(all. 1 - art. 1) (parte 2)
promozione  della  salute  attraverso  la  realizzazione di strategie
operative  finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di salute da
perseguire nel settore materno infantile.
E'  necessario  cioe'  attuare  strategie  preventive  in  cui  siano
chiaramente  definiti:  gli  obiettivi  (riduzione  dell'incidenza  o
prevalenza   degli   eventi   o  delle  condizioni  che  si  vogliono
prevenire),  i sistemi e gli indicatori di valutazione (di processo e
di  esito), la popolazione bersaglio da coinvolgere (quella a rischio
di  produrre  gli eventi e le condizioni), le modalita' operative per
il  coinvolgimento  della popolazione e per l'erogazione delle misure
di  prevenzione,  la  valutazione  dei  fattori  di rischio della non
rispondenza  e  dell'incidenza o prevalenza degli eventi o condizioni
nella quota di popolazione non raggiunta.
L'adeguamento dell'attivita' consultoriale agli obiettivi individuati
puo'  essere  realizzato,  privilegiando l'offerta attiva, attraverso
l'implementazione  di  programmi di promozione della salute, definiti
secondo   i   criteri  sopra  esposti,  le  attivita'  dedicate  alla
programmazione  operativa  ed  alla  valutazione,  alla formazione ed
aggiornamento,  nonche gli interventi rivolti all'utenza spontanea ed
alla   presa   in   carico   dei   casi   problematici   identificati
nell'attivita' svolta nei programmi di prevenzione.
Si  tratta, cioe' di ripensare le modalita' operative con lo scopo di
privilegiare  gli  interventi  di  prevenzione  primaria  e  diagnosi
precoce.  L'attivita'  di  diagnosi  e  cura  dovrebbe  assumere  una
competenza  di "prima istanza" riservata in particolare alla presa in
carico   (garantendo   ove   necessario  percorsi  preferenziali  per
l'accesso alle strutture dell'organizzazione dipartimentale) dei casi
problematici  identificati  nell'attivita'  svolta  nei  programmi di
prevenzione  o  segnalati  dalla pediatria di libera scelta (P.L.S.),
dalla scuola, dai servizi sociali, ecc.
Poiche' i fattori di rischio sono per lo piu' distribuiti in modo non
uniforme sul territorio e poiche' la popolazione a maggior rischio e'
generalmente  quella  piu'  difficile da raggiungere, le attivita' di
prevenzione  e diagnosi precoce passano attraverso una offerta attiva
modulata  per superare le barriere della comunicazione, anche mirando
a recuperare i non rispondenti.
Il  consultorio  si  integra  nella  rete  dei servizi territoriali a
livello  distrettuale  e  deve  essere  salvaguardato  il  lavoro  di
e'quipe,   fondamentale   per   garantire  globalita'  e  unitarieta'
dell'approccio  preventivo. L'organizzazione dipartimentale dell'area
materno  -  infantile garantisce l'integrazione con gli altri servizi
territoriali  e  con  quelli  ospedalieri  e  degli  Enti  Locali per
permettere   la   continuita'   della   presa  in  carico  e  per  la
realizzazione  degli interventi di promozione della salute, di cui e'
responsabile  per  quanto  attiene  a  programmazione,  coordinamento
generale e valutazione, in collaborazione con il D.P.
I  C.F.,  coordinati  tra  loro  e  con  gli altri servizi coinvolti,
mettono  a  punto  gli aspetti operativi e realizzano le strategie di
intervento operativo.
L'azione  del  Consultorio  Familiare  deve  poter  contare su solide
radici  nel  tessuto  sociale  e  sanitario  territoriale  ed  essere
orientata  dalle  evidenze  epidemiologiche della comunita' in cui il
Consultorio familiare opera.
In   particolare   tale   connotazione   richiede   la  capacita'  di
interlocuzione  con  gruppi,  associazioni,  istituzioni  educative a
vario   titolo  presenti  ed  operanti  nel  territorio,  nonche'  la
capacita'  di  stabilire  rapporti  permanenti  tra  i vari presidi e
servizi,  anche al fine di garantire percorsi di assistenza agevoli e
completi,  in  special  modo  a chi si trova in condizioni di elevato
rischio sociale o sociosanitario.
Inoltre  deve  privilegiare  la  globalita'  e  la  unitarieta' delle
risposte  ai  bisogni  emergenti  nei  vari  ambiti di azione (tutela
dell'eta'  riproduttiva  ed  evolutiva,  tutela della famiglia, delle
fasce socialmente deboli, dell'handicap) e l'integrazione con le U.O.
territoriali   e   le   U.O.   Ospedaliere   afferenti   al   DP   ed
all'organizzazione dipartimentale dell'area materno-infantile.
Va ribadito che per il raggiungimento degli obiettivi di globalita' e
unitarieta'  degli  interventi  deve  essere  sostenuta  e sviluppata
l'attivita'  di  integrazione  dei servizi sociali nei comuni singoli
e/o  associati,  anche tramite la stipula di convenzioni o di accordi
di programma. Cio' anche nel rispetto delle diverse articolazioni con
cui  si  possono  definire  i  rapporti tra Aziende Sanitarie ed Enti
Locali.
La valutazione dell'efficacia degli interventi, verificati attraverso
indicatori  specifici  di  progetto,  deve  rappresentare la base per
l'aggiornamento  culturale  e professionale e per la riqualificazione
operativa  nonche'  lo  strumento  per  confrontarsi  con  gli  altri
servizi.
Tale  approccio,  perseguito  nel  P.O.,  non  puo'  che determinare,
attraverso  l'integrazione  sociosanitaria,  una  volta  ridefiniti i
livelli  essenziali,  uniformi  ed  appropriati  di  assistenza,  una
riallocazione  delle risorse in base alle priorita' individuate quali
obiettivi  di  salute  leggibili  e  attuabili  anche nel processo di
definizione  del  budget  delle  strutture  operative  da parte delle
A.S.L.  nel  rispetto  degli indirizzi organizzativi e dei criteri di
finanziamento espressi dalle amministrazioni regionali.
La  legge  n.  34/96  prevede  un  consultorio  familiare ogni 20.000
abitanti. E' opportuno distinguere tra zone rurali e semiurbane.
Essendo   il   Distretto   la  sede  di  coordinamento  delle  azioni
territoriali  della  ASL il Consultorio Familiare, nel rispetto delle
prerogative  sue  proprie,  istituzionali  ed  operative,  si integra
nell'organizzazione    dipartimentale   dell'area   materno-infantile
afferendo   al  Distretto,  dove  dovranno  altresi'  raccordarsi  le
attivita' e gli operatori del settore socio-assistenziale
Per  lo  svolgimento  delle sue funzioni il consultorio si avvale, di
norma,  delle  seguenti  figure  professionali: ginecologo, pediatra,
psicologo,   ostetrica,  assistente  sociale,  assistente  sanitario,
infermiere   pediatrico   (vigilatrice   di   infanzia),   infermiere
(infermiere  professionale),  il cui intervento integrato, proiettato
nelle  problematiche  della prevenzione, ne definisce la fisionomia e
specificita'   rispetto   ai   presidi   di  natura  ambulatoriale  e
ospedaliera. Devono essere previste, in qualita' di consulenti, altre
figure  professionali  quali  il  sociologo,  il legale, il mediatore
linguistico-culturale, il neuropsichiatra infantile, l'andrologo e il
genetista presenti nella ASL, a disposizione dei singoli consultori.
Attivita' consultoriale
Il consultorio familiare mantiene la propria connotazione di servizio
di  base  fortemente  orientato  alla  prevenzione,  informazione  ed
educazione  sanitaria,  riservando  alla attivita' di diagnosi e cura
una   competenza   di  "prima  istanza",  integrata  con  l'attivita'
esercitata  al medesimo livello, sul territorio di appartenenza delle
U.O. distrettuali ed ospedaliere e dei servizi degli Enti Locali.
Sul  piano  organizzativo,  l'integrazione  deve essere completamente
attivata  da  una parte all'interno del consultorio familiare stesso,
tra   figure  a  competenza  prevalentemente  sanitaria  e  quelle  a
competenza  psico-sociale e socio-assistenziale sviluppando il lavoro
di  e'quipe  e  dall'altra  con gli altri servizi e U.O. territoriali
(ginecologia ambulatoriale, pediatria di libera scelta, psicoterapia,
neuropsichiatria  infantile  e dell'eta' evolutiva, ecc.) nonche' con
le U.O. ospedaliere.
La realizzazione di un proficuo e serio rapporto territorio/ospedale,
che   deve   essere   configurato   nell'ambito   dell'organizzazione
dipartimentale   dell'area   materno  infantile  deve  basarsi  sulla
complementarita'  dei  diversi  servizi nel rispetto delle reciproche
autonomie  e  specificita',  da  realizzare  attraverso  ben definiti
progetti  che  vedano coinvolti diversi ambiti operativi e attraverso
lo sviluppo di programmi di aggiornamento permanente, alla luce degli
indicatori di esito e di processo.
E'  necessario  identificare  un  responsabile del consultorio (o dei
consultori,   qualora   siano   piu'   di   uno  nel  territorio  del
dipartimento)  che  coordini  l'attivita' del Consultorio Familiare e
monitorizzi il conseguimento degli obiettivi, fungendo da garante nei
confronti dell'organizzazione dipartimentale.
L'ambito  di  competenza  consultoriale puo' concretizzarsi in alcuni
obiettivi   di  salute  prioritari  alla  luce  del  Piano  Sanitario
Nazionale:
Spazio Adolescenti
Le  attivita' di promozione della salute in eta' adolescenziale vanno
svolte  quanto  piu'  possibile  negli ambiti collettivi (soprattutto
nelle scuole). In tal modo i servizi si accreditano e divengono punti
di  riferimento  per gli adolescenti. L'attivita' di promozione della
salute  offre l'opportunita' di rendere visibili gli stati di disagio
per  i  quali fornire aiuto, organizzando piu' diffusamente gli spazi
adolescenziali nei C.F..
Il  consultorio  deve  associare alla capacita' di offerta attiva dei
programmi  di  prevenzione  una  funzione  di  accoglienza e presa in
carico per chi accede spontaneamente al servizio.
Molta  attenzione  deve essere riservata all'educazione alla salute e
all'analisi    delle    condizioni   socio-familiari   o   ambientali
predisponenti  alla devianza o al disagio. Sono da definire programmi
di   interventi   sociosanitari  concordati  con  altre  Istituzioni:
Pubblica Istruzione, Giustizia, ecc.
Azioni
-  Coordinare  con gli organi scolastici l'offerta attiva di corsi di
informazione   ed   educazione   alla   salute  nelle  scuole  (sulla
fisiopatologia  della  riproduzione,  alimentazione,  educazione alla
affettivita',  prevenzione  delle  malattie  sessualmente  trasmesse,
ecc.).
-  Promuovere  un'offerta attiva dello spazio giovani nel consultorio
per dare la possibilita' di approfondimento a livello individuale e/o
per  piccoli  gruppi  agli  stessi  studenti  coinvolti  nei corsi di
educazione alla salute effettuati presso le scuole. Lo spazio giovani
rappresenta anche una grande opportunita' per tutti gli adolescenti e
l'informazione   di   questa   disponibilita'  potrebbe  essere  data
contattando  i luoghi di aggregazione giovanile e offrendo un accesso
a tale spazio in orari graditi all'utenza.
-  Predisporre  incontri  con  genitori  degli  alunni  delle  scuole
elementari  e  medie,  sulle  problematiche della sessualita' in eta'
adolescenziale     e     piu'     in     generale,     incontri    di
formazione-informazione   finalizzati   a  rendere  gli  adulti  piu'
consapevoli     ed     informati    delle    problematiche    proprie
dell'adolescenza,  mettendoli  in  grado di porsi in una posizione di
ascolto attivo che favorisca la comunicazione adolescente-adulto.
Relazioni di coppia, di famiglia e disagio familiare
Questo  ambito  operativo  ha  acquisito  col  passare degli anni una
importanza  rilevante  tra  le  azioni  del Consultorio Familiare, in
particolare  per tutto cio' che attiene la consulenza relazionale, le
consulenze   riguardanti   problemi  e  difficolta'  in  ordine  alla
sessualita',  alle scelte e alle decisioni procreative, all'esercizio
di  ruoli  genitoriali. Interventi in ordine a conflitti di coppia ed
intergenerazionali  nonche'  a  situazioni  di  disagio familiare con
particolare  attenzione  ai  nuovi  assetti della famiglia (unioni di
fatto, famiglie con un solo genitore, famiglie ricostituite, famiglie
miste  quanto  a  provenienza etnica, ecc.), rappresentano un'area di
interesse in forte espansione in rapporto a crescenti domande.
Particolare  attenzione  deve essere rivolta ai problemi dei figli di
genitori separati e alla donna in corso di separazione.
Un  particolare  ambito  di  attivita', da svolgere in raccordo con i
servizi   socio-assistenziali   e   con   le   autorita'  giudiziarie
competenti,  riguarda  tra  l'altro  i casi di abuso, maltrattamento,
incuria,  ecc.  nonche' l'affido familiare, l'adozione, il matrimonio
fra  minori, il sostengo a gravidanze e maternita' a rischio sociale,
la  problematica  attinente la separazione/divorzio (in particolare i
conflitti riguardanti l'affido dei figli).
Deve  essere  inoltre  prevista  l'assistenza psicologica in ordine a
problemi sessuali connessi ad episodi di abuso e/o violenza sessuale.
In  particolare,  su  questi  casi  deve  attivarsi  l'intera e'quipe
operativa  in quanto la complessita' dei problemi richiede interventi
specifici,   ma   strettamente   integrati,   di   natura  sanitaria,
psicologica,  sociale e giudiziaria come da indicazioni contenute nel
gia'  citato  Documento "Proposte di intervento per la prevenzione ed
il contrasto del fenomeno del maltrattamento".
La  terapia  delle patologie sessuali e' da prevedere a livello sovra
distrettuale  (o  comunque  secondo un dimensionamento che garantisca
l'uso  razionale delle risorse professionali) ove presenti competenze
in   sessuologia  (II  livello)  e/o  centri  multidisciplinari  (III
livello).
Azioni
- Attivare progetti di ricerca attiva e valutazione dei casi di grave
ritardo  o evasione vaccinale (su segnalazione dei servizi vaccinali)
e  dei  casi  di  grave  basso  profitto  o  abbandono scolastico (su
segnalazione delle scuole).
-  Garantire  un  collegamento  con  i  pronto  soccorsi  per offrire
consulenza ed eventualmente aiuto in caso di lesivita' domestica (con
particolare riferimento a quelle riguardanti i bambini e le donne) la
cui  causa  o  le  cui  modalita'  richiedono  approfondimento  sulle
condizioni dell'ambiente familiare.
-  Monitorare  il  disagio  giovanile  con  particolare  correlazione
all'assetto della famiglia, al rapporto con la scuola, ecc.
-  Offrire  supporti  al  singolo  e  alla  famiglia  per superare le
difficolta' relazionali.
-  Garantire  il  supporto  psicologico  e  sociale al singolo e alla
famiglia nelle diverse crisi.
-  Garantire  il  collegamento  con  l'autorita'  giudiziaria  per le
situazioni piu' a rischio.
Controllo della fertilita' e procreazione responsabile
Deve  essere  potenziata  l'offerta  attiva  di  consulenza  tendente
all'espressione di una sessualita' rispondente ai bisogni del singolo
ed una maternita' e paternita' responsabili.
Compito  del Consultorio Familiare e' quello di aiutare le donne e le
coppie  a scegliere tra le varie possibilita' cio' che piu' si adatta
ai  propri  valori culturali ed etici ed ai propri bisogni e stili di
vita, tenendo conto della fase del ciclo della vita riproduttiva.
In  tema  di  sterilita'  e  infertilita'  di  coppia  il  ruolo  del
Consultorio  Familiare  consiste in un primo approccio con la coppia,
nell'esclusione  di  una  grossolana patologia a carico dell'apparato
genitale  e  nella  consulenza  inerente  la fisiologia riproduttiva,
l'adeguatezza   nella   frequenza   dei   rapporti,  ecc.,  e  quindi
indirizzare  alle strutture idonee per il successivo iter diagnostico
e terapeutico.
Azioni
-  Garantire  l'offerta  attiva  a  tutte  le  coppie di un colloquio
prematrimoniale    sulla   fisiologia   della   riproduzione,   sulla
procreazione   responsabile,   sulla   salute   riproduttiva,   sulla
responsabilita'    genitoriale,    sulle    dinamiche    relazionali,
sull'accertamento  di condizioni di rischio per consulenza genetica e
indirizzo al servizio specifico, sulla prevenzione immunitaria (rubeo
test,  vaccinazione  contro la rosolia) e non immunitaria (rischio di
esposizione   a  contagio,  per  es.  toxoplasmosi),  sulla  diagnosi
prenatale precoce.
A   colloqui  individuali  possono  seguire,  o  essere  proposti  in
alternativa, incontri di gruppo.
All'approccio   prevalentemente  diagnostico-terapeutico  attualmente
dominante    deve    essere    affiancato    quello   psicologico   e
educativo-informativo.
Il  Consultorio  Familiare  rappresenta  la struttura territoriale di
primo ascolto e di primo intervento, con funzioni di collegamento con
le  scuole  e  con  i  servizi  socio-assistenziali  dei  comuni  per
raggiungere le fasce sociali piu' disagiate.
Assistenza in gravidanza
L'informazione  alle donne in gravidanza, sostenuta da mezzi e metodi
della comunicazione di massa, dovra' essere realizzata anche mediante
inviti  individuali  alle  donne (segnalate dai medici di base, dalle
strutture   distrettuali,   dall'ufficio   ticket  al  momento  della
richiesta dell'esonero dalla partecipazione al costo, ecc.).
Tenuto  conto  del  diritto  della  gravida  alla scelta della figura
professionale  o  della  struttura  territoriale  o  ospedaliera  cui
affidarsi  nel  percorso  nascita,  l'offerta  attiva del Consultorio
Familiare  dovra'  privilegiare  le  donne  e  le  coppie che possono
trovare difficolta' di accesso ai servizi pubblici e privati.
Azioni
-  Offrire colloqui informativi sulla gravidanza (assistenza, servizi
disponibili,   corso  di  preparazione  alla  nascita,  facilitazioni
relative  ai  congedi  lavorativi, esclusione dalla partecipazione al
costo della spesa sanitaria, ecc.).
- Offrire attivamente i corsi di preparazione al parto, alla nascita,
al  ruolo  genitoriale  e  all'assistenza post-parto, con particolare
riferimento alla promozione dell'allattamento al seno;
-   Garantire   la   prevenzione   delle   malformazioni   congenite,
l'assistenza  alla  gravidanza  fisiologica  e l'individuazione delle
gravidanze  problematiche  ed  a  rischio:  tale attivita' va offerta
attivamente  nelle  situazioni  di  gravi  difficolta'  sociali,  con
particolare  riferimento  alle  donne  extracomunitarie  e/o  nomadi,
avendo  particolare  cura  di  garantire il rispetto delle specifiche
culture  di  appartenenza,  anche attraverso la collaborazione con le
associazioni di volontariato operanti sul territorio.
-  Adottare  una  cartella ostetrica ambulatoriale orientata da linee
guida condivise;
-  Monitorare  la  crescita  ed  il  benessere  fetale anche mediante
l'indirizzo a prestazioni di tipo strumentale;
-  Operare in stretto collegamento con i centri di diagnosi prenatale
per i casi che lo richiedano;
-  Offrire  sostegno  psicologico  individuale  e  di  coppia ed alle
gestanti con facolta' di partorire in anonimato, come da legislazione
vigente;
-   Perseguire   e   mantenere  contatti  permanenti  con  i  reparti
ospedalieri  in  cui  le  donne andranno a partorire, anche attivando
momenti strutturati di conoscenza reciproca, e prevedendo incontri di
formazione   comune   tra   operatori   ospedalieri   e  territoriali
privilegiando  l'integrazione  degli operatori dei C.F. e ospedalieri
per quanto attiene il percorso nascita.
-  Offrire  sostegno  e  presa in carico sanitario, psicologico delle
minorenni  che  affrontano  la  maternita'  senza  reti  familiari  e
parentali  di appoggio o che intendono affrontare l'IVG predisponendo
la relazione per il giudice tutelare.
Quale atteggiamento di particolare considerazione della collettivita'
nei   riguardi   della   donna  gravida,  devono  essere  predisposti
interventi  atti  a  privilegiare  l'accesso  ai  servizi  pubblici e
privati  (ambulatori,  laboratori  d'analisi,  uffici,  ecc.) secondo
percorsi e facilitazioni che portino a ridurre per quanto possibile i
tempi d'attesa ed i disagi della gestante.
La  promozione  dell'allattamento  al seno, auspicata dagli Organismi
internazionali,   dal   Ministero  della  Sanita'  e  dalle  Societa'
scientifiche, riconosce nella corretta informazione in alcuni momenti
prenatali  e  neonatali  un'importanza fondamentale nell'offrire alla
madre   ed   al   neonato  lattante  condizioni  piu'  favorevoli  al
successo-soddisfacimento  dell'allattamento  naturale.  Il contributo
dei  servizi  territoriali, in particolare del Consultorio Familiare,
durante  i  corsi di preparazione al parto, in occasione del contatto
domiciliare  dopo  la dimissione precoce della coppia madre-neonato e
della  successiva offerta attiva di servizi a livello territoriale e'
di notevole rilevanza, purche' inserito in un progetto di Azienda che
integri  le  varie competenze ospedaliere e territoriali (comprese le
Associazioni  di  volontariato)  nella  formazione  ed  aggiornamento
specifici del personale e nel supporto diretto alla madre.
Assistenza alla puerpera ed al neonato
La  frequente carenza di aiuto alla puerpera al momento del rientro a
domicilio  suggerisce un maggiore impegno dei servizi territoriali ed
in  particolare  del  Consultorio  Familiare nell'aiuto a risolvere i
problemi  della  puerpera  e  del  neonato.  Tale esigenza ha assunto
particolare   rilevanza  a  seguito  dell'incremento  numerico  delle
dimissioni  ospedaliere  precoci,  che  devono  essere  appropriate e
concordate  con  la  madre.  In ogni caso devono essere esplicitati i
criteri  sanitari  adottati  per assicurare che madre e neonato siano
dimessi  in  condizioni  appropriate per la prosecuzione delle cure a
domicilio  e le misure di salvaguardia del benessere della diade, con
particolare riferimento alle dimissioni antecedenti le 48 ore dopo il
parto.
Azioni
-  Nel  rispetto  del principio della continuita' assistenziale ed in
presenza  di  effettive possibilita' di cure domiciliari da parte dei
servizi  territoriali  deve  essere attivata un'offerta di assistenza
ostetrica  e  pediatrica  (almeno  nell'attesa  che  il  neonato  sia
registrato  tra i clienti del pediatra di libera scelta), a domicilio
almeno nel corso della 1^ settimana di vita, e soprattutto in caso di
dimissione  precoce.  Deve essere tenuto in considerazione l'esigenza
di  tutela  della salute fisica e psichica di madre e neonato e delle
esigenze  relazionali  ed  organizzative  del  nucleo  familiare,  in
particolare  modo  in  presenza  di  soggetti  "a  rischio" sociale o
sociosanitario (extracomunitarie, nomadi, ecc.) rispetto i quali deve
essere  prevista  una  presa in carico complessiva, di concerto con i
servizi sociali.
Prevenzione dell'IVG
La  problematica  dell'interruzione volontaria di gravidanza presenta
certamente  aspetti  di grande delicatezza e complessita': da un lato
implica  infatti  la  necessita' di cercare di rimuovere le cause che
potrebbero  indurre  la  donna  all'interruzione (anche attraverso la
stimolazione  di  interventi  di  natura  sociale  e  socio sanitaria
integrata)  e, ove cio' risultasse vano, seguire adeguatamente (da un
punto di vista sanitario, ma anche psicologico), nell'intero percorso
assistenziale,  la  donna  che  richiede un IVG. Nel caso in cui tale
richiesta  provenga  da  minorenne  senza  assenso dei genitori, o da
donna  in  situazione  di  disagio  sociale  e/o  sociosanitario (con
particolare   riferimento   a   donne   con   problemi  psichiatrici,
tossicodipendenti,  immigrate  ecc.)  l'intervento consultoriale deve
farsi  piu'  attento  e  deve  garantire,  per  quanto  possibile, il
"tutoring"   dell'utente   che  si  traduce  in  un  vero  e  proprio
affiancamento ed accompagnamento dell'intero percorso assistenziale.
Azioni
- offrire il colloquio;
- garantire il supporto psicologico e sociale. Qualora ne esistano le
condizioni  deve essere previsto l'invio e/o la presa in carico della
donna  da  parte  del  Servizio  Sociale Comunale, al fine di attuare
interventi di natura sociale e sanitari tesi a rimuovere le eventuali
cause  che  inducono  la  donna  ad interrompere la gravidanza (anche
avvalendosi,  nel  rispetto della sua volonta', delle associazioni di
volontariato);
-  assumere  la  presa  in  carico  della  donna  che  richiede l'IVG
facilitandone  il  percorso  verso  le strutture di II - III livello,
anche al fine di favorirne il ritorno al C.F. per la promozione della
salute riproduttiva e la prevenzione della ripetitivita' dell'IVG.
-  offrire interventi finalizzati alla consulenza per la procreazione
consapevole  post  IVG,  per  la  prevenzione  del  ripetuto  ricorso
all'IVG.
Prevenzione dei tumori femminili:
Il  consultorio  collabora  all'attuazione dei programmi di screening
regionali o aziendali su tumore del collo dell'utero e della mammella
attivati   secondo   le   indicazioni  della  Commissione  Oncologica
Nazionale.   Al  consultorio  puo'  essere  assegnata  la  competenza
dell'offerta   attiva,   mediante   chiamata  e  verifica  della  non
rispondenza.
Il  consultorio  deve  collaborare  per  il supporto psicologico alla
donna  con  patologia  oncologica  prima  o  dopo  la  terapia, anche
attraverso la promozione di gruppi di auto aiuto.
Inoltre,  il  consultorio deve svolgere funzioni di presa in carico e
di  indirizzo  verso  i  servizi  specialistici  di  diagnosi e cura,
facilitando i percorsi e gli accessi.
Condizione   essenziale   per   tale   obiettivo   di  salute  e'  la
collaborazione  continua,  secondo le linee operative dipartimentali,
con  i  servizi  di  secondo e terzo livello (citologia, colposcopia,
mammografia, ecc.) accreditati e con controllo di qualita'.
Azioni
Tumore  del collo dell'utero : offerta attiva del Pap-Test a tutte le
donne  di  eta' compresa tra 25 e 64 anni, con periodicita' triennale
ove  non  sussistano  condizioni  di rischio ( secondo le indicazioni
della Commissione Oncologica Nazionale)
Tumore  della  mammella  :  il  C.F. offre consulenza ed indirizza la
donna  verso  i  centri  di  diagnosi  precoce per la prevenzione del
tumore della mammella e, per le donne di fascia di eta' 50 - 69 anni,
indirizza  verso  il  programma  di screening, secondo le indicazioni
della Commissione Oncologica Nazionale.
Interventi per l'eta' post-fertile
Pur essendo sufficientemente chiarito il rapporto causale tra carenza
estrogenica,  patologie  degenerative e sintomatologia soggettiva, la
sostituzione  ormonale  in  menopausa  non  risulta  comunque  essere
l'unica  possibilita'  di  prevenzione  e  cura.  Uno  stile  di vita
caratterizzato   da  dieta  adeguata,  attivita'  fisica  regolare  e
riduzione  del  fumo  di  tabacco e dell'uso di alcool, si e' infatti
dimostrato    efficace   nella   prevenzione   sia   delle   malattie
cardiovascolari che dell'osteoporosi.
Risulta  pertanto necessario selezionare prioritariamente le donne in
rapporto alle esigenze individuali ed alle prospettive di prevenzione
di patologie degenerative.
I  Consultori  Familiari devono promuovere la sensibilizzazione delle
donne  in  eta' post-fertile alla prevenzione ed al trattamento delle
malattie   degenerative   proprie   dell'eta',   anche   mediante  la
discussione, l'informazione e l'indirizzo a soluzioni personalizzate.
Tale  attivita'  puo'  anche  essere svolta in modo complementare con
l'offerta attiva del pap test.
Inoltre,  per  le  donne in corso di trattamento con terapia ormonale
sostitutiva,  il  C.F.  puo'  facilitare ed organizzare gli opportuni
controlli strumentali periodici.
Azioni
-  Promuovere  l'aggiornamento professionale di ginecologi, medici di
base, ostetriche, fisioterapisti sulle problematiche del climaterio e
della menopausa e sulla possibilita' di trattarla.
-  Incentivare la consapevolezza delle donne circa la possibilita' di
migliorare  il proprio stile di vita e la sessualita' per la qualita'
della vita post-fertile.
Vaccinazioni
Il  Consultorio  Familiare,  in sinergia con il DP e con il Distretto
puo'  intervenire  nell'offerta  attiva  delle  vaccinazioni  per  il
conseguimento   degli  obiettivi  del  P.S.N.  secondo  le  azioni  e
priorita'   indicate   dal   "Piano   nazionale   vaccini  1999-2000"
(provvedimento 18 giugno 1999, Supp. Ord. n. 144 alla G.U. n. 176 del
29.7.1999).
In  particolare,  in  collegamento  con  i  servizi  responsabili dei
programmi  vaccinali  potrebbe  svolgere  le indagini domiciliari nei
casi in cui il bambino non sia stato portato alla seduta vaccinale e,
con  i  suddetti  servizi  potrebbe collaborare alla realizzazione di
campagne di educazione sanitaria e campagne vaccinali.
Si  riportano  in Allegato 7 i requisiti e gli standard di fabbisogno
indicativi per i C.F. che possono essere presi come riferimento nelle
attivita' di programmazione regionale.

