Introduzione La programmazione delle misure di politica dell'immigrazione per il 2004-2006 ha come obiettivo primario di dare piena applicazione al testo unico sull'immigrazione come modificato dalla legge 30 luglio 2002, n. 189. Le innovazioni della legge modificano innanzitutto le condizioni per l'ingresso dei lavoratori extracomunitari, subordinato all'esistenza di un precontratto gia' firmato e alla garanzia di un idoneo alloggio per l'extracomunitario, nonche' del pagamento delle spese di rientro nel paese di origine. Realizzano una notevole semplificazione amministrativa, soprattutto tramite l'istituzione dello Sportello unico per l'immigrazione, e perseguono una politica piu' rigorosa di controllo degli ingressi e di espulsione di chi non ha titolo a rimanere in Italia. Tali innovazioni si inseriscono in maniera coerente in una piu' ampia tendenza a livello europeo. Ein corso infatti un processo di maturazione delle politiche dei vari paesi europei e dell'Unione europea stessa che portano verso una maggiore convergenza sul contrasto dell'immigrazione clandestina e delle richieste pretestuose di asilo, ma anche al rafforzamento delle politiche di integrazione con un ruolo crescente attribuito all'apprendimento della lingua e delle regole di convivenza a livello nazionale. A questo doppio binario il Governo italiano, durante la Presidenza di turno dell'U.E., ha proposto di aggiungere un sistema europeo di quote privilegiate per l'immigrazione legale per lavoro, analogo a quello gia' esistente nel nostro paese. Cio' permetterebbe di sviluppare un sistema di incentivi alla collaborazione nel contenimento dei flussi clandestini da parte dei paesi di provenienza. Questa e' una delle principali proposte con le quali l'Italia si e' inserita nel dibattito sulla costruzione della politica comune europea sull'immigrazione e l'asilo. Il cuore dell'approccio italiano all'immigrazione e' concentrato nelle politiche per il lavoro, al fine di assicurare l'equivalenza tra ingresso nel territorio dello Stato e lavoro legale, basata su di un corretto rapporto con il datore di lavoro e con lo Stato, che includa il versamento di imposte e contributi sociali, la disponibilita' di un alloggio adeguato, una idonea formazione professionale e l'opportunita' di una piena integrazione nella societa' italiana. Il "contratto di soggiorno" assicura che all'ingresso in Italia per motivi di lavoro corrisponda realmente lo svolgimento di un lavoro legale, strumento chiave di integrazione. La lotta all'economia sommersa e alla presenza irregolare o clandestina sul territorio nazionale si articola in varie fasi. Conseguita l'emersione del lavoro sommerso gia' esistente tramite la regolarizzazione, viene introdotta la regolamentazione dei nuovi ingressi tramite il contratto di soggiorno e le iniziative di formazione-lavoro all'estero prima della partenza (lingua e formazione professionale). Queste politiche sono completate da misure piu' incisive per il controllo delle frontiere e tramite l'identificazione, il trattenimento e l'espulsione dei clandestini. La programmazione dei flussi d'ingresso deve svilupparsi in maniera coerente con la capacita' di accoglienza e di inserimento nella societa' italiana, non solo nel mercato del lavoro ma anche nelle comunita' locali, in un quadro di compatibilita' con le condizioni alloggiative e dei servizi sociali. Un ruolo crescente deve essere svolto dalla formazione nei paesi di origine degli stranieri extracomunitari candidati all'emigrazione, per aumentare fin dall'inizio le possibilita' di integrazione e migliorare la professionalita' degli immigrati che arrivano in Italia. Occorre inoltre considerare che l'adesione di dieci nuovi paesi all'Unione europea ha modificato le regole di accesso al mercato del lavoro italiano per un numero rilevante di lavoratori stranieri che fino ad ora erano rientrati nella regolazione degli extracomunitari. L'impatto non dovrebbe essere particolarmente forte, ma continuera' ad essere monitorato e valutato nel definire gli ulteriori sviluppi della programmazione dei flussi. L'intensificazione delle politiche di contrasto all'immigrazione clandestina riveste carattere prioritario. Verra' ulteriormente accresciuta la proiezione internazionale delle politiche migratorie con la conclusione di nuovi accordi di riammissione, l'ulteriore sviluppo della cooperazione con gli stati di transito e di provenienza dell'immigrazione e l'uso di quote privilegiate, che rappresentano un importante strumento di politica internazionale, necessario per incentivare e premiare la collaborazione da parte degli Stati da cui provengono forti flussi migratori. La nuova legge permettera' comunque anche di penalizzare nell'allocazione delle quote i paesi che non forniranno adeguata collaborazione. Inoltre la cooperazione allo sviluppo italiana contribuira' a stabilizzare i paesi di origine dei flussi, attenuando la propensione ad emigrare. La recente forte crescita conosciuta dalla popolazione straniera in Italia pone necessariamente al centro dell'attenzione