promozione della salute attraverso la realizzazione di strategie operative finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di salute da perseguire nel settore materno infantile. E' necessario cioe' attuare strategie preventive in cui siano chiaramente definiti: gli obiettivi (riduzione dell'incidenza o prevalenza degli eventi o delle condizioni che si vogliono prevenire), i sistemi e gli indicatori di valutazione (di processo e di esito), la popolazione bersaglio da coinvolgere (quella a rischio di produrre gli eventi e le condizioni), le modalita' operative per il coinvolgimento della popolazione e per l'erogazione delle misure di prevenzione, la valutazione dei fattori di rischio della non rispondenza e dell'incidenza o prevalenza degli eventi o condizioni nella quota di popolazione non raggiunta. L'adeguamento dell'attivita' consultoriale agli obiettivi individuati puo' essere realizzato, privilegiando l'offerta attiva, attraverso l'implementazione di programmi di promozione della salute, definiti secondo i criteri sopra esposti, le attivita' dedicate alla programmazione operativa ed alla valutazione, alla formazione ed aggiornamento, nonche gli interventi rivolti all'utenza spontanea ed alla presa in carico dei casi problematici identificati nell'attivita' svolta nei programmi di prevenzione. Si tratta, cioe' di ripensare le modalita' operative con lo scopo di privilegiare gli interventi di prevenzione primaria e diagnosi precoce. L'attivita' di diagnosi e cura dovrebbe assumere una competenza di "prima istanza" riservata in particolare alla presa in carico (garantendo ove necessario percorsi preferenziali per l'accesso alle strutture dell'organizzazione dipartimentale) dei casi problematici identificati nell'attivita' svolta nei programmi di prevenzione o segnalati dalla pediatria di libera scelta (P.L.S.), dalla scuola, dai servizi sociali, ecc. Poiche' i fattori di rischio sono per lo piu' distribuiti in modo non uniforme sul territorio e poiche' la popolazione a maggior rischio e' generalmente quella piu' difficile da raggiungere, le attivita' di prevenzione e diagnosi precoce passano attraverso una offerta attiva modulata per superare le barriere della comunicazione, anche mirando a recuperare i non rispondenti. Il consultorio si integra nella rete dei servizi territoriali a livello distrettuale e deve essere salvaguardato il lavoro di e'quipe, fondamentale per garantire globalita' e unitarieta' dell'approccio preventivo. L'organizzazione dipartimentale dell'area materno - infantile garantisce l'integrazione con gli altri servizi territoriali e con quelli ospedalieri e degli Enti Locali per permettere la continuita' della presa in carico e per la realizzazione degli interventi di promozione della salute, di cui e' responsabile per quanto attiene a programmazione, coordinamento generale e valutazione, in collaborazione con il D.P. I C.F., coordinati tra loro e con gli altri servizi coinvolti, mettono a punto gli aspetti operativi e realizzano le strategie di intervento operativo. L'azione del Consultorio Familiare deve poter contare su solide radici nel tessuto sociale e sanitario territoriale ed essere orientata dalle evidenze epidemiologiche della comunita' in cui il Consultorio familiare opera. In particolare tale connotazione richiede la capacita' di interlocuzione con gruppi, associazioni, istituzioni educative a vario titolo presenti ed operanti nel territorio, nonche' la capacita' di stabilire rapporti permanenti tra i vari presidi e servizi, anche al fine di garantire percorsi di assistenza agevoli e completi, in special modo a chi si trova in condizioni di elevato rischio sociale o sociosanitario. Inoltre deve privilegiare la globalita' e la unitarieta' delle risposte ai bisogni emergenti nei vari ambiti di azione (tutela dell'eta' riproduttiva ed evolutiva, tutela della famiglia, delle fasce socialmente deboli, dell'handicap) e l'integrazione con le U.O. territoriali e le U.O. Ospedaliere afferenti al DP ed all'organizzazione dipartimentale dell'area materno-infantile. Va ribadito che per il raggiungimento degli obiettivi di globalita' e unitarieta' degli interventi deve essere sostenuta e sviluppata l'attivita' di integrazione dei servizi sociali nei comuni singoli e/o associati, anche tramite la stipula di convenzioni o di accordi di programma. Cio' anche nel rispetto delle diverse articolazioni con cui si possono definire i rapporti tra Aziende Sanitarie ed Enti Locali. La valutazione dell'efficacia degli interventi, verificati attraverso indicatori specifici di progetto, deve rappresentare la base per l'aggiornamento culturale e professionale e per la riqualificazione operativa nonche' lo strumento per confrontarsi con gli altri servizi. Tale approccio, perseguito nel P.O., non puo' che determinare, attraverso l'integrazione sociosanitaria, una volta ridefiniti i livelli essenziali, uniformi ed appropriati di assistenza, una riallocazione delle risorse in base alle priorita' individuate quali obiettivi di salute leggibili e attuabili anche nel processo di definizione del budget delle strutture operative da parte delle A.S.L. nel rispetto degli indirizzi organizzativi e dei criteri di finanziamento espressi dalle amministrazioni regionali. La legge n. 34/96 prevede un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti. E' opportuno distinguere tra zone rurali e semiurbane. Essendo il Distretto la sede di coordinamento delle azioni territoriali della ASL il Consultorio Familiare, nel rispetto delle prerogative sue proprie, istituzionali ed operative, si integra nell'organizzazione dipartimentale dell'area materno-infantile afferendo al Distretto, dove dovranno altresi' raccordarsi le attivita' e gli operatori del settore socio-assistenziale Per lo svolgimento delle sue funzioni il consultorio si avvale, di norma, delle seguenti figure professionali: ginecologo, pediatra, psicologo, ostetrica, assistente sociale, assistente sanitario, infermiere pediatrico (vigilatrice di infanzia), infermiere (infermiere professionale), il cui intervento integrato, proiettato nelle problematiche della prevenzione, ne definisce la fisionomia e specificita' rispetto ai presidi di natura ambulatoriale e ospedaliera. Devono essere previste, in qualita' di consulenti, altre figure professionali quali il sociologo, il legale, il mediatore linguistico-culturale, il neuropsichiatra infantile, l'andrologo e il genetista presenti nella ASL, a disposizione dei singoli consultori. Attivita' consultoriale Il consultorio familiare mantiene la propria connotazione di servizio di base fortemente orientato alla prevenzione, informazione ed educazione sanitaria, riservando alla attivita' di diagnosi e cura una competenza di "prima istanza", integrata con l'attivita' esercitata al medesimo livello, sul territorio di appartenenza delle U.O. distrettuali ed ospedaliere e dei servizi degli Enti Locali. Sul piano organizzativo, l'integrazione deve essere completamente attivata da una parte all'interno del consultorio familiare stesso, tra figure a competenza prevalentemente sanitaria e quelle a competenza psico-sociale e socio-assistenziale sviluppando il lavoro di e'quipe e dall'altra con gli altri servizi e U.O. territoriali (ginecologia ambulatoriale, pediatria di libera scelta, psicoterapia, neuropsichiatria infantile e dell'eta' evolutiva, ecc.) nonche' con le U.O. ospedaliere. La realizzazione di un proficuo e serio rapporto territorio/ospedale, che deve essere configurato nell'ambito dell'organizzazione dipartimentale dell'area materno infantile deve basarsi sulla complementarita' dei diversi servizi nel rispetto delle reciproche autonomie e specificita', da realizzare attraverso ben definiti progetti che vedano coinvolti diversi ambiti operativi e attraverso lo sviluppo di programmi di aggiornamento permanente, alla luce degli indicatori di esito e di processo. E' necessario identificare un responsabile del consultorio (o dei consultori, qualora siano piu' di uno nel territorio del dipartimento) che coordini l'attivita' del Consultorio Familiare e monitorizzi il conseguimento degli obiettivi, fungendo da garante nei confronti dell'organizzazione dipartimentale. L'ambito di competenza consultoriale puo' concretizzarsi in alcuni obiettivi di salute prioritari alla luce del Piano Sanitario Nazionale: Spazio Adolescenti Le attivita' di promozione della salute in eta' adolescenziale vanno svolte quanto piu' possibile negli ambiti collettivi (soprattutto nelle scuole). In tal modo i servizi si accreditano e divengono punti di riferimento per gli adolescenti. L'attivita' di promozione della salute offre l'opportunita' di rendere visibili gli stati di disagio per i quali fornire aiuto, organizzando piu' diffusamente gli spazi adolescenziali nei C.F.. Il consultorio deve associare alla capacita' di offerta attiva dei programmi di prevenzione una funzione di accoglienza e presa in carico per chi accede spontaneamente al servizio. Molta attenzione deve essere riservata all'educazione alla salute e all'analisi delle condizioni socio-familiari o ambientali predisponenti alla devianza o al disagio. Sono da definire programmi di interventi sociosanitari concordati con altre Istituzioni: Pubblica Istruzione, Giustizia, ecc. Azioni - Coordinare con gli organi scolastici l'offerta attiva di corsi di informazione ed educazione alla salute nelle scuole (sulla fisiopatologia della riproduzione, alimentazione, educazione alla affettivita', prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, ecc.). - Promuovere un'offerta attiva dello spazio giovani nel consultorio per dare la possibilita' di approfondimento a livello individuale e/o per piccoli gruppi agli stessi studenti coinvolti nei corsi di educazione alla salute effettuati presso le scuole. Lo spazio giovani rappresenta anche una grande opportunita' per tutti gli adolescenti e l'informazione di questa disponibilita' potrebbe essere data contattando i luoghi di aggregazione giovanile e offrendo un accesso a tale spazio in orari graditi all'utenza. - Predisporre incontri con genitori degli alunni delle scuole elementari e medie, sulle problematiche della sessualita' in eta' adolescenziale e piu' in generale, incontri di formazione-informazione finalizzati a rendere gli adulti piu' consapevoli ed informati delle problematiche proprie dell'adolescenza, mettendoli in grado di porsi in una posizione di ascolto attivo che favorisca la comunicazione adolescente-adulto. Relazioni di coppia, di famiglia e disagio familiare Questo ambito operativo ha acquisito col passare degli anni una importanza rilevante tra le azioni del Consultorio Familiare, in particolare per tutto cio' che attiene la consulenza relazionale, le consulenze riguardanti problemi e difficolta' in ordine alla sessualita', alle scelte e alle decisioni procreative, all'esercizio di ruoli genitoriali. Interventi in ordine a conflitti di coppia ed intergenerazionali nonche' a situazioni di disagio familiare con particolare attenzione ai nuovi assetti della famiglia (unioni di fatto, famiglie con un solo genitore, famiglie ricostituite, famiglie miste quanto a provenienza etnica, ecc.), rappresentano un'area di interesse in forte espansione in rapporto a crescenti domande. Particolare attenzione deve essere rivolta ai problemi dei figli di genitori separati e alla donna in corso di separazione. Un particolare ambito di attivita', da svolgere in raccordo con i servizi socio-assistenziali e con le autorita' giudiziarie competenti, riguarda tra l'altro i casi di abuso, maltrattamento, incuria, ecc. nonche' l'affido familiare, l'adozione, il matrimonio fra minori, il sostengo a gravidanze e maternita' a rischio sociale, la problematica attinente la separazione/divorzio (in particolare i conflitti riguardanti l'affido dei figli). Deve essere inoltre prevista l'assistenza psicologica in ordine a problemi sessuali connessi ad episodi di abuso e/o violenza sessuale. In particolare, su questi casi deve attivarsi l'intera e'quipe operativa in quanto la complessita' dei problemi richiede interventi specifici, ma strettamente integrati, di natura sanitaria, psicologica, sociale e giudiziaria come da indicazioni contenute nel gia' citato Documento "Proposte di intervento per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del maltrattamento". La terapia delle patologie sessuali e' da prevedere a livello sovra distrettuale (o comunque secondo un dimensionamento che garantisca l'uso razionale delle risorse professionali) ove presenti competenze in sessuologia (II livello) e/o centri multidisciplinari (III livello). Azioni - Attivare progetti di ricerca attiva e valutazione dei casi di grave ritardo o evasione vaccinale (su segnalazione dei servizi vaccinali) e dei casi di grave basso profitto o abbandono scolastico (su segnalazione delle scuole). - Garantire un collegamento con i pronto soccorsi per offrire consulenza ed eventualmente aiuto in caso di lesivita' domestica (con particolare riferimento a quelle riguardanti i bambini e le donne) la cui causa o le cui modalita' richiedono approfondimento sulle condizioni dell'ambiente familiare. - Monitorare il disagio giovanile con particolare correlazione all'assetto della famiglia, al rapporto con la scuola, ecc. - Offrire supporti al singolo e alla famiglia per superare le difficolta' relazionali. - Garantire il supporto psicologico e sociale al singolo e alla famiglia nelle diverse crisi. - Garantire il collegamento con l'autorita' giudiziaria per le situazioni piu' a rischio. Controllo della fertilita' e procreazione responsabile Deve essere potenziata l'offerta attiva di consulenza tendente all'espressione di una sessualita' rispondente ai bisogni del singolo ed una maternita' e paternita' responsabili. Compito del Consultorio Familiare e' quello di aiutare le donne e le coppie a scegliere tra le varie possibilita' cio' che piu' si adatta ai propri valori culturali ed etici ed ai propri