(all. 1 - art. 1)
   Malattia  di  Creutzfeldt-Jakob  in Italia: norme per l'assistenza
dei   pazienti   e   per  il  controllo  dell'infezione  in  ambiente
ospedaliero
   1. Introduzione.
   La  malattia  di  Creutzfeldt-Jakob  (MCJ)  e'  una rara patologia
degenerativa   del   sistema   nervoso   centrale  ad  esito  fatale,
caratterizzata   da   demenza   rapidamente   ingravescente  e  segni
neurologici  focali.  Oltre  alla MCJ appartengono alle Encefalopatie
Spongiformi      Trasmissibili      (EST)      la     sindrome     di
Gerstmann-Sträussler-Scheinker  (GSS),  l'insonnia  fatale  familiare
(FFI)  e  il  kuru,  una forma un tempo epidemica tra gli indigeni di
lingua Fore dell'isola di Papua-Nuova Guinea ed oggi quasi scomparsa.
Anche  gli  animali  possono  essere colpiti dalle EST: le forme piu'
conosciute   sono   la   scrapie  che  colpisce  pecore  e  capre,  e
l'encefalopatia spongiforme bovina (BSE).
   Nel  1996  e'  stata  descritta  una variante della MCJ (vMCJ) nel
Regno   Unito   e   in  Francia  causata  dall'esposizione  dell'uomo
all'agente della BSE.
   Le  EST  dell'uomo  e  degli  animali sono trasmissibili, mediante
inoculazione di tessuto infetto, ad una grande varieta' di animali di
laboratorio  (primati,  felini,  ruminanti,  roditori)  dopo un lungo
periodo di incubazione che puo' durare da alcuni mesi a diversi anni.
   L'evento  patogenetico  fondamentale delle EST e' costituito dalla
formazione e accumulo, a livello cerebrale, di una proteina amiloidea
caratteristica  denominata PrPsc (sc da scrapie, dove e' stata per la
prima  volta  isolata).  Questa  proteina  deriva  da  un  precursore
fisiologico,  chiamato  PrPc  (c  da  cellulare), che e' identico per
sequenza  amminoacidica e modificazioni post-traduzionali alla PrPsc,
ma  che  ne  differisce  per struttura secondaria. I meccanismi della
conversione  patologica  della  PrP ma, soprattutto, la natura stessa
dell'agente  infettivo  responsabile dell'evento patologico rimangono
sconosciuti.
   Le  EST  dell'uomo  sono  ubiquitarie  e  i  dati  disponibili non
sembrano   suggerire   l'ipotesi   di  clusters  spazio-temporali  ad
eccezione  di  aggregazioni  di  casi familiari. Fa eccezione la vMCJ
che, ad oggi, e' stata riscontrata solo in Gran Bretagna, Francia, ed
Irlanda.
   L'aggiornamento sul numero di decessi per MCJ con diagnosi certa o
probabile  in  Italia  e' disponibile sul sito Internet dell'Istituto
Superiore di Sanita' (www.iss.it).
   La  MCJ  puo'  presentarsi  in  forma  sporadica, familiare o come
conseguenza  di  trasmissione accidentale (forma iatrogena) da uomo a
uomo in seguito a procedure di carattere medico.
   2. La MCJ sporadica
   La  forma  sporadica  della  MCJ puo' essere preceduta da una fase
prodomica con sintomi aspecifici quali, ad esempio, astenia e perdita
di  peso.  Il  quadro  clinico d'esordio e' rappresentato in circa la
meta'  dei  casi da deterioramento mentale, nel 40% dei casi da segni
neurologici  a  focolaio  e,  nel  restante  dei casi, da entrambe le
manifestazioni cliniche.
   Il   deterioramento   mentale   puo'   manifestarsi  con  disturbi
cognitivi,   soprattutto   deficit   mnesici,   o  con  modificazioni
comportamentali.
   I  segni  neurologici  d'esordio  piu'  frequenti  sono  di natura
cerebellare,  quali  per esempio l'atassia della marcia ed i disturbi
dell'equilibrio,  o  visivi,  come  il  nistagmo,  la  diplopia  e le
allucinazioni  visive.  Nel  5%  dei  casi  l'esordio e' improvviso o
rapidamente  progressivo  tanto  da  simulare  un  disturbo vascolare
cerebrale  o un tumore cerebrale. Nella fase di stato si associano ad
un deterioramento mentale rapidamente progressivo, mioclonie, tremori
ed   altri  movimenti  involontari,  segni  cerebellari,  piramidali,
extrapiramidali  o  visivi.  Nella  fase  terminale della malattia si
assiste  ad  un peggioramento dei sintomi descritti, alla comparsa di
crisi  epilettiche, stato di mutismo acinetico, rigidita' decorticata
e  coma,  con  un  decesso  che usualmente sopraggiunge per infezioni
respiratorie o sistemiche.
   La  sopravvivenza  media  e' di circa 4-5 mesi, ma alcuni pazienti
possono  rimanere in vita in uno stato semi-vegetativo per piu' di un
anno. L'assenza di conoscenze relative alle modalita' di trasmissione
naturale  della  malattia  assieme  alla mancanza di test diagnostici
hanno  impedito  di  determinare  il  tempo  di incubazione della MCJ
sporadica.  L'analisi  dei fattori che influenzano la probabilita' di
sviluppare  la  MCJ  sporadica non puo' prescindere dalla valutazione
della componente genetica. Tra i fattori genetici coinvolti, un ruolo
fondamentale  e' svolto dal gene della PrP (chiamato PRNP nell'uomo).