del Governo le politiche dell'integrazione, integrazione che inizia con l'inserimento del mondo del lavoro ma che richiede anche ulteriori azioni nel settore dell'istruzione, dell'apprendimento dell'italiano, della salute, della famiglia, della casa, della mediazione culturale, anche attraverso organismi diffusi a livello provinciale come i consigli territoriali per l'immigrazione. La legge 189/2002 ha gia' permesso di raggiungere alcuni risultati positivi, sebbene non puo' essere considerata pienamente operativa. L'applicazione delle nuove misure introdotte dalla legge n. 189/2002, insieme all'applicazione piu' rigorosa di alcune disposizioni gia' previste dal T.U. sull'immigrazione, ha permesso di aumentare l'efficacia del controllo delle frontiere e del territorio e di ridurre la pressione sull'Italia. Sono diminuiti gli sbarchi di immigrati clandestini sulle coste italiane (-39,6% nel 2003 rispetto al 2002).Gli sbarchi in Puglia e in Calabria sono quasi completamente cessati mentre permangono ancora in Sicilia, sia pure in misura piu' ridotta. L'incidenza percentuale di coloro che hanno effettivamente lasciato il territorio nazionale e' aumentata (nel 2003 il 61,5% degli stranieri rintracciati in condizioni irregolari e' stato respinto, espulso con accompagnamento alla frontiera o riammesso nel paese da cui proveniva, contro il 52,7% nel 2000). Il grado di efficacia dei Centri di permanenza temporanea e' aumentato, anche grazie all'allungamento del periodo massimo di trattenimento; nel 2003 la percentuale dei rimpatri sul numero di stranieri transitati nei centri ha raggiunto il 50,6% (rispetto al 29,6% del 2001). Questo documento propone una analisi ed una programmazione delle politiche piu' importanti relative all'immigrazione e alla presenza degli stranieri in Italia. Singoli capitoli vengono dedicati alle politiche del lavoro e alle linee generali per la definizione dei flussi, alle politiche di contrasto dell'immigrazione illegale, alle azioni e gli interventi a livello internazionale, alle politiche di integrazione e infine a quelle dell'asilo. Le azioni programmatiche previste nel presente Documento si intendono conseguibili nei limiti della cornice finanziaria delineata dalla legislazione vigente in materia e in coerenza con l'attuale quadro programmatico di finanza pubblica. Riepilogo delle principali azioni programmate Obiettivi relativi al lavoro degli stranieri e alle linee generali per la definizione dei flussi Raccogliere, attraverso lo Sportello unico informatizzato per l'immigrazione, tutte le informazioni relative agli ingressi per lavoro e alle caratteristiche del rapporto lavorativo, al fine di promuovere un piu' sistematico monitoraggio, anche in vista della programmazione dei futuri flussi di ingresso. Programmare i flussi tenendo conto in primo luogo della situazione del mercato del lavoro nazionale ed europeo, in secondo luogo dell'offerta proveniente dai paesi comunitari di nuova adesione, in terzo luogo dell'offerta dei lavoratori provenienti da paesi non comunitari che hanno stipulato con l'Italia accordi che prevedono quote privilegiate di ammissione e, infine, dell'offerta dei lavoratori non comunitari per i cui paesi di origine non sono previste quote preferenziali. Promuovere un'attivita' di rilevazione e di indagine sulle prospettive di fabbisogno lavorativo, sulla capacita' di assorbimento del mercato del lavoro nazionale e sulle capacita' di integrazione della societa' italiana. Tale attivita' si basera' su un piu' stretto raccordo, in opportune sedi che saranno predisposte, con regioni, enti locali ed associazioni di categoria. Sviluppare e favorire ulteriormente le disposizioni previste dall'art. 23 del d.lgs. n. 286/1998 relative ai titoli di prelazione; aprire una nuova fase nella quale valorizzare maggiormente il ruolo della formazione nei paesi di origine dei lavoratori che intendono fare ingresso nel nostro paese: programmare attivita' di formazione e istruzione da svolgersi nei paesi d'origine per l'apprendimento di base della lingua italiana e il conseguimento di specifiche abilita' professionali. Intraprendere un'azione di monitoraggio dell'attivita' formativa, dei suoi risultati in termini di inserimento occupazionale e dei connessi processi di integrazione. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali intraprendera', in collaborazione con gli enti locali e le autorita' competenti, ogni opportuna iniziativa volta a monitorare il rispetto dell'art. 5-bis del testo unico sull'immigrazione. Monitorare i flussi di ingresso nel territorio dello Stato dei cittadini dei nuovi dieci paesi membri dell'Unione europea per motivi di lavoro subordinato, in applicazione del regime transitorio adottato dall'Italia, verificandone l'incidenza rispetto agli effetti del regime di libera circolazione degli stessi cittadini per motivi diversi dal lavoro subordinato. Si terranno a questo proposito in particolare considerazione anche gli scenari relativi all'evoluzione del potenziale migratorio dei paesi di nuova adesione, analizzando