bisogni e stili di vita, tenendo conto della fase del ciclo della vita riproduttiva. In tema di sterilita' e infertilita' di coppia il ruolo del Consultorio Familiare consiste in un primo approccio con la coppia, nell'esclusione di una grossolana patologia a carico dell'apparato genitale e nella consulenza inerente la fisiologia riproduttiva, l'adeguatezza nella frequenza dei rapporti, ecc., e quindi indirizzare alle strutture idonee per il successivo iter diagnostico e terapeutico. Azioni - Garantire l'offerta attiva a tutte le coppie di un colloquio prematrimoniale sulla fisiologia della riproduzione, sulla procreazione responsabile, sulla salute riproduttiva, sulla responsabilita' genitoriale, sulle dinamiche relazionali, sull'accertamento di condizioni di rischio per consulenza genetica e indirizzo al servizio specifico, sulla prevenzione immunitaria (rubeo test, vaccinazione contro la rosolia) e non immunitaria (rischio di esposizione a contagio, per es. toxoplasmosi), sulla diagnosi prenatale precoce. A colloqui individuali possono seguire, o essere proposti in alternativa, incontri di gruppo. All'approccio prevalentemente diagnostico-terapeutico attualmente dominante deve essere affiancato quello psicologico e educativo-informativo. Il Consultorio Familiare rappresenta la struttura territoriale di primo ascolto e di primo intervento, con funzioni di collegamento con le scuole e con i servizi socio-assistenziali dei comuni per raggiungere le fasce sociali piu' disagiate. Assistenza in gravidanza L'informazione alle donne in gravidanza, sostenuta da mezzi e metodi della comunicazione di massa, dovra' essere realizzata anche mediante inviti individuali alle donne (segnalate dai medici di base, dalle strutture distrettuali, dall'ufficio ticket al momento della richiesta dell'esonero dalla partecipazione al costo, ecc.). Tenuto conto del diritto della gravida alla scelta della figura professionale o della struttura territoriale o ospedaliera cui affidarsi nel percorso nascita, l'offerta attiva del Consultorio Familiare dovra' privilegiare le donne e le coppie che possono trovare difficolta' di accesso ai servizi pubblici e privati. Azioni - Offrire colloqui informativi sulla gravidanza (assistenza, servizi disponibili, corso di preparazione alla nascita, facilitazioni relative ai congedi lavorativi, esclusione dalla partecipazione al costo della spesa sanitaria, ecc.). - Offrire attivamente i corsi di preparazione al parto, alla nascita, al ruolo genitoriale e all'assistenza post-parto, con particolare riferimento alla promozione dell'allattamento al seno; - Garantire la prevenzione delle malformazioni congenite, l'assistenza alla gravidanza fisiologica e l'individuazione delle gravidanze problematiche ed a rischio: tale attivita' va offerta attivamente nelle situazioni di gravi difficolta' sociali, con particolare riferimento alle donne extracomunitarie e/o nomadi, avendo particolare cura di garantire il rispetto delle specifiche culture di appartenenza, anche attraverso la collaborazione con le associazioni di volontariato operanti sul territorio. - Adottare una cartella ostetrica ambulatoriale orientata da linee guida condivise; - Monitorare la crescita ed il benessere fetale anche mediante l'indirizzo a prestazioni di tipo strumentale; - Operare in stretto collegamento con i centri di diagnosi prenatale per i casi che lo richiedano; - Offrire sostegno psicologico individuale e di coppia ed alle gestanti con facolta' di partorire in anonimato, come da legislazione vigente; - Perseguire e mantenere contatti permanenti con i reparti ospedalieri in cui le donne andranno a partorire, anche attivando momenti strutturati di conoscenza reciproca, e prevedendo incontri di formazione comune tra operatori ospedalieri e territoriali privilegiando l'integrazione degli operatori dei C.F. e ospedalieri per quanto attiene il percorso nascita. - Offrire sostegno e presa in carico sanitario, psicologico delle minorenni che affrontano la maternita' senza reti familiari e parentali di appoggio o che intendono affrontare l'IVG predisponendo la relazione per il giudice tutelare. Quale atteggiamento di particolare considerazione della collettivita' nei riguardi della donna gravida, devono essere predisposti interventi atti a privilegiare l'accesso ai servizi pubblici e privati (ambulatori, laboratori d'analisi, uffici, ecc.) secondo percorsi e facilitazioni che portino a ridurre per quanto possibile i tempi d'attesa ed i disagi della gestante. La promozione dell'allattamento al seno, auspicata dagli Organismi internazionali, dal Ministero della Sanita' e dalle Societa' scientifiche, riconosce nella corretta informazione in alcuni momenti prenatali e neonatali un'importanza fondamentale nell'offrire alla madre ed al neonato lattante condizioni piu' favorevoli al successo-soddisfacimento dell'allattamento naturale. Il contributo dei servizi territoriali, in particolare del Consultorio Familiare, durante i corsi di preparazione al parto, in occasione del contatto domiciliare dopo la dimissione precoce della coppia madre-neonato e della successiva offerta attiva di servizi a livello territoriale e' di notevole rilevanza, purche' inserito in un progetto di Azienda che integri le varie competenze ospedaliere e territoriali (comprese le Associazioni di volontariato) nella formazione ed aggiornamento specifici del personale e nel supporto diretto alla madre. Assistenza alla puerpera ed al neonato La frequente carenza di aiuto alla puerpera al momento del rientro a domicilio suggerisce un maggiore impegno dei servizi territoriali ed in particolare del Consultorio Familiare nell'aiuto a risolvere i problemi della puerpera e del neonato. Tale esigenza ha assunto particolare rilevanza a seguito dell'incremento numerico delle dimissioni ospedaliere precoci, che devono essere appropriate e concordate con la madre. In ogni caso devono essere esplicitati i criteri sanitari adottati per assicurare che madre e neonato siano dimessi in condizioni appropriate per la prosecuzione delle cure a domicilio e le misure di salvaguardia del benessere della diade, con particolare riferimento alle dimissioni antecedenti le 48 ore dopo il parto. Azioni - Nel rispetto del principio della continuita' assistenziale ed in presenza di effettive possibilita' di cure domiciliari da parte dei servizi territoriali deve essere attivata un'offerta di assistenza ostetrica e pediatrica (almeno nell'attesa che il neonato sia registrato tra i clienti del pediatra di libera scelta), a domicilio almeno nel corso della 1^ settimana di vita, e soprattutto in caso di dimissione precoce. Deve essere tenuto in considerazione l'esigenza di tutela della salute fisica e psichica di madre e neonato e delle esigenze relazionali ed organizzative del nucleo familiare, in particolare modo in presenza di soggetti "a rischio" sociale o sociosanitario (extracomunitarie, nomadi, ecc.) rispetto i quali deve essere prevista una presa in carico complessiva, di concerto con i servizi sociali. Prevenzione dell'IVG La problematica dell'interruzione volontaria di gravidanza presenta certamente aspetti di grande delicatezza e complessita': da un lato implica infatti la necessita' di cercare di rimuovere le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione (anche attraverso la stimolazione di interventi di natura sociale e socio sanitaria integrata) e, ove cio' risultasse vano, seguire adeguatamente (da un punto di vista sanitario, ma anche psicologico), nell'intero percorso assistenziale, la donna che richiede un IVG. Nel caso in cui tale richiesta provenga da minorenne senza assenso dei genitori, o da donna in situazione di disagio sociale e/o sociosanitario (con particolare riferimento a donne con problemi psichiatrici, tossicodipendenti, immigrate ecc.) l'intervento consultoriale deve farsi piu' attento e deve garantire, per quanto possibile, il "tutoring" dell'utente che si traduce in un vero e proprio affiancamento ed accompagnamento dell'intero percorso assistenziale. Azioni - offrire il colloquio; - garantire il supporto psicologico e sociale. Qualora ne esistano le condizioni deve essere previsto l'invio e/o la presa in carico della donna da parte del Servizio Sociale Comunale, al fine di attuare interventi di natura sociale e sanitari tesi a rimuovere le eventuali cause che inducono la donna ad interrompere la gravidanza (anche avvalendosi, nel rispetto della sua volonta', delle associazioni di volontariato); - assumere la presa in carico della donna che richiede l'IVG facilitandone il percorso verso le strutture di II - III livello, anche al fine di favorirne il ritorno al C.F. per la promozione della salute riproduttiva e la prevenzione della ripetitivita' dell'IVG. - offrire interventi finalizzati alla consulenza per la procreazione consapevole post IVG, per la prevenzione del ripetuto ricorso all'IVG. Prevenzione dei tumori femminili: Il consultorio collabora all'attuazione dei programmi di screening regionali o aziendali su tumore del collo dell'utero e della mammella attivati secondo le indicazioni della Commissione Oncologica Nazionale. Al consultorio puo' essere assegnata la competenza dell'offerta attiva, mediante chiamata e verifica della non rispondenza. Il consultorio deve collaborare per il supporto psicologico alla donna con patologia oncologica prima o dopo la terapia, anche attraverso la promozione di gruppi di auto aiuto. Inoltre, il consultorio deve svolgere funzioni di presa in carico e di indirizzo verso i servizi specialistici di diagnosi e cura, facilitando i percorsi e gli accessi. Condizione essenziale per tale obiettivo di salute e' la collaborazione continua, secondo le linee operative dipartimentali, con i servizi di secondo e terzo livello (citologia, colposcopia, mammografia, ecc.) accreditati e con controllo di qualita'. Azioni Tumore del collo dell'utero : offerta attiva del Pap-Test a tutte le donne di eta' compresa tra 25 e 64 anni, con periodicita' triennale ove non sussistano condizioni di rischio ( secondo le indicazioni della Commissione Oncologica Nazionale) Tumore della mammella : il C.F. offre consulenza ed indirizza la donna verso i centri di diagnosi precoce per la prevenzione del tumore della mammella e, per le donne di fascia di eta' 50 - 69 anni, indirizza verso il programma di screening, secondo le indicazioni della Commissione Oncologica Nazionale. Interventi per l'eta' post-fertile Pur essendo sufficientemente chiarito il rapporto causale tra carenza estrogenica, patologie degenerative e sintomatologia soggettiva, la sostituzione ormonale in menopausa non risulta comunque essere l'unica possibilita' di prevenzione e cura. Uno stile di vita caratterizzato da dieta adeguata, attivita' fisica regolare e riduzione del fumo di tabacco e dell'uso di alcool, si e' infatti dimostrato efficace nella prevenzione sia delle malattie cardiovascolari che dell'osteoporosi. Risulta pertanto necessario selezionare prioritariamente le donne in rapporto alle esigenze individuali ed alle prospettive di prevenzione di patologie degenerative. I Consultori Familiari devono promuovere la sensibilizzazione delle donne in eta' post-fertile alla prevenzione ed al trattamento delle malattie degenerative proprie dell'eta', anche mediante la discussione, l'informazione e l'indirizzo a soluzioni personalizzate. Tale attivita' puo' anche essere svolta in modo complementare con l'offerta attiva del pap test. Inoltre, per le donne in corso di trattamento con terapia ormonale sostitutiva, il C.F. puo' facilitare ed organizzare gli opportuni controlli strumentali periodici. Azioni - Promuovere l'aggiornamento professionale di ginecologi, medici di base, ostetriche, fisioterapisti sulle problematiche del climaterio e della menopausa e sulla possibilita' di trattarla. - Incentivare la consapevolezza delle donne circa la possibilita' di migliorare il proprio stile di vita e la sessualita' per la qualita' della vita post-fertile. Vaccinazioni Il Consultorio Familiare, in sinergia con il DP e con il Distretto puo' intervenire nell'offerta attiva delle vaccinazioni per il conseguimento degli obiettivi del P.S.N. secondo le azioni e priorita' indicate dal "Piano nazionale vaccini 1999-2000" (provvedimento 18 giugno 1999, Supp. Ord. n. 144 alla G.U. n. 176 del 29.7.1999). In particolare, in collegamento con i servizi responsabili dei programmi vaccinali potrebbe svolgere le indagini domiciliari nei casi in cui il bambino non sia stato portato alla seduta vaccinale e, con i suddetti servizi potrebbe collaborare alla realizzazione di campagne di educazione sanitaria e campagne vaccinali. Si riportano in Allegato 7 i requisiti e gli standard di fabbisogno indicativi per i C.F. che possono essere presi come riferimento nelle attivita' di programmazione regionale. =================================================================== CONSULTORI FAMILIARI =================================================================== OBIETTIVI AZIONI INDICATORI ------------------------------------------------------------------- - Completamento della - Adeguamento, da - Presenza di CF rete dei CF in parte della per area geografica applicazione della ASL, delle - Percentuale di L. n. 34/1996 strutture logistiche e C.F. con strutture delle attrezzature adeguate. alle funzioni da compiere - Disponibilità di - Reclutamento dei - Percentuale di profili profili C.F. con organici professionali professionali adeguati richiesti dal necessari in - Percentuale di lavoro di équipe rapporto alle profili risorse disponibili professionali dei ed agli obiettivi ruoli laureati definiti nei piani con rapporto a aziendali tempo pieno - Massima - Piano di - Percentuale di integrazione integrazione C.F. che sono del CF sanitario-sociale- inseriti in nell'organizzazione socio-assistenziale programmi dipartimentale con coinvolgimento strategici di attraverso di tutti i servizi integrazione l'afferenza territoriali - Percentuale di al