(all. 1 - art. 1)
                                                           Allegato 1
            RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO
                        Informazioni cliniche
Indicazioni terapeutiche.
Forme orali.
    Sindromi   dolorose   di  entita'  severa  in  pazienti  che  non
rispondono piu' ad un trattamento sequenziale con farmaci analgesici,
antinfiammatori   non  steroidei,  oppioidi  deboli.  Trattamento  di
dissuefazione da narcotico-stupefacenti.
    Il  trattamento disintossicante ed il trattamento di mantenimento
devono essere seguiti sotto controllo medico.
    Se   il   metadone   viene   somministrato   per  il  trattamento
dell'eroino-dipendenza  per  piu'  di  tre settimane, il procedimento
passa  dal  trattamento della sindrome acuta d'astinenza alla terapia
di mantenimento.
Forme iniettive.
    Per il trattamento sintomatico dei dolori intensi, soprattutto di
natura neoplastica e post-operatoria.
Posologia e modo di somministrazione.
Forme orali.
    Per  il  sollievo del dolore, la posologia deve essere regolata a
seconda  della  gravita'  del  dolore  e della risposta del paziente.
Talvolta,  in  caso  di dolore eccezionalmente intenso o nei pazienti
che  sono  diventati tolleranti all'effetto analgesico dei narcotici,
puo' essere necessario superare la dose usuale raccomandata.
    La  posologia  media per gli adulti varia da 5 a 20 mg una o piu'
volte al giorno, secondo le indicazioni del medico.
    Per  il trattamento degli stati di tossicodipendenza da oppioidi,
il  farmaco  verra'  somministrato giornalmente secondo il parere del
medico  ed  il  programma  di trattamento. Un ciclo di trattamento di
disintossicazione  non  superera'  i  21  giorni  e non potra' essere
ripetuto  prima  di  4  settimane  dopo la conclusione del precedente
ciclo. Gli schemi di dosaggio indicati piu' avanti sono raccomandati,
ma possono essere mutati a seconda del giudizio clinico. Inizialmente
una  sola  dose  di 15-20 mg di metadone sara' spesso sufficiente per
sopprimere  i  sintomi  di  astinenza.  Si  puo'  somministrare altro
metadone in piu', se i sintomi di astinenza non sono eliminati oppure
se ricompaiono. Quando i pazienti sono fisicamente dipendenti da dosi
elevate, puo' essere necessario superare questi livelli. Di solito 40
mg  al  giorno a dosi singole o suddivise costituiscono un livello di
dose adeguato. La stabilizzazione puo' essere continua per 2-3 giorni
e  poi  la  quantita'  di  metadone verra' gradualmente diminuita. La
frequenza  alla  quale il metadone viene diminuito verra' determinata
individualmente  per ciascun paziente. In pazienti ospedalizzati, una
riduzione  giornaliera del 20% della dose pro die totale in genere e'
ben  tollerata.  In pazienti ambulatoriali puo' essere necessario uno
schema  di  riduzione  piu' lento. Se il metadone viene somministrato
per piu' di tre settimane, il procedimento viene considerato non piu'
di  disintossicazione  o  di  trattamento  della  sindrome  acuta  di
astinenza,  ma di mantenimento, anche se lo scopo e l'intento possono
essere l'eventuale astinenza totale.
    Il  trattamento  di mantenimento puo' essere eseguito nel caso di
consumatori  di  oppioidi  con  comprovata  dipendenza  stabilizzata,
quando  precedenti  interventi  multidisciplinari  non  abbiano  dato
risultati positivi.
    Tale  trattamento  e'  altresi'  indicato  quando  si  tratti  di
soggetti  con comprovata dipendenza da oppioide con infezione da HIV,
in  situazione  immunitaria  compromessa  o con AIDS conclamato se il
medico ritenga che un altro tipo di programma dia minori possibilita'
di  astensione  dall'uso  di oppioidi. La terapia sostitutiva, se ben
condotta,   riesce   ad  abolire  il  "craving",  ovvero  la  ricerca
compulsiva   dell'eroina   e   a  dominare  lo  stato  di  ansia  del
tossicodipendente.