Il polimorfismo al codone 129 del gene PRNP regola la suscettibilita'
alla   malattia.   Nella   popolazione   generale  questo  codone  e'
polimorfico  e produce due varianti alleliche, che codificano per gli
amminoacidi  metionina  e  valina  nella  posizione 129 della PrP. La
distribuzione del genotipo al codone 129 nelle popolazioni caucasiche
dimostra  che  circa  il  40%  degli  individui  e'  omozigote per la
metionina,  il  50%  e' eterozigote (metionina/valina) ed il restante
10%  circa  e'  omozigote  per  la valina. Questi valori differiscono
significativamente  da quelli che si ritrovano tra i pazienti affetti
da  MCJ  sporadica,  nei  quali  il  70-80% dei casi e' omozigote (in
alcuni  studi  e'  riportato  solo un eccesso per metionina mentre in
altri sia per metionina che valina).
   2.1 Le modalita' diagnostiche
   La  diagnosi  clinica  di MCJ si puo' effettuare con un livello di
affidabilita' piuttosto elevato in pazienti di eta' compresa tra i 50
ed  i  70 anni affetti da demenza rapidamente ingravescente con segni
neurologici  a  focolaio.  La  diagnostica differenziale della MCJ si
deve  porre  con  una serie di altre patologie neurologiche a diversa
etiopatogenesi,  tra  cui  la  malattia  di  Alzheimer,  la  Paralisi
Sopranucleare    Progressiva    (PSP),    le   sindromi   cerebellari
paraneoplastiche,  alcune  forme  di  encefaliti  e  di encefalopatie
tossico-metaboliche  (per  esempio, l'encefalopatia da intossicazione
da sali di litio).
   I  seguenti  esami  sono di grande utilita' per porre una corretta
diagnosi in vita:
   2.1.1. EEG
   Le  anomalie  EEG  caratteristiche  della  MCJ  sono  i  complessi
periodici  trifasici  punta-onda (1-2 cicli al secondo) che pero' non
sono  costanti  durante  l'intera  fase  clinica. Infatti, nella fase
iniziale  della  malattia,  le  anomalie presenti possono essere onde
delta  angolari  o  puntute  di  1,5-2,5  cicli  al secondo, mentre i
complessi periodici precoci sono discontinui, diffusi o lateralizzati
associati  a  brevi  sequenze  theta-delta. Nella fase di stato della
malattia,  in  genere  entro  la dodicesima settimana dall'inizio dei
segni  clinici,  compaiono i complessi periodici tipici diffusi, piu'
stabili,  spontanei  o evocati da stimoli. Nella fase terminale sia i
complessi  periodici che l'attivita' di fondo si riducono in ampiezza
e  rallentano  Di  solito  l'ECG  e'  tipico in tutti gli stadi della
malattia,  alterazioni  simili a quelle riscontrate nella MCJ possono
essere comunque presenti anche in altre condizioni morbose.
   Appare   dunque   importante,  per  un  corretto  uso  diagnostico
dell'EEG,  eseguire  registrazioni  seriali  durante  il  corso della
malattia e con opportune stimolazioni.
   2.1.2. Liquido cefalorachidiano (LCR)
   Il  LCR  di  pazienti  con  MCJ  non  contiene  di  norma  cellule
infiammatorie.  In  un  terzo dei casi si nota un lieve aumento delle
proteine  (0.5-1g/l).  Non  si notano bande oligoclonali. La proteina
prionica   di   tipo  patologico  non  e'  rilevabile  con  i  metodi
disponibili.
   L'identificazione mediante western blot della proteina 14-3-3 (una
proteina  citoplasmatica  neuronale  non  correlata  alla  PrP) e' di
grande  aiuto  per confermare il sospetto clinico di MCJ. Questo test
puo'  essere  eseguito  facilmente  a  partire  da  volumi ridotti di
liquido  cefalorachidiano,  ma  e' importante che il campione non sia
ematico.
   E' importante ricordare che vi sono alcune patologie neurologiche,
oltre  alla  MCJ,  che  possono  occasionalmente  dare  una  risposta
positiva  al  test  della  14-3-3,  tra  cui  le  encefaliti  virali,
l'infarto  cerebrale  acuto, alcune encefalopatie metaboliche, tumori
cerebrali e l'encefalopatia paraneoplastica.
   Pertanto,  questo test non dovrebbe essere eseguito di routine per
escludere  la MCJ, ma solo in quei casi in cui vi sia una ragionevole
possibilita'  di MCJ. In questi pazienti la presenza della 14-3-3 nel
liquido cefalorachidiano ha un alto valore predittivo positivo (97%).
   Altri    marker    liquorali    di    danno   cerebrale   (enolasi
neuronale-specifica,  S100b, proteina tau) sono presenti nei pazienti
con  MCJ,  ma  la loro utilita' a fini diagnostici deve essere ancora
validata.
   2.1.3. Indagini neuroradiologiche
   La  risonanza  magnetica  (RM)  del  cranio puo' mostrare segni di
atrofia.  Nella  maggior  parte  dei  casi  non si notano alterazioni
focali. Tuttavia, recenti studi hanno evidenziato in circa il 70% dei
casi  delle  modificazioni  simmetriche dell'intensita' del segnale a
livello del putamen e del nucleo caudato nelle immagini T2 pesate. La
tecnica FLAIR facilita l'identificazione di queste alterazioni.