Distretto e la interessati e C.F. che hanno collaborazione con suo finanziamento attivato programmi i servizi sociali di prevenzione e socio-assistenziali della salute ad esso afferenti - Migliorare le - Offerta attiva di - N. classi coinvolte competenze corsi di sul totale delle degli adolescenti informazione classi per quanto attiene ed educazione - N. degli insegnanti scelte consapevoli alla salute coinvolti sul per garantire nelle scuole totale degli il benessere - Offerta attiva insegnanti, psicofisico dello spazio - N. di incontri con giovani nel i genitori sul consultorio totale dei plessi - Offerta attiva scolastici, di incontri con - numero di accessi i genitori degli di adolescenti alunni nell'ambito spazio - Presa in carico giovani del dei casi di disagio consultorio; adolescenziale - incremento delle segnalati e/o conoscenze sulla individuati fisiologia della riproduzione e sull'igiene (su base campionaria); - numero di IVG in età minorile, - percentuale di gravidanze in minorenni - Migliorare il - Su segnalazione - Percentuale di benessere dei servizi casi presi in psicofisico e vaccinali attivare carico (investigati relazionale del ricerca attiva ed assistiti) singolo, della e valutazione sul totale dei casi coppia e della dei casi di segnalati e/o famiglia grave ritardo o individuati, nelle evasione vaccinale varie azioni - Su segnalazione delle scuole attivare ricerca attiva e valutazione dei casi di grave basso profitto o abbandono scolastico - Offrire consulenza, in collegamento con i pronto soccorsi, in caso di lesività domestica in cui necessita un approfondimento sull'ambiente familiare - Offrire supporti al singolo e alla famiglia per superare le difficoltà relazionali - Garantire il collegamento con l'autorità giudiziaria per le situazioni più a rischio - Presa in carico delle segnalazioni dell'autorità giudiziaria competente per le situazioni a rischio - Migliorare - Garantire - numero coppie che l'informazione e l'offerta attiva a aderiscono agli l'educazione alla tutte le coppie inviti individuali salute per di un colloquio sul totale delle l'espressione di prematrimoniale coppie che si una sessualità sulla fisiologia sposano, nell'unità rispondente ai della riproduzione, di tempo; bisogni del sulla procreazione - numero coppie che singolo e di una responsabile, partecipano a maternità e sulla salute incontri di gruppo; paternità riproduttiva, - numero coppie che responsabili sulla utilizzano la responsabilità consulenza genetica genitoriale, sulle sul totale di coppie dinamiche individuate relazionali, essere a rischio. sull'accertamento - numero accertamenti di condizioni di sullo stato rischio per immunitario rispetto consulenza genetica alla rosolia, e indirizzo al - numero vaccinazioni servizio specifico, per rosolia sul sulla prevenzione totale delle immunitaria e non suscettibili, immunitaria sulla - numero accertamenti diagnosi prenatale sullo stato precoce immunitario rispetto alla toxoplasmosi; - Incremento di percentuale di conoscenze sulla fisiologia della riproduzione (su base campionaria), - riduzione del tasso di IVG e, in particolare della sua ripetitività, valutata per fascia d'età con particolare riferimento alla fascia minorile o alle situazioni di maggior disagio sociale. - Migliorare - Offrire colloqui - N. donne che l'informazione e informativi accettano il l'educazione alla sulla gravidanza colloquio sul totale salute delle donne delle donne in sulla gravidanza gravidanza e sulla gestione nell'unità della stessa di tempo; - Offrire - N. donne che attivamente i partecipano al corsi di corso di preparazione al preparazione parto, alla nascita, alla nascita, al ruolo - N. donne allattanti genitoriale e al seno su totale all'assistenza delle donne che post-parto, con hanno partorito, particolare nell'unità di tempo riferimento alla (su base promozione campionaria) dell'allattamento - N. donne che al seno seguitano ad allattare al seno dopo un mese dalla nascita (su base campionaria) - Favorire la prevenzione delle malformazioni congenite, l'assistenza alla gravidanza fisiologica e l'individuazione - percentuale di parti delle gravidanze con taglio cesareo, problematiche ed a rischio - Adottare una - percentuale di nati cartella ostetrica prematuri, ambulatoriale orientata da linee guida condivise - percentuale di nati - Monitorare la di basso peso per crescita ed il l'età gestazionale benessere fetale - Operare in stretto - percentuale di morti collegamento con i endouterine, centri di diagnosi prenatale per i casi che lo richiedano; - mortalità - Offrire sostegno perinatale, psicologico individuale e di coppia ed alle gestanti - Perseguire e - Percentuale di C.F. mantenere contatti messi in rete con i permanenti con i servizi ospedalieri reparti ospedalieri in cui le donne andranno a partorire, privilegiando l'integrazione degli operatori dei C.F. e ospedalieri per quanto attiene il percorso nascita. - Offrire sostegno - Percentuale di casi e presa in carico cui è stato offerto sanitario, sostegno e presa psicologico in carico sul totale delle minorenni dei casi individuati che affrontano la e/o segnalati maternità senza reti familiari e parentali di appoggio o che intendono affrontare l'IVG predisponendo la relazione per il giudice tutelare. - Migliorare il - Offerta attiva di - N. donne che benessere psico- visite domiciliari, accettano il fisico della con particolare colloquio sul totale puerpera e del riferimento al caso delle donne che neonato di dimissioni hanno partorito precoci e/o in nell'unità di tempo, situazioni di rischio sociale - N. donne coinvolte nel progetto aziendale di promozione dell'allattamento al seno, - N. puerpere che hanno richiesto e/o concordato la dimissione precoce e n. di controlli domiciliari. - Tempo medio dalla nascita all'iscrizione al P.L.S. - percentuale di bambini vaccinati entro un mese dal termine indicato dalla schedula vaccinale per le prime dosi delle vaccinazioni obbligatorie (su base campionaria); - conoscenze sulla fisiologia della riproduzione e sulla procreazione responsabile (su base campionaria) - percentuale di donne che allattano esclusivamente al seno sino al momento della dimissione ospedaliera e che seguiteranno ad allattare al terzo mese e al sesto mese; - n. incidenti domestici nel 1^ anno di vita; accessi al P.S. nel primo anno di vita, - ricoveri ospedalieri successivi alla dimissione precoce nel 1^ mese di vita. - Prevenire il - offrire il - percentuale di ricorso all'IVG colloquio; certificazioni - garantire il IVG rilasciate dai supporto consultori; psicologico e - tempo di attesa tra sociale certificazione e - assumere la presa intervento in carico della - riduzione delle donna che richiede percentuali di l'IVG ripetuto, ricorso all'IVG. - offrire interventi - Percentuale di finalizzati alla donne che tornano consulenza per la al C.F. dopo l'IVG procreazione consapevole post IVG, per la prevenzione del ripetuto ricorso all'IVG - Riduzione - Tumore del collo - numero di donne dell'incidenza dei dell'utero: che hanno effettuato tumori femminili offerta attiva Pap-test sul totale e della mortalità del Pap-Test a delle donne ad essi associata tutte le donne di appartenenti alla età compresa popolazione tra 25 e 64 anni. bersaglio; - Tumore della - percentuale di mammella: offrire ritorni di vetrini consulenza ed per inadeguatezza; indirizzare la - numero di donne donna verso i indirizzate e centri di diagnosi che si sono precoce per la realmente rivolte prevenzione del ai servizi di tumore della diagnosi precoce mammella e, per le sul totale della donne di fascia corrispondente di età 50 - 69 popolazione anni, indirizza bersaglio; verso il - numero di donne programma di seguite nel percorso screening diagnostico terapeutico sul totale delle donne con problema - riduzione di incidenza del tumore del collo dell'utero - diagnosi tempestiva e migliore prognosi delle neoplasie adeguatamente trattate con riduzione del numero dei casi avanzati per il tumore della mammella. - Migliorare il - Promuovere - Percentuale di benessere psico- l'aggiornamento personale che fisico nell'età professionale sulle frequenta i corsi post-fertile problematiche del climaterio e della menopausa e sulla possibilità di trattarla. - Incentivare la - Percentuale di consapevolezza donne che hanno delle donne circa cambiato stile la possibilità di vita, su base di migliorare gli campionaria stili di vita e la sessualità per la qualità della vita post-fertile - Migliorare le - Collaborare, con - Livelli di coperture i servizi conoscenza, vaccinali responsabili dei attitudini e programmi competenze vaccinali, alla pratiche in tema di realizzazione di vaccinazioni (su campagne di base campionaria) educazione sanitaria e campagne vaccinali. - In collegamento - Percentuale di con i servizi bambini investigati responsabili dei sul totale dei programmi bambini segnalati vaccinali svolgere in condizioni indagini di grave ritardo domiciliari nei vaccinale casi in cui il bambino non sia portato alla seduta vaccinale ------------------------------------------------------------------- 13. ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE DELL'AREA MATERNO-INFANTILE Il modello organizzativo dipartimentale discende dalla normativa vigente che ha fornito indicazioni circa l'organizzazione dell'assistenza ospedaliera e territoriale nel settore materno infantile. Il D.P.R. 128/1969 introduce, per la prima volta nel nostro Paese, la possibilita' di realizzare "strutture organizzative a tipo dipartimentale tra le divisioni, sezioni e servizi affini e complementari, al fine della loro migliore efficienza operativa, dell'economia di gestione e del progresso tecnico e scientifico". Tali propositi non sono pero' stati seguiti da significative esperienze e, nel 1975, l'argomento e' stato ripreso dalla legge 18.4.1975 n. 148, che, nel confermare i concetti della normativa del 1969, introduceva la questione della integrazione dell'ospedale con altre istituzioni sanitarie extraospedaliere, stabilendo che nel previsto comitato di Dipartimento fossero inseriti i responsabili sanitari delle strutture esterne collegate. La legge 148/75 demandava ad un successivo decreto la relativa normativa, emanata poi con il D.M. 8.11.1976. Il decreto prevedeva che le regioni promuovessero, con gradualita', l'istituzione dei Dipartimenti, al fine di garantire la convergenza di competenze ed esperienze nei diversi campi dell'assistenza, della ricerca e della didattica, favorendo l'aggiornamento professionale ed i collegamenti con le strutture extraospedaliere e consentendo, nel contempo, il superamento di molte disfunzioni, anche attraverso un maggior grado di umanizzazione all'interno delle strutture. Di fatto, strutturalmente l'ospedale non si e' modificato nonostante la legge 833/78 stabiliva che le Regioni "disciplinano con legge l'articolazione dell'ordinamento degli ospedali in Dipartimenti, in base al principio dell'integrazione tra le divisioni, sezioni e servizi affini e complementari, a quello del collegamento tra i servizi ospedalieri ed extraospedalieri... nonche' a quello della gestione dei Dipartimenti stessi sulla base dell'integrazione delle competenze..." La successiva legge 595/85 ha sancito una vera e propria svolta nell'organizzazione ospedaliera. Con tale legge, infatti, viene stabilito il contenimento dei posti letto per unita' di popolazione, e vengono introdotti concetti nuovi, come quello di aree funzionali omogenee, in quanto capaci di meglio realizzare il contenimento dei posti letto, pur mantenendo elevata la capacita' operativa, anche attraverso l'ospedalizzazione a ciclo diurno, che per la prima volta compare tra le attivita' effettuabili proprio attraverso la riconversione degli spazi. In particolare con l'art. 10 viene prevista: "la ristrutturazione, nel triennio 1986/88, in deroga a quanto previsto dagli artt. 36 e seguenti della legge 12.2.1968 n. 132, e dai DPR 27.3.1969, n. 128 e 129, delle degenze ospedaliere in aree funzionali omogenee afferenti alle attivita' di medicina, di chirurgia e di specialita', che, pur articolate in divisioni, sezioni e servizi speciali di diagnosi e cura, anche a carattere pluridisciplinare, siano dimensionate in rapporto alle esigenze assistenziali e rappresentino misure di avvio all'applicazione dell'art. 1 della legge 23.12.19 78, n. 833". Tali concetti vengono ripresi dalla legge finanziaria '92, cioe' la legge 30.12.91 n. 412 che, all'art. 4, fa obbligo alle Regioni di "attuare a modifica di quanto previsto dalla legge 12.2.68 n. 132, il modello delle aree funzionali omogenee con presenza obbligatoria di day hospital, conservando alle unita' operative che vi confluiscono l'autonomia funzionale in ordine alle patologie di competenza, nel quadro di una efficace integrazione e collaborazione con altre strutture affini e con uso in comune delle risorse umane e strumentali" Il D. L.vo 502/92 e successive modifiche ed integrazioni, all'art. 4 comma 10, prevede che le Regioni "provvedono alla riorganizzazione di tutti i presidi ospedalieri sulla base delle disposizioni di cui all'art. 4 della L. 30.12.91 n. 412, organizzando gli stessi presidi in Dipartimenti". Nello stabilire i criteri per la individuazione degli ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione, prevede che questi debbano avere una "organizzazione funzionalmente accorpata ed unitaria di tipo dipartimentale di tutti i servizi che compongono una struttura di alta specialita'". Tale modello ricomprende anche quanto previsto dal Decreto del Ministro della Sanita' 29.1.1992 "Elenco delle alte specialita' e fissazione dei requisiti necessari alle strutture sanitarie per l'esercizio delle attivita' di alta specialita'", nell'ambito delle norme organizzative previste all'art. 4. Il D. L.vo 502/92, come modificato da ultimo dal D. L.vo 19 giugno 1999 n. 229, all'art. 7 bis definisce il modello operativo del dipartimento della prevenzione ed all'art. 17 