    Per  l'impiego  su soggetti in stato di dipendenza consolidata da
eroina,  gia'  noti  alla  struttura  sanitaria,  non  e'  necessaria
l'effettuazione  di  accertamenti  mediante  il  test  sistemico  del
naloxone,  ma  e'  certamente indispensabile ricercare la presenza di
morfinici nei liquidi biologici.
    Si   deve   sottolineare  che  l'analisi  delle  urine  e'  parte
integrante  del  trattamento  di  mantenimento  con  metadone, per il
controllo  della presenza di sostanze stupefacenti e psicotrope. Deve
essere altresi' verificato l'eventuale abuso di alcool.
    Se  le  urine  risultano positive agli oppioidi e' indispensabile
rivalutare il caso.
    Il  dosaggio  deve essere definito individualmente dal medico, in
modo  da  prevenire  l'insorgenza della necessita' di eroina, tenendo
conto  delle  condizioni  psicofosiche del soggetto e delle patologie
correlate.
    Durante la fase di mantenimento alcuni pazienti ricevono per anni
la stessa dose di metadone; per altri invece questa va periodicamente
modificata in piu' o in meno.
    In  ogni  caso  essa  deve essere fissata in modo che gli effetti
della  somministrazione  siano  protratti per un periodo di almeno 24
ore.
    A  titolo  puramente  indicativo si tenga presente che la maggior
parte  dei  pazienti  si giova di dosi comprese tra 50 e 120 mg/die a
seconda del grado di tolleranza e della capacita' di metabolizzare il
farmaco.
Forme iniettive.
    La  posologia  deve  essere regolata a seconda della gravita' del
dolore e della risposta del paziente.
    Talvolta,  in  casi  di  dolore  eccezionalmente  intenso  o  nei
pazienti  che  sono  diventati  tolleranti all'effetto analgesico dei
narcotici,   puo'   essere   necessario   superare   la  dose  usuale
raccomandata.
    Sebbene  la  somministrazione  sottocutanea  sia adatta per l'uso
occasionale,  l'iniezione  intramuscolare  e'  preferita  quando sono
necessarie dosi ripetute.
    La  posologia  abituale  per  gli  adulti e' di 2,5-10 mg per via
intramuscolare   o   sottocutanea  ogni  3-4  ore,  a  seconda  della
necessita'.
Controindicazioni.
    Ipersensibilita'  verso  i  componenti del prodotto o verso altre
sostanze  strettamente  correlate  dal punto di vista chimico. Stipsi
grave.  Cardiopatie  organiche.  Compromissione  della  funzionalita'
epatica   e   renale   grave.   Diabete   non  compensato.  Porfiria.
Allattamento.    Ipotensione.   Ipertensione   intracranica.   Traumi
cranioencefalici.  Attacco asmatico acuto. Broncopneumopatie croniche
ostruttive. Insufficienza respiratoria. Cuore polmonare. Ipovolemia.
    Il  metadone  e'  controindicato  in  gravidanza, per i possibili
effetti  sullo  sviluppo fetale, salvo nei casi indicati al paragrafo
"uso in caso di gravidanza e di allattamento".
    Il  metadone  non e' indicato nell'analgesia ostetrica poiche' la
sua  lunga  durata  d'azione  aumenta  la probabilita' di depressione
respiratoria nel neonato.
    Il  metadone non e' raccomandato come analgesico nei bambini dato
che   l'esperienza  clinica  documentata  e'  stata  insufficiente  a
stabilire  uno  schema  di  dosaggio  adatto  per  i soggetti in eta'
pediatrica.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso.
Farmacodipendenza.
    Il   metadone   puo'  provocare  una  farmacodipendenza  di  tipo
morfinico.   In   seguito  a  ripetute  somministrazioni  si  possono
verificare  dipendenza  psichica,  dipendenza  fisica  e tolleranza e
percio'  esso  deve  essere  prescritto e somministrato con la stessa
cautela che si adotta per la morfina.
Interazione con altri depressori del sistema nervoso centrale.
    Il  metadone  deve  essere  usato con cautela e a dose ridotta in
pazienti  che ricevono contemporaneamente altri analgesici narcotici,
anestetici   generali,   fenotiazine,  altri  tranquillanti  sedativi
ipnotici,  antidepressivi  triciclici ed altri depressori del sistema
nervoso  centrale,  compreso l'alcool. Si possono avere depressione e
sedazione profonda o coma.