===================================================================
                      CONSULTORI FAMILIARI
===================================================================
     OBIETTIVI              AZIONI               INDICATORI
-------------------------------------------------------------------
- Completamento della  - Adeguamento, da     - Presenza di CF
  rete dei CF in         parte della           per area geografica
  applicazione della     ASL, delle          - Percentuale di
  L. n. 34/1996          strutture logistiche  e C.F. con strutture
                         delle attrezzature    adeguate.
                         alle funzioni
                         da compiere

- Disponibilità di     - Reclutamento dei    - Percentuale di
  profili                profili               C.F. con organici
  professionali          professionali         adeguati
  richiesti dal          necessari in        - Percentuale di
  lavoro di équipe       rapporto alle         profili
                         risorse disponibili   professionali dei
                         ed agli obiettivi     ruoli laureati
                         definiti nei piani    con rapporto a
                         aziendali             tempo pieno

- Massima              - Piano di            - Percentuale di
  integrazione           integrazione          C.F. che sono
  del CF                 sanitario-sociale-    inseriti in
  nell'organizzazione    socio-assistenziale   programmi
  dipartimentale         con coinvolgimento    strategici di
  attraverso             di tutti i servizi    integrazione
  l'afferenza            territoriali        - Percentuale di
  al Distretto e la      interessati e         C.F. che hanno
  collaborazione con     suo finanziamento     attivato programmi
  i servizi sociali                            di prevenzione
  e socio-assistenziali                        della salute
  ad esso afferenti

- Migliorare le        - Offerta attiva di   - N. classi coinvolte
  competenze             corsi di              sul totale delle
  degli adolescenti      informazione          classi
  per quanto attiene     ed educazione       - N. degli insegnanti
  scelte consapevoli     alla salute           coinvolti sul
  per garantire          nelle scuole          totale degli
  il benessere         - Offerta attiva        insegnanti,
  psicofisico            dello spazio        - N. di incontri con
                         giovani nel           i genitori sul
                         consultorio           totale dei plessi
                       - Offerta attiva        scolastici,
                         di incontri con     - numero di accessi
                         i genitori degli      di adolescenti
                         alunni                nell'ambito spazio
                       - Presa in carico       giovani del
                         dei casi di disagio   consultorio;
                         adolescenziale      - incremento delle
                         segnalati e/o         conoscenze sulla
                         individuati           fisiologia della
                                               riproduzione e
                                               sull'igiene (su
                                               base campionaria);
                                             - numero di IVG in
                                               età minorile,
                                             - percentuale di
                                               gravidanze
                                               in minorenni

