(all. 1 - art. 1) (parte 1)
                                                             ALLEGATO
                PROGETTO OBIETTIVO MATERNO INFANTILE
                (PIANO SANITARIO NAZIONALE 1998-2000)
1. PREMESSA
La  tutela  della  salute  in ambito materno infantile costituisce un
impegno  di  valenza  strategica  dei  sistemi  sociosanitari  per il
riflesso  che  gli  interventi  di promozione della salute, di cura e
riabilitazione  in  tale  ambito  hanno  sulla qualita' del benessere
psico-fisico nella popolazione generale attuale e futura.
L'Organizzazione  Mondiale della Sanita' ha individuato, infatti, nel
miglioramento della qualita' della vita della madre e del bambino uno
degli obiettivi sanitari prioritari a livello mondiale.
Negli  ultimi trenta anni nel nostro Paese la dinamica demografica ha
subito notevoli cambiamenti e si sono registrati importanti progressi
nell'assistenza  alla  madre  ed al bambino rilevabili dall'andamento
dei principali indicatori.
La  riduzione  della  propensione,  sin  dalla  fine degli anni '70 a
procreare  (misura  dell'indice  di  fecondita')  interessa  tutte le
Regioni  italiane,  determinando non solo la nota caduta dei relativi
livelli,  ma  modificando  anche  le  caratteristiche strutturali del
comportamento   riproduttivo,  quali  l'ordine  e  la  cadenza  delle
nascite.
La  riduzione  della fecondita' ha avuto l'effetto di portare verso i
livelli  medi  europei  le  regioni  del  meridione, ma non quello di
ridurre, il divario tra il Nord ed il Mezzogiorno del Paese.
Nei  primi  quattro  anni  degli anni '90 la riduzione dell'indice di
fecondita'  (-10,3%)  prosegue  con  maggiore rapidita' nelle regioni
meridionali (-14,0%) rispetto a quelle centrali (-9,9%) e ancora piu'
rispetto a quelle settentrionali (-7,1%).
L'innalzamento  dell'eta' media al parto sia per le prime nascite che
per   la  prosecuzione  della  discendenza  delinea  soprattutto  una
tendenza a posticipare l'inizio della vita riproduttiva ma, in parte,
anche un recupero di fecondita' in eta' matura.
Le  donne  che  danno  alla  luce il primo figlio, infatti, alla fine
degli anni '80 hanno una media oltre un anno e mezzo in piu' rispetto
al 1980 (da 25,1 a 26,7) e un anno in meno rispetto al 1994 (27,7).
Anche  in  questo  caso  l'evoluzione del fenomeno tende ad ampliare,
piuttosto  che  a  ridurre,  le differenze territoriali. Nel 1980, ad
esempio,  le madri del Mezzogiorno sono piu' giovani di circa un anno
rispetto a quelle del Nord e del Centro.
Le  differenze tendono ad ampliarsi per tutti gli anni '80, fino agli
inizi  degli  anni  '90; nel 1994 il divario tra eta' delle madri del
Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord raddoppia.
I  cambiamenti  dei  comportamenti  riproduttivi  delle  coppie hanno
determinato  una  riduzione  del  numero  di  nascite,  anche  se con
intensita' diversa a seconda della vitalita'.
La  riduzione  del  numero  di  nati vivi negli anni '80 (circa 80000
unita' in meno con un decremento del 12%) prosegue fino ai primi anni
'90  e,  in soli quattro anni, si rileva una riduzione di circa 36000
unita' (pari ad un decremento del 6,4%).
La  mortalita'  materna,  la  mortalita'  neonatale, perinatale, e la
nati-mortalita' rappresentano indici importanti per valutare lo stato
dell'assistenza  sociosanitaria nel settore materno infantile e, piu'
in generale, il grado di civilta' raggiunto da una Nazione.
La  mortalita'  materna  (morti  materne  su  100000 nati vivi) si e'
ridotta da 53,6 per 100000 nati vivi nel 1970 a 5,6 nel 1995. C'e' da
sottolineare  che  con  dati numerici per fortuna cosi' piccoli anche
una  sola  morte  materna  puo' determinare variazioni importanti del
rapporto di mortalita'.
La  riduzione  e'  continua  e  progressiva  in tutte le ripartizioni
geografiche  con il trascorrere degli anni. Tutto cio' e' sicuramente
da mettere in relazione al fatto che ormai da molti anni in Italia le
gravidanze  a  rischio  vengono identificate precocemente e la tutela
sanitaria  della  gravidanza  permette  un  attento  controllo  della
stessa.
Nel nostro Paese, dall'applicazione della legge n. 194/78, sulla base
dei  dati  forniti  delle Regioni, una sola morte si e' verificata in
corso   di   interruzione   volontaria   di  gravidanza,  cosi'  come
trascurabili  possono  essere  considerate  le  complicanze immediate
all'intervento,  nell'ordine  del  2-3 per mille, in linea con quanto
riportato da tutti i Paesi industrializzati.
Per   quanto  concerne  il  ricorso  all'interruzione  volontaria  di
gravidanza,  rispetto  al  1982, anno in cui si e' registrato il piu'
alto  ricorso  all'IVG (234801 casi) si e' potuto osservare, al 1997,
una  riduzione del 40,2% dei valori assoluti e del 43,0% del tasso di
abortivita'   (n.   IVG/1000  donne  in  eta'  feconda  15-49  anni),
testimonianza di una crescente attenzione alla prevenzione.
Il  numero  di  interruzioni  volontarie  di gravidanza effettuate da
minorenni dal 1986 e' stabile (circa 3 per 1000 minorenni).
Inoltre,  il  fenomeno  dell'aborto  clandestino  risulta in costante
flessione.  Infatti,  secondo stime elaborate dall'Istituto Superiore
di  Sanita'  attraverso  l'utilizzo  di modelli matematici gli aborti
clandestini   effettuati  in  Italia  prima  della  legge  n.  194/78
risultavano  essere  350000;  nel  1983 pari a 100000 e nel 1997 sono
stati stimati in 30500.
Dal  1981  al  1994  l'espletamento del parto naturale e' passato dal
73,3%  al 68,1%; il ricorso al Taglio Cesareo e' passato dal 12,6% al
24,9%; i parti operativi nello stesso periodo si sono dimezzati.
La  mortalita' perinatale (nati morti e morti a meno di una settimana
di  vita  per  1000  nati vivi) nel 1995 ha raggiunto l'8,1 per mille
nati  vivi,  rispetto  al  31,2  del 1970, anche se permangono ancora
delle differenze in diverse aree del Paese.
Negli  anni  si  e' assistito in Italia ad una notevole riduzione dei
tassi  di mortalita' infantile (morti nel primo anno di vita per 1000
nati vivi) nel 1995 ha raggiunto il 6,2 per mille nati vivi, rispetto
al   29,6   nel   1970;   tale   riduzione  si  e'  pero'  verificata
prevalentemente  a  carico della mortalita' post-neonatale (dal 1^ al
12^  mese  di  vita), mentre quella nel 1^ mese (mortalita' neonatale
totale)   ed  in  particolare  quella  della  1^  settimana  di  vita
(mortalita'  neonatale precoce) ha presentato un andamento assai meno
confortante soprattutto nelle regioni meridionali.
Anche  in  termini  strettamente  sanitari  il  quadro dei bisogni e'
mutato:  malattie  respiratorie  e  malattie  infettive non sono piu'
cause  primarie  di  mortalita',  mentre  compaiono  ai  primi posti,
accanto   alle   cause   perinatali,   le   malattie   genetiche,  le
malformazioni, i traumi, i tumori.
Il  tasso di basso peso alla nascita (<2500 gr) nel 1995 e' stato del
4,7%  (4,1%  nei  maschi  e 5,3% nelle femmine) e negli ultimi cinque
anni non ha mostrato significativi cambiamenti.
Il  numero  di  nascite  da donne di eta' 15-19 anni mostrano marcate
differenze  geografiche:  nel  1995  la  piu'  alta percentuale si e'
riscontrata  in  Sicilia  (circa  il 5% di nati vivi da madri di eta'
inferiore ai 20 anni) e la piu' bassa in Liguria (meno dell'1%).
Il  sistema  vaccinale  italiano  ha  consentito il raggiungimento di
risultati  soddisfacenti,  in  linea  con  le  indicazioni  del Piano
Sanitario  Nazionale  1998-2000,  per  le  vaccinazioni dell'infanzia
contro  difterite,  tetano,  poliomielite,  epatite  virale B, mentre
altrettanto  non  puo'  dirsi  per  le  vaccinazioni non obbligatorie
contro la pertosse, il morbillo, la rosolia, l'haemophilus influenzae
tipo  B,  per  le quali il PSN ha posto i medesimi obiettivi indicati
per le vaccinazioni obbligatorie.
Secondo una indagine compiuta dall'I.S.S. nel 1998 per la valutazione
della copertura vaccinale nei bambini da 12 a 24 mesi di eta' (studio
ICONA),  la  copertura vaccinale per difterite, tetano, poliomielite,
epatite  virale B raggiunge il 95% in quasi tutte le Regioni italiane
(fanno  eccezione  la Campania, il Molise e per la poliomielite anche
la  Provincia  Autonoma di Bolzano); per le altre vaccinazioni invece
la copertura rilevata sul territorio nazionale e' insufficiente e non
allineata  alle  indicazioni  del PSN 1998-2000 e ai valori osservati
negli altri Paesi europei dove la copertura e' largamente superiore.
Il  tasso di ospedalizzazione, inteso come rapporto tra il numero dei
bambini  0  -  14 anni ricoverati sul totale dei bambini residenti in
Italia,  e'  stato  per  il  1998  pari a 124 per 1000 con differenze
regionali  particolarmente significative: si passa infatti dal 74 per
1000  del  Friuli Venezia Giulia al 161 per mille della Puglia. Nella
distribuzione dell'eta' pediatrica in fasce d'eta', risultano elevati
i tassi di ospedalizzazione da 0 ad 1 anno (452 per mille) e da 1 a 4
anni (172 per 1000).
La  prima  causa di ospedalizzazione nella fascia di eta' 0 - 14 anni
sono le malattie dell'apparato respiratorio di cui sono affetti circa
il  20%  di tutti i bambini ricoverati. Seguono le condizioni morbose
di  origine perinatale (14%), i traumatismi e avvelenamenti (11,5%) e
le malattie dell'apparato digerente (9%).
La  mortalita'  per  tumori  dell'utero e' diminuita di oltre il 50 %
negli  ultimi 40 anni, passando da 14 casi ogni 100000 donne nel 1955
a 6 casi ogni 100000 donne nel 1990.
Dai dati forniti dall'Associazione Italiana Registri Tumori in Italia
(anno  1994)  si  stima siano diagnosticati circa 3600 nuovi casi per
cervico-carcinoma  e  registrate  circa  1700  morti,  mentre  per il
carcinoma  del  corpo  dell'utero  si stima siano diagnosticati circa
6300 nuovi casi e registrate circa 2500 morti.
Per  quanto  riguarda  il  tumore  della mammella nel 1994 sono state
registrate 11343 morti e si stima che ogni anno a piu' di 31000 donne
venga diagnosticata questa malattia.
Il  Piano  Sanitario  Nazionale (P.S.N.) per il triennio 1998 - 2000,
sulla  base dell'attenta analisi del quadro epidemiologico del Paese,
individua  gli  obiettivi  di  salute.  Tra  le aree privilegiate, in
quanto  riconosciute  rappresentative  di priorita' si colloca l'area
materno infantile
Nel  P.S.N.  sono messi in relazione obiettivi e risorse, principi ed
azioni  delineando  le  strategie di cambiamento che trovano compiuta
definizione nel Decreto Legislativo di riordino del SSN del 19 giugno
1999, n. 229.
Esso  da'  inizio  ad  un  processo di trasformazione strutturale dei
servizi  e ridefinisce i livelli assistenziali filtrandoli attraverso
le  strutture operative che rappresentano l'impalcatura delle Aziende
Sanitarie Locali (A.S.L.).
Le A.S.L., infatti, garantiscono tali livelli essenziali, uniformi ed
appropriati  di  assistenza  e  definiscono  specifici  percorsi  dei
pazienti  e  comunque delle fasce di popolazione a rischio per cui si
prevedono  peculiari  interventi  in ambito di prevenzione primaria e
secondaria,  attraverso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale
(S.S.N.)  che  si collocano sul versante dei produttori e/o erogatori
di prestazioni sanitarie.
Il  P.S.N., e quindi i Progetti Obiettivo (P.O.) che ne derivano, non
possono  non  tener  conto  della  complessita'  che  anche sul piano
organizzativo   e   gestionale,   nel   rispetto  dell'autonomia  che
caratterizza  il  versante regionale ai sensi dell'art. 2 del D. L.vo
n.502/92,  contraddistingue  gli interventi delle strutture operative
del S.S.N..
Tale complessita' si esprime attraverso un sistema di interdipendenze
fra  le  strutture  che  si estende per necessita', nell'area materno
infantile,   all'ambito   interistituzionale  L'individuazione  degli
obiettivi  e delle responsabilita' avviene nel rispetto delle diverse
funzioni di governo tra Stato, Regioni, Aziende ed Enti Locali.
Si  mira all'integrazione e cooperazione tra i livelli istituzionali,
cercando    di   individuare   una   effettiva   responsabilita'   di
programmazione   e   di  gestione.  Cosi'  i  Comuni  hanno  un  loro
protagonismo   con   in  primo  piano  il  ruolo  dei  Sindaci  nella
definizione  e  valutazione  degli obiettivi della programmazione, le
Regioni  devono assicurare a tutti gli stessi livelli di assistenza e
lo Stato deve garantire, da parte sua, che la tutela della salute sia
davvero uniforme su tutto il territorio nazionale.
La  necessita'  di  attuare  una  forte  integrazione  fra interventi
prettamente  sanitari  e  sociali  costituisce  una  previsione  gia'
espressamente  richiamata  in  precedenti  atti  del  Governo  e  del
Parlamento  italiano.  Il  Piano  d'azione  del  Governo italiano per
l'infanzia  e  l'adolescenza  dell'aprile  1997 e la Legge n. 451 del
23.12.1997   che   ha   previsto   l'istituzione   della  Commissione
parlamentare  dell'infanzia e l'Osservatorio nazionale per l'infanzia
sono  atti  dove  l'elemento integrazione assurge a strategia globale
per lo sviluppo dell'infanzia e dell'adolescenza.
In  generale  per  servizi  socioassistenziali  si  intendono  quelli
discendenti   dall'esercizio  delle  funzioni  attribuite  ai  comuni
singoli  o  associati di cui alle normative statali ex DPR n. 616/77,
ex  legge  n.  142/90, ex Decreto L.vo n. 112/98 e specificamente dal
Decreto L.vo n. 229/99.
Quest'ultimo  atto  governativo  ha  definito in termini piu' precisi
l'integrazione  sociosanitaria  prevedendo a riguardo l'emanazione di
un  atto  di indirizzo e coordinamento in materia, rendendo in questo
modo  concreta la possibilita' di attuare tutte le possibili forme di
collaborazione  ed  integrazione  tra Aziende Sanitarie, Enti Locali,
Autorita' Giudiziaria Minorile, istituzioni scolastiche, ecc.
Per  garantire inoltre unita', efficienza e coerenza negli interventi
dell'area  materno infantile, vista l'afferenza in essa di molteplici
discipline  tra  loro omogenee, affini e complementari, e' necessario
prevedere  l'organizzazione  di tutti i fattori produttivi utili alla
migliore  realizzazione  di  un  sistema  integrato  di  servizi alla
persona  secondo  un  modello  organizzativo  di tipo dipartimentale,
cosi' come sancito dall'art. 17 bis del D.L.vo n. 229/99.
In  tale  ottica, all'interno di un contesto che rispetti comunque la
completa  attuazione del processo di aziendalizzazione, e' necessario
individuare    modelli    organizzativi    dipartimentali   dell'area
materno-infantile  capaci  di sinergizzare le attivita' delle Aziende
territoriali  e ospedaliere valorizzando le interdipendenze esistenti
fra le strutture operative, in particolare, a livello orizzontale, il
Dipartimento  della  Prevenzione  (D.P.)  e,  a livello verticale, il
Distretto  che  diviene  il bacino privilegiato per la pianificazione
degli  interventi  in  ambito territoriale e per la realizzazione del
Piano  Attuativo  Locale,  tenuto  conto  anche  della  necessita' di
integrare   tutti   gli  interventi  sanitari  e  sociali  a  livello
territoriale.
La    funzione    di    coordinamento,   svolta   dall'organizzazione
dipartimentale dell'area materno-infantile attiene a tutte le fasi di
sviluppo del progetto e si riferisce unitariamente agli interventi di
tipo preventivo, curativo e riabilitativo.
Secondo  le indicazioni del P.S.N. vanno valorizzate le attivita' dei
Consultori  familiari,  prevedendone  l'integrazione  nella  rete dei
servizi.
Pur   restando  prioritario  l'obiettivo  di  ridurre  la  mortalita'
perinatale a livelli inferiori all'otto per mille in tutte le Regioni
entro   il   2000,   eliminando  le  differenze  tra  le  varie  aree
geografiche,   non  meno  importanti  risultano  altri  obiettivi  da
perseguire  allo  scopo  di  salvaguardare  le fasce piu' deboli e di
garantire  maggiore uniformita' dei livelli essenziali di assistenza:
-  estendere  l'offerta  del Pediatra (P.L.S.) a tutti i bambini, con
inserimento  immediato alla nascita e confluenza nei medesimi elenchi
di  tutti  i  soggetti  disabili in eta' minorile e di quelli inclusi
nelle  fasce  sociali  piu' deboli (immigrati, ecc.), con garanzia di
percorsi  preferenziali per l'accesso e la tutela sanitaria e socio -
assistenziale  dei  soggetti affetti da malattie ad andamento cronico
e/o disabilita', da malattie rare, da malattie su base genetica, ecc.
-  incrementare  con  graduale  progressione  l'offerta  attiva  e la
fruizione dei servizi a favore degli adolescenti.
-   promuovere   il   soddisfacimento  dei  bisogni  sociosanitari  e
assistenziali  dei minori, fornendo la necessaria collaborazione agli
Enti  Locali,  con  particolare  riferimento  ai problemi connessi al
maltrattamento e abuso, al disagio ed alla dispersione scolastica, ai
problemi  dell'adolescenza,  della marginalita', specie per i bambini
immigrati,  alla presenza in comunita', il sostegno degli affidamenti
familiari,  le  attivita'  connesse agli iter adottivi previsti dalla
legge   n.   184/83   e   dalla   legge  n.  476/98,  gli  interventi
psicodiagnostici  in  attuazione  del  D.P.R. n. 448/88 in materia di
provvedimenti penali relativi ai minorenni.
-  garantire  un efficace servizio di urgenza - emergenza ostetrico -
ginecologica  e  pediatrica 24/24 ore, con integrazione tra strutture
ospedaliere  ad  hoc  e  servizi  territoriali; - garantire la tutela
della  salute della donna in tutte le fasi della vita con particolare
riferimento alle possibili espressioni della sessualita', alle scelte
di  procreazione  cosciente  e responsabile anche in riferimento alla
prevenzione   dell'interruzione   volontaria   della  gravidanza,  al
sostegno   del   percorso  nascita,  all'assistenza  alla  gravidanza
fisiologica, alla prevenzione e trattamento delle patologie materno -
fetali.
-  assicurare  processi  assistenziali  tendenti alla sempre maggiore
umanizzazione  dell'evento nascita, coniugando la possibilita' di far
coesistere  la  sicurezza  per  la  partoriente ed il nascituro ed il
rispetto  di  quanto  desiderato  dalla  donna  in  questa fase cosi'
delicata del suo ciclo vitale.
-  attivare  progetti  di  assistenza  domiciliare puerperale, con lo
scopo  di  sostenere  le  fasce  socialmente  piu' deboli, promuovere
l'allattamento  al  seno,  favorire il migliore inserimento del nuovo
nato nel nucleo familiare.
-  promuovere, d'intesa col D.P., programmi di prevenzione dei tumori
della   sfera   genitale   femminile   e  di  interventi  per  l'eta'
post-fertile.
In  tale  modo  il  P.O.  materno infantile diviene effettivamente un
processo  di  implementazione  degli  obiettivi  di salute attraverso
l'individuazione  di  modelli  organizzativi  ed  il perseguimento di
obiettivi  gestionali  che, nell'ottica del mantenimento del processo
di  aziendalizzazione  e  salvaguardando  quindi  l'efficienza  delle
strutture,  garantiscano  l'unitarieta'  degli  interventi secondo la
logica  dei  percorsi  che non concernono piu' solo il singolo ma che
sono  in  grado  di  ampliare  l'osservazione a unita' piu' complesse
quali ad esempio la famiglia.
2. IL PERCORSO NASCITA
La  gravidanza  ed  il  parto  sono  eventi  fisiologici  che possono
talvolta  complicarsi in modo non prevedibile e con conseguenze gravi
per la donna, per il nascituro e per il neonato.
E' necessario che ad ogni parto venga garantito un livello essenziale
ed appropriato di assistenza ostetrica e pediatrica/neonatologica.
L'offerta      dei      servizi      ospedalieri      ostetrici     e
pediatrici/neonatologici  non puo' prescindere da un'organizzazione a
rete  su  base  regionale o interregionale articolata in tre livelli,
con    differenti    caratteristiche    strutturali    e   competenze
professionali,  in  modo  da  garantire la massima corrispondenza tra
necessita'  assistenziali  della  singola persona e appropriatezza ed
efficacia delle cure erogate.
In tale contesto deve essere posta particolare attenzione, in sede di
programmazione  regionale,  affinche'  si consegua una uniformita' di
livello     assistenziale     tra     U.O.    ostetriche    e    U.O.
neonatologiche-pediatriche.   Nelle   rare   realta'   caratterizzate
dall'esistenza  in  un'Azienda  di  Unita'  Operativa di Neonatologia
(U.O.N.)  dotata di Unita' di Terapia Intensiva Neonatale (U.T.I.N.),
ma  non di U.O. ostetriche o viceversa, i contratti interaziendali ex
D.L.vo   502/1992  e  D.L.vo  517/1993  garantiscono  un'integrazione
funzionale  interaziendale  che  permette  di  superare  gli  effetti
negativi dell'anomalia strutturale aziendale.
L'assistenza     alla     gestante     e'    affidata    alle    U.O.
ostetrico-ginecologiche,  del  livello considerato, ed e' soddisfatta
da   personale   specializzato   (ostetrico-ginecologico)  dei  ruoli
laureati  delle  suddette  U.O.,  dalle ostetriche e da personale dei
ruoli  infermieristici  e  tecnici,  appartenente all'Area Funzionale
Omogenea (A.F.O.) ospedaliera e dal Consultorio Familiare.
La  tutela  della  salute  delle  donne  gravide  che  afferiscono  a
strutture di I o II livello e dei feti, di fronte all'evidenziarsi di
situazioni  cliniche  richiedenti trattamenti di livello superiore e'
garantita   dall'obbligo   dell'ostetrico-ginecologo  di  guardia  di
accertare  clinicamente  e  strumentalmente  gli  elementi di rischio
materni  e/o fetali che indicano l'opportunita' di un trasferimento e
dall'efficienza di un servizio di trasporto della gravida.
L'assistenza   al   neonato   e'  affidata,  a  seconda  del  livello
considerato,   all'Unita'   Operativa  di  Neonatologia  e  Patologia
Neonatale  (U.O.N.  -  P.N.)  (con  o  senza  U.T.I.N.)  o all'Unita'
Operativa  di  Pediatria e Assistenza Neonatale (U.O.P. - A.N.) ed e'
soddisfatta  da  personale  specializzato (pediatra, neonatologo) dei
ruoli   laureati  delle  suddette  U.O.  e  da  personale  dei  ruoli
infermieristici   e  tecnici,  anch'esso  con  competenze  specifiche
pediatrico/neonatologiche,  appartenente all'Area Funzionale Omogenea
(A.F.O.) ospedaliera.
Le  U.O.  ostetriche,  con le U.O.N. - P.N. (con o senza T.I.N.) e le
U.O.P.   -  A.N.  afferiscono  all'organizzazione  dipartimentale  di
appartenenza. E' importante che in ambito dipartimentale si attui una
stretta  collaborazione interdisciplinare tra il personale non medico
con     adeguate     qualifiche     in     ambito     ostetrico     e
pediatrico/neonatologico.
Per   ognuno   dei   tre   livelli  assistenziali  ospedalieri  sopra
richiamati,  per  funzioni e standard di organizzazione strumentale e
di  personale, si rimanda all'Allegato 1 al presente documento, fermo
restando che l'individuazione degli stessi rappresenta per le Regioni
un  indirizzo  orientativo  da  adattare  alle  proprie  esigenze  di
programmazione sanitaria.
Nell'organizzazione  dipartimentale  dell'area  materno  - infantile,
nella  definizione  del  livelli  funzionali,  di  norma,  le U.O. di
ostetricia  e  le  U.O.N.  - P.N. e/o U.O.P. - A.N. operano a livello
corrispondente.
Un  livello  superiore  deve  erogare  oltre  alle prestazioni che lo
caratterizzano,  anche  quelle  indicate  per  i  livelli  inferiori,
percio',  ove  non  indicati,  si  intendono  sempre richiesti per il
livello superiore i requisiti previsti nel livello inferiore.
In  condizioni  territoriali  caratterizzate, per esempio, da Regioni
piccole  e  con  pochi  punti  nascita,  da condizioni orogeografiche
particolari,  ecc.  puo'  essere  ragionevole  programmare,  sia  per
l'assistenza  ostetrica  che  pediatrico/neonatologica,  soltanto due
livelli:  per  esempio  il  I  e  il  II,  se  il bacino di utenza e'
territorialmente  limitato ed e' possibile fare afferire le gravide e
i  neonati  ad alto rischio ad una Azienda o Regione limitrofa dotata
di  III livello ostetrico e U.O.N. - P.N. - U.T.I.N.; oppure attivare
solo  il  I e il III livello, per limitare i costi di strutture di II
livello sottooccupate.
Al  fine  di  salvaguardare  le  esigenze assistenziali nei territori
montani,   le  Regioni  si  impegnano  a  garantire,  nell'assistenza
ostetrica  e  pediatrico/neonatologica,  una  organizzazione  atta  a
rispondere ai bisogni specifici della popolazione.
Nella  programmazione  regionale,  particolare attenzione va posta al
coordinamento tra le strutture operative di I, II, e III livello onde
garantire adeguati livelli assistenziali nei territori montani, ferma
restando  la  necessita'  di  assicurare livelli di attivita' tali da
garantire la qualita' delle prestazioni.
Nessuna  azione  e'  ovviamente  realizzabile  se  non  ne esistono i
presupposti organizzativi.
Si  deve  tuttavia  rilevare che per quanto concerne l'organizzazione
dei  punti  nascita esistono tuttora notevoli difformita', in termini
di ambienti, attrezzature disponibili e personale dedicato.
Appropriatezza  ed  efficacia,  qualita'  e sicurezza unitamente alla
promozione  e  tutela della salute sono alla base del Piano Sanitario
Nazionale.
Adeguare  le  strutture sanitarie a standard strutturali, tecnologici
ed organizzativi adeguati rispetto alle specifiche esigenze di salute
ed alle modalita' di erogazione delle prestazioni significa affermare
la  cultura  della  qualita'  e della sicurezza, secondo gli standard
tendenziali di cui all'allegato.
Uno  degli  obiettivi  del  PSN  e'  proprio quello della uniformita'
dell'assistenza alla nascita nelle varie aree del Paese.
Le   Regioni,   nell'ambito  dei  servizi  afferenti  all'area  della
Emergenza (D.E.A., servizio 118 ecc.) devono formalizzare il Servizio
di Trasporto Assistito Materno (S.T.A.M.) ed il Servizio di Trasporto
di Emergenza Neonatale (S.T.E.N.).
Infine,  particolare  attenzione  va  posta,  in  tutto  il  percorso
assistenziale  alla  sempre  piu' frequente presenza di cittadini non
italiani,  in particolare extracomunitari. A queste donne deve essere
garantita la comunicazione interculturale e la garanzia di assistenza
specialistica nei casi di portatrici di mutilazioni genitali.

