(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato

INTRODUZIONE

    La  legionellosi  e'  una  malattia infettiva grave e a letalita'
elevata.
    L'osservazione  di  recenti  casi  di  legionellosi  in  nosocomi
italiani  e  la  notifica  di  polmoniti da Legionella in turisti che
hanno  soggiornato  in  alberghi  e villaggi del nostro Paese pone la
Sanita'  pubblica di fronte al problema della prevenzione comunitaria
e nosocomiale delle infezioni da batteri del genere Legionella.
    Con  le  "Linee  guida  per  la prevenzione ed il controllo della
legionellosi"   si   intende  fornire  uno  strumento  operativo  per
facilitare  l'accertamento  dei  casi  e  per  individuare  le scelte
strategiche sulle misure preventive e di controllo.
    Nelle  linee  guida  viene  anche  ricompresa  la revisione della
circolare  400.2/9/5708  del  29 dicembre  1993  "Sorveglianza  delle
Legionellosi" per l'aggiornamento della scheda di sorveglianza.
1.0 - EPIDEMIOLOGIA
    "Legionellosi"  e'  la  definizione  di  tutte  le  forme morbose
causate  da  batteri gram-negativi aerobi del genere Legionella. Essa
si  puo' manifestare sia in forma di polmonite, sia in forma febbrile
extrapolmonare  o  in forma subclinica. La specie piu' frequentemente
coinvolta  in  casi  umani  e'  Legionella pneumophila anche se altre
specie sono state isolate da pazienti con polmonite.
1.1 - Siti epidemici e condizioni naturali favorenti.
    L'unico  serbatoio  naturale  di  Legionella  e'  l'ambiente. Dal
serbatoio  naturale (ambienti lacustri, corsi d'acqua, acque termali,
ecc.)  il  germe  passa  nei  siti  che  costituiscono  il  serbatoio
artificiale  (acqua condottata cittadina, impianti idrici dei singoli
edifici, piscine ecc.).
    Il  microrganismo  e' ubiquitario e la malattia puo' manifestarsi
con  epidemie  dovute  ad un'unica fonte con limitata esposizione nel
tempo  e  nello spazio all'agente eziologico, oppure con una serie di
casi  indipendenti  in  un'area  ad alta endemia o con casi sporadici
senza  un  evidente  raggruppamento  temporale  o geografico. Focolai
epidemici  si  sono ripetutamente verificati in ambienti collettivi a
residenza  temporanea,  come ospedali o alberghi. I casi di polmonite
da    Legionella    si    manifestano    prevalentemente   nei   mesi
estivo-autunnali  per quelli di origine comunitaria, mentre quelli di
origine nosocomiale non presentano una particolare stagionalita'.
1.2 - Rischio di infezione.
    Fattori  predisponenti  la malattia sono l'eta' avanzata, il fumo
di  sigaretta,  la presenza di malattie croniche, l'immunodeficienza.
Il rischio di acquisizione della malattia e' principalmente correlato
alla  suscettibilita'  individuale del soggetto esposto e al grado di
intensita'   dell'esposizione,   rappresentato   dalla  quantita'  di
legionelle  presenti  e  dal  tempo  di  esposizione. Sono importanti
inoltre  la  virulenza  e  la  carica infettante dei singoli ceppi di
legionelle,  che,  interagendo  con  la  suscettibilita' dell'ospite,
determinano l'espressione clinica dell'infezione.
    La  virulenza  delle  legionelle  potrebbe essere aumentata dalla
replicazione  del  microrganismo  nelle  amebe presenti nell'ambiente
acqueo.
    Per quanto siano state descritte 42 diverse specie di Legionella,
non  tutte  sono  state associate alla malattia nell'uomo. Legionella
pneumophila  e'  la  specie  piu'  frequentemente  rilevata  nei casi
diagnosticati.
    Anche  se e' difficile stabilire quale sia la dose infettante per
l'uomo,  si  ritiene  comunemente  che  concentrazioni  di legionelle
comprese  tra  102  e  104/L  siano  idonee  a  provocare  un caso di
infezione  l'anno,  mentre  cariche  comprese tra 104 e 106/L possono
provocare casi sporadici (Tabella 1).

        Tabella 1. Fattori di rischio e malattie di base che
      favoriscono l'acquisizione di una polmonite da Legionella

      Fattori di rischio                Malattie di base
Età avanzata                 Broncopneumopatia cronica ostruttiva
Sesso maschile               Immunosoppressione:
Alcoolismo                     Trapianto d'organo
Tabagismo                      Terapia corticosteroidea
Sonda nasogastrica,
 alimentazione con sondino   Neoplasie e interventi chirurgici ORL
Inalazione di acqua non
 sterile                     Insufficienza renale terminale
Presenza di Legionella in
 più del 30% dei campioni
 d'acqua analizzati o di
 concentrazioni di Legionella
 10 elevato a 3 /L in una
 determinata struttura
                             Insufficienza cardiaca
Presenza di torri di
 raffreddamento degli
 impianti di condizionamento
 nell'area circostante       Diabete