- Migliorare il        - Su segnalazione     - Percentuale di
  benessere              dei servizi           casi presi in
  psicofisico e          vaccinali attivare    carico (investigati
  relazionale del        ricerca attiva        ed assistiti)
  singolo, della         e valutazione         sul totale dei casi
  coppia e della         dei casi di           segnalati e/o
  famiglia               grave ritardo o       individuati, nelle
                         evasione vaccinale    varie azioni
                       - Su segnalazione
                         delle scuole
                         attivare ricerca
                         attiva e
                         valutazione dei
                         casi di grave
                         basso profitto o
                         abbandono
                         scolastico
                       - Offrire consulenza,
                         in collegamento
                         con i pronto
                         soccorsi, in caso
                         di lesività
                         domestica in cui
                         necessita un
                         approfondimento
                         sull'ambiente
                         familiare
                       - Offrire supporti
                         al singolo e alla
                         famiglia per
                         superare le
                         difficoltà
                         relazionali
                       - Garantire il
                         collegamento con
                         l'autorità
                         giudiziaria per
                         le situazioni più
                         a rischio
                       - Presa in carico
                         delle segnalazioni
                         dell'autorità
                         giudiziaria
                         competente per le
                         situazioni a
                         rischio

- Migliorare           - Garantire           - numero coppie che
  l'informazione e       l'offerta attiva a    aderiscono agli
  l'educazione alla      tutte le coppie       inviti individuali
  salute per             di un colloquio       sul totale delle
  l'espressione di       prematrimoniale       coppie che si
  una sessualità         sulla fisiologia      sposano, nell'unità
  rispondente ai         della riproduzione,   di tempo;
  bisogni del            sulla procreazione  - numero  coppie che
  singolo e di una       responsabile,         partecipano a
  maternità e            sulla salute          incontri di gruppo;
  paternità              riproduttiva,       - numero coppie che
  responsabili           sulla                 utilizzano la
                         responsabilità        consulenza genetica
                         genitoriale, sulle    sul totale di coppie
                         dinamiche             individuate
                         relazionali,          essere a rischio.
                         sull'accertamento   - numero accertamenti
                         di condizioni di      sullo stato
                         rischio per           immunitario rispetto
                         consulenza genetica   alla rosolia,
                         e indirizzo al      - numero vaccinazioni
                         servizio specifico,   per rosolia sul
                         sulla prevenzione     totale delle
                         immunitaria e non     suscettibili,
                         immunitaria sulla   - numero accertamenti
                         diagnosi prenatale    sullo stato
                         precoce               immunitario rispetto
                                               alla toxoplasmosi;
                                             - Incremento di
                                               percentuale di
                                               conoscenze sulla
                                               fisiologia della
                                               riproduzione (su
                                               base campionaria),
                                             - riduzione del tasso
                                               di IVG e, in
                                               particolare della
                                               sua ripetitività,
                                               valutata per fascia
                                               d'età con
                                               particolare
                                               riferimento alla
                                               fascia minorile
                                               o alle situazioni di
                                               maggior disagio
                                               sociale.

- Migliorare           -  Offrire colloqui   - N. donne che
  l'informazione e        informativi          accettano il
  l'educazione alla       sulla gravidanza     colloquio sul totale
  salute delle donne                           delle donne in
  sulla gravidanza                             gravidanza
  e sulla gestione                             nell'unità
  della stessa                                 di tempo;
                       - Offrire             - N. donne che
                         attivamente i         partecipano al
                         corsi di              corso di
                         preparazione al       preparazione
                         parto, alla nascita,  alla nascita,
                         al ruolo            - N. donne allattanti
                         genitoriale e         al seno su totale
                         all'assistenza        delle donne che
                         post-parto, con       hanno partorito,
                         particolare           nell'unità di tempo
                         riferimento alla      (su base
                         promozione            campionaria)
                         dell'allattamento   - N. donne che
                         al seno               seguitano ad
                                               allattare al seno
                                               dopo un mese dalla
                                               nascita (su base
                                               campionaria)
                       - Favorire la
                         prevenzione delle
                         malformazioni
                         congenite,
                         l'assistenza alla
                         gravidanza
                         fisiologica e
                         l'individuazione    - percentuale di parti
                         delle gravidanze      con taglio cesareo,
                         problematiche ed
                         a rischio
                       - Adottare una        - percentuale di nati
                         cartella ostetrica    prematuri,
                         ambulatoriale
                         orientata da linee
                         guida condivise     - percentuale di nati
                       - Monitorare la         di basso peso per
                         crescita ed il        l'età gestazionale
                         benessere fetale
                       - Operare in stretto  - percentuale di morti
                         collegamento con i    endouterine,
                         centri di diagnosi
                         prenatale per i
                         casi che lo
                         richiedano;         - mortalità
                       - Offrire sostegno      perinatale,
                         psicologico
                         individuale e di
                         coppia ed alle
                         gestanti
                       - Perseguire e        - Percentuale di C.F.
                         mantenere contatti    messi in rete con i
                         permanenti con i      servizi ospedalieri
                         reparti ospedalieri
                         in cui le donne
                         andranno a
                         partorire,
                         privilegiando
                         l'integrazione
                         degli operatori
                         dei C.F. e
                         ospedalieri per
                         quanto attiene il
                         percorso nascita.
                       - Offrire sostegno    - Percentuale di casi
                         e presa in carico     cui è stato offerto
                         sanitario,            sostegno e presa
                         psicologico           in carico sul totale
                         delle minorenni       dei casi individuati
                         che affrontano la     e/o segnalati
                         maternità senza
                         reti familiari
                         e parentali di
                         appoggio o che
                         intendono
                         affrontare l'IVG
                         predisponendo
                         la relazione per
                         il giudice
                         tutelare.

- Migliorare il        - Offerta attiva di   - N. donne che
  benessere psico-       visite domiciliari,   accettano il
  fisico della           con particolare       colloquio sul totale
  puerpera e del         riferimento al caso   delle donne che
  neonato                di dimissioni         hanno partorito
                         precoci e/o in        nell'unità di tempo,
                         situazioni di
                         rischio sociale     - N. donne coinvolte
                                               nel progetto
                                               aziendale di
                                               promozione
                                               dell'allattamento
                                               al seno,
                                             - N. puerpere che
                                               hanno richiesto
                                               e/o concordato la
                                               dimissione precoce
                                               e n. di controlli
                                               domiciliari.
                                             - Tempo medio dalla
                                               nascita
                                               all'iscrizione
                                               al P.L.S.
                                             - percentuale di
                                               bambini vaccinati
                                               entro un mese dal
                                               termine indicato
                                               dalla schedula
                                               vaccinale per le
                                               prime dosi delle
                                               vaccinazioni
                                               obbligatorie (su
                                               base campionaria);
                                             - conoscenze sulla
                                               fisiologia della
                                               riproduzione e
                                               sulla procreazione
                                               responsabile (su
                                               base campionaria)
                                             - percentuale di donne
                                               che allattano
                                               esclusivamente al
                                               seno sino al momento
                                               della dimissione
                                               ospedaliera e
                                               che seguiteranno
                                               ad allattare al
                                               terzo mese e al
                                               sesto mese;

                                             - n. incidenti
                                               domestici nel 1^
                                               anno di vita;
                                               accessi al P.S.
                                               nel primo anno
                                               di vita,
                                             - ricoveri ospedalieri
                                               successivi alla
                                               dimissione precoce
                                               nel 1^ mese di vita.
- Prevenire il         - offrire il          - percentuale di
  ricorso all'IVG        colloquio;            certificazioni
                       - garantire il          IVG rilasciate dai
                         supporto              consultori;
                         psicologico e       - tempo di attesa tra
                         sociale               certificazione e
                       - assumere la presa     intervento
                         in carico della     - riduzione delle
                         donna che richiede    percentuali di
                         l'IVG                 ripetuto, ricorso
                                               all'IVG.
                       - offrire interventi  - Percentuale di
                         finalizzati alla      donne che tornano
                         consulenza per la     al C.F. dopo l'IVG
                         procreazione
                         consapevole post
                         IVG, per la
                         prevenzione del
                         ripetuto ricorso
                         all'IVG

- Riduzione            - Tumore del collo    - numero di donne
  dell'incidenza dei     dell'utero:           che hanno effettuato
  tumori femminili       offerta attiva        Pap-test sul totale
  e della mortalità      del Pap-Test a        delle donne
  ad essi associata      tutte le donne di     appartenenti alla
                         età compresa          popolazione
                         tra 25 e 64 anni.     bersaglio;
                       - Tumore della        - percentuale di
                         mammella: offrire     ritorni di vetrini
                         consulenza ed         per inadeguatezza;
                         indirizzare la      - numero di donne
                         donna verso i         indirizzate e
                         centri di diagnosi    che si sono
                         precoce per la        realmente rivolte
                         prevenzione del       ai servizi di
                         tumore della          diagnosi precoce
                         mammella e, per le    sul totale della
                         donne di fascia       corrispondente
                         di età 50 - 69        popolazione
                         anni, indirizza       bersaglio;
                         verso il            - numero di donne
                         programma di          seguite nel percorso
                         screening             diagnostico
                                               terapeutico sul
                                               totale delle
                                               donne con problema
                                             - riduzione di
                                               incidenza del tumore
                                               del collo dell'utero
                                             - diagnosi tempestiva
                                               e migliore prognosi
                                               delle neoplasie
                                               adeguatamente
                                               trattate con
                                               riduzione del numero
                                               dei casi avanzati per
                                               il tumore della
                                               mammella.

- Migliorare il        - Promuovere          - Percentuale di
  benessere psico-       l'aggiornamento       personale che
  fisico nell'età        professionale sulle   frequenta i corsi
  post-fertile           problematiche del
                         climaterio e della
                         menopausa e sulla
                         possibilità di
                         trattarla.
                       - Incentivare la      - Percentuale di
                         consapevolezza        donne che hanno
                         delle donne circa     cambiato stile
                         la possibilità        di vita, su base
                         di migliorare gli     campionaria
                         stili di vita e
                         la sessualità per
                         la qualità della
                         vita post-fertile