le prospettive demografiche di queste aree, i fattori di natura economica, le prospettive di crescita e le condizioni del mercato del lavoro dei paesi di origine rispetto a quelli di destinazione. Favorire in via preferenziale l'accesso al mercato del lavoro dei cittadini provenienti dai paesi di nuova adesione, utilizzando anche il permesso per lavoro pluristagionale. Valorizzare l'opzione, gia' sperimentata con successo, di destinare una parte di ingressi per lavoro subordinato a lavoratori con qualifica di dirigente o comunque a personale altamente qualificato per soddisfare il fabbisogno di manodopera straniera con elevata professionalita'. Favorire l'imprenditoria immigrata: prevedere corsi di formazione e di orientamento; promuovere iniziative di diffusione delle buone pratiche; dare ampia diffusione a tutte le informazioni concernenti l'avvio di un'attivita' imprenditoriale e alle leggi di settore che prevedono agevolazioni finanziarie; favorire l'accesso al credito finanziario e semplificare i procedimenti amministrativi. Implementare gli accordi bilaterali in materia di lavoro gia' sottoscritti e rivederli alla luce delle nuove disposizioni di legge. La collaborazione con i governi dei paesi da cui provengono i flussi e', sotto il profilo strategico, fondamentale e decisiva per arginare l'afflusso di clandestini. La concessione di quote privilegiate di ingresso o di adeguate contropartite in favore di Paesi che collaborano, rappresentano strumenti di importanza fondamentale. Promuovere nuovi accordi con tutti i paesi interessati da flussi migratori in Italia, al fine di rispondere con tempestivita' alle necessita' di manodopera del nostro mercato interno e di favorire cosi' l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Prevenire l'immigrazione clandestina, anche attraverso la stipula di nuovi accordi bilaterali. Intensificare l'attivita' di contrasto al lavoro nero e all'illegalita' del soggiorno. Continuare il monitoraggio della regolarita' del soggiorno anche attraverso l'intensificazione dell'attivita' ispettiva. Mandare a regime le nuove forme di coordinamento previste dalla legge n.189 del 2002 con l'attivazione del Comitato dei Ministri e del relativo gruppo tecnico di supporto. Raggiungere la gestione completamente informatizzata delle procedure di ingresso e del monitoraggio dell'andamento dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari. Obiettivi relativi alle politiche di prevenzione e di contrasto all'immigrazione illegale Proseguire ed intensificare le azioni di monitoraggio e contrasto dell'immigrazione clandestina, attribuendo alle stesse carattere prioritario, tramite la conclusione di nuovi accordi di riammissione e il rafforzamento della cooperazione bilaterale e multilaterale con i paesi di transito e di origine. Valorizzare l'uso delle quote privilegiate come strumento di gestione dei flussi. Perseguire il contrasto coordinato in mare dell'immigrazione clandestina tramite la Polizia del Mare, la Marina Militare, la Guardia di Finanza e le Capitanerie di Porto. Istituire una sala di coordinamento operativo contro l'immigrazione clandestina via mare, che il Dipartimento di P.S. del Ministero dell'interno intende predisporre avvalendosi della rete informatica nazionale collegante i vari dicasteri, enti e comandi interessati. Il progetto andra' ad interconnettersi con i sistemi di controllo gia' attivati da parte di altre specialita' di Polizia e che concorreranno al costante monitoraggio della aree interessate dagli interventi di prevenzione e contrasto. Realizzare un Centro di permanenza temporanea ed assistenza almeno in ogni Regione. Migliorare la funzionalita' e le prestazioni dei Centri di Permanenza Temporanea, e aumentare il numero di posti disponibili nei centri. Completare ed ampliare il numero di posti disponibili nei Centri di identificazione. Completare la rete nazionale dei servizi di accoglienza alle frontiere e perfezionare il monitoraggio dell'attivita' e delle problematiche affrontate. Intensificare la lotta contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani e sfruttano l'immigrazione clandestina. Intensificare i controlli alle frontiere e l'attivita' volta al respingimento degli immigrati intercettati. Proseguire nelle attivita' volte al rimpatrio dei clandestini. Concorrere agli ulteriori sviluppi della Politica comune europea sull'immigrazione, in particolare nell'Organo Comune degli esperti di frontiera, negli istituendi centri di coordinamento e nella futura Agenzia europea per le frontiere. Monitorare la particolare forma di irregolarita' rappresentata dagli Overstayers e programmare ulteriori specifici interventi di contrasto. Completare la procedura di regolarizzazione, monitorare e valutarne i risultati e l'impatto. Realizzare il coordinamento tra archivi e sistemi informatici relativi all'immigrazione. Promuovere incontri e campagne di informazione, anche nei paesi di provenienza, organizzare corsi di formazione degli operatori impegnati nella lotta alla "tratta". Prolungare le iniziative