   La tomografia assiale computerizzata (TAC) e' di solito normale; a
volte  si  notano segni di atrofia, specie in pazienti con un decorso
prolungato della malattia.
   La  PET  e la SPECT sono state eseguite solo in un numero limitato
di  casi e pertanto l'utilita' diagnostica di queste procedure non e'
ancora chiara.
   2.1.4. Esame neuropatologico
   La   certezza  diagnostica  per  la  MCJ,  tuttavia,  puo'  essere
raggiunta   solo   in  seguito  a  riscontro  autoptico  con  l'esame
istologico  del  cervello  o  con  l'identificazione  della PrPsc nel
tessuto cerebrale congelato mediante western blot.
   Le  lesioni  istologiche  della MCJ sono limitate al SNC e sono di
natura  degenerativa. La lesione istologica piu' caratteristica e' la
spongiosi del neuropilo. Questa si apprezza soprattutto nelle sezioni
colorate all'ematossilina-eosina e si caratterizza per la presenza di
vacuoli    di   piccole   dimensioni,   raramente   confluenti,   non
pericellulari  e  diffusi  nel  neuropilo  a  livello delle strutture
grigie  corticali  e  sottocorticali,  nello  strato  molecolare  del
cervelletto  e, nella forma "panencefalopatica" della malattia, anche
nella sostanza bianca. La perdita neuronale e' molto variabile, ma in
genere  tende  ad  essere  piu'  severa  nei  casi  di  lunga durata.
L'attivazione  e proliferazione della glia (astrociti e microglia) e'
un  reperto costante ed e' presente sia nella corteccia cerebrale che
nelle   strutture   sottocorticali,  soprattutto  nel  talamo  e  nel
cervelletto.  In  circa il 10% dei casi di MCJ sporadica si osservano
depositi  di  proteina  PrPsc  sotto forma di placche di amiloide. Le
placche  possono assumere varie forme, tipo kuru con centro pallido e
margine stellato oppure essere piccole e irregolari. Sono localizzate
piu' frequentemente nella corteccia cerebellare, ma anche presenti in
quella  cerebrale,  nei  nuclei  della base, nel tronco e nel midollo
spinale.
   La  diagnosi  di  certezza  puo'  ottenersi  anche  con la biopsia
cerebrale,  ma  tale esame, se effettuato solamente per confermare la
diagnosi  di  MCJ  e  non per escludere altre patologie eventualmente
aggredibili  terapeuticamente,  viene  sconsigliato, in quanto spesso
provoca  un  rapido  peggioramento clinico e non aggiunge nulla ad un
esame che potrebbe essere comunque svolto post-mortem.
   3. Le forme familiari
   Le  forme  familiari  rappresentano  il  10-15%  dei  casi  di EST
dell'uomo  e,  in  genere, sono piu' difficilmente trasmissibili agli
animali  di  laboratorio  delle forme sporadiche. La MCJ familiare e'
legata  a  mutazioni  puntiformi  del  gene  PRNP.  Le mutazioni piu'
frequenti  in Italia sono quelle al codone 200 e 210. La mutazione al
codone  200  si presenta con una sintomatologia simile a quella della
forma  di  MCJ sporadica ma con un esordio piu' precoce. Questa forma
e' stata legata a vari clusters temporo-spaziali in Cile, Slovacchia,
Italia  e  tra  gli  ebrei  libici  in Israele. Anche la mutazione al
codone 210 si presenta con un quadro di MCJ classico. Questa forma e'
stata  finora  descritta in oltre 30 famiglie italiane apparentemente
non correlate.
   Nella  forma familiare di MCJ in cui la mutazione al codone 178 e'
associata   con   la   valina   in  posizione  129,  si  osserva  una
sintomatologia tipica di MCJ, ma con un esordio piu' precoce (intorno
ai  45 anni), una maggiore durata della malattia e l'assenza in quasi
tutti  i  casi  di  attivita'  periodica  EEGrafica. Quando la stessa
mutazione  segrega  con  la  metionina  al  codone 129 la malattia si
manifesta  come  FFI,  ed e' caratterizzata da insonnia, disturbi del
sistema nervoso autonomo, disturbi motori e cognitivi. In Italia sono
state  descritte  le prime famiglie affette da FFI, ma, fino ad oggi,
non sono stati identificati casi di MCJ legati alla mutazione 178.
   La  GSS si manifesta solo in forma familiare ed e' sempre legata a
mutazioni  del  gene  PRNP.  La  mutazione  piu' frequente, e l'unica
identificata  in  Italia,  e'  quella  al  codone  102.  Nei soggetti
portatori  di questa mutazione la malattia compare intorno ai 50 anni
con  una  atassia  cerebellare  cronica  cui si associano altri segni
clinici   quali   la   demenza,   il  mioclono  e  disturbi  di  tipo
pseudobulbare.  La  durata media della malattia e' intorno ai 5 anni.
L'esame EEGrafico non mostra di solito la caratteristica periodicita'
che  si  osserva  nei  casi  di MCJ. Le caratteristiche cliniche sono
tuttavia  molto  variabili  anche tra i soggetti affetti della stessa
famiglia.
   Oltre  alle mutazioni puntiformi, sono state anche descritte delle
inserzioni  di  differente  lunghezza (da 2 a 9 octapeptidi) del gene
PRNP che sono associate sia alla MCJ che alla GSS. In questi pazienti
la  malattia  ha  un  esordio precoce, una lunga durata, e una grande
eterogeneita'  clinica  anche  tra  i  soggetti affetti di una stessa
famiglia.