bis, comma 1, sancisce che "l'organizzazione dipartimentale e' il modello ordinario di gestione operativa di tutte le attivita' delle Aziende sanitarie". La legge 28.12.1995 n. 549 : "Misure di razionalizzazione della finanza pubblica" ribadisce che "l'organizzazione interna degli ospedali deve osservare il modello dipartimentale", onde "consentire a servizi affini e complementari di operare in forma coordinata per evitare ritardi, disfunzioni e distorto utilizzo di risorse finanziarie". Il processo di aziendalizzazione, instauratosi coi Dec. Leg.vi 502/92 e 517/93 e successive integrazioni e modificazioni, coinvolge a pieno il territorio dell'Azienda sanitaria, inteso sia come ambito di intervento extraospedaliero all'interno del quale garantire l'erogazione di prestazioni assistenziali sia come sede fisica di strutture cui fare riferimento. Per la specifica area materno - infantile gia' norme precedenti avevano previsto specifici interventi sui minori in eta' scolare ( D.P.R. 11.2.1961 n. 264 e D.P.R. 22.12.1976 n. 1518), sulle donne e sulle coppie (legge n. 405/75 e n. 194/78), e sul minore bisognoso di tutela (legge n. 285/97). Ora tali interventi extraospedalieri, secondo la logica dei livelli uniformi di assistenza, da garantirsi da parte della relativa struttura organizzativa aziendale, confluiscono nelle U.U.O.O. Distrettuali. Il Distretto infatti risulta essere la sede ottimale, quale area di integrazione sociosanitaria, per il funzionamento dei servizi. Il Distretto, inoltre, consente l'interazione sinergica tra i vari soggetti protagonisti delle azioni volte al perseguimento del benessere personale e sociale. Il processo di aziendalizzazione comporta una ridefinizione di rapporti tra ambito sanitario e socio-assistenziale sia alla luce del D.L.vo n. 502 (Delega ai Comuni), della Legge n. 142/90 (Accordi di programma) e del D.L.vo n. 229/99 (integrazione sociosanitaria). Dall'analisi delle disposizioni normative al riguardo, risulta lo sforzo del legislatore di proporre modelli di integrazione delle strutture, tali da garantire una piu' efficiente organizzazione degli interventi sociosanitari. L'area funzionale omogenea da' una risposta a tale esigenza, attraverso l'aggregazione di unita' operative che conservano la propria autonomia. Risulta quindi necessario creare fra territorio ed ospedale, alla luce della legislazione vigente, una sinergia che nasca da strutture di pari dignita'. Cio' va inteso come la realizzazione di un coordinamento funzionale per perseguire obiettivi strategici e scelte operative finalizzate al miglioramento della qualita' delle azioni di prevenzione cura e riabilitazione con particolare attenzione alle fasce di popolazione piu' deboli nell'utilizzo integrato dei fattori produttivi. Il Decreto L.vo. n. 229/99 all'art. 17 bis, comma 1, sancisce che "l'organizzazione dipartimentale e' il modello ordinario di gestione operativa di tutte le attivita' delle Aziende sanitarie". L'organizzazione dipartimentale e' quindi un modello organizzativo grazie al quale Unita' Operative Ospedaliere (U.O.O.) e/o Unita' Operative Territoriali (U.O.T.), mediante l'erogazione di specifiche prestazioni in base alle previsioni del programma annuale aziendale, concorrono al conseguimento degli obiettivi di salute secondo le indicazioni del P.S.N. e dei Piani Regionali (Sanitari e Socio-assistenziali). Nel Dipartimento confluiscono, nel rispetto della programmazione regionale, sulla base dell'art. 2 del D.L.vo n.502/92 e successive modifiche ed integrazioni, U.O.O. e U.O.T. interdipendenti, rispetto alle azioni di programma previste, che mantengono tuttavia la propria autonomia, secondo il piano dei centri di responsabilita' individuato. Nell'area materno - infantile il modello organizzativo e' un Dipartimento tecnico-funzionale non equiparato quindi ad una struttura operativa dotata di proprio budget. Le U.U.O.O. territoriali e ospedaliere che lo compongono mantengono la loro collocazione all'interno delle strutture operative previste dal D. L.vo n.502/92 e successive modifiche ed integrazioni (Distretto, Ospedale a contabilita' separata ovvero Azienda ospedaliera, Policlinico universitario, I.R.C.C.S.) le quali, nella definizione dei rispettivi budget dovranno tener conto degli obiettivi dell'organizzazione dipartimentale. Nelle aree metropolitane, in cui convergono piu' aziende ospedaliere ed ASL potra' essere presa in considerazione la stipula di appositi accordi interaziendali per il raggiungimento degli obiettivi fissati, sulla base di linee guida regionali. L'interdipendenza reciproca che si verifica sia tra strutture operative che tra unita' operative della stessa struttura richiede pertanto nel primo caso la necessita' di un coordinamento e nel secondo caso l'individuazione di centri di responsabilita' specifici. Tale coordinamento consente di indirizzare le attivita' delle U.O. coinvolte per ridurre la frammentazione ed i connessi possibili fenomeni di contraddittorieta' degli interventi e migliorare la qualita' degli stessi nel rispetto dei livelli essenziali, uniformi ed appropriati di assistenza, garantendone l'interdisciplinarieta' e la continuita'. Le Regioni, per quanto detto in premessa, devono prioritariamente prevedere, nel rispetto delle indicazioni dettate dal P.S.N. e dai P.S.R., l'organizzazione dipartimentale dell'area materno - infantile cui compete la realizzazione dei programmi assistenziali per la popolazione target, definiti sulla base della programmazione regionale, aziendale e distrettuale, con il coinvolgimento di tutte le UU.OO Territoriali e Ospedaliere interessate, secondo gli indirizzi organizzativi del D. L.vo n. 502/92 e successive modifiche ed integrazioni, al fine di realizzare gli obiettivi di salute anche nella logica della integrazione sociosanitaria. E' cosi' possibile ipotizzare l'istituzione di Dipartimenti che vedono nell'ambito dell'area ospedaliera, compiti di diagnosi e cura, e nell'area territoriale compiti di promozione della salute, di prevenzione, cure primarie, riabilitazione ed integrazione fra interventi sanitari e socio-assistenziali, interventi tutti che nel loro complesso devono garantire l'unitarieta' dell'approccio assistenziale particolarmente importante in questa area. Il modello organizzativo dipartimentale dell'area materno - infantile, nel rispetto della logica dell'integrazione anche con le Aziende Ospedaliere, e' un dipartimento tecnico-funzionale tipicamente trasversale, coinvolgendo U.U.O.O. afferenti a diversi livelli organizzativi aziendali. Con riferimento alla tipologia dell'Azienda (Azienda U.S.L. comprendente U.O.O. e U.O.T., Azienda Ospedaliera Autonoma, Policlinico Universitario, I.R.C.C.S.) il modello organizzativo dipartimentale potra' essere caratterizzato da ambiti di azione, organi e modalita' organizzative diverse, nel rispetto degli obiettivi generali prefissati dai P.S.N. e P.S.R. per l'area materno - infantile. L'organizzazione dipartimentale nella singola Azienda raccoglie ed integra funzionalmente le varie U.U.O.O. che operano nell'area materno infantile. Nell'organizzazione dipartimentale trasversale dell'area materno - infantile viene realizzata la complementarita' tra Aziende diverse, per il raggiungimento degli obiettivi fissati, sulla base delle linee programmatorie regionali, nell'ambito dei rispettivi piani aziendali. Nel rispetto degli obiettivi del P.S.N. e P.S.R. e in attuazione della programmazione aziendale e distrettuale, delle relative priorita' individuate sulla base dei dati epidemiologici, compito dell'organizzazione dipartimentale e' di attivare azioni mirate al soddisfacimento dei bisogni della popolazione dell'area materno - infantile del territorio di appartenenza proponendo altresi' la distribuzione delle risorse necessarie al conseguimento degli obiettivi prefissati. Compiti dell'organizzazione dipartimento sono quindi: - nel rispetto delle Linee Guida, elaborare protocolli attuativi, coordinare le prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione a livello territoriale ed ospedaliero, ottimizzare le risorse e per garantire prioritariamente la: - tutela della salute della donna in tutte le fasi ed ambienti di vita; - tutela della procreazione e tutela sociale della maternita' e paternita' responsabile; - tutela dell'unita' madre - neonato all'interno del percorso nascita; - tutela della salute dei minori fino al raggiungimento dell'eta' adulta; -tutela del minore disabile e dei soggetti socialmente deboli; - prevenzione, cura e riabilitazione del disagio psichico e sociale dovuto a problematiche scolastiche, familiari e relazionali anche in riferimento agli abusi e maltrattamenti; - offerta attiva di interventi preventivi; - integrazione socio sanitaria; - umanizzazione dell'assistenza, con particolare riferimento al momento della nascita. - Garantire i livelli assistenziali attraverso l'individuazione ed il coordinamento delle prestazioni che si rendono necessarie nell'ambito di un approccio globale alla persona, per mezzo delle seguenti funzioni: - prevenzione - attivita' ambulatoriale - preospedalizzazione - Day-Hospital e Day-Surgery - emergenza ed urgenza continua nelle 24 ore - ricovero ordinario - organizzazione e responsabilita' dei trasferimenti interni e del follow-up - dimissione protetta e assistenza domiciliare integrata - riabilitazione - Raggiungere gli obiettivi prefissati attraverso le seguenti modalita': - didattica, formazione ed aggiornamento; - ricerca e sorveglianza epidemiologica; - informatizzazione, studio e applicazione di sistemi integrati di gestione; - coordinamento ed integrazione delle risorse disponibili dell'area materno- infantile; - adeguamento dei modelli operativi anche nel rispetto dei requisiti minimi funzionali ed organizzativi; - elaborazione ed applicazione di specifiche Linee Guida; - utilizzazione ottimale degli spazi assistenziali, del personale e delle apparecchiature; - organizzazione dell'attivita' libero - professionale intramuraria nell'ambito del Dipartimento; - valutazione e verifica della qualita' dell'assistenza fornita; - individuazione e promozione di nuove attivita' o di nuovi modelli operativi. Il personale delle U.U.O.O. territoriali e ospedaliere che afferiscono all'organizzazione dipartimentale, pur mantenendo l'appartenenza alla U.O. alla quale e' assegnato, opera in un sistema organizzativo caratterizzato dalla massima integrazione, ai fini del perseguimento di livelli assistenziali appropriati ed uniformi. Poiche' il personale rappresenta la principale risorsa messa, indirettamente, a disposizione, e poiche' questo costituisce la quota preponderante delle risorse conferite alle U.U.O.O. di appartenenza, l'organizzazione del lavoro cui deve tendere il modello dipartimentale al fine di garantire obiettivi di efficienza e di efficacia e' quella della metodologia per progetti. L'integrazione funzionale deve quindi essere orientata all'utilizzo dei fattori produttivi in funzione di progetti mirati, identificando i centri di responsabilita' corrispondenti, specificando il contributo che ciascuna struttura operativa fornisce al progetto. E' opportuno che tale modalita' comprenda anche i Servizi Sociali secondo la logica dei piani di zona dei servizi. Il Decreto L.vo n. 229/99 all'art. 17 bis prevede che la direzione del dipartimento sia affidata dal direttore generale ad un dirigente con incarico di direzione delle strutture complesse aggregate nel dipartimento e definisce le caratteristiche e le modalita' di svolgimento dell'incarico. Affida inoltre alla Regione la disciplina della composizione e delle funzioni del Comitato di dipartimento nonche' le modalita' di partecipazione dello stesso alla individuazione dei direttori di dipartimento". Nel caso di accordi tra aziende devono essere preconfigurate soluzioni che rispettino al massimo l'autonomia delle singole Aziende, le quali, condividendo obiettivi derivati dal P.S.R. e attuando strategie comuni a favore della popolazione dell'area materno - infantile, concorreranno in misura diversa al finanziamento dei progetti, in relazione all'impegno che ciascuna Azienda dedica ai progetti, oggetto degli accordi. In pratica, le Aziende coinvolte: 1. concorrono al raggiungimento degli obiettivi generali del Piano Sanitario Regionale per quanto attiene all'area materno - infantile; 2. condividono tra loro obiettivi specifici e strategie operative correlate alle norme di indirizzo regionale. ALLEGATI Tali allegati contengono indicazioni orientative per le regioni da adattare alle proprie esigenze di programmazione sanitaria regionale e costituiscono un contributo tecnico per tutte le realta' istituzionali coinvolte nel processo di attuazione del P.S.N. 1998-2000 relativamente al campo materno-infantile. 