===================================================================
                          PERCORSO NASCITA
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Umanizzazione        - Corsi pre-parto     - N. corsi attivati
                       - Qualificazione del  - Percentuale di donne
                         personale             in gravidanza che
                       - Presenza di una       partecipano ai corsi
                         persona scelta      - N. corsi
                         dalla donna durante   qualificazione
                         il travaglio ed il    attivati
                         parto               - Percentuale di
                       - Sperimentazione di    strutture che hanno
                         percorsi di           attivato percorsi di
                         demedicalizzazione    demedicalizzazione
                         del parto             del parto e
                       - Attivazione di        facilitanti il
                         percorsi              contatto madre-
                         facilitanti il        bambino
                         contatto madre-     - Percentuale di parti
                         bambino               con presenza
                       - Rooming-in            di persona indicata
                       - Assistenza al         dalla donna
                         puerperio           - Percentuale di
                                               strutture diparti-
                                               mentali che
                                               permettono
                                               rooming-in

- Salvaguardia della   - Afferenza al punto  - Percentuale di
  gravida e del          nascita competente    gravide e neonati
  neonato:               per bisogni di        ad alto rischio
                         salute                assistiti al III
- Almeno 80% delle                             livello
  gravide e dei neonati                      - Percentuale di T.C.
  ad alto rischio                              per livello
  assistiti al III livello                   - Percentuale di
- Riduzione dei Tagli                          clienti soddisfatti
  Cesarei in particolare
  nelle strutture di
  I e II livello

- Promozione           - Corsi pre-parto     - N. corsi attivati
  allattamento al        e di assistenza     - Percentuale di donne
  seno:                  post-nascita          in gravidanza che
- Incremento, nel      - Qualificazione del    partecipano ai corsi
  corso del triennio,    personale           - Percentuali di donne
  della percentuale di - Attivazione di        assistite nel
  allattamento precoce   percorsi facilitanti  post nascita
  al seno (entro         il contatto madre-  - N. corsi
  le 24 ore)             bambino               qualificazione
- Verifica iniziative                          attivati
  di promozione della                        - Percentuali di
  pratica                                      strutture che hanno
  dell'allattamento                            attivato percorsi
  al seno oltre il                           - Percentuale di
  3^ mese                                      allattamento al seno
                                               sul totale dei nati,
                                               alla dimissione
                                             - Percentuale delle
                                               donne che allattano
                                               dopo il terzo mese

- Prevenzione e        - Individuazione di   - Incidenza di
  trattamento            protocolli di         patologia materna
  della patologia        prevenzione pre-      per livello
  materna e di grandi    concezionale, di    - Percentuale di
  ritardi di             diagnosi prenatale    servizi che hanno
  accrescimento          e di terapia          attivato protocolli
  intrauterino,          materno-fetale e      di diagnosi
  della prematurità,     neonatale             prenatale e di
  delle malformazioni  - Registro regionale    terapia materno-
  maggiori e delle       e nazionale dei       fetale e neonatale
  altre patologie        neonati con peso    - percentuali di
  fetali                 estremamente basso    diagnosi e
                       - Registro regionale    valutazione dei
                         e nazionale per le    trattamenti
                         malformazioni         prenatali nei casi
                         congenite             di grandi ritardi di
                                               accrescimento
                                             - Percentuale di
                                               neonati
                                               sopravvissuti, degli
                                               esiti a distanza,
                                               dei pretermine e dei
                                               ritardi di crescita
                                             - Percentuale di
                                               patologie fetali
                                               adeguatamente
                                               assistite

- Prevenzione          - Attivazione del     - Percentuale di
  secondaria             registro delle        bambini sottoposti
  dell'ipotiroidismo     malattie interessate  a screening
  connatale e delle      dagli screening     - Percentuale bambini
  malattie su base       neonatali             assistiti con
  genetica: Tendenza                           terapia
  alla copertura
  totale dei nuovi
  nati e follow-up

- Dimissioni protette  - Attivazione della   - Percentuali di
  e dimissione precoce   rete sanitaria        neonati con
                         ospedaliera-          patologie assistiti
                         territoriale e        a domicilio
                         sociale per il      - Percentuale dei
                         rientro a domicilio   puerperi assistiti
                         della madre e         a domicilio
                         del neonato

- Favorire             - Collegamento        - percentuale di U.O.
  avvicinamento          funzionale            ostetriche e
  contatto puerpera-     strutturale tra       neonatologiche/
  neonato                area ostetrico-       pediatriche
  (anche patologico)     ginecologica e        integrate
                         area pediatrica-    - percentuale di
                         neonatologica:        mamme che possono
                         applicazione di       stare con il bambino
                         norme regionali     - percentuale di
                         di indirizzo per      gestanti che hanno
                         l'area ospedaliera    avuto accanto la
                         materno-infantile     persona di fiducia
                         miranti a favorire    durante il
                         l'integrazione        travaglio-parto
                         operativa tra
                         U.O.O. Ostetrica
                         e U.O.O.
                         neonatologica-
                         pediatrica
                         soprattutto in
                         fase di riordino-
                         ristrutturazione
                         dei reparti
                       - Adeguamento
                         strutturale al
                         fine di facilitare
                         il rooming-in e
                         l'allattamento
                         al seno

- Favorire la          - Applicazione legge  - Percentuale di
  sicurezza degli        n. 626/94:            strutture adeguate
  utenti e degli         piano d'Azienda       al rooming-in e
  operatori                                    all'allattamento
                                               al seno
                                             - percentuale di
                                               strutture adeguate
                                               alla 626/94

- migliorare la        - Integrazione tra    - Percentuali di U.O.
  sicurezza in           D.P. e area           che hanno attivato
  ambiente di lavoro     ospedaliera           il registro delle
                         dell'organizzazione   attrezzature
                         dipartimentale      - Percentuale di
                         attraverso            apparecchiature
                         predisposizione       sottoposte a
                         piani regionali e     valutazione
                         aziendali per il    - Percentuale di
                         controllo e la        apparecchiature
                         valutazione           obsolete o non
                         periodica             a norma rimosse
                         dell'efficienza
                         delle attrezzature  - percentuale di
                         e loro tournover      incidenti sul lavoro
                       - Predisporre misure    specifici
                         di prevenzione      - Percentuali di
                         degli incidenti       strutture che hanno
                         sul lavoro,           piani di emergenza
                         particolarmente       adeguati alla
                         nelle aree di         normativa.
                         assistenza intensiva
                       - Registro degli
                         incidenti sul lavoro
                         con indicazione
                         delle cause
                       - Rispetto dei piani
                         di emergenza
                         aziendali in
                         rapporto alla
                         normativa ed alle
                         indicazioni regionali
-------------------------------------------------------------------
2.1 TRASPORTO MATERNO E NEONATALE
Il  trasporto della gravida e del neonato deve essere considerato una
componente  essenziale  di  un  piano di regionalizzazione delle cure
perinatali. Quando le condizioni che hanno richiesto il trasferimento
del  neonato  si  sono  risolte,  si raccomanda il suo ritorno presso
l'Ente  trasferente,  al fine di ridurre i disagi organizzativi delle
famiglie ed i costi assistenziali.
Il  Servizio  di  Trasporto  Assistito Materno (S.T.A.M.) deve essere
realizzato  sulla  base  di  un collegamento funzionale tra strutture
territoriali e strutture di ricovero collegate in rete tra loro e con
le  reti  regionali  dell'emergenza  -  urgenza sanitari territoriale
(Servizio  118).  Quando  possibile  il trasporto materno deve essere
programmato  e  prevedere  il  collegamento  continuo  tra  struttura
inviante  e  ricevente.  Il  trasporto  assistito materno puo' essere
affidato,  purche'  in  presenza  di  ostetrica  e  se  necessario di
ostetrico-ginecologo, ai mezzi operativi afferenti ai Dipartimenti di
Emergenza-Urgenza  ed Accettazione (D.E.A.) di I e II livello secondo
le  linee  guida  per  il sistema di emergenza-urgenza, elaborate dal
Ministero della Sanita' in applicazione del D.P.R. 27.03.1992.
Anche  in  presenza  di una corretta organizzazione assistenziale che
preveda  il  trasferimento della gravidanza a rischio, circa l'1% dei
nati vivi puo' avere la necessita' di essere trasferito.
Anche il Servizio di Trasporto ed Emergenza Neonatale (S.T.E.N.) deve
essere   collegato   con  le  reti  regionali  dell'emergenza-urgenza
sanitaria  territoriale  (118). I vantaggi previsti con l'attivazione
di  questo  servizio  saranno  conseguiti  soltanto nelle aree in cui
sara'  possibile  attivare  tutti  i posti letto di Terapia Intensiva
Neonatale necessari.
Le  Regioni,  nell'ambito  degli  interventi di programmazione devono
formalizzare  lo  S.T.E.N. attuando i modelli operativi ritenuti piu'
rispondenti ai bisogni della propria realta' territoriale.
Il  trasporto  neonatale  rappresenta la cerniera di collegamento tra
punto  nascita  periferico  e  centro di riferimento di III livello e
quindi  deve provvedere ad un rapido, efficace e sicuro trasporto dei
neonati  che  hanno  bisogno  di un livello assistenziale superiore a
quello offerto dall'ospedale di nascita.
L'attivita'  di  trasporto  deve  essere  espletata  da personale con
provata  esperienza di Terapia Intensiva Neonatale e non dovrebbe, di
norma,  essere  effettuata  a cura del punto nascita che generalmente
dispone  di  minori risorse quantitative e qualitative di personale e
di attrezzature.
L'attivita'   professionale   del   personale  addetto  al  trasporto
neonatale non si esaurisce unicamente nell'assistenza durante le fasi
di  trasporto, ma comprende anche forme di consulenza, per situazioni
di  rischio  perinatale, e di aggiornamento professionale, che devono
essere  oggetto  di  specifici  accordi tra Enti, anche ai fini delle
remunerazioni accessorie.
Ogni  servizio puo' essere costituito, a seconda delle esigenze e dei
bacini di utenza, da una o piu' Unita' Operative.
Considerate  le  differenti  situazioni  locali,  le  singole Regioni
nell'ambito  delle  norme  applicative  del P.S.R. devono predisporre
direttive  sui  criteri  essenziali  e  sulle indicazioni relative al
trasferimento delle gravidanze a rischio e del neonato patologico per
facilitare  l'accesso  della  gravida e del neonato alle strutture di
livello  corrispondente  ai  bisogni  di  salute  materno  - fetali e
neonatali.
Si  riportano  in Allegato 2 i requisiti e gli standard di fabbisogno
indicativi  per  il  trasporto  materno  e  neonatale  rappresentanti
indirizzo orientativi alle esigenze di programmazione regionale.