Ansia.
    Il  metadone  non ha azione anti-ansia, per cui i sintomi ansiosi
che compaiono nel corso dei trattamenti non vanno trattati aumentando
la  dose  di  metadone.  L'azione  del  metadone  nei  trattamenti e'
limitata  al  controllo dei sintomi da narcotici ed e' inefficace per
il sollievo dell'ansia.
Lesioni craniche ed aumentata pressione intracranica.
    Gli  effetti  di  depressione  respiratoria del metadone e la sua
capacita'  di  aumentare  la  pressione  del  liquido  cerebrospinale
possono essere notevolmente aumentati in presenza di un aumento della
pressione   intracranica;   inoltre  i  narcotici  producono  effetti
collaterali che possono confondere il decorso clinico di pazienti con
lesioni craniche. (Vedere paragrafo 4.3 Controindicazioni).
Asma e altre affezioni respiratorie.
    In pazienti con attacco asmatico acuto, in quelli con pneumopatie
croniche ostruttive o cuore polmonare ed in individui con una riserva
respiratoria  sostanzialmente  ridotta nella depressione respiratoria
preesistente,   nell'ipossia   e   nell'ipercapnia,   anche  le  dosi
terapeutiche   usuali   di  narcotici  possono  ridurre  gli  stimoli
respiratori  ed  aumentare  per  contro le resistenze delle vie aeree
fino all'apnea. (Vedere paragrafo 4.3 Controindicazioni).
Affezioni addominali acute.
    La  somministrazione  di  metadone  o  di  altri  narcotici  puo'
confondere la diagnosi e il decorso clinico in pazienti con affezioni
addominali acute.
Effetto ipotensivo.
    La  somministrazione  di  metadone  puo'  determinare  una  grave
ipotensione  in  soggetti  ipovolemici o in contemporaneo trattamento
con farmaci come la fenotiazina o certi anestetici.
Impiego in pazienti ambulatoriali.
    Nei pazienti ambulatoriale il metadone puo' provocare ipotensione
ortostatica.
Uso degli antagonisti dei narcotici.
    In   un   individuo   con  dipendenza  fisica  da  narcotici,  la
somministrazione  della dose abituale di un antagonista dei narcotici
scatenera'  una  sindrome  acuta  di astinenza. La gravita' di questa
sindrome  dipendera'  dal  grado di dipendenza fisica e dalla dose di
antagonista  somministrata.  L'uso  di  antagonisti  dei narcotici in
questo  soggetto  deve  essere  possibilmente  evitato.  Se esso deve
essere  usato  per  trattare  una  grave depressione respiratoria nel
paziente    fisicamente   dipendente,   l'antagonista   deve   essere
somministrato  con estrema cautela e graduandolo con dosi inferiori a
quelle abituali.
Pazienti a rischio particolare.
    Il  metadone  deve  essere  somministrato  con  cautela e la dose
iniziale  deve  essere ridotta nei pazienti anziani e debilitati e in
pazienti  affetti  da  ipotiroidismo,  morbo  di  Addison, ipertrofia
prostatica, stenosi uretrale.
Tenere fuori dalla portata dei bambini
Interazioni.
Interazioni farmacocinetiche.
    Il  metadone  e'  un  substrato della glicoproteina-P, pertanto i
farmaci che la inibiscono (chinidina, verapamil) possono aumentare le
concentrazioni seriche di metadone.
    Il metadone viene metabolizzato ad opera dell'isoenzima CYP3A4.
    Gli  induttori  di  tale  isoenzima  (barbiturici, carbamazepina,
fenitoina,  nevirapina,  rifampicina)  possono indurre il metabolismo
epatico   del   metadone,   che   risultera'  piu'  significativo  se
l'induttore  viene aggiunto dopo che e' stata iniziata la terapia con
metadone. A seguito di tale interazione, sono stati riportati casi di
sindrome d'astinenza, per cui si e' reso necessario aumentare la dose
di metadone. Quando la terapia con farmaci induttori del CYP3A4 viene
sospesa, la dose di metadone deve essere ridotta.