   Le   forme   familiari   sono  diagnosticabili  in  vita  mediante
l'identificazione   delle   mutazioni   del   gene  PRNP  (enzimi  di
restrizione,  sequenza diretta del gene) eseguito sul DNA estratto da
un  semplice prelievo di sangue del paziente. In considerazione della
scarsa  penetranza di alcune mutazioni, si consiglia l'esecuzione del
test genetico anche in quei soggetti con anamnesi familiare negativa.
Il  test  genetico  deve  essere eseguito solo dopo aver ottenuto dal
paziente o da chi ne fa le veci il consenso informato scritto.
   4. La MCJ iatrogena
   Questa  forma  e' dovuta a trasmissione accidentale della malattia
da uomo a uomo attraverso procedure mediche: terapia con ormone della
crescita  di  origine  estrattiva, impianto di dura mater in corso di
interventi   neurochirurgici,   trapianto   di   cornea  (rarissimo),
interventi  neurochirurgici con ferri non correttamente sterilizzati.
Il  tempo  di incubazione nella MCJ iatrogena varia da un minimo di 1
anno  (casi dovuti ad infezione tramite strumenti neurochirurgici) ad
un  massimo  di  30  anni  (in  seguito  a  terapia  con ormone della
crescita).
   Nella  forma  di  MCJ  iatrogena l'esordio clinico e' generalmente
caratterizzato  da segni cerebellari e, in misura minore, da disturbi
visivi,  mentre  il  deterioramento  mentale e le mioclonie compaiono
solo nei mesi successivi. Il tipico periodismo EEGrafico e' raramente
presente.  Nei  casi  iatrogeni  dovuti  ad  inoculazione accidentale
dell'agente  infettivo  direttamente  nel  sistema  nervoso  centrale
(attraverso    strumenti   neurochirurgici   o   elettrodi   per   le
registrazioni    EEGrafiche    stereotassiche    non    correttamente
sterilizzati)  la sintomatologia clinica e' simile a quella della MCJ
sporadica  e  pertanto  il  deterioramento  mentale  predomina  sulla
sintomatologia cerebellare.
   In  Italia  sono  stati  osservati  solo  casi di MCJ iatrogena in
seguito ad impianto di dura mater (ad oggi, 4 casi).
   5. La variante della Malattia di Creutzfeldt-Jakob (vMCJ)
   Nella  primavera  del  1996  sono  stati  descritti dieci soggetti
affetti  da  una  variante di MCJ nel Regno Unito. Al 05/07/01 questa
variante e' stata riscontrata in 102 soggetti nel Regno Unito, 3 casi
in  Francia,  ed  un caso in Irlanda. La vMCJ si discosta dalla forma
classica di MCJ per la durata della malattia superiore ai sei mesi, e
le   caratteristiche   cliniche   di  esordio  di  tipo  psichiatrico
(depressione,  ansieta', apatia, illusioni). La sintomatologia evolve
nei mesi successivi con una atassia della marcia, disturbi sensoriali
di  tipo  dolorifico  (che  non  si osservano nella forma sporadica),
movimenti   involontari   (mioclono,  corea,  distonie),  progressivo
deterioramento  intellettivo,  e  mutismo  acinetico  con  un  quadro
neurologico   franco   sostanzialmente   non  dissimile  dalla  forma
sporadica  della  malattia.  Fondamentale  per la diagnosi clinica di
vMCJ  e' l'esecuzione della risonanza magnetica del cranio che mostra
nelle  immagini  T2 pesate una iperintensita' bilaterale di segnale a
livello  del  pulvinar,  il  tracciato EEGrafico che non evidenzia il
caratteristico  periodismo della forma sporadica, e la presenza della
PrPsc  nel tessuto tonsillare bioptico. Quest'ultimo esame, tuttavia,
non  deve  essere  eseguito  di routine, ma solo in quei pazienti che
hanno caratteristiche cliniche ed EEG compatibili con la vMCJ, ma nei
quali  la  risonanza magnetica non mostra l'iperintensita' bilaterale
del   pulvinar.  La  presenza  della  proteina  liquorale  14-3-3  e'
incostante.  L'analisi  del  gene  PRNP  non  ha  identificato alcuna
mutazione  ne'  altre  alterazioni di rilievo (inserzioni, delezioni)
mentre  tutti i casi sono risultati omozigoti per metionina al codone
polimorfico 129 del gene PRNP.
   La maggior parte dei casi di vMCJ sono stati descritti in pazienti
giovani  (tra i 15 ed i 30 anni) senza distinzione di sesso. Tuttavia
la  malattia  puo' colpire a qualsiasi eta' (il paziente piu' anziano
aveva 74 anni).
   Anche   nel   caso   della   vMCJ  la  diagnosi  viene  confermata
esclusivamente  dall'esame  neuropatologico  che  dimostra numerose e
diffuse  placche  amiloidee  tipo kuru circondate da vacuoli (placche
floride), spongiosi del neuropilo soprattutto nei gangli della base e
nel  talamo  e  una  forte  positivita' immunocitochimica alla PrPsc,
specialmente  a livello cerebellare. In aggiunta alla neuropatologia,
l'analisi  molecolare  e'  in  grado  di  differenziare il pattern di
glicosilazione   della   PrPsc  della  vMCJ  da  quello  delle  forme
sporadiche.