===================================================================
                  TRASPORTO MATERNO NEONATALE
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Accesso per il       - Istituzione di      - percentuale dei
  parto alla sede        linee di indirizzo    parti a rischio
  più sicura nel         regionali per il      elevato in U.O.
  rispetto delle         trasporto della       di livello non
  scelte dell'utente     gravida e del         adeguato
  e dell'offerta         neonato con         - Percentuale di
  di servizi ai          particolare           rispetto delle
  tre livelli            riferimento a:        linee di indirizzo
                        *criteri indicatori    con particolare
- Riduzione del          per il                riguardo ai criteri
  trasporto              trasferimento;        fissati per il
  neonatale con         *modalità di           trasferimento
  corrispondente         trasferimento         della gravida o
  incremento di          (con o senza          del neonato
  quello prenatale       assistenza attiva     (registro dei
                         specialistica)        trasferimenti)
                       - Predisposizione     - Percentuale di
                         nell'ambito del       percorsi dedicati
                         sistema 118 di        al trasporto della
                         percorsi dedicati     gravida ad alto
                         al trasporto della    rischio attivati
                         gravida ad alto       sui previsti
                         rischio e           - Percentuale di
                         istituzione dello     STEN attivati
                         STEN a livello        sui previsti
                         regionale per       - Percentuale del
                         il neonato            trasporto
                                               neonatale e
                                               Percentuale del
                                               trasporto prenatale

- Accettazione da      - Verifica            - Percentuale di
  parte                  dell'accettazione     accettazione
  dell'utenza dei
  trasferimenti

- Servizio di          - Attivazione del     - valutazione
  Trasporto Assistito    Servizio di           dell'adeguatezza e
  materno (S.T.A.M.)     Trasporto Assistito   dell'efficienza:
                         materno               n. delle strutture
                                               che hanno attivato
                                               il servizio di
                                               trasporto assistito
                                               materno; gravidanze
                                               a rischio trasferite
                                               sul totale delle
                                               gravidanze a rischio
                                             - percentuale di
                                               S.T.A.M attivati
                                               sui previsti

- Servizio di          - Attivazione del     - valutazione
  Trasporto              Servizio di           dell'adeguatezza e
  d'emergenza            Trasporto             dell'efficienza:
  neonatale              d'emergenza           n. delle strutture
  (S.T.E.N.)             neonatale (S.T.E.N.)  che hanno attivato
                                               lo S.T.E.N.,
                                             - percentuale neonati
                                               trasferiti
                                             - percentuale di
                                               S.T.E.R.N attivati
                                               sui previsti
-------------------------------------------------------------------
3 PEDIATRIA DI LIBERA SCELTA
L'Italia per prima ha ritenuto di affidare la tutela della salute dei
bambini,  per  quanto  attiene  alle  cure  primarie ed a parte della
prevenzione  allo  specialista pediatra, il Pediatra di Libera Scelta
(P.L.S.),  attraverso  un'organizzazione  a  rete diffusa su tutto il
territorio nazionale.
Il  P.L.S.  ha  rappresentato  un  progresso  nella  qualita' e nella
uniformita'  delle  cure  al  bambino, tuttavia esistono ancora punti
critici  nell'attivita' di promozione e tutela della salute nell'eta'
pediatrica quali ad esempio:
-  L'eta' di interesse e di competenza del PLS non comprende l'intera
eta' adolescenziale;
-  L'azione  preventiva  e  curativa  (1  livello)  del P.L.S. non e'
adeguatamente  coordinata  e  integrata  con  le  attivita'  di altri
servizi  (  guardia  medica,  consultorio  familiare, pronto soccorso
ospedaliero, medicina dello sport, ecc.);
-  La  copertura  oraria  offerta  dal  P.L.S.  non  garantisce,  con
l'attuale   organizzazione,   tutti   i   bisogni  di  cura  primari,
distribuiti nell'arco delle 24 ore,
Molte   componenti   dell'attivita'   di  prevenzione  (vaccinazioni,
prevenzione   degli   infortuni,  ecc.)  devono  prevedere  un  ruolo
valutabile  di  promozione dell'accettazione (attivita' di educazione
sanitaria)  ed, eventualmente, un ruolo di erogazione, assicurando la
qualita' delle prestazioni.
Nel  caso  della profilassi vaccinale, in base a richieste ed accordi
regionali  ed  aziendali,  il P.L.S. puo' eseguire vaccinazioni per i
suoi assistiti, nell'ambito dei programmi del Distretto, in modo tale
che  sia  garantita  globalmente  l'assistenza  specifica,  l'offerta
attiva  delle  vaccinazioni, la segnalazione degli eventi avversi, la
corretta  conservazione  dei  vaccini, la registrazione e la notifica
delle  vaccinazioni,  la  ricerca  dei  "difficili da raggiungere" il
recupero dei ritardi vaccinali.
Inoltre,  la difficolta' di raccordo tra la P.L.S. e la rete di P.C.,
tuttora  carente, fa si che, sino ad oggi, le fasce piu' deboli e con
bisogni  molto differenziati (bambini disabili o con gravi bisogni di
natura  sociale  o  socio  assistenziale  o  con problemi scolastici,
bambini   immigrati,   ecc.)  possono  sfuggire  ad  una  appropriata
assistenza.
Ne  consegue  che la grande frammentazione delle cure e la incoerente
allocazione  delle  risorse  destinate  all'infanzia  pesano  in modo
preoccupante sull'area delle cure primarie e che nella programmazione
regionale  e  locale  non  e'  stato  dato, sino ad oggi, sufficiente
spazio  e  interesse  alla  valutazione  obiettiva  degli  interventi
territoriali a favore dell'infanzia.
CURE PRIMARIE ALL'INFANZIA E RUOLO DEL PLS
Al  P.L.S.  compete  un ruolo importante nell'assistenza primaria con
compiti  di  prevenzione,  educazione  sanitaria,  diagnosi  e cura a
livello dell'individuo-bambino.
Essa  e'  rappresentata  da  circa 7500 pediatri convenzionati con il
S.S.N.,  che  riscuotono  accettazione  e  consensi  da  parte  delle
famiglie.  Purtroppo  in  alcune aree, o per carenza numerica , o per
situazioni  orogeografiche  penalizzanti,  i  P.L.S.  non  riescono a
coprire  il  fabbisogno della popolazione pediatrica; in altri ambiti
territoriali   sono  scarsamente  integrati  con  gli  altri  servizi
territoriali,  in  primis  il  Distretto  ed  i  C.F.,  e  con quelli
ospedalieri. E' quindi necessario prevedere strumenti adeguati.
Ogni  tentativo  di  integrazione  del  P.L.S.  col  Distretto  o con
l'ambulatorio  -  D.H. Ospedaliero deve essere quindi incoraggiato al
fine di raggiungere percorsi assistenziali efficaci.
Il  tentativo  di  rispondere  in modo piu' soddisfacente nell'ambito
delle  24  ore  attraverso  l'associazione  poliambulatoriale  e'  un
iniziativa  avviata  da  alcuni P.L.S. in poche aree e va perseguita,
poiche'  tale  associazione  in  gruppo del PL.S. puo' offrire queste
possibilita':
-  Allargare  la  casistica  di  riferimento  e  quindi  l'esperienza
clinica;
-  Incrementare  la possibilita' di collegamenti con consulenze di II
livello  per  avere  un  maggior  ruolo  nella  gestione  delle  cure
primarie;
-  Aumentare  la  possibilita'  dell'utilizzo dei test diagnostici di
base;
- Utilizzare il personale infermieristico dell'ambulatorio associato;
-  Sperimentare  modelli  di  continuita'  assistenziale nella fascia
oraria coperta dalla Guardia Medica;
-  Essere  disponibile a svolgere funzioni di tutore nella formazione
dello    specializzando   (ruolo   riconosciuto   dalla   Scuola   di
Specializzazione)
Il  P.L.S.,  in stretto collegamento col P.C. e con i servizi facenti
capo al Distretto, sia sanitari, sia sociali sia socio-assistenziali,
deve   contribuire   ad   evidenziare   il   disagio   del  minorenne
nell'apprendimento,  nei  rapporti  con la famiglia e con i coetanei,
nella  maturazione sessuale, ecc., collaborando attivamente anche con
le strutture scolastiche.
ASPETTI PROPOSITIVI
-  Va favorita ogni iniziativa che consenta al P.L.S. di integrarsi a
pieno  titolo  e  con  piena responsabilita' e dignita' professionale
nell'ambito  dell'organizzazione  dipartimentale  dell'area materno -
infantile,   pur   nel   rispetto   di   norme  contrattuali  che  ne
salvaguardino la piena autonomia.
-  L'organizzazione  dipartimentale  dell'area  materno  -  infantile
riconosce   nel   Distretto   l'epicentro   operativo  -  direzionale
dell'assistenza  territoriale, in particolare per quanto attiene alle
cure  primarie.  Il  P.L.S.,  essendo  il principale responsabile del
soddisfacimento  dei  bisogni  di  una  ben  definita  fascia  d'eta'
interagisce  funzionalmente  con l'organizzazione dipartimentale, nel
rispetto  delle  norme  contrattuali e congiuntamente nel rispetto di
linee  guida, di progetti obiettivo, ecc. condivisi e attuati ai vari
altri livelli territoriali.
-  L'integrazione  delle  risorse  di  personale  e  delle competenze
aggregate  nell'organizzazione  dipartimentale  dell'area  materno  -
infantile  riconosce  al  P.L.S.  un ruolo essenziale e non eludibile
della  nuova  politica  gestionale  derivante dal P.S.N. 1998 - 2000,
mirante,  tra  l'altro,  alla  prevenzione  attiva, alla sensibilita'
verso  le  fasce deboli della popolazione e alla garanzia dei livelli
uniformi di assistenza su tutto il territorio.
-  Il P.L.S. deve percio' essere messo nelle condizioni di provvedere
alle  cure  primarie, considerando i bisogni del bambino nel contesto
di  quelli  della  famiglia  e  non soltanto attraverso interventi di
diagnosi e cura meramente sanitari.
-   Maggiore   attenzione   deve   essere  riservata  ai  trattamenti
domiciliari  dei  bambini  ragazzi  con  malattie  croniche, i quali,
seppure  affidati al P.L.S. spesso non trovano risposte assistenziali
integrate ed idonei percorsi di assistenza.
-  Devono essere attivati meccanismi che, nel rispetto delle regole e
della   partecipazione   attiva   all'organizzazione   dipartimentale
dell'area  materno-infantile favoriscano l'associazione in gruppo del
P.L.S.  e  la piu' completa partecipazione alla soluzione dei bisogni
dell'infanzia  nell'area  dell'urgenza  e in quella della diagnostica
ambulatoriale e di D.H.
-  Per quanto riguarda il rapporto con l'ospedale esistono esperienze
di   collaborazione   con   il   D.H.  e  gli  ambulatori  pediatrici
specialistici,   che   devono   essere   in  ogni  modo  incentivate.
Analogamente  i  bambini  con  necessita'  di  ricovero devono essere
oggetto  di  contatti  continui  tra  il P.L.S. curante ed i pediatri
dell'U.O. pediatrica, in particolare nella fase di accoglimento ed al
momento della dimissione.
- La diffusione della pratica della dimissione precoce della puerpera
dai  servizi  ostetrici  (entro  48-72 ore dal parto) comporta per il
P.L.S.  la  presa  in  carico  molto  precoce  del nuovo nato e della
famiglia  e  richiede  un  miglior  collegamento  con l'ospedale ed i
servizi territoriali.
Infatti  la  popolazione  dei neonati precocemente dimessi, e che non
necessitano  di  follow-up  ospedaliero, deve afferire all'area delle
cure  primarie  di  competenza  del P.L.S.: piccoli problemi di avvio
dell'allattamento  al seno (o, piu' in generale, dell'alimentazione);
controllo   dell'ittero   fisiologico;  monitoraggio  della  corretta
effettuazione  degli  screening  neonatali;  aiuto alla coppia e alla
famiglia  nell'accudimento  del  nuovo  nato  e  nell'inserimento nel
nucleo  allargato,  soprattutto  in presenza di altri figli o parenti
conviventi, ecc.
E'     compito     dell'organizzazione    dipartimentale    dell'area
materno-infantile,  nelle  more  della  presa  in carico da parte del
P.L.S:,  assicurare  la  continuita'  assistenziale nell'ambito delle
attivita' ambulatoriali pediatriche. Nella fase successiva, il P.L.S.
,   per   eventuali   bisogni  insorti  dopo  la  dimissione  (ittero
patologico, necessita' di accertamenti di laboratorio, di diagnostica
per  immagini,  ecc.) deve interagire con le strutture ospedaliere di
riferimento  concordando  il  programma  diagnostico  - terapeutico a
seconda   del   livello   di   prestazioni  richieste:  ambulatoriali
specialistiche, D.H., regime di degenza.
Inoltre il P.L.S. interagisce con il C.F. con particolare riferimento
in  quei  casi in cui i genitori ad esso abbiano fatto riferimento in
passato,  oppure  in  cui  si  richiedano supporti di natura sociale,
socio-assistenziale,  ecc. in merito allo stato di salute del piccolo
paziente   (malformazioni,   disabilita',   malattie   metaboliche  o
endocrine,  malattie  ad  andamento  cronico, ecc.) o alle condizioni
culturali, socio-economiche, etniche o ambientali delle famiglie.
Infine  collabora all'opera di educazione sanitaria e di informazione
sui  comportamenti  dei  bambini  e sui loro bisogni piu' elementari,
seguendo   programmi   concordati   con  il  C.F.  ed  il  Distretto,
effettuando altresi' i primi bilanci di salute a conferma dello stato
di  normalita' del nuovo nato e per evidenziare qualsiasi sospetto di
patologia, compreso i disturbi della vista, dell'udito e della salute
dentale,  che  possa richiedere accertamenti periodici, anche ai fini
delle esigenze dei programmi di terapia della riabilitazione.
E'   fatto   carico   alle   Regioni   prevedere,  nell'ambito  della
programmazione,  all'interno  delle  strutture  del Distretto, azioni
specifiche  in  merito  alla  prevenzione  primaria  quale ad esempio
quella  dentaria  (supplementazione  con  fluoro, programmi di igiene
orale, ecc.) e secondaria (cura della carie,ecc.).
La  presa  in  carico precoce del bambino comporta la possibilita' ed
opportunita'  per  il  P.L.S. di un suo libero accesso alle strutture
ospedaliere, al fine di anticipare la conoscenza del piccolo paziente
e   di   stabilire   canali   preferenziali  di  accesso  ai  servizi
specialistici e/o di laboratorio, in caso insorgano a domicilio nuovi
problemi  imprevisti  e/o  imprevedibili nell'immediato post-partum o
nelle settimane che seguono.
Il  P.L.S. deve inoltre essere attivamente coinvolto nei programmi di
promozione  dell'allattamento  al  seno, rassicurando e sostenendo la
madre nelle difficolta' che incontra.
Ovviamente  la  presa  in  carico  del nuovo assistito e' ancora piu'
delicata  nei  casi  in cui il neonato abbia presentato patologie non
del  tutto  risolte  al  momento  della  dimissione  (anche se questa
avviene  a distanza di molti giorni dalla nascita) o sia portatore di
esiti  non  soddisfacenti  per  i  quali venga indicata una strategia
assistenziale e di follow-up da parte della struttura che ha trattato
la    patologia    neonatale    o    la    patologia   ad   andamento
cronico-disabilitante.

===================================================================
                     PEDIATRIA DI LIBERA SCELTA
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Anticipazione        - Estendere l'area    - Percentuale di
  dell'età di accesso    pediatrica,           neonati, bambini,
  dei neonati-bambini    all'adolescenza       soggetti di età
  agli elenchi del       secondo indicazioni   preadolescenziale
  PLS e garantire ad     regionali ed          e adolescenziale
  ogni bambino           aumentare l'offerta   affidati al PLS
  adolescente            di PLS con
  il suo pediatra e      progetti regionali
  la continuità          sino alla copertura
  terapeutica

- Privilegiare la      - Favorire            - Tasso di copertura
  prevenzione            l'attività di         vaccinale dei suoi
  alla cura              prevenzione           assistiti
                         effettuando         - Percentuale di
                         educazione alla       bambini vaccinati
                         salute;               a tempo secondo
                       - erogare le misure     la schedula
                         di prevenzione,       vaccinale
                         in riferimento a:     Incidenza ricorso
                         - Programmi di        al P.S. per
                         immunizzazione        infortuni-incidenti
                         - infortuni-incidenti soprattutto nei primi
                         - rischio sociale     due anni di vita
                         - alimentazione     - % di bambini in
                         -abusi-maltrattamenti sovrappeso
                                             - Incidenza casi abuso
                                               segnalati e
                                               percentuale
                                               accertati

- Qualificare il       - Informatizzazione   - Percentuale di P.L.S
  momento diagnostico  - Collegamenti rapidi   informatizzati e
  terapeutico delle      con strutture di      predisposti al
  cure primarie          diagnosi di II        collegamento
  dell'infanzia          livello               telematico
                       - Formazione ed       - Numero di iniziative
                         aggiornamento         di formazione sulle
                         teorico pratico       tematiche specifiche

- Facilitare l'accesso - Definire standard   - Numero del P.L.S.
  degli utenti agli      orari settimanali     che rispettano
  ambulatori dei         minimi                gli standard
  P.L.S.

- Ridurre la           - Integrazione        - Percentuale di ASL
  sovrapposizione        funzionale del        che hanno attivato
  degli interventi       P.L.S. attraverso     programmi specifici
  sul singolo paziente   il Distretto,         di integrazione
  e migliorarne          nell'organizzazione   funzionale
  l'appropriatezza       dipartimentale      - N. programmi
                         dell'area             specifici di
                         materno-infantile     aggiornamento
                                               permanente attivati
- Ridurre la domanda   - Collaborazione con  - Percentuale di
  impropria              la Pediatria          invio, da parte
                         Ospedaliera e la      del P.L.S.,
                         P.C.                  inappropriati al
                       - Aggiornamento         P.S.
                         permanente del      - Percentuale di accesso
                         P.L.S. sul livello    diretto al P.S.
                         di cure, in
                         collaborazione con
                         il C.F. e
                         l'ospedale di
                         territorio

- ridurre il ricorso   - Favorire            - percentuale di
  all 'ospedale per      l'associazione        ricorso al pronto
  cure di I livello      poliambulatoriale     soccorso pediatrico
                         al fine di ridurre    a livello
                         il ricorso            ospedaliero
                         all'ospedale per      inappropriato
                         cure di I livello

- Collaborazione       - Contributo          - percentuale di
  del P.L.S. con         quantificato del      bilanci di salute
  il Distretto           P.L.S. ai rilievi     effettuati in
  (nell'ambito           epidemiologici        rapporto al
  dell'organizzazione    regionali ed ai       numero degli
  dipartimentale         registri              assistiti
  dell'area                                  - percentuale di PLS
  materno-infantile)                           che aderiscono ai
  e col il D.P.,                               programmi di rilievi
  anche al fine                                epidemiologici
  dell'osservazione                          - percentuale di casi
  epidemiologica e                             segnalati attinenti
  del monitoraggio                             al rilievo
  delle situazioni                             epidemiologico, ed
  di rischio                                   ai registri segnalati
                                               dal PLS sul totale
                                               dei casi seguiti
                                               dal PLS
-------------------------------------------------------------------
4 PROMOZIONE DELLA SALUTE IN ETA' EVOLUTIVA NELLA COMUNITA'
E'   rappresentata  nel  territorio  da  quell'insieme  di  attivita'
finalizzate  alla valutazione, promozione e monitoraggio della salute
in  eta' evolutiva a livello di comunita' (educative e residenziali).
Questa  funzione  si  articola  attraverso il collegamento tra i vari
servizi,  sanitari (funzioni di raccordo tra P.L.S. ed il Distretto e
di  collegamento con il D.P.) e sociali; sviluppando gli interventi a
favore  dell'eta'  evolutiva messi in atto dall'Azienda U.S.L., sia a
livello  del  singolo,  sia  a  livello  di comunita' sia all'interno
dell'organizzazione dipartimentale.
Gli  interventi  sulla  comunita'  trovano la sede operativa ideale a
livello distrettuale o sovradistrettuale a seconda delle dimensioni e
delle  caratteristiche  della  rete  dei  servizi  di  una  data area
geografica e dei protocolli operativi concordati col D.P..
Le  funzioni  della pediatria di comunita' si esplicano attraverso la
realizzazione  dei percorsi assistenziali e sociosanitari dedicati ai
minori  con  particolari  problemi  che  per  gravita', complessita',
durata,   ecc.,   non   possono   essere   lasciati  del  tutto  alla
responsabilita'  del P.L.S., in particolare per i bisogni a carattere
socio-assistenziale.  I  bambini  con  disabilita', con necessita' di
terapie riabilitanti, con malattie croniche invalidanti, con problemi
scolastici, ad alto rischio sociale, ecc., oppure gli adolescenti con
problemi  di  disagio  e  di  comportamento  deviante sono oggetto di
interesse della pediatria di comunita'.
La pediatria di comunita' svolge, inoltre, compiti di identificazione
e  di  risoluzione  dei  problemi di disabilita'-handicap-invalidita'
nelle  scuole  di  ogni  ordine e grado, nei centri residenziali, fra
gruppi   etnici   di   nuovo   insediamento,  in  gruppi  sportivi  e
associazioni di volontariato a favore dell'infanzia, ecc.
Il  suo  ambito  di  intervento  nel  breve  - medio termine e' molto
variegato  da  sede  a  sede,  a seconda della preesistenza o meno di
servizi  affermatisi  nel  tempo  o  di recente attivazione, quali la
medicina  scolastica,  i  centri di pediatria preventiva e sociale, i
centri  di  accoglienza, i consultori familiari, i centri di medicina
dello sport, i centri "giovani", ecc. Opera in stretta collaborazione
con   l'area   della  prevenzione  delle  malattie  infettive  e  non
infettive,  afferente  al  Servizio  di igiene e sanita' pubblica del
D.P.,  ed  in  particolare,  a  livello  scolastico, collabora per la
raccolta  delle evidenze epidemiologiche emerse, per l'offerta attiva
di  interventi  a  favore  delle  popolazioni  a rischio per malattie
sociali  e  per  l'aiuto  ai  minori  con  manifestazioni  di disagio
psichico  e  sociale  dovuto a problematiche scolastiche, familiari e
relazionati,  anche in riferimento ad abusi e maltrattamenti. Inoltre
collabora  per la organizzazione ed attuazione di eventuali programmi
di accertamenti di massa.
Compito prioritario delle Regioni e delle Aziende A.S.L. e' quello di
superare,  utilizzando  i modelli organizzativi piu' rispondenti alla
realta'  locale,  i  problemi  relativi alla frammentazione e carenza
degli interventi.
Gli  ambiti  di azione da privilegiare per realizzare una funzione di
promozione della salute a livello comunitario sono i seguenti
-  Proporre,  sostenere  e coordinare interventi preventivi attuabili
nelle comunita': scuola, centri residenziali, ecc.,
-  Promuovere  le  iniziative di educazione sanitaria, di prevenzione
secondaria   e  di  incentivazione  alla  responsabilizzazione  nella
gestione  della salute all'interno della vita di gruppo, nelle scuole
di ogni ordine e grado, nei punti di aggregazione;
-   Facilitare   l'accesso   dei   soggetti  con  malattie  croniche,
disabilita',  multiproblematicita'  di tipo sanitario e sociale, ecc.
ai servizi specialistici e/o ai servizi sociali, fungendo da supporto
al P.L.S. e alle famiglie;
-  Collaborare  ed  eventualmente coordinare i progetti relativi alla
sorveglianza epidemiologica dell'area di competenza;
- Contribuire alla pianificazione, alla attivazione e al monitoraggio
delle  strategie  preventive  a  favore  dell'eta'  evolutiva,  anche
attraverso l'erogazione delle prestazioni vaccinali all'interno delle
attivita' distrettuali;
-  Contribuire,  a  livello  distrettuale,  alla  attuazione della L.
104/92  e  al  D.P.R.  24/2/94  a  favore  dell'handicap,  attraverso
progetti   per   l'individuazione   dei   soggetti   in   difficolta'
(disabilita'  fisica, handicap, problemi psico-sociali, ecc.) al fine
di   precisare  la  diagnosi  funzionale,  identificare  un  percorso
educativo-assistenziale,  in  collaborazione con il P.L.S., i servizi
sociali e la scuola tagliato a misura dell'individuo in difficolta' e
progettare  percorsi  diagnostici  e  terapeutici  che  ne migliorino
l'integrazione scolastica e sociale; prevenendo per quanto possibile,
i possibili conseguenti problemi comportamentali;
-  Contribuire  alla  progettazione  e  pianificazione  di  una  rete
integrata  di  servizi  sociosanitari  che mirano al conseguimento di
standards   accettabili  di  benessere  psicofisico  dell'infanzia  e
dell'eta' evolutiva ed alla riduzione delle condizioni individuali di
rischio, di sofferenza e di disagio psicosociale dei minori.
-  Collaborare, per quanto di propria competenza, alla costruzione di
processi   e   di   interventi   di   prevenzione  e  di  superamento
dell'istituzionalizzazione dei minori.
Le  Regioni  indirizzano  le  A.S.L. all'identificazione, nell'ambito
delle  risorse  economiche  del distretto, di un budget dedicato alla
pediatria  di  comunita', con particolare riferimento agli interventi
mirati  alla sorveglianza epidemiologica ed alla prevenzione primaria
e  secondaria,  interventi  fino  ad  oggi sostenuti da finanziamenti
quasi  irrisori  e  che  devono,  per contro, essere parte integrante
delle politiche di prevenzione concordate con il D.P..

