L'ASSESSORE PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE Visto lo statuto della regione; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, n. 637; Visto il testo unico delle leggi sull'ordinamento del Governo e dell'amministrazione della regione siciliana, approvato con decreto del presidente della regione 28 febbraio 1979, n. 70; Vista la legge regionale 1 agosto 1977, n. 80; Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116; Vista la legge 29 giugno 1939, n. 1497; Visto il regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357; Vista la legge 8 agosto 1985, n. 431; Visto l'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15; Esaminata la proposta della soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Catania, che, con nota n. 6967 del 18 agosto 1992, nota n. 2132 del 15 marzo 1993 e con nota n. 7570 del 20 luglio 1993, ha chiesto che vengano adottate le misure di cui all'art. 5 della legge regionale n. 15/91 per la salvaguardia della zona denominata "Gazzena", ricadente nel territorio comunale di Acireale, il cui perimetro di vincolo, partendo dall'intersezione tra le particelle 58 e 59 del foglio 68, non comprese nel vincolo, e la strada comunale Timpa, prosegue in direzione ovest seguendo l'andamento del ciglio sud della suddetta strada comprendendo per intero la particella 60, della quale segue il confine ovest, abbandonando il tracciato della strada. Comprende per intero la particella 61, della quale segue il limite nord, fino ad incontrare la strada comunale Madonna delle Grazie, strada comunale Pagliarelli. Il perimetro di vincolo, attraversata detta strada, segue il con- fine est della particella 25, che non e' compresa nel vincolo, secondo il tracciato della suddetta strada. Al confine tra la particella 25 e la particella 30 piega verso ovest, seguendo il con- fine della particella 30 fino ad incontrare la s.s. n. 114 Orientale sicula che percorre in direzione sud lungo il suo limite est fino ad incontrare il confine sud della particella 382. Il perimetro di vincolo da qui verso sud segue il ciglio est del nuovo tracciato della s.s. 114 Orientale sicula fino al confine tra le particelle 222 e 179 del foglio 71, quest'ultima esclusa dal vincolo. Quindi segue il confine nord di quest'ultima particella fino alla particella 180, esclusa, che delimita proseguendo lungo il limite nord delle particelle 171 e 164, escluse dal vincolo, e poi lungo il limite est di quest'ultima; perviene al limite nord della strada comunale Gurni che segue con direzione ovest fino ad incontrare il vecchio tracciato della s.s. n. 114 Orientale sicula, della quale segue, in direzione sud, il ciglio est fino ad incontrare la strada comunale Capo Molini che percorre in direzione sud-est, lungo il ciglio nord, fino ad incontrare la particella 208 del foglio 72. Segue quindi, in direzione nord-ovest, il confine di detta particella e della particella 92, costituito da un canale che attraversa il fiume Platani, e prosegue lungo tutto il margine nord- est della particella 267, che e' interamente esclusa dal vincolo, come anche le particelle 208 e 92. Da qui il perimetro del vincolo giunge lungo il ciglio ovest della strada poderale che delimita la particella 86 del foglio 72, esclusa dal vincolo, e ne segue il tracciato verso nord, fino all'angolo sud- ovest della particella 71, inclusa dal vincolo. Da qui prosegue in direzione est e poi sud, seguendo i confini della particella 86; quindi procede in direzione ovest, secondo l'andamento del canale che delimita il confine nord delle particelle 102 e 268, che abbandona per seguire verso sud il confine della particella 268 prima e poi quello delle particelle 93, 103, 100 e 95, tutte incluse nel vincolo. Attraversa in direzione sud-ovest il Platani fino ad incontrare la strada comunale Capo Molini della quale segue in direzione sud-est, il ciglio nord fino all'angolo sud-est della particella 245. Da qui il perimetro di vincolo abbandona il tracciato della strada, lo attraversa e inglobate le particelle 