del Progetto Prevenzione Tratta e del Progetto Nazionale per assicurare il ritorno volontario assistito e la reintegrazione nel paese di origine delle vittime della "tratta". Intensificare l'attivita' di monitoraggio dei programmi e delle azioni di sistema avviati; creare, in modo sistematico, occasioni di confronto con la Magistratura e le forze di polizia che operano sia in Italia che all'estero; prospettare possibilita' di integrazione tra le fonti di finanziamento nazionali ed europee; intensificare la collaborazione con i Paesi di origine e non soltanto per promuovere campagne di informazione sui rischi connessi con la "tratta" e l'immigrazione non controllata, ma anche per promuovere interventi di sviluppo locale in grado di incidere sulle cause di questo fenomeno criminoso. Perseguire il superamento delle barriere linguistiche nel sistema penitenziario tramite: 1. l'utilizzo della figura del mediatore culturale nelle strutture carcerarie, soprattutto nel settore nuovi giunti e nell'area pedagogica trattamentale, per coadiuvare gli operatori penitenziari, sveltire le procedure burocratiche e facilitare da parte dei detenuti la comprensione delle leggi e delle regole di contesto; 2. l'attivazione di corsi di lingua italiana per i detenuti stranieri. Sostenere le politiche del lavoro nell'ambito del sistema penitenziario tramite: 1. l'attivazione di corsi di formazione professionale finalizzati all'inserimento lavorativo degli stranieri (c.d. formazione rientro) sia nel paese d'origine che in Italia; 2. l'incremento dei rapporti con i soggetti del territorio per ipotizzare per i detenuti stranieri percorsi lavorativi adeguati e attivita' trattamentali esterne al carcere. Piu' in generale, le politiche del lavoro per i detenuti immigrati devono infatti essere pensate e realizzate congiuntamente alle strategie dirette a favorire il loro reinserimento sociale. Potenziare, nell'ambito dei Servizi Minorili della Giustizia, i servizi di mediazione culturale, promuovere una alfabetizzazione veloce, l'attivazione di percorsi di educazione non scolastici nel senso classico per fornire competenze immediatamente fruibili ed esportabili nel contesto extrapenale e sostenere l'elaborazione di progetti alternativi alla detenzione per i minorenni stranieri. Obiettivi riguardanti l'azione a livello internazionale Nell'ambito dell'Unione europea il prossimo triennio dovrebbe vedere lo sviluppo delle iniziative promosse negli ultimi anni ed in tale prospettiva l'Italia si adoperera' per raggiungere i seguenti obiettivi: realizzazione di un sistema integrato di gestione delle frontiere, imperniato sulla costituenda Agenzia e nelle more, sull'attivita' dell'Organo comune di esperti di frontiera e della rete dei Centri gia' istituiti e di quelli in via di realizzazione; implementazione del piano di azione per la lotta all'immigrazione clandestina e del piano di azione per la lotta all'immigrazione clandestina via mare anche con la realizzazione di progetti di pattugliamento congiunto; sviluppo della politica europea in materia di rimpatri; realizzazione della rete degli ufficiali di collegamento per l'immigrazione; aumento delle risorse comunitarie disponibili in materia migratoria; piena integrazione delle tematiche migratorie nelle relazioni esterne dell'Unione e rafforzamento della collaborazione con i Paesi terzi; sviluppo di una politica europea in tema di immigrazione legale ed accoglienza dei migranti regolari, meccanismi di ingresso per quote a rilevanza europea (come proposto dalla Presidenza italiana); realizzazione di un sistema comune di asilo europeo. Sul piano bilaterale, l'Italia intende adoperarsi per rafforzare la collaborazione esistente in tema di prevenzione e contrasto dell'immigrazione clandestina e del traffico degli esseri umani, estendendo ulteriormente la rete degli accordi di riammissione con i Paesi di origine e transito di flussi migratori, in particolare area Balcanica e Mediterranea e la rete degli accordi di collaborazione tra le forze di polizia. Verra' dato ampio spazio all'illustrazione dei percorsi di ingresso regolari previsti dalla nostra normativa e sara' valorizzata la concessione delle quote riservate previste nel Decreto Flussi, strumento indispensabile per incentivare la collaborazione degli Stati beneficiari, che contrastano l'immigrazione clandestina. In tale contesto, ai fini della piena utilizzazione delle quote assume una grande importanza il meccanismo previsto dalla legge 189/2002, relativo al diritto di prelazione accordato a coloro che frequentano, nei Paesi di origine, specifici corsi di formazione professionale ed istruzione. Parallelamente, verra' esaminata la possibilita' di concludere accordi sul lavoro stagionale o, piu' in generale, di collaborazione in materia di lavoro. L'Italia intende inoltre continuare a promuovere interventi di cooperazione, mirati a favorire lo sviluppo dei Paesi di origine dei flussi migratori, anche al fine di assicurare una gestione ordinata degli stessi. Sul piano multilaterale, l'obiettivo da