   6.  Materiali  biologici a rischio per la trasmissione dell'agente
della MCJ (allegato 1)
   -  Cervello,  midollo spinale, occhio e tonsille contengono i piu'
alti livelli di infettivita';
   -   Liquido   cefalorachidiano,   polmone,  fegato,  rene,  milza,
linfonodi  e,  probabilmente la placenta, contengono bassi livelli di
infettivita';
   -  Cuore,  muscolo scheletrico, nervo periferico, tessuto adiposo,
tessuto  gengivale, intestino, surrene, tiroide, prostata, testicolo,
saliva,   secrezioni   ed   escrezioni,  non  contengono  livelli  di
infettivita' misurabili.
   -  Per  quanto  riguarda  il rischio legato al sangue non e' stato
dimostrato che le trasfusioni di sangue intero o l'uso di emoderivati
trasmettano  la  MCJ  sporadica.  Gli  studi epidemiologici non hanno
individuato  un  singolo  evento in cui la MCJ sia stata trasmessa in
seguito   a   trasfusione   di  sangue  o  emoderivati  e  non  hanno
evidenziato,  tra  i  pazienti  affetti da MCJ, un numero maggiore di
trasfusioni  o  di  somministrazioni  di  emoderivati  rispetto  alla
popolazione di controllo. Inoltre, tra gli emofiliaci (popolazione ad
alto  rischio  di  infezioni trasmesse attraverso emoderivati) non e'
mai   stata   diagnosticata  la  MCJ.  Tuttavia,  poiche'  gli  studi
epidemiologici  finora  effettuati  non  sono  cosi'  estesi da poter
statisticamente  concludere  che il rischio di trasmissione della MCJ
attraverso  il  sangue e i suoi derivati sia nullo, e poiche' vi sono
evidenze  sperimentali (trasmissione intracerebrale nei roditori) che
il sangue, o alcuni componenti di esso, siano in grado di trasmettere
l'agente della MCJ, non si puo' completamente escludere il rischio di
trasmissione da uomo a uomo attraverso il sangue o i suoi derivati.
   Nei  casi  di vMCJ e' possibile che i tessuti a rischio siano piu'
numerosi  in  funzione  di  un  maggiore  coinvolgimento  del tessuto
linforeticolare. E' attualmente in corso di valutazione il rischio di
trasmissione  di  vMCJ attraverso le trasfusioni di sangue o l'uso di
emoderivati.  A  livello precauzionale, in Italia come in altri paesi
europei  ed  extra-europei,  sono  esclusi  dalla donazione di sangue
coloro  che  abbiano soggiornato nel Regno Unito dal 1980 al 1996 per
piu' di 6 mesi, anche non consecutivi.
   7. Rischio occupazionale
   Attualmente  non vi sono evidenze epidemiologiche di contrarre una
malattia   occupazionale   legata   alla   MCJ.   Un  recente  studio
caso-controllo  svolto  in Europa non ha messo in evidenza un rischio
relativo  significativamente  diverso  per  il personale sanitario di
sviluppare  la  MCJ rispetto alla popolazione di controllo. Tuttavia,
alcuni  casi  di  MCJ  sono  stati  descritti in medici, infermieri e
tecnici di laboratorio per i quali e' stato ipotizzato un'esposizione
professionale all'infezione.
   Nella  maggioranza  dei  casi  non  sono  necessarie precauzioni e
procedure  diverse  da  quelle abitualmente adottate nei confronti di
altri  pazienti  per  prevenire eventuali rischi di infezione (Titolo
VIII,  Allegati  XI  e  XII  D.L.vo 626/94). Tuttavia le categorie di
lavoratori  a  rischio di contatto con tessuti potenzialmente infetti
provenienti  da  pazienti con sospetto clinico di MCJ o da soggetti a
rischio  di sviluppare la MCJ dovrebbero essere adeguatamente formati
ed  informati  allo scopo di adottare apposite misure di protezione e
prevenzione di tipo collettivo e/o individuale.
   Per  soggetti a rischio si intendono individui apparentemente sani
( o con altra patologia non neurologica) che siano stati trattati con
ormoni  di  crescita  ipofisari  umani  di  tipo estrattivo o abbiano
subito  un  impianto di dura madre di origine umana o bovina. Sono da
considerare  a  rischio  anche coloro che presentino all'anamnesi una
familiarita' per MCJ, GSS o FFI (genitori/fratelli/nonni/zii).
   8. Rischi nosocomiali
   In  ambito  clinico le procedure per ridurre il potenziale rischio
di infezione vengono riferite ad atti da compiere su tutti i pazienti
in  cui  vi  sia  anche  solo  il  sospetto clinico di MCJ o sindromi
correlate  ed  in  soggetti a rischio di sviluppare la malattia (vedi
nota  al  capitolo  "Rischio  occupazionale"  per  la  definizione di
soggetti  a  rischio);  tali  procedure comprendono anche appropriate
misure  di  decontaminazione  dei dispostivi utilizzati per procedure
invasive  o  per  esami  autoptici. Si propone il diagramma di flusso
allegato 2 quale strumento utile nel percorso decisionale riguardo il
trattamento di dispositivi e strumentario.
   Una  accurata  anamnesi per identificare i soggetti a rischio deve
essere  condotta  prima  di  ogni procedura invasiva interessante gli
organi a rischio (cervello, midollo spinale, occhi e tonsille).