244 e 303, delle quali segue i confini ovest, giunge nella stessa direttrice sino al mare Jonio. Il perimetro segue la linea di battigia prima in direzione nord- est, fino all'angolo nord-est della particella 77 e del foglio 72 e da qui piega verso ovest seguendo l'andamento della suddetta particella, ingloba la particella 76 e segue in parte il limite nord della particella 206, fino ad incontrare la strada comunale Gurni che percorre, sempre in direzione ovest, lungo il ciglio nord, fino ad incontrare l'angolo sud-ovest della particella 88 del foglio 71, che e' esclusa per intero dal vincolo, quindi il perimetro abbandona il tracciato della strada comunale e piega verso nord, secondo il con- fine est delle particelle 82, 264 e 76; prosegue lungo i confini sud ed est della particella 280, e poi lungo il confine sud-est della particella 211 ed il confine sud delle particelle 193 e 123. Quindi il perimetro procede in direzione nord-ovest lungo il con- fine est delle particelle 123, 64 e 106 del foglio 71, incluse per intero, e della particella 251 del foglio 68, anch'essa inclusa per intero: incontrato il ciglio est della strada comunale Madonna delle Grazie ne percorre il tracciato fino al confine tra la particella 74 del foglio 68, esclusa per intero dal vincolo, e la particella 70, inclusa. Da qui infine il perimetro prosegue prima in direzione est lungo il confine sud della suddetta particella e della particella 273 e poi in direzione nord lungo le particelle 273, 68, 63 e 61, comprese per intero, fino al punto di partenza; Premesso che l'area in esame e' compresa nella piu' ampia zona denominata "Gazzena" che si estende dalla frazione di S. Caterina del comune di Acireale, a nord, fino a quella di Capo Molini a sud ed e' delimitata ad est dal mare Jonio e ad ovest dalla s.s. n. 114 per Messina e che essa fa parte integrante del sistema della "Timpa" di Acireale, situata lungo la costa orientale jonica, che assume aspetti di "unicita'" sotto il profilo naturalistico per le peculiarita' geomorfologiche e gli endemismi botanici che la caratterizzano; Premesso che il nome di tale area - Gazzena - piuttosto che Gaium o Gazum, che significa selva, dal latino volgare sembra derivare dal termine magazenu (magazzino) - in arabo, machsan - mutuato dai magazzini che, in epoca araba, erano concentrati nelle vicinanze di un piccolo porto che sorgeva dove oggi e' situato Capo Molini, "ove il legname, la pece e quanto altro dovevasi esportare si depositava, aspettando le navi che dovevano caricarlo, con la conseguenza che il nome che gli arabi davano a questo luogo di deposito resto' poi alla contrada, quando persino la traccia dei magazzini e dei depositi era scomparsa" (cfr. S. Raccuglia Storia di Aci, Acireale, 1906). L'area della Gazzena venne a lungo utilizzata per il pascolo e per l'agricoltura, che costituivano le attivita' economiche che si esercitavano su tutto il territorio di Aci, essa era "terra comune" sulla quale la comunita' acese esercitava da tempo immemorabile usi consuetudinari o usi civici. Dopo il terremoto del 1169, che distrusse la citta' di Aci che sorgeva presso l'odierna Aci Castello, fu sede, insieme alle zone di Madonna delle Grazie e di Anzalone, del nuovo insediamento di Aquilia, abbandonato dopo il 1329, a seguito di una eruzione dell'Etna e della devastazione subita dalle truppe di Roberto, re di Napoli. L'antico privilegio di essere terra comune fu confermato fino al 1551 dalla Corona spagnola; nel frattempo Acireale diveniva terra demaniale, dopo essere stata feudo dei baroni di Mastrantonio, e si aggravava sempre di piu' la crisi economica della Sicilia. E mentre la pressione fiscale sulle universita' demaniale diveniva insostenibile, la Corona spagnola ordinava alle stesse di procedere all'alienazione delle terre comuni. In conseguenza di cio', anche Acireale vendette le sue terre comuni compreso il territorio della Gazzena, fatto che rappresento' un grave danno per l'universalita' dei cittadini, che utilizzava collettivamente