raggiungere e' la piena applicazione dei Protocolli relativi al traffico illecito dei migranti ed alla tratta di esseri umani annessi alla Convenzione delle Nazioni Unite sul crimine transnazionale. Una specifica azione di sensibilizzazione a livello diplomatico continuera' ad essere condotta dall'Italia sul fenomeno dell'immigrazione clandestina via mare, ed in particolare sulla necessita' del rispetto da parte di ciascuno Stato rivierasco della normativa internazionale sulla sicurezza delle navigazione e sulla salvaguardia della vita umana in mare. Per quanto concerne le attivita' previste in materia di visti, si procedera' all'aggiornamento della normativa vigente, alla luce delle modifiche introdotte dalla legge n. 189/2002 e dal relativo Regolamento di attuazione. Una particolare attenzione verra' dedicata al miglioramento dei servizi resi al pubblico da parte delle Sedi consolari. Obiettivi relativi alle politiche di integrazione Dare ulteriore impulso alle misure di integrazione connesse con le nuove regolarizzazioni. Le politiche sociali dovranno essere in grado di rispondere alle esigenze poste dai nuovi nuclei familiari di origine straniera. Diffondere le iniziative intraprese negli accordi di programma pluriennali gia' stipulati con alcune regioni per l'attivazione e la realizzazione di progetti rivolti all'alfabetizzazione e all'apprendimento della lingua e della cultura italiana su tutto il territorio nazionale e nei paesi di emigrazione, nel quadro di accordi bilaterali e delle disposizioni normative offerte dall'articolo 19 "Titoli di prelazione" della legge n. 189 del 30 luglio 2002, che ha modificato l'art. 23 del testo unico. Offrire soluzioni abitative agli stranieri regolarmente residenti, che hanno difficolta' di accesso a un alloggio, anche alternative all'edilizia residenziale pubblica; favorire la sinergia tra i diversi attori presenti sul territorio per l'attuazione di nuove soluzioni che si adattino alle problematiche locali specifiche. Promuovere politiche di integrazione specifiche rivolte alle seconde generazioni, nella consapevolezza che un ruolo fondamentale spetta all'istruzione e alla formazione, anche tenendo conto dell'esperienza di altri paesi di meno recente immigrazione. Continuare l'attivita' di supporto al Comitato Minori stranieri, sia per la gestione della banca dati delle informazioni utili a monitorare il fenomeno, sia per implementare il sistema di rete relativamente alle indagini familiari, in modo da ottenere nel piu' breve tempo possibile le informazioni circa la situazione familiare del minore. A tal fine sara' opportuno sottoscrivere accordi con le rappresentanze diplomatico-consolari dei paesi d'origine dei minori allo scopo di accelerare le procedure di identificazione e razionalizzare l'iter del riaffidamento del minore. Allo stesso tempo, si dovranno ampliare i programmi di rimpatrio assistito con accordi con i Paesi di provenienza e con le realta' associative presenti nei Paesi di origine, per facilitare il reinserimento familiare e sociale dei minori una volta rimpatriati. Favorire l'attivita' di comunicazione e diffusione dell'informazione rivolta alla popolazione straniera, finalizzata ad una puntuale informazione su diritti e doveri in materia di immigrazione, anche attraverso la figura dei mediatori culturali. Attivare gli Sportelli unici per l'immigrazione. Realizzare reti interistituzionali e interfunzionali di risorse e competenze, a livello locale, che individuino stabilmente nei Consigli territoriali per l'immigrazione le sedi idonee ai fini della collaborazione istituzionale ai vari livelli; della concertazione sociale tra i vari soggetti presenti sul territorio rispetto all'analisi dei bisogni e delle esigenze; della programmazione e realizzazione delle iniziative di integrazione sociale; delle necessarie azioni di monitoraggio. Promuovere e valorizzare le esperienze gia' in atto nelle scuole mettendo a sistema buone pratiche realizzate anche con il concorso delle associazioni degli immigrati, del volontariato, degli Enti Locali. Uno strumento di conoscenza della realta' nazionale sugli alunni stranieri a scuola sara' fornito da una ricerca nazionale promossa dal MIUR con il coordinamento scientifico di studiosi dell'Universita'. Promuovere e realizzare confronti con le strategie educative degli altri Paesi europei, incrementare lo scambio di pratiche, esperienze, metodi di lavoro tra scuole e insegnanti di altri paesi. Promuovere una scuola delle culture e dei diritti umani, radicata nel proprio territorio e in Europa, collocata in una cornice di valori universali. Promuovere iniziative di formazione rivolte al personale della scuola di tutti i cicli scolastici, con particolare attenzione ai docenti curricolari di tutte le discipline per il potenziamento delle competenze professionali connesse all'integrazione degli alunni stranieri. In materia sanitaria, migliorare l'assistenza sanitaria alle donne straniere in gravidanza e favorire la riduzione del ricorso all'I.V.G.; ridurre l'incidenza dell'HIV, delle