   8.1. Gestione dei pazienti nei reparti di degenza
   -  I normali contatti con un paziente con MCJ non rappresentano un
rischio  per  il  personale  medico  e paramedico, i parenti e per la
comunita'.  Non  e' necessario porre i pazienti con MCJ in un reparto
di  isolamento;  essi  possono  essere  assistiti  presso  un normale
reparto  di  degenza  senza  particolari  precauzioni  oltre a quelle
abitualmente  adottate  nei confronti di altri pazienti per prevenire
eventuali  rischi  di  infezione.  La  gravita'  della  malattia e la
comparsa  di  eventuali  disturbi  comportamentali  rendono  tuttavia
opportuno  il  ricovero  di  questi  pazienti  in camere singole e la
costante   presenza   dei   familiari.  Inoltre,  data  la  crescente
attenzione  dell'opinione  pubblica  a questa malattia, e' necessario
adottare  speciali  misure  per garantire la "privacy" del paziente e
dei suoi familiari.
   L'assistenza   di  questi  pazienti  non  richiede  l'adozione  di
particolari  procedure  di  prevenzione, se non quelle previste nelle
precauzioni standard.
   -  Le lenzuola usate o contaminate con escrezioni sono rimosse dal
letto,   lavate  ed  asciugate  in  accordo  con  le  correnti  norme
ospedaliere.
   -  Per  la somministrazione di farmaci per via parenterale e per i
prelievi di sangue vengono adottate le normali precauzioni standard.
   -  Sangue  e  liquidi biologici accidentalmente versati in reparto
sono  rimossi  con  materiale  assorbente, la superficie disinfettata
(vedi  "Procedure di decontaminazione") e qualsiasi rifiuto eliminato
per incenerimento.
   -  In  caso di pazienti con piaghe da decubito le medicazioni sono
eseguite seguendo le abituali precauzioni standard.
   - In caso di incidenti con aghi o contaminazione di ferite cutanee
con  sangue o liquidi corporei si dovrebbe provocare il sanguinamento
della  parte  esposta,  seguito  da  pulizia con acqua calda saponata
(evitando abrasioni), risciacquo, asciugatura e copertura della parte
con   bendaggio   impermeabile   o  ulteriore  eventuale  trattamento
appropriato al tipo di ferita. In caso di schizzi negli occhi o sulla
bocca, questi dovrebbero essere irrigati abbondantemente. L'incidente
deve  essere  segnalato  in  accordo  a quanto indicato nell'art. 84,
commi 2,3, D. L.vo 626/94.
   -  Nessuna precauzione particolare e' raccomandata per la gestione
nei reparti di degenza dei soggetti a rischio di sviluppare la MCJ.
   8.2 Raccolta ed identificazione dei campioni
   - I campioni bioptici e liquorali di pazienti con sospetto clinico
di MCJ o di soggetti a rischio sono prelevati da personale competente
ed informato del rischio connesso a tali operazioni.
   - Il personale deve indossare l'abbigliamento protettivo: camice o
tuta  impermeabile,  doppi guanti, maschera, e occhiali di protezione
monouso.
   -  I  campioni devono essere identificati con l'etichetta "Rischio
Biologico".
   -  Le  provette non devono essere contaminate all'esterno e devono
essere inviate nell'apposito imballaggio di protezione previsto dalla
normativa  vigente  [Circolare n. 16 del 20 luglio 1994 del Ministero
della   Sanita'  "Spedizione  di  materiali  biologici  deperibili  e
potenzialmente infetti"].
   8.3 Diagnostica di laboratorio
   -  Particolare  cura  deve  essere posta nell'evitare inoculazioni
accidentali o ferite nella preparazione dei campioni.
   -  Ove  possibile, dovrebbe essere utilizzata attrezzatura manuale
monouso; gli strumenti o loro parti contaminati da campioni ad alto o
basso  livello  di  infettivita'  dovrebbero essere eliminati tramite
incenerimento  o  opportunamente  decontaminati  (vedi  "Procedure di
decontaminazione").
   -  Sangue,  urine,  feci, espettorato di soggetti a rischio giunti
per  le indagini cliniche di routine e che non sono stati contaminati
da  tessuto  nervoso, possono essere trattati con procedure standard.
Qualora  fosse  necessario  ricorrere ad apparecchiature automatiche,
deve  essere  tenuto presente il potenziale rischio di contaminazione
residua  che  deve  essere affrontato in maniera adeguata prima della
manutenzione dello strumento.
   -   In  caso  di  inapplicabilita'  delle  procedure  standard  di
decontaminazione,  ad  es.  microscopi, l'apparecchiatura deve essere
regolarmente  pulita  al  fine  di  evitare  l'accumulo  di materiale
potenzialmente contaminato.
   - Per i campioni destinati all'esame neuropatologico, le procedure
di  sicurezza  per  gli operatori e le corrette modalita' tecniche di
esecuzione  del  prelievo,  del  trattamento  e  della  conservazione
dell'encefalo   per  le  diverse  tecniche  di  indagine  diagnostica
morfologica  e  molecolare  sono  stati  compiutamente illustrati nel
Documento del Consiglio Superiore della Sanita' del 25 settembre 1996
e successive, eventuali modifiche e integrazioni, a cui si rimanda.
   -  Gli  Istituti  Universitari  non  dovrebbero utilizzare a scopo
didattico materiale proveniente da pazienti con sospetto di MCJ.
   8.4 Procedure in soggetti deceduti per MCJ
   Non  e'  previsto  alcun  trattamento  particolare  per le persone
decedute a seguito di MCJ.