la zona sin dai tempi antichissimi. La vendita di queste terre avvantaggio' i ceti dirigenti acesi, che ebbero l'occasione per un ulteriore incremento delle loro ricchezze, in quanto l'acquisizione avvenne ad un prezzo assai esiguo. L'itinerario di penetrazione nell'area della Gazzena procede dalla frazione di S. Caterina, lasciata alle spalle questa frazione e la chiesa omonima, ci si introduce in una stretta strada, in gran parte asfaltata, parallela alla costa, delimitata da entrambe le parti da muri in pietrame lavico; percorrendo questa tortuosa stradella (che prende il nome di strada comunale Madonna delle Grazie) si giunge ad uno spiazzo dove sorgono delle modeste case rurali e la piccola ed elegante chiesa intitolata a Nostra Signora delle Grazie, costruita nel 1636. Danneggiata dal sisma del 1818, fu riaperta al culto nel 1842 e nel 1843 venne ampliata, conservando l'abside antico con l'affresco della Madonna, dipinto nel 1635, al quale e' stato affiancato, nell'altare maggiore, il quadro della Beata Vergine, dipinto nel 1834 dal pittore Giuseppe Rapisardi. A circa 300 metri, procedendo verso sud, si incontra, sulla destra, la piccola chiesa intitolata a Nostra Signora dell'Aiuto costruita tra il 1769 ed il 1773, che occupa quasi lo stesso sito su cui sorgeva la chiesa di S. Antonio di Padova, edificata nel 1571. In essa fu trasferito il titolo della antica chiesa di S. Anna, fondata nel 1560 e situata presso la torre omonima (ancora esistente nel territorio di Capo Molini). Nel XIX secolo fu aggiunta l'abside. Ad ovest di quest'ultima chiesa si apre uno stretto percorso naturale, denominato "Acque Grandi", che dapprima e' una stradina di due metri di larghezza, poi, man mano che ci si avvicina al ciglio della Timpa, si restringe fino a diventare un piccolo viottolo, tra querce, eucaliptus ed edere, attraverso cui si giunge ad una piccola spianata da dove si gode un amplissimo ed incantevole panorama. Da qui il sentiero continua scendendo rapidamente verso la spiaggia a ciotoli, denominata Acque Grandi. Quasi al centro del territorio della Gazzena e' situato il fondo di propieta' Calanna, certamente tra i maggiori dell'intera area, diviso in due parti dalla nuova sede della s.s. n. 114 per Messina. All'interno di questo fondo si trova la masseria: sorta presumibilmente nella seconda meta' dell'ottocento, allorquando vi fu una grande richiesta del vino prodotto nella zona dell'Etna, essa e' composta da corpi terranei con struttura molto semplice, allineati ai margini di uno spiazzo sommariamente definito, all'interno del quale e' collocata la cisterna per la raccolta delle acque piovane. La residenza padronale, riccamente decorata all'interno, si presenta ad una sola elevazione, e si distingue dal resto per il disegno delle finestre e delle porte. Adiacente alla casa si trova il palmeto e piu' avanti una stalla, la cui copertura ha struttura portante realizzata con capriate lignee. Procedendo verso sud lungo la s.s. n. 114, prima di arrivare all'abitato di Capo Molini, percorrendo la strada comunale Gurni fino al mare si arriva al cosiddetto "Cutetto" sito cosi' denominato per i caratteristici ciotoli presenti nell'area, denominati cuti, in cui erano i maceratoi della canapa e del lino, ormai andati distrutti, realizzati nel 1827. Erano costituiti da sedici grandi vasche situate ai due lati di un lungo tombino che serviva da canale di scolo ed espurgo. L'impianto, alimentato dalle acque comunali di Reeitana Mitallisa, Cuba, Trefontane e Peschiera, era situato in una zona assai ricca di acque. Tra il 1861 ed il 1889 le popolazioni dei comuni di Aci Castello ed Aci Catena protestarono per l'antigienicita' dell'impianto, che si pensava potesse provocare la malaria per la stagnazione delle acque. Il Consiglio sanitario di Stato lo dichiaro' assolutamente innocuo, per il continuo rinnovamento delle acque e per la posizione distante dai centri abitati. Cio' nonostante, i maceratori furono soppressi nei primi anni del XX secolo, cedendo alle pressioni