1.3 - Modalita' di trasmissione.
    La  legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria
mediante  inalazione  di  aerosol  contenente  legionelle,  oppure di
particelle derivate per essiccamento.
    Le  goccioline  si  possono  formare  sia  spruzzando l'acqua che
facendo  gorgogliare aria in essa, o per impatto su superfici solide.
Piu'  piccole  sono  le  dimensioni  delle  gocce  piu'  queste  sono
pericolose.   Gocce   di  diametro  inferiore  a  5\m  arrivano  piu'
facilmente alle basse vie respiratorie.
    Mentre la maggior parte dei primi casi di legionellosi sono stati
attribuiti  a sostanze aerodisperse contenenti batteri provenienti da
torri  di  raffreddamento  o  condensatori  evaporativi  o sezioni di
umidificazione  delle  unita'  di trattamento dell'aria, le infezioni
piu'  recenti  sono  risultate  causate anche dalla contaminazione di
impianti   di   acqua   potabile,   apparecchi  sanitari,  fontane  e
umidificatori ultrasonici (Tabella 2).
    I  principali  sistemi generanti aerosol che sono stati associati
alla trasmissione della malattia comprendono gli impianti idrici, gli
impianti  di  climatizzazione  dell'aria  (torri  di  raffreddamento,
sistemi  di  ventilazione  e  condizionamento  dell'aria,  ecc.),  le
apparecchiature   per   la   terapia  respiratoria  assistita  e  gli
idromassaggi.
    Eventi  epidemici  recentemente  verificatisi  in  Belgio  ed  in
Olanda,  che  hanno  riguardato frequentatori di fiere ed esposizioni
nelle  quali  si  sono  create  condizione di rischio di infezione da
sistemi  generanti aerosol (piscine e vasche da idromassaggi, esposte
a    fini   dimostrativi,   e   fontane   decorative),   suggeriscono
l'opportunita'    di    considerare   anche   queste   manifestazioni
nell'anamnesi dei casi e nell'indagine epidemiologica.
    Sono  stati inoltre segnalati in letteratura casi di legionellosi
acquisiti   mediante   aspirazione   o   microaspirazione   di  acqua
contaminata e casi di legionellosi acquisita attraverso ferita.
    Non e' mai stata dimostrata la trasmissione interumana.
Tabella  2.  Principali  modalita'  e  sorgenti di trasmissione della
                           Legionella sp.
=====================================================================
       Modalità       |                    Fonte
=====================================================================
                      |Contaminazione dell'impianto idrico Torri di
                      |raffreddamento degli impianti di
                      |condizionamento Umidificazione centralizzata
                      |degli impianti Apparecchi per aerosol e
Inalazione di aerosol |ossigenoterapia
---------------------------------------------------------------------
                      |Sonda nasogastrica Colonizzazione
Aspirazione           |dell'orofaringe
---------------------------------------------------------------------
                      |Contaminazione delle apparecchiature per la
Respirazione assistita|respirazione assistita
1.4 - Frequenza della malattia.
    L'adozione   di  misure  preventive,  anche  se  costose,  appare
giustificata  poiche' la malattia viene diagnosticata raramente. Cio'
dipende probabilmente da un mancato accertamento di tutti i casi, per
cui la frequenza della malattia puo' essere sottostimata.
    Secondo  alcuni  autori le legionelle sono responsabili dell'1-5%
dei  casi  totali  di  polmonite  comunitaria e del 3-20% di tutte le
polmoniti nosocomiali. Applicando queste percentuali al numero totale
di  polmoniti  nosocomiali  che  si verificano ogni anno in Italia si
otterrebbe un numero di casi di malattia almeno dieci volte superiore
a quello attualmente notificato.
    La  letalita'  della  legionellosi  e' maggiore  per le infezioni
nosocomiali  che  per  quelle comunitarie. La letalita' totale e' del
5-15%, mentre nei casi nosocomiali e' compresa tra il 30 e il 50%.
    In   pazienti   in   condizioni   cliniche   scadute  o  trattati
tardivamente puo' arrivare al 70-80%.
    Il tasso medio europeo di incidenza, nel 1998, delle polmoniti da
Legionella  e' stato di 4,3 casi per milione di abitanti. L'Italia si
colloca  ben  al di sotto della media con un tasso d'incidenza di 1,8
casi per milione d'abitanti.
    Numerosi   studi   dimostrano   che   la  legionellosi  e'  stata
sottostimata,  di  conseguenza  il  tasso d'incidenza potrebbe essere
molto vicino al tasso di incidenza piu' alto dei Paesi europei.
    In  Italia  negli ultimi anni sono stati notificati mediamente un
centinaio  di  casi di legionellosi ogni anno; la maggioranza di essi
viene  notificata  da  poche  regioni  del  nord e del centro Italia,
mentre  solo  un  numero molto limitato di casi viene segnalato dalle
regioni dell'Italia meridionale.
    I  casi  di  infezione  nosocomiale  rappresentano  mediamente il
20-30% del totale.
    Il  10-15%  dei  pazienti  dichiara di aver pernottato almeno una
notte in luoghi diversi dall'abitazione abituale (alberghi, campeggi,
ecc.) nelle due settimane precedenti l'insorgenza dei sintomi, mentre
il rimanente 50-60% dei casi non riferisce un fattore di rischio noto
a cui far risalire la malattia.
    Circa  il  60%  dei  casi  presenta altre patologie concomitanti,
prevalentemente di tipo cronico-degenerativo e di tipo neoplastico.
    La   sierologia  e'  il  metodo  diagnostico  piu'  utilizzato  e
Legionella  pneumophila  sierogruppo 1 e' responsabile dell'85% circa
dei casi.
2.0 - CLINICA
    L'infezione  da  legionelle  puo' dar luogo a due distinti quadri
clinici: la Febbre di Pontiac e la Malattia dei Legionari.
    La  Febbre  di  Pontiac,  dopo un periodo di incubazione di 24-48
ore,  si  manifesta  in  forma  acuta senza interessamento polmonare,
simil-influenzale,  e  si  risolve  in  2-5  giorni. I prodromi sono:
malessere generale, mialgie e cefalea, seguiti rapidamente da febbre,
a  volte con tosse e gola arrossata. Possono essere presenti diarrea,
nausea e lievi sintomi neurologici quali vertigini o fotofobia.
    La  Malattia  dei  Legionari,  dopo  un  periodo  di  incubazione
variabile  da  2  a 10 giorni (in media 5-6 giorni), si manifesta con
interessamento  polmonare a carattere lobare clinicamente di discreta
o notevole gravita', con o senza manifestazioni extrapolmonari.
    Il  quadro  polmonare  ha  esordio brusco con malessere, cefalea,
febbre e osteoartralgie, tosse lieve, non produttiva, che si accentua
con  il  comparire  dei  sintomi respiratori. All'esame obiettivo del
torace  si  apprezzano  aree  di  addensamento  parenchimale  mono  o
bilaterali,  con  ipofonesi  e  presenza  di  rantoli  crepitanti. Il
reperto radiologico non e' patognomonico.
    A   volte  possono  essere  presenti  sintomi  gastrointestinali,
neurologici  e  cardiaci; alterazioni dello stato mentale sono comuni
ma  non  lo  sono  i  segni  di  meningismo.  Il  paziente affetto da
legionellosi,  che  manifesti  confusione mentale, presenta in genere
anche  uno  o  piu' dei seguenti sintomi: bradicardia relativa, lieve
aumento   delle   transaminasi,   ipofosfatemia,   diarrea  e  dolore
addominale.
    Tra  le complicanze della legionellosi vi possono essere: ascesso
polmonare,  empiema,  insufficienza respiratoria, shock, coagulazione
intravasale  disseminata,  porpora  trombocitopenica ed insufficienza
renale.
    Di   seguito  sono  riportate  le  manifestazioni  extrapolmonari
classificate  in base alla localizzazione e alla frequenza con cui si
verificano.
Tabella 3. Manifestazioni extrapolmonari della Malattia dei Legionari
=====================================================================
  Manifestazioni extrapolmonari   |
              comuni              |Manifestazioni extrapolmonari rare
=====================================================================
Neurologiche:     Confusione      |  Insonnia
---------------------------------------------------------------------
    Disorientamento               |  Allucinazioni
---------------------------------------------------------------------
    Letargia                      |  Delirio
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Atassia
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Ascesso cerebrale
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Deficit neurologici focali
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Amnesia retrograda
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Convulsioni
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Neuropatia periferica
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Corea
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Encefalomielite
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Vertigini
---------------------------------------------------------------------
Gastrointestinali:                |
---------------------------------------------------------------------
    Nausea                        |  Epatomegalia
---------------------------------------------------------------------
    Vomito                        |  Peritonite
---------------------------------------------------------------------
    Feci non formate/Diarrea      |  Ascesso perirettale
---------------------------------------------------------------------
    Dolore addominale             |  Ascesso appendicolare
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Pancreatite
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Colite
---------------------------------------------------------------------
Renali:                           |
---------------------------------------------------------------------
    Proteinuria                   |  Insufficienza renale
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Insufficienza renale
    Ematuria                      |mioglobinurica
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Nefrite acuta
                                  |tubulointerstiziale
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Ascesso renale
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Glomerulonefrite
---------------------------------------------------------------------
Testa/occhi/orecchi               |
---------------------------------------------------------------------
    Nessuna                       |  Sinusite
---------------------------------------------------------------------
Cardiache                         |
---------------------------------------------------------------------
    Nessuna                       |  Miocardite
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Pericardite
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Effusione pericardica
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Torsione della punta
---------------------------------------------------------------------
Tessuti molli/pelle               |
---------------------------------------------------------------------
    Nessuna                       |  Cellulite
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Ascesso cutaneo
---------------------------------------------------------------------
                                  |  Infezione di ferite
    La  polmonite  da  Legionella non ha caratteristiche cliniche che
permettano  di  distinguerla  da altre forme atipiche o batteriche di
polmonite.  Tuttavia,  le  modalita'  di  coinvolgimento degli organi
extrapolmonari  e'  specifica  per  la  legionellosi  e  una diagnosi
clinica  presuntiva  puo'  essere  fatta  sulla  base di una corretta
associazione di segni e sintomi chiave.
    Per  semplicita',  nel  testo  che  segue, sara' usato il termine
"legionellosi"  per  indicare  tutte  le  forme  morbose  causate  da
microrganismi del genere Legionella.
3.0 - DIAGNOSI DI LABORATORIO
    La   diagnosi  di  laboratorio  della  legionellosi  deve  essere
considerata  complemento  indispensabile  alle procedure diagnostiche
cliniche.    L'indagine    laboratoristica    deve   essere   attuata
possibilmente  prima che i risultati possano essere influenzati dalla
terapia, e deve essere richiesta specificamente.
    Poiche'  la  legionellosi  e' una malattia a bassa prevalenza, la
specificita' delle prove di laboratorio deve essere prossima al 99,9%
per  permettere  una  diagnosi  attendibile  dei  casi  sporadici. La
complessita'  della  diagnosi  di  laboratorio consiste inoltre nella
difficolta' di isolare e identificare il germe in tempi relativamente
brevi,  e  nella  comparsa sovente molto tardiva degli anticorpi, per
cui talvolta e' possibile fare una diagnosi solo retrospettivamente.
    L'uso   di   colorazioni   batteriologiche   puo'   essere   solo
parzialmente    utile.    Tuttavia,   e'   necessario   prendere   in
considerazione  una  diagnosi di legionellosi se si osservano batteri
Gram-negativi  nelle  secrezioni  delle  basse vie respiratorie di un
paziente immuno compromesso, con una coltura negativa dopo 24 ore sui
terreni di uso corrente.
    Il   metodo   diagnostico   di   elezione   e'   l'isolamento   e
l'identificazione  del  microrganismo. Tuttavia esso richiede terreni
di  coltura  speciali  (la  legionella  non cresce sui terreni di uso
comune)  e  tempi  di crescita relativamente lunghi (4-10 giorni). La
prova  dovrebbe  essere  eseguita  sistematicamente  sulle secrezioni
respiratorie ed eventualmente su parenchima polmonare di pazienti con
polmonite  atipica  interstiziale.  Una emocoltura negativa, seminata
successivamente su terreno appropriato per Legionella, puo' dar luogo
all'isolamento del microrganismo.
    L'isolamento  da campioni clinici e' estremamente importante, sia
perche'  e'  il  criterio  diagnostico  piu'  specifico,  sia perche'
permette  lo  studio  comparativo  con  ceppi  di  Legionella isolati
dall'ambiente  presumibilmente  associati  all'infezione  al  fine di
individuare la fonte dell'infezione stessa.
    La  prova  dell'antigenuria  (presenza di antigene solubile nelle
urine)  ha  il  vantaggio  che e' piu' facile ottenere un campione di
urine  che  un  campione  di espettorato adeguato (poiche' i pazienti
presentano  una  tosse  non produttiva) o di broncoaspirato/lavaggio.
Inoltre,  si positivizza precocemente e, contrariamente alla coltura,
puo'  dare  risultati  positivi anche per sessanta giorni, e talvolta
oltre,  in modo intermittente, anche in corso di terapia antibiotica.
Tuttavia   proprio   per  questo  motivo,  puo'  risultare  difficile
distinguere  tra  infezione acuta, fase di convalescenza, o infezione
pregressa.
    Il  test per la rilevazione dell'antigene urinario evidenzia solo
gli antigeni di Legionella pneumophila sierogruppo 1. Quindi, benche'
la  sensibilita'  di tale test sia dell'80-95% per infezioni dovute a
tale  microrganismo,  la  sensibilita'  globale per tutte le cause di
legionellosi oscilla tra il 65 e il 75%.
    I  metodi  sierologici sono utili per indagini epidemiologiche ma
sono  meno  validi  per  quelle  cliniche,  data la comparsa talvolta
tardiva (anche tre-sei settimane) degli anticorpi specifici a livelli
significativi  e della necessita' di controllare un campione di siero
in  fase  di  convalescenza.  L'esistenza di reattivita' crociata tra
legionelle  ed  altri  microrganismi, e la difficolta' di distinguere
tra  infezione  in  atto  o  infezione  pregressa in caso di campione
singolo   di   siero   o  di  titolo  anticorpale  costante  (infatti
occasionalmente  le  IgM  possono  persistere  a  lungo nel siero dei
pazienti   con  legionellosi)  rende  la  conferma  diagnostica  piu'
complessa.  Un  risultato  positivo  su un singolo siero ha un valore
diagnostico presuntivo. Il metodo sierologico ha un valore predittivo
positivo  (proporzione  di  realmente  malati tra i positivi al test)
piuttosto basso.
    L'evidenziazione  delle legionelle nei campioni clinici per mezzo
dell'immunofluorescenza, pur permettendo di confermare la diagnosi di
polmonite  da  Legionella entro poche ore, ha una validita' inferiore
al  metodo  colturale. La tecnica richiede una certa esperienza nella
lettura  del  preparato,  e  dipende dal metodo di preparazione degli
antisieri e dalle dimensioni del preparato esaminato.
    La  tecnica  di  ibridizzazione degli acidi nucleici, utilizzando
sonde  di DNA che individuano molecole di DNA o di rRNA, permette una
diagnosi  precoce ed una risposta entro poche ore. Il metodo tuttavia
risente  delle  condizioni sperimentali e del tipo di campione e deve
essere ulteriormente validato.
    L'amplificazione  del DNA mediante reazione polimerasica a catena
(PCR)  e' stata applicata per ricercare le legionelle o parti di esse
nel fluido del lavaggio bronco-alveolare, nel siero e nelle urine, ma
negli ultimi casi la metodica e' ancora allo stato sperimentale.
    Poiche'  le  varie  prove  di  laboratorio sono complementari tra
loro, in caso di sospetta legionellosi occorre eseguirne piu' di una.
Inoltre,  poiche'  nessuna  delle prove ha una sensibilita' del 100%,
una  diagnosi  di legionellosi non puo' essere esclusa anche se una o
piu' prove di laboratorio danno risultato negativo.

          Tabella 4: Metodi diagnostici per la legionellosi

=====================================================================
               Metodo                |Specificità (%)|Sensibilità (%)
=====================================================================
Coltura                              |   99,8*-100   |      80
---------------------------------------------------------------------
Evidenza dell'antigene nelle urine***|     95-99     |     80-95
---------------------------------------------------------------------
Sierologia: aumento del titolo       |               |
anticorpale                          |     96-99     |     70-80
---------------------------------------------------------------------
Sierologia: titolo unico**           |     50-80     |     70-80
---------------------------------------------------------------------
Evidenza del microrganismo con       |               |
immunofluorescenza                   |     96-99     |     25-75

    *  Limitazione dovuta alla possibilita' di contaminazione esterna
dei campioni.
    ** Titolo 256 in siero singolo. Un titolo di 128 in siero singolo
in paziente con polmonite e' considerato presuntivo di infezione.
    ***Metodo utile per Legionella pneumophila sierogruppo 1.