- Migliorare le        - Collaborare, con    - Livelli di
  coperture              i servizi             conoscenza,
  vaccinali              responsabili dei      attitudini e
                         programmi             competenze
                         vaccinali, alla       pratiche in tema di
                         realizzazione di      vaccinazioni (su
                         campagne di           base campionaria)
                         educazione
                         sanitaria e
                         campagne vaccinali.
                       - In collegamento     - Percentuale di
                         con i servizi         bambini investigati
                         responsabili dei      sul totale dei
                         programmi             bambini segnalati
                         vaccinali svolgere    in condizioni
                         indagini              di grave ritardo
                         domiciliari nei       vaccinale
                         casi in cui il
                         bambino non sia
                         portato alla
                         seduta vaccinale
-------------------------------------------------------------------
13. ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE DELL'AREA MATERNO-INFANTILE
Il  modello  organizzativo  dipartimentale  discende  dalla normativa
vigente   che   ha   fornito   indicazioni   circa   l'organizzazione
dell'assistenza   ospedaliera  e  territoriale  nel  settore  materno
infantile.
Il D.P.R. 128/1969 introduce, per la prima volta nel nostro Paese, la
possibilita'   di   realizzare   "strutture   organizzative   a  tipo
dipartimentale   tra   le  divisioni,  sezioni  e  servizi  affini  e
complementari,  al  fine  della  loro  migliore efficienza operativa,
dell'economia di gestione e del progresso tecnico e scientifico".
Tali   propositi  non  sono  pero'  stati  seguiti  da  significative
esperienze  e,  nel  1975,  l'argomento  e' stato ripreso dalla legge
18.4.1975  n. 148, che, nel confermare i concetti della normativa del
1969,  introduceva  la questione della integrazione dell'ospedale con
altre  istituzioni  sanitarie  extraospedaliere,  stabilendo  che nel
previsto  comitato  di  Dipartimento  fossero inseriti i responsabili
sanitari delle strutture esterne collegate.
La  legge  148/75  demandava  ad  un  successivo  decreto la relativa
normativa,  emanata  poi  con il D.M. 8.11.1976. Il decreto prevedeva
che  le  regioni  promuovessero,  con  gradualita', l'istituzione dei
Dipartimenti,  al  fine  di garantire la convergenza di competenze ed
esperienze  nei  diversi campi dell'assistenza, della ricerca e della
didattica,  favorendo l'aggiornamento professionale ed i collegamenti
con  le  strutture  extraospedaliere  e consentendo, nel contempo, il
superamento  di  molte disfunzioni, anche attraverso un maggior grado
di umanizzazione all'interno delle strutture.
Di  fatto, strutturalmente l'ospedale non si e' modificato nonostante
la  legge  833/78  stabiliva  che  le Regioni "disciplinano con legge
l'articolazione  dell'ordinamento  degli ospedali in Dipartimenti, in
base  al  principio  dell'integrazione  tra  le  divisioni, sezioni e
servizi  affini  e  complementari,  a  quello  del collegamento tra i
servizi  ospedalieri  ed  extraospedalieri...  nonche' a quello della
gestione  dei  Dipartimenti stessi sulla base dell'integrazione delle
competenze..."
La  successiva  legge  595/85  ha  sancito  una vera e propria svolta
nell'organizzazione  ospedaliera.  Con  tale  legge,  infatti,  viene
stabilito  il contenimento dei posti letto per unita' di popolazione,
e  vengono  introdotti concetti nuovi, come quello di aree funzionali
omogenee,  in  quanto capaci di meglio realizzare il contenimento dei
posti  letto,  pur  mantenendo  elevata la capacita' operativa, anche
attraverso  l'ospedalizzazione a ciclo diurno, che per la prima volta
compare   tra   le   attivita'  effettuabili  proprio  attraverso  la
riconversione  degli  spazi.  In  particolare  con  l'art.  10  viene
prevista:  "la  ristrutturazione,  nel  triennio 1986/88, in deroga a
quanto  previsto  dagli  artt. 36 e seguenti della legge 12.2.1968 n.
132,  e dai DPR 27.3.1969, n. 128 e 129, delle degenze ospedaliere in
aree  funzionali  omogenee  afferenti  alle attivita' di medicina, di
chirurgia e di specialita', che, pur articolate in divisioni, sezioni
e   servizi   speciali   di   diagnosi  e  cura,  anche  a  carattere
pluridisciplinare,  siano  dimensionate  in  rapporto  alle  esigenze
assistenziali   e  rappresentino  misure  di  avvio  all'applicazione
dell'art. 1 della legge 23.12.19 78, n. 833".
Tali  concetti  vengono ripresi dalla legge finanziaria '92, cioe' la
legge  30.12.91  n.  412  che, all'art. 4, fa obbligo alle Regioni di
"attuare a modifica di quanto previsto dalla legge 12.2.68 n. 132, il
modello  delle  aree funzionali omogenee con presenza obbligatoria di
day  hospital,  conservando alle unita' operative che vi confluiscono
l'autonomia  funzionale  in  ordine alle patologie di competenza, nel
quadro  di  una  efficace  integrazione  e  collaborazione  con altre
strutture   affini  e  con  uso  in  comune  delle  risorse  umane  e
strumentali"
Il  D. L.vo 502/92 e successive modifiche ed integrazioni, all'art. 4
comma 10, prevede che le Regioni "provvedono alla riorganizzazione di
tutti  i  presidi  ospedalieri  sulla  base delle disposizioni di cui
all'art.  4 della L. 30.12.91 n. 412, organizzando gli stessi presidi
in  Dipartimenti".  Nello  stabilire  i criteri per la individuazione
degli  ospedali  di  rilievo  nazionale  e  di alta specializzazione,
prevede  che  questi debbano avere una "organizzazione funzionalmente
accorpata  ed  unitaria di tipo dipartimentale di tutti i servizi che
compongono una struttura di alta specialita'".
Tale  modello  ricomprende  anche  quanto  previsto  dal  Decreto del
Ministro  della  Sanita'  29.1.1992  "Elenco delle alte specialita' e
fissazione  dei  requisiti  necessari  alle  strutture  sanitarie per
l'esercizio  delle  attivita' di alta specialita'", nell'ambito delle
norme organizzative previste all'art. 4.
Il  D.  L.vo  502/92, come modificato da ultimo dal D. L.vo 19 giugno
1999  n.  229,  all'art.  7  bis  definisce  il modello operativo del
dipartimento  della prevenzione ed all'art. 17 bis, comma 1, sancisce
che  "l'organizzazione  dipartimentale  e'  il  modello  ordinario di
gestione operativa di tutte le attivita' delle Aziende sanitarie".
La  legge  28.12.1995  n.  549  :  "Misure di razionalizzazione della
finanza  pubblica"  ribadisce  che  "l'organizzazione  interna  degli
ospedali  deve osservare il modello dipartimentale", onde "consentire
a  servizi  affini e complementari di operare in forma coordinata per
evitare   ritardi,   disfunzioni   e  distorto  utilizzo  di  risorse
finanziarie".
Il processo di aziendalizzazione, instauratosi coi Dec. Leg.vi 502/92
e 517/93 e successive integrazioni e modificazioni, coinvolge a pieno
il  territorio  dell'Azienda  sanitaria,  inteso  sia  come ambito di
intervento   extraospedaliero   all'interno   del   quale   garantire
l'erogazione  di  prestazioni  assistenziali  sia come sede fisica di
strutture cui fare riferimento.
Per  la  specifica  area  materno  -  infantile gia' norme precedenti
avevano  previsto  specifici  interventi sui minori in eta' scolare (
D.P.R.  11.2.1961  n. 264 e D.P.R. 22.12.1976 n. 1518), sulle donne e
sulle coppie (legge n. 405/75 e n. 194/78), e sul minore bisognoso di
tutela (legge n. 285/97).
Ora  tali  interventi extraospedalieri, secondo la logica dei livelli
uniformi  di  assistenza,  da  garantirsi  da  parte  della  relativa
struttura   organizzativa   aziendale,  confluiscono  nelle  U.U.O.O.
Distrettuali.
Il  Distretto  infatti risulta essere la sede ottimale, quale area di
integrazione  sociosanitaria,  per  il  funzionamento dei servizi. Il
Distretto,  inoltre,  consente  l'interazione  sinergica  tra  i vari
soggetti   protagonisti  delle  azioni  volte  al  perseguimento  del
benessere personale e sociale.
Il  processo  di  aziendalizzazione  comporta  una  ridefinizione  di
rapporti tra ambito sanitario e socio-assistenziale sia alla luce del
D.L.vo  n.  502 (Delega ai Comuni), della Legge n. 142/90 (Accordi di
programma) e del D.L.vo n. 229/99 (integrazione sociosanitaria).
Dall'analisi  delle  disposizioni  normative  al riguardo, risulta lo
sforzo  del  legislatore  di  proporre  modelli di integrazione delle
strutture, tali da garantire una piu' efficiente organizzazione degli
interventi sociosanitari.
L'area   funzionale  omogenea  da'  una  risposta  a  tale  esigenza,
attraverso  l'aggregazione  di  unita'  operative  che  conservano la
propria autonomia.
Risulta  quindi  necessario  creare  fra territorio ed ospedale, alla
luce  della legislazione vigente, una sinergia che nasca da strutture
di pari dignita'.
Cio'  va  inteso come la realizzazione di un coordinamento funzionale
per perseguire obiettivi strategici e scelte operative finalizzate al
miglioramento  della  qualita'  delle  azioni  di  prevenzione cura e
riabilitazione  con  particolare attenzione alle fasce di popolazione
piu' deboli nell'utilizzo integrato dei fattori produttivi.
Il  Decreto  L.vo.  n.  229/99 all'art. 17 bis, comma 1, sancisce che
"l'organizzazione  dipartimentale e' il modello ordinario di gestione
operativa di tutte le attivita' delle Aziende sanitarie".
L'organizzazione  dipartimentale  e'  quindi un modello organizzativo
grazie  al  quale  Unita'  Operative  Ospedaliere (U.O.O.) e/o Unita'
Operative  Territoriali (U.O.T.), mediante l'erogazione di specifiche
prestazioni  in base alle previsioni del programma annuale aziendale,
concorrono  al  conseguimento  degli  obiettivi  di salute secondo le
indicazioni   del   P.S.N.   e   dei   Piani  Regionali  (Sanitari  e
Socio-assistenziali).
Nel  Dipartimento  confluiscono,  nel  rispetto  della programmazione
regionale,  sulla  base  dell'art. 2 del D.L.vo n.502/92 e successive
modifiche  ed integrazioni, U.O.O. e U.O.T. interdipendenti, rispetto
alle azioni di programma previste, che mantengono tuttavia la propria
autonomia,   secondo   il   piano   dei   centri  di  responsabilita'
individuato.
Nell'area   materno  -  infantile  il  modello  organizzativo  e'  un
Dipartimento   tecnico-funzionale   non   equiparato  quindi  ad  una
struttura operativa dotata di proprio budget.
Le  U.U.O.O.  territoriali e ospedaliere che lo compongono mantengono
la  loro  collocazione all'interno delle strutture operative previste
dal   D.   L.vo  n.502/92  e  successive  modifiche  ed  integrazioni
(Distretto,   Ospedale   a   contabilita'   separata  ovvero  Azienda
ospedaliera,  Policlinico  universitario, I.R.C.C.S.) le quali, nella
definizione   dei   rispettivi  budget  dovranno  tener  conto  degli
obiettivi dell'organizzazione dipartimentale.
Nelle  aree metropolitane, in cui convergono piu' aziende ospedaliere
ed  ASL  potra' essere presa in considerazione la stipula di appositi
accordi interaziendali per il raggiungimento degli obiettivi fissati,
sulla base di linee guida regionali.
L'interdipendenza   reciproca  che  si  verifica  sia  tra  strutture
operative  che  tra  unita' operative della stessa struttura richiede
pertanto  nel  primo  caso  la  necessita'  di un coordinamento e nel
secondo caso l'individuazione di centri di responsabilita' specifici.
Tale  coordinamento  consente  di indirizzare le attivita' delle U.O.
coinvolte  per  ridurre  la  frammentazione  ed  i connessi possibili
fenomeni  di  contraddittorieta'  degli  interventi  e  migliorare la
qualita'  degli  stessi nel rispetto dei livelli essenziali, uniformi
ed  appropriati di assistenza, garantendone l'interdisciplinarieta' e
la continuita'.
Le  Regioni,  per  quanto  detto in premessa, devono prioritariamente
prevedere,  nel  rispetto  delle indicazioni dettate dal P.S.N. e dai
P.S.R., l'organizzazione dipartimentale dell'area materno - infantile
cui  compete  la  realizzazione  dei  programmi  assistenziali per la
popolazione   target,   definiti   sulla  base  della  programmazione
regionale,  aziendale  e distrettuale, con il coinvolgimento di tutte
le   UU.OO   Territoriali  e  Ospedaliere  interessate,  secondo  gli
indirizzi  organizzativi del D. L.vo n. 502/92 e successive modifiche
ed  integrazioni, al fine di realizzare gli obiettivi di salute anche
nella logica della integrazione sociosanitaria.
E'  cosi'  possibile  ipotizzare  l'istituzione  di  Dipartimenti che
vedono nell'ambito dell'area ospedaliera, compiti di diagnosi e cura,
e  nell'area  territoriale  compiti  di  promozione  della salute, di
prevenzione,   cure  primarie,  riabilitazione  ed  integrazione  fra
interventi  sanitari  e socio-assistenziali, interventi tutti che nel
loro   complesso   devono   garantire   l'unitarieta'  dell'approccio
assistenziale particolarmente importante in questa area.
Il   modello   organizzativo   dipartimentale   dell'area  materno  -
infantile,  nel  rispetto della logica dell'integrazione anche con le
Aziende    Ospedaliere,   e'   un   dipartimento   tecnico-funzionale
tipicamente  trasversale,  coinvolgendo  U.U.O.O. afferenti a diversi
livelli organizzativi aziendali.
Con   riferimento   alla   tipologia   dell'Azienda  (Azienda  U.S.L.
comprendente   U.O.O.   e   U.O.T.,   Azienda  Ospedaliera  Autonoma,
Policlinico   Universitario,  I.R.C.C.S.)  il  modello  organizzativo
dipartimentale  potra'  essere  caratterizzato  da  ambiti di azione,
organi   e   modalita'  organizzative  diverse,  nel  rispetto  degli
obiettivi  generali prefissati dai P.S.N. e P.S.R. per l'area materno
- infantile.
L'organizzazione  dipartimentale  nella  singola Azienda raccoglie ed
integra  funzionalmente  le  varie  U.U.O.O.  che  operano  nell'area
materno infantile.
Nell'organizzazione  dipartimentale  trasversale  dell'area materno -
infantile  viene  realizzata la complementarita' tra Aziende diverse,
per il raggiungimento degli obiettivi fissati, sulla base delle linee
programmatorie regionali, nell'ambito dei rispettivi piani aziendali.
Nel  rispetto  degli  obiettivi  del  P.S.N. e P.S.R. e in attuazione
della   programmazione   aziendale  e  distrettuale,  delle  relative
priorita'  individuate  sulla  base  dei dati epidemiologici, compito
dell'organizzazione  dipartimentale  e'  di attivare azioni mirate al
soddisfacimento  dei  bisogni  della  popolazione dell'area materno -
infantile  del  territorio  di  appartenenza  proponendo  altresi' la
distribuzione   delle   risorse  necessarie  al  conseguimento  degli
obiettivi prefissati.
Compiti dell'organizzazione dipartimento sono quindi:
-  nel  rispetto  delle  Linee Guida, elaborare protocolli attuativi,
coordinare   le   prestazioni   di   prevenzione,  diagnosi,  cura  e
riabilitazione  a livello territoriale ed ospedaliero, ottimizzare le
risorse e per garantire prioritariamente la:
-  tutela  della  salute  della donna in tutte le fasi ed ambienti di
vita;
-  tutela  della  procreazione  e  tutela  sociale della maternita' e
paternita' responsabile;
-  tutela  dell'unita'  madre  -  neonato  all'interno  del  percorso
nascita;
-  tutela  della  salute  dei minori fino al raggiungimento dell'eta'
adulta;
-tutela del minore disabile e dei soggetti socialmente deboli;
-  prevenzione,  cura e riabilitazione del disagio psichico e sociale
dovuto  a problematiche scolastiche, familiari e relazionali anche in
riferimento agli abusi e maltrattamenti;
- offerta attiva di interventi preventivi;
- integrazione socio sanitaria;
-  umanizzazione  dell'assistenza,  con  particolare  riferimento  al
momento della nascita.
- Garantire i livelli assistenziali attraverso l'individuazione ed il
coordinamento delle prestazioni che si rendono necessarie nell'ambito
di  un  approccio  globale  alla  persona,  per  mezzo delle seguenti
funzioni:
- prevenzione
- attivita' ambulatoriale
- preospedalizzazione