degli abitanti dei comuni limitrofi. Piu' a sud del luogo ove sorgevano i maceratori, in territorio di Capo Molini, sopra un tratto di terreno lavico, si trovava la torre di S. Anna oggi utilizzata dalla capitaneria di porto. Realizzata tra il 1582 e i primi anni del secolo XVI, era una postazione di guardia del litorale; prese il nome dalla chiesetta di S. Anna esistente nei pressi e che poi ando' distrutta. In seguito vi fu impiantato un ufficio semaforico e durante il periodo della prima guerra mondiale, accanto alla torre fu edificata la nuova stazione radiotelegrafica. A breve distanza, sempre lungo il litorale, si scorgono i ruderi delle opere di fortificazione, iniziate nel 1675 dall'ingegnere militare Carlo de Grunebergh, collaboratore del Duca di Camastra nella riedificazione della citta' di Catania dopo il terremoto del 1693; Considerata la singolarita' del territorio sia dal punto di vista storico-architettonico che dal punto di vista naturalistico, paesaggistico ed archeologico. Infatti: dal punto di vista vegetazionale l'area e' caratterizzata da una lussureggiante vegetazione che risente di una serie di fattori tra i quali la natura del substrato, la morfologia superficiale, il clima e l'intervento antropico. L'uomo, sopratutto nel secolo scorso, ha creato in alcune aree grandi trasformazioni di cui ancora oggi rimangono segni tangibili, mentre altre attualmente risultano abbandonate, e quindi esse sono state riassorbite dalla vegetazione spontanea, caratterizzata da macchie naturali alternate a coltivi. Sono presenti due climax fondamentali: quello della macchia foresta ad olivo e carrubbo "oleo- ceratonion" (sub-orizzontale litoraneo) e quello della foresta a querce sempreverdi "quercio-ilicis" (sub-orizzonte mediterraneo). Sono presenti, inoltre, boscaglie, di una certa estensione, caratterizzate dalla presenza di roverelle (quercus pubescens), terebinti (pistacia terebinthus), bagolari (celtis australis), oleastri (olea europa var. sylvestris), carrubi (ceratonia siliqua). Tra la vegetazione arbustiva sono presenti l'euforbia (euphorbia dendrois), l'alaterno (ramnus alaternus), la calicotome (calicotome villosa), la ginestra (spartium junceum), l'olivastro, il fico d'India, l'alianto (aliantus altissima), il citisio (cytisus villous) ed altre essenze tipiche quali asparagus, smilax, clematis, matthiola, dianthus, artemisia, silene, capparis, prasium e arundo. Completano il quadro vegetativo graminacee quali cymbopogon hirtus, brachypodium distachyum, stipa tortilis lagururs, bromus, plantago, avena ed essenze diffuse come l'asphdelus. In queste aree, soprattutto in quelle piu' impervie, sono presenti macchie boschive vere e proprie macchie boschive di notevole interesse naturalistico, paesaggistico ed idrologico. Sono presenti anche aree degradate, quasi steppiche, che pero', se adeguatamente conservate, possono rappresentare una serie dinamica che potrebbe portare alla costituzione di un bosco sufficientemente organizzato con delle tappe evolutive di notevole interesse botanico; dal punto di vista geologico, gli studiosi ritengono che l'origine di questo sistema di faglie sia stato provocato da una antichissima frattura che ha squarciato la regione e che ha profondamente inciso le formazioni laviche. Il labbro orientale della zona squarciata e' ora sprofondato in mare, mentre in quello occidentale affiorano le testate di alcune fra le piu' antiche colate laviche del basamento del vulcano (cfr. Cucuzza Silvestri, l'Etna e le sue bellezze naturali, Atti della XLIX Riunione della Soc. Italiana Prog. Scienze, 1967, Siena). Le aree in oggetto presentano caratteristiche che le rendono uniche e meritevoli della conservazione assoluta. L'area a nord di Acque Grandi rappresenta infatti un "graben" di assoluto interesse sismotettonico; essa e' quindi una "fossa tettonica" delimitata da due modeste scarpate che rappresentano la manifestazione superficiale di due faglie orientate N-S. La faglia occidentale, obliterata dai termini lavici recenti, si