malattie sessualmente trasmesse e della tubercolosi, tramite interventi di prevenzione mirati a questa fascia di popolazione; raggiungere coperture vaccinali della popolazione infantile immigrata pari a quella ottenuta per la popolazione italiana; erogare gli interventi di profilassi primaria alle categorie di lavoratori stranieri ove prevista per i lavoratori italiani, ridurre gli infortuni sul lavoro tra i lavoratori immigrati, tramite gli interventi previsti a tal fine per i lavoratori italiani. Reingegnerizzare processi di concessione della cittadinanza con l'applicazione di nuove procedure informatiche e la progressiva riduzione dei tempi di attesa dei richiedenti. Obiettivi relativi alle politiche dell'asilo Applicazione della legge n. 189/2002 attraverso l'istituzione delle Commissioni territoriali, la costruzione dei centri di identificazione e definizione delle linee guida per l'indirizzo dei servizi di assistenza e tutela dei richiedenti asilo e rifugiati che saranno finanziati dal Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. Armonizzazione della normativa nazionale a quella europea in applicazione dei Trattati dell'Unione europea. Attuazione dell'articolo 10, comma 3, della Costituzione sul diritto di asilo attraverso una legge organica in materia che tenga conto dei principi di armonizzazione europea in via di elaborazione. Il punto sulla presenza straniera in Italia La presenza straniera in Italia ha continuato a crescere negli ultimi trent'anni, ora e' possibile una rappresentazione piu' certa della sua dimensione e della sua composizione anche grazie alla regolarizzazione avviata nel novembre del 2002 (legge 30 luglio 2002, n. 189 e Decreto-legge 9 settembre 2002, n. 195, convertito con modificazioni dalla legge 9 ottobre 2002, n. 222). Al 31 dicembre 2003 il numero di permessi di soggiorno validi era di 2.193.999, pari al 3,8% della popolazione residente in Italia, cifra che supera il 4% se si tiene conto dei minori registrati sul permesso dei genitori ma non contati separatamente. La presenza straniera in Italia non e' radicalmente diversa da quella del resto dell'Europa, come poteva essere ancora dieci anni fa; il 4% italiano deve essere messo a confronto con un 5,2% di media europea del 2000 (anche se tale livello da allora e' gia' aumentato in maniera sensibile). Gli stranieri rappresentano in Italia il 3% della popolazione scolastica (oltre 230.000 bambini stranieri nelle scuole italiane nel 2002-2003, contro meno di centomila appena quattro anni fa) e il 4,8% delle nascite, mentre il 7,1% dei matrimoni coinvolge almeno uno straniero (oltre il 10% nel centro e nel nord-est). Nel mercato del lavoro rimane difficile stabilire quanti stranieri facciano parte della forza lavoro a causa del fenomeno del lavoro nero, ma dall'analisi dei dati INAIL risulta che l'11,5% delle nuove assunzioni del 2002 riguardavano immigrati. Il panorama della presenza straniera in Italia e' stato modificato molto chiaramente dai due provvedimenti di regolarizzazione avviati alla fine del 2002. Questi provvedimenti hanno permesso l'emersione dal sommerso di diverse centinaia di migliaia di lavoratori. I risultati mostrano una forte correzione rispetto al passato dei nuovi flussi e della composizione delle comunita' straniere in Italia, con una inversione del peso relativo dell'Africa a vantaggio dell'Europa del sud-est; gli stranieri provenienti dai tre paesi africani piu' presenti in Italia (Marocco, Tunisia e Senegal) rappresentavano il 31,3% della presenza straniera in Italia nel 1992, il 21,1% nel 2002 e solo l'11,3% delle domande di regolarizzazione nel 2002. Al contrario i tre principali paesi dell'Europa dell'est attori dell'emigrazione verso l'Italia (Albania, Romania e Polonia), passano dal 9,5% del 1992 al 22,5% del 2002, a cui si aggiungono il 33,2% delle domande di regolarizzazione. Il 58,7% delle domande viene dall'Europa, in particolare dal sud dell'Europa orientale (Paesi Balcanici e Ucraina). I dieci nuovi membri dell'UE hanno dato origine solo al 5,6% delle domande (quasi interamente attribuibili alla Polonia); i due paesi candidati all'adesione nel 2007 (Romania e Bulgaria), hanno dato luogo al 21,7% delle domande, mentre il 31,4% deriva dall'immigrazione da paesi europei privi di una rapida prospettiva di integrazione nell'UE: ucraini e moldavi e dal consistente aumento di bulgari, russi e macedoni. Piu' lontane sono l'adesione all'UE e l'integrazione economica e piu' forte diventa la pressione ad emigrare. Nella regolarizzazione sono quasi assenti i paesi di nuova adesione all'Unione europea, con l'eccezione della Polonia, a riprova del debole impulso migratorio di questi paesi. La comunita' marocchina perde per la prima volta dall'inizio degli anni novanta il ruolo di maggiore comunita' straniera in Italia, a vantaggio di quella rumena (239.426 permessi di soggiorno al 31-12-2003) e di quella Albanese (233.616 permessi), a suggellare il continuo cambiamento dei cicli migratori nazionali che vedono nuovi paesi sostituirsi costantemente ai precedenti