- Day-Hospital e Day-Surgery
- emergenza ed urgenza continua nelle 24 ore
- ricovero ordinario
-  organizzazione  e  responsabilita' dei trasferimenti interni e del
follow-up
- dimissione protetta e assistenza domiciliare integrata
- riabilitazione
-   Raggiungere  gli  obiettivi  prefissati  attraverso  le  seguenti
modalita':
- didattica, formazione ed aggiornamento;
- ricerca e sorveglianza epidemiologica;
-  informatizzazione,  studio  e applicazione di sistemi integrati di
gestione;
-  coordinamento  ed integrazione delle risorse disponibili dell'area
materno- infantile;
-  adeguamento dei modelli operativi anche nel rispetto dei requisiti
minimi funzionali ed organizzativi;
- elaborazione ed applicazione di specifiche Linee Guida;
-  utilizzazione  ottimale degli spazi assistenziali, del personale e
delle apparecchiature;
-  organizzazione  dell'attivita' libero - professionale intramuraria
nell'ambito del Dipartimento;
- valutazione e verifica della qualita' dell'assistenza fornita;
-  individuazione  e promozione di nuove attivita' o di nuovi modelli
operativi.
Il   personale   delle   U.U.O.O.   territoriali  e  ospedaliere  che
afferiscono   all'organizzazione   dipartimentale,   pur   mantenendo
l'appartenenza alla U.O. alla quale e' assegnato, opera in un sistema
organizzativo  caratterizzato dalla massima integrazione, ai fini del
perseguimento di livelli assistenziali appropriati ed uniformi.
Poiche'   il  personale  rappresenta  la  principale  risorsa  messa,
indirettamente, a disposizione, e poiche' questo costituisce la quota
preponderante  delle risorse conferite alle U.U.O.O. di appartenenza,
l'organizzazione   del   lavoro   cui   deve   tendere   il   modello
dipartimentale  al  fine  di  garantire  obiettivi di efficienza e di
efficacia e' quella della metodologia per progetti.
L'integrazione  funzionale  deve quindi essere orientata all'utilizzo
dei  fattori produttivi in funzione di progetti mirati, identificando
i   centri   di   responsabilita'   corrispondenti,  specificando  il
contributo che ciascuna struttura operativa fornisce al progetto.
E'  opportuno  che  tale  modalita' comprenda anche i Servizi Sociali
secondo la logica dei piani di zona dei servizi.
Il  Decreto  L.vo  n. 229/99 all'art. 17 bis prevede che la direzione
del  dipartimento sia affidata dal direttore generale ad un dirigente
con  incarico  di  direzione  delle strutture complesse aggregate nel
dipartimento  e  definisce  le  caratteristiche  e  le  modalita'  di
svolgimento  dell'incarico. Affida inoltre alla Regione la disciplina
della  composizione  e  delle  funzioni  del Comitato di dipartimento
nonche'   le   modalita'   di   partecipazione   dello   stesso  alla
individuazione dei direttori di dipartimento".
Nel   caso  di  accordi  tra  aziende  devono  essere  preconfigurate
soluzioni   che  rispettino  al  massimo  l'autonomia  delle  singole
Aziende,  le  quali,  condividendo  obiettivi  derivati  dal P.S.R. e
attuando  strategie  comuni  a  favore  della  popolazione  dell'area
materno - infantile, concorreranno in misura diversa al finanziamento
dei progetti, in relazione all'impegno che ciascuna Azienda dedica ai
progetti, oggetto degli accordi.
In pratica, le Aziende coinvolte:
1.  concorrono  al  raggiungimento degli obiettivi generali del Piano
Sanitario Regionale per quanto attiene all'area materno - infantile;
2.  condividono  tra  loro  obiettivi specifici e strategie operative
correlate alle norme di indirizzo regionale.
ALLEGATI
Tali  allegati  contengono  indicazioni orientative per le regioni da
adattare  alle proprie esigenze di programmazione sanitaria regionale
e   costituiscono   un   contributo  tecnico  per  tutte  le  realta'
istituzionali   coinvolte  nel  processo  di  attuazione  del  P.S.N.
1998-2000 relativamente al campo materno-infantile.
1.Requisiti  e standard di fabbisogno assistenziale indicativi per le
unita'  operative  di  ostetricia e di neonatologia ospedaliere (U.O.
autonome o aggregate alla U.O. di pediatria)
2.Requisiti  e  standard  di  fabbisogno  indicativi per il trasporto
materno e neonatale
3.Requisiti  e  standard  di  fabbisogno  indicativi  per  le  U.O.O.
pediatriche
4.Requisiti  e  standard  di  fabbisogno  indicativi  per  le  U.O.O.
pediatriche   di  altissima  specializzazione  (malattie  croniche  e
disabilitanti)
5.Requisiti  e  standard  di  fabbisogno  indicativi  per l'urgenza e
l'emergenza pediatrica di III livello
6.Requisiti  e  standard  di  fabbisogno  indicativi  per le U.U.O.O.
territoriali,   ospedaliere,   semiresidenziali   e  residenziali  di
neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza
7.Requisiti  e  standard  di  fabbisogno  indicativi per i consultori
familiari
ALLEGATO 1
1. REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO ASSISTENZIALE INDICATIVI PER LE
UNITA'  OPERATIVE  DI  OSTETRICIA E DI NEONATOLOGIA OSPEDALIERE (U.O.
AUTONOME O AGGREGATE ALLA U.O. DI PEDIATRIA)
REQUISITI ORGANIZZATIVI
Unita' funzionali ostetriche di I livello
Unita'  che,  in  assenza  di  patologie  accertate,  controllano  la
gravidanza ed assistono la gravida al parto in eta' gestazionale > 34
settimane.
STANDARD DI QUALITA':
- parti/anno : non inferiori a 500;
-  accoglimento ostetrico 24/24 ore, anche in emergenza, con presenza
di personale ostetrico-ginecologico 24/24 ore, con supporto di pronta
reperibilita'   integrativa   notturna   e   festiva   di   personale
ostetrico-ginecologo;
- posti letto per l'assistenza ostetrica: 20 ogni 1000 parti/anno;
-  disponibilita'  di  area  travaglio - parto in grado di consentire
l'espletamento  di  almeno  due  parti in contemporanea e di una sala
operatoria dedicata;
- Ambulatorio di ostetricia.
-   Integrazione   funzionale  con  lo  S.T.A.M.  del  territorio  di
competenza;
FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI:
- garantire alla donna partoriente la riservatezza, la tranquillita',
il  riconoscimento della propria dignita', una adeguata informazione,
il  diritto  di  vivere il parto come evento naturale, potendo fruire
della presenza di una persona di sua scelta;
-  garantire un'adeguata assistenza all'evento nascita anche mediante
l'uso di strumenti idonei;
-  rimuovere gli ostacoli organizzativo-funzionali che si frappongono
alla  pratica  del  rooming-in e alla promozione dell'allattamento al
seno;
- garantire la disponibilita' di emotrasfusioni 24/24 ore;
-     garantire     l'effettuazione     di    qualunque    intervento
ostetrico-ginecologico   di   emergenza   nonche'   i  tagli  cesarei
d'urgenza;
-  essere  formalmente e funzionalmente collegata con i punti nascita
di II e III livello;
-  provvedere  al  trasferimento della gravida laddove si verifichino
condizioni   o  patologie  materne  e/o  fetali  che  richiedano,  in
situazioni di non emergenza, l'invio ad unita' di II o III livello.
Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di I livello
Unita'  che,  in  assenza  di  patologie accertate, assistono neonati
normali con eta' gestazionale > 34 settimane.
STANDARD DI QUALITA':
- nati/anno: non inferiori ai 500;
- culle: 15 ogni mille nati/anno;
- assistenza a neonati di eta' gestazionale > 34 sett.
-  disponibilita'  di  isola  neonatale  per la rianimazione primaria
24/24 ore;
-   responsabilita'  dell'assistenza  neonatale  (isola  neonatale  e
rooming-in - degenza neonatale) affidata al pediatra - neonatologo;
-   integrazione   funzionale  con  lo  S.T.E.N.  del  territorio  di
competenza.
FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI:
-  assicurare  l'assistenza  in  sala  parto,  fin dalla nascita, con
garanzia di rianimazione primaria neonatale 24/24 ore;
-  garantire  l'osservazione  transizionale  post-parto e la presenza
giornaliera in servizio del pediatra;
- favorire le pratiche del rooming-in e l'allattamento al seno;
-   garantire   l'applicazione   di   protocolli  nazionali/regionali
predisposti  per il livello di appartenenza, con particolare riguardo
a:  esecuzione  di  screening, registro delle malformazioni, pratiche
vaccinali, ecc.;
-  essere  formalmente e funzionalmente collegata con l'U.O.N. - P.N.
di riferimento che funge da consulente por le U.O. di I livello di un
dato territorio;
-   garantire   l'assistenza  immediata  d'urgenza  ai  soggetti  che
imprevedibilmente    presentano   condizioni   cliniche   richiedenti
l'intervento dello S.T.E.N., nell'attesa che il paziente possa essere
preso in carico da quest'ultimo;
-  dimettere  il  neonato  con  lettera  attestante la normalita' e/o
suggerente  eventuali  accertamenti  o controlli da parte dei servizi
territoriali (Distretto, C.F., P.L.S.);
-  concorrere  con  l'U.O.  ostetrica  dell'Ente  di appartenenza nel
fornire   i   dati   necessari  per  la  sorveglianza  epidemiologica
dell'evento parto-nascita raccolti dal Distretto e dal D.P.;
-  collaborare  con il Distretto e con il D.P. nei progetti attinenti
le  vaccinazioni  obbligatorie,  la  promozione  dell'allattamento al
seno, ecc.
Unita' funzionali ostetriche di II livello
Unita'   che   assistono  gravidanze  e  parti  a  rischio,  in  eta'
gestazionale  (  32  settimane,  in  situazioni  che  non  richiedono
presuntivamente  interventi  di  livello tecnologico ed assistenziale
elevato tipiche del III livello, per la madre e per il feto.
STANDARD DI QUALITA':
- parti/anno non inferiori a 800;
- due sale travaglio - parto dotate ciascuna di un solo letto;
- una sala parto di emergenza;
-  una  sala  operatoria sempre pronta e disponibile 24/24 ore per le
emergenze ostetriche;
- ambulatorio quotidiano di ostetricia e per le gravidanze a rischio;
- possibilita' di ecografia nell'area travaglio - parto.
FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI:
-  garantire  l'assistenza  alla  gravidanza  e  ai  parti  per epoca
gestazionale ( 32 settimane;
-  garantire  il  funzionamento di un Pronto Soccorso ostetrico 24/24
ore  e di una attivita' ambulatoriale di ostetricia per le gravidanze
a  rischio,  con  possibilita' di monitoraggio biofisico del feto ivi
inclusa la diagnostica ecografica flussimetrica;
-  garantire il monitoraggio cardio-tocografico in corso di travaglio
di parto;
- garantire terapia sub-intensiva alla gravida ed alla puerpera;
- garantire il trasferimento a struttura di III livello delle gravide
per  le  quali  si  preveda  che  il  nascituro  abbisogni di terapie
intensive,  salvo le situazioni di emergenza nelle quali cio' non sia
possibile  e  per  le quali deve essere attivato con tempestivita' lo
S.T.E.N..
Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di II livello
Unita' che assistono i nati con patologia che non richiedano ricovero
presso U.O.P. A.N. o U.T.I.N. (III livello).
STANDARD DI QUALITA':
- nati/anno non inferiore a 800;
- posti letto 4,5 ogni mille nati/anno (oltre alle culle destinate ai
neonati sani), con dotazione di almeno 4 incubatrici;
-  assistenza  ai  neonati  di  eta'  gestazionale  ( 32 sett. e peso
neonatale ( 1500g.;
- U.O.N. - P.N. autonoma o aggregata a U.O. di pediatria;
-  guardia  attiva 24/24 ore da parte del neonatologo (o del pediatra
con provata competenza nella assistenza neonatologica in sala parto),
oltre che dell'ostetrico e dell'anestesista;
- laboratorio d'urgenza attivo 24/24 ore.
FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI:
-  garantire  assistenza  a  neonati  con  eta'  gestazionale  > = 32
settimane  e/o  peso  neonatale  ( 1500 g, e neonati patologici e che
comunque richiedano monitoraggio polifunzionale e cure intermedie, ma
che non necessitino di trattamenti intensivi o subintensivi.
-  garantire accoglienza ai neonati ritrasferiti dalla UO N-PN di III
livello referente per l'area.
- garantire le seguenti prestazioni:
-   ossigenoterapia   eventualmente   con   nasocannula,  controllata
attraverso  misurazione  della FiO2 e monitoraggio incruento di SaO2,
PaO2e e PtcO2, ecc.;
- misurazione della P.A. incruenta;
-  infusione  parenterale  di farmaci e supporti energetici con pompa
(ad esclusione della TPN protratta > 48 ore);
- Alimentazione mediante sondino oro o naso-gastrico;
- Exanguinotrasfusione;
-  possibilita'  di  effettuare al letto del malato Rx torace-addome,
ecografia cerebrale, ECG.
Unita' funzionali ostetriche di III livello
Unita' che assistono gravidanze e parti a rischio elevato.
STANDARD DI QUALITA':
-  bacino  di  utenza,  comprensivo delle strutture di I e II livello
afferenti, corrispondente ad almeno 5000 parti/anno;
- parti/anno non meno di 1000;
-  garantire  la  guardia ostetrica attiva 24/24 ore, con supporto di
pronta  reperibilita'  integrativa  24/24  ore  da parte di personale
ostetrico-ginecologico;
- garantire la guardia attiva 24/24 ore dell'anestesista;
-  garantire  24/24  ore l'utilizzo di Rx, di laboratorio d'urgenza e
emotrasfusioni;
-  garantire la possibilita' di ecografia nell'area travaglio parto e
nell'area di accettazione-emergenza
-   possibilita'   di   usufruire,   anche   attraverso   una  pronta
disponibilita'  integrativa,  di  competenze  specialistiche  per  la
gravida  (cardiologica,  neurologica,  nefrologica,  ecc.)  e di alte
tecnologie (T.A.C., ecc.).
FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI:
- garantire l'assistenza a qualsiasi gravidanza e parto, specialmente
nelle condizioni di alto rischio perinatale;
-  garantire  il  funzionamento di un pronto soccorso ostetrico 24/24
ore con personale sanitario dedicato;
- garantire terapia intensiva alla gravida ed alla puerpera;
-   partecipare  attivamente  alla  rete  del  trasporto  d'emergenza
(integrandosi   con   il   servizio   118),  per  quanto  attiene  ai
trasferimenti  delle  gravide  a  rischio  dalle strutture di livello
inferiore.
Le Regioni, in base alle evidenze epidemiologiche e nell'ambito della
loro  programmazione, individuano i centri regionali o interregionali
per   la  diagnosi  prenatale  e  ne  assicurano  la  qualita'  delle
attivita'.
I  Centri  individuati,  per garantire adeguati e completi interventi
diagnostici   (malformazioni   connatali,  aberrazioni  cromosomiche,
malattie   geneticamente   trasmesse,   infezioni)  e  di  consulenza
genetica, trattamenti medici e chirurgici di alta specializzazione ai
neonati  affetti  attraverso la programmazione del parto (epoca, sede
appropriata,  ecc.)  e attraverso idonea assistenza alla gestante sia
sotto  il  profilo  medico  che  psicologico assicurano : servizio di
diagnostica  ecografica  di  elevato  livello qualitativo, offerta di
prestazioni    diagnostiche    invasive    prenatali   (amniocentesi,
villocentesi, cordocentesi, ecc.),
devono essere funzionalmente collegati con:
-   laboratorio   di  analisi  chimico-cliniche,  radioimmunologiche,
microbiologiche e virologiche,
- servizio di genetica,
- laboratorio di citogenetica e biologia molecolare
-   servizio   di   anatomia  patologica  con  competenze  in  ambito
perinatologico
-  U.O.  di  neonatologia  e/o  pediatria e specialita' pediatriche (
neurochirurgia, chirurgia, cardiologia, cardiochirurgia, ecc.),
Le  Regioni  identificano il centro con compiti di coordinamento e di
assicurazione  continua  di  qualita'  delle  attivita'  di  diagnosi
prenatale per l'area territoriale di competenza.
Il  dati  di  ogni  centro  di diagnosi prenatale devono confluire al
Registro regionale o interregionale per le malformazioni congenite.
Ogni centro di diagnosi prenatale deve essere collegato con il centro
di  coordinamento  regionale  o interregionale che, a sua volta, deve
essere  collegato  con  il  Registro  nazionale  delle  malformazioni
congenite il quale ha, tra le proprie funzioni, l'assicurazione ed il
miglioramento continuo della qualita'.
Unita' funzionali neonatologiche di III livello
Unita'  che  assistono  neonati fisiologici e neonati patologici, ivi
inclusi quelli bisognosi di terapia intensiva.
STANDARD DI QUALITA':
- bacino di utenza di almeno 5000 nati/anno;
- non meno di 1000 nati/anno nella struttura (Inborn);
- U.O.N. - P.N. con U.T.I.N. autonoma;