1.Requisiti e standard di fabbisogno assistenziale indicativi per le unita' operative di ostetricia e di neonatologia ospedaliere (U.O. autonome o aggregate alla U.O. di pediatria) 2.Requisiti e standard di fabbisogno indicativi per il trasporto materno e neonatale 3.Requisiti e standard di fabbisogno indicativi per le U.O.O. pediatriche 4.Requisiti e standard di fabbisogno indicativi per le U.O.O. pediatriche di altissima specializzazione (malattie croniche e disabilitanti) 5.Requisiti e standard di fabbisogno indicativi per l'urgenza e l'emergenza pediatrica di III livello 6.Requisiti e standard di fabbisogno indicativi per le U.U.O.O. territoriali, ospedaliere, semiresidenziali e residenziali di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza 7.Requisiti e standard di fabbisogno indicativi per i consultori familiari ALLEGATO 1 1. REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO ASSISTENZIALE INDICATIVI PER LE UNITA' OPERATIVE DI OSTETRICIA E DI NEONATOLOGIA OSPEDALIERE (U.O. AUTONOME O AGGREGATE ALLA U.O. DI PEDIATRIA) REQUISITI ORGANIZZATIVI Unita' funzionali ostetriche di I livello Unita' che, in assenza di patologie accertate, controllano la gravidanza ed assistono la gravida al parto in eta' gestazionale > 34 settimane. STANDARD DI QUALITA': - parti/anno : non inferiori a 500; - accoglimento ostetrico 24/24 ore, anche in emergenza, con presenza di personale ostetrico-ginecologico 24/24 ore, con supporto di pronta reperibilita' integrativa notturna e festiva di personale ostetrico-ginecologo; - posti letto per l'assistenza ostetrica: 20 ogni 1000 parti/anno; - disponibilita' di area travaglio - parto in grado di consentire l'espletamento di almeno due parti in contemporanea e di una sala operatoria dedicata; - Ambulatorio di ostetricia. - Integrazione funzionale con lo S.T.A.M. del territorio di competenza; FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI: - garantire alla donna partoriente la riservatezza, la tranquillita', il riconoscimento della propria dignita', una adeguata informazione, il diritto di vivere il parto come evento naturale, potendo fruire della presenza di una persona di sua scelta; - garantire un'adeguata assistenza all'evento nascita anche mediante l'uso di strumenti idonei; - rimuovere gli ostacoli organizzativo-funzionali che si frappongono alla pratica del rooming-in e alla promozione dell'allattamento al seno; - garantire la disponibilita' di emotrasfusioni 24/24 ore; - garantire l'effettuazione di qualunque intervento ostetrico-ginecologico di emergenza nonche' i tagli cesarei d'urgenza; - essere formalmente e funzionalmente collegata con i punti nascita di II e III livello; - provvedere al trasferimento della gravida laddove si verifichino condizioni o patologie materne e/o fetali che richiedano, in situazioni di non emergenza, l'invio ad unita' di II o III livello. Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di I livello Unita' che, in assenza di patologie accertate, assistono neonati normali con eta' gestazionale > 34 settimane. STANDARD DI QUALITA': - nati/anno: non inferiori ai 500; - culle: 15 ogni mille nati/anno; - assistenza a neonati di eta' gestazionale > 34 sett. - disponibilita' di isola neonatale per la rianimazione primaria 24/24 ore; - responsabilita' dell'assistenza neonatale (isola neonatale e rooming-in - degenza neonatale) affidata al pediatra - neonatologo; - integrazione funzionale con lo S.T.E.N. del territorio di competenza. FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI: - assicurare l'assistenza in sala parto, fin dalla nascita, con garanzia di rianimazione primaria neonatale 24/24 ore; - garantire l'osservazione transizionale post-parto e la presenza giornaliera in servizio del pediatra; - favorire le pratiche del rooming-in e l'allattamento al seno; - garantire l'applicazione di protocolli nazionali/regionali predisposti per il livello di appartenenza, con particolare riguardo a: esecuzione di screening, registro delle malformazioni, pratiche vaccinali, ecc.; - essere formalmente e funzionalmente collegata con l'U.O.N. - P.N. di riferimento che funge da consulente por le U.O. di I livello di un dato territorio; - garantire l'assistenza immediata d'urgenza ai soggetti che imprevedibilmente presentano condizioni cliniche richiedenti l'intervento dello S.T.E.N., nell'attesa che il paziente possa essere preso in carico da quest'ultimo; - dimettere il neonato con lettera attestante la normalita' e/o suggerente eventuali accertamenti o controlli da parte dei servizi territoriali (Distretto, C.F., P.L.S.); - concorrere con l'U.O. ostetrica dell'Ente di appartenenza nel fornire i dati necessari per la sorveglianza epidemiologica dell'evento parto-nascita raccolti dal Distretto e dal D.P.; - collaborare con il Distretto e con il D.P. nei progetti attinenti le vaccinazioni obbligatorie, la promozione dell'allattamento al seno, ecc. Unita' funzionali ostetriche di II livello Unita' che assistono gravidanze e parti a rischio, in eta' gestazionale ( 32 settimane, in situazioni che non richiedono presuntivamente interventi di livello tecnologico ed assistenziale elevato tipiche del III livello, per la madre e per il feto. STANDARD DI QUALITA': - parti/anno non inferiori a 800; - due sale travaglio - parto dotate ciascuna di un solo letto; - una sala parto di emergenza; - una sala operatoria sempre pronta e disponibile 24/24 ore per le emergenze ostetriche; - ambulatorio quotidiano di ostetricia e per le gravidanze a rischio; - possibilita' di ecografia nell'area travaglio - parto. FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI: - garantire l'assistenza alla gravidanza e ai parti per epoca gestazionale ( 32 settimane; - garantire il funzionamento di un Pronto Soccorso ostetrico 24/24 ore e di una attivita' ambulatoriale di ostetricia per le gravidanze a rischio, con possibilita' di monitoraggio biofisico del feto ivi inclusa la diagnostica ecografica flussimetrica; - garantire il monitoraggio cardio-tocografico in corso di travaglio di parto; - garantire terapia sub-intensiva alla gravida ed alla puerpera; - garantire il trasferimento a struttura di III livello delle gravide per le quali si preveda che il nascituro abbisogni di terapie intensive, salvo le situazioni di emergenza nelle quali cio' non sia possibile e per le quali deve essere attivato con tempestivita' lo S.T.E.N.. Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di II livello Unita' che assistono i nati con patologia che non richiedano ricovero presso U.O.P. A.N. o U.T.I.N. (III livello). STANDARD DI QUALITA': - nati/anno non inferiore a 800; - posti letto 4,5 ogni mille nati/anno (oltre alle culle destinate ai neonati sani), con dotazione di almeno 4 incubatrici; - assistenza ai neonati di eta' gestazionale ( 32 sett. e peso neonatale ( 1500g.; - U.O.N. - P.N. autonoma o aggregata a U.O. di pediatria; - guardia attiva 24/24 ore da parte del neonatologo (o del pediatra con provata competenza nella assistenza neonatologica in sala parto), oltre che dell'ostetrico e dell'anestesista; - laboratorio d'urgenza attivo 24/24 ore. FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI: - garantire assistenza a neonati con eta' gestazionale > = 32 settimane e/o peso neonatale ( 1500 g, e neonati patologici e che comunque richiedano monitoraggio polifunzionale e cure intermedie, ma che non necessitino di trattamenti intensivi o subintensivi. - garantire accoglienza ai neonati ritrasferiti dalla UO N-PN di III livello referente per l'area. - garantire le seguenti prestazioni: - ossigenoterapia eventualmente con nasocannula, controllata attraverso misurazione della FiO2 e monitoraggio incruento di SaO2, PaO2e e PtcO2, ecc.; - misurazione della P.A. incruenta; - infusione parenterale di farmaci e supporti energetici con pompa (ad esclusione della TPN protratta > 48 ore); - Alimentazione mediante sondino oro o naso-gastrico; - Exanguinotrasfusione; - possibilita' di effettuare al letto del malato Rx torace-addome, ecografia cerebrale, ECG. Unita' funzionali ostetriche di III livello Unita' che assistono gravidanze e parti a rischio elevato. STANDARD DI QUALITA': - bacino di utenza, comprensivo delle strutture di I e II livello afferenti, corrispondente ad almeno 5000 parti/anno; - parti/anno non meno di 1000; - garantire la guardia ostetrica attiva 24/24 ore, con supporto di pronta reperibilita' integrativa 24/24 ore da parte di personale ostetrico-ginecologico; - garantire la guardia attiva 24/24 ore dell'anestesista; - garantire 24/24 ore l'utilizzo di Rx, di laboratorio d'urgenza e emotrasfusioni; - garantire la possibilita' di ecografia nell'area travaglio parto e nell'area di accettazione-emergenza - possibilita' di usufruire, anche attraverso una pronta disponibilita' integrativa, di competenze specialistiche per la gravida (cardiologica, neurologica, nefrologica, ecc.) e di alte tecnologie (T.A.C., ecc.). FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI: - garantire l'assistenza a qualsiasi gravidanza e parto, specialmente nelle condizioni di alto rischio perinatale; - garantire il funzionamento di un pronto soccorso ostetrico 24/24 ore con personale sanitario dedicato; - garantire terapia intensiva alla gravida ed alla puerpera; - partecipare attivamente alla rete del trasporto d'emergenza (integrandosi con il servizio 118), per quanto attiene ai trasferimenti delle gravide a rischio dalle strutture di livello inferiore. Le Regioni, in base alle evidenze epidemiologiche e nell'ambito della loro programmazione, individuano i centri regionali o interregionali per la diagnosi prenatale e ne assicurano la qualita' delle attivita'. I Centri individuati, per garantire adeguati e completi interventi diagnostici (malformazioni connatali, aberrazioni cromosomiche, malattie geneticamente trasmesse, infezioni) e di consulenza genetica, trattamenti medici e chirurgici di alta specializzazione ai neonati affetti attraverso la programmazione del parto (epoca, sede appropriata, ecc.) e attraverso idonea assistenza alla gestante sia sotto il profilo medico che psicologico assicurano : servizio di diagnostica ecografica di elevato livello qualitativo, offerta di prestazioni diagnostiche invasive prenatali (amniocentesi, villocentesi, cordocentesi, ecc.), devono essere funzionalmente collegati con: - laboratorio di analisi chimico-cliniche, radioimmunologiche, microbiologiche e virologiche, - servizio di genetica, - laboratorio di citogenetica e biologia molecolare - servizio di anatomia patologica con competenze in ambito perinatologico - U.O. di neonatologia e/o pediatria e specialita' pediatriche ( neurochirurgia, chirurgia, cardiologia, cardiochirurgia, ecc.), Le Regioni identificano il centro con compiti di coordinamento e di assicurazione continua di qualita' delle attivita' di diagnosi prenatale per l'area territoriale di competenza. Il dati di ogni centro di diagnosi prenatale devono confluire al Registro regionale o interregionale per le malformazioni congenite. Ogni centro di diagnosi prenatale deve essere collegato con il centro di coordinamento regionale o interregionale che, a sua volta, deve essere collegato con il Registro nazionale delle malformazioni congenite il quale ha, tra le proprie funzioni, l'assicurazione ed il miglioramento continuo della qualita'. Unita' funzionali neonatologiche di III livello Unita' che assistono neonati fisiologici e neonati patologici, ivi inclusi quelli bisognosi di terapia intensiva. STANDARD DI QUALITA': - bacino di utenza di almeno 5000 nati/anno; - non meno di 1000 nati/anno nella struttura (Inborn); - U.O.N. - P.N. con U.T.I.N. autonoma; - integrazione nel sistema emergenza (STEN); - U.T.I.N. e terapia sub-intensiva con posti letto pari a: - intensiva: 1/750 nati/anno del bacino d'utenza - sub-intensiva : 2 per ogni letto di intensiva - letti di I e II livello rapportati all'utenza - eventuali letti supplementari per esigenze chirurgiche (cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgia ricostruttiva, ecc.) - dotazione di incubatrici non inferiore a venti; - guardia attiva, 24/24 ore, con supporto di pronta reperibilita' integrativa 24/24 ore da parte di neonatologi; - possibilita' di effettuare Rx 24/24 ore; - disponibilita' 24/24 ore di usufruire del servizio emotrasfusionale e del laboratorio; - possibilita' di usufruire, anche attraverso la reperibilita' integrativa, ma entro un ora, di: T.A.C., R.N.M., ecocardio-doppler, indagini Rx complesse, ecc.; - possibilita' di attivare, 24/24 ore, in rapporto alle esigenze emergenti, ed in base alle convenzioni sottoscritte, consulenze ed interventi di cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgia ricostruttiva, oculistica, valutazione emodinamica, gastroenteroscopia, broncoscopia, ecc.; FUNZIONI COLLEGATE AI LIVELLI ASSISTENZIALI: - coordinare lo S.T.E.N. ( o integrarsi funzionalmente con lo S.T.E.N. dedicato se esistente) per l'area assegnata; - assistere i soggetti "inborn" di qualsiasi peso o eta' gestazionale e tutti quelli di eta' gestazionale < 32 settimane o di peso < 1500g. del bacino d'utenza; - In particolare deve accogliere in U.T.I.N. : - neonati in ventilazione assistita intubati o no; - neonati chirurgici in fase pre e post operatoria; - neonati con malformazioni complesse; - neonati con gravi compromissioni delle funzioni vitali e/o che abbisognino di procedure diagnostiche invasive oppure specialistiche. - Deve accogliere in unita' di terapia sub-intensiva: - neonati che lasciano la U.T.I.N.; - neonati di E.G. 32 - 34 settimane e peso 1500- 1750g con compromissione clinica; - neonati che richiedono procedure diagnostiche invasive o trattamenti che necessitano di monitoraggi, ecc.; - neonati non dimissibili affetti da patologie croniche, ne' trasferibili in U.O. di II livello. - Collaborare con U.O. di neuropsichiatria infantile e di terapia riabilitativa, per usufruire delle relative competenze per il neonato sin dalle prime fasi della degenza. Le U.O. di III livello dovrebbero far parte di Aziende, Policlinici universitari e I.R.C.C.S. in grado di garantire, per la madre e per il neonato, le massime competenze diagnostico-terapeutiche a livello subspecialistico, oppure essere funzionalmente collegate con queste ultime attraverso contratti e convenzioni, in particolare per quanto riguarda la chirurgia neonatale, la cardiochirugia e la neurochirurgia. In caso di particolare attrazione di casistica da parte delle U.O. chirurgiche subspecialistiche, dovra' essere adeguata la dotazione dei posti letto. Valutazioni particolari dovranno essere fatte nel caso che la U.O. sia centro di riferimento di gravide e neonati HIV positivi. Nelle aree ad alta densita' di popolazione, per esempio le aree metropolitane, il vincolo quantitativo di almeno 5000 nati/anno che orienta la programmazione regionale del numero delle U.O. di III livello, puo' non accompagnarsi ad una precisa identificazione dei bacini di utenza. Infatti, l'esistenza di piu' di una Azienda in un'area territoriale altamente popolata privilegia la competizione tra U.O.N. U.T.I.N. e la scelta dei genitori. Si raccomanda di evitare l'attivazione di sub-U.O. di T.I.N. con meno di 6 