manifesta con un flesso morfologico a tendenza lineare che caratterizza il territorio a occidente dell'abitato di S. Caterina. La faglia orientale si manifesta in modo inequivocabile con la conseguente scarpata di faglia. In queste condizioni affiorano lave dei centri alcalini antichi e nella depressione sabbie vulcaniche che contengono delle pomici biancastre. L'area, a sud di Acque Grandi e a nord degli insediamenti turistici di Capo Molini, rappresenta un tipico esempio di andamento a "gradinata" della Timpa, conseguenza della esistenza di due faglie vicine che abbassano entrambe il blocco sul lato orientale. In queste scarpate affiorano lave antiche. L'area compresa a sud degli insediamenti turistici e a nord di Capo Molini, presenta una morfologia leggermente degradante verso est, che viene interrotta in corrispondenza della linea marina, dove l'erosione ha creato una costa alta e frastagliata di notevole interesse naturalistico e paesaggistico. Vi affiorano, nella parte sud-occidentale, lave dei centri alcalini antichi, e, nel resto dell'area, lave recenti; dal punto di vista archeologico l'area fu oggetto di studi da parte di storici quali il Fazello, che accogliendo l'identificazione del Promontorio Sifonio di cui fa menzione Strabone, con il Capo Molini, sosteneva che questa localita' avesse ospitato Cesare durante le guerre civili, secondo quanto attestato da Appiano. La zona circostante l'abitato di Capo Molini presenta un rilevante interesse archeologico infatti, i recenti scavi effettuati tra il maggio e il giugno del 1988 dalla Soprintendenza di Catania, hanno portato alla luce, in un agrumeto sito all'ingresso sud-occidentale del moderno aggregato insediativo ed a poche centinaia di metri dal mare, i resti di un insediamento tardo antico (cfr. "BCA", IX-X anno 1988-89 - P. Marchese Viola, Capo Mulini). Sono stati qui riportati alla luce i resti di strutture murarie "a secco", alle quali sono connessi stati di crolli, costituiti da pietre di caduta e tegole di eta' bizantina; nello strato che ricopriva questi crolli, ed in quelli ad esso relativi, e' stata registrata in percentuale maggiore una presenza di ceramica sigillata e di invetriata tardo-antica e sono state rinvenute monete bizantine di zecca siracusana, tra cui un follis di Eraclio II (630-641) ed uno di Leone V (813-820); tali elementi indurebbero ad ipotizzare in questo sito l'esistenza di un insediamento tardo-antico, le cui prime fasi di vita potrebbero collocarsi fra l'avanzata eta' repubblicana ed il primo periodo imperiale, come attestano i frammenti di sigillata africana ed italica, rinvenuti nella stessa area. A pochi metri di distanza dal sito esplorato nel 1988, in un'area prospiciente la Via Capo Molini, sono presenti i resti basamentali di un tempietto di eta' ellenistico-romana; sempre nei pressi di quest'area e' stata scoperta la testa marmorea di Cesare studiata da Boheringer e custodita presso l'Accademia degli Zelanti di Acireale. Sempre nell'area compresa tra la via Capo Molini ed il Monte Gazzena sono stati ritrovati negli strati superficiali, frammenti ceramici acromi di eta' antica, mentre sulla sommita' dello stesso monte sono stati rinvenuti frammenti ceramici di eta' greca; Considerato che nella vasta area che costituisce il territorio della Gazzena sono presenti poche costruzioni, per lo piu' case padronali con annessi palmeti, ciascuna delle quali insiste su un fondo assia ampio, ovvero piccoli depositi rurali e tutta una serie di opere di colonizzazione, armoniosamente inserite nel pregevole ambiente naturale (piccoli terrazzamenti, stradelle, casolari, muretti paraterra, acquedotti e altarini votivi) che contribuiscono ad arricchire il territorio di testimonianze antropiche, talvolta di grande pregio, segno di un graduale inserimento dell'uomo in un'area assolutamente singolare; Considerato che si tratta di un territorio scarsamente antropizzato, ed in molte aree integro e ricchissimo di vegetazione, in cui l'interesse scientifico e storico si unisce