- integrazione nel sistema emergenza (STEN);
- U.T.I.N. e terapia sub-intensiva con posti letto pari a:
- intensiva: 1/750 nati/anno del bacino d'utenza
- sub-intensiva : 2 per ogni letto di intensiva
- letti di I e II livello rapportati all'utenza
-    eventuali   letti   supplementari   per   esigenze   chirurgiche
(cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgia ricostruttiva, ecc.)
- dotazione di incubatrici non inferiore a venti;
-  guardia  attiva,  24/24  ore, con supporto di pronta reperibilita'
integrativa 24/24 ore da parte di neonatologi;
- possibilita' di effettuare Rx 24/24 ore;
- disponibilita' 24/24 ore di usufruire del servizio emotrasfusionale
e del laboratorio;
-  possibilita'  di  usufruire,  anche  attraverso  la  reperibilita'
integrativa,  ma entro un ora, di: T.A.C., R.N.M., ecocardio-doppler,
indagini Rx complesse, ecc.;
-  possibilita'  di  attivare,  24/24  ore, in rapporto alle esigenze
emergenti,  ed  in  base alle convenzioni sottoscritte, consulenze ed
interventi     di    cardiochirurgia,    neurochirurgia,    chirurgia
ricostruttiva,       oculistica,       valutazione       emodinamica,
gastroenteroscopia, broncoscopia, ecc.;
FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI:
-  coordinare  lo  S.T.E.N.  (  o  integrarsi  funzionalmente  con lo
S.T.E.N. dedicato se esistente) per l'area assegnata;
- assistere i soggetti "inborn" di qualsiasi peso o eta' gestazionale
e tutti quelli di eta' gestazionale < 32 settimane o di peso < 1500g.
del bacino d'utenza;
- In particolare deve accogliere in U.T.I.N. :
- neonati in ventilazione assistita intubati o no;
- neonati chirurgici in fase pre e post operatoria;
- neonati con malformazioni complesse;
-  neonati  con  gravi  compromissioni  delle funzioni vitali e/o che
abbisognino di procedure diagnostiche invasive oppure specialistiche.
- Deve accogliere in unita' di terapia sub-intensiva:
- neonati che lasciano la U.T.I.N.;
-  neonati  di  E.G.  32  -  34  settimane  e  peso  1500-  1750g con
compromissione clinica;
-   neonati   che   richiedono   procedure  diagnostiche  invasive  o
trattamenti che necessitano di monitoraggi, ecc.;
-   neonati  non  dimissibili  affetti  da  patologie  croniche,  ne'
trasferibili in U.O. di II livello.
-  Collaborare  con  U.O.  di neuropsichiatria infantile e di terapia
riabilitativa, per usufruire delle relative competenze per il neonato
sin dalle prime fasi della degenza.
Le  U.O.  di III livello dovrebbero far parte di Aziende, Policlinici
universitari  e  I.R.C.C.S. in grado di garantire, per la madre e per
il  neonato, le massime competenze diagnostico-terapeutiche a livello
subspecialistico,  oppure  essere funzionalmente collegate con queste
ultime  attraverso contratti e convenzioni, in particolare per quanto
riguarda   la   chirurgia   neonatale,   la   cardiochirugia   e   la
neurochirurgia.  In  caso  di  particolare attrazione di casistica da
parte   delle   U.O.  chirurgiche  subspecialistiche,  dovra'  essere
adeguata  la  dotazione  dei  posti  letto.  Valutazioni  particolari
dovranno  essere fatte nel caso che la U.O. sia centro di riferimento
di gravide e neonati HIV positivi.
Nelle  aree  ad  alta  densita'  di  popolazione, per esempio le aree
metropolitane,  il  vincolo quantitativo di almeno 5000 nati/anno che
orienta  la  programmazione  regionale  del  numero delle U.O. di III
livello,  puo'  non  accompagnarsi ad una precisa identificazione dei
bacini  di  utenza.  Infatti,  l'esistenza  di piu' di una Azienda in
un'area  territoriale  altamente  popolata privilegia la competizione
tra U.O.N. U.T.I.N. e la scelta dei genitori.
Si raccomanda di evitare l'attivazione di sub-U.O. di T.I.N. con meno
di 6 posti letto per bacini inferiori a 4000 nati/anno, salvo in casi
con  ridotta  densita'  di  popolazione  e  condizioni orogeografiche
disagiate.
Va altresi' posta particolare attenzione alle evidenze correlate alla
dimissione   protetta   dei   soggetti  dimessi  dalle  U.T.I.N.  con
particolari   condizioni   sociali,   malattie  gravi  disabilitanti,
malattie    rare,    ecc.    richiedenti    interventi   sanitari   e
socio-assistenziali multidisciplinari domiciliari e/o ambulatoriali.
REQUISITI STRUTTURALI (QUALITA' E SICUREZZA)
Si  raccomanda  che  le  aree  per l'assistenza ostetrica e neonatale
siano   funzionalmente   collegate  tra  loro  in  modo  agevole.  In
particolare  l'area  travaglio  - parto - sala operatoria ostetrica e
degenza  puerperale  e  l'isola neonatale - nido-rooming-in - degenza
neonatale   dovrebbero  essere  preferibilmente  sullo  stesso  piano
dell'edificio  o  quanto  meno allocate nel medesimo sebbene in piani
differenti, ma ben collegati attraverso ascensori dedicati.
Tali requisiti devono essere soddisfatti ogni qualvolta si proceda ad
interventi  di  ristrutturazione  o di nuova progettazione di servizi
ospedalieri per l'assistenza perinatale.
Unita' funzionali ostetriche di I livello
-   Ogni   sala   travaglio-parto  deve  essere  autosufficiente  per
arredamento  ed  attrezzatura,  deve  consentire  l'accesso a persona
indicata dalle donne e deve avere una linea telefonica dedicata;
-   le   strutture   dell'area   travaglio-parto   devono  consentire
l'espletamento di almeno due parti in contemporanea;
-  uno  dei  due  letti  da  parto deve essere trasformabile in letto
operatorio  oppure  deve  essere  disponibile  una sala operatoria in
locali limitrofi 24/24 ore;
-  l'unita'  parto  deve essere composta da una sala travaglio ed una
sala  parto,  con annessi servizi: la sala travaglio deve disporre di
almeno due letti ed aree separate per garantire riservatezza; i letti
da  parto  devono  essere almeno tre se i parti superano la soglia di
1000/anno;
- una zona deve essere dedicata all'osservazione post-partum;
-  devono  essere presenti aree per le degenze ostetriche separate da
quelle ginecologiche, D.H. e D.S.
- devono essere presenti ambulatori di ostetricia e ginecologia e per
ecografia ostetrica-ginecologica
-  deve  essere disponibile un collegamento attivo con un servizio di
rianimazione e terapia intensiva generale.
Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di I livello
-  Anche  nelle strutture di piccole dimensioni deve essere possibile
assistere contemporaneamente due neonati in un'isola adeguata;
-  nell'area  travaglio-parto  deve  essere  ben identificata l'isola
neonatale,  opportunamente attrezzata per la rianimazione neonatale e
facilmente  accessibile.  In essa l'impiantistica tecnica deve essere
adeguata al carico di lavoro sostenuto dal servizio neonatologico;
- la distribuzione degli spazi di degenza puerperale deve tener conto
delle  esigenze  minime  strutturali  che  favoriscono la pratica del
rooming-in e la promozione dell'allattamento al seno;
-  nell'area  di  degenza,  anche  in regime di rooming-in integrale,
dovranno  essere  predisposti  spazi di degenza per neonati sani, per
piccola patologia, per l'allattamento;
-  in  ogni caso deve essere prevista, per ogni culla, una superficie
minima di 3-5 metri quadrati;
-  devono  essere predisposti spazi per preparazione, conservazione e
distribuzione dei nutrienti e per il successivo ripristino.
Unita' funzionali ostetriche di II livello
-  Devono essere disponibili due sale travaglio-parto dotate ciascuna
di  un  solo  letto. Tali sale verranno incrementate a 3 oltre i 1000
parti/anno, ed oltre i 2000 parti/anno di 1 unita' ogni 500 parti;
-  ogni  posto  letto  deve  essere  dotato  di erogatori di O2, aria
medicale, collegamento fisso per aspirazione e di lampada scialitica.
Inoltre deve avere a disposizione un cardiotocografo;
-  deve  essere  disponibile  una  sala  parto d'emergenza e una sala
operatoria sempre pronta e disponibile per le emergenze 24/24 ore;
-  deve  essere presente un'area di servizio per ecografia nella zona
travaglio-parto
-  devono  essere presenti aree per le degenze ostetriche separate da
quelle ginecologiche, D.H. e D.S.
-  devono  essere presenti ambulatori di ostetricia e ginecologia, di
cui uno dedicato stabilmente alle gravidanze a rischio;
-     devono     essere     presenti    ambulatori    di    ecografia
ostetrica-ginecologica e di diagnostica 	strumentale
Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di II livello
-  Impianto  elettrico  con disponibilita' di almeno 2 prese per ogni
lettino e di 6 per ogni incubatrice;
-   impianto  centralizzato  di  erogazione  di  gas  medicali  e  di
aspirazione con almeno 2 prese per ogni posto di cura;
-  aree  ben distinte per assistenza al neonato sano e per assistenza
alla  patologia  intermedia,  con  possibilita'  di attuare misure di
isolamento nel sospetto di infezione;
-  aree  di servizio adeguate ad accogliere le tecnologie di cui deve
essere dotata l'U.O.:
- apparecchio Rx,
- ecografo,
-  laboratorio  per determinazione rapida di glicemia, bilirubinemia,
Hb, Htc,
- emogasanalisi;
-  area  per  la  pulizia  e  sterilizzazione  delle  culle  e  delle
incubatrici;
-  ambulatori  e  area D.H. per il follow-up, indagini strumentali di
controllo post dimissione, ecc.
Unita' funzionali ostetriche di III livello.
-   Devono   essere   disponibili  tre  sale  travaglio-parto  dotate
possibilmente  ciascuna  di  un  solo  letto. Tali sale devono essere
incrementate  a 4 sino a 2000 parti/anno e di 1 unita' ogni 500 parti
in piu';
-  ogni  posto  letto  deve avere le stesse caratteristiche di quanto
previsto per il II livello;
-  deve  essere  disponibile  una  sala  parto d'emergenza e una sala
operatoria    esclusiva    per   l'ostetricia,   inserita   in   area
travaglio-parto  o in locali limitrofi e dedicata esclusivamente agli
interventi chirurgici d'urgenza;
-  deve  essere presente un'area di servizio per ecografia nella zona
travaglio-parto  e  accettazione-emergenza ostetrica: - devono essere
presenti   aree   per   le  degenze  ostetriche  separate  da  quelle
ginecologiche, aree dedicate a patologie materno-fetali, D.H. e D.S.
-   devono  essere  presenti  ambulatori  generali  di  ostetricia  e
ginecologia, e specialistici per le gravidanze a rischio
-     devono     essere     presenti    ambulatori    di    ecografia
ostetrica-ginecologica e di diagnostica strumentale
-  deve  essere disponibile, nel presidio ospedaliero, un servizio di
rianimazione e di terapia intensiva generale.
Unita' funzionali neonatologiche di III livello
-  Isola  neonatale  adeguata  per accogliere parti plurimi e neonati
nati contemporaneamente;
-  aree  di  degenza  secondo standard specifici distinte per T.I.N.,
terapia   sub-Intensiva,   patologia  cronica  pre  dimissione,  cure
intermedie, cure minime e D.H.;
- ambulatori per follow-up e controlli specialistici post dimissione;
-  aree  per  laboratori:  emogasanalisi,  ematochimica, ematologica,
ecografia,   E.E.G.   -  poligrafia,  potenziali  evocati,  meccanica
respiratoria, video-registrazione, ecc.;
- aree specialistiche: radiologica, chirurgica, oculistica, ecc.;
-  aree  di  servizio:  spogliatoio  e  filtro, depositi vari, spazio
destinato a genitori e parenti, zona di ristoro per il personale;
- area di coordinamento dello S.T.E.N.
REQUISITI TECNOLOGICI
Deve  essere  predisposto  un  piano  di  controllo  e di valutazione
periodica   dello  stato  di  conservazione  e  di  efficienza  delle
tecnologie a disposizione, con predisposizione di una scheda per ogni
singola  apparecchiatura indicante le scadenze previste e i controlli
effettuati  nel  rispetto  della  normativa  e  di  quanto previsto a
livello     dipartimentale.     L'integrazione     funzionale     tra
l'organizzazione  dipartimentale  dell'area  materno infantile e D.P.
per  quanto  attiene la prevenzione e la sicurezza relative ai rischi
connessi   all'uso   di   tecnologie,   agli   ambienti   di  lavoro,
all'impiantistica  e  agli infortuni sul lavoro dev'essere continua e
adeguata al contesto tecnologico utilizzato.
Unita' funzionali ostetriche
Le  indicazioni fornite di seguito si riferiscono alle esigenze delle
U.O.  ostetriche  operanti  ai  vari  livelli con volume di attivita'
corrispondente  ai  valori minimi indicati. Pertanto tali indicazioni
vanno adattate al volume delle prestazioni della singola U.O.
- n. 2 cardiotocografi ogni 500 parti
- n. 1 apparecchi di anestesia, completi di tutti gli accessori, ogni
letto da parto;
- n. 1 defibrillatore
- collegamenti fissi per aspirazione
- n. 1 apparecchio vacuum extractor con relativi accessori sterili
- n. 1 forcipe con relativi accessori sterili
-  n.  5  set  pronti  sterili  per  l'assistenza  al  parto ogni 500
parti/anno
-  n.  2 set pronti sterili per effettuazione Taglio Cesareo ogni 500
parti/anno.
-  illuminazione  adeguata fornita da lampada a soffitto scialitica e
da faro mobile orientatile
- n. 1 orologio con contasecondi a muro
- impianto di sterilizzazione
- n. 1 elettrocardiografo
-  n.  1  rilevatori  di pressione arteriosa incruento per adulti per
ogni letto travaglio e parto.
- n. 2 pompe a siringa
- n. 2 saturimetri pulsati
-   ecografi:   un   ecografo   con   eco-doppler   per  le  esigenze
dell'ambulatorio  e del reparto di ostetricia. E' altresi' necessario
garantire la disponibilita' di un ecografo 24/24 ore per le emergenze
ostetriche e nelle strutture di II e III livello di un ecografo anche
nell'area travaglio - parto.
- Rilevatore Doppler portatile
All'interno  dello  stesso  presidio  devono  essere  disponibili  le
seguenti  prestazioni  diagnostiche:  radiologia,  le  comuni analisi
chimico-cliniche ed immunoematologiche.
Unita'  funzionali  neonatologiche/pediatriche  di  I  livello  Isola
neonatale:
-  1  lettino per rianimazione neonatale fornito di pannello radiante
ogni 500 nato/anno o frazione superiore
- 2 erogatori di O2, aria compressa e sistema di aspirazione
-  2  sistemi di miscelazione, umidificazione e riscaldamento dei gas
medicali
- 2 valvole di limitazione del picco pressorio dei gas erogati
-  2  set  di  materiale  per intubazione e ventilazione manuale, per
incannulamento  dei  vasi  ombelicali  e  posizionamento di drenaggio
toracico disponibili 24/24 ore
- 1 saturimetro percutaneo (disponibile)
- 1 misuratore P.A. (disponibile)
- 1 pompa a siringa (disponibile)
-  1 incubatrice da trasporto con dotazioni come da indicazioni dello
S.T.E.N.   per   trasporto  intramoenia  o  per  eventuali  trasporti
d'emergenza indicati dal responsabile dello S.T.E.N
Area degenza rooming-in: per ogni 500 nato/anno sono indispensabili:
- 2 incubatrici
- 2 pannelli radianti
- 2 lampade per fototerapia
- 3 aspiratori
- 3 erogatori di O2 ed aria
- 1 lettore di glucosemia
- 1 bilirubinometro
- 3 mastosuttori
Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di II livello
Isola neonatale: oltre 1000 nati/anno sono necessari:
- 2 lettini per rianimazione neonatale forniti di pannello radiante
-  2  incubatrici  da  trasporto secondo le indicazioni fornite dallo
S.T.E.N.
-  altro  materiale come al I livello in quantita' adeguata al numero
dei nati assistiti
Area degenza nido-roming in: come I livello
Area degenza patologia intermedia: per 1000 nato/anno sono necessari:
-   6   incubatrici   (di  cui  almeno  2  con  servocontrollo  della
temperatura)
- 10 lettini
- 4 pannelli radianti
- 2 lampade per fototerapia
- 2 sistemi di aspirazione
- 4 sistemi di erogazione di O2 e aria e vuoto
- 3 pompe per microinfusione
- 2 saturimetri percutanei
- 1 lettore di glucosemia
- 1 bilirubinometro
- 1 Misuratore P.A.
- 1 microscopio
- 2 ossimetri
Il presidio ospedaliero deve disporre 24/24 ore di:
- ecografo
- apparecchio radiologico portatile
- apparecchio per equilibrio acido-base ed emogasanalisi
- elettrocardiografo portatile
-   laboratorio  per  ricerche  ematochimiche,  immunoematologiche  e
microbiologiche
- Servizio immunotrasfusionale
Unita' funzionali neonatologiche di III livello
Isola neonatale: come II livello
Area  degenza  nido  -  rooming-  in  e patologia intermedia: come II
livello
Area degenza terapia intensiva - subintensiva: vedi tabella