posti letto per bacini inferiori a 4000 nati/anno, salvo in casi con ridotta densita' di popolazione e condizioni orogeografiche disagiate. Va altresi' posta particolare attenzione alle evidenze correlate alla dimissione protetta dei soggetti dimessi dalle U.T.I.N. con particolari condizioni sociali, malattie gravi disabilitanti, malattie rare, ecc. richiedenti interventi sanitari e socio-assistenziali multidisciplinari domiciliari e/o ambulatoriali. REQUISITI STRUTTURALI (QUALITA' E SICUREZZA) Si raccomanda che le aree per l'assistenza ostetrica e neonatale siano funzionalmente collegate tra loro in modo agevole. In particolare l'area travaglio - parto - sala operatoria ostetrica e degenza puerperale e l'isola neonatale - nido-rooming-in - degenza neonatale dovrebbero essere preferibilmente sullo stesso piano dell'edificio o quanto meno allocate nel medesimo sebbene in piani differenti, ma ben collegati attraverso ascensori dedicati. Tali requisiti devono essere soddisfatti ogni qualvolta si proceda ad interventi di ristrutturazione o di nuova progettazione di servizi ospedalieri per l'assistenza perinatale. Unita' funzionali ostetriche di I livello - Ogni sala travaglio-parto deve essere autosufficiente per arredamento ed attrezzatura, deve consentire l'accesso a persona indicata dalle donne e deve avere una linea telefonica dedicata; - le strutture dell'area travaglio-parto devono consentire l'espletamento di almeno due parti in contemporanea; - uno dei due letti da parto deve essere trasformabile in letto operatorio oppure deve essere disponibile una sala operatoria in locali limitrofi 24/24 ore; - l'unita' parto deve essere composta da una sala travaglio ed una sala parto, con annessi servizi: la sala travaglio deve disporre di almeno due letti ed aree separate per garantire riservatezza; i letti da parto devono essere almeno tre se i parti superano la soglia di 1000/anno; - una zona deve essere dedicata all'osservazione post-partum; - devono essere presenti aree per le degenze ostetriche separate da quelle ginecologiche, D.H. e D.S. - devono essere presenti ambulatori di ostetricia e ginecologia e per ecografia ostetrica-ginecologica - deve essere disponibile un collegamento attivo con un servizio di rianimazione e terapia intensiva generale. Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di I livello - Anche nelle strutture di piccole dimensioni deve essere possibile assistere contemporaneamente due neonati in un'isola adeguata; - nell'area travaglio-parto deve essere ben identificata l'isola neonatale, opportunamente attrezzata per la rianimazione neonatale e facilmente accessibile. In essa l'impiantistica tecnica deve essere adeguata al carico di lavoro sostenuto dal servizio neonatologico; - la distribuzione degli spazi di degenza puerperale deve tener conto delle esigenze minime strutturali che favoriscono la pratica del rooming-in e la promozione dell'allattamento al seno; - nell'area di degenza, anche in regime di rooming-in integrale, dovranno essere predisposti spazi di degenza per neonati sani, per piccola patologia, per l'allattamento; - in ogni caso deve essere prevista, per ogni culla, una superficie minima di 3-5 metri quadrati; - devono essere predisposti spazi per preparazione, conservazione e distribuzione dei nutrienti e per il successivo ripristino. Unita' funzionali ostetriche di II livello - Devono essere disponibili due sale travaglio-parto dotate ciascuna di un solo letto. Tali sale verranno incrementate a 3 oltre i 1000 parti/anno, ed oltre i 2000 parti/anno di 1 unita' ogni 500 parti; - ogni posto letto deve essere dotato di erogatori di O2, aria medicale, collegamento fisso per aspirazione e di lampada scialitica. Inoltre deve avere a disposizione un cardiotocografo; - deve essere disponibile una sala parto d'emergenza e una sala operatoria sempre pronta e disponibile per le emergenze 24/24 ore; - deve essere presente un'area di servizio per ecografia nella zona travaglio-parto - devono essere presenti aree per le degenze ostetriche separate da quelle ginecologiche, D.H. e D.S. - devono essere presenti ambulatori di ostetricia e ginecologia, di cui uno dedicato stabilmente alle gravidanze a rischio; - devono essere presenti ambulatori di ecografia ostetrica-ginecologica e di diagnostica strumentale Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di II livello - Impianto elettrico con disponibilita' di almeno 2 prese per ogni lettino e di 6 per ogni incubatrice; - impianto centralizzato di erogazione di gas medicali e di aspirazione con almeno 2 prese per ogni posto di cura; - aree ben distinte per assistenza al neonato sano e per assistenza alla patologia intermedia, con possibilita' di attuare misure di isolamento nel sospetto di infezione; - aree di servizio adeguate ad accogliere le tecnologie di cui deve essere dotata l'U.O.: - apparecchio Rx, - ecografo, - laboratorio per determinazione rapida di glicemia, bilirubinemia, Hb, Htc, - emogasanalisi; - area per la pulizia e sterilizzazione delle culle e delle incubatrici; - ambulatori e area D.H. per il follow-up, indagini strumentali di controllo post dimissione, ecc. Unita' funzionali ostetriche di III livello. - Devono essere disponibili tre sale travaglio-parto dotate possibilmente ciascuna di un solo letto. Tali sale devono essere incrementate a 4 sino a 2000 parti/anno e di 1 unita' ogni 500 parti in piu'; - ogni posto letto deve avere le stesse caratteristiche di quanto previsto per il II livello; - deve essere disponibile una sala parto d'emergenza e una sala operatoria esclusiva per l'ostetricia, inserita in area travaglio-parto o in locali limitrofi e dedicata esclusivamente agli interventi chirurgici d'urgenza; - deve essere presente un'area di servizio per ecografia nella zona travaglio-parto e accettazione-emergenza ostetrica: - devono essere presenti aree per le degenze ostetriche separate da quelle ginecologiche, aree dedicate a patologie materno-fetali, D.H. e D.S. - devono essere presenti ambulatori generali di ostetricia e ginecologia, e specialistici per le gravidanze a rischio - devono essere presenti ambulatori di ecografia ostetrica-ginecologica e di diagnostica strumentale - deve essere disponibile, nel presidio ospedaliero, un servizio di rianimazione e di terapia intensiva generale. Unita' funzionali neonatologiche di III livello - Isola neonatale adeguata per accogliere parti plurimi e neonati nati contemporaneamente; - aree di degenza secondo standard specifici distinte per T.I.N., terapia sub-Intensiva, patologia cronica pre dimissione, cure intermedie, cure minime e D.H.; - ambulatori per follow-up e controlli specialistici post dimissione; - aree per laboratori: emogasanalisi, ematochimica, ematologica, ecografia, E.E.G. - poligrafia, potenziali evocati, meccanica respiratoria, video-registrazione, ecc.; - aree specialistiche: radiologica, chirurgica, oculistica, ecc.; - aree di servizio: spogliatoio e filtro, depositi vari, spazio destinato a genitori e parenti, zona di ristoro per il personale; - area di coordinamento dello S.T.E.N. REQUISITI TECNOLOGICI Deve essere predisposto un piano di controllo e di valutazione periodica dello stato di conservazione e di efficienza delle tecnologie a disposizione, con predisposizione di una scheda per ogni singola apparecchiatura indicante le scadenze previste e i controlli effettuati nel rispetto della normativa e di quanto previsto a livello dipartimentale. L'integrazione funzionale tra l'organizzazione dipartimentale dell'area materno infantile e D.P. per quanto attiene la prevenzione e la sicurezza relative ai rischi connessi all'uso di tecnologie, agli ambienti di lavoro, all'impiantistica e agli infortuni sul lavoro dev'essere continua e adeguata al contesto tecnologico utilizzato. Unita' funzionali ostetriche Le indicazioni fornite di seguito si riferiscono alle esigenze delle U.O. ostetriche operanti ai vari livelli con volume di attivita' corrispondente ai valori minimi indicati. Pertanto tali indicazioni vanno adattate al volume delle prestazioni della singola U.O. - n. 2 cardiotocografi ogni 500 parti - n. 1 apparecchi di anestesia, completi di tutti gli accessori, ogni letto da parto; - n. 1 defibrillatore - collegamenti fissi per aspirazione - n. 1 apparecchio vacuum extractor con relativi accessori sterili - n. 1 forcipe con relativi accessori sterili - n. 5 set pronti sterili per l'assistenza al parto ogni 500 parti/anno - n. 2 set pronti sterili per effettuazione Taglio Cesareo ogni 500 parti/anno. - illuminazione adeguata fornita da lampada a soffitto scialitica e da faro mobile orientatile - n. 1 orologio con contasecondi a muro - impianto di sterilizzazione - n. 1 elettrocardiografo - n. 1 rilevatori di pressione arteriosa incruento per adulti per ogni letto travaglio e parto. - n. 2 pompe a siringa - n. 2 saturimetri pulsati - ecografi: un ecografo con eco-doppler per le esigenze dell'ambulatorio e del reparto di ostetricia. E' altresi' necessario garantire la disponibilita' di un ecografo 24/24 ore per le emergenze ostetriche e nelle strutture di II e III livello di un ecografo anche nell'area travaglio - parto. - Rilevatore Doppler portatile All'interno dello stesso presidio devono essere disponibili le seguenti prestazioni diagnostiche: radiologia, le comuni analisi chimico-cliniche ed immunoematologiche. Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di I livello Isola neonatale: - 1 lettino per rianimazione neonatale fornito di pannello radiante ogni 500 nato/anno o frazione superiore - 2 erogatori di O2, aria compressa e sistema di aspirazione - 2 sistemi di miscelazione, umidificazione e riscaldamento dei gas medicali - 2 valvole di limitazione del picco pressorio dei gas erogati - 2 set di materiale per intubazione e ventilazione manuale, per incannulamento dei vasi ombelicali e posizionamento di drenaggio toracico disponibili 24/24 ore - 1 saturimetro percutaneo (disponibile) - 1 misuratore P.A. (disponibile) - 1 pompa a siringa (disponibile) - 1 incubatrice da trasporto con dotazioni come da indicazioni dello S.T.E.N. per trasporto intramoenia o per eventuali trasporti d'emergenza indicati dal responsabile dello S.T.E.N Area degenza rooming-in: per ogni 500 nato/anno sono indispensabili: - 2 incubatrici - 2 pannelli radianti - 2 lampade per fototerapia - 3 aspiratori - 3 erogatori di O2 ed aria - 1 lettore di glucosemia - 1 bilirubinometro - 3 mastosuttori Unita' funzionali neonatologiche/pediatriche di II livello Isola neonatale: oltre 1000 nati/anno sono necessari: - 2 lettini per rianimazione neonatale forniti di pannello radiante - 2 incubatrici da trasporto secondo le indicazioni fornite dallo S.T.E.N. - altro materiale come al I livello in quantita' adeguata al numero dei nati assistiti Area degenza nido-roming in: come I livello Area degenza patologia intermedia: per 1000 nato/anno sono necessari: - 6 incubatrici (di cui almeno 2 con servocontrollo della temperatura) - 10 lettini - 4 pannelli radianti - 2 lampade per fototerapia - 2 sistemi di aspirazione - 4 sistemi di erogazione di O2 e aria e vuoto - 3 pompe per microinfusione - 2 saturimetri percutanei - 1 lettore di glucosemia - 1 bilirubinometro - 1 Misuratore P.A. - 1 microscopio - 2 ossimetri Il presidio ospedaliero deve disporre 24/24 ore di: - ecografo - apparecchio radiologico portatile - apparecchio per equilibrio acido-base ed emogasanalisi - elettrocardiografo portatile - laboratorio per ricerche ematochimiche, immunoematologiche e microbiologiche - Servizio immunotrasfusionale Unita' funzionali neonatologiche di III livello Isola neonatale: come II livello Area degenza nido - rooming- in e patologia intermedia: come II livello Area degenza terapia intensiva - subintensiva: vedi tabella =================================================================== ATTREZZATURE TERAPIA INTENSIVA TERAPIA SUBINTENSIVA =================================================================== Incubatrici* P.L. + 50% P.L. + 20% Respiratori P.L. + 2 riserva O2 - CO2 transcutanea P.L. + 2 riserva Saturimetri O2 P.L. + 2 riserva 50% P.L. Pressione arteriosa P.L. cruenta Pressione arteriosa P.L. 30% P.L. non cruenta Monitor cardio- P.L. + 1 riserva 30% P.L. respirografico Monitor FC + FR P.L. Pompa di infusione 2 x P.L. + 30% riserva P.L. Aspiratori P.L. + 50% 50% P.L. Ossimetri P.L. 50% P.L. Incubatrice da trasporto 2 Apparecchio Rx dedicato 1 (portatile) Ecografo (con 1 ecodoppler) Possibilità sterilizzazione SI incubatrici Possibilità effettuazione SI alimentazione enterate Disponibilità (24/24 ore) SI di tecnologie avanzate ------------------------------------------------------------------- (1) Possono essere di tipologia diversa tra T.I. e sub T.I., con costi di acquisto e gestione diversi - La percentuale varia in relazione ai ritmi di ricambio od ai tempi di ripristino dell'attrezzatura. Deve comunque essere presente una riserva tecnica in caso di guasti - Potrebbero essere, almeno in parte considerati gli infant warner 2 PROFILI PROFESSIONALI E AREE FUNZIONALI OMOGENEE (A.F.O.) Il riordino della organizzazione ospedaliera, a partire dalla L. 595/85, dalla L. 412/91 e dal D. L.vo 502/92 e D.L.vo 517/93, fino alla L. 549/95, ha comportato il superamento della tradizionale struttura organizzativa articolata in divisioni, sezioni e servizi, con conseguente attivazione delle U.O. e delle A.F.O.. A partire dall'1.1.1997 l'applicazione della normativa vigente che fa afferire tutto il personale dei ruoli non laureati assegnato a U.O. isovalenti all'A.F.O. richiede la massima attenzione affinche' non venga disattesa l'esigenza che la madre usufruisca di assistenza fornita da personale qualificato con consolidata esperienza in ostetricia e assistenza al parto ed il neonato, soprattutto quello patologico, usufruisca di assistenza fornita da personale qualificato pediatrico/neonatologico Pertanto e' indispensabile che le funzioni di coordinamento del personale addetto alle cure del