ai valori estetici; Considerato che l'area caratterizzata in molti casi da una singolare vegetazione spontanea, compresa nella cosiddetta "macchia mediterranea" che va scomparendo in gran parte della nostra Sicilia, risulta ancora oggi incontaminata, mantendendo i suoi caratteri di accentuata naturalita'; Considerato che l'insieme di tutti questi elementi paesaggistici, ambientali e naturali, costituisce un ambiente di grande pregio paesaggistico, che integra in modo superlativo la serie degli eccezionali aspetti del litorale lavico del grande vulcano siciliano ed in particolare del meraviglioso territorio acese; Rilevato che solo una parte del territorio della Gazzena e' compreso nella riserva naturale denominata "La Timpa" (istituita con D.A. n. 84 del 14 marzo 1984), mentre il resto della suddetta area pur possedendo le medesime caratteristiche di naturalita' ne e' escluso; Constatato che con decreto del presidente della regione siciliana n. 548 dell'11 aprile 1968, pubblicato nella Gazzetta ufficiale della regione Sicilia n. 26 del 1 giugno 1968, l'area in oggetto e' stata interamente sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi e per effetto della legge 29 giugno 1939, n. 1497; Ritenuta la opportunita' di garantire migliori condizioni di tutela che valgano ad impedire modificazioni dell'aspetto esteriore della zona denominata Gazzena, ricadente nel territorio comunale di Acireale che comporterebbe l'irreparabile compromissione delle caratteristiche di pregio paesistico e naturalistico individuate, pervenendo alla dichiarazione di immodificabilita' temporanea, in applicazione dell'art. 5 della legge regionale n. 15/91; Ritenuto che alla dichiarazione di immodificabilita' temporanea interessante il territorio suddetto, debba far seguito l'emanazione di una adeguata e definitiva disciplina di uso del territorio da dettarsi ai sensi dell'art. 5 della legge n. 1497/1939, e dell'art. 1- bis della legge n. 431/1985, mediante la redazione di un piano territoriale paesistico e comunque non oltre il termine di anni due dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta ufficiale della regione Sicilia; Per tali motivi; Decreta: Art. 1. Al fine di garantire le migliori condizioni di tutela, ai sensi e per gli effetti dell'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15, fino all'approvazione del piano territoriale paesistico e, comunque, non oltre il termine di anni due dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta ufficiale della regione Sicilia, e' vietata ogni modificazione dell'assetto del territorio, nonche' qualsiasi opera edilizia, con esclusione degli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l'aspetto esteriore della zona denominata Gazzena, ricadente nel territorio comunale di Acireale, come da planimetrie allegate A, B, C e D che formano parte integrante al presente decreto, e cosi' di seguito delimitata: Il perimetro di vincolo, partendo dall'intersezione tra le particelle 58 e 59 del foglio 68, non comprese nel vincolo, e la strada comunale Timpa, prosegue in direzione ovest seguendo l'andamento del ciglio sud della suddetta strada comprendendo per intero la particellla 60, della quale segue il confine ovest, abbandonando il tracciato della strada. Comprende per intero la particella 61, della quale segue il limite nord, fino ad incontrare la strada comunale Madonna delle Grazie - strada comunale Pagliarelli. Il perimetro di vincolo, partendo dall'intersezione tra le particelle 58 e 59 del foglio 68, non comprese nel vincolo, e la strada comunale Timpa, prosegue in direzione ovest seguendo l'andamento del limite sud della suddetta strada fino allo spigolo nord-ovest della particella 60, compresa per intero, della quale segue successivamente il limite ovest fino ad incontrare lo spigolo sud-est della particella 235, non compresa. Da qui segue verso ovest il confine nord della particella 61, compresa per intero, fino ad incontrare la strada comunale Madonna delle Grazie - strada comunale Pagliarelli. Il