   8.5 Esami clinici ed interventi chirurgici
   -  Per  gli  esami  clinici  non invasivi (ad es. esami RX) non e'
necessario seguire particolari precauzioni.
   Sebbene  il  rischio  di  trasmissione dell'infezione nel corso di
esami  clinici  invasivi  ed  interventi  chirurgici sia generalmente
considerato minimo, e' bene adottare le seguenti precauzioni:
   - Il personale deve indossare l'abbigliamento protettivo: camice o
tuta  impermeabile,  doppi guanti, maschera, e occhiali di protezione
monouso.
   -  Quando  la  procedura  diagnostica  (ad  es.  rachicentesi)  e'
eseguita  al  letto  del  malato,  deve  essere assicurata una pronta
disinfezione  dell'ambiente  in  caso  di  contaminazione con liquido
cefalorachidiano.
   - Quando possibile l'intervento chirurgico deve essere pianificato
in  tempo  utile  per  rifornirsi della strumentazione necessaria che
potrebbe  non  essere  quella  utilizzata  abitualmente. E' opportuno
collocare  il  paziente  per  ultimo  nella  lista  operatoria  della
giornata  per permettere un'adeguata decontaminazione delle superfici
della  sala prima della successiva sessione. E' opportuno coinvolgere
il  minor  numero  di  personale  sanitario.  Non  dovrebbero  essere
esercitate   altre   discriminazioni.  Si  consiglia  di  evitare  la
contaminazione  della  sala  operatoria,  mediante  l'uso  di teli di
plastica monouso. Le superfici che eventualmente venissero a contatto
con materiale biologico dovranno essere adeguatamente decontaminate.
   -   Le   procedure   odontoiatriche  che  prevedono  contatto  con
terminazioni nervose (ad esempio, terapia endocanalare) devono essere
eseguiti  con  strumenti  monouso  o, se non attuabile, e' necessario
decontaminarli adeguatamente.
   -  In  caso  di  gravidanza,  il  parto  dovrebbero essere gestito
adottando  le  abituali  procedure  standard  per  il controllo delle
infezioni. La placenta deve essere trattata come materiale infetto ed
eliminata per incenerimento.
   -  Si  raccomanda  l'uso  di  strumenti monouso ogni qualvolta sia
possibile.  Nel  caso  di  soggetti  a rischio e' invece raccomandato
l'uso  di materiale monouso soltanto se vi e' contatto con tessuti ad
alto  rischio  come  il  cervello,  il midollo spinale, l'occhio o le
tonsille.
   -    Eliminare   per   incenerimento   tutti   gli   strumenti   e
l'abbigliamento  protettivo utilizzato. Gli strumenti che non possono
essere   interamente   distrutti   per  incenerimento  devono  essere
sottoposti  ad  un  processo che garantisca la decontaminazione delle
superfici   prima   di   essere   eliminati   (vedi   "Procedure   di
decontaminazione").
   -  Si  puo'  evitare di contaminare parti della strumentazione che
sarebbe  costoso  eliminare con una adeguata protezione con involucri
di  plastica.  Le parti in contatto con tessuti ad alto rischio e gli
involucri di protezione devono essere eliminati come sopra descritto.
   -  Gli strumenti che sono stati utilizzati su un paziente sospetto
di  MCJ,  per  esempio,  per  prelevare  materiale  bioptico  a  fini
diagnostici,  possono  essere  messi  in  quarantena  in  contenitori
sigillati.  Solo  nel  caso  in  cui  venga  formulata  una  diagnosi
definitiva diversa da MCJ, l'apparecchiatura potra' essere processata
secondo  le  normali  procedure  di  sterilizzazione, altrimenti deve
essere eliminata.
   -  Gli  strumenti  destinati  ad  essere  riusati  vanno  posti in
contenitori a tenuta e trasferiti alle unita' adibite alle operazioni
di sterilizzazione.
   -  Gli  strumenti  destinati  all'eliminazione  per  incenerimento
devono   essere  posti  in  contenitori  per  rifiuti  ospedalieri  e
trasportati alle unita' adibite all'incenerimento appena possibile.
   8.6. Procedure di decontaminazione
   I trattamenti standard di inattivazione e decontaminazione chimici
e fisici non possono assicurare la completa inattivazione dell'agente
della  MCJ;  ad  esempio l'infettivita' persiste dopo trattamento con
formalina  o  in  autoclave  con  modalita'  standard  (121oC  per 15
minuti);  l'agente  responsabile  della  MCJ  e'  anche  estremamente
resistente  al  trattamento  ad  alte  dosi  con  raggi ionizzanti ed
ultravioletti,  pertanto il materiale potenzialmente contaminato deve
essere  correttamente  conservato a parte fino al completamento delle
procedure di decontaminazione.
   Le procedure consigliate sono le seguenti:
   8.6.1. Strumenti chirurgici e odontoiatrici
   -  La  precauzione  migliore  e' quella di eliminare gli strumenti
chirurgici  e distruggerli per incenerimento. Gli strumenti destinati
all'eliminazione per incenerimento devono essere posti in contenitori
per   rifiuti   ospedalieri   e   trasportati   alle  unita'  adibite
all'incenerimento appena possibile.
   -  Se  questa precauzione non e' applicabile, gli strumenti devono
essere  sottoposti  ad  una  delle  procedure di decontaminazione qui
riportate in ordine decrescente di efficienza.