neonato, fin dalla nascita, sia affidato a personale non medico con adeguate qualifiche in ambito pediatrico/neonatologico. Altrettanto importante e' la collaborazione stretta, interdisciplinare, tra tutto il personale ostetrico, infermieristico e pediatrico/neonatologico. I LIVELLO Per una adeguata assistenza al travaglio, al parto ed al neonato si prevede il seguente personale: - Ostetrico-Ginecologo, Pediatra con competenze neonatologiche per la rianimazione primaria in sala parto e per l'attivita' di neonatologia, Anestesista; - Ostetrica coordinatore; - Ostetrica, Infermiere per l'assistenza diretta alle donne degenti, Infermiere pediatrico (Vigilatrice d'Infanzia) e/o Infermiere con competenza pediatrica, Operatore Tecnico all'Assistenza (O.T.A.). La presenza, del personale medico individuato, appartenente alla stessa struttura ospedaliera, deve essere garantita con una guardia attiva 24/24 ore. La presenza dell'ostetrica, del personale infermieristico ed ausiliario nonche' di sala operatoria, deve essere garantita 24/24 ore in numero tale da assicurare una assistenza continuativa alle partorienti, alle puerpere ed al neonato. Per l'assistenza neonatologica il personale infermieristico pediatrico/neonatologico deve essere in numero sufficiente da assicurare l'assistenza complessiva in sala parto, al nido ed al rooming-in. Le ostetriche, il personale infermieristico ed ausiliario sono coordinate dall'ostetrica coordinatore; ove presente il Coordinatore dei servizi pediatrico-neonatologici dell'U.O.N. oppure U.O.P. - A.N., il medesimo coordina anche il personale infermieristico ed ausiliario addetto all'assistenza al neonato. La donna, durante il travaglio, il parto ed il post-partum necessita di assistenza continua e pertanto il personale assegnato alla sala travaglio-parto deve essere prioritariamente adibita a questo scopo. II LIVELLO Per una adeguata assistenza al travaglio, al parto ed al neonato si prevede il seguente personale: - Ostetrico-Ginecoloco, Neonatologo e/o Pediatra con competenze in patologia neonatale intermedia per la presenza in sala parto e per l'assistenza neonatologica, Anestesista; - Ostetrica coordinatore, Coordinatore con competenze pediatrico-neonatologiche per il Servizio di neonatologia; - Ostetrica, Infermiere per l'assistenza diretta alle donne degenti, Infermiere pediatrico (Vigilatrice d'Infanzia) e/o Infermiere con competenza pediatrica, O.T.A.. La presenza del personale medico individuato, appartenente alla stessa struttura ospedaliera deve essere garantita con una guardia attiva 24/24 ore, integrata da servizio di pronta disponibilita' 24/24 ore. La presenza dell'ostetrica, del personale infermieristico ed ausiliario nonche' di sala operatoria deve essere garantita 24/24 ore in numero tale da assicurare, una assistenza continuativa alle puerpere ed al neonato. Per l'assistenza neonatologica il personale infermieristico pediatrico/neonatologico deve essere in numero sufficiente da assicurare l'assistenza complessiva al nido ed al rooming-in. Nell'area travaglio-parto, puerperio e nella ginecologia le ostetriche, il personale infermieristico ed ausiliario sono coordinate dall'ostetrica coordinatore. Nel servizio di neonatologia gli Infermieri Pediatrici (V.I.), ed il personale infermieristico ed ausiliario sono coordinati dal Coordinatore con competenze pediatrico-neonatologiche. La sala travaglio-parto, e' considerata luogo di assistenza intensiva e quindi il personale dedicato ad essa, deve essere esclusivamente adibito a questo scopo per tutta la durata del turno lavorativo. III LIVELLO Per una adeguata assistenza al travaglio, al parto ed al neonato si prevede il seguente personale: - Ostetrico-Ginecologo, Neonatologo, e/o Pediatra con competenze specifiche in terapia intensiva neonatale per la presenza in sala parto e per l'attivita' di neonatologia, Anestesista; - Ostetrica coordinatore, Coordinatore con competenze pediatrico neonatolgiche per il Servizio di neonatologia; - Ostetrica, Infermiere per l'assistenza diretta alle donne degenti, Infermiere Pediatrico (V.I.) e/o Infermiere con competenza pediatrica, O.T.A.. La presenza del personale medico individuato, appartenente alla stessa struttura ospedaliera deve essere garantita con una -guardia attiva 24/24 ore. Il personale medico ostetrico dedicato alla sala travaglio - parto deve essere aggiuntivo per quello previsto per l'assistenza ostetrico - ginecologica. Il personale medico neonatologico deve essere in numero tale da garantire l'assistenza neonatologica complessiva, tenendo conto che l'assistenza neonatologica in sala parto e in terapia intensiva neonatale richiedono risorse di personale proprie dell'area dell'emergenza. La presenza dell'ostetrica, del personale infermieristico ed ausiliario nonche' di sala operatoria deve essere garantita 24/24 ore, in numero tale da assicurare una assistenza continuativa alle gravide, alle puerpere ed al neonato. Per l'assistenza neonatologica il personale infermieristico pediatrico/neonatologico deve essere in numero sufficiente da assicurare l'assistenza complessiva al nido ed al rooming-in ed al centro di terapia intensiva. Nell'area travaglio-parto, puerperio e nella ginecologia le ostetriche, il personale infermieristico ed ausiliario sono coordinate dall'ostetrica coordinatore. Nel servizio di neonatologia gli Infermieri Pediatrici (V.I.), il personale infermieristico ed ausiliario sono coordinati dal Coordinatore con competenze pediatrico-neonatologiche. La sala travaglio-parto e' considerata luogo di assistenza intensiva e quindi il personale dedicato ad essa deve essere esclusivamente adibito a questo scopo. ALLEGATO 2 REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO INDICATIVI PER IL TRASPORTO MATERNO E NEONATALE I modelli operativi di trasporto neonatale ritenuti piu' rispondenti ai bisogni delle varie realta' territoriali sono: - S.T.E.N. dedicato, cioe' espletato da una U.O. che, pur essendo integrata funzionalmente con un'U.O.N. - P.N. - U.T.I.N., svolge prevalentemente funzioni di coordinamento e attivita' di trasporto dei nati a rischio tra le U.O. dei vari livelli di un dato territorio; - S.T.E.N. attivabile su chiamata, cioe' garantito dal personale di una U.O.N.- P.N. - U.T.I.N. di riferimento territoriale e attivato su chiamata, distaccando temporaneamente un'e'quipe della U.T.I.N. specializzata nello S.T.E.N.. Il primo modello operativo, teoricamente piu' efficiente ma certamente piu' costoso, e' giustificato se il volume di attivita' raggiunge il numero di 400-500 trasporti/anno. Il secondo modello, da preferirsi nella maggior parte delle realta' italiane, costa meno, e' ideale per bacini d'utenza che richiedono mediamente 100-200 trasporti/anno, garantisce ottimi contatti tra le U.O. afferenti ed il centro referente, ma puo' comportare tempi di intervento un po' piu' lunghi. In ogni caso l'U.O. dedicata allo S.T.E.N. deve garantire anche i trasporti interterziari (per sopraggiunte nuove esigenze diagnostiche e/o terapeutiche) e i trasferimenti di ritorno (c.d. back-transfer), per riavvicinamento del piccolo alla famiglia allorche' non necessiti piu' di assistenza di III livello. Ogni servizio puo' essere costituito, a seconda delle esigenze e dei bacini di utenza, da una o piu' Unita' Operative. Ogni Unita' Operativa deve essere dotata di due incubatrici da trasporto attrezzate per la terapia intensiva, di una ambulanza dedicata ed appositamente attrezzata, piu' una di riserva non dedicata, ma attivabile al bisogno e predisposta per l'emergenza. E' indicato il trasferimento della gestante qualora l'U.O. dove essa e' accolta non risponda alle caratteristiche indicate per assistere adeguatamente la condizione materno e/o fetale che e' presente o presumibilmente potrebbe verificarsi qualora non sussistano condizioni cliniche che controindichino il trasferimento stesso (metrorragia imponente, travaglio di parto avanzato, ecc.). E' indicato il trasferimento neonatale, salvo particolari situazioni concordate tra U.O. inviante e U.O. di III livello ricevente, nei seguenti casi: - Neonati con peso alla nascita <2000 g e/o eta' gestazionale < 34 sett. - Neonati con necessita' di ventilazione meccanica - Neonati con necessita' di nutrizione parenterale totale - Neonati bisognosi di cure intensive o subintensive - Neonati con patologia chirurgica bisognosi di cure intensive pre e post operatorie ALLEGATO 3 REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO INDICATIVI PER LE U.O.O. PEDIATRICHE REQUISITI STRUTTURALI - L'U.O. Pediatrica deve prevedere 20 P.L., escluso i letti per le cure neonatali di I e II livello, e soddisfare una popolazione di 15-20.000 minorenni residenti(1-1,3 P.L./1000 minorenni), in modo da soddisfare le esigenze di ricovero e di D.H. di un'area di circa 200.000 abitanti, con un tasso di natalita' di 6-9 per mille, salvo condizioni orogeografiche disagiate. - Dal punto di vista strutturale l'U.O. di Pediatria deve comprendere almeno le seguenti aree: - Area di accoglimento e pronto soccorso pediatrico, con possibilita' di osservazione temporanea; - sala di medicazione; - D.H.: - degenze differenziate per classi di eta'; - unita' di isolamento, nella misura del 20% dei posti letto; - eventuale degenza chirurgica; - aree accessorie (spazi ludici, cucina di reparto, mensa, aula ecc.); - servizi igienici; - locali per studi professionali, assistenza sociale, ecc.. - Le stanze di degenza dell'area pediatrica sono tendenzialmente a due letti, con possibilita' di offrire ospitalita' ai genitori. - Per quanto possibile deve essere tenuta in considerazione, nelle fasi di ristrutturazione ospedaliera, l'opportunita' che l'area di degenza pediatrica sia limitrofa, o, comunque, ben collegata funzionalmente con l'U.O. di Ostetricia e Ginecologia per favorire i contatti madre-neonato e l'assistenza pediatrica. - L'area di degenza riservata ai neonati-lattanti e bambini in eta' prescolare deve essere distinta da quella riservata ai soggetti piu' grandi ed agli adolescenti. - Al D.H. devono essere riservati spazi dedicati. I bambini con problemi neuropsichici, che necessitano di competenze specialistiche da parte del N.P.I., devono usufruire di un'area dedicata, sebbene funzionalmente collegata all'U.O. pediatrica. Ai neonati che richiedono cure minime o intermedie deve essere dedicata un'area adeguata, in rapporto al numero dei nati/anno (circa 10 - 12 % dei nati necessita di ricovero per patologia neonatale) dotata di locali destinati alla osservazione transizionale, all'allattamento, al prelievo-conservazione del latte. Le U.O. pediatriche che insistono in aree territoriali piccole, tali da non garantire un'afferenza di bambini malati corrispondente ai parametri sopraindicati dovrebbero essere riconvertite in U.O. a ciclo diurno con D.H. ed ambulatori, cioe' vere e proprie U.O. di supporto alla pediatria di libera scelta (P.L.S.) per funzioni di diagnosi e trattamento di malattie croniche, per riabilitazione ecc. Tali U.O. possono soddisfare momentanee esigenze assistenziali risolvibili in poche ore: il dolore addominale di origine funzionale, l'avvelenamento acuto, la crisi di broncospasmo, l'iperpiressia in accertamento, ecc. Questa funzione di filtro tra P.L.S. e U.O. di ricovero risolve un gran numero di problemi acuti riducendo il tasso di spedalizzazione vera e propria e i disagi della famiglia di fronte al ricovero in ospedale distante dal domicilio. Questa configurazione strutturale organizzativa si adatta bene alle esigenze di un'area che non e' in grado di garantire un numero minimo di nati/anno tale da giustificare una presenza pediatrica ospedaliera 24/24 ore. REQUISITI ORGANIZZATIVI L'U.O. di pediatria che rispetta i parametri di area sopra indicati deve essere cosi' articolata sul piano organizzativo: - attivita' di pronto soccorso ed accoglimento 24/24 ore; - assistenza al neonato in sala parto 24/24 ore con garanzia di rianimazione primaria; - cure neonatali minime ed intermedie; - degenza pediatrica articolata per fasce d'eta', per patologia e per livelli di gravita'. Per le condizioni di estrema gravita', sede per sede, devono essere predisposti protocolli concordati con l'area di emergenza e rianimazione pediatrica e generale; - D.H.; - dotazione nell'ambito dell'Azienda di appartenenza (o quanto meno afferenze assistenziali) dei seguenti servizi e U.O.: - servizio di anatomia patologia - servizio di patologia clinica e microbiologia - servizio di diagnostica per immagini (radiologia, ecografia ecc.) - servizio di cardiologia - U.O. di ostetricia e ginecologia - U.O. di chirurgia generale o pediatrica - servizio di terapia intensiva e rianimazione - Nelle realta' in cui la popolazione assistita sia sensibilmente superiore ai requisiti indicati e' necessario che l'Azienda di appartenenza sia funzionalmente collegata ad almeno 3 dei seguenti altri servizi ed afferenze specialistiche: otorinolaringoiatrica, oculistica, terapia riabilitativa, nefrologia, neurologia, urologia. L'U.O. di pediatria deve garantire almeno 400 accessi/anno di D.H. pediatrico e 3000 visite compreso il pronto soccorso pediatrico, oltre ad almeno 5 delle seguenti funzioni ambulatoriali pediatriche: - allergologia, immunologia, - adolescentologia, - broncopneumologia pediatrica, - cardiologia pediatrica - emato-oncologia - gastroenterologia - endocrinologia, diabetologia - genetica clinica - nefro-urologia pediatrica - neonatologia - neuropediatria Un'U.O. cosi' dimensionata garantisce la presenza continuativa 24/24 ore del pediatra e sopporta un carico di lavoro tale da giustificare: - 12 medici ( carico di lavoro 1400 ore/anno/medico) - 4 turni di infermiere pediatriche (oltre alle infermiere coordinatrici) per le degenze - un doppio turno di infermiere pediatriche per D.H. ( se solo diurno) - 2 turni di infermiere pediatriche per i neonati sani nell'arco delle 24 ore - 1 turno di infermiere pediatriche per ambulatorio (modificabile in base al carico di lavoro) - 