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     PROMOZIONE DELLA SALUTE IN ETA' EVOLUTIVA NELLA COMUNITA'
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     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Collaborare          - attuazione di       - N. di programmi
  all'offerta attiva     programmi             specifici attivati
  di interventi          specifici di          di coordinamento
  preventivi in          prevenzione e di      funzionale tra
  particolare a          raccordo              P.L.S., C.F., e
  favore delle fasce     nell'ambito A.S.L.    servizi
  deboli, infantili      tra D.P., Distretto,  sociosanitari e
  ed adolescenziali      C.F., P.L.S., e       socio-assistenziali
                         servizi sociosanitari a favore delle
                         socio-assistenziali   classi deboli
                                               infantili ed
                                               adolescenziali
                                             - Percentuale di
                                               bambini della
                                               popolazione di
                                               riferimento
                                               vaccinati a tempo
                                               secondo la
                                               schedula vaccinale
                                             - Percentuale di
                                               bambini di madri
                                               HbsAg positive
                                               vaccinati
                                               tempestivamente
                                             - Percentuale di
                                               bambini a 6 anni
                                               privi di carie
                                               dentarie
                                             - N. medio di denti
                                               cariati, mancanti e
                                               otturati a 12 anni
                                             - Percentuale di
                                               bambini con
                                               malocclusione

- Collaborazione a     - attuazione di       - Percentuale di
  programmi              programmi             minori disabili
  specifici per          specifici di          integrati nella
  l'integrazione         integrazione          scuola
  del minore
  disabile nella
  scuola e nella
  società

- Promozione di        - attuazione di       - N. percorsi attivati
  percorsi               percorsi
  assistenziali          assistenziali
  e sociosanitari        specifici
  a favore di minori
  disabili, di malati
  cronici  e
  collaborazione
  alla promozione di
  percorsi
  assistenziali e
  sociosanitari a
  favore di minori
  immigrati ed in
  situazioni di
  particolare disagio.

- Partecipare al       - Definizione a       - Percentuale di ASL
  coordinamento          livello di            che hanno attivato
  delle azioni           Azienda USL           attività di
  dei servizi            della funzione        pediatria di
  sanitari e             e dei compiti         comunità.
  socio-assistenziali    della pediatria     - percentuale di
  territoriali (in       di comunità,          abbandono scolastico
  particolare            con particolare     - percentuale di
  N.P.I. e Servizi       riferimento al        ricoveri in
  Riabilitativi)         ruolo di              centri residenziali
  con servizi            collegamento
  scolastici in          tra servizi
  rapporto a:            territoriali di
* disagio giovanile      prevenzione:
* abbandono scolastico   medicina scolastica,
* ricovero in centri     C.F., centri di
  residenziali           accoglienza, ecc.
                       - Attivazione di      - Percentuale di ASL
                         registri di           che hanno attivato
                         disabilità e          registri di
                         invalidità            disabilità e
                         dedicati ai           invalidità
                         minore su scala       dedicati ai minori
                         A.S.L. o
                         regionali
-------------------------------------------------------------------
5 IL BAMBINO IN OSPEDALE
Nell'ambito  dell'assistenza  ospedaliera  al  bambino  va  tenuta in
debito conto la "Carta europea dei bambini degenti in ospedale", doc.
A2-25/86,  Risoluzione  del  Parlamento europeo (G.U. delle Comunita'
europee  del  13.5.1986,  N.C  148/37),  che  contempla i diritti del
bambino ricoverato.
In  particolare  viene  ribadito che il bambino deve essere curato in
ospedale soltanto nel caso in cui l'assistenza della quale ha bisogno
non  possa  essere  fornita  a  pari  livello  a  domicilio  o presso
ambulatori.
Inoltre,  devono  essere garantiti, indipendentemente dalla patologia
da  cui  sono  affetti:  il ricovero in strutture idonee all'eta' dei
minori  e  non  in  strutture  dedicate  agli  adulti; la presenza in
ospedale  dei genitori o persona ad essi gradita quale sostituto, con
possibilita'  di  usufruire,  oltre ad aree di degenza specificamente
strutturate,  anche  di  spazi  ludici  e  di  studio; la continuita'
dell'assistenza   da   parte   dell'e'quipe  ospedaliera  pediatrica;
l'informazione corretta e completa, oltreche' adeguata alle capacita'
di   comprensione   del   minore  e  dei  genitori,  sulle  procedure
diagnostiche  e  sulle condotte terapeutiche che i sanitari intendono
attuare.
Nell'ambito degli interventi di tutela dei diritti del bambino malato
e  ospedalizzato,  particolare attenzione quindi deve essere posta al
fine  di  garantire  sia  la continuita' nelle relazioni affettive ed
emotive  del  bambino  ricoverato  con la madre e la sua famiglia sia
l'offerta  di  tutte  le  opportunita'  necessarie  al  suo  sviluppo
psicologico, cognitivo e sociale.
Cio'  ancor  piu'  nell'ottica  di  quanto  previsto  dalla  legge n.
285/1997 "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunita'
per  l'infanzia e l'adolescente", che all'art. 4, comma 1, lettera 1,
prevede  espressamente interventi diretti alla tutela dei diritti del
bambino malato e ospedalizzato.
5.1 ASSISTENZA AL BAMBINO IN U.O.O. PEDIATRICA
La  riduzione della necessita' di posti letto di Pediatria, correlata
alla  diminuzione  delle  nascite,  alle  migliori  condizioni  socio
economiche della popolazione, all'implementazione delle cure primarie
attraverso il P.L.S., alla tendenza generale alla dimissione precoce,
all'utilizzo   di   D.H.   diurno   e  notturno,  ecc.,  comporta  la
razionalizzazione delle U.O. di Pediatria e una loro ristrutturazione
e  riqualificazione.  Particolare attenzione deve essere rivolta alle
nuove  esigenze  assistenziali,  in  particolare  a quella di fornire
24/24 ore elevati livelli di cura e a quella di rispondere ai bisogni
delle specializzazioni di organo e di apparato in area pediatrica.
D'altro  canto  il  bisogno del bambino di essere accolto e curato in
area pediatrica nelle situazioni di urgenza-emergenza e lungodegenza,
impone al S.S.N. di razionalizzare la rete ospedaliera in modo da non
esporre  a  rischi  aggiuntivi  da carenza organizzativa una quota di
soggetti  ad elevato rischio: come e' noto, la percentuale di ricorso
all'ospedale  in  situazione  di  emergenza e' in continuo incremento
soprattutto in rapporto agli incidenti domiciliari nella prima fascia
di   eta'   e   a  quelli  extra  -  domestici  e  stradali  in  eta'
pre-adolescenziale ed adolescenziale.
Si  riportano  in  Allegato  3 i requisiti indicativi, strutturali ed
organizzativi,  per  le  U.O.O.  pediatriche che possono essere presi
come riferimento nelle attivita' di programmazione regionale.
5.2 ASSISTENZA AL BAMBINO CON MALATTIE CRONICHE E DISABILITANTI
La   razionalizzazione   delle   U.O.O.   di  pediatria  intesa  come
ridefinizione   del   numero   dei   posti   letto   necessari,  come
ristrutturazione  delle  unita'  stesse  e  come  organizzazione piu'
rispondente  alle  esigenze  epidemiologiche attuali deve tener conto
che  la  morbosita'  pediatrica  riferita  alle  malattie croniche e'
sempre  piu'  rilevante  in  rapporto  alle  migliorate condizioni di
diagnosi  e  di cura (riduzione della mortalita' in eta' infantile) e
dell'incremento dei livelli assistenziali.
Per  ognuna  della  malattie  croniche  e  disabilitanti e' possibile
identificare  un percorso che, con l'intervento integrato delle varie
componenti professionali disponibili, accompagni dalla prospettiva di
una  cura senza guarigione alla accoglienza e alla integrazione nella
societa'.
La  tendenza  alla  deospedalizzazione  sempre  piu' spinta in questo
settore  comporta un maggiore impegno per gli operatori territoriali,
soprattutto  i PLS che devono seguire a domicilio i pazienti, secondo
piani   di   assistenza   concordati  con  i  centri  di  riferimento
specializzati  nelle  varie  patologie. Le componenti riabilitativa e
socio-assistenziale  sono sempre piu' coinvolte, come pure la PC, che
esercita  un'importante  funzione di raccordo tra le varie componenti
sanitarie  e  socio-assistenziali  territoriali,  e  collabora  nella
tenuta  dei  registri  delle  malattie croniche e delle condizioni di
disabilita',  oltre  che  nelle  proposte di interventi di educazione
sanitaria e di prevenzione.
A livello ospedaliero sono ipotizzabili due livelli:
I LIVELLO E' garantito dalle U.O. pediatriche ospedaliere.
A  queste  unita' deve essere favorito il libero accesso da parte del
PLS  curante  in  quanto garantisce la massima aderenza ai Protocolli
terapeutici-riabilitativi  e  in  quanto  rappresenta  una  fonte  di
aggiornamento professionale permanente per il sanitario.
L'esigenza  di  allontanare meno possibile il bambino e l'adolescente
dal  proprio  ambiente  (famiglia,  scuola,  gruppo di pari) comporta
l'esigenza   che,   anche   nelle  fasi  piu'  acute  della  malattia
caratterizzate  dal  bisogno di cure ospedaliere, venga limitato, per
quanto  possibile,  l'accesso  alle  strutture  di  III livello, e si
garantisca   anche   al  II  livello  il  prosieguo  dei  trattamenti
riabilitativi.
II  LIVELLO  E'  garantito  dai complessi polispecialistici dotati di
alta  tecnologia  diagnostica  e  terapeutica,  ben  identificati per
requisiti   e  accreditamento  dalle  regioni  in  rapporto  ai  dati
epidemiologici  che,  come  e' noto, in alcuni casi variano da sede a
sede  (ad  es.  thalassemia,  alcune  patologie  tumorali,  infezioni
subacute,  disturbi  della  coagulazione,  ecc.).  A  tale livello di
ospedalizzazione  il  minorenne  deve  poter  usufruire di competenze
specialistiche multidisciplinari e di supporti tecnologici di elevato
livello,  dei  benefici  forniti  da un'Unita' per disabili gravi con
competenze   multiple   modulate  in  rapporto  ai  suoi  bisogni  di
riabilitazione
Per  perseguire  gli  obiettivi  di  salute  per  questi  pazienti e'
necessario:
Definire  la  rete ospedaliera di pediatria di alta specializzazione,
in  sede  regionale  o interregionale: il Ministero della Sanita', le
Regioni  e  le  Province  autonome  di  Trento  e  Bolzano, di comune
accordo,  nel  definire  la rete nazionale, al fine di ottimizzare le
risorse  e  assicurare  strutture  e  competenze  adeguate,  favorire
l'accessibilita'  da  parte  delle  famiglie in rapporto a condizioni
orogeografiche,  sociali,  ecc., identificano nell'ambito delle varie
strutture  di  riferimento per l'alta specializzazione pediatrica, le
U.O. accreditate per:
-  emato-oncologia  pediatrica,  tenuto  conto delle attuali esigenze
connesse ai trapianti di midollo
- gastroenterologia-epatologia e nutrizione pediatrica
- endocrinologia-diabetologia
- immunologia pediatrica
- mucoviscidosi e malattie respiratorie croniche
- malattie genetiche e metaboliche in eta' pediatrica
- malattie infettive pediatriche
- nefrologia e dialisi, compresi i trapianti
- reumatologia pediatrica
- cardiochirurgia pediatrica
- neurochirurgia pediatrica
- urologia pediatrica
- ortopedia pediatrica
- ORL pediatrica
- oftalmologia pediatrica
Nel loro complesso i posti letto (P.L.) di altissima specializzazione
dovrebbero   essere  definiti  sulla  base  degli  effettivi  bisogni
assistenziali.
Si  riportano  in Allegato 4 i requisiti e gli standard di fabbisogno
indicativi  per  le  U.O.O. pediatriche di altissima specializzazione
che   possono  essere  prese  come  riferimento  nelle  attivita'  di
programmazione regionale.

===================================================================
           ASSISTENZA AL BAMBINO IN U.O.O. PEDIATRICA
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Riconversione        - Afferenza           - percentuale di
  in U.O. a ciclo        all'organizzazione    strutture non
  diurno con D.H.        dipartimentale        rispondenti ai
  delle U.O.             intra e/o inter       requisiti minimi
  non rispondenti        aziendale; afferenza  riconvertite in D.H.
  ai requisiti           all'A.F.O.          - N. corsi di
  minimi                 identificata          qualificazione
                         dall'A.S.L. al fine   attivati
                         di ottimizzare
                         le risorse di
                         personale dei ruoli
                         non laureati.
                         Qualificazione
                         del personale

- Ricovero dei minori  - Piano applicativo   - Percentuale di
  in area pediatrica     pediatrico            Regioni che hanno
                         regionale che         applicato il Piano
                         preveda, entro      - Percentuale di
                         il 2000 il            bambini e
                         raggiungimento,       adolescenti
                         degli obiettivi:      ricoverati in area
                       - Vincoli regionali     pediatrica
                         riguardanti
                         l'adeguatezza
                         delle strutture
                         ai requisiti

- Degenza              - Identificazione     - Percentuale delle
  pediatrica             delle aree di         strutture che
  differenziata per      degenza riservate     hanno identificato
  classi di età          alle diverse          aree di degenza
                         fasce d'età           riservate alle
                                               diverse fasce d'età

- Possibilità di       - Ristrutturazione    - Percentuale di
  ospitare un            dei reparti           strutture che
  genitore               pediatrici al fine    danno ospitalità
                         di garantire          al genitore
                         la presenza del
                         genitore con
                         tendenza del
                         rapporto P.L:
                         pazienti/P.L.
                         genitori all'unità

- Riduzione dei        - Applicazione di     - Percentuale dei
  ricoveri impropri;     protocolli mirati     servizi che hanno
- Riduzione dei          a ridurre i           applicato protocolli
  ricoveri               ricoveri impropri   - Percentuale di
  pediatrici             attraverso            ricoveri impropri
  per patologie          l'implementazione   - percentuale dei
  croniche e             del D.H. e            ricoveri in D.H.
  invalidanti a          protocolli condivisi
  favore dell'accesso    con il PLS
  D.H. e D.S.

- Ridurre quanto       - Attivazione di      - Percentuale dei
  più possibile          percorsi              servizi che hanno
  la degenza             diagnostici e/o       attivato percorsi
                         terapeutici che       diagnostici/
                         riducono al minimo    terapeutici
                         la permanenza
                         in ospedale del
                         minore
                       attivazione di        - Percentuale di
                       protocolli              servizi che hanno
                       condivisi con           attivato protocolli
                       altre U.O.
                       dell'organizzaz-
                       zione                 - Durata media
                       dipartimentale e        delle degenze
                       con le U.O.
                       pediatriche del
                       territorio che
                       operano a differente
                       livello
                       assistenziale

- Integrazione con     - Accesso del P.L.S.  - Percentuale di
  il PLS:                curante e sua         servizi che
  garantire l'accesso    partecipazione al     hanno attuato
  attivo del P.L.S.      percorso diagnosi-    l'integrazione
  al D.H. ed ai          cura del proprio
  ricoveri in regime     paziente
  di degenza per i
  propri assistiti

- Riduzione delle      - Protocolli per la   - Durata media delle
  degenze dei            riconversione         degenze di minori
  minori in U.O. non     di parte della        ricoverati in U.O.
  pediatriche            degenza in costanza   non pediatriche
  (chirurgia, O.R.L.,    di ricovero in D.H.
  ortopedia, ecc.)

- Riduzione delle      - Rispetto dei        - percentuale di
  migrazioni             requisiti             migrazioni
  dall'ospedale          organizzativi e       inappropriate
  della A.S.L.           strutturali
  di appartenenza
  per patologie
  che non richiedono
  centri di
  III livello

- Umanizzazione        - Qualificazione del  - N. corsi
  dell'assistenza        personale             qualificazione
                                               attivati
                       - Adeguamento         - Percentuale di
                         strutture             strutture
                       - Ospitalità del        adeguate
                         genitore durante    - Percentuale di
                         il ricovero           strutture che
                                               danno ospitalità
                                               al genitore
                                             - Percentuale di
                                               clienti soddisfatti

- Integrazione         - Protocolli di       - percentuale di
  funzionale             integrazione          protocolli attivati
  N.P.I.A. e servizi     funzionale con i
  riabilitativi          servizi di N.P.I.A.
                         e con gli altri
                         servizi territoriali
                         di area pediatrica

- Rispetto della      - Piano di azienda     - percentuale di
 legge n. 626/94        finalizzato al         servizi adeguati
                        conseguimento          rispetto alla legge
                        dell'obiettivo         626/94
-------------------------------------------------------------------

===================================================================
    ASSISTENZA AL BAMBINO CON MALATTIE CRONICHE E DISABILITANTI
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Rete ospedaliera     - Identificare ed     - N. U.O. di alta
  di alta                accreditare,          specializzazione
  specializzazione       nell'ambito di        pediatrica
  pediatrica             strutture di alta     identificati
                         specializzazione,     e accreditate
                         una o più U.O.
                         dedicate a
                         specifiche patologie

- Garantire            - Garantire l'accesso - Percentuale di
  continuità delle       all'ospedale al       pazienti che
  cure, anche nel        PLS e al M.M.G        hanno usufruito
  passaggio              con partecipazione    della partecipazione
  dall'adolescenza       attiva alla fase      attiva del P.L.S. e
  all'età adulta         di ricovero del       del M.M.G. durante
                         paziente con          il ricovero
                         malattia cronica    - Percentuale di
                       - Garantire             pazienti che
                         continuità            hanno usufruito
                         assistenziale         di continuità
                         nel passaggio         assistenziale
                         dall'area             tra ospedale e
                         assistenziale         domicilio e tra età
                         pediatrica a quella   adolescenziale
                         dedicata all'adulto   ed età adulta

- Riduzione delle      - Formulare percorsi  - Percentuale di
  giornate di            assistenziali         strutture che
  degenza ospedaliera/   che mirino a          hanno attivato
  anno dei pazienti      ridurre gli accessi   percorsi
  con malattia cronica   ospedalieri           diagnostico-
                         e la degenza,         terapeutici per
                         in particolare        patologia
                         per gli interventi  - Media delle
                         al II livello         giornate di
                                               degenza
                                               ospedaliera/anno
                                               nei pazienti con
                                               malattia cronica
                                               suddivisi per
                                               tipologia clinica