4.0 - TERAPIA
    La  terapia  dei soggetti con legionellosi si basa essenzialmente
sul  trattamento con antibiotici attivi contro Legionella, oltre alle
usuali  misure  di  supporto respiratorio o sistemico. Poiche' questo
batterio ha un habitat intracellulare, nella scelta di un antibiotico
attivo,  particolare peso avra' la capacita' del farmaco di penetrare
nella    cellula   fagocitaria   ed   ivi   raggiungere   sufficiente
concentrazione.  Pertanto,  la  scelta  terapeutica  dovrebbe basarsi
sulla   concentrazione   e  sulla  persistenza  dell'antibiotico  nel
parenchima  polmonare. E' da rilevare che la Febbre di Pontiac ha una
evoluzione   benigna   anche  in  assenza  di  specifico  trattamento
chemioterapico.
    Su  queste  basi,  antibiotici delle classi dei macrolidi si sono
rivelati   i  piu'  efficaci  e  risolutivi  nella  pratica  clinica.
Storicamente,  il  capostipite  di  questa classe, l'eritromicina, e'
stato  il  farmaco piu' impiegato, in genere con somministrazione per
due-tre  settimane, ad una dose di attacco di 1 g endovena ogni 6 ore
per  3-5  giorni,  seguita  da  500  mg/6h  per  os.  Oggi si tende a
preferire i nuovi macrolidi quali la claritromicina e l'azitromicina,
a  motivo  di  una  piu'  potente azione battericida intracellulare e
minori  effetti  collaterali.  Altri  antibiotici molto attivi sono i
nuovi fluorochinolonici, ad esempio la levofloxacina. In particolare,
nei  soggetti  fortemente  immunocompromessi, una associazione fra un
fluorochinolonico   e   l'azitromicina   o   la   claritromicina,  e'
preferibile per l'elevato sinergismo d'azione intra ed extracellulare
di questi due chemioterapici.
    Altri   antibiotici   attivi   contro   la   legionella  sono  le
tetracicline  (in  particolare la doxiciclina per via endovenosa), la
rifampicina,   l'associazione  fra  trimetoprim  e  sulfametossazolo,
nonche'  l'imipenem. Tuttavia, tutti questi farmaci dovrebbero essere
usati  solo  quando  non  sia possibile, per motivi di resistenza, di
tossicita'  o  di  allergie  individuali, l'uso dei macrolidi e/o dei
fluorochinolonici.
    Come  per  tutte  le altre terapie antiinfettive, la scelta della
terapia    piu'   opportuna   deve   anche   valutare   la   gravita'
dell'infezione,  l'eventuale  antibiotico-resistenza della Legionella
isolata,   la  presenza  di  disfunzioni  organiche,  in  particolare
epatogastriche, ed i costi.
5.0 - SORVEGLIANZA
    I  principali  obiettivi  della  sorveglianza  della legionellosi
sono:
      monitorare   la   frequenza   di  legionellosi  sia  dal  punto
epidemiologico  che clinico-nosologico, con particolare attenzione ai
fattori di rischio per l'acquisizione della malattia;
      identificare    eventuali   variazioni   nell'andamento   della
malattia;
      identificare   cluster   epidemici  di  legionellosi  dovuti  a
particolari condizioni ambientali al fine di evidenziare i fattori di
rischio ed interrompere la catena di trasmissione.
Definizione di caso.
    Poiche'  non  vi  sono  sintomi o segni o combinazioni di sintomi
specifici  della  legionellosi,  la  diagnosi  deve essere confermata
dalle prove di laboratorio.
Caso accertato.
    Infezione acuta delle basse vie respiratorie con:
      segni di polmonite focale rilevabili all'esame clinico
e/o
      esame radiologico suggestivo di interessamento polmonare,
accompagnati da uno o piu' dei seguenti eventi:
    1) isolamento di Legionella spp da materiale organico (secrezioni
respiratorie,  broncolavaggio,  tessuto polmonare, essudato pleurico,
essudato pericardico, sangue);
    2)  aumento  di  almeno  4 volte del titolo anticorpale specifico
verso Legionella pneumophila sierogruppo 1, rilevato sierologicamente
mediante  immunofluorescenza  o  microagglutinazione  tra  due  sieri
prelevati a distanza di almeno dieci giorni;
    3) riconoscimento dell'antigene specifico solubile nelle urine.
Caso presunto.
    Infezione acuta delle basse vie respiratorie con:
      segni di polmonite focale rilevabili all'esame clinico
e/o
      esame radiologico suggestivo di interessamento polmonare,
accompagnati da uno o piu' dei seguenti eventi:
    1)  aumento  di  almeno 4 volte del titolo anticorpale specifico,
relativo  a  sierogruppi  o  specie diverse da Legionella pneumophila
sierogruppo 1;
    2)   positivita'  all'immunofluorescenza  diretta  con  anticorpi
monoclonali o policlonali di materiale patologico;
    3)  singolo  titolo  anticorpale elevato (1:256) verso Legionella
pneumophila sierogruppo 1.
Focolaio epidemico.
    Qualora  due  o piu' casi siano riscontrati come riconducibili ad
una medesima esposizione nell'arco di sei mesi.
5.1 - Sistema di notifica.
    Per  i  casi di legionellosi e' prevista la notifica obbligatoria
in classe II, decreto ministeriale 15 dicembre 1990.
    Il  medico  segnalatore  deve  comunicare  il  caso, entro 48 ore
dall'osservazione,   al   Servizio   di  igiene  e  sanita'  pubblica
dell'azienda   USSL,   il quale  procede,  previa  validazione  della
diagnosi, all'invio del modello 15 alla regione.
    La  regione  provvedera'  all'invio della notifica individuale al
Ministero della sanita' ed all'ISTAT.
    Il  flusso  informativo delle schede di notifica si articola come
illustrato nella figura 1.
                   ---->   Vedere figura 1  <----


    L'invio  della notifica con il mod. 15, classe II non sostituisce
l'invio  della  scheda  di sorveglianza secondo quanto previsto dalla
Circolare 400.2/199/5708 del 29 dicembre 1993, di seguito illustrata.
    E'  prevista,  inoltre,  la  notifica obbligatoria dei focolai di
legionellosi  in  classe IV. Il medico segnalatore deve comunicare il
focolaio,  entro  24  ore  al  SISP  della  ASL di diagnosi, il quale
provvede   all'invio   del  modello  15,  classe  IV  (come  da  nota
400.2/26N/3749  del 31 luglio 1991), alla regione, al Ministero della
sanita', all'Istituto superiore di sanita' ed all'ISTAT.
    I   dati   relativi  ai  casi  notificati  di  legionellosi  sono
pubblicati  annualmente  nel  Bollettino epidemiologico del Ministero
della sanita', stratificati per regione, provincia, eta' e sesso.
5.2 - Sistema di sorveglianza nazionale.
    Il  medico  che  pone  la  diagnosi  deve  compilare la scheda di
sorveglianza (Circolare 400.2/199/5708 del 29 dicembre 1993) che deve
essere  tempestivamente  inviata  al  SISP dell'azienda USSL - a cura
della  Direzione  sanitaria  dell'Ospedale  in  cui e' stata posta la
diagnosi  -  ed  all'I.S.S.  -  a  cura  o  della Direzione sanitaria
dell'Ospedale   in  cui  e'  stata  posta  la  diagnosi  o  del  SISP
dell'Azienda  U.S.S.L.  di  competenza  -.  Devono  essere inviati al
Laboratorio  di  Batteriologia e Micologia Medica dell'ISS, che e' il
laboratorio  nazionale  di  riferimento  per la legionellosi, i ceppi
clinici   sospetti   di  Legionella  eventualmente  isolati,  per  la
tipizzazione  o  la  conferma.  L'invio  o  meno dei ceppi di origine
ambientale, in casi speciali, dovra' essere concordato con l'I.S.S.
    Il  SISP dell'azienda USSL di diagnosi provvede alla trasmissione
mensile  delle  schede alla regione, facendo riferimento all'indagine
epidemiologica  e  dopo  opportuna  validazione  dei  casi  secondo i
criteri espressi nel paragrafo "Definizione di caso".
    L'invio    della   scheda   di   sorveglianza   non   sostituisce
l'ottemperanza  dell'obbligo  di notifica secondo quanto disposto dal
succitato decreto ministeriale 15 dicembre 1990.
    Poiche'  l'invio  della scheda all'ISS deve essere tempestivo, al
fine  di  poter attuare tutti gli interventi preventivi necessari, il
successivo  invio  della  scheda  da  parte  della regione all'ISS e'
previsto  quale  completamento  delle  informazioni  che non e' stato
possibile registrare all'inizio dell'evento.
                   ---->   Vedere figura 2  <----