    Gli   inibitori   del   CYP3A4   (cannabinoidi,   claritromicina,
delavirdina,  eritromicina,  fluconazolo, succo di pompelmo inibitori
selettivi   della   ricaptazione   della   serotonina,  itraconazolo,
ketoconazolo   e   nefazodone)   possono   provocare   aumento  delle
concentrazioni di metadone.
    Il  metadone  riduce  l'AUC  e  la  Cmax della didanosina e della
stavudina,   riducendo  la  biodisponibilita'  di  tali  farmaci.  Il
metadone  inoltre  puo'  rallentare  l'assorbimento  e  aumentare  il
metabolismo di primo passaggio dei suddetti farmaci.
    Il metadone aumenta la concentrazione plasmatici della zidovudina
sia  per via orale che per via endovenosa, inoltre provova un aumento
dell'AUC  della  zidovudina  per via orale superiore a quello per via
endovenosa.   Tali   effetti   sono   dovuti   all'inibizione   della
glucuronidazione  della  zidovudina  e  sua ridotta clearance renale.
Durante trattamento con metadone, i pazienti devono essere monitorati
per  una  possibile  tossicita'  da  zidovudina,  per cui puo' essere
necessario  ridurre  la  dose  di zidovudina. I pazienti che ricevono
entrambi  i  farmaci possono sviluppare sintomi tipici della sindrome
d'astinenza  da  oppioidi  (cefalea, mialgia, fatica e irritabilita).
Gli  inibitori  delle  proteasi  antiretrovirali  possono  inibire il
metabolismo  del  metadone  a  diversi  gradi,  ma  le  reazioni piu'
significative  si  verificano  con  il ritonavir, mentre la possibile
interazione con l'abacavir in genere non richiede aggiustamenti della
dose.
    L'efavirenz  induce il metabolismo del metadone attraverso la via
del  citocromo  P4503A4. In seguito ad una terapia di 3 settimane con
efavirenz,  le  concentrazioni  medie di picco di metadone e l'AUC si
sono  ridotte  rispettivamente del 48% e del 57%. Alcune segnalazioni
suggeriscono  che  se  viene  aggiunto  efavirenz  in  un paziente in
terapia  con  metadone,  si puo' sviluppare una sindrome d'astinenza,
che  di solito inizia dopo due settimane di terapia con efavirenz, ma
che  si  puo' protrarre fino a 28 giorni. Per tale motivo puo' essere
necessario aggiustare la dose.
    Il  metadone  e'  una  base  debole.  Gli  acidificatori  urinari
(cloruro  di  ammonio)  possono  aumentare  la  clearance  renale del
metadone.  In  questa  situazione,  le dosi di metadone devono essere
aumentate.
Interazioni farmacodinamiche.
    Gli   antagonisti   oppioidi  (naloxone  e  naltrexone)  svolgono
un'azione  farmacologica  opposta a quella del metadone. Tali farmaci
possono bloccarne l'azione e provocare sindrome d'astinenza.
    Gli  agonisti/antagonisti  (butorfanolo,  nalbufina, pentazocina)
possono    bloccare    parzialmente   l'analgesia,   la   depressione
respiratoria  e  la  depressione  del  sistema nervoso centrale (SNC)
dovute  al  metadone.  Usati  contemporaneamente possono provocare un
aumento  degli  effetti  neurologici,  respiratori ed ipotensivi. Gli
effetti additivi o antagonisti dipendono dalla dose del metadone; gli
effetti antagonisti sono piu' frequenti quando il metadone e' usato a
dosi  basse  o moderate. In pazienti in terapia cronica con metadone,
tali farmaci possono causare sindrome d'astinenza.
    La  somministrazione  concomitante  di  metadone e di farmaci che
esercitano  un'azione  depressiva  sul  SNC puo' provocare un aumento
della  depressione  respiratoria, pertanto si puo' rendere necessario
ridurre la dose di uno dei farmaci o di entrambi.
    L'uso  concomitante  di  metadone  e antidiarroici (difenoxilato,
loperamide)  puo'  portare a stipsi severa e possibilmente ad aumento
della  depressione  del  SNC.  Gli  analgesici oppioidi combinati con
antimuscarinici  possono  causare  severa  stipsi  o ileo paralitico,
specialmente   con   l'impiego  cronico.  L'octreotide  puo'  ridurre
l'effetto  analgesico  del  metadone  e della morfina, pertanto se si
verifica  una  perdita  o  una  riduzione  del  controllo del dolore,
bisogna prendere in considerazione la sospensione dell'octreotide.