- Integrare le varie   - Garantire           - Percentuale di
  competenze             l'integrazione        interventi
  professionali          delle varie           integrati attivati
  specialistiche         competenze
  ospedaliere            ospedaliere         - Percentuale di
  e territoriali, con    e territoriali        interventi
  il coinvolgimento      nel percorso          riabilitativi in
  dei servizi            diagnosi-cura-        fase di ricovero
  socio-assistenziali    riabilitazione
  del Distretto e      - Garantire           - Riduzione dei gradi
  con la PC.             l'intervento di       dei gradi più
                         riabilitazione        elevati di
                         anche nelle fasi      invalidità
                         acute della           disabilità dei
                         malattia, in fase     pazienti con
                         di ricovero           malattia cronica
-------------------------------------------------------------------
6. URGENZA -EMERGENZA PEDIATRICA
Per  il  bambino  il  bisogno  di  diagnosi  e  cura  specialistica e
tempestiva   emerge   in   tutta  la  sua  evidenza  nell'area  della
urgenza-emergenza.  In  queste  condizioni,  molto spesso il paziente
afferisce  invece  al  servizio  di  guardia  medica territoriale, al
pronto  soccorso ospedaliero o ai reparti di terapia intensiva, cioe'
a strutture e competenze che esulano da quelle pediatriche.
Dall'analisi   della   situazione  attuale,  quale  emerge  dai  dati
epidemiologici,  dalle  clausole  dei  contratti  di  lavoro, e dalla
normativa generale del SSN emerge che:
-  la  "copertura" temporale offerta dalla PLS nell'arco delle 24 ore
e'  insufficiente  per  quanto  attiene  le fasce notturne e festive,
soprattutto  se si tiene conto che la domanda di interventi d'urgenza
e' difficilmente comprimibile e che nei primi anni di vita si esprime
nell'arco  delle  24 ore; inoltre risposte differibili di qualche ora
non sono accettate dalle famiglie;
-   l'intervento   del   medico   di  guardia  medica  e'  correlato,
direttamente  o  indirettamente, alla induzione del ricorso al pronto
soccorso  ospedaliero,  anche  per condizioni cliniche risolvibili al
primo livello, che dovranno trovare soluzione a livello distrettuale;
-  in  molte  realta'  ospedaliere  il  pronto soccorso e' attuato in
strutture  non  rispettose  dei  bisogni  piu' generali del bambino e
dell'adolescente,   dalle   quali   il  paziente  viene  avviato  per
consulenza  o  per ricovero in U.O. specialistiche prive di requisiti
per   l'accoglienza  del  soggetto  in  eta'  minorile  (ortopediche,
otoiatriche, di chirurgia generale, ecc.);
-  nell'emergenza  che  richiede  rianimazione e terapie intensive il
bambino afferisce quasi inevitabilmente (l'eta' neonatale rappresenta
l'eccezione) a servizi di terapia intensiva dedicati all'adulto.
E'  percio'  palese l'esigenza di identificare in ogni ospedale delle
aree  (intese  come spazi fisici e come competenze pediatriche) a cui
accedano,  in  condizioni  di  urgenza-emergenza,  soggetti  in  eta'
evolutiva  e di attivare in ambito regionale strutture ospedaliere di
riferimento   per   urgenza-emergenza  pediatrica,  nelle  quali  gli
interventi  di  pronto  soccorso  ospedaliero  e  di  emergenza siano
gestiti  nell'ambito  di  una  stretta  collaborazione e integrazione
funzionale con il D.E.A.
Nell'ambito  dell'ASL,  il  Distretto  e  il  DP  dovranno operare in
sinergia  per un'offerta attiva di strumenti educativi che concorrano
nella  prevenzione  del  rischio  di  incidenti-avvelenamenti  e  per
l'offerta   di   risposte  assistenziali  che  soddisfino  a  livello
territoriale    la    maggior    parte    dei    bisogni    dell'area
dell'urgenza-emergenza  pediatrica che oggi afferiscono in gran parte
al pronto soccorso ospedaliero.
Sono possibili tre livelli di intervento:
I  LIVELLO  A livello territoriale una piu' stretta collaborazione in
ambito  distrettuale  tra  pediatria  di  libera  scelta  e pediatria
ospedaliera  puo'  ricondurre  il flusso di pazienti in eta' minorile
nell'area   pediatrica,   evitando   gli   attuali  inutili  transiti
attraverso i servizi ospedalieri dedicati all'adulto.
II  LIVELLO A livello ospedaliero, attraverso la revisione della rete
delle  U.O. pediatriche, sara' possibile garantire nell'arco delle 24
ore  l'offerta  del  pediatra  in  ospedale,  il quale si avvarra' di
eventuali altre competenze specialistiche nell'ambito di un approccio
multidisciplinare  quanto  piu'  possibile  effettuato  in  strutture
pediatriche.  Compito dell'U.O. pediatrica, sara' quello di garantire
il  coordinamento  e l'attivazione di interventi di pronto soccorso e
di  guardia  pediatrica,  attraverso  la  predisposizione  di locali,
strutture  e supporti tecnologici dedicati ai bambini, il servizio di
telefonia d'emergenza, l'adeguamento delle ambulanze, ecc.
In  rapporto  al livello e all'entita' delle risposte territoriali ai
bisogni urgenti dei bambini (offerta di pediatri di libera scelta per
interventi  domiciliari  urgenti, tipologia di interventi garantiti a
livello  distrettuale,  consultoriale  e  di astanteria territoriale,
ecc.),  l'ospedale modulera' la propria attivita' di pronto soccorso,
in  modo  da  favorire quanto piu' possibile la riduzione del ricorso
alla  spedalizzazione e garantire migliori condizioni di accoglimento
per le situazioni piu' critiche.
III   LIVELLO  Nell'ambito  di  aziende  ospedaliere  particolarmente
avanzate    per    competenze    e   tecnologie   polispecialistiche,
possibilmente sede di dipartimento di emergenza a valenza plurizonale
e  con  funzioni di coordinamento del sistema 118, dovrebbero trovare
collocazione     le     funzioni     di     coordinamento     e    di
formazione-aggiornamento   del  personale  medico  e  infermieristico
impegnato in misura preponderante nel l'urgenza-emergenza pediatrica.
E'  preferibile  che tali funzioni ricadano sulle Aziende autonome di
alta specializzazione, sui Policlinici universitari, sugli I.R.C.C.S.
con  forte componente ostetrico-pediatrica e sugli Ospedali infantili
specializzati, purche' dotati di U.O. di pronto soccorso e di terapia
intensiva  neonatale/pediatrica.  In  tali contesti devono essere ben
definiti   i   rapporti   di  collaborazione-integrazione  funzionale
"trasversali"  tra  organizzazione  dipartimentale  dell'area materno
infantile e Dipartimento dell'emergenza.
AZIONI
-   Identificare   i  reali  bisogni  pediatrici  afferenti  all'area
urgenza-emergenza,  in  modo  da  articolare l'offerta territoriale a
livello   domiciliare,   distrettuale,   consultoriale,   scolastico,
sportivo,  ecc.,  con  particolare  attenzione  al monitoraggio delle
situazioni  di  maggior  rischio (incidenti, avvelenamenti, infezioni
gravi,  ecc.),  anche  allo  scopo di meglio mirare gli interventi di
protezione e di prevenzione, di concerto con il D.P..
- Coinvolgere attivamente tutte le U.O. ospedaliere pediatriche nella
offerta  di  prestazioni  in  regime di pronto soccorso-emergenza, in
modo  da  ricondurre  nelle  strutture  destinate ai soggetti in eta'
evolutiva  il maggior numero di pazienti che ricorrono alla struttura
ospedaliera,   coinvolgendo   a   livello  dell'area  pediatrica  del
dipartimento le competenze degli specialisti interessati.
-  Adeguare  le  strutture  specifiche  pediatriche  e  le tecnologie
necessarie  a soddisfare i bisogni di salute generali e specifici del
bambino-adolescente     in    condizioni    d'emergenza,    attivando
parallelamente programmi di formazione-aggiornamento che integrino le
esperienze  territoriali  a  quelle  ospedaliere,  al  fine  anche di
evitare  inutili  sovrapposizioni  di  intervento  e  di uniformare i
percorsi diagnostici e terapeutici per casistiche isovalenti.
-  Attivare,  in  collaborazione anche con i P.L.S., iniziative volte
alla  prevenzione  della SIDS ed alla diagnostica differenziale della
sintomatologia.
-  Definire  annualmente  i  livelli  di  competenza  e  i contributi
professionali  e  istituzionali  delle  varie  componenti interessate
all'area  dell'urgenza-emergenza  pediatrica  (P.L.S.,  C.F.,  pronto
soccorso ospedaliero, ecc.)
-  Definire  e  attivare  un  piano  specifico di interventi inerenti
l'emergenza   pediatrica   che,   a   partire   dal   P.S.R.,   guidi
l'integrazione  funzionale  tra  il  dipartimento  ed il D.E.A. delle
varie  Aziende  coinvolte,  nel  rispetto delle specifiche competenze
afferenti all'area pediatrica.
- Si riportano in Allegato 5 i requisiti e gli standard di fabbisogno
indicativi  per l'urgenza e l'emergenza pediatrica di III livello che
possono   essere   prese   come   riferimento   nelle   attivita'  di
programmazione regionale.

===================================================================
                    URGENZA-EMERGENZA PEDIATRICA
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Attività di Pronto   - Identificare        - Percentuale di
  soccorso pediatrico    un'area ospedaliera   bambini che
  diurno in ogni U.O.    pediatrica            afferiscono ad
  pediatrica             di pronto soccorso    attività di P.S.
                                               pediatrico
                       - Guardia attiva
                         24/24 ore per
                         degenza, attività
                         di pronto soccorso
                         e assistenza;
                         attivazione e
                         monitoraggio
                         delle attività di
                         pronto soccorso
                         pediatrico

- Ridurre, in caso     - Incentivare         - percentuale di
  urgenza-emergenza      l'intervento di       interventi di guardia
  pediatrica, il         pronto soccorso       medica generale
  ricorso alla guardia   del PLS
  medica generale      - Attivare corsi di   - percentuale di
  ed al P.S. adulti      aggiornamento         interventi svolti
                         professionali         dal PLS
                         specifici sul
                         territorio          - percentuale di
                       - Incentivare           associazioni
                         associazioni          professionali
                         professionali         attivate
                         tra P.L.S. al
                         fine di aumentare
                         le fasce orarie
                         di copertura
                         territoriale e
                         ridurre il ricorso
                         alla guardia
                         medica generale

- Riduzione degli      - Attivazione di      - N. corsi realizzati
  incidenti              programmi di          per genitori,
  avvelenamenti          educazione            insegnanti ed
  nell'infanzia          sanitaria ed          educatori sanitari
                         informazione
                         destinati ai        - percentuale di
                         genitori, agli        piccoli interventi
                         operatori sanitari    risolti dai
                         ed agli insegnanti    familiari
                         da svolgere in
                         modo integrato      - Percentuale di
                         con il D.P.           ricoveri in P.S.
                       - Attivare il           per incidenti-
                         registro regionale    avvelenamenti
                         e di A.S.L. per
                         la osservazione     - Percentuale di
                         epidemiologica        registri attivati
                         specifica
- Ridurre i
  trasferimenti        - Predisporre         - percentuale del
  plurimi                direttive             trasferimenti
                         d'Azienda e/o         del minore da
                         regionali per il      un presidio
                         servizio 118          all'altro
                         mirate ai bisogni
                         dei minori e
                         percorsi di
                         accesso alle
                         strutture al
                         fine di ridurre
                         i trasferimenti
                         plurimi.
-------------------------------------------------------------------
7. MALATTIE GENETICHE E/O RARE
Il  Piano  Sanitario  Nazionale  1998  -  2000  prevede  obiettivi di
carattere generale la cui realizzazione implica una ottimizzazione in
Italia  di  una  rete  di  Servizi  di  Genetica  Medica  distribuiti
uniformemente  sul  territorio.  Cio'  puo' comportare una importante
ricaduta sulla prevenzione delle malattie genetiche e di quelle altre
molto  diffuse  in  cui  e'  presente  una  forte componente genetica
(diabete,  arterosclerosi,  ecc.),  oggetto di particolare attenzione
dei Servizi di Igiene e di Sanita' pubblica del D.P..
Vengono prese in considerazione le malattie che, prese singolarmente,
rappresentano  patologie  talora rarissime ma che, nel loro complesso
colpiscono  circa  l'1 per mille della popolazione generale, spesso a
partire  dall'eta'  pediatrica,  essendo  molte  di queste di origine
genetica e che rappresentano sempre un grave problema sociosanitario.
In  letteratura  sono  identificate  circa 5000 malattie rare, per lo
piu' caratterizzate da difficolta' diagnostiche e da elevati costi di
assistenza  che  implicano  supporti  organizzativi  e  operativi per
trattamenti continuativi e specializzati, con particolare riferimento
alla   acquisizione   di   farmaci   e   di   presidi   specifici  ed
indispensabili.   La  sorveglianza  dei  casi  registrati  a  livello
nazionale  implica  che  siano  raccolti  in  un  Registro  che  deve
corrispondere  ad analoghe iniziative di altre nazioni europee per la
costituzione di un registro europeo delle malattie rare.
7.1 MALATTIE GENETICHE
Per  perseguire  obiettivi  di prevenzione primaria e secondaria e di
sorveglianza  delle  malattie di origine genetica e' ipotizzabile una
rete di servizi articolata su tre livelli: 1 LIVELLO In tutti i C.F.,
vengono  assolti  compiti  primari  di informazione, in accordo con i
servizi  di  ostetricia,  con  la  pediatria  di  libera  scelta e le
strutture   dei   livelli   superiori,  per  l'identificazione  delle
condizioni  di  rischio da indirizzare alla consulenza genetica di II
livello; il C.F. ed il P.L.S. collaborano, inoltre, alla raccolta dei
rilievi epidemiologici.
II  LIVELLO  La  consulenza genetica specialistica viene garantita in
strutture   ambulatoriali  territoriali  o  ospedaliere  strettamente
collegate con Centri di III livello.
III   LIVELLO   Le   Regioni   identificano   centri  di  riferimento
regionale-interregionali  strettamente  integrati  con  un  complesso
polispecialistico  ostetrico-pediatrico  di III livello ospedaliero o
universitario  e  con centri che svolgono attivita' di screening e di
follow-up,   allo  scopo  di  soddisfare  bisogni  della  popolazione
relativi      a:      consulenza      genetica     e     citogenetica
prenatale-neonatale-pediatrica,  diagnostica  prenatale per immagini,
genetica  clinica,  screening  e fallow-up degli errori congeniti del
metabolismo, genetica molecolare e diagnosi biochimica delle malattie
endocrino-metaboliche,   immunogenetica.  Salvo  diverse  indicazioni
regionali,  in rapporto a condizioni epidemiologiche o orogeografiche
particolari,  deve  essere  garantita la presenza di una struttura di
III livello ogni 3.000.000 di abitanti.
Nella   programmazione   regionale   viene   indicato  il  Centro  di
coordinamento   regionale  o  interregionale  afferente  ai  relativi
registri nazionali.
Gli   obiettivi  di  salute  relativi  al  controllo  delle  malattie
genetiche presuppongono le seguenti azioni:
-  Identificare  le situazioni di rischio attraverso una attivita' di
counseling  da  offrire attivamente a livello territoriale secondo le
indicazioni del P.S.N. e P.S.R.
-  Nelle  condizioni  identificate  di rischio assicurare la diagnosi
precoce   (prenatale   e   neonatale)   attraverso  l'allestimento  e
l'attivazione  di  protocolli  operativi  coinvolgenti attivamente le
strutture interessate ai vari livelli;
-  Contrastare  l'evoluzione  delle  disabilita',  attivando adeguati
interventi  di  presa  in  carico  precoce  del  soggetto e della sua
famiglia;
-  Garantire  su  tutto  il territorio nazionale, attraverso i centri
regionali   o   attraverso  accordi  interregionali,  la  continuita'
dell'esecuzione  dello  screening  neonatale  della fenilchetonuria e
dell'ipotiroidismo   congenito  con  copertura  superiore  al  98%  e
promuovere e sostenere i registri nazionali;
-  Attivare  programmi  regionali  per  la  diagnosi  precoce  ed  il
trattamento   della   fibrosi   cistica   coordinati  dai  centri  di
riferimento  regionali  o interregionali, programmi di cui verificare
l'appropriatezza in base alle risorse;
-  valutare, secondo le evidenze della letteratura internazionale, le
opportunita'   di   diagnosi  e  di  trattamento  di  altre  malattie
geneticamente   determinate,   anche   in  relazione  alle  fasce  di
popolazione interessate;
- Promuovere programmi di aggiornamento professionale e le condizioni
di  lavoro  integrato  a  favore  del personale interessato a tutti i
livelli  della  prevenzione,  diagnosi  e  trattamento delle malattie
genetiche;
7.2 MALATTIE RARE
Considerato che per la maggior parte di queste malattie la precocita'
della   diagnosi,   dell'avvio,   dei  trattamenti  e  delle  terapie
riabilitative   sono  correlati  direttamente  con  la  prognosi  del
soggetto  e  con  l'entita'  dell'impegno  economico  e professionale
assistenziale, ciascun punto nascita o pediatra afferente al S.S.N. e
struttura  pediatrica o specialistica nell'ambito dipartimentale deve
segnalare il caso sospettato, con la massima tempestivita' possibile,
a  centri  di  riferimento  regionali  o nazionali per la conferma di
diagnosi  e  per  la  programmazione  degli  interventi terapeutici e
riabilitativi.
I  centri di riferimento, identificati dal Ministero della Sanita' in
accordo con le Regioni e Province Autonome:
-  provvedono  all'accertamento  diagnostico o alla validazione delle
diagnosi anche ai fini della fruizione dei farmaci, dei presidi e dei
supporti riabilitativi previsti a carico del S.S.N.;
-   seguono   con   il   follow-up   il  decorso  della  malattia  in
collaborazione con le strutture territoriali e ospedaliere della ASL,
di  residenza  del  paziente  e valutano l'efficacia degli interventi
terapeutico-riabilitativi;
- segnalano al Registro nazionale delle malattie rare presso l'I.S.S.
tutti  i  casi identificati e le principali informazioni del relativo
follow-up;
-  curano  il  collegamento  con  le  Associazioni di pazienti per un
aggiornamento  continuo delle conoscenze prognostiche alla luce delle
informazioni sulle piu' recenti novita' terapeutiche e riabilitative;
- organizzano corsi di formazione per il personale sanitario e per le
famiglie.
-   curano   la   diffusione   dell'informazione  per  migliorare  le
possibilita'  diagnostiche  fornendo  le  informazioni  per  una piu'
attenta diagnosi differenziale e precoce di queste malattie.