nel cedere popolazione all'Italia. L'Ucraina e' la maggiore sorpresa, dato che sale dal27° posto del 2002 (con 14.035 permessi) al quarto posto a fine 2003 (con 112.802 permessi), rivelandosi la seconda patria di origine dei lavoratori stranieri immigrati regolarizzati, superata solo dalla vicina Romania. ----> VEDERE SCHEMA DA PAG. 14 A PAG. 15 DELLA G.U. <---- Per controllare e gestire consapevolmente il complesso fenomeno dell'immigrazione e' necessario disporre di adeguati strumenti di conoscenza e di monitoraggio, procedendo all'interscambio dei dati posseduti dalle diverse Amministrazioni. Per poter assumere decisioni consapevoli e' necessario disporre continuamente di informazioni complete, aggiornate e affidabili, ottenute incrociando i dati detenuti da tutte le amministrazioni rilevanti. Le Amministrazioni con competenze in materia migratoria, per lo svolgimento delle proprie attivita' istituzionali, possiedono ciascuna sistemi informativi che memorizzano e gestiscono informazioni sugli stranieri regolari, fotografando i diversi eventi della loro vita (ingresso nel territorio italiano, soggiorno, uscita e rimpatrio), scanditi dall'interazione con le diverse Autorita' preposte al rilascio di permessi e autorizzazioni o all'erogazione di servizi pubblici. Ne consegue che le informazioni esistenti, provenendo da fonti diverse, sono quanto mai frammentate e non consentono di avere una visione globale del fenomeno e delle sue tendenze, che e' presupposto fondamentale per poterlo governare. L'integrazione delle varie fonti di informazione consentirebbe, pertanto, di operare un'implicita integrazione dei dati presenti in ciascun sistema informativo, oltre che una loro validazione incrociata. E' quindi un'esigenza primaria raggiungere l'interconnessione telematica dei sistemi informativi esistenti, e l'interscambio dei dati - su cui, comunque, ciascuna Amministrazione manterra' la propria titolarita' e responsabilita' - attraverso la realizzazione degli archivi automatizzati in materia di immigrazione e di asilo presso il Ministero dell'interno - Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione. Sia il testo unico di cui al Decreto Legislativo n. 286/98, che la legge di modifica n. 189/02, assegnano un ruolo centrale alla gestione informatizzata dei procedimenti connessi con la gestione del percorso migratorio: dalla richiesta di visto, all'ingresso nel territorio dello Stato, dal soggiorno nei suoi diversi aspetti (iscrizione anagrafica, lavoro, erogazione di servizi), all'uscita (rimpatrio volontario o espulsione). L'insistenza normativa sull'informatizzazione dei procedimenti va sicuramente nella direzione della modernizzazione dei processi della Pubblica Amministrazione grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Le ICT (tecnologie dell'informazione e della comunicazione), stanno determinando una rivoluzione nella cultura organizzativa dell'amministrazione italiana, avvicinandola gradualmente a quella delle piu' avanzate democrazie occidentali. In tale scenario, la costituzione di una banca dati unica o, in alternativa, l'interconnessione tra i diversi archivi informatizzati, appare una necessaria precondizione per migliorare l'efficienza dei processi decisionali e operativi nell'ambito della gestione del fenomeno migratorio. L'istituzione in ogni provincia, presso la prefettura-ufficio territoriale del Governo, di uno sportello unico per l'immigrazione, responsabile dell'intero procedimento di assunzione dei lavoratori stranieri, postula la necessaria interconnessione degli archivi di pertinenza di ciascuna amministrazione coinvolta nel procedimento al fine dello scambio di informazioni in via telematica. Gli adempimenti di competenza dello sportello unico, per esplicita previsione normativa, devono necessariamente essere supportati da una sistema informativo in materia di ingresso, soggiorno e uscita degli stranieri extracomunitari. Tale sistema informativo dovra' consentire il costante monitoraggio dei soggetti che compiono attivita', della tipologia di tali attivita', della data delle operazioni svolte, nonche' lo svolgimento delle funzioni di acquisizione, certificazione e misura dei dati e dei documenti memorizzati. In tal senso si sono indirizzate le scelte compiute nella predisposizione del regolamento, di cui all'art. 34, comma 2, della legge n.189/02, per la razionalizzazione dell'impiego della telematica nelle comunicazioni tra le amministrazioni pubbliche e l'attuazione della massima interconnessione tra gli archivi esistenti o in via di realizzazione. Cap. I) Le politiche per il lavoro degli stranieri e le linee generali per la definizione dei flussi di ingresso nel territorio italiano 1.1) I nuovi meccanismi d'ingresso per lavoro, lo sportello unico e il contratto di soggiorno La legge n. 189/2002 ha profondamente innovato le procedure di ingresso per motivi di lavoro dei cittadini non comunitari sia sotto il profilo organizzativo, sia sotto quello sostanziale. Per quanto concerne l'aspetto organizzativo, la legge prevede