===================================================================
ATTREZZATURE             TERAPIA INTENSIVA     TERAPIA SUBINTENSIVA
===================================================================
Incubatrici*                 P.L. + 50%                P.L. + 20%
Respiratori                  P.L. + 2 riserva
O2 - CO2 transcutanea        P.L. + 2 riserva
Saturimetri O2               P.L. + 2 riserva          50% P.L.
Pressione arteriosa          P.L.
cruenta
Pressione arteriosa          P.L.                      30% P.L.
non cruenta
Monitor cardio-              P.L. + 1 riserva          30% P.L.
respirografico
Monitor FC + FR                                        P.L.
Pompa di infusione           2 x P.L. + 30% riserva    P.L.
Aspiratori                   P.L. + 50%                50% P.L.
Ossimetri                    P.L.                      50% P.L.
Incubatrice da trasporto     2
Apparecchio Rx dedicato      1
(portatile)
Ecografo (con                1
ecodoppler)
Possibilità sterilizzazione  SI
incubatrici
Possibilità effettuazione    SI
alimentazione enterate
Disponibilità (24/24 ore)    SI
di tecnologie avanzate
-------------------------------------------------------------------
          (1)  Possono  essere  di  tipologia  diversa tra T.I. e sub
          T.I.,  con  costi  di  acquisto  e  gestione  diversi  - La
          percentuale  varia  in relazione ai ritmi di ricambio od ai
          tempi di ripristino dell'attrezzatura. Deve comunque essere
          presente una riserva tecnica in caso di guasti - Potrebbero
          essere, almeno in parte considerati gli infant warner
2 PROFILI PROFESSIONALI E AREE FUNZIONALI OMOGENEE (A.F.O.)
Il  riordino  della  organizzazione  ospedaliera,  a partire dalla L.
595/85,  dalla  L.  412/91 e dal D. L.vo 502/92 e D.L.vo 517/93, fino
alla  L.  549/95,  ha  comportato  il  superamento della tradizionale
struttura  organizzativa  articolata in divisioni, sezioni e servizi,
con conseguente attivazione delle U.O. e delle A.F.O..
A partire dall'1.1.1997 l'applicazione della normativa vigente che fa
afferire  tutto  il personale dei ruoli non laureati assegnato a U.O.
isovalenti  all'A.F.O.  richiede  la massima attenzione affinche' non
venga  disattesa  l'esigenza  che  la  madre usufruisca di assistenza
fornita  da  personale  qualificato  con  consolidata  esperienza  in
ostetricia  e  assistenza  al parto ed il neonato, soprattutto quello
patologico, usufruisca di assistenza fornita da personale qualificato
pediatrico/neonatologico
Pertanto  e'  indispensabile  che  le  funzioni  di coordinamento del
personale  addetto  alle  cure  del  neonato,  fin dalla nascita, sia
affidato  a  personale  non  medico con adeguate qualifiche in ambito
pediatrico/neonatologico. Altrettanto importante e' la collaborazione
stretta,   interdisciplinare,   tra  tutto  il  personale  ostetrico,
infermieristico e pediatrico/neonatologico.
I LIVELLO
Per  una  adeguata assistenza al travaglio, al parto ed al neonato si
prevede il seguente personale:
- Ostetrico-Ginecologo, Pediatra con competenze neonatologiche per la
rianimazione   primaria   in   sala   parto   e  per  l'attivita'  di
neonatologia, Anestesista;
- Ostetrica coordinatore;
-  Ostetrica, Infermiere per l'assistenza diretta alle donne degenti,
Infermiere  pediatrico  (Vigilatrice  d'Infanzia)  e/o Infermiere con
competenza pediatrica, Operatore Tecnico all'Assistenza (O.T.A.).
La  presenza,  del  personale  medico  individuato, appartenente alla
stessa  struttura  ospedaliera, deve essere garantita con una guardia
attiva 24/24 ore.
La   presenza   dell'ostetrica,   del  personale  infermieristico  ed
ausiliario  nonche'  di  sala operatoria, deve essere garantita 24/24
ore  in  numero  tale  da assicurare una assistenza continuativa alle
partorienti,   alle   puerpere   ed   al  neonato.  Per  l'assistenza
neonatologica  il  personale infermieristico pediatrico/neonatologico
deve   essere   in  numero  sufficiente  da  assicurare  l'assistenza
complessiva in sala parto, al nido ed al rooming-in.
Le  ostetriche,  il  personale  infermieristico  ed  ausiliario  sono
coordinate  dall'ostetrica coordinatore; ove presente il Coordinatore
dei  servizi  pediatrico-neonatologici  dell'U.O.N.  oppure  U.O.P. -
A.N.,  il  medesimo  coordina  anche  il personale infermieristico ed
ausiliario addetto all'assistenza al neonato.
La  donna, durante il travaglio, il parto ed il post-partum necessita
di  assistenza  continua  e pertanto il personale assegnato alla sala
travaglio-parto deve essere prioritariamente adibita a questo scopo.
II LIVELLO
Per  una  adeguata assistenza al travaglio, al parto ed al neonato si
prevede il seguente personale:
-  Ostetrico-Ginecoloco,  Neonatologo  e/o Pediatra con competenze in
patologia  neonatale  intermedia  per la presenza in sala parto e per
l'assistenza neonatologica, Anestesista;
-     Ostetrica    coordinatore,    Coordinatore    con    competenze
pediatrico-neonatologiche per il Servizio di neonatologia;
-  Ostetrica, Infermiere per l'assistenza diretta alle donne degenti,
Infermiere  pediatrico  (Vigilatrice  d'Infanzia)  e/o Infermiere con
competenza pediatrica, O.T.A..
La  presenza  del  personale  medico  individuato,  appartenente alla
stessa  struttura  ospedaliera  deve essere garantita con una guardia
attiva  24/24  ore,  integrata  da  servizio di pronta disponibilita'
24/24 ore.
La   presenza   dell'ostetrica,   del  personale  infermieristico  ed
ausiliario nonche' di sala operatoria deve essere garantita 24/24 ore
in  numero  tale  da  assicurare,  una  assistenza  continuativa alle
puerpere  ed  al neonato. Per l'assistenza neonatologica il personale
infermieristico   pediatrico/neonatologico   deve  essere  in  numero
sufficiente  da  assicurare  l'assistenza  complessiva  al nido ed al
rooming-in.
Nell'area   travaglio-parto,   puerperio   e   nella  ginecologia  le
ostetriche,   il   personale   infermieristico   ed  ausiliario  sono
coordinate dall'ostetrica coordinatore.
Nel  servizio di neonatologia gli Infermieri Pediatrici (V.I.), ed il
personale   infermieristico   ed   ausiliario   sono  coordinati  dal
Coordinatore con competenze pediatrico-neonatologiche.
La sala travaglio-parto, e' considerata luogo di assistenza intensiva
e  quindi  il  personale dedicato ad essa, deve essere esclusivamente
adibito a questo scopo per tutta la durata del turno lavorativo.
III LIVELLO
Per  una  adeguata assistenza al travaglio, al parto ed al neonato si
prevede il seguente personale:
-  Ostetrico-Ginecologo,  Neonatologo,  e/o  Pediatra  con competenze
specifiche  in  terapia  intensiva  neonatale per la presenza in sala
parto e per l'attivita' di neonatologia, Anestesista;
-  Ostetrica  coordinatore,  Coordinatore  con  competenze pediatrico
neonatolgiche per il Servizio di neonatologia;
-  Ostetrica, Infermiere per l'assistenza diretta alle donne degenti,
Infermiere   Pediatrico   (V.I.)   e/o   Infermiere   con  competenza
pediatrica, O.T.A..
La  presenza  del  personale  medico  individuato,  appartenente alla
stessa  struttura  ospedaliera deve essere garantita con una -guardia
attiva  24/24  ore.  Il personale medico ostetrico dedicato alla sala
travaglio  -  parto  deve  essere  aggiuntivo per quello previsto per
l'assistenza   ostetrico   -   ginecologica.   Il   personale  medico
neonatologico  deve  essere  in numero tale da garantire l'assistenza
neonatologica    complessiva,    tenendo   conto   che   l'assistenza
neonatologica   in  sala  parto  e  in  terapia  intensiva  neonatale
richiedono risorse di personale proprie dell'area dell'emergenza.
La   presenza   dell'ostetrica,   del  personale  infermieristico  ed
ausiliario  nonche'  di  sala  operatoria deve essere garantita 24/24
ore,  in  numero  tale da assicurare una assistenza continuativa alle
gravide,  alle puerpere ed al neonato. Per l'assistenza neonatologica
il  personale infermieristico pediatrico/neonatologico deve essere in
numero  sufficiente da assicurare l'assistenza complessiva al nido ed
al rooming-in ed al centro di terapia intensiva.
Nell'area   travaglio-parto,   puerperio   e   nella  ginecologia  le
ostetriche,   il   personale   infermieristico   ed  ausiliario  sono
coordinate dall'ostetrica coordinatore.
Nel  servizio  di  neonatologia  gli Infermieri Pediatrici (V.I.), il
personale   infermieristico   ed   ausiliario   sono  coordinati  dal
Coordinatore con competenze pediatrico-neonatologiche.
La  sala travaglio-parto e' considerata luogo di assistenza intensiva
e  quindi  il  personale  dedicato ad essa deve essere esclusivamente
adibito a questo scopo.
ALLEGATO 2
REQUISITI  E  STANDARD  DI  FABBISOGNO  INDICATIVI  PER  IL TRASPORTO
MATERNO E NEONATALE
I  modelli operativi di trasporto neonatale ritenuti piu' rispondenti
ai bisogni delle varie realta' territoriali sono:
-  S.T.E.N.  dedicato,  cioe'  espletato da una U.O. che, pur essendo
integrata  funzionalmente  con  un'U.O.N.  -  P.N. - U.T.I.N., svolge
prevalentemente  funzioni  di  coordinamento e attivita' di trasporto
dei  nati  a  rischio  tra  le  U.O.  dei  vari  livelli  di  un dato
territorio;
-  S.T.E.N.  attivabile su chiamata, cioe' garantito dal personale di
una U.O.N.- P.N. - U.T.I.N. di riferimento territoriale e attivato su
chiamata,   distaccando  temporaneamente  un'e'quipe  della  U.T.I.N.
specializzata nello S.T.E.N..
Il   primo   modello   operativo,  teoricamente  piu'  efficiente  ma
certamente  piu'  costoso,  e' giustificato se il volume di attivita'
raggiunge il numero di 400-500 trasporti/anno.
Il  secondo  modello, da preferirsi nella maggior parte delle realta'
italiane,  costa  meno,  e' ideale per bacini d'utenza che richiedono
mediamente  100-200 trasporti/anno, garantisce ottimi contatti tra le
U.O.  afferenti  ed  il centro referente, ma puo' comportare tempi di
intervento  un  po'  piu'  lunghi.  In ogni caso l'U.O. dedicata allo
S.T.E.N.   deve   garantire  anche  i  trasporti  interterziari  (per
sopraggiunte  nuove  esigenze  diagnostiche  e/o  terapeutiche)  e  i
trasferimenti  di  ritorno  (c.d. back-transfer), per riavvicinamento
del  piccolo alla famiglia allorche' non necessiti piu' di assistenza
di III livello.
Ogni  servizio puo' essere costituito, a seconda delle esigenze e dei
bacini  di  utenza,  da  una  o  piu'  Unita'  Operative. Ogni Unita'
Operativa   deve  essere  dotata  di  due  incubatrici  da  trasporto
attrezzate  per  la  terapia  intensiva, di una ambulanza dedicata ed
appositamente  attrezzata,  piu'  una  di  riserva  non  dedicata, ma
attivabile al bisogno e predisposta per l'emergenza.
E'  indicato il trasferimento della gestante qualora l'U.O. dove essa
e'  accolta  non risponda alle caratteristiche indicate per assistere
adeguatamente  la  condizione  materno  e/o  fetale che e' presente o
presumibilmente   potrebbe   verificarsi   qualora   non   sussistano
condizioni  cliniche  che  controindichino  il  trasferimento  stesso
(metrorragia imponente, travaglio di parto avanzato, ecc.).
E'  indicato il trasferimento neonatale, salvo particolari situazioni
concordate  tra  U.O.  inviante  e U.O. di III livello ricevente, nei
seguenti casi:
-  Neonati  con  peso alla nascita <2000 g e/o eta' gestazionale < 34
sett.
- Neonati con necessita' di ventilazione meccanica
- Neonati con necessita' di nutrizione parenterale totale
- Neonati bisognosi di cure intensive o subintensive
-  Neonati con patologia chirurgica bisognosi di cure intensive pre e
post operatorie
ALLEGATO 3
REQUISITI   E   STANDARD  DI  FABBISOGNO  INDICATIVI  PER  LE  U.O.O.
PEDIATRICHE
REQUISITI STRUTTURALI
-  L'U.O.  Pediatrica  deve prevedere 20 P.L., escluso i letti per le
cure  neonatali  di  I  e II livello, e soddisfare una popolazione di
15-20.000  minorenni residenti(1-1,3 P.L./1000 minorenni), in modo da
soddisfare  le  esigenze  di  ricovero  e di D.H. di un'area di circa
200.000  abitanti,  con un tasso di natalita' di 6-9 per mille, salvo
condizioni orogeografiche disagiate.
- Dal punto di vista strutturale l'U.O. di Pediatria deve comprendere
almeno le seguenti aree:
- Area di accoglimento e pronto soccorso pediatrico, con possibilita'
di osservazione temporanea;
- sala di medicazione;
- D.H.:
- degenze differenziate per classi di eta';
- unita' di isolamento, nella misura del 20% dei posti letto;
- eventuale degenza chirurgica;
-  aree  accessorie  (spazi  ludici,  cucina  di reparto, mensa, aula
ecc.);
- servizi igienici;
- locali per studi professionali, assistenza sociale, ecc..
-  Le  stanze  di degenza dell'area pediatrica sono tendenzialmente a
due letti, con possibilita' di offrire ospitalita' ai genitori.
-  Per  quanto  possibile deve essere tenuta in considerazione, nelle
fasi  di  ristrutturazione  ospedaliera, l'opportunita' che l'area di
degenza   pediatrica   sia  limitrofa,  o,  comunque,  ben  collegata
funzionalmente  con l'U.O. di Ostetricia e Ginecologia per favorire i
contatti madre-neonato e l'assistenza pediatrica.
-  L'area  di degenza riservata ai neonati-lattanti e bambini in eta'
prescolare  deve essere distinta da quella riservata ai soggetti piu'
grandi ed agli adolescenti.
- Al D.H. devono essere riservati spazi dedicati.
I  bambini  con problemi neuropsichici, che necessitano di competenze
specialistiche  da  parte  del  N.P.I.,  devono  usufruire di un'area
dedicata, sebbene funzionalmente collegata all'U.O. pediatrica.
Ai  neonati  che  richiedono  cure  minime  o  intermedie deve essere
dedicata un'area adeguata, in rapporto al numero dei nati/anno (circa
10  -  12  %  dei nati necessita di ricovero per patologia neonatale)
dotata   di   locali   destinati   alla  osservazione  transizionale,
all'allattamento, al prelievo-conservazione del latte.
Le  U.O. pediatriche che insistono in aree territoriali piccole, tali
da  non  garantire  un'afferenza  di bambini malati corrispondente ai
parametri  sopraindicati  dovrebbero  essere  riconvertite  in U.O. a
ciclo  diurno  con  D.H.  ed ambulatori, cioe' vere e proprie U.O. di
supporto  alla  pediatria  di  libera scelta (P.L.S.) per funzioni di
diagnosi e trattamento di malattie croniche, per riabilitazione ecc.
Tali   U.O.  possono  soddisfare  momentanee  esigenze  assistenziali
risolvibili in poche ore: il dolore addominale di origine funzionale,
l'avvelenamento  acuto,  la  crisi di broncospasmo, l'iperpiressia in
accertamento, ecc.
Questa  funzione  di  filtro tra P.L.S. e U.O. di ricovero risolve un
gran  numero  di problemi acuti riducendo il tasso di spedalizzazione
vera  e  propria  e  i disagi della famiglia di fronte al ricovero in
ospedale distante dal domicilio.
Questa  configurazione  strutturale organizzativa si adatta bene alle
esigenze di un'area che non e' in grado di garantire un numero minimo
di nati/anno tale da giustificare una presenza pediatrica ospedaliera
24/24 ore.
REQUISITI ORGANIZZATIVI
L'U.O.  di  pediatria che rispetta i parametri di area sopra indicati
deve essere cosi' articolata sul piano organizzativo:
- attivita' di pronto soccorso ed accoglimento 24/24 ore;
-  assistenza  al  neonato  in  sala  parto 24/24 ore con garanzia di
rianimazione primaria;
- cure neonatali minime ed intermedie;
- degenza pediatrica articolata per fasce d'eta', per patologia e per
livelli  di gravita'. Per le condizioni di estrema gravita', sede per
sede,  devono  essere predisposti protocolli concordati con l'area di
emergenza e rianimazione pediatrica e generale;
- D.H.;
-  dotazione  nell'ambito dell'Azienda di appartenenza (o quanto meno
afferenze assistenziali) dei seguenti servizi e U.O.:
- servizio di anatomia patologia
- servizio di patologia clinica e microbiologia
- servizio di diagnostica per immagini (radiologia, ecografia ecc.)
- servizio di cardiologia
- U.O. di ostetricia e ginecologia
- U.O. di chirurgia generale o pediatrica
- servizio di terapia intensiva e rianimazione
-  Nelle  realta'  in  cui la popolazione assistita sia sensibilmente
superiore  ai  requisiti  indicati  e'  necessario  che  l'Azienda di
appartenenza  sia  funzionalmente  collegata ad almeno 3 dei seguenti
altri  servizi  ed  afferenze  specialistiche: otorinolaringoiatrica,
oculistica, terapia riabilitativa, nefrologia, neurologia, urologia.
L'U.O.  di  pediatria  deve garantire almeno 400 accessi/anno di D.H.
pediatrico  e  3000  visite  compreso  il pronto soccorso pediatrico,
oltre ad almeno 5 delle seguenti funzioni ambulatoriali pediatriche:
- allergologia, immunologia,
- adolescentologia,
- broncopneumologia pediatrica,
- cardiologia pediatrica
- emato-oncologia
- gastroenterologia
- endocrinologia, diabetologia
- genetica clinica
- nefro-urologia pediatrica
- neonatologia
- neuropediatria
Un'U.O.  cosi' dimensionata garantisce la presenza continuativa 24/24
ore del pediatra e sopporta un carico di lavoro tale da giustificare:
- 12 medici ( carico di lavoro 1400 ore/anno/medico)
-   4   turni   di  infermiere  pediatriche  (oltre  alle  infermiere
coordinatrici) per le degenze
-  un  doppio  turno  di  infermiere  pediatriche  per D.H. ( se solo
diurno)
-  2  turni  di  infermiere  pediatriche per i neonati sani nell'arco
delle 24 ore
-  1 turno di infermiere pediatriche per ambulatorio (modificabile in
base al carico di lavoro)
- 1-2 unita' di supporto amministrativo
Questo   tipo  di  organizzazione  ed  il  corrispondente  volume  di
attivita'   e   produzione  dovrebbe  essere  caratterizzato  da  una
casistica   qualitativamente   e   quantitativamente   sufficiente  a
garantire:
-  remunerazione ( in base a D.R.G., prestazioni ambulatoriali, ecc.)
sufficiente a pareggiare i costi
-  aggiornamento  professionale  medico  ed  infermieristico  tale da
offrire garanzie all'utenza
-  efficienza  sostenibile ed efficacia in linea con quanto richiesto
dagli standard
ALLEGATO 4
REQUISITI   E   STANDARD  DI  FABBISOGNO  INDICATIVI  PER  LE  U.O.O.
PEDIATRICHE   DI  ALTISSIMA  SPECIALIZZAZIONE  (MALATTIE  CRONICHE  E
DISABILITANTI)
I  P.L. di altissima specializzazione dovrebbero essere contenuti nel
numero di 20/100.000 abitanti 0-17 anni.
-  A  parte  dovrebbero  essere considerati i centri per l'assistenza
alle  gravide,  ai  neonati ed ai bambini HIV sieropositivi o malati,
secondo quanto recitano le norme per la lotta all'AIDS.
-  In  rapporto  ad  analoga  popolazione  dovrebbero essere previste
strutture  di  alta  specialita'  chirurgica  collegate  ai  progetti
nazionali  e  regionali  di  trapianto  d'organo,  nella misura di 10
P.L./1.000.000 di abitanti d'eta' 0-17 anni.
-  Le  strutture  superspecialistiche  di cui sopra dovrebbero essere
accorpate  in complessi ospedalieri e/o universitari e in I.R.C.C.S.,
organizzati   secondo   modelli   dipartimentali   orizzontali,   con
disponibilita'  di  servizi  centralizzati  specificamente  orientati
all'eta'  evolutiva,  con  particolare  riguardo alla diagnostica per
immagini,  all'anatomia  patologica,  alla  biochimica clinica e alla
genetica.
-  Nelle  strutture  di  II  livello  dovrebbero  essere garantite le
seguenti  attivita':  ricovero  per  patologie complesse, ricoveri in
regime di D.H. e di D.S., ambulatori specialistici. La consulenza per
il  I  livello  assistenziale,  il  coordinamento  e  l'attuazione di
programmi  di  formazione  e  di  raccolta  dei  dati epidemiologici,
compresi  i  registri  delle  malattie  croniche  degenerative, delle
condizioni  malformative  e  delle  disabilita'  infantili,  dovranno
coinvolgere  direttamente  le  strutture  territoriali  attraverso il
Distretto e il D.P..
-  Particolare  attenzione  dovra'  essere  posta affinche' a tutti i
livelli  operativi  e  assistenziali  i  soggetti affetti da malattie
disabilitanti  possano  usufruire  di  trattamento  riabilitativi  di
corrispondente  livello,  nel  rispetto delle Linee guida predisposte
per la piu' corretta offerta di riabilitazione.
ALLEGATO 5
REQUISITI  E  STANDARD  DI  FABBISOGNO  INDICATIVI  PER  L'URGENZA  E
L'EMERGENZA PEDIATRICA DI III LIVELLO
Tali  strutture  dovrebbero essere identificate, nella programmazione
regionale,  nella  misura  di 1/2-3.000.000 di abitanti; tenuto anche
conto  delle situazioni orogeografiche, potranno eventualmente essere
a   valenza  interregionale  per  garantire  maggiore  efficienza  ed
adeguate competenze professionali.
In  tali sedi dovra' essere identificata un'area di terapia intensiva
pediatrica  (possibilmente strutturalmente e funzionalmente limitrofa
alla  Unita' di terapia intensiva neonatale) dotata di 2 P.L./100.000
abitanti.
Per  la  cura  dei bambini gravemente ustionati si rendono necessarie
sub-U.O.   specificamente  dedicate,  in  misura  di  1/7.000.000  di
abitanti,   con  dotazioni  strumentali  particolari  e  con  servizi
appropriati;  anche  per  l'accoglienza  dei  genitori,  annesse alla
Unita'  di  terapia intensiva pediatrica oppure ad un Centro ustioni,
ma  in  ogni  caso  affidate  alla  U.O.  pediatrica  presente  nella
struttura e che afferisce all'organizzazione dipartimentale dell'area
materno-infantile.
ALLEGATO 6
REQUISITI  E  STANDARD  DI  FABBISOGNO  INDICATIVI  PER  LE  U.U.O.O.
TERRITORIALI,   OSPEDALIERE,   SEMIRESIDENZIALI   E  RESIDENZIALI  DI
NEUROPSICHIATRIA DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA
Unita' Operative Territoriali di Neuropsichiatria Infantile (U.O.T. -
N.P.I.)
In  ogni  A.S.L.  deve  essere attivata almeno una U.O.T.-N.P.I. ogni
100.000  abitanti  che  afferisce  ai  distretti  e  opera in stretta
connessione   con   le  U.O.  di  riabilitazione  territoriali.  Tale
U.O.T.-N.P.I.   e'   coordinata   da   un   medico   specialista   in
Neuropsichiatria  Infantile  dirigente  di  2^  livello coadiuvato da
adeguate   competenze:   medici   specialisti   in   neuropsichiatria
infantile,  psicologi  competenti  in eta' evolutiva, terapisti della
neuro-psicomotricita'  in  eta'  evolutiva,  logopedisti, infermieri,
ausiliari  sociosanitari,  assistenti  sociali  e personale dei ruoli
amministrativi.  L'U.O.T.-N.P.I.,  per  quanto  attiene  ai  progetti
riabilitativi  riferiti al soggetto con disabilita' neuromotoria deve
operare  in  stretta  integrazione  con  l'e'quipe  territoriale (e/o
ospedaliera) di terapia riabilitativa.
Unita'  Operative  Ospedaliere  collocate  in  ospedali gestiti dalle
A.S.L.
Il  fabbisogno di posti letto di queste U.O. Ospedaliere di N.P.I. e'
identificato  in 3 ogni 100.000 abitanti di eta' 0-17 anni nelle aree
ove non esistono servizi ospedalieri di livello specialistico alto.
I  posti-letto  di degenza ordinaria fanno parte dell'area funzionale
omogenea  di  pediatria,  con  personale  infermieristico  in comune.
Inoltre   devono   essere   previsti   5  posti  letto  di  D.H.  per
corrispondente bacino di utenza.
Lo  specialista  in  Neuropsichiatria Infantile dirigente 2^ livello,
sara'  affiancato  dai seguenti profili professionali: specialisti in
Neuropsichiatria Infantile dirigenti 1^ livello, psicologi competenti
in  eta'  evolutiva,  terapisti  della  neuro-psicomotricita' in eta'
evolutiva,  logopedisti,  tecnici  di neurofisiopatologia, assistenti
sociali,  infermieri  e  ausiliari  sociosanitari  (in  comune con la
Divisione Pediatria), in numero adeguato all'utenza prevista, nonche'
da personale dei ruoli amministrativi.
Nell'ambito  delle aree destinate all'U.O.O. pediatrica devono essere
individuati  locali  di  degenza,  di  ristoro,  di  studio e di vita
comunitaria  (per  terapie  di gruppo, per gioco, ecc.) adeguati alle
varie  eta',  compresa  quella  adolescenziale. In particolare dovra'
essere   prevista   un'area  dedicata  alle  attivita'  ambulatoriali
specialistiche,  alle  indagini  elettrofisiologiche  e  alle terapie
riabilitative.
Queste  ultime,  per  quanto riguarda la riabilitazione neuromotoria,
verranno   concordate   con   l'Unita'  di  riabilitazione  afferente
all'A.S.L. (o al distretto).
Unita'  Operative  Ospedaliere  ad  alta specializzazione inseriti in
Policlinici o Aziende Ospedaliere o I.R.C.C.S.
Tenuto  conto  dell'esigenza  prioritaria  del bambino-adolescente di
essere  avvicinato  quanto  piu'  possibile  alla famiglia, e percio'
curato  nell'U.O.  Ospedaliera  di N.P.I. della A.S.L., i posti letto
per  degenza  ordinaria  dovranno  essere  molto  limitati  a  questo
livello,  in  numero  in  genere  pari  a  10 posti letto per degenza
ordinaria + 10 posti letto per D.H. per milione di abitanti.
Lo  specialista  in  Neuropsichiatria Infantile dirigente 2^ livello,
verra'  affiancato dai seguenti profili professionali: specialisti in
Neuropsichiatria Infantile dirigenti 1^ livello, psicologi competenti
in  eta'  evolutiva,  terapisti  della  neuro-psicomotricita' in eta'
evolutiva,   logopedisti,   tecnici  di  neurofisiologia,  infermieri
professionali,   ausiliari   sociosanitari,   assistenti  sociali,  e
personale dei ruoli amministrativi.
Strutture semiresidenziali, residenziali.
Per  quanto  riguarda  le  esigenze di residenzialita' afferenti alle
funzioni e compiti della neuropsichiatria dell'infanzia, esse possono
essere   assolte  dalle  strutture  residenziali  e  semiresidenziali
ricomprese   nei   circuiti   assistenziali   della   cura   e  della
riabilitazione.  In  tale ambito sono realizzabili anche attivita' di
comunita' terapeutica semiresidenziale o residenziale.
La  comunita' terapeutica semiresidenziale o residenziale attua piani
terapeutici  per  gravi  disturbi  psichiatrici  in  preadolescenza e
adolescenza  in  soggetti  che  necessitano di ospitalita' diurna o a
ciclo  continuo per periodi di temporaneo soggiorno extradomiciliare,
anche  in  coerenza  con  il  Progetto Obiettivo "Tutela della salute
mentale  1998  -  2000  che, negli interventi da compiere, per quanto
riguarda  l'eta' evolutiva, prevede espressamente "comunita' diurne e
residenziali per adolescenti il cui contesto psicologico ed educativo
garantisce trattamenti prolungati" e ne definisce l'organizzazione.
La  comunita'  opera  in continuita' e in stretto collegamento con la
rete dei servizi del distretto.
Il  fabbisogno  di  queste  strutture  e' tendenzialmente pari per le
semiresidenziali  a  1  ogni 500.000 abitanti e per le residenziali 1
ogni  1.500.000 abitanti per le aree metropolitane o ad alta densita'
di  popolazione.  Per  le  altre realta' territoriali si demanda alla
programmazione  regionale, tenuto conto dei programmi di integrazione
tra ambito sociosanitario e socio-assistenziale localmente adottati e
dell'eventuale    opportunita'    di    aggregazione   di   strutture
semiresidenziali  e  residenziali  anche al fine del contenimento dei
costi.
Ogni  comunita'  non  dovrebbe  ospitare, tendenzialmente, piu' di 10
ragazzi  di  eta'  compresa  fra  i  10 e i 18 anni. Per le comunita'
residenziali  a  ciclo  continuo,  diurno  e  notturno,  deve  essere
praticata  una  differenziazione,  all'interno  della  struttura,  in
rapporto al sesso e all'eta': ragazzi di 10-14 anni e di 15-18.
Il  personale  utilizzato per queste strutture, sede per sede, potra'
appartenere   ai  ruoli  laureati  del  Distretto  o  ad  altra  area
funzionale  omogenea; dovranno inoltre essere presi in considerazione
i  seguenti  profili  professionali aggiuntivi: educatori, animatori,
assistenti sanitarie, assistenti sociali.
ALLEGATO 7
REQUISITI  E  STANDARD  DI  FABBISOGNO  INDICATIVI  PER  I CONSULTORI
FAMILIARI
La  legge  n.  34/96  prevede  un  consultorio  familiare ogni 20.000
abitanti.  Sarebbe opportuno distinguere tra zone rurali e semiurbane
(1   ogni  10.000  abitanti)  e  zone  urbane-metropolitane  (1  ogni
20.000-25.000 abitanti).
Per  lo  svolgimento  delle sue funzioni il consultorio si avvale, di
norma, delle seguenti figure professionali :
-  ginecologo,  pediatra,  psicologo,  dei quali si puo' prevedere un
impiego   corrispondente   al  carico  di  lavoro  determinato  dalle
strategie  di  interventi di prevenzione e dalla attivita' svolta per
l'utenza spontanea;
-  ostetrica,  assistente  sociale,  assistente sanitario, infermiere
pediatrico   (vigilatrice   di   infanzia),   infermiere  (infermiere
professionale);
-  Devono  essere  previste,  in qualita' di consulenti, altre figure
professionali   quali   il   sociologo,   il   legale,  il  mediatore
linguistico-culturale, il neuropsichiatra infantile, l'andrologo e il
genetista presenti nella ASL a disposizione dei singoli consultori.
Se a livello di distretto (o per un insieme di distretti) si prevede,
come   e'   auspicabile,   la   presenza   di  servizi  specialistici
ambulatoriali  ginecologici,  pediatrici,  di psicologia clinica e di
psicoterapia,  gli  stessi  operatori consultoriali potrebbero essere
impegnati  anche  in detti servizi, per il completamento dell'orario,
al fine di una migliore continuita' assistenziale.
Nella rete degli ambulatori ginecologici afferenti all'organizzazione
dipartimentale  Aziendale,  sia  a livello distrettuale, sia a quello
ospedaliero, dovrebbero essere previsti i servizi di colposcopia e di
ecografia, disponibili alle segnalazioni provenienti dal consultorio.
Il  Consultorio  Familiare  deve  essere  facilmente  raggiungibile e
possibilmente   in   sede  limitrofa  ai  servizi  sanitari  e  socio
assistenziali  del  distretto,  preferibilmente  a pianoterra e senza
barriere architettoniche, in ambienti accoglienti, nel rispetto della
normativa  per  l'edilizia  sanitaria  e delle diverse esigenze della
popolazione  di  ogni  eta'  maschile e femminile, in particolare dei
bambini e degli adolescenti.
Considerate  le  varie  afferenze  e  le  tipologie  di intervento il
Distretto  dovra' predisporre del set di attrezzature adeguati per le
attivita'  specifiche  e  generali  del consultorio e dovra' altresi'
identificare,     ai    fini    della    rendicontazione    correlata
all'attribuzione  del  budget  di  finanziamento,  il centro di costo
competente.