===================================================================
                       MALATTIE GENETICHE
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Incrementare         - Coinvolgere le      - Percentuale di
  l'informazione e       strutture             strutture che hanno
  l'offerta attiva       territoriali          attivato l'offerta
  di consulenza          (Distretto, C.F.),    attiva
  genetica in            P.L.S., P.C. e
  collaborazione         le U.O.O.
  con il DP              nell'offerta
                         attiva di consulenza

- Facilitare           - Attivare            - Percentuale di
  l'accesso e la         protocolli/           strutture che
  presa in carico        percorsi regionali    hanno attivato
  dell'utenza con        di counseling,        protocolli/
  problemi genetici      diagnosi prenatale    percorsi
                         e postnatale per    - Percentuale di
                         le malattie           adeguatezza
                         genetiche             tra diagnosi
                                               prenatale e
                                               conferma postnatale
                                             - Percentuale di
                                               soggetti con
                                               problemi genetici
                                               presi in carico
                                               ai vari livelli
                                             - Media dei tempi
                                               intercorrenti
                                               tra il sospetto
                                               diagnostico, la
                                               diagnosi, l'avvio
                                               di eventuali
                                               trattamenti

                       - Attivare percorsi   - Percentuale di
                         di integrazione a     Aziende che hanno
                         livello aziendale     attivato percorsi
                         tra servizi sanitari  adeguati
                         di diagnosi e cura  - Percentuale di
                         e servizi sociali e   Regioni che hanno
                         socio-assistenziali   attivato protocolli
                         nei casi di malattia  di integrazione tra
                         genetica              servizi sanitari e
                         disabilitante         socio-assistenziali
                                               per i casi di m.
                                               genetiche e
                                               disabilitanti
- Osservazione         - Predisporre un      - Percentuale di
  epidemiologica         registro regionale    Regioni che hanno
  delle m. genetiche     o interregionale      attivato il registro
                         delle m. genetiche  - Percentuale di U.O.
                         per l'osservazione    che collaborano
                         epidemiologica        attivamente al
                         e per la consulenza   registro
                         agli operatori
===================================================================
                            MALATTIE RARE
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Evitare dispersione  - Identificazione     - N. centri di
  di risorse             dei centri di         riferimento
  attraverso la          riferimento           regionali o
  programmazione       - Promuovere            interregionali
  regionale o            iniziative            identificati per
  attraverso accordi     di aggiornamento      specifiche
  interregionali         professionale         patologie
  mirati per             mirate al           - Età media al
  patologie specifiche   coinvolgimento        momento della
                         delle strutture       diagnosi
- Identificazione        nella diagnosi      - Percentuale
  precoce della          precoce delle         dei casi
  patologia e            malattie rare         diagnosticati
  facilitazioni        - Promuovere            afferenti alla PC
  nell'assistenza        percorsi              e/o ai servizi
                         assistenziali         riabilitativi,
                         con il concorso       sociali e socio-
                         dei servizi di        assistenziali
                         riabilitazione e    - Tempo di latenza tra
                         dei servizi socio-    accertamento
                         assistenziali         diagnostico e
                       - Facilitare            fruizione dei
                         l'acquisizione di     benefici
                         diete speciali,       assistenziali
                         farmaci e             correlati alla
                         presidi nei           diagnosi
                         casi accertati
-------------------------------------------------------------------
8. ASSISTENZA NEUROPSICHIATRICA IN ETA' EVOLUTIVA
La   prevenzione,  la  diagnosi  e  il  trattamento  delle  patologie
neurologiche   e   psichiatriche   nell'eta'  evolutiva  (infanzia  e
adolescenza)  rivestono un ruolo importante nella tutela della salute
della    popolazione.   Infatti   le   patologie   neuropsichiatriche
dell'adulto fondano molto spesso le loro basi nell'eta' evolutiva. La
grande varieta' delle situazioni cliniche e dei bisogni di salute dei
pazienti  neurologici  e  psichiatrici  di  quest'eta'  comportano un
ulteriore,  sforzo  degli operatori sanitari e non sanitari a tutti i
livelli,  al  fine  di  superare  le  barriere  residue,  culturali e
professionali tradizionali, che ancora siano presenti. Infatti, molto
di piu' che in altre aree di intervento (di prevenzione, di diagnosi,
di   cura,   di   riabilitazione),  e'  indispensabile  un  approccio
multidisciplinare  fortemente  centrato  sugli  specifici bisogni del
minorenne   nello   spirito   di   una   piu'   fattiva  integrazione
professionale.
Obiettivi  generali  sono:  prevenzione,  diagnosi  precoce,  cura  e
riabilitazione  dei disturbi neurologici, psichiatrici, psicologici e
neuropsicologici dell'eta' evolutiva.
La  forte  tendenza  alla  deospedalizzazione,  alla integrazione tra
varie  competenze (consultorio familiare, pediatria, neuropsichiatria
infantile,   fisiatria,   ortopedia   ecc.)   e   alla  umanizzazione
sottintende  la necessita' di un'organizzazione articolata su diversi
livelli,  coinvolgendo  sul territorio il Dipartimento di Prevenzione
ed il Distretto, e prevedendo per l'ambito ospedaliero due livelli.
Nell'ambito   della   programmazione   regionale,   dovranno   essere
individuati  modelli organizzativi per l'assistenza ai minori affetti
da  patologie neurologiche e psichiatriche, tenendo anche conto delle
formule  organizzative gia' adottate nel tempo dalle Regioni, nonche'
assicurando   l'integrazione  degli  interventi  ed  il  collegamento
funzionale  tra tutte le U.O. coinvolte nella continuita' terapeutica
nelle fasi di passaggio all'eta' adulta.
La  prevenzione  di  forme  di  patologia  neuropsichiatrica  che  si
manifestano   nell'eta'   evolutiva   riconosce   nell'attivita'   di
promozione  della  salute  svolta  dai  servizi  di  I livello (C.F.,
P.L.S.,  Distretto)  un momento fondamentale, tenendo anche conto del
ruolo che questi servizi hanno nel riconoscimento precoce delle forme
stesse  o  delle  situazioni  di  rischio  verso  le  quali svolge le
funzioni di presa in carico e di eventuale indirizzo verso le U.0. di
diagnosi e cura.
L'intervento  nel  settore  delle  patologie di prevalente competenza
neuropsichiatrica  nell'infanzia e adolescenza deve essere unitario e
coordinato,  con  una  presa  in  carico globale del paziente e molto
spesso  anche della sua famiglia. Dal punto di vista organizzativo e'
necessario  garantire  una  cooperazione  di diverse professionalita'
(psicologi,  psicologi  dell'eta'  evolutiva, terapisti della neuro e
psicomotricita'    dell'eta'    evolutiva,   logopedisti,   educatori
specializzati,    assistenti   sociali,   ecc.),   coordinata   dallo
specialista  in  neuropsichiatria  infantile  in collaborazione con i
servizi   di   fisiatria   per   quanto  riguarda  la  riabilitazione
neuromotoria.
A  sua volta tale e'quipe deve poter operare in stretta vicinanza con
le  strutture  e  gli  operatori  dell'area  pediatrica e la rete dei
servizi socio assistenziali ed educativi.
Obiettivo generale dev'essere quello di ridurre quanto piu' possibile
l'handicap,      cioe'      la      risultante      del      percorso
diagnosi-cura-riabilitazione della disabilita'.
Particolare  impegno  deve  essere rivolto, da parte dei servizi di I
livello,  alle  strategie  di prevenzione attraverso l'individuazione
dei   fattori   di   rischio  prevalenti  a  livello  distrettuale  e
sovradistrettuale e alla valorizzazione dei fattori di protezione per
la salute mentale dei soggetti in eta' evolutiva.
Tale  popolazione clinica socialmente importante, potrebbe presentare
problemi  piu' o meno rilevanti in eta' adulta, anche in relazione al
livello  di  cure  di  cui avra' potuto usufruire nel corso dell'eta'
evolutiva.
Emerge  l'esigenza  che a livello distrettuale o sovradistrettuale si
tenga conto dell'evidenza epidemiologica del territorio di interesse,
per  ponderare  esigenze  di  risorse di personale e di attrezzature,
rispettando  l'esigenza  di realizzare la massima integrazione tra le
competenze neurologiche, neuropsicologiche e psichiatriche e le altre
competenze  di  specializzazioni  specifiche per questa fascia d'eta'
:psicologi,  psicologi  dell'eta'  evolutiva,  fisiatri  e  terapisti
dell'eta' evolutiva, assistenti sociali ed educatori specializzati su
specifiche emergenze.
Tale integrazione e' ancor piu' necessaria tenuto conto del fatto che
tali patologie si associano spesso ad altre condizioni di disabilita'
e  tenuto  conto  della necessita' di una presa in carico globale del
soggetto  al  fine della sua piena integrazione nella famiglia, nella
scuola  e  nella  societa'.  E'  necessaria,  pertanto,  una  stretta
collaborazione    operativa    con    i   servizi   sociosanitari   e
socio-assistenziali.
Infatti,  le  condizioni di disabilita' insorte in eta' pediatrica, a
seconda  della  qualita'  degli  interventi,  potranno  risultare  in
condizioni di non autonomia in una percentuale che per alcune di esse
puo'  variare  dal  25%  al  50%.  Questa  popolazione  da  sempre ha
rappresentato una fonte rilevante per l'istituzionalizzazione, che la
programmazione  sanitaria  nazionale si propone invece di contenere e
ridurre nel breve-medio termine.
In  questo  ambito  e'  necessario  ridurre  la  frammentazione degli
interventi   attraverso   la   massima  integrazione  con  i  servizi
neuro-riabilitativi  con lo scopo di promuovere la piena integrazione
nella  famiglia,  nella  scuola e nella societa', operando in stretta
collaborazione con i servizi sociosanitari e socio-assistenziali.
L'assistenza  neuropsichiatrica nell'infanzia e nell'adolescenza deve
articolarsi  seguendo  anche  le  indicazioni  contenute nel Progetto
Obiettivo  "Tutela  della  salute  mentale  1998  -  2000"  (  D.P.R.
10.11.1999)  e  in  armonia  con  le  "Linee Guida del Ministro della
Sanita'  per  le attivita' di riabilitazione" (provvedimento 7 maggio
1998) specificatamente per quanto attiene all'eta' evolutiva.
Per   assolvere   ai  compiti  ed  alle  funzioni  nell'ambito  della
neuropsichiatria  dell'infanzia e dell'adolescenza viene raccomandata
la seguente articolazione in U.U.O.O.:
1.   Unita'  Operative  Territoriali  di  Neuropsichiatria  Infantile
(U.O.T.-N.P.I.)
2.   Unita   Operative   Ospedaliere  di  Neuropsichiatria  Infantile
(U.O.O.-N.P.I.):
2a.  Unita' Operative Ospedaliere collocate in ospedali gestiti dalle
A.S.L.
2b. Unita' Operative Ospedaliere ad alta specializzazione inseriti in
Policlinici   o   Aziende   ospedaliere  o  I.R.C.C.S.  3.  Strutture
semiresidenziali e residenziali
8.1.  Unita'  Operative  Territoriali  di  Neuropsichiatria Infantile
(U.O.T.-N.P.I.)
Area di attivita':
-diagnosi,  cura  e riabilitazione di patologie diagnosticabili senza
particolari accertamenti strumentali che richiedano ricovero;
-  controllo  e  trattamento  di  patologie gia' diagnosticate presso
centri piu' attrezzati;
Compito di queste U.O.T.-N.P.I. sono:
Garantire  prestazioni specialistiche neurologiche e psichiatriche in
ambito   ambulatoriale   a  livello  distrettuale,  secondo  progetti
operativi  che  soddisfino  i  bisogni  di  salute  risultanti  dalla
osservazione  epidemiologica  locale,  con  specifica attenzione alle
diverse fasce d'eta'.
B)  Prendere  in  carico  precocemente  il  bambino  con  disabilita'
neuromotorie,  psichiche  e problematiche familiari e collaborare con
le competenze specialistiche fisiatriche e riabilitative;
C) Prendere in carico l'adolescente affetto da patologia psichica;
D)  Collaborare  con  le  istituzioni scolastiche per l'inserimento e
l'integrazione  dei  disabili  nelle  scuole  di  ogni ordine e grado
(legge n. 104/92 e D.P.R. 24/2/94);
E)  Collaborare  con  gli  Enti  Locali  ed Istituzioni nazionali per
l'inserimento  lavorativo  e  sociale  dei  soggetti in situazioni di
handicap in eta' post-scolare;
F)   Collaborare   con   gli   Enti   Locali   e  gli  Enti  preposti
all'amministrazione  della  giustizia  nella rete degli interventi di
tutela   e  cura  dei  minori  abusati,  deprivati,  e  sottoposti  a
provvedimenti giudiziari;
G)   Programmare  e  attuare  percorsi  abilitativi  e  riabilitativi
neuropsicomotori,   del   linguaggio   e   della   comunicazione,  in
collaborazione con personale tecnico specificamente formato dell'area
riabilitativa.  L'intervento riabilitativo in eta' evolutiva presenta
alcune  specificita' in quanto e' rivolto a pazienti che hanno subito
danno   precoce   del  sistema  nervoso,  con  deficit  spesso  misti
(neuromotorio, cognitivo, della comunicazione, affettivo-relazionale,
sensoriale),  il  cui  trattamento  abilitativo richiede una efficace
integrazione delle varie competenze.
H)  Attivare  il  monitoraggio  e  la  rilevazione epidemiologica (in
stretta collaborazione con il Distretto ed il D.P).
I)  Collaborare  con  la  famiglia  del  disabile  attraverso la piu'
completa  e  continua  informazione  sugli  eventi sanitari e sociali
coinvolgenti  il  minorenne,  sulle  possibilita' di recupero e sulla
scelta   degli   interventi   e  dei  percorsi  che  ne  garantiscono
l'inserimento nella scuola e nella societa'.
8.2   Unita   Operative  Ospedaliere  di  Neuropsichiatria  Infantile
(U.O.O.-N.P.I.)
Le  U.O.O.  devono  consentire  indagini diagnostiche e terapie per i
casi piu' complessi, e la degenza ove indispensabile.
L'orientamento  generale per eta' evolutiva, e soprattutto in N.P.I.,
deve  esser  quello  di  ridurre  al minimo indispensabile la degenza
ordinaria,  ampliando  al massimo l'attivita' in D.H., oltre a quella
ambulatoriale.  Questo  allo  scopo  di ridurre il trauma psicologico
dell'ospedalizzazione  e  favorire  il  piu' possibile la continuita'
della vita familiare-scolare-sociale del bambino o adolescente, anche
attraverso  progetti  che  riducano  l'istituzionalizzazione di fatto
connessa alle lungo degenze.
La degenza ordinaria sara' pertanto utilizzata soltanto per patologie
neurologiche  o  psichiatriche  che  richiedano  assistenza continua:
stati  di  male  epilettico  o  crisi subentranti, monitoraggio video
E.E.G.  24-ore,  encefaliti,  mieliti,  poliradicoloneuriti  acute e,
nell'ambito  psichiatrico, psicosi acute, stati di eccitamento, stati
depressivi   gravi   (tutti  questi  in  reparti  che  permettano  la
sorveglianza continua), anoressie gravi, ecc.
La  gran  parte  dei  casi potranno esser diagnosticati e trattati in
regime  di  D.H..  L'attivita'  di  D.H. diviene quindi il fulcro dei
reparti   ospedalieri  di  N.P.I.,  che  devono  esser  adeguatamente
predisposti  per  attuarla.  In  linea generale e' da ritenere che la
gestione in D.H. di un paziente, per la concentrazione delle indagini
in  breve  periodo  di tempo, comporti un rilevante carico di lavoro,
del  quale  si  dovra' tener debito conto nella definizione dei costi
relativi.
Durante  la  degenza deve essere garantita la massima opportunita' di
mantenere,  compatibilmente  con la diagnosi, rapporti di continuita'
con  la  famiglia,  con  la  scuola,  con i pari, ecc. al fine di non
comprometterne il livello di integrazione sociale acquisito.
Alla  programmazione  delle  sedi  e  dei  letti  di  degenza a cielo
continuo  diurno  e  notturno  deve essere affiancato un monitoraggio
delle  diagnosi  e  della  durata  della  degenza al fine di valutare
l'appropriatezza  dei  ricoveri  e stimolare la collaborazione con le
altre realta' assistenziali territoriali.
a)  Unita'  Operative Ospedaliere collocate in ospedali gestiti dalle
A.S.L.
Svolgono  attivita'  di degenza ordinaria e di D.H. per patologie che
richiedono  osservazione  prolungata  e/o  diagnostica strumentale di
medio livello (E.E.G., E.M.G., potenziali evocati, T.A.C., es.liquor,
dosaggio  farmaci,  test  di  screening  per aminoacidopatie), oppure
terapie  effettuabili  solo  in D.H. o degenza, oppure riabilitazione
intensiva.
Inoltre attivita' ambulatoriale diagnostico-terapeutico-riabilitativa
in settori assimilabili a quelli dell'Unita' Operativa Autonoma.
b)  Unita' Operative Ospedaliere ad alta specializzazione inseriti in
Policlinici o Aziende Ospedaliere o I.R.C.C.S.
Svolgono  attivita'  di degenza ordinaria e di D.H. per patologie che
richiedono  osservazione  prolungata  e/o  diagnostica strumentale di
alto   livello  (E.E.G.  veglia-sonno  e  dinamico,  elettromiografia
(E.M.G),  velocita'  di  conduzione  del  nervo  (V.C.N.), potenziali
evocati,  T.A.C.,  R.M., esami liquorali anche immunologici, dosaggio
farmaci,  analisi  per  tutte  le malattie neurometaboliche, biologia
molecolare),  oppure  terapie  effettuabili  solo  in  D.H. o degenza
(incluse    patologie   psichiatriche   acute   con   necessita'   di
contenimento) oppure riabilitazione intensiva.
Per    quest'ultima   dev'essere   disponibile   un'Unita'   per   la
riabilitazione  delle  gravi  disabilita'  espressamente  dedicata ai
problemi  rieducativi  dei  soggetti in eta' evolutiva, eventualmente
articolata  in  sub unita', secondo quanto previsto dalle Linee guida
per  le  attivita' di riabilitazione, dotata di specifiche competenze
professionali.
Svolgono,          inoltre,          attivita'          ambulatoriale
diagnostico-terapeutico-riabilitativa   in   settori  assimilabili  a
quelli dell'Unita' Operativa Autonoma.
Deve  esser inoltre prevista la possibilita' di ricovero in regime di
sorveglianza  continua  per  alcune  patologie psichiatriche acute in
adolescenza,  quali  stati di eccitamento, psicosi, depressioni gravi
con   rischio   di  suicidio,  dotati  di  personale  infermieristico
opportunamente qualificato.
Le  strutture  dovranno  essere  quantitativamente e qualitativamente
adeguate  alle esigenze di ricovero di pazienti gravi compresi quelli
che necessitano di sorveglianza ed assistenza continua.
Le  attrezzature  presenti  nell'Ente  di  appartenenza  (o  comunque
disponibili  in  modo  continuativo) dovranno rispondere ai requisiti
specifici previsti per il III livello di assistenza.
8.3 Strutture semiresidenziali e residenziali
Per    quanto    riguarda    le   esigenze   di   residenzialita'   e
semiresidenzialita'   afferenti   alle   funzioni   e  compiti  della
neuropsichiatria  dell'infanzia,  esse  possono  essere assolte dalle
strutture  residenziali  e  semiresidenziali  ricomprese nei circuiti
assistenziali della cura e della riabilitazione.
8.4 Riabilitazione in eta' evolutiva
In  tema di riabilitazione, la tendenza alla deospedalizzazione, alla
integrazione  tra  le varie competenze (neuropsichiatriche infantili,
pediatriche,  fisiatriche,  ortopediche,  ecc.) ed alla umanizzazione
comporta una organizzazione articolata, con coinvolgimento prevalente
del  D.P. e del Distretto in collaborazione con le U.O.O. per le fasi
piu' acute del quadro clinico che comporta disabilita'.
In  particolare,  per  quanto attiene la riabilitazione neuromotoria,
sede  per  sede,  a  seconda  dell'entita'  dell'utenza  bisognosa di
terapie  riabilitative,  della  tipologia della domanda e del livello
professionale  dell'offerta, la Regione autorizza e accredita U.O. di
riabilitazione  territoriali  e  ospedaliere,  che  operano con forte
integrazione con la neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza
sia a livello di Distretto che di Ospedale.
Si  fa  specifico  riferimento  alla  "Linee guida del Ministro della
Sanita'  per  le  attivita'  di  riabilitazione" sancite dall'accordo
Governo,  Regioni e Province autonome (Provvedimento del 7.5.1998, ai
sensi  degli  artt. 2 e 4 del D. L.vo n. 281 del 21.08.1998 - G.U. n.
124  del  30.5.1998)  che  adottano  quale  modello di riferimento il
percorso  integrato  sociosanitario  che implica l'intima connessione
dei  programmi  di intervento sanitario miranti a sviluppare tutte le
risorse  potenziali  dell'individuo  disabile  con interventi sociali
finalizzati  a  rendere  disponibili  le  risorse  e le potenzialita'
ambientali a suo favore, al fine dell'inserimento e dell'integrazione
nel  contesto sociale (famiglia, scuola, ambiente di lavoro), oppure,
in  caso  di  particolare  gravita'  o di assenza di autosufficienza,
dell'attivazione  di  progetti  di "tutela a vita", tagliati a misura
dei bisogni dell'individuo.
1. Riabilitazione neuromotoria
Vi   e'   l'esigenza   che  nell'ambito  del  distretto  vi  sia  una
integrazione  tra  l'U.O.  di N.P.I. e l'Unita' di Riabilitazione, al
fine   di  orientare  gli  interventi  sulla  base  delle  competenze
necessarie  per  una  visione  globale  e integrata dei bisogni degli
assistiti.
La   U.O.  di  N.P.I.  collabora  con  le  altre  professionalita'  (
pediatria,  fisiatria,  ortopedia,  ecc.)  coinvolte  nel trattamento
delle  disabilita' neuromotorie e, a seconda della fase clinica e dei
problemi  prevalenti,  tale  collaborazione si realizza in differenti
contesti:
-  presso  le  U.O. di Patologia Neonatale, le U.O. di Pediatria e le
U.O. di N.P.I. nelle fasi acute;
-  presso le U.O. per le Disabilita' Gravi in eta' evolutiva previste
dalle Linee Guida per la riabilitazione;
presso  i  presidi  ambulatoriali di riabilitazione, nonche' presso i
presidi  riabilitativi a ciclo diurno ed i centri socio-riabilitativi
indicati dalle Linee Guida per la riabilitazione.
In    particolare,    per   le   attivita'   ambulatoriali   previste
dall'organizzazione  dipartimentale  dell'area  materno - infantile a
livello  di  Distretto, dovra' essere realizzato un modello operativo
di  e'quipe  (Nucleo  Operativo  integrato) che assicuri una presa in
carico globale, integrata e continuativa dell'utente.
Alle  Regioni  e' demandato il compito di definire e di realizzare il
modello   organizzativo   dell'e'quipe   multiprofessionale   per  la
riabilitazione.
2. Riabilitazione psicomotoria, neurocognitiva e psichiatrico-sociale
Nell'ambito  delle  patologie  cognitive,  dell'apprendimento  e  del
linguaggio,   il   percorso   riabilitativo   si   attua  in  stretto
collegamento  con le attivita' di diagnosi e richiede un'integrazione
delle  unita'  ospedaliere  e territoriali, e la cooperazione di piu'
professionalita' (psicologi, psicologi dell'eta' evolutiva, terapisti
della  neuro-  e  psicomotricita'  dell'eta'  evolutiva, logopedisti,
educatori  professionali, e tecnici della riabilitazione psichiatrica
e psicosociale).
Una   particolare   attenzione,  con  una  organizzazione  di  nuclei
operativi  specificamente  competenti,  va  data  alla riabilitazione
delle  patologie  autistiche e di quelle psichiatriche in genere, per
le quali puo' essere preminente l'intervento rivolto al reinserimento
sociale.
L'integrazione  sociale  del soggetto disabile deve essere perseguita
sin  dalle  prime fasi della presa in carico, privilegiando tutti gli
interventi  che  permettono  la crescita del bambino nel suo contesto
ambientale,    poiche'   risulta   sempre   molto   problematico   un
reinserimento dopo che si sia realizzato un distacco.
Non   vanno   inoltre   misconosciuti   i   limiti  di  un  approccio
eccessivamente   sanitario   al   problema   di  queste  disabilita',
considerati i limiti tuttora evidenti delle possibilita' terapeutiche
per  molte  patologie  ed  il  ruolo  importante  del  contesto nella
positiva integrazione del soggetto disabile.
3. Assistenza residenziale e semiresidenziale
Le  esigenze  di  assistenza  residenziale  e  semiresidenziale  sono
assolte  dalle  strutture  a  cio'  deputate dalle citate linee-guida
nazionali sulla riabilitazione (G.U. n. 124 del 30/5/98). Nell'ambito
di  tale  strutture potranno essere funzionalmente garantite anche le
funzioni  di "comunita' terapeutica semiresidenziale o residenziale".
La  comunita' terapeutica semiresidenziale o residenziale attua piani
terapeutici  per  gravi  disturbi  psichiatrici  in  preadolescenza e
adolescenza  in  soggetti  che  necessitano di ospitalita' diurna o a
ciclo  continuo per periodi di temporaneo soggiorno extradomiciliare,
anche  in  coerenza  con  il  Progetto Obiettivo "Tutela della salute
mentale  1998  -  2000" che, negli interventi da compiere, per quanto
riguarda l'eta' evolutiva, prevede espressamente " comunita' diurne e
residenziali per adolescenti il cui contesto psicologico ed educativo
garantisce trattamenti prolungati" e ne definisce l'organizzazione.
La  comunita'  opera  in continuita' e in stretto collegamento con la
rete dei servizi del Distretto.
AZIONI
-  Collaborare  con  le strutture distrettuali, con il D.P., e con le
strutture  ospedaliere  nel  ridurre  la  prevalenza delle situazioni
perinatali  ad  elevato  rischio  attraverso  i  progetti regionali o
dipartimentali  di tutela della salute della gestante, di diagnostica
prenatale   e   di   terapia  fetale,  di  assistenza  al  parto,  di
regionalizzazione delle gravidanze a rischio, ecc,
-  Promuovere  la  diagnosi precoce di tali disabilita' perinatali al
momento  della  nascita  o  del  ricovero  per  patologia neurologica
infantile,  neuromuscolare,  neurosensoriale  oppure  al  momento dei
controlli  di  salute  affidati  al  pediatra  di  libera scelta o al
consultorio  familiare  nel rispetto di protocolli coinvolgenti tutte
le  competenze  afferenti all'organizzazione dipartimentale dell'area
materno-infantile.
-  Promuovere la diffusione delle conoscenze sulla offerta di servizi
e    di   opportunita'   sul   versante   sanitario   e   su   quello
socio-assistenziale, in stretta collaborazione con il P.L.S. e con il
P.C.,  nonche' con la integrazione tra le varie strutture coinvolte e
con la collaborazione con le associazioni, il volontariato, ecc.
- Verificare, potenziare ed aggiornare le risorse umane e strumentali
a  disposizione dei disabili, evitando ogni forma di parcellizzazione
e  frammentazione dei centri di riferimento, e potenziando i supporti
a livello domiciliare
Attivare  politiche  di  integrazione  funzionale  che  facilitino la
collaborazione  tra  aree  di  intervento  diverse: sanita', sociale,
assistenziale,  scuola,  ecc.  e che coinvolgono le funzioni del D.P.
riguardanti  la  protezione  e  la  prevenzione  del soggetto in eta'
evolutiva ed il passaggio all'eta' adulta.
Si  riportano  in Allegato 6 i requisiti e gli standard di fabbisogno
indicativi     per    le    U.U.O.O.    territoriali,    ospedaliere,
semiresidenziali  e  residenziali di neuropsichiatria dell'infanzia e
dell'adolescenza  che  possono  essere  prese  come riferimento nelle
attivita' di programmazione regionale.