Gravidanza e allattamento.
    In  presenza  di  un'evidente incapacita' della tossicodipendente
gravida  di  sospendere  l'uso  di  eroina,  il  medico puo' decidere
l'attuazione  di  un  trattamento  di mantenimento con metadone. Tale
trattamento  deve essere protratto fino al termine della gravidanza a
dosaggi  tendenzialmente  stabili,  allo scopo di evitare l'eventuale
comparsa  di  sintomi  di  astinenza  nella madre e nel feto. Qualora
necessario,  e'  possibile  aumentare  le dosi di metadone durante le
ultime  fasi  della  gravidanza  per mantenere adeguato il livello di
farmaco  ed  evitare  cosi'  un  eventuale  abbandono  della terapia.
Tuttavia,  come  per  ogni  altro trattamento farmacologico, dovranno
essere  attentamente  valutati  gli aspetti di rischio e di beneficio
che  esso  comporta.  La  riduzione  del  farmaco, se indispensabile,
dovra'  essere  molto  graduale,  dovendosi  evitare  l'insorgenza di
sintomi di astinenza. L'eventuale sospensione del trattamento, per la
quale e' indispensabile la supervisione di uno specialista ostetrico,
deve  essere  effettuata non prima della 14 settimana di gestazione e
non  dopo la 32 onde evitare, rispettivamente, il rischio di aborto e
di parto pre-termine.
Effetti sulla guida e sull'uso di macchine.
    Il  metadone  puo'  alterare  le  capacita'  mentali  e/o fisiche
necessarie  per  compiere  lavori  potenzialmente  pericolosi come la
guida  di un autoveicolo od il funzionamento di macchine. Il paziente
deve essere quindi avvisato.
Effetti indesiderati.
    I   rischi  principali  del  metadone  sono  rappresentati  dalla
depressione   respiratoria   e,  in  minor  misura,  da:  depressione
circolatoria, arresto respiratorio, shock e arresto cardiaco.
    Le  reazioni  negative osservate piu' frequentemente comprendono:
senso  di  vuoto  alla  testa,  vertigini, sedazione, nausea, vomito,
sudorazione  ed  ipotensione  ortostatica.  Alcuni di questi effetti,
piu'   frequenti  in  soggetti  in  trattamento  ambulatoriale,  sono
ovviabili tenendo i pazienti sdraiati.
    Altre reazioni negative sono:
      sistema   nervoso   centrale:   euforia,  disforia,  debolezza,
cefalea, insonnia, agitazione, disorientamento e disturbi visivi.
      apparato  gastroenterico:  bocca  secca,  anoressia,  stipsi  e
spasmo delle vie biliari.
      apparato   cardiovascolare:   rossore   al  viso,  bradicardia,
palpitazioni, svenimento e sincope.
      apparato genitourinario: ritenzione urinaria o difficolta' alla
minzione,  effetto  antidiuretico  e  ridotta  libido  e/o  impotenza
sessuale.
      manifestazioni  allergiche:  prurito  orticaria, altre eruzioni
cutanee, edema e, raramente, orticaria emorragica.
Sovradosaggio.
    Sintomi:  in  seguito  a  notevole  sovradosaggio  di metadone si
manifesta   depressione  respiratoria  (diminuzione  della  frequenza
respiratoria  e/o  della  capacita' vitale, respiro di Cheyne-Stokes,
cianosi),  estrema sonnolenza che giunge fino allo stupore o al coma,
notevole  miosi,  flaccidita'  dei muscoli scheletrici, cute fredda e
viscida e talvolta bradicardia e ipotensione.
    Nell'iperdosaggio  grave,  specialmente  per  via  endovenosa, si
possono  avere:  apnea,  collasso  circolatorio,  arresto  cardiaco e
morte.
    Trattamento:   bisogna   rivolgere   soprattutto   attenzione   a
ripristinare  un adeguato scambio respiratorio liberando le vie aeree
e istituendo una ventilazione assistita e controllata. Se una persona
non  tollerante, specialmente un bambino, prende o assume per sbaglio
una  grande  dose  di metadone, sono disponibili efficaci antagonisti
dei  narcotici  per  contrastare  la depressione respiratoria, che e'
potenzialmente letale.