perimetro di vincolo, attraversata detta strada, segue il con- fine est della particella 25, che non e' compresa nel vincolo, secondo il tracciato della suddetta strada. Al confine tra la particella 25 e la particella 30 piega verso ovest, seguendo il con- fine della particella 30 fino ad incontrare la strada statale 114 Orientale sicula che percorre in direzione sud lungo il suo limite est fino ad incontrare il confine sud della particella 382. Il perimetro di vincolo da qui verso sud segue il ciglio est del nuovo tracciato della strada statale 114 Orientale sicula fino al confine tra le particelle 222 e 179 del foglio 71, quest'ultima esclusa dal vincolo. Quindi, segue il confine nord di quest'ultima particella fino alla particella 180, esclusa, che delimita proseguendo lungo il limite nord delle particelle 171 e 164, escluse dal vincolo, e poi lungo il limite est di quest'ultima; perviene al limite nord della strada comunale Gurni che segue con direzione ovest fino ad incontrare il vecchio tracciato della strada statale 114 Orientale sicula, della quale segue, in direzione sud, il ciglio est fino ad incontrare la strada comunale Capo Molini che percorre in direzione sud-est, lungo il ciglio nord, fino ad incontrare la particella 208 del foglio 72. Segue, quindi, in direzione nord-ovest, il confine di detta particella e della particella 92, costituito da un canale che attraversa il fiume Platani, e prosegue lungo tutto il margine nord- est della particella 267, che e' interamente esclusa dal vincolo, come anche le particelle 208 e 92. Da qui il perimetro del vincolo giunge lungo il ciglio ovest della strada poderale che delimita la particella 86 del foglio 72, esclusa dal vincolo, e ne segue il tracciato verso nord, fono all'angolo sud- ovest della particella 71, inclusa dal vincolo. Da qui prosegue in direzione est e poi sud, seguendo i confini della particella 86; quindi procede in direzione ovest, secondo l'andamento del canale che delimita il confine nord delle particelle 102 e 268, che abbandona per seguire verso sud, il confine della particella 268 prima e poi quello delle particelle 93, 103, 100 e 95, tutte incluse nel vincolo. Attraversa in direzione sud-ovest il Platani fino ad incontrare la strada comunale Capo Molini della quale segue in direzione sud-est, il ciglio nord fino all'angolo sud-est della particella 245. Da qui il perimetro di vincolo abbandona il tracciato della strada, lo attraversa e inglobate le particelle 244 e 303, delle quali segue i confini ovest, giunge nella stessa direttrice sino al mare Jonio. Il perimetro segue la linea di battigia prima in direzione nord- est, fino all'angolo nord-est della particella 77 del foglio 72 e da qui piega verso ovest seguendo l'andamento della suddetta particella, ingloba la particella 76 e segue in parte il limite nord della particella 206 fino ad incontrare la strada comunale Gurni che percorre, sempre in direzione ovest, lungo il ciglio nord, fino ad incontrare l'angolo sud-ovest della particella 88 del foglio 71, che e' esclusa per intero dal vincolo, quindi il perimetro abbandona il tracciato della strada comunale e piega verso nord, secondo il con- fine est delle particelle 82, 264 e 76; prosegue lungo i confini sud ed est della particella 280, e poi lungo il confine sud-est della particella 211 ed il confine sud delle particelle 193 e 123. Quindi il perimetro procede in direzione nord-ovest lungo il con- fine est delle particelle 123, 64 e 106 del foglio 71, incluse per intero, e della particella 251 del foglio 68, anch'essa inclusa per intero: incontrato il ciglio est della strada comunale Madonna delle Grazie ne percorre il tracciato fino al confine tra la particella 74, del foglio 68, esclusa per intero dal vincolo, e la particella 70, inclusa. Da qui infine il perimetro prosegue prima in direzione est lungo il confine sud della suddetta particella e della particella 273 e poi in direzione nord lungo le particelle 273, 68, 63 e 61, comprese per intero, fino al punto di partenza.