===================================================================
            ASSISTENZA NEUROPSICHIATRICA IN ETA' EVOLUTIVA
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Integrazione degli   - Protocolli          - N. protocolli
  interventi a           attinenti percorsi    attivati
  favore dell'infanzia-  diagnostico-
  adolescenza con        terapeutici
  problemi               riabilitativi
  neuropsichiatrici      con approccio
                         multidisciplinare.

- Massima tendenza     - Attivare            - Numero e tipologia
  alla deistituziona-    protocolli per il     di protocolli
  lizzazione e alla      raccordo tra le       attivati per il
  deospedalizzazione     attività di N.P.I.    raccordo tra le
                         territoriali e        attività di N.P.I.
                         ospedaliere           territoriali e
                                               ospedaliere
- Individuazione       - Rispetto dei        - Giornate medie di
  delle aree di          requisiti delle       degenza/anno nei
  ricovero dedicate      strutture dedicate    pazienti con
  ai soggetti            ai soggetti con       diagnosi afferente
  con problemi di        problemi di           ai D.R.G. di N.P.I.
  competenza N.P.I.      competenza N.P.I.   - U.O. territoriali e
                                               ospedaliere di
                                               NPI attivate
                                             - Percentuale
                                               assistiti per aree
                                               patologiche e per
                                               fasce d'età

- Promuovere le        - Partecipare a       - Percentuale di
  opportune              percorsi di           percorsi attivati
  iniziative (gruppo     supporto attivo
  di lavoro              all'adolescente
  sull'adolescente)      con disagio
  che faciliti il        familiare e/o
  passaggio del          scolastico
  soggetto con         - Partecipare a       - Percentuale di
  problemi di            programmi             programmi attivati
  neuropsichiatria       rivolti ai minori
  dalla età              in stato di
  adolescenziale a       deprivazione
  quella adulta          affettiva, di
                         abbandono, di
                         disagio scolastico,
                         abusati, sottoposti
                         a provvedimenti
                         giudiziari, ecc.,
                         anche ai fini
                         dell'inserimento
                         attivo in società.
===================================================================
                  RIABILITAZIONE IN ETA' EVOLUTIVA
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Integrazione tra     - Programmazione      - Percentuale di
  programmi e azioni     regionale per         Nuclei Operativi
  di intervento          l'integrazione        Integrati tra U.O.
  sanitario e sociale    operativa tra U.O.    di N.P.I. ed i
  multidisciplinare      ospedaliere e         Servizi di fisiatria
                         territoriali di       costituiti
                         N.P.I. ed U.O. di
- Diagnosi precoce e     fisiatri (rete dei  - Percentuale di
  approccio              Nuclei Operativi      utenti per i
  riabilitativo          Integrati)            quali è stato
  globale              - Attivare politiche    realizzato un
  multidisciplinare      regionali e locali    intervento di
  fin dalla nascita      di integrazione       équipe sia in fase
  o dalla comparsa       tra sanità, sociale,  diagnostica che in
  della patologia        assistenziale,        fase riabilitativa
  disabilitante;         scuola, lavoro,
                         con riferimento
- Passare dalla          all'integrazione    - Percentuale di
  valutazione            scolastica e          Protocolli
  della disabilità-      lavorativa            operativi suddivisi
  invalidità alla      - Attivazione del       per patologie e
  valorizzazione         registro regionale    fasce d'età attivati
  della abilità-         delle disabilità
  capacità personale     con riferimento
  al fine                alla valutazione
  dell'integrazione      funzionale dei
  scolastica e           soggetti disabili
  lavorativa
-------------------------------------------------------------------
9. SALUTE DEGLI ADOLESCENTI
La  promozione  della  salute  e l'assistenza nell'eta adolescenziale
deve  essere  potenziata  al  fine di garantire uno stato di maggiore
benessere  a  questa  fascia di cittadini, che ponga anche le basi di
una  migliore  qualita' della vita adulta futura. Questa esigenza non
trova oggi adeguata risposta a causa di carenze istituzionali e della
frammentarieta' degli interventi di salute per gli adolescenti.
L'organizzazione  dipartimentale  dell'area  materno - infantile deve
prioritariamente   sviluppare   strategie   di  intenti  appropriate,
favorire   l'integrazione   tra   i  servizi  coinvolti,  predisporre
strumenti  di  monitoraggio,  operando in modo integrato a differenti
livelli, sia per la prevenzione, sia per i trattamenti.
I  LIVELLO : valutazione dello sviluppo adolescenziale, prevenzione e
centri di prima consultazione
Questo  livello  coinvolge  molteplici ambiti e profili professionali
che  devono  operare in e'quipe (pediatra di libera scelta, medico di
medicina  generale, pediatra di comunita', psicologo, neuropsichiatra
infantile, ginecologo, assistente sociale, ecc.).
Gli  interventi  devono  essere coordinati a livello distrettuale con
coinvolgimento  dei C.F., degli ambulatori specialistici, dei servizi
sociali,  ecc.  I.C.F. possono essere il punto di riferimento attorno
al quale organizzare la rete delle risorse.
Molta   attenzione  deve  essere  riservata  a  questo  livello  alla
educazione alla salute e all'analisi delle condizioni socio-familiari
o ambientali predisponenti alla devianza o al disagio. A tal riguardo
sono  da  definire, sede per sede, programmi di intervento concordati
tra Sanita', Pubblica Istruzione, Grazia e Giustizia, Affari Sociali,
ecc.
I  C.F.,  in  rete  aziendale,  hanno  compiti  di  individuazione di
situazioni  di  difficolta',  di  primo accoglimento della domanda di
aiuto, di counselling, di trattamento breve su situazioni emergenti a
patologia sfumata, e di coordinamento.
Presso i C.F. viene attivato un punto di ascolto e di raccolta, anche
telefonico, delle richieste di chiarificazione, di consultazione e di
supervisione  alle  situazioni  difficili che possono essere rilevate
nei    diversi    luoghi    di   convivenza   coinvolgenti   problemi
adolescenziali:  la  famiglia,  la  scuola, i luoghi di aggregazione,
ecc. I C.F. devono essere messi in rete all'interno dell'Azienda, con
i  vari  servizi  specialistici e, all'esterno con tutti i potenziali
invianti  (famiglie,  sanita',  scuola,  giustizia,  associazionismo,
mondo del lavoro).
II  LIVELLO  :  trattamenti  a ciclo diurno - notturno o in regime di
ricovero.
E'  collocabile  a  livello  di  strutture per l'ospitalita' diurna e
notturna  e  a  livello ospedaliero. In quest'ultimo caso il servizio
ospedaliero   e'  identificabile  con  l'U.O.  pediatrica,  integrata
dall'U.O.  ospedaliera di neuropsichiatria infantile, ove prevista, e
comunque  collegata  funzionalmente  con  l'U.O.  di neuropsichiatria
infantile del distretto.
Le  funzioni  di  coordinamento  devono  essere  affidate, per quanto
attiene   alle   problematiche   generali  pediatriche  (inerenti  la
fisiopatologia   dello   sviluppo,   endocrinologiche,   sessuali   e
internistiche)  ad  un  pediatra  con competenze in adolescentologia,
anche  integrato  nell'e'quipe  della U.O.O. di pediatria; per quanto
riguarda  i disturbi psicoemotivi ed i disturbi del comportamento, ad
un   neuropsichiatra   infantile.  Nell'ambito  della  programmazione
regionale  devono  essere  date norme di indirizzo per le emergenze -
urgenze   psichiatriche   (vedi   U.O.   di   N.P.I.)   nonche'   per
l'identificazione  delle strutture di II livello. E' determinante una
stretta  collaborazione  con  tutte  le  competenze che si rendessero
necessarie  e  disponibili  ed  in  particolare con il ginecologo, lo
psicologo,  l'assistente sociale e l'assistente sanitario. Dev'essere
prevista, sempre a livello di organizzazione dipartimentale dell'area
materno  -  infantile, una attivita' di psicoterapia per adolescenti,
da  collocare  in una sub-U.O. progettata e gestita in modo peculiare
in funzione dei bisogni specifici di questa fascia di popolazione.
Particolare attenzione deve essere rivolta ai disturbi delle condotte
alimentari.
La presenza sul territorio di varie strutture che ospitano minori con
problematiche  molto  complesse suggerisce di offrire loro presidi di
supervisione  e  consulenza  sistematici, con particolare riferimento
alla  esigenza  prioritaria  di  fare  afferire il minore a strutture
dedicate   sia   sotto   il  profilo  logistico  sia  per  competenze
professionali specialistiche, tenendo in particolare conto i problemi
delle  emergenze  -  urgenze psichiatriche, nel contesto dei rapporti
con i servizi di salute mentale soprattutto ai fini della continuita'
terapeutica nelle fasi di passaggio all'eta' adulta.
L'azienda,  nella  predisposizione  della carta dei servizi deve dare
adeguata   visibilita'   all'accesso   telefonico,   con  particolare
riferimento per le chiamate di urgenza-emergenza psichiatrica in eta'
adolescenziale.

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                    SALUTE DEGLI ADOLESCENTI
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     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Monitoraggio dello   - Attivare a livello  - Percentuale di C.F.
  sviluppo e             di CF. punti          che hanno attivato
  del disagio            di ascolto alle       punti di ascolto
  adolescenziale in      domande di            per adolescenti
  aderenza al Piano      aiuto e di          - Percentuale di
  d'Azione del           consulenza per        abbandono scolastico
  Governo italiano per   giovani             - Percentuale di
  l'infanzia e         - Attivare contatti     nati da madri
  l'adolescenza          tra scuola, CF,       minorenni
                         attività di         - Tasso di abortività
                         volontariato,         nelle minorenni
                         mondo del lavoro,   - N. di adolescenti
                         famiglie per          assistiti a livello
                         riconoscere e         ospedaliero in
                         risolvere il          regime di ricovero
                         disagio scolastico,   e durata media
                         sociale, familiare,   dei ricoveri
                         ecc.                - Percentuale di
                       - Integrazione tra      suicidi e di
                         P.L.S., P.C., CF.     tentativi
                         e strutture           documentati di
                         specialistiche        suicidio nei
                         territoriali e        minorenni, su
                         ospedaliere per il    base campionaria
                         trattamento dei
                         disturbi
                         adolescenziali
                       - Promuovere          - Percentuale di
                         programmi di          incidenti stradali
                         prevenzione           con coinvolgimento
                         degli incidenti       di minorenni
                         stradali in età
                         adolescenziale
                       - Promuovere          - Percentuale di
                         programmi             adolescenti con
                         finalizzati alla      competenze
                         educazione alla       appropriate sulla
                         salute                salute, su base
                                               campionaria
                       - Attivare            - Percentuale di
                         interventi            interventi specifici
                         specifici per il      attivati
                         riconoscimento e le
                         prime cure per
                         problematiche
                         correnti di natura
                         psichica e
                         psico-sociale
-------------------------------------------------------------------
10. MALTRATTAMENTI, ABUSI E SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI
Il  maltrattamento  si  concretizza  ne  "gli  atti  e le carenze che
turbano  gravemente  i  bambini  e  le  bambine,  attentano alla loro
integrita' corporea, al loro sviluppo fisico, affettivo, intellettivo
e  morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di
ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di
terzi"(IV  seminario  criminologico - Consiglio d'Europa, Strasburgo,
1978).
Il  maltrattamento  puo'  concretizzarsi in una condotta attiva (come
percosse,  lesioni,  atti  sessuali,  ipercura)  o  in  una  condotta
omissiva  (incuria,  trascuratezza, abbandono). L'assenza di evidenze
traumatiche    nel   fisico   non   puo'   escludere   l'ipotesi   di
maltrattamento.
Il  trauma relativo al maltrattamento e alla violenza, in particolare
quella  sessuale,  se  non  rilevato,  diagnosticato  e  curato, puo'
produrre disturbi psicopatologici o di devianza nell'eta' adulta.
Ogni  intervento finalizzato a contrastare il maltrattamento non puo'
prescindere da una politica globale di prevenzione primaria, volta ad
evitare  che si verifichino situazioni di disagio nelle quali spesso,
ove   non   sostenute   in  tempo,  possono  innestarsi  fenomeni  di
maltrattamento nelle sue varie forme.
Lo  Stato,  le Regioni, gli Enti Locali devono istituire e potenziare
servizi sanitari e socio-assistenziali per garantire soprattutto ogni
intervento  idoneo  a  rimuovere  le  situazioni  che  determinano il
maltrattamento  nei  diversi  stadi  dell'eta' evolutiva del bambino,
quale  strumento  fondamentale  di prevenzione anche in riferimento a
quanto  suggerito  da organismi interistituzionali quali, ad esempio,
la  Commissione  contro gli abusi, i maltrattamenti e lo sfruttamento
sessuale  dei  minori  (D.P.C.M. 26.2.1998) nello specifico documento
"Proposte  di  intervento  per  la  prevenzione  e  il  contrasto del
fenomeno del maltrattamento" - settembre 1998.
Azioni
-  Aumentare  in tutto il territorio nazionale, a livello aziendale o
interaziendale,    le    competenze    di   personale   sanitario   e
socio-assistenziale  in  grado  di  intervenire  in  questo specifico
settore;
-  Attivare  in  tutte  le  aree  territoriali  servizi di aiuto alla
famiglia e ai bambini in difficolta';
- Fornire una adeguata formazione agli operatori, sia iniziale sia in
itinere, tale da poter sospettare, diagnosticare o prendere in carico
casi di maltrattamento ed abuso;
-  Sviluppare  un'azione di coordinamento dei servizi che operano sia
in area sociale che sanitaria in modo tale da essere in grado di dare
risposte congrue, globali e in tempi utili;
-  Favorire  l'interazione della rete dei servizi pubblici con l'area
giudiziaria, l'area scolastica e del privato sociale;
- Promuovere nella collettivita' una nuova consapevolezza dei diritti
del bambino.
Strategie
1. Rilevamento dei dati e delle risorse
-  Far  emergere  il  fenomeno,  indagarlo  e conoscerlo sia sotto il
profilo  quantitativo  che  qualitativo:  integrare  i  dati raccolti
tramite  l'area  giudiziaria,  i  dati  relativi  ai  casi conosciuti
dall'area  sociale, dall'area sanitaria (pronto soccorso, pediatri di
libera  scelta  e  medici di medicina generale, consultori familiari,
U.O.   di   neuropsichiatria  infantile  e  di  psicologia  dell'eta'
evolutiva),   con   i   dati   provenienti  da  altre  fonti  (centri
specialistici pubblici e privati, linee telefoniche di aiuto, ecc.)
-  Predisporre  una mappa delle risorse disponibili sul territorio in
grado  di  dare  risposte  in  termini  di  rilevamento,  protezione,
diagnosi  e  cura  dei  minori  maltrattati  e  fornirla  ai  servizi
territoriali   coinvolti.   (legge   n.   451/97  "Istituzione  della
Commissione parlamentare per l'infanzia e dell'Osservatorio nazionale
per l'infanzia")
2. Formazione
2.1  Formazione  di  base sul fenomeno del maltrattamento da parte di
tutti   coloro   che   operano  a  contatto  con  i  bambini  perche'
acquisiscano  le  competenze  necessarie  a  comprendere i segnali di
disagio.
La  formazione  mira all'acquisizione di nuove competenze specifiche,
allo  sviluppo  di  nuove  capacita' di accoglienza nei confronti del
disagio sofferto dal bambino anche all'interno della propria famiglia
al  fine  di  essere  in  grado  di individuare, il piu' precocemente
possibile,  nei loro comportamenti, i segnali del disagio e i sintomi
rivelatori  del  maltrattamento e attivare, altrettanto precocemente,
percorsi  di protezione e percorsi di presa in carico psico-sociale e
sanitaria,  che  devono essere gestiti da operatori specializzati nel
settore.
2.2   Formazione   specialistica   per   gli   operatori  delegati  a
diagnosticare  il  maltrattamento e a prendere in carico la vittima e
la famiglia.
Sul   territorio   devono  essere  identificate  professionalita'  di
riferimento  in  grado  di fornire le informazioni corrette sul "cosa
fare"  quando viene riconosciuto un segnale di disagio, "come e a chi
segnalare " al fine di mettere in moto la rete di protezione, nonche'
il  percorso  di  aiuto  al  bambino  e,  ove  possibile,  al  nucleo
familiare.
3 Organizzazione dei servizi "in rete"
3.1  Servizi  integrati  in  rete  :  servizi  integrati  su tutto il
territorio  in grado di porsi come riferimento e supporto nei casi di
maltrattamento)  che  devono  garantire  negli ambiti territoriali di
competenza  ed  in  accordo  con  gli  Enti Locali di riferimento due
livelli funzionali:
a)organizzativo,   attraverso   la  costituzione  di  task  force  di
riferimento  alla  cui  formazione  concorrono piu' servizi e nel cui
ambito si riconoscono compiti di raccordo e di coordinamento di uno o
piu'  servizi  integrati  in  rete. A questo livello le funzioni sono
soprattutto   di  consulenza  agli  operatori  in  particolare  sulle
problematiche e sull'accertamento del maltrattamento, di collegamento
e  coordinamento dei servizi in rete, di raccolta dati e monitoraggio
del  fenomeno,  di  formazione  degli  operatori (medici, insegnanti,
ecc.).  In linea di massima non si dovrebbero costituire e'quipes che
si  occupino  solo di maltrattamenti e abusi a tempo pieno, bensi' si
dovrebbero  individuare  operatori "referenti" messi a disposizione a
tempo  parziale,  per una attivita' progettuale specifica, che devono
operare  in  stretta collaborazione con gli operatori dei servizi che
possono  essere coinvolti a livello distrettuale. Il servizio sociale
ed  il  C.F.  rappresentano  il  collegamento funzionale con le altre
competenze  collegate  in rete sul territorio: Pediatria ospedaliera,
Pediatria  di Comunita', Pediatria di Libera Scelta, Neuropsichiatria
dell'Infanzia  e  dell'Adolescenza,  SERT,  Servizio  di  psichiatria
adulti.
b)  operativo,  finalizzato  alla  presa  in  carico  dei casi, nella
valorizzazione    delle    risorse    esistenti,   per   evitare   la
sovrapposizione degli interventi e la moltiplicazione delle figure di
riferimento.    A    questo    livello    compete    l'attivita'   di
sensibilizzazione,  prevenzione  e  formazione  (specie  nel contesto
scolastico),  l'ascolto e l'intervento su segnalazioni e rapporti con
l'Autorita'  Giudiziaria, l'informazione per la rilevazione precoce e
tempestiva  dei segnali, il trattamento del bambino e della famiglia,
gli   interventi   di   emergenza  (in  raccordo  con  il  centro  di
coordinamento)  la  protezione  fisica  e  psicologica  del bambino/a
vittima  tramite  il  collegamento  con le comunita' di accoglienza e
pronto intervento.
Nella  fase  di  individuazione  dell'iter diagnostico e terapeutico,
laddove  si renda necessario, gli operatori del gruppo di riferimento
collaborano  con  il  servizio  sociale,  le  forze  dell'ordine,  la
magistratura   minorile  ed  ordinaria  sulla  base  di  accordi  che
indichino ruoli, funzioni e responsabilita' di ciascuno.
3.2  Protocolli  d'intesa.  Le  Regioni devono individuare una comune
metodologia  d'intervento  a carattere multidisciplinare, predisporre
l'integrazione  dei  percorsi  sanitari,  sociali  e giudiziari ed il
coordinamento   delle  risorse  pubbliche  e  private.  I  protocolli
d'intesa rappresentano un efficace strumento per definire i ruoli, le
funzioni,  le  modalita',  i  percorsi, le interazioni tra le diverse
istituzioni e tra le istituzioni e le realta' di privato sociale, cui
devono  fare  riferimento  tutti  gli  operatori  del  pubblico e del
privato.
In particolare le Regioni dovranno individuare poli di riferimento in
strutture   pubbliche   attrezzate  adeguatamente  con  operatori  di
professionalita'  specifica,  per  consentire l'audizione protetta di
minori da parte dell'autorita' giudiziaria competente
E'  opportuna  la  identificazione  di  aree  a rischio per stabilire
priorita' di intervento a seconda dei rilievi epidemiologici.
La  scuola  rappresenta  il  luogo  privilegiato  di osservazione del
disagio dei bambini e degli adolescenti e rappresenta il contesto sul
quale  puntare  l'attenzione  per  interventi  mirati di prevenzione.
L'insegnante  e'  il  tramite  per  una rilevazione precoce ed il suo
ruolo  deve  essere maggiormente valorizzato e adeguatamente formato;
ogni intervento integrato deve vedere rappresentata la scuola.
Oltre  alla  scuola  e  quindi  i Provveditorati agli Studi, soggetti
istituzionali ed Enti coinvolti sono principalmente: le Regioni e gli
Enti   Locali,   (singoli   o  associati),  le  Aziende  sanitarie  e
ospedaliere,  le  Prefetture,  l'Autorita'  Giudiziaria,  gli  Uffici
Minori  delle  Questure  e  la  Polizia  giudiziaria, i Centri per la
giustizia  minorile,  il  privato  sociale,  Enti  e  Associazioni di
volontariato,   Enti   e   strutture  di  formazione  e  di  ricerca,
Universita', altri soggetti a vario titolo organizzati.