l'istituzione, presso ogni Prefettura - UTG, dello Sportello unico per l'immigrazione. Tale struttura unitaria, composta dai rappresentanti della Prefettura-Ufficio Territoriale di Governo, della Direzione provinciale del lavoro e della Questura, garantira' il coordinato espletamento delle attivita' di rispettiva spettanza, finora svolte separatamente. Gli Sportelli unici, una volta costituiti secondo i criteri e con le modalita' definite dal regolamento d'attuazione riceveranno le domande di nulla-osta al lavoro riferite ai lavoratori non comunitari e procederanno alla loro evasione. Dopo il rilascio del nulla-osta e ottenuto il conseguente visto d'ingresso dalla rappresentanza diplomatica, lo straniero e' tenuto a presentarsi, entro otto giorni dall'ingresso, allo Sportello unico per la sottoscrizione del contratto di soggiorno per lavoro. Tale adempimento, assieme al rilevamento fotodattiloscopico, e' condizione indispensabile per il rilascio del permesso di soggiorno per lavoro subordinato da parte della Questura. Lo Sportello unico potra' consentire non solo la semplificazione, ma anche la razionalizzazione delle operazioni di rilevazione dei permessi di soggiorno per lavoro effettivamente rilasciati in rapporto ai preliminari nulla-osta emessi. Infatti, diversamente dal sistema attuale, sara' un medesimo ufficio - lo sportello unico per l'immigrazione - a rilasciare il nulla-osta al lavoro e a prendere atto dell'effettivo ingresso del lavoratore straniero. Infine lo Sportello unico, presso cui rimane depositato il contratto di soggiorno per lavoro sottoscritto dal lavoratore straniero ai fini dell'ottenimento del corrispondente permesso di soggiorno, e' destinatario della comunicazione di ogni variazione del rapporto di lavoro subordinato che il datore ha l'obbligo di effettuare. Lo Sportello unico, percio', concentrera' un complesso di dati e notizie sinora distribuiti tra uffici diversi. Cio' facilitera' il monitoraggio degli effettivi ingressi per lavoro subordinato e dello svolgimento del rapporto lavorativo. Sara' cosi' piu' agevole avere a disposizione elementi conoscitivi sicuramente utili anche in vista della programmazione dei futuri flussi di ingresso. Lo Sportello unico sara' integrato in un sistema informativo piu' ampio, di cui fanno parte anche INPS, INAIL e S.I.L e vi convergeranno tutti i sistemi informatizzati relativi alla gestione dei flussi migratori. Questi soggetti, collegati in rete, raccoglieranno le informazioni e i dati relativi al percorso del lavoratore che fa ingresso nel Paese. L'innovazione rappresentata dallo sportello unico per l'immigrazione necessita, per la sua piena attuazione, del supporto delle moderne tecnologie per la reingegnerizzazione dei processi, che accresca l'efficacia, l'efficienza e la speditezza dell'azione amministrativa, migliorando il rapporto cittadino/amministrazione. In effetti, la legge n. 189/02 (e il regolamento ex art. 34, comma 2) prevede la razionalizzazione dell'impiego della telematica nelle comunicazioni tra le amministrazioni pubbliche, la massima interconnessione tra gli archivi gia' realizzati o in via di realizzazione presso le amministrazioni pubbliche e la riorganizzazione degli archivi esistenti per la gestione del fenomeno migratorio. L'interconnessione tra gli archivi, prevista dalla legge 189/02, si basera', ai sensi del Regolamento telematico, su un sistema informativo unitario in materia di ingresso, soggiorno e uscita, che avra' come fulcro gli archivi automatizzati relativi a immigrazione e asilo, da istituire presso il Ministero dell'interno - Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione. In tale sistema affluiranno le informazioni degli archivi e dei sistemi informativi in materia di immigrazione e asilo delle singole Amministrazioni che ne faranno parte. Il sistema informativo unitario e' pertanto indispensabile per l'attuazione dei procedimenti previsti dal testo unico sull'immigrazione e dal relativo regolamento, anche a supporto degli adempimenti dello Sportello unico per l'immigrazione. Sotto l'aspetto sostanziale, la legge n. 189/2002 ha collegato l'ingresso del lavoratore straniero all'esistenza di una idonea proposta di contratto di lavoro. E' stata abrogata la norma previgente che consentiva anche il c.d. ingresso per inserimento nel mercato lavorativo. Per il conseguimento, cioe', di un'occupazione da ricercare dopo l'ingresso nel territorio nazionale, autorizzato dietro prestazione di garanzia da parte di un cittadino italiano o straniero regolarmente soggiornante. La nuova disciplina consente l'ingresso per lavoro subordinato unicamente in presenza di una richiesta di assunzione proveniente da un datore di lavoro ben individuato e dotato dalla correlativa capacita' occupazionale, cioe' in grado di sostenere gli oneri retributivi e previdenziali derivanti dall'assunzione nell'ambito delle quote d'ingresso stabilite nel decreto flussi. La legge n. 89/2002 ha prefigurato uno specifico tipo di contratto finalizzato all'instaurazione del rapporto di lavoro con il lavoratore