IN CATEGORIA "C" Lo standard tecnologico dell'unita' e' considerarsi medio/basso in funzione del valore assunto dell'indice generale di rischio compensato. E' ragionevolmente presumibile che l'unita' presenti specifiche carenze impiantistiche. L'organo tecnico dovra' formulare prescrizioni atte a condurre l'unita' in categoria B da realizzarsi nei tempi tecnici strettamente necessari. Nelle more di realizzazione degli adeguamenti prescritti, l'organo tecnico potra' imporre specifiche limitazioni di carattere gestionale e/o di esercizio in presenza di particolari condizioni di rischio sia dal punto di vista impiantistico che per quanto riguarda la situazione di urbanizzazione delle aree al contorno. d) UNITA' IN CATEGORIA "D" L'unita' e' da ritenersi di standard tecnologico scarso e pertanto inadeguato alle caratteristiche intrinseche di pericolosita' della sostanza con grave pericolo per gli stessi addetti ai lavori. L'organo tecnico potra' decidere la limitazione o la sospensione dell'esercizio dell'unita' fino all'attuazione di provvedimenti atti alla riqualificazione dell'unita' almeno in categoria "C". In alternativa, l'organo tecnico potra' individuare soluzioni diverse, quali ad esempio il presidio permanente del deposito da parte di personale idoneo, atto ad assicurare i necessari interventi in caso di emergenza. Ulteriori provvedimenti dovranno essere attuati nei tempi tecnici strettamente necessari secondo quanto specificato al punto precedente. 5.2 PROCEDURE PER IL TRAVASO DI AUTOBOTTI E FERROCISTERNE L'esperienza storica ha mostrato che gli incidenti di maggiore rilevanza hanno origine e si sviluppano al punto di travaso in concomitanza delle operazioni di carico e scarico, essenzialmente per l'inadeguatezza e/o il mancato rispetto delle procedure operative. L'incidente assume quasi sempre proporzioni significative in ragione delle oggettive difficolta' di intercettazione del GPL che fuoriesce dall'autobotte o ferrocisterna in travaso. Indipendentemente dalle norme di esercizio dettate dal DM 13/10/94, la cui totale applicazione deve comunque essere garantita, si rende necessario attuare ulteriori provvedimenti di natura gestionale al fine di remotizzare al massimo la possibilita' di incidenti al punto di travaso. Ad integrazione delle norme di esercizio stabilite dal DM 13/10/94 dovra' quindi prevedersi: 1. Il registro giornaliero di cui al decreto legislativo n. 504 del 26 ottobre 1995, articolo 25 e' obbligatoriamente integrato dal manuale operativo di sicurezza che l'operatore sottoscrive ogni volta che e' effettuata l'operazione di travaso e tenuto a disposizione degli organi di controllo. 2. La movimentazione in quantita' superiore a quanto stabilito dalle disposizioni vigenti costituisce violazione degli obblighi derivanti dalla concessione. Pertanto da parte delle Autorita' concernenti potranno essere adottate tutti i provvedimenti previsti dalla normativa vigente. Il prefetto inoltre potra' procedere emettendo il provvedimento di sospensione in base alla potesta' conferitagli dalla legge n. 966/65 e dall'art. 153 del T.U.L.C.P. del 4 febbraio 1915 n. 148. 3. Le procedure operative dovranno prevedere il preventivo controllo del possesso, da parte degli autisti, delle abilitazioni di legge, nonche' provvedimenti idonei ad evitare partenze intempestive delle autobotti (per es. ritiro delle chiavi di accensione) e/o movimenti indesiderati delle stesse. 4. Il corretto posizionamento dell'autocisterna al punto di travaso finalizzato ad ottenere la completa copertura della cisterna in travaso da parte dell'impianto fisso di raffreddamento dovra' essere indicato da apposita segnaletica orizzontale salvo il caso di presenza di pesa continua. 5. Eventuali operazioni al punto di travaso che per qualsiasi motivo non possono esattamente identificarsi come ordinarie operazioni di travaso dovranno essere oggetto di specifico permesso di lavoro. 6. Le procedure di verifica e controllo del grado di riempimento dovranno essere oggetto di specifica trattazione nell'ambito delle procedure operative. 7. Il personale addetto al travaso dovra' poter disporre dell'equipaggiamento protettivo nelle immediate prossimita' del luogo di lavoro. Gli stessi dovranno avere al seguito guanti antitermici durante l'intera durata delle operazioni di carico/scarico. 8. All'interno dei depositi e' ammessa la presenza dei soli vettori compatibili con i punti di travaso e con la capacita' disponibile limitatamente al tempo necessario alle operazioni di carico/scarico fatto salvo il caso di specifica richiesta dello scalo merci che serve il deposito. La presenza di ulteriori vettori, sia pieni che vuoti, e' consentita esclusivamente all'interno di aree a cio' destinate che dovranno essere protette da impianti fissi di irrorazione e/o da monitori dimensionati per una portata specifica non inferiore a 5 l/min/m2 di superficie dell'area di sosta. Dette aree dovranno essere caratterizzate da una distanza di sicurezza interna non inferiore a quella indicata dal DM 13/10/94 per le autocisterne in travaso. 9. Le procedure operative dovranno risultare da apposito cartello posizionato in modo ben visibile, in prossimita' del punto di travaso.