               Abbreviazioni e sigle utilizzate nel testo

A.D.I.:         Assistenza Domiciliare Integrata
A.F.D.:         Abilitazione alle Funzioni Direttive
A.F.O.:         Area Funzionale Omogenea
A.S.L.:         Azienda Sanitaria Locale
C.F. ::         Consultorio Familiare
D.E.A.:         Dipartimento Emergenza e Assistenza
D.H.:           Day Hospital
D.L.vo:         Decreto Legislativo
D.M.:           Decreto Ministeriale
D.P.:           Dipartimento della Prevenzione
D.P.R.:         Decreto del Presidente della Repubblica
D.R.G.:         Diagnostic Related Group
D.S.:           Day Surgery
E.E.G.:         Elettroencefalogramma
E.G.:           Epoca Gestazionale
E.M.G.:         Elettromiografia
FiO2:           Frazione inspiratoria di ossigeno
Hb:             Emoglobina
Htc:            Ematocrito
I.R.C.C.S.:     Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
M.M.G.:         Medico di medicina generale
N.P.I.:         Neuropsichiatria Infantile
O2:             Ossigeno
P.A.:           Pressione Arteriosa
PaO2:           Pressione parziale arteriosa di ossigeno
P.C.:           Pediatria di Comunità
P.L.:           Posti Letto
P.L.S.:         Pediatra (Pediatra) di Libera Scelta
P.S.N.:         Piano Sanitario Nazionale
P.S.R.:         Piano Sanitario Regionale
PtCO2:          Pressione parziale di ossigeno transcutanea
R.N.M.:         Risonanza Magnetica Nucleare
SaO2:           Saturazione arteriosa di ossigeno
S.S.N.:         Servizio Sanitario Nazionale
S.T.A.M.:       Servizio Trasporto Assistito Materno
S.T.E.N.:       Servizio Trasporto Emergenza Neonatale
T.A.C.:         Tomografia Assiale Computerizzata
T.I.N.:         Terapia Intensiva Neonatale
U.O.:           Unità Operativa
U.O.N:          Unità Operativa di Neonatologia
U.O.N-PN:       Unità Operativa di Neonatologia e Patologia
                Neonatale
U.O.N-PN-UTIN:  Unità Operativa di Neonatologia e Patologia
                Neonatale - Unità di Terapia Intensiva Neonatale
U.O. P-AN:      Unità Operativa di Pediatria e Assistenza Neonatale
U.O.O.:         Unità Operativa Ospedaliera
U.O.O, NPIA:    Unità Operativa Ospedaliera di Neuropsichiatria
                dell'Infanzia e dell'Adolescenza
U.O.T.:         Unità Operativa Territoriale
U.O.T.- NPIA :  Unità Operativa Territoriale di Neuropsichiatria
                dell'Infanzia e dell'Adolescenza
U.S.L.:         Unità Sanitaria Locale
U.T.I.N.        Unità di Terapia Intensiva Neonatale
V.C.N.:         Velocità di conduzione del nervo