   1.  Immergere gli strumenti in una soluzione di idrossido di sodio
(NaOH)  1N (40 grammi per litro)(1) e quindi autoclavarli in presenza
di  NaOH  a  temperatura  >  121oC  in  autoclave  a  sostituzione di
gravita(2)  o  ad  immissione  di  vapore(3) per un tempo >30 minuti.
Lavare  accuratamente gli strumenti in acqua e sottoporli quindi alla
sterilizzazione di routine
   2.  Immergere  gli  strumenti  in  1N  NaOH  o ipoclorito di sodio
(20.000  ppm  di  cloro  libero)(4)  per >1h; rimuovere i ferri dalla
soluzione,  autoclavarli a 134oC per >30 min. Lavare gli strumenti in
acua e sottoporli alla sterilizzazione di routine.

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          (1)  La  soluzione  di  1  N NaOH a temperatura ambiente e'
          caustica,  ma  agisce in maniera relativamente lenta e puo'
          essere   rimossa  dalla  pelle  o  vestiti  con  acqua.  La
          soluzione  1  N  di NaOH calda e' fortemente caustica e non
          deve  essere  maneggiata  prima  che si sia raffreddata. La
          soluzione  1  N di NaOH reagisce rapidamente con l'anidride
          carbonica   rendendola   inattiva.   Pertanto  deve  essere
          preparata  al momento dell'uso a partire o da NaOH solido o
          diluendo  una  soluzione  di 10 N di NaOH (quest'ultima non
          viene  inattivata  dall'anidride  carbonica  ed e' pertanto
          stabile).
          Le  soluzioni di NaOH a qualsiasi temperatura devono essere
          trattate  come  sostanze  chimiche  a rischio e trasportate
          solo in contenitori chiusi e resistenti alle perdite.
          (2) In queste autoclavi l'aria e' sostituita dal vapore che
          proviene  dalla  base  della  camera. Queste autoclavi sono
          utilizzate  per  la  decontaminazione  e sterilizzazione di
          soluzioni e strumenti.
          (3)    Queste    autoclavi   producono   il   vuoto   prima
          dell'immisione   del  vapore.  Non  sono  indicate  per  la
          sterilizzazione dei liquidi.
          (4)  Ipoclorito di sodio (candeggina): l'efficienza dipende
          dalla  concentrazione  di  cloro  libero. In commercio sono
          usualmente disponibili soluzione al 5,25% di candeggina che
          devono  essere  diluite  2,5 volte (una parte di candeggina
          piu'  1,5  parti  di  acqua).  La  candeggina  si  inattiva
          facilmente  all'aria ed e' pertanto importante preparare le
          soluzioni   solo   al  momento  dell'uso  e  a  partire  da
          confezioni  nuove  o ermeticamente chiuse. La candeggina va
          tenuta  al  riparo della luce. E' consigliabile condurre le
          procedure  di decontaminazione in un locale ben ventilato o
          isolato,  perche'  la  quantita'  di  cloro  che  si libera
          durante  l'inattivazione  puo' costituire un rischio per la
          salute.

   3.  Immergere gli strumenti in 1N NaOH e bollire per 5-10 minuti a
pressione  atmosferica. Lavare accuratamente gli strumenti in acqua e
sottoporli quindi alla sterilizzazione di routine.
   4.  Immergere  gli  strumenti  in  una  soluzione  1N  NaOH  o  di
ipoclorito  di  sodio  (20.000  ppm  di cloro libero) per >1h. Lavare
accuratamente  gli  strumenti  in  acqua  e  sottoporli  quindi  alla
sterilizzazione di routine.
   E'  bene assicurarsi che gli strumenti siano in grado di tollerare
tali  trattamenti  consultando  le  indicazioni  fornite  dalla ditta
produttrice.
   Queste  indicazioni non vanno applicate nei confronti di strumenti
e materiale destinati ad eliminazione per incenerimento.
   8.6.2.   Decontaminazione   delle  superfici  (tavolo  operatorio,
banconi di laboratorio, etc.)
   Utilizzare  soluzione  di idrossido di sodio (NaOH) 2 N (80 grammi
per  litro) per un'ora o, in alternativa, una soluzione di ipoclorito
di sodio con cloro libero 20.000 p.p.m. per un'ora.
   E'   tuttavia  sempre  consigliabile  evitare  di  contaminare  le
superfici utlizzando materiale assorbente e impermeabile.
   8.6.3. Rifiuti ospedalieri
   Tutti  i  residui  solidi  ed  i rifiuti ospedalieri devono essere
eliminati  per  incenerimento;  i liquidi di lavaggio e i campioni di
materiale  biologico, p. es. liquor, devono essere decontaminati (con
aggiunta  di  idrossido  di  sodio in polvere o autoclavati) prima di
essere  eliminati. Per un trasporto sicuro usare contenitori a tenuta
ad  es.  a  doppio  imballagio. Evitare la contaminazione esterna del
contenitore.
   9.  Sorveglianza  della  Malattia  di Creutzfeldt-Jakob e sindromi
correlate
   La  sorveglianza  di  una  malattia  rara  come  la MCJ e sindromi
correlate  (circa  1-2 casi/milione di abitanti/anno) ha la finalita'
di  definire le dimensioni del fenomeno e di cogliere tempestivamente
la eventuale comparsa di varianti della malattia.
   La  sorveglianza  della vMCJ, MCJ, e sindromi correlate (GSS, FFI)
e'  basata  sulla denuncia obbligatoria ed e' regolata dall'ordinanza
ministeriale 12 febbraio 2001 e dal D.M. ..... del ......