===================================================================
      MALTRATTAMENTI, ABUSI E SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI
===================================================================
     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Attivare l'offerta   - Istituire équipes   - Percentuale di
  attiva di              di riferimento per    équipes di
  strumenti              le informazioni       riferimento
  informativi e          e le segnalazioni     costituite rispetto
  comunicativi che                             alle programmate
  aiutino la           - Promuovere nella    - Percentuale dei
  popolazione a          collettività          casi di abuso
  riconoscere e          la conoscenza dei     segnalati sulla
  contrastare le         diritti del minore    popolazione
  situazioni di                              - Percentuale dei
  maltrattamento e                             casi di abuso
  abuso dell'infanzia                          accertati dalle
                                               strutture sanitarie
                                               sui segnalati
                                             - Percentuale di
                                               interventi di
                                               protezione attiva
                                               per i casi
                                               sospetti o accertati
                       - Attivare corsi di   - N. corsi di
                         perfezionamento       perfezionamento
                         per gli operatori     attivati
                         sanitari e sociali
                         in prima linea

                       - Attivare            - Percentuali di PLS,
                         collegamenti          scuole, comunità,
                         informativi tra       servizi sanitari
                         servizi sociali,      che collaborano
                         servizi sanitari      ai fini del
                         e scuole, per una     riconoscimento
                         migliore              precoce delle
                         sorveglianza degli    situazioni di
                         abusi e per una       rischio
                         pronta prevenzione
                         secondaria

                       - Identificare        - Percentuale di C.F.
                         opportunità di        che hanno attivato
                         aiuto alla famiglia   centri di ascolto/
                         ed ai minori          aiuto alla famiglia
                         in difficoltà         e ai minori

                       - Attivare ed         - Percentuale di
                         adeguare i            dipartimenti che
                         programmi di          hanno attivato
                         prevenzione           percorsi di
                         dello sfruttamento    reinserimento
                         lavorativo            nella scuola o nelle
                         dei minori            attività lavorative
                                               regolari a favore
                                               di minori in
                                               condizioni di
                                               sfruttamento
                                               segnalato
                                               dall'ispettorato
                                               del lavoro

                       - Attivare una rete   - Percentuale di
                         ad hoc di             reti di collegamento
                         collegamenti          attivate
                         funzionali tra
                         area sanitaria,
                         area sociale, area
                         giudiziaria, area
                         scolastica, area
                         del volontariato,
                         ecc.

                       - Attivare un
                         registro locale su
                         indicazioni
                         regionali relativo
                         ai casi documentati
                         di:
                         - Abuso-maltrattamento
                         - Sfruttamento lavorativo
                         - Sfruttamento sessuale
-------------------------------------------------------------------
11. SALUTE DELLA DONNA IN TUTTE LE FASI DELLA VITA
L'impegno  alla  difesa  ed  alla promozione della salute della donna
deve  tenere  conto  dell'adeguamento  alla realta' socio sanitaria e
culturale  profondamente  mutata negli ultimi tempi e deve portare ad
una  piu'  diretta  politica  in  favore  della  famiglia,  anche  in
riferimento  alla responsabilita' di cura che la donna ha all'interno
della stessa.
Per  una  organizzazione sanitaria che faccia fronte alla sfida della
qualita'  e  che  coniughi  efficacia ed efficienza ad equita', vanno
considerati anche i fenomeni legati ai cambiamenti sociali.
L'incremento  della  presenza della donna in ambito produttivo non ha
visto  una  contemporanea  crescita  di  servizi  tali  da offrire un
migliore  supporto alla famiglia e cio', insieme ad altri fattori, ha
contribuito a determinare dei cambiamenti nelle scelte riproduttive.
I  tassi  di  fecondita'  nel  nostro Paese, pur con differenziazioni
regionali  sono  oggi  tra  i piu' bassi d'Europa. La riduzione della
natalita',  sin  dalla fine degli anni 70, interessa tutte le regioni
italiane,  determinando non solo la nota caduta dei relativi livelli,
ma modificando anche le caratteristiche strutturali del comportamento
riproduttivo, quali l'ordine e la cadenza delle nascite.
L'innalzamento  dell'eta' media al parto sia per le prime nascite che
per  le  successive,  delinea  soprattutto una tendenza a posticipare
l'inizio della vita riproduttiva, con circa un quarto dei primi figli
tra donne di eta' uguale o superiore a 30 anni.
La  presenza  della  donna  nella  realta'  produttiva  comporta, nei
confronti  della  sua  salute,  una maggiore esposizione ad eventuali
fattori  di  rischio  derivanti dagli ambienti di lavoro. Nell'ambito
della  promozione  della  tutela della salute della donna in ambiente
lavorativo,   l'organizzazione   dipartimentale   dell'area   materno
infantile  deve  coordinarsi  e  collaborare strettamente con il D.P.
nella realizzazione di programmi specifici, in particolare per quanto
riguarda  la  salute  riproduttiva.  Inoltre,  la  consapevolezza dei
rischi  connessi  all'attivita'  lavorativa,  domestica  e  non, deve
essere patrimonio di tutte le U.O. dell'organizzazione dipartimentale
e   deve  essere  tenuto  costantemente  presente  in  ogni  tipo  di
intervento che riguardi la donna.
Un  elemento  poi  che  non  puo'  essere  trascurato e' il fatto che
l'aumento  di  speranza  di vita della popolazione ha fatto si che il
periodo post-fertile della vita femminile si sia allungato, dall'eta'
media della menopausa alla aspettativa media di vita (82-83 anni), di
circa  trenta anni. Si calcola infatti che le donne di eta' superiore
ai 50 anni siano oggi tra 9 e 10 milioni.
In  questa  eta',  per  la chiara evidenza epidemiologica particolare
interesse  deve  essere rivolto ad alcune patologie quali le malattie
cardiovascolari, l'osteoporosi, ecc..
Tenuto  conto,  inoltre,  che  la  cessazione  dell'attivita' ovarica
comporta  effetti  che,  pur  di  minor  rilievo in termine di salute
fisica,  possono  compromettere  sensibilmente la qualita' della vita
della  donna,  particolare interesse deve essere rivolto a situazioni
quali  l'incontinenza urinaria, le problematiche relazionali e quelle
legate alla sessualita'.
La  promozione  della  salute, la prevenzione ed il trattamento delle
principali patologie ginecologiche in tutte le fasi della vita devono
essere garantiti attraverso una completa integrazione dei servizi dei
diversi livelli operativi.
Ad   ogni   donna   deve   infatti   essere  assicurato,  nell'ambito
dell'organizzazione  regionale  delle cure, un idoneo percorso che le
consenta di accedere con facilita' al livello di cura piu' adeguato e
completo al suo caso.
La  promozione  della  salute,  la  prevenzione  e la presa in carico
devono  essere  assolti  dal  I livello, rappresentato dalla rete del
C.F.;  l'attivita'  di  diagnosi e cura ambulatoriale dal II livello,
livello  rappresentato dagli ambulatori specialistici del Distretto e
dell'Ospedale.  L'attivita'  di  diagnosi  e  cura ospedaliera devono
costituire  il  III  livello.  In  esso  devono  essere affrontate la
diagnostica  specialistica di livello superiore ed il trattamento con
adeguate  risorse  strumentali  ed esperienza professionale in merito
alla  sterilita' ed infertilita', alla patologia ginecologica benigna
e  maligna,  ai  problemi  delle malattie a trasmissione sessuale, ai
problemi   connessi   con  l'eta'  post-fertile  ed  alla  menopausa,
comprendendo in questo anche i problemi di ginecologia urologica.
L'ampia tematica correlata alla violenza, agli abusi e maltrattamenti
sulle  donne  deve  trovare  risposta  attraverso  un percorso che si
articoli  nei  tre livelli sulla base delle competenze e capacita' di
interventi.
La promozione della salute della donna, e' oggetto di forte interesse
da  parte  del  presente  Progetto  il  quale,  anche  secondo quanto
previsto  dalla  direttiva  del Presidente del Consiglio dei Ministri
del  27.3.1997  sviluppa,  tra  l'altro,  gli obiettivi relativi alla
prevenzione  e  tutela  della  salute  (obiettivi  strategici  C1-C5)
indicati  nella  dichiarazione  e  nel  programma  d'azione  della IV
Conferenza mondiale sulle donne - Pechino 1995.
Sino  ad  ora  la tutela della salute della donna e' stata perseguita
attraverso  l'offerta  di prestazioni, spesso integrata da interventi
terapeutici,  per  lo  piu'  fruiti  dalla  popolazione femminile che
spontaneamente  accedeva  al  servizio  e  con  forti limitazioni per
quanto  attiene  alla  tipologia dell'offerta stessa, almeno in parte
dovute  a  difficolta'  burocratiche,  alla  scarsa disponibilita' di
risorse   e  agli  ostacoli  nel  realizzare  il  lavoro  di  e'quipe
multidisciplinare
Si  vuole  invece che l'offerta di interventi faccia parte di una ben
definita strategia di prevenzione orientata da identificati obiettivi
generali  e  specifici,  nonche'  da  un processo di promozione della
salute  che  aiuti la persona ad arricchire le proprie competenze per
effettuare scelte piu' consapevoli.
Tutto cio' deve prevedere una maggior attenzione rivolta a:
- Favorire l'offerta attiva delle misure preventive;
-  Favorire  la  massima integrazione tra il Consultorio Familiare, i
servizi (ambulatoriali, sociali, socio-assistenziali) del Distretto e
le strutture ospedaliere;
-  Favorire il dialogo, il confronto e l'integrazione operativa tra i
profili   professionali  tradizionalmente  afferenti  al  Consultorio
Familiare  ed  il  personale di altri profili professionali che opera
sul territorio, compreso quello coinvolto nella attivita' di diagnosi
e cura primaria;
-  Maturare  l'attitudine  negli  operatori  alla  valutazione  quale
strumento per la riqualificazione;
-Riconsiderare  l'offerta relativa ai problemi di salute della donna,
salute vista nella sua globalita', in tutte le fasi della vita.
In  un  progetto  piu'  ampio  di  tutela della salute della donna va
quindi prevista la riqualificazione del Consultorio Familiare, sia in
termini   organizzativi   che   operativi,   che   integri  l'offerta
consultoriale  con  quella delle altre strutture territoriali facenti
capo all'organizzazione dipartimentale dell'area materno infantile in
modo  tale  che,  distretto per distretto o ASL, per ASL, si persegua
una  maggiore  efficacia  ed  efficienza,  coniugata  ad una maggiore
equita',   e   si  contraggano  le  attuali  dispersioni  di  risorse
finanziarie  e  umane, quali sono quelle che troppo spesso realizzano
interventi  parcellari  e  ripetitivi nella medesima popolazione che,
per contro, vede insoddisfatti altri bisogni primari.

===================================================================
          SALUTE DELLA DONNA IN TUTTE LE FASI DELLA VITA
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     OBIETTIVI               AZIONI                 INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Ridurre il divario   - Favorire l'offerta  - Percentuale di
  tra Nord e Sud per     attiva di misure di   donne raggiunte
  quanto attiene         prevenzione, a        negli specifici
  l'offerta e la         livello distrettuale  programmi di
  qualità dei servizi    con particolare       prevenzione
  ospedalieri e          attenzione per
  territoriali di        le fasce deboli
  cura e prevenzione

- Promuovere la        - Promuovere          - Percentuale di
  procreazione           programmi di          adolescenti e di
  cosciente e            educazione alla       popolazione adulta,
  responsabile           salute, con           su base campionaria,
  tutelando le           particolare           con conoscenze
  gravidanze a           riferimento alla      appropriate sulla
  rischio e fornendo     salute riproduttiva,  fisiologia della
  adeguato sostegno      nelle scuole, nei     riproduzione e
  alle famiglie.         luoghi di             problematiche
                         aggregazione          connesse
                         giovanile, nella
                         popolazione         - Incidenza dell'IVG
                         generale, con
                         l'integrazione
                         della rete dei
                         servizi.

- Promuovere la        - Identificazione     - Diminuzione
  prevenzione in         ed assistenza         dell'handicap
  ambito oncologico      delle gravidanze
                         a rischio

                       - Aumento della       - Incidenza tumore
                         copertura della       del collo dell'utero
                         popolazione
                         bersaglio per i     - Incidenza tumore
                         tumori della sfera    della mammella
                         genitale femminile
                                             - Percentuale di
                                               donne che effettuano
                                               pap-teste
                                               mammografia con
                                               regolarità secondo
                                               le linee guida della
                                               Commissione
                                               Oncologica Nazionale

- Favorire il          - Promuovere          - Percentuale di
  benessere fisico e     l'aggiornamento       personale che
  psico-sociale          professionale sulle   frequenta i corsi
  del periodo post-      problematiche del   - Percentuale di donne
  fertile della donna    climaterio e          che hanno cambiato
  con particolare        della menopausa       stile di vita, su
  attenzione alle                              base campionaria
  malattie a forte
  valenza sociale      - Promuovere programmi
                         di educazione alla
                         salute che possono
                         stimolare
                         cambiamenti verso
                         stili di vita
                         protettivi per il
                         benessere
                         psico-fisico

- Prevenire gli        - Formazione del      - Percentuale del
  episodi di             personale dei         personale delle
  violenza contro        pronto soccorsi       strutture di primo
  la donna e             e offerta attiva      intervento coinvolto
  migliorare             di assistenza         nei programmi di
  l'assistenza alle                            formazione
  donne che hanno      - Favorire l'emersione
  subito violenza.       del sommerso del    - Percentuale di
                         fenomeno della        donne assistite
                         violenza              appropriatamente
                                               sul totale dei
                                               casi di violenza
                                               segnalati

- Prevenzione dei      - Applicazione        - Incidenza aborti
  rischi di              normativa sulla       spontanei per
  salute della donna     tutela della salute   fattori di rischio
  in ambiente            della donna in        lavorativo
  di lavoro              ambiente di lavoro  - Incidenza nati
                                               malformati per
                                               fattori di rischio
                                               lavorativo
                                             - Incidenza infortuni
                                               sul lavoro
                                             - Incidenza incidenti
                                               domestici
-------------------------------------------------------------------
12. CONSULTORI FAMILIARI
Il   Consultorio   familiare  costituisce  un  importante  strumento,
all'interno  del  Distretto  per  attuare  gli  interventi previsti a
tutela della salute della donna piu' globalmente intesa e considerata
nell'arco  dell'intera  vita, nonche' a tutela della salute dell'eta'
evolutiva   e   dell'adolescenza,  e  delle  relazioni  di  coppia  e
familiari.
Le  attivita'  consultoriali  rivestono infatti un ruolo fondamentale
nel  territorio in quanto la pecularieta' del lavoro di e'quipe rende
le  attivita'  stesse  uniche  nella  rete  delle risorse sanitarie e
socio-assistenziali esistenti.
Dalla emanazione della legge 405/75 e delle leggi attuative nazionali
e  regionali,  le condizioni di regime dei Consultori per completezza
della  loro  rete  e  stabilita'  del personale non sono ancora state
raggiunte  e, soprattutto al Sud, persistono zone con bassa copertura
dei bisogni consultoriali.
L'esigenza  di integrazione nel modello dipartimentale, e soprattutto
la  messa  in rete dei Consultori Familiari con gli altri servizi sia
sanitari  che  socio-assistenziali  degli Enti Locali, impone un loro
adeguamento    nel    numero,   nelle   modalita'   organizzative   e
nell'organico,   privilegiando  l'offerta  attiva  di  interventi  di