    Nel  caso  in  cui  l'azienda  USSL  di diagnosi non coincida con
quella  di  domicilio abituale del caso, il SISP dell'azienda USSL di
diagnosi  segnala  il  caso,  con  tutte  le  informazioni necessarie
all'eventuale  sorveglianza dei co-esposti, al SISP dell'azienda USSL
di domicilio abituale. Il SISP dell'azienda USSL di diagnosi provvede
alla  segnalazione  del  caso  anche  al  SISP  dell'azienda  USSL di
residenza  anagrafica,  qualora  diversa  da  quella di diagnosi e da
quella di domicilio abituale.
    I     dati     contenuti     nel     questionario    (anagrafici,
statistico-epidemiologici,  clinici) vengono elaborati periodicamente
e  annualmente  viene  redatto  un rapporto informativo sui risultati
della sorveglianza (Notiziario ISS).
    Ai  fini di una efficace sorveglianza sul territorio nazionale e'
prevista  la  costruzione  di  una  rete di Laboratori di riferimento
individuati  dalle regioni, collegati organicamente al Laboratorio di
Batteriologia   e   Micologia   Medica  dell'ISS,  sulla  base  delle
riconosciute  competenze  nel  settore  e dopo il completamento di un
programma di controllo di qualita' coordinato dall'ISS stesso.
5.3 - Sorveglianza internazionale della legionellosi nei viaggiatori.
    Parallelamente  al  sistema  di  sorveglianza  dei casi italiani,
nell'ambito  dell'European  Working  Group  for Legionella Infections
(EWGLI)  esiste  un  programma  di  sorveglianza internazionale delle
legionellosi  nei  viaggiatori iniziato nel 1986 e coordinato fino al
1993   dal   National   Bacteriology   Laboratory   di   Stoccolma  e
successivamente   dal   Public   Health  Laboratory  Service  (PHLS),
Communicable Disease Surveillance Centre (CDSC) di Londra.
    Tale  programma,  al  quale  aderisce  anche  l'Italia, raccoglie
informazioni relative ai casi di legionellosi associati ai viaggi che
si  verificano  nei  cittadini  di  30  Paesi europei partecipanti al
programma.
    Lo  EWGLI  segnala all'Istituto superiore di sanita' (Laboratorio
di  batteriologia  e  micologia medica) i casi di legionellosi che si
sono  verificati  in  viaggiatori  stranieri  che  hanno trascorso un
periodo  in Italia, riportando informazioni sulle strutture recettive
in cui hanno soggiornato i pazienti e che potrebbero rappresentare le
fonti dell'infezione. Il laboratorio di epidemiologia e biostatistica
dell'ISS provvede, a sua volta, a segnalare i casi al Ministero della
sanita',   Dipartimento   della   prevenzione,  Ufficio  III-Malattie
infettive   e  profilassi  internazionale,  per  i  provvedimenti  di
competenza,  e  alle competenti autorita' delle regioni coinvolte, al
fine di attivare l'indagine ambientale ed epidemiologica locale.
    Il  risultato  finale  delle  indagini  che i referenti regionali
inviano all'ISS viene poi trasmesso al gruppo di lavoro europeo.
6.0 - L'INDAGINE EPIDEMIOLOGICA
    L'intensita'  delle indagini dipende dal contesto e dal numero di
casi (casi sporadici, focolai, cluster).
    Per  avere  un  quadro  globale  della situazione e' fondamentale
disporre per ciascun paziente affetto da legionellosi di informazioni
precise  su  una  eventuale esposizione a rischio nelle due settimane
precedenti l'insorgenza dei sintomi.
    L'anamnesi deve approfondire almeno i punti seguenti:
      professione, contatto con acqua nebulizzata;
      luogo di soggiorno: ospedale, casa, casa di cura, alberghi;
      bagni termali, piscine, idromassaggi;
      partecipazione a crociere, fiere, esposizioni;
      terapia respiratoria, trattamenti odontoiatrici;
      soggiorno in ambienti climatizzati.
6.1 - Casi isolati.
    I  casi isolati di legionellosi necessitano di essere precisati e
validati  da  un'anamnesi  approfondita e eventualmente da un secondo
esame di laboratorio.
    1. Conferma della diagnosi.
    2.    Ricerca    dell'esposizione   mediante   anamnesi   mirata:
frequentazione  di  luoghi  a  rischio nelle due settimane precedenti
l'insorgenza dei sintomi.
    3.  Notifica  alle  autorita'  sanitarie.  Se  si  tratta  di una
legionellosi associata ai viaggi comunicare la data e il luogo esatto
del soggiorno (citta', struttura recettiva, numero di stanza) perche'
questo  tipo  d'infezione  e'  sottoposto  a  notifica internazionale
(European Working Group for Legionella Infections, EWGLI).
    4.   Aumentata   vigilanza  verso  la  segnalazione  ripetuta  di
situazioni simili.
    5.  Un  caso  confermato per il quale si sospetta un'infezione di
origine  nosocomiale,  professionale  o  termale,  richiede  indagini
supplementari.  Ricerca  di altri casi, ispezione dei luoghi, ricerca
di Legionella nell'acqua.
    6.  In  alcune  situazioni  particolari  (ad esempio a casa di un
paziente immunodepresso affetto da legionellosi) sono particolarmente
raccomandati dei controlli sulla rete idrica.
6.2 - Casi raggruppati.
    In  presenza  di  2  o  piu'  casi di supposta origine comune, e'
necessario  identificare  la  fonte  di  infezione. Se l'anamnesi non
evidenzia   alcuna   esposizione   a   rischio  comune,  puo'  essere
impossibile   trovare   l'origine   dell'infezione.  Dopo  un'analisi
descrittiva,  possono  essere  necessari un'indagine ambientale e uno
studio epidemiologico-analitico (coorte, caso-controllo).
    1.  Conferma di laboratorio della diagnosi. Si raccomanda, quando
possibile,  coltura  delle secrezioni bronchiali o dell'espettorato e
tipizzazione del germe in causa.
    2.  Notifica  immediata  alle  autorita'  sanitarie e all'ISS (da
completare in seguito con i risultati dell'indagine epidemiologica).
    3.  Ricerca  di  altri  possibili  casi nei coesposti alla stessa
fonte e conferma della diagnosi.
    4.  Descrizione  della distribuzione nel tempo e nello spazio dei
casi  confermati,  dei casi possibili e eventualmente dei casi dubbi.
Rappresentazione grafica della curva epidemica.
    5.  Ricerca delle caratteristiche comuni: interviste sul luogo di
soggiorno  e  attivita' svolte durante le due settimane precedenti la
malattia.
    6. Formulazione di ipotesi riguardo all'origine dell'infezione.
    7. A seconda della dimensione del problema e delle ipotesi emerse
dall'analisi  descrittiva  effettuare indagini ambientali e confronto
dei ceppi di Legionella isolati dal malato con quelli ambientali; per
la  tipizzazione e il confronto inviare, se necessario, gli isolati a
un laboratorio di riferimento (regionale o centrale).
    8. Eventualmente, ricerca della fonte d'infezione con un'indagine
epidemiologico-analitica.
7.0 - MISURE DI PREVENZIONE E CONTROLLO NEI SISTEMI IMPIANTISTICI
    I   sistemi  di  riscaldamento,  ventilazione  e  condizionamento
dell'aria  e i loro componenti, cosi' come pure l'acqua potabile e le
attrezzature  sanitarie, possono favorire e amplificare la diffusione
di  sostanze  aerodisperse;  tra  queste di particolare pericolosita'
risulta essere Legionella sp.
    I piu' comuni impianti generatori di aerosol associati ad edifici
comprendono   torri   di  raffreddamento,  condensatori  evaporativi,
diffusori  di docce, aeratori di rubinetti, vasche per idromassaggio,
nebulizzatori ed umidificatori.
    I  primi casi di legionellosi sono stati in prevalenza attribuiti
a  sostanze  aerodisperse  contenenti batteri provenienti da torri di
raffreddamento o condensatori evaporativi o sezioni di umidificazione
delle unita' di trattamento dell'aria. Diversamente le infezioni sono
risultate   causate   anche   dalla   contaminazione  delle  reti  di
distribuzione   dell'acqua,  apparecchi  sanitari,  attrezzature  per
l'ossigenoterapia, fontane e umidificatori ultrasonici.
    L'aumento  moderato  della  temperatura  dell'acqua,  rispetto  a
quella   naturale,   rappresenta   uno  dei  principali  fattori  che
favoriscono  la crescita del batterio e la contaminazione ambientale.
Altri  fattori  sono:  il  pH, la presenza di fonti di nutrimento, la
presenza di altre forme di microrganismi.
    La  sopravvivenza  della  legionella  e'  legata  anche a fattori
ambientali:   l'aria   sufficientemente   umida   (umidita'  relativa
superiore  al  65%),  la  temperatura  non  eccessivamente alta, e la
radiazione solare non molto elevata.
    Le  procedure  che contrastano la moltiplicazione e la diffusione
di  Legionella devono essere attentamente considerate e messe in atto
durante  le fasi di progettazione, di installazione, di funzionamento
e  di  manutenzione.  Per  quanto tali misure non garantiscano che un
sistema   o   un   componente   siano   privi   di  legionelle,  esse
contribuiscono  a diminuire la possibilita' di inquinamento batterico
grave.
7.1 - Strategie di prevenzione nei sistemi impiantistici.
7.1.1 - Strategie per prevenire la colonizzazione degli impianti.
    Evitare  di  installare  tubazioni  con tratti terminali ciechi e
senza circolazione dell'acqua.
    Evitare la formazione di ristagni d'acqua.
    Provvedere ad effettuare la pulizia periodica degli impianti.
    Limitare   la   possibilita'   di   nicchie   biologiche   per  i
microrganismi  attraverso la pulizia degli impianti, la prevenzione e
la  rimozione  dei  sedimenti  dai  serbatoi d'acqua calda, bacini di
raffreddamento e altre misure igieniche.
    Mantenere  efficienti i separatori di gocce montati a valle delle
sezioni di umidificazione.
    Controllare  lo  stato  di  efficienza  dei  filtri  ed eliminare
l'eventuale presenza di gocce d'acqua sulle loro superfici.
7.1.2 - Strategie per prevenire la moltiplicazione batterica.
    Controllare,  ove possibile, la temperatura dell'acqua in modo da
evitare l'intervallo critico per la proliferazione dei batteri (25-55
oC).
    Utilizzare  trattamenti biocidi al fine di ostacolare la crescita
di  alghe, protozoi e altri batteri che possono costituire nutrimento
per la legionella.
    Provvedere  ad  un  efficace programma di trattamento dell'acqua,
capace  di prevenire la corrosione e la formazione di film biologico,
che potrebbe contenere anche legionelle.
7.2 - Misure di prevenzione a lungo termine.
    1.  Ottenimento di informazioni preliminari circa il progetto, il
funzionamento e la manutenzione dell'impianto idrico.
    2.  Progettare  l'impianto  in  modo  da  avere  ben  separate le
tubature dell'acqua calda da quelle dell'acqua fredda.
    3.  Programmazione  di  visite  ispettive sull'impianto idrico al
fine  di:  verificare possibili stagnazioni d'acqua, intersezioni tra
sistemi di acqua potabile e industriale, effettuare misurazioni delle
temperature  di  accumulo  e  di  mandata  dell'acqua  calda  ad  uso
sanitario.
    4.   Programmazione   di   visite   ispettive   sull'impianto  di
climatizzazione  al  fine  di esaminare lo stato degli umidificatori,
delle  torri  evaporative, l'ubicazione delle prese di aria esterna e
lo stato delle canalizzazioni.
    5. Controllo del programma di manutenzione.
    Ai  fini  di  una  buona  manutenzione  delle  condotte dell'aria
occorre  progettare,  costruire  ed  installare  i  sistemi aeraulici
tenendo anche presente le seguenti esigenze manutentive:
      prendere  in  esame  la possibilita' di drenare efficacemente i
fluidi usati per la pulizia;
      evitare  di  collocare  l'isolamento  termico all'interno delle
condotte,  considerata  la  difficolta'  di  pulire  in modo efficace
l'isolamento stesso;
      dotare  (a  monte  e  a valle) gli accessori posti sui condotti
(serrande,  scambiatori,  ecc.)  di  apposite aperture, di dimensioni
idonee   a  consentire  la  loro  pulizia,  e  di  raccordi  tali  da
consentirne   un   rapido   ed   agevole  smontaggio  e  rimontaggio,
assicurandosi  che siano fornite accurate istruzioni per il montaggio
e lo smontaggio dei componenti;
      utilizzare  materiali  sufficientemente  solidi  per i condotti
flessibili, tali da permetterne la pulizia meccanica;
      utilizzare terminali (bocchette, anemostati) smontabili.
    Durante   l'esercizio   dell'impianto   e'   importante  eseguire
controlli periodici per rilevare la presenza o meno di sporcizia. Nel
caso,   poi,   di  un  intervento  di  pulizia,  occorre  assicurarsi
successivamente che le sostanze usate siano rimosse completamente dal
sistema.
7.2.1 - Silenziatori.
    I  materiali  fonoassorbenti  impiegati  di  solito sono del tipo
poroso  e  fibroso,  e  quindi particolarmente adatti a trattenere lo
sporco  e  di  difficile  pulizia.  Si raccomanda quindi l'impiego di
finiture  superficiali  che  limitino  tali  inconvenienti,  anche se
questo  porta  ad  una maggiore estensione delle superfici e quindi a
costi  piu'  elevati.  Inoltre si raccomanda di osservare le distanze
consigliate dai costruttori tra tali dispositivi e gli umidificatori.
7.2.2 - Prese d'aria esterna.
    Le  prese  d'aria  esterna,  se  poste  su  pareti  verticali non
protette,  devono essere dimensionate per velocita' non superiori a 2
m/s  e  devono  essere  dotate  di  efficaci  sistemi per evitare che
l'acqua  penetri  al  loro  interno.  Occorre  inoltre  verificare la
distanza tra dette prese e possibili sorgenti di inquinanti (compresa
l'espulsione dell'aria).
7.2.3 - Filtri.
    Il  costo  di  una filtrazione piu' efficace e' molto inferiore a
quello  della  pulizia dei componenti delle reti di distribuzione. Si
consiglia  pertanto  di  installare filtri di classe Eurovent EU71) a
monte  delle  unita'  di  trattamento dell'aria e ulteriori filtri di
classe  EU8/199  a  valle  di  dette  unita' e comunque a valle degli
eventuali  silenziatori.  Sui sistemi di ripresa dell'aria dovrebbero
essere  installati  filtri  almeno  di  classe  EU7.  Si  raccomanda,
ovviamente, una regolare pulizia e ricambio dei filtri.
7.2.4 - Batterie di scambio termico.
    Le  batterie possono dar luogo a emissione di odori a causa delle
incrostazioni che si formano sulle superfici interne, soprattutto nel
caso   di   batterie   calde.  Per  minimizzare  tali  inconvenienti,
soprattutto  nel  caso di temperature elevate, occorre effettuare una
pulizia  frequente  mediante  spazzolatura o aspirazione. Nel caso di
batterie  di  raffreddamento, le superfici alettate ed in particolare
le  bacinelle  di  raccolta  della  condensa  costituiscono  i luoghi
dove maggiormente proliferano microrganismi e muffe. Risulta pertanto
necessario   installare   bacinelle  inclinate  in  modo  da  evitare
ristagni, e realizzarle con materiali anticorrosivi per agevolarne la
pulizia.
7.2.5 - Umidificatori dell'aria ambiente.
    Deve  essere  assicurato che non si verifichi formazione di acqua
di  condensa  durante il funzionamento; tutte le parti a contatto con
acqua  in  modo  permanente  devono  essere  pulite  e  se necessario
periodicamente disinfettate.
7.2.6 - Umidificatori adiabatici.
    La  qualita' dell'acqua spruzzata nelle sezioni di umidificazione
adiabatica deve essere periodicamente controllata; l'incremento della
carica   batterica   deve   essere   prevenuta  mediante  sistemi  di
sterilizzazione  oppure  mediante  periodica  pulizia dei sistemi. La
carica  batterica  totale  dell'acqua circolante non deve eccedere il
valore  standard  di  106 CFU/L con una temperatura di incubazione di
20oCþ1oC e 36oCþ1oC. La presenza di legionella negli umidificatori e'
sicuramente evitata se la carica batterica non eccede 103 CFU/L.
7.2.7 - Torri evaporative.
    La  qualita'  dell'acqua  spruzzata  nelle torri evaporative deve
essere  periodicamente  controllata; occorre inoltre pulire e drenare
il sistema:
      prima del collaudo;
      alla  fine della stagione di raffreddamento o prima di un lungo
periodo di inattivita';