    Il medico deve ricordare, pero', che il metadone e' un depressore
ad  azione  protratta  (da  36  a  48  ore),  mentre  gli antagonisti
utilizzati  per il trattamento del sovradosaggio agiscono per periodi
assai  piu'  brevi  (da  1 a 3 ore). Pertanto il paziente deve essere
continuamente   controllato   per   accertare  una  ricomparsa  della
depressione  respiratoria  e  deve  essere trattato ripetutamente con
l'antagonista  dei  narcotici,  a  seconda  delle  necessita'.  Se la
diagnosi  e'  esatta e la depressione respiratoria e' dovuta soltanto
ad un iperdosaggio di metadone, l'uso di altri stimolanti del respiro
non e' indicato.
    Un  antagonista  non  deve  essere  somministrato  in  assenza di
depressione     respiratoria     o    cardiovascolare    clinicamente
significativa.  Gli  antagonisti  dei narcotici somministrati per via
endovenosa  (naloxone,  nalorfina  e  levallorfano)  sono  farmaci di
elezione per eliminare i sintomi di intossicazione.
    Questi  farmaci  devono essere somministrati ripetutamente fino a
quando  le  condizioni  del  paziente  non  restano soddisfacenti. Il
rischio  che  l'antagonista  dei  narcotici  deprima ulteriormente la
respirazione e' meno probabile se si usa il naloxone.
    A  seconda  dell'indicazione  dovranno essere impiegati ossigeno,
liquidi endovena, vasopressori e altre misure di sostegno.
Proprieta' farmacologiche.
Proprieta' farmacodinamiche.
    Il  metadone  cloridrato  e'  un  analgesico oppioide di sintesi,
avente  attivita'  quantitativamente  simile  a quella della morfina,
verso la quale mostra tollerabilita' crociata.
    Il  metadone  provoca  una  sindrome  di  astinenza  simile  alla
morfina,  diversificandosi  per  l'inizio  piu'  graduale, un decorso
mediamente piu' duraturo e con sintomi meno gravi.
    L'utilizzo   per  via  orale  provoca  un  inizio  graduale,  una
diminuzione  del  livello massimo ed una maggiore durata dell'effetto
analgesico.
Proprieta' farmacocinetiche.
    Il    metadone    viene    rapidamente   assorbito   dal   tratto
gastrointestinale  (grazie  ad una azione mediata dalla glicoproteina
P,  vedi  interazioni)  e si ritrova nel plasma entro 30 minuti dalla
somministrazione    per    via   orale,   raggiungendo   le   massime
concentrazioni ematiche nelle 3-4 ore successive.
    Circa  l'85% del metadone presente nel plasma circola legato alle
proteine:  in  vitro si e' osservato che il 44% si lega all'albumina,
per il 17% alle gammaglobuline, per cui dal confronto con il dato per
le  proteine  totali,  ne  deriva che una frazione si lega anche alla
alfa-globuline e beta-globuline.
    Il metadone viene metabolizzato soprattutto a livello epatico (ad
opera   dell'isoenzima   CYP3A4,   vedi  interazioni):  i  principali
metaboliti  sono  escreti con le urine e nella bile insieme a piccole
quantita'  di  farmaco non metabolizzato. In soggetti non tolleranti,
l'emivita  media  apparente dopo una singola dose e' di circa 15 ore,
mentre  dopo  somministrazione  cronica  l'emivita apparente e' di 22
ore.
Dati preclinici di sicurezza.
    Il  metadone  cloridrato racemo ha mostrato nel ratto DL50 pari a
95  mg/kg  per  via  orale,  mentre  per  via  endovenosa  la DL50 e'
risultata di 32 mg/kg nel topo e 29 mg/kg nel cane.
    La  somministrazione  in  gravidanza puo' provocare, nei neonati,
effetti  a  carico del sistema nervoso centrale e dell'accrescimento.
In  particolare  la  dose  minima  alla  quale si evidenziano effetti
tossici  sul  neonato e', per via intraperitoneale nel ratto gravido,
pari  a 135 mg/kg complessivi, somministrati tra il 1o e il 22 giorno
della gestazione.