1-2 unita' di supporto amministrativo Questo tipo di organizzazione ed il corrispondente volume di attivita' e produzione dovrebbe essere caratterizzato da una casistica qualitativamente e quantitativamente sufficiente a garantire: - remunerazione ( in base a D.R.G., prestazioni ambulatoriali, ecc.) sufficiente a pareggiare i costi - aggiornamento professionale medico ed infermieristico tale da offrire garanzie all'utenza - efficienza sostenibile ed efficacia in linea con quanto richiesto dagli standard ALLEGATO 4 REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO INDICATIVI PER LE U.O.O. PEDIATRICHE DI ALTISSIMA SPECIALIZZAZIONE (MALATTIE CRONICHE E DISABILITANTI) I P.L. di altissima specializzazione dovrebbero essere contenuti nel numero di 20/100.000 abitanti 0-17 anni. - A parte dovrebbero essere considerati i centri per l'assistenza alle gravide, ai neonati ed ai bambini HIV sieropositivi o malati, secondo quanto recitano le norme per la lotta all'AIDS. - In rapporto ad analoga popolazione dovrebbero essere previste strutture di alta specialita' chirurgica collegate ai progetti nazionali e regionali di trapianto d'organo, nella misura di 10 P.L./1.000.000 di abitanti d'eta' 0-17 anni. - Le strutture superspecialistiche di cui sopra dovrebbero essere accorpate in complessi ospedalieri e/o universitari e in I.R.C.C.S., organizzati secondo modelli dipartimentali orizzontali, con disponibilita' di servizi centralizzati specificamente orientati all'eta' evolutiva, con particolare riguardo alla diagnostica per immagini, all'anatomia patologica, alla biochimica clinica e alla genetica. - Nelle strutture di II livello dovrebbero essere garantite le seguenti attivita': ricovero per patologie complesse, ricoveri in regime di D.H. e di D.S., ambulatori specialistici. La consulenza per il I livello assistenziale, il coordinamento e l'attuazione di programmi di formazione e di raccolta dei dati epidemiologici, compresi i registri delle malattie croniche degenerative, delle condizioni malformative e delle disabilita' infantili, dovranno coinvolgere direttamente le strutture territoriali attraverso il Distretto e il D.P.. - Particolare attenzione dovra' essere posta affinche' a tutti i livelli operativi e assistenziali i soggetti affetti da malattie disabilitanti possano usufruire di trattamento riabilitativi di corrispondente livello, nel rispetto delle Linee guida predisposte per la piu' corretta offerta di riabilitazione. ALLEGATO 5 REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO INDICATIVI PER L'URGENZA E L'EMERGENZA PEDIATRICA DI III LIVELLO Tali strutture dovrebbero essere identificate, nella programmazione regionale, nella misura di 1/2-3.000.000 di abitanti; tenuto anche conto delle situazioni orogeografiche, potranno eventualmente essere a valenza interregionale per garantire maggiore efficienza ed adeguate competenze professionali. In tali sedi dovra' essere identificata un'area di terapia intensiva pediatrica (possibilmente strutturalmente e funzionalmente limitrofa alla Unita' di terapia intensiva neonatale) dotata di 2 P.L./100.000 abitanti. Per la cura dei bambini gravemente ustionati si rendono necessarie sub-U.O. specificamente dedicate, in misura di 1/7.000.000 di abitanti, con dotazioni strumentali particolari e con servizi appropriati; anche per l'accoglienza dei genitori, annesse alla Unita' di terapia intensiva pediatrica oppure ad un Centro ustioni, ma in ogni caso affidate alla U.O. pediatrica presente nella struttura e che afferisce all'organizzazione dipartimentale dell'area materno-infantile. ALLEGATO 6 REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO INDICATIVI PER LE U.U.O.O. TERRITORIALI, OSPEDALIERE, SEMIRESIDENZIALI E RESIDENZIALI DI NEUROPSICHIATRIA DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA Unita' Operative Territoriali di Neuropsichiatria Infantile (U.O.T. - N.P.I.) In ogni A.S.L. deve essere attivata almeno una U.O.T.-N.P.I. ogni 100.000 abitanti che afferisce ai distretti e opera in stretta connessione con le U.O. di riabilitazione territoriali. Tale U.O.T.-N.P.I. e' coordinata da un medico specialista in Neuropsichiatria Infantile dirigente di 2^ livello coadiuvato da adeguate competenze: medici specialisti in neuropsichiatria infantile, psicologi competenti in eta' evolutiva, terapisti della neuro-psicomotricita' in eta' evolutiva, logopedisti, infermieri, ausiliari sociosanitari, assistenti sociali e personale dei ruoli amministrativi. L'U.O.T.-N.P.I., per quanto attiene ai progetti riabilitativi riferiti al soggetto con disabilita' neuromotoria deve operare in stretta integrazione con l'e'quipe territoriale (e/o ospedaliera) di terapia riabilitativa. Unita' Operative Ospedaliere collocate in ospedali gestiti dalle A.S.L. Il fabbisogno di posti letto di queste U.O. Ospedaliere di N.P.I. e' identificato in 3 ogni 100.000 abitanti di eta' 0-17 anni nelle aree ove non esistono servizi ospedalieri di livello specialistico alto. I posti-letto di degenza ordinaria fanno parte dell'area funzionale omogenea di pediatria, con personale infermieristico in comune. Inoltre devono essere previsti 5 posti letto di D.H. per corrispondente bacino di utenza. Lo specialista in Neuropsichiatria Infantile dirigente 2^ livello, sara' affiancato dai seguenti profili professionali: specialisti in Neuropsichiatria Infantile dirigenti 1^ livello, psicologi competenti in eta' evolutiva, terapisti della neuro-psicomotricita' in eta' evolutiva, logopedisti, tecnici di neurofisiopatologia, assistenti sociali, infermieri e ausiliari sociosanitari (in comune con la Divisione Pediatria), in numero adeguato all'utenza prevista, nonche' da personale dei ruoli amministrativi. Nell'ambito delle aree destinate all'U.O.O. pediatrica devono essere individuati locali di degenza, di ristoro, di studio e di vita comunitaria (per terapie di gruppo, per gioco, ecc.) adeguati alle varie eta', compresa quella adolescenziale. In particolare dovra' essere prevista un'area dedicata alle attivita' ambulatoriali specialistiche, alle indagini elettrofisiologiche e alle terapie riabilitative. Queste ultime, per quanto riguarda la riabilitazione neuromotoria, verranno concordate con l'Unita' di riabilitazione afferente all'A.S.L. (o al distretto). Unita' Operative Ospedaliere ad alta specializzazione inseriti in Policlinici o Aziende Ospedaliere o I.R.C.C.S. Tenuto conto dell'esigenza prioritaria del bambino-adolescente di essere avvicinato quanto piu' possibile alla famiglia, e percio' curato nell'U.O. Ospedaliera di N.P.I. della A.S.L., i posti letto per degenza ordinaria dovranno essere molto limitati a questo livello, in numero in genere pari a 10 posti letto per degenza ordinaria + 10 posti letto per D.H. per milione di abitanti. Lo specialista in Neuropsichiatria Infantile dirigente 2^ livello, verra' affiancato dai seguenti profili professionali: specialisti in Neuropsichiatria Infantile dirigenti 1^ livello, psicologi competenti in eta' evolutiva, terapisti della neuro-psicomotricita' in eta' evolutiva, logopedisti, tecnici di neurofisiologia, infermieri professionali, ausiliari sociosanitari, assistenti sociali, e personale dei ruoli amministrativi. Strutture semiresidenziali, residenziali. Per quanto riguarda le esigenze di residenzialita' afferenti alle funzioni e compiti della neuropsichiatria dell'infanzia, esse possono essere assolte dalle strutture residenziali e semiresidenziali ricomprese nei circuiti assistenziali della cura e della riabilitazione. In tale ambito sono realizzabili anche attivita' di comunita' terapeutica semiresidenziale o residenziale. La comunita' terapeutica semiresidenziale o residenziale attua piani terapeutici per gravi disturbi psichiatrici in preadolescenza e adolescenza in soggetti che necessitano di ospitalita' diurna o a ciclo continuo per periodi di temporaneo soggiorno extradomiciliare, anche in coerenza con il Progetto Obiettivo "Tutela della salute mentale 1998 - 2000 che, negli interventi da compiere, per quanto riguarda l'eta' evolutiva, prevede espressamente "comunita' diurne e residenziali per adolescenti il cui contesto psicologico ed educativo garantisce trattamenti prolungati" e ne definisce l'organizzazione. La comunita' opera in continuita' e in stretto collegamento con la rete dei servizi del distretto. Il fabbisogno di queste strutture e' tendenzialmente pari per le semiresidenziali a 1 ogni 500.000 abitanti e per le residenziali 1 ogni 1.500.000 abitanti per le aree metropolitane o ad alta densita' di popolazione. Per le altre realta' territoriali si demanda alla programmazione regionale, tenuto conto dei programmi di integrazione tra ambito sociosanitario e socio-assistenziale localmente adottati e dell'eventuale opportunita' di aggregazione di strutture semiresidenziali e residenziali anche al fine del contenimento dei costi. Ogni comunita' non dovrebbe ospitare, tendenzialmente, piu' di 10 ragazzi di eta' compresa fra i 10 e i 18 anni. Per le comunita' residenziali a ciclo continuo, diurno e notturno, deve essere praticata una differenziazione, all'interno della struttura, in rapporto al sesso e all'eta': ragazzi di 10-14 anni e di 15-18. Il personale utilizzato per queste strutture, sede per sede, potra' appartenere ai ruoli laureati del Distretto o ad altra area funzionale omogenea; dovranno inoltre essere presi in considerazione i seguenti profili professionali aggiuntivi: educatori, animatori, assistenti sanitarie, assistenti sociali. ALLEGATO 7 REQUISITI E STANDARD DI FABBISOGNO INDICATIVI PER I CONSULTORI FAMILIARI La legge n. 34/96 prevede un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti. Sarebbe opportuno distinguere tra zone rurali e semiurbane (1 ogni 10.000 abitanti) e zone urbane-metropolitane (1 ogni 20.000-25.000 abitanti). Per lo svolgimento delle sue funzioni il consultorio si avvale, di norma, delle seguenti figure professionali : - ginecologo, pediatra, psicologo, dei quali si puo' prevedere un impiego corrispondente al carico di lavoro determinato dalle strategie di interventi di prevenzione e dalla attivita' svolta per l'utenza spontanea; - ostetrica, assistente sociale, assistente sanitario, infermiere pediatrico (vigilatrice di infanzia), infermiere (infermiere professionale); - Devono essere previste, in qualita' di consulenti, altre figure professionali quali il sociologo, il legale, il mediatore linguistico-culturale, il neuropsichiatra infantile, l'andrologo e il genetista presenti nella ASL a disposizione dei singoli consultori. Se a livello di distretto (o per un insieme di distretti) si prevede, come e' auspicabile, la presenza di servizi specialistici ambulatoriali ginecologici, pediatrici, di psicologia clinica e di psicoterapia, gli stessi operatori consultoriali potrebbero essere impegnati anche in detti servizi, per il completamento dell'orario, al fine di una migliore continuita' assistenziale. Nella rete degli ambulatori ginecologici afferenti all'organizzazione dipartimentale Aziendale, sia a livello distrettuale, sia a quello ospedaliero, dovrebbero essere previsti i servizi di colposcopia e di ecografia, disponibili alle segnalazioni provenienti dal consultorio. Il Consultorio Familiare deve essere facilmente raggiungibile e possibilmente in sede limitrofa ai servizi sanitari e socio assistenziali del distretto, preferibilmente a pianoterra e senza barriere architettoniche, in ambienti accoglienti, nel rispetto della normativa per l'edilizia sanitaria e delle diverse esigenze della popolazione di ogni eta' maschile e femminile, in particolare dei bambini e degli adolescenti. Considerate le varie afferenze e le tipologie di intervento il Distretto dovra' predisporre del set di attrezzature adeguati per le attivita' specifiche e generali del consultorio e dovra' altresi' identificare, ai fini della rendicontazione correlata all'attribuzione del budget di finanziamento, il centro di costo competente. Abbreviazioni e sigle utilizzate nel testo A.D.I.: Assistenza Domiciliare Integrata A.F.D.: Abilitazione alle Funzioni Direttive A.F.O.: Area Funzionale Omogenea A.S.L.: Azienda Sanitaria Locale C.F. :: Consultorio Familiare D.E.A.: Dipartimento Emergenza e Assistenza D.H.: Day Hospital D.L.vo: Decreto Legislativo D.M.: Decreto Ministeriale D.P.: Dipartimento della Prevenzione D.P.R.: Decreto del Presidente della Repubblica D.R.G.: Diagnostic Related Group D.S.: Day Surgery E.E.G.: Elettroencefalogramma E.G.: Epoca Gestazionale E.M.G.: Elettromiografia FiO2: Frazione inspiratoria di ossigeno Hb: Emoglobina Htc: Ematocrito I.R.C.C.S.: Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico M.M.G.: Medico di medicina generale N.P.I.: Neuropsichiatria Infantile O2: Ossigeno P.A.: Pressione Arteriosa PaO2: Pressione parziale arteriosa di ossigeno P.C.: Pediatria di Comunità P.L.: Posti Letto P.L.S.: Pediatra (Pediatra) di Libera Scelta P.S.N.: Piano Sanitario Nazionale P.S.R.: Piano Sanitario Regionale PtCO2: Pressione parziale di ossigeno transcutanea R.N.M.: Risonanza Magnetica Nucleare SaO2: Saturazione arteriosa di ossigeno S.S.N.: Servizio Sanitario Nazionale S.T.A.M.: Servizio Trasporto Assistito Materno S.T.E.N.: Servizio Trasporto Emergenza Neonatale T.A.C.: Tomografia Assiale Computerizzata T.I.N.: Terapia Intensiva Neonatale U.O.: Unità Operativa U.O.N: Unità Operativa di Neonatologia U.O.N-PN: Unità Operativa di Neonatologia e Patologia Neonatale U.O.N-PN-UTIN: Unità Operativa di Neonatologia e Patologia Neonatale - Unità di Terapia Intensiva Neonatale U.O. P-AN: Unità Operativa di Pediatria e Assistenza Neonatale U.O.O.: Unità Operativa Ospedaliera U.O.O, NPIA: Unità Operativa Ospedaliera di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza U.O.T.: Unità Operativa Territoriale U.O.T.- NPIA : Unità Operativa Territoriale di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza U.S.L.: Unità Sanitaria Locale U.T.I.N. Unità di Terapia Intensiva Neonatale V.C.N.: Velocità di conduzione del nervo