      all'inizio  della  stagione  di  raffreddamento o dopo un lungo
periodo di inattivita';
      almeno due volte l'anno.
    Sono  raccomandate  analisi microbiologiche periodiche. La carica
batterica  totale  massima  ammissibile  e'  di  107  CFU/L; l'uso di
biocidi non deve essere comunque continuativo.
    1) La   classificazione   Eurovent   EU   prevede  14  classi  di
filtrazione  con efficienze via via crescenti fino a EU14 (filtri per
sale operatorie e camere bianche).
7.2.8 - Per quanto riguarda gli impianti di condizionamento dell'aria
si  indicano,  di  seguito,  le  misure piu' importanti ai fini della
prevenzione.
    1.  Progettare  le torri di raffreddamento e posizionare le prese
d'aria  degli impianti di condizionamento in modo tale da evitare che
l'aria   di  scarico  proveniente  dalle  torri  e  dai  condensatori
evaporativi entri negli edifici.
    2.  Mantenere  efficienti  i  separatori  di gocce sulle torri di
raffreddamento e sui condensatori evaporativi.
    Assicurarsi che i filtri per l'aria esterna siano asciutti. Gocce
d'acqua  e  condensa  sui filtri forniscono un ambiente ideale per la
diffusione   dei   batteri  negli  ambienti  condizionati.  I  filtri
dovrebbero  essere puliti o sostituiti secondo le indicazioni fornite
dai costruttori.
7.3 - Canalizzazioni.
    Per consentire una efficace pulizia delle superfici interne delle
canalizzazioni,  evitandone  il  danneggiamento  dei rivestimenti, si
puo'  impiegare  una  tecnica  particolare che fa uso di una testa ad
ugello  con  fori  asimmetrici, posta all'estremita' di una tubazione
flessibile   che   viene  introdotta  nelle  aperture,  appositamente
predisposte.  Da  questa tubazione fuoriesce aria compressa in grossi
quantitativi  (fino  a  300  m3/h). L'elevata portata d'aria crea una
sorta  di  lama  d'aria che provoca il distacco della sporcizia dalle
superfici  interne  della  canalizzazione;  l'asimmetria  dei fori ne
provoca  poi una rotazione e quindi l'avanzamento della tubazione per
tutta la sua lunghezza (fino a 30 m).
7.4 - Istituzione del registro degli interventi di manutenzione.
    E'  opportuno  istituire  il Registro per la documentazione degli
interventi  di  manutenzione, ordinari e straordinari, sugli impianti
idrici e di climatizzazione.
8.0  -  METODI  DI  PREVENZIONE  E CONTROLLO DELLA CONTAMINAZIONE DEL
SISTEMA IDRICO
    Si  riporta  di  seguito una rassegna delle metodiche attualmente
possibili  che  andranno  adottate  previa  valutazione  del  singolo
impianto,  del  sistema idrico e dell'ambiente nel quale si opera. Le
misure  di  lotta  a  lungo termine sono comunque legate ad una buona
progettazione  degli  impianti,  in particolare negli ospedali, negli
stabilimenti termali e nei ricoveri per anziani.
8.1 - Trattamento termico.
    L'effetto  inattivante  dell'aumento  della  temperatura e' stato
dimostrato  sia  negli  ospedali che in alberghi. Impianti dell'acqua
calda   mantenuti   a   temperature   superiori  ai  50oC  sono  meno
frequentemente colonizzati da Legionella.
    L'aumento  della  temperatura  dell'acqua calda e' uno dei metodi
correntemente   adoperato   per   il   controllo   della   legionella
nell'impianto  di distribuzione dell'acqua. Una temperatura superiore
a  60oC  inattiva  la  legionella  in  modo proporzionale al tempo di
esposizione.
    (I limiti di temperatura di 48oþ5oC previsti all' art. 5, comma 7
del decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993
"si applicano  agli  impianti  termici  ... destinati alla produzione
centralizzata di acqua calda ... per una pluralita' di utenze di tipo
abitativo...").
8.1.1 - Shock termico.
Il metodo.
    Elevare la temperatura dell'acqua a 70-80oC continuativamente per
tre  giorni  e  far  scorrere  l'acqua  quotidianamente  attraverso i
rubinetti  per  un  tempo di 30 minuti. Alcuni autori raccomandano di
svuotare  preventivamente  i serbatoi dell'acqua calda, di pulirli ed
effettuare una decontaminazione con cloro (100 mg/L per 12-14 ore).
    E'   fondamentale   verificare  che,  durante  la  procedura,  la
temperatura  dell'acqua  nei punti distali raggiunga o ecceda i 60oC;
se  questa  temperatura  non viene raggiunta e mantenuta la procedura
non fornisce garanzie.
    Alla  fine  della  procedura  si  devono  effettuare dei prelievi
d'acqua e dei sedimenti in punti distali dell'impianto e procedere ad
un controllo batteriologico.
    In  caso  di  risultato  sfavorevole,  la  procedura  deve essere
ripetuta fino al raggiungimento di una decontaminazione documentata.
    Dopo  la decontaminazione il controllo microbiologico deve essere
ripetuto  periodicamente  secondo  i  criteri riportati nel paragrafo
9.1.4.
Vantaggi.
    Non  richiede particolari attrezzature e quindi puo' essere messo
in  atto immediatamente, vantaggio non trascurabile in presenza di un
cluster epidemico.
Svantaggi.
    Richiede   tempo  e  personale,  o  l'installazione  di  sonde  a
distanza,   per  controllare  la  temperatura  dell'acqua  nei  punti
distali,  nei  serbatoi e il tempo di scorrimento dell'acqua. Inoltre
e' una modalita' di disinfezione sistemica ma temporanea in quanto la
ricolonizzazione  dell'impianto idrico puo' verificarsi in un periodo
di  tempo  variabile da alcune settimane ad alcuni mesi dopo lo shock
termico  se  la temperatura dell'acqua circolante ritorna al di sotto
dei 50oC.
8.1.2   -   Mantenimento   costante  della  temperatura  tra  55-60oC
all'interno  della  rete  ed  a  monte  della  miscelazione con acqua
fredda.
    Questa  tecnica  pur  garantendo  una  buona  efficacia  presenta
l'inconveniente  degli elevati consumi di energia e di conseguenza di
costi  elevati,  a  volte  non  compatibili  con  generali criteri di
economia   energetica.   Inoltre,  potrebbe  presentare  problemi  di
sicurezza per gli utenti della rete idrica.
    In pratica:
      nel caso di impianti a doppia regolazione, la prima (costituita
da  un termostato regolato a 55-60oC) serve a regolare la temperatura
di accumulo, mentre la seconda (costituita da un miscelatore) serve a
regolare la temperatura di distribuzione dell'acqua calda a 42-44oC.
    In  base  alle  temperature normalmente utilizzate, la legionella
non  puo'  svilupparsi  nei  bollitori,  ma  soltanto  nelle  reti di
distribuzione e di ricircolo.
    Per ottenere la disinfezione termica di questi impianti si puo':
      1) by-passare  il  miscelatore  con una valvola elettrica a due
vie asservita ad un orologio programmatore;
      2) fissare (con l'aiuto di un termostato) a 60oC la temperatura
di produzione dell'acqua calda;
      3) mandare  in  temperatura  la valvola di by-pass per mezz'ora
nel  periodo  notturno  considerato  a minor consumo d'acqua, facendo
circolare acqua a 60oC.
    Nel  caso  di  impianti  in  cui  l'acqua  calda  e'  prodotta  e
distribuita  a  45-48oC,  ad  una temperatura leggermente superiore a
quella  di  utilizzo,  la  regolazione  finale e' lasciata ai singoli
rubinetti.  Date  le  temperature  relativamente basse, la legionella
puo'  colonizzare  sia i bollitori, sia le reti di distribuzione e di
ricircolo. La disinfezione termica, in questi impianti non e' agevole
per almeno tre motivi:
      1) possono  essere  utilizzati  solo  sistemi  di regolazione a
punto  fisso  con almeno due livelli: quello di esercizio (45-48oC) e
quello di disinfezione (60oC);
      2) e'   difficile   tenere   sotto   controllo  i  tempi  della
disinfezione,  perche'  bisogna  elevare  la temperatura non solo dei
bollitori, ma anche delle reti di distribuzione;
      3) anche  dopo  il  periodo  di disinfezione, si e' costretti a
distribuire acqua troppo calda, non essendoci regolazione a valle dei
bollitori.
    Normalmente,  considerando  tali  difficolta',  conviene cambiare
sistema   di   regolazione   e   adottare  quello  con  termostato  e
miscelatore.
8.2 - Clorazione.
    Il  cloro  e' un agente ossidante che e' stato usato con successo
per   il   controllo   igienico-sanitario   delle   acque   potabili.
L'inattivazione  e  la  soppressione di L. pneumophila richiedono una
concentrazione costante di cloro superiore a 3 mg/L.
    Per  la  bonifica  si  utilizzano  due approcci: l'iperclorazione
shock  e  l'iperclorazione  continua.  Tali  procedure  implicano  un
conseguente     aumento    del    cloro    residuo    nell'acqua    e
l'eventuale maggiore   formazione  di  sottoprodotti  (BPD).  Per  il
monitoraggio  e  l'analisi sia batteriologica che del cloro residuo e
dei depositi della rete idrica e' necessario personale qualificato.
    La  concentrazione  del  cloro varia in base alle caratteristiche
organolettiche   dell'acqua   e   alle   caratteristiche  strutturali
dell'impianto.  L'attivita'  biocida del cloro, inoltre, e' sensibile
al  pH  e  decresce rapidamente sopra il valore 7. Occorre mantenere,
quindi,  il  pH  dell'acqua  tra  valori  6  e  7  per poter usare la
concentrazione piu' bassa efficace di cloro.
8.2.1 - L'iperclorazione shock.
Il metodo.
    Deve  essere  effettuata  su acqua a temperatura inferiore a 30o,
con  una  singola  immissione  di  cloro  in  acqua  fino ad ottenere
concentrazioni  di  cloro  residuo  libero  di  20-50  mg/L  in tutto
l'impianto, ivi compresi i punti distali. Dopo un periodo di contatto
di 2h con 20 mg/L di cloro oppure di 1h con 50 mg/L di cloro, l'acqua
viene drenata e nuova acqua viene fatta scorrere nell'impianto fino a
che  il livello di cloro ritorna alla concentrazione di 0,5-1 mg/L. A
tali   concentrazioni   di  cloro  l'acqua  puo'  essere  considerata
potabile,  anche  se  il  decreto  del Presidente della Repubblica n.
236/1988  prevede  un  limite  consigliato  di  0,2  mg/L,  vista  la
particolare situazione contingente.
8.2.2 - L'iperclorazione continua.
Il metodo.
    Si  ottiene  con  l'aggiunta  continua  di  cloro che puo' essere
introdotto,   di  norma,  sotto  forma  di  ipoclorito  di  calcio  o
ipoclorito  di  sodio.  I  livelli  residui  di  cloro in questo caso
possono  variare  a  seconda  della qualita' dell'acqua, del flusso e
della decontaminazione dai biofilm, comunque il disinfettante residuo
deve  essere compreso tra 1 e 3 mg/L. In presenza di aree di ristagno
o problemi di ricircolazione nel sistema di distribuzione dell'acqua,
il cloro in queste aree non inattivera' la legionella.
Vantaggi.
    L'iperclorazione   continua  e'  una  modalita'  di  disinfezione
generale  che garantisce una concentrazione residua del disinfettante
in   tutto   il  sistema  di  distribuzione  dell'acqua  in  modo  da
minimizzare la colonizzazione della legionella nei punti distali.
Svantaggi.
    Lo  svantaggio  dell'iperclorazione  continua  e' che il cloro e'
corrosivo e puo' provocare danni alle tubature. Inoltre, la quantita'
di  cloro  residuo  prevista  e'  difficilmente  compatibile  con gli
standard  attuali  dell'acqua potabile sia come disinfettante residuo
che come presenza di sottoprodotti (BPD).
8.3 - Biossido di cloro.
    L'impiego del biossido di cloro e' in corso di sperimentazione in
alcuni  Paesi,  ma  ancora  non  vi  sono  elementi  sufficientemente
convalidati  per  un  suo  impiego sicuro ed efficace. Tale metodica,
infatti,  richiede  la  presenza  di  un  generatore  di cloro le cui
condizione di sicurezza vanno garantite.
    Le  concentrazioni,  proposte da alcuni Autori, sono variabili da
0,1  a  1,0  mg/L  a  seconda dei settori dell'impianto idrico in cui
viene  impiegato  (serbatoi,  tubazioni,  ecc.). Inoltre ha efficacia
diversa  sui  vari  tipi  di  materiali  (efficacia maggiore su gomma
rispetto  alla  plastica; mentre non sembra impiegabile con tubazioni
in rame).
8.4 - Lampade a raggi ultravioletti.
    L'irradiazione  con  luce  ultravioletta e' un metodo alternativo
interessante   per  la  disinfezione  dell'acqua  potabile.  La  luce
ultravioletta  (254  nm)  inattiva i batteri producendo dei dimeri di
timina  nel  DNA  che  ne  ostacolano la replicazione. L'applicazione
della luce ultravioletta e' una modalita' di disinfezione che risulta
essere maggiormente  efficace in vicinanza del punto di impiego. Tale
tecnica  non  e' adeguata come unica modalita' per un intero edificio
poiche'  non  possiede  effetto residuo mentre la legionella persiste
nei biofilm, nei punti morti e nelle sezioni stagnanti dell'impianto.
Il metodo.
    L'apparecchio  dovrebbe  essere  vicino  al  punto  di  utilizzo.
L'acqua  scorre  in  una parte della camera idraulica e l'esposizione
alla  luce  ultravioletta  generata  da  lampade  di mercurio a bassa
pressione  la  disinfetta.  I  metodi  dello  shock  termico  o della
clorazione  possono  essere  utilizzati prima dell'applicazione della
luce   ultravioletta   per   controllare   le   legionelle   presenti
nell'impianto.
Vantaggi.
    I   vantaggi   della   luce   ultravioletta   sono  la  facilita'
d'installazione  dell'apparecchio  e  l'assenza  di  effetti  avversi
sull'acqua  o  sulle  tubature.  A differenza di quanto accade con le
sostanze  chimiche,  il sapore dell'acqua non viene influenzato e non
ci sono sottoprodotti.
    Il  trattamento  puo'  essere piu' efficace se il controllo della
legionella  e' localizzato in aree piccole come ad esempio un reparto
di terapia intensiva.
Svantaggi.
    Lo  svantaggio  principale  consiste  nel  fatto  che  il  flusso
dell'acqua sottoposta all'azione dei raggi deve avere uno spessore di
pochi  centimetri  (in  genere fino a 3 cm) e deve essere scarsamente
torbida  per  non  limitarne  l'efficienza.  Inoltre,  la mancanza di
protezione residua nei punti distali, ne limita le potenzialita'.
8.5 - Ionizzazione rame/argento.
    Metalli  come  il rame e l'argento sono noti agenti battericidi e
l'effetto  e'  dovuto  alla  loro  azione  sulla parete cellulare del
microrganismo,  che  comporta  una  distorsione  della  permeabilita'
cellulare  che,  unita  alla denaturazione proteica, porta le cellule
alla lisi e alla morte.
Il metodo.
    Gli ioni di rame ed argento sono generati elettroliticamente e la
loro concentrazione nel mezzo acquoso dipende dalla potenza applicata
agli  elettrodi.  La  dose d'attacco proposta da alcuni autori per la
prevenzione  di  legionellosi  nosocomiale  e'  di  0,02-0,08 mg/L di
argento e 0,2-0,8 mg/L di rame.
Vantaggi.
    Il  metodo  e'  di facile applicazione e non e' influenzato dalla
temperatura  dell'acqua.  Inoltre, a causa dell'accumulo del rame nel
biofilm  l'effetto  battericida persiste per alcune settimane dopo la
disattivazione  del  sistema  e  questo riduce la possibilita' di una
ricolonizzazione.
Svantaggi.
    Poiche'   il   sistema   e'  soggetto  a  delle  fluttuazioni  di
concentrazione   e'   necessario   controllare   sistematicamente  la
concentrazione dei due metalli oltreche' il pH dell'acqua (6-8). Tale
tecnica  non  e'  adatta  per  reti  idriche  in zinco poiche' questo
metallo  produce l'inattivazione degli ioni argento. Inoltre, in caso
di  trattamento  continuo bisogna verificare il non superamento della
concentrazione  massima ammissibile (CMA) prevista dalla legislazione
vigente per l'acqua potabile.
8.6 - Perossido di idrogeno e argento.
    Il  trattamento  viene effettuato tramite una soluzione stabile e
concentrata  di  perossido  di idrogeno (acqua ossigenata) e argento,
sfruttando l'azione battericida di ciascuna delle due componenti e la
sinergia  che  tra  di  loro si sviluppa. La tecnica e' relativamente
recente   come   applicazione   e  necessita  di  ulteriori  conferme
sperimentali.
                   ---->   Vedere tabella 5  <----


9.0 - STRATEGIE DI INTERVENTO
9.1 - Ospedali, Case di cura.
    La  legionellosi  deve  essere  sempre considerata nella diagnosi
differenziale delle polmoniti nosocomiali.
9.1.1 - Definizione di infezione nosocomiale.
    Si  definisce  caso accertato di legionellosi nosocomiale un caso
confermato  mediante  indagini  di  laboratorio  verificatosi  in  un
paziente  che  e' stato ospedalizzato continuativamente per almeno 10
giorni  prima  dell'inizio dei sintomi. Un'infezione che si manifesta
in un paziente ricoverato per un periodo variabile da 2 a 9 giorni e'
considerato un caso di malattia di possibile origine nosocomiale.
    Due  o piu' casi che si verifichino in un ospedale nell'arco di 6
mesi, vengono invece definiti come un'epidemia ospedaliera.
    Negli  ospedali,  anche  in  assenza  di  casi evidenti, i medici
devono  prestare  attenzione  al  problema.  Un aumento del numero di
polmoniti  nosocomiali  deve  far  pensare  a  un  cluster di casi di
legionellosi e deve indurre i medici a richiedere gli esami specifici
in questi malati.
9.1.2  -  L'indagine  di una legionellosi nosocomiale deve seguire le
seguenti tappe:
    1.  Conferma  della diagnosi. Se possibile isolamento colturale e
identificazione precisa del germe in causa.
    2. Notifica alle autorita' sanitarie.
    3.  Ricerca  dell'esposizione: locali frequentati e trattamenti a
rischio.
    4.  Ricerca  di  altri  casi.  Adozione  di  un protocollo per la
ricerca   della  legionella  in  tutti  i  nuovi  casi  di  polmonite
nosocomiale. Se la situazione e' di particolare gravita', puo' essere
necessario  condurre un'indagine retrospettiva (titoli anticorpali su
sieri conservati, ricerca dell'antigene urinario in malati recenti).
    5.  Descrizione  della distribuzione nel tempo e nello spazio dei
casi  confermati,  dei casi possibili e eventualmente dei casi dubbi.
Rappresentazione   grafica   della  curva  epidemica  e  piano  della
situazione. Descrizione dei trattamenti a rischio e del tipo di acqua
utilizzata per i differenti trattamenti.
    6. Ricerca di esposizioni comuni.
    7. Ipotesi sulla possibile origine dell'infezione.
    8.  Indagini  ambientali mirate in base alle ipotesi emerse dallo
studio descrittivo.
    9.  Confronto  dei  ceppi  di  Legionella  isolati dai malati con
quelli  isolati  dall'ambiente;  per  la tipizzazione e il confronto,
inviare gli isolati al laboratorio di riferimento.
   10.  Eventualmente,  se l'origine dell'epidemia resta difficile da
identificare, effettuare un'indagine di tipo caso-controllo.
    Per  riassumere,  al  verificarsi di uno o piu' casi di infezione
nosocomiale adottare i seguenti provvedimenti:
    1.  L'informazione dell'evento deve essere diffusa rapidamente al
personale sanitario.
    2.  La  sorveglianza  attiva  dei  possibili  ulteriori casi deve
essere avviata.
    3.  La sorveglianza ambientale con ricerca della legionella nelle
possibili fonti di contagio dovra' essere attivata.
9.1.3   -  La  valutazione  del  rischio  di  contrarre  la  malattia
suggerisce di applicare le misure seguenti:
    Presenza  di  una  concentrazione  di legionelle fino a 102 UFC/L
(assenza di casi): non e' necessario alcun intervento.
    Presenza di una concentrazione di legionelle compresa tra 103-104
UFC/L: contaminazione, si potrebbero verificare casi sporadici:
      in  assenza  di casi e' raccomandata una aumentata sorveglianza
clinica,  in  particolare  per  i  pazienti  a rischio. Evitare l'uso
dell'acqua  dell'impianto  idrico  per  docce o abluzioni che possano
provocare   la  formazione  di  aerosol.  Ripetere  periodicamente  i
controlli batteriologici;
      in  presenza  di  un  caso effettuare la bonifica ambientale ed
adottare misure specifiche di prevenzione e controllo.
    Presenza  di  una  concentrazione  di  legionelle  >  104  UFC/L:
contaminazione  importante.  Mettere in atto immediatamente misure di
decontaminazione: shock termico o iperclorazione. Successiva verifica
dei risultati.
    Nel  caso  si  verificassero  le  condizioni  che  richiedono  un
intervento  di bonifica, utilizzare uno o piu' metodi precedentemente
illustrati.
    La  valutazione  delle  cariche batteriche deve essere effettuata
utilizzando  modalita'  corrette di campionamento (vedi All. 2) ed un
piano di campionamento definito.
9.1.4 - Misure a breve termine.
    Poiche' i metodi massivi di disinfezione non sono sufficienti per
eliminare  definitivamente  la  presenza  di  legionella  in una rete
dell'acqua  calda e la disinfezione puntuale di una rete senza misure
strutturali  ha  solo  un'azione temporanea, e' necessario mettere in
atto le seguenti misure a breve termine:
      sostituzione  dei  giunti, filtri dei rubinetti e cipolle delle
docce,  tubi  flessibili delle docce usurati e di ogni altro elemento
di discontinuita';
      decalcificazione  degli  elementi meno usurati in una soluzione
acida  (per es. acido sulfamico, aceto bianco ecc.) e disinfezione in
una  soluzione  contenente  almeno  50  mg  di cloro libero per litro
d'acqua fredda per almeno 30 minuti.
    Dopo  la  bonifica, effettuare ulteriori controlli ambientali con
la seguente cadenza:
      immediatamente dopo la bonifica;
      se il risultato e' negativo, dopo 15-30 giorni;
      se negativo, dopo tre mesi;
      se negativo, periodicamente ogni sei mesi.
9.1.5 - Misure a lungo termine.
    Le  misure  sopracitate  hanno  un effetto limitato nel tempo, e'
quindi  necessario  mettere  in  pratica  le  seguenti misure a lungo
termine:
      almeno   una  volta  l'anno  svuotare,  pulire  e  disinfettare
serbatoi,  scaldabagni  e  tubature.  I  prodotti  chimici utilizzati
devono  essere  puri,  gli  operatori  devono  essere  protetti  e la
disinfezione praticata dopo la pulizia e il risciacquo. Un risciacquo
prolungato  seguito  eventualmente  da una disinfezione e' necessario
dopo  l'installazione di nuove tubature e dopo lavori di manutenzione
dell'impianto;
      il  controllo  della  formazione  di  depositi  di calcare puo'
essere  realizzato,  se necessario, sui circuiti dell'acqua calda con
l'aiuto  degli  usuali sistemi in commercio (resine a scambio ionico,
ecc.).  In  questo  caso e' necessario un monitoraggio giornaliero da
parte di personale appositamente addestrato;
      la   decalcificazione   periferica   delle  docce  deve  essere
effettuata regolarmente, al minimo una volta all'anno;
      in occasione di lavori sulla rete idrica:
        approfittare  per  eliminare  bracci  morti  e tubi ostruiti.
Aggiornare la pianta della rete;
        effettuare  un  risciacquo prolungato che puo' essere seguito
da una disinfezione e da un altro risciacquo.
    Per   le   attrezzature   che  generano  aerosol  (umidificatori,
attrezzature  per  l'assistenza  respiratoria,  sonde  nasogastriche,
drenaggi,   ecc.),  e'  opportuno  utilizzare  sempre  acqua  sterile
sostituita   giornalmente   e  mai  rabboccata.  I  componenti  delle
attrezzature  per  l'assistenza  respiratoria  devono  essere monouso
sterili  o,  comunque,  decontaminati  in  modo  adeguato dopo l'uso.
Infine  se  i  casi  sono  associati  ad  impianti di condizionamento
dell'aria,   occorre   bloccarli,   procedere  alla  loro  pulizia  e
disinfezione,  alla  loro  modifica  (se  necessaria)  ed  alla  loro
regolare  manutenzione  con particolare riferimento alla sostituzione
dei  filtri;  vanno  inoltre  modificati  i sistemi di umidificazione
dell'ambiente.
9.2 - Comunita'.
    Anche  per  i  casi  che  si  verificano in comunita' deve essere
effettuata   un'indagine   epidemiologica   ed   ambientale   per  la
valutazione dell'esposizione (come al punto 9.1.3.) e per la diagnosi
dei casi.
    Strutture  recettive (alberghi, campeggi, navi, impianti sportivi
e ludici, fiere, esposizioni, ecc.):
      presenza  di  una  concentrazione  di  legionelle  compresa tra
103-104   UFC/L:  in  assenza  di  casi  effettuare  la  sorveglianza
epidemiologica:
        in  presenza  di uno o piu' casi associati al soggiorno nella
struttura alberghiera, effettuare la bonifica ambientale;
      presenza  di  una  concentrazione  di  legionelle  > 104 UFC/L:
contaminazione  importante.  Mettere in atto immediatamente misure di
decontaminazione: shock termico o iperclorazione, sia in presenza che
in assenza di casi. Successiva verifica dei risultati.
    E'  molto  importante  la  successiva verifica dei risultati e la
messa  in  atto  delle  misure a breve e a lungo termine descritte in
precedenza.
    In aggiunta negli edifici a funzionamento stagionale, prima della
riapertura  procedere  a  una  pulizia  completa dei serbatoi e della
rubinetteria, e far defluire a lungo l'acqua da tutti i rubinetti.
    Negli  edifici  in cui gli appartamenti o le camere restano vuoti
per  periodi  prolungati  conviene  far  defluire l'acqua ai punti di
utilizzazione,  in  particolare  prima  di  mettere a disposizione la
camera   ad   un  nuovo  occupante  per  ridurre  l'esposizione  alla
legionella.
    L'acqua  utilizzata nei circuiti di fontane decorative, piscine e
vasche  per  idromassaggi, esposte a scopo dimostrativo, in occasione
di fiere o esposizioni, deve essere disinfettata con mezzi fisici e/o
chimici.
10.0 - MISURE PREVENTIVE PER LE PISCINE
    Per  quanto  riguarda  le  piscine alimentate con acqua dolce, la
normativa  vigente  prevede una concentrazione di cloro attivo libero
nell'acqua  della  vasca  pari  a 1 mg/l (0,7-1,2 mg/l). Sebbene tali
valori  del  cloro rendano improbabile un'eventuale contaminazione da
legionella,  tuttavia,  si  raccomanda in occasione dello svuotamento
periodico  della  vasca (da effettuarsi almeno una volta all'anno) la
pulizia   disinfezione   shock  della  vasca,  delle  tubature  e  la
sostituzione  dei  filtri  della  vasca,  la  revisione  accurata dei
sistemi di circolazione dell'acqua, con eliminazione di ogni deposito
ed  inoltre  la  periodica  manutenzione  con  smontaggio  e accurata
pulizia di rubinetti e docce.
    Per  quanto  riguarda gli stabilimenti termali, un trattamento di
disinfezione  delle  acque  non  appare  attuabile  in quanto l'acqua
minerale  naturale  utilizzata  per  le  cure termali non puo' essere
trattata, mentre si puo' procedere ad un'adeguata progettazione degli
impianti,  evitando l'uso di materiale e componenti che forniscano un
pabulum  per la legionella (ad esempio alcune gomme utilizzate per le
guarnizioni)  o  mediante  una strutturazione dell'impianto che eviti
rallentamenti del flusso idrico o ristagni.
    Ai  fini  della  sorveglianza epidemiologica si ritiene opportuno
che   gli   operatori   sanitari   inseriscano  tra  le  informazioni
anamnestiche  di ogni paziente affetto da polmonite anche l'eventuale
frequentazione di piscine nelle due settimane precedenti l'insorgenza
dei sintomi della malattia. In caso di anamnesi positiva e' opportuno
sottoporre   il  paziente  ad  adeguati  esami  microbiologici  e  di
tipizzazione molecolare.
11.0 - MISURE DI SICUREZZA PER LE PROCEDURE DI DECONTAMINAZIONE
    Sebbene  esistano  pochissimi dati in letteratura, si ritiene che
gli   addetti   alla  manutenzione  o  alla  pulizia  di  sistemi  di
smaltimento  del calore di tipo umido (Wet Type Heat Rejection, WTHR)
o  di  altri  dispositivi  produttori  di  aerosol siano da ritenersi
lavoratori  ad  alto  rischio  di  esposizione per la legionella. Per
questi  soggetti  la  piu' valida misura di prevenzione e' costituita
dall'uso  di  una maschera respiratoria dotata di filtro HEPA o "tipo
H"  ad  alta  efficienza.  I  filtri  in grado di trattenere aerosol,
nebbie,  particolati,  particelle di amianto, ecc., dovrebbero essere
in  grado  di  assicurare una adeguata protezione nei confronti della
legionella.
    L'uso   della  maschera  e'  particolarmente  raccomandato  nelle
operazioni  di pulizia basate sull'impiego di vapore, acqua o aria ad
alta pressione o su altri mezzi che possono generare aerosol.
    Per  gli  addetti alla decontaminazione, inoltre, si raccomandano
misure  di  protezione  aggiuntive:  guanti di gomma, occhiali e tute
protettive.
                      BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA
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                                                           Allegato 1

             RICERCA DI LEGIONELLA IN CAMPIONI ORGANICI
1. - Campionamento.
    Legionella   puo'  essere  ricercata  nel  materiale  proveniente
dall'apparato  respiratorio  (espettorato  e/o sputo, broncoaspirato,
broncolavaggio,  parenchima  polmonare)  e  nell'essudato  pleurico e
pericardico. Sono talvolta positive colture effettuate con emocoltura
risultate  negative  per altri microrganismi, oppure positive in caso
di doppia infezione.
    Tutti  i  campioni  devono essere raccolti in contenitori sterili
con tappo a vite idonei per la centrifugazione.
    Quando   necessario,   al  fine  di  evitare  l'essiccamento  dei
materiali, aggiungere al campione 1-2 ml di acqua distillata sterile.
    Non  utilizzare  soluzioni  saline  (soluzione  fisiologica)  che
possono  produrre  un effetto inibitore su Legionella. Il clinico che
effettuera'   il   broncolavaggio   deve   essere  informato  che  e'
preferibile utilizzare acqua distillata sterile o scarse quantita' di
soluzione salina.
2. - Trasporto e conservazione.
    Non  e'  necessario l'impiego di terreni di trasporto. I campioni
devono  essere  trasportati  in  laboratorio  nel  piu'  breve  tempo
possibile. Se si prevede un tempo superiore a 30 minuti, mantenere il
campione refrigerato. Se possibile evitare il congelamento.
3. - Protocollo analitico.
    L'escreato  ed  il tessuto polmonare contengono sostanze inibenti
lo  sviluppo  di  Legionella.  E'  pertanto  consigliabile  diluire i
campioni  in una piccola quantita' di acqua distillata sterile oppure
in  brodo  non contenente NaCl. Se l'espettorato e' molto denso, deve
essere trattato con un fluidificante. I broncolavaggi e le emocolture
possono  essere  concentrate  per centrifugazione (3000 r.p.m. per 20
minuti).  I  campioni  prevedibilmente contaminati dovranno essere in
parte trattati a 50oC per 30 minuti. Oppure, in alternativa, potranno
essere  trattati  diluendoli  1:10  con  una  soluzione  tamponata di
HCl-KCl  a  pH  2,22),  e  mantenendoli  a temperatura ambiente per 5
minuti.
    Piastrare  0,1  ml  dei  campioni  trattati e non trattati su una
piastra  di  BCYE agar e una di BCYE agar selettivo (le denominazioni
del  terreno  selettivo  sono  diverse  secondo le sostanze ad azione
antibatterica e antifungina in esso contenute).
    Incubare  a 36-37 oC in aerobiosi, in ambiente umido, con 2,5% di
CO2, oppure in microaerofilia.
    Esaminare  giornalmente  ed  eliminare  una piastra come negativa
solo dopo almeno 10 giorni di incubazione (Allegato 3).
    2) Soluzione  tamponata  a PH 2,2:3,9 ml di HCl 0,2 M+25ml di KCl
0,2  M, aggiustare a pH 2,2 con KOH 1 M, sterilizzare per filtrazione
oppure in autoclave a 121oC per 15 minuti.
                                                           Allegato 2

           RICERCA DI LEGIONELLA IN CAMPIONI AMBIENTALI 79

1. - Campionamento.
    Eseguire  le operazioni osservando le precauzioni necessarie alla
tutela  della  salute  dell'operatore (mascherine, guanti, occhiali).
Legionella sara' ricercata nell'ambiente idrico artificiale (impianti
idrici,  impianti di climatizzazione con refrigerazione ad acqua o ad
aria,  fontane  decorative, idromassaggi, apparecchiature mediche per
la respirazione assistita, stabilimenti termali) limitando i prelievi
ai  punti  che maggiormente  possono essere critici, sia in base alla
struttura dell'impianto sia in funzione dei dati epidemiologici.
    I campioni sono rappresentati da:
      acqua  del  circuito  dell'acqua  calda  e di quello dell'acqua
fredda qualora la temperatura sia superiore a 20oC;
      depositi  (cosiddetti  "fanghi")  da  serbatoi e altri punti di
raccolta dell'acqua;
      incrostazioni da tubature e serbatoi;
      tamponi  utilizzati  per  raccogliere biofilm e altro materiale
adeso   alle   pareti   di  tubature,  sbocco  di  rubinetti,  filtri
rompigetto, interno del bulbo delle docce;
      acqua  di  condensa  e  acqua  di  sifoni  ed altre parti degli
impianti per l'aria condizionata e di umidificazione;
      acqua    proveniente   da   sgocciolamento   dalle   torri   di
raffreddamento;
      filtri da impianti di climatizzazione.
2. - Modalita' di prelievo.
2.1 - Acqua.
    Il  volume  consigliabile e' di almeno 1 litro, quando possibile,
L'acqua  sara' raccolta in recipienti sterili. Nel caso essa contenga
cloro   sara'   opportuno   aggiungere   sodio   tiosolfato   ad  una
concentrazione  finale  di 0,01% (da una soluzione al 10% mettere 0,1
ml per 100 ml di acqua);
      per  la ricerca di Legionella in condizioni di utilizzo comune,
prelevare,  preferibilmente  dal  circuito  dell'acqua  calda,  senza
flambare  al  punto  di  sbocco  e senza far scorrere precedentemente
l'acqua;
      per   una   ricerca   quantitativa   di  Legionella  nell'acqua
all'interno dell'impianto, prelevare dopo aver fatto scorrere l'acqua
per 5-10 minuti, flambando allo sbocco.
2.2 - Depositi.
    Prelevare dallo scarico, oppure dal fondo della raccolta di acqua
dopo  aver  eliminato  l'acqua  dall'alto.  Raccogliere in recipienti
sterili.
2.3 - Incrostazioni.
    Prelevare  da  tubature  e  serbatoi, staccando meccanicamente il
materiale   depositatosi   all'interno.   Raccogliere  in  recipienti
sterili.
2.4 - Tamponi.
    Con  un tampone sterile raccogliere il materiale depositato sulle
superfici interne. Conservare il tampone in recipiente (provetta) con
tappo  a  vite,  contenente  una  piccola (2 ml) quantita' dell'acqua
dell'impianto.
2.5 - Filtri.
    Il controllo deve essere eseguito su filtri utilizzati da diverso
tempo,  e  non su quelli lavati o sostituiti di recente. Prelevare il
filtro e conservarlo in un sacchetto di materiale plastico.
3. - Trasporto e conservazione.
    I  campioni  devono  essere conservati a temperatura ambiente, al
riparo   dalla  luce.  Vanno  consegnati  in  tempo  utile  affinche'
l'analisi  venga  iniziata  non oltre 24 ore dal prelievo. In caso di
tempi  piu'  lunghi, conservare i campioni a 4 oC e, comunque, per un
periodo non superiore ai 7 giorni.
4. - Protocollo analitico.
4.1 - Acqua.
    Concentrare  mediante  filtrazione per membrana con porosita' 0,2
&greco;mm.  Talvolta  puo' essere necessario utilizzare piu' membrane
in  successione.  Prelevare  la/le  membrane  con  pinzette sterili e
deporle  in  un contenitore sterile con tappo a vite contenente 10 ml
della  stessa  acqua.  Risospendere  quanto depositato sulla membrana
aiutandosi  con  una  bacchetta  a  punta arrotondata oppure agitando
energicamente su vortex.
    Trattare parte della sospensione a 50oC per 30 minuti. Oppure, in
alternativa,  trattare  con  soluzione  tamponata  HCl-KCl  a  pH 2,2
(vedere  la  composizione  nella nota dell'Allegato 1). In tale caso,
centrifugare 10 ml della sospensione concentrata a 3000 r.p.m. per 20
minuti,  rimuovere  il sopranatante lasciandone 1 ml, aggiungere 9 ml
della   soluzione  tamponata  acida,  mescolare  bene  e  lasciare  a
temperatura ambiente per 5 minuti.
    Piastrare  0,1 ml dei campioni trattati e non trattati su una/due
piastre di terreno selettivo per Legionella.
    Incubare  a  36-37oC in aerobiosi, in ambiente umido, con 2,5% di
CO2, oppure in microaerofilia.
    Conservare il campione concentrato a 4oC.
    Esaminare  giornalmente  le  piastre.  Qualora  il campione fosse
molto  contaminato (presenza di numerose colonie dopo 24-48 ore dalla
semina),  sara'  necessario  eseguire  diluizioni  in base 10 (10-1 e
10-2) con acqua distillata sterile del campione concentrato, eseguire
un  trattamento  come  indicato  in precedenza, e piastrare 0,1 ml su
terreno selettivo.
    Eliminare una piastra come negativa solo dopo almeno 10 giorni di
incubazione.
    Nel  caso  di  presenza  di colonie di Legionella (Allegato 3) si
potra'  effettuare  una  valutazione  quantitativa  (unita'  formanti
colonia/Litro,  UFC/L)  in  base  al numero di colonie per piastra ed
alla  concentrazione effettuata sul campione originale, tenendo conto
anche delle eventuali diluizioni effettuate successivamente.
4.2 - Depositi.
    Effettuare  diluizioni  in  base  10  (10-1  e  10-2)  con  acqua
distillata  sterile  e  agitare  bene.  Trattare  le sospensioni come
descritto  al  punto  4.1.  Piastrare  su  terreno  selettivo solo le
sospensioni trattate.
4.3 - Incrostazioni.
    Frantumare  e  triturare  le  incrostazioni  in  mortaio  o mixer
sterili.  Risospendere in acqua distillata sterile. Procedere come al
punto  4.2.  Piastrare  su  terreno selettivo il campione indiluito e
diluito, senza e con trattamento.
4.4 - Tamponi.
    Agitare  il  tampone  nella  provetta  per rimuovere il materiale
raccolto.  Trattare  parte  del campione come descritto al punto 4.1.
Piastrare  su  terreno  selettivo sia le sospensioni non trattate che
quelle trattate.
4.5 - Filtri.
    Lavare  il  filtro  o parte di esso in acqua distillata sterile e
procedere come al punto 4.1.
                                                           Allegato 3

                     ISOLAMENTO DI LEGIONELLA SP

1. - Coltura.
    Le  colonie  di  Legionella,  si  presentano  piccole,  di colore
bianco-grigio,  leggermente convesse, con bordi "a vetro smerigliato"
se  osservate  con luce laterale. Compaiono dopo un periodo da 4 a 10
giorni  di  incubazione. Su terreno contenente coloranti (MWY) alcune
specie  possono  assumere  una  colorazione caratteristica secondo la
specie stessa.
2. - Prova differenziale preliminare.
    Passare  ogni  colonia  sospetta  sia  su  BCYE agar (completo di
supplemento  di  crescita) sia su CYE agar base (privo di supplemento
di  crescita)  o  su  comune  terreno  di  coltura  (agar sangue, Mac
Conkey).  Incubare  a  37oC  per  48  ore.  Le  colonie di Legionella
presenteranno  crescita  sul  terreno completo ed assenza di crescita
sul   terreno  base  o  sul  terreno  comune,  per  l'incapacita'  di
Legionella  di  moltiplicarsi  in  assenza di cisteina e parzialmente
anche di ferro. Occorre tenere presente che su terreno di agar sangue
vi  puo'  essere  una  piccola  crescita  iniziale dovuta a tracce di
sostanze che possono supplire alle necessita' del microrganismo.
3. - Identificazione.
    Le   prove   biochimiche   possono   aiutare  solo  relativamente
l'identificazione.  Infatti,  Legionella  non fermenta gli zuccheri e
solo alcune prove enzimatiche sono presenti in una o piu' specie.
    Se  osservate sotto raggi UV a lunghezza d'onda di 366 nm, alcune
specie mostrano una autofluorescenza bianco-blu oppure rossastra.
    La   tipizzazione   si   fara'   su  base  antigenica  con  prove
sierologiche    quali   immunofluorescenza   diretta   o   indiretta,
agglutinazione   al   lattice,   agglutinazione   diretta   (Reagenti
disponibili in commercio).
    Una  subtipizzazione  molecolare,  sia  antigenica  che genomica,
sara'  utile  per  un  confronto  di  stipiti  di  origine clinica ed
ambientale.
                                                           Allegato 4

      REVISIONE CIRCOLARE N. 400.2/9/5708 DEL 29 DICEMBRE 1993

    Facendo    seguito   alle   precedenti   circolari   ministeriali
concernenti  la  sorveglianza  dei casi di Legionellosi si forniscono
indicazioni in merito all'aggiornamento della scheda relativa a detta
sorveglianza.
    Le  modifiche  apportate alla scheda sono suggerite dall'esigenza
di  disporre  di  dati  piu' mirati, che consentano di conoscere piu'
precisamente l'andamento dei casi di legionellosi nel nostro Paese.
    Sostanzialmente    la    parte   anagrafica   e   relativa   alle
manifestazioni  cliniche  e'  rimasta  invariata.  Di seguito vengono
riportate le modifiche apportate alla scheda:
      e'   stata   aggiunta   una  voce  relativa  alla  terapia  con
immunosoppressori  e  corticosteroidi  (tale  voce  e' stata ritenuta
un'importante  informazione,  in  quanto  pazienti  sottoposti a tali
trattamenti sono a maggior rischio di infezione);
      e'  stata tolta la voce relativa al trattamento con antibiotici
prima del ricovero (tale voce non era quasi mai compilata e, dai dati
registrati,  i  pazienti  compresi  nella sorveglianza risultavano, a
causa  dei  sintomi, precocemente ospedalizzati e trattati in seguito
al ricovero);
      e'  stata ampliata la voce relativa al ricovero ospedaliero con
la richiesta di specificare oltre l'ospedale, anche il reparto presso
cui  e'  avvenuto  il  ricovero  (tale  voce  e'  stata  ampliata per
consentire di individuare in una stessa struttura ospedaliera reparti
a maggior  rischio  e,  di  conseguenza,  individuare tempestivamente
focolai epidemici, permettendo interventi preventivi mirati);
      e'  stata  ampliata  la voce relativa al soggiorno in strutture
diverse dall'abituale abitazione, aggiungendo la specifica del nome e
localita'  della  struttura,  il  numero  della stanza nella quale il
paziente  ha  soggiornato,  nonche'  il nome dell'eventuale operatore
turistico  e  se il viaggio era individuale o in gruppo (tale voce e'
stata   ampliata   per  identificare  strutture  recettive  a maggior
rischio,   sempre   al   fine   di   attuare  interventi  preventivi;
l'informazione  sul  viaggio  individuale  o in gruppo e' finalizzata
alla ricerca dei co-esposti);
      e'  stata  aggiunta  la  voce  "antigene  urinario"  ai  metodi
diagnostici  (tale  voce  e'  stata  aggiunta perche' riconosciuta, a
livello     internazionale,    quale    mezzo    diagnostico    utile
all'individuazione dei casi di legionellosi);
      e'   stata  aggiunta  la  voce  "Indagine  ambientale"  con  le
informazioni  relative  all'eventuale isolamento del ceppo (tale voce
e'  stata  aggiunta  per  avere  informazioni  in merito in quanto e'
fondamentale  poter confrontare il ceppo isolato a livello ambientale
con quello isolato dal paziente).
    Dalla   valutazione   dei   dati   epidemiologici  relativi  alla
sorveglianza e' stato osservato che la parte della scheda relativa ai
valori  emato-chimici, inizialmente utile per una migliore conoscenza
dell'andamento  di  tali valori durante il decorso della malattia, e'
attualmente superata.
    La  scheda  modificata,  di  seguito  riportata,  sostituisce  la
precedente  allegata  alla  Circolare n. 400.2/9/5708 del 29 dicembre
1993,  e  dovra'  essere  utilizzata  per la segnalazione dei casi di
Legionellosi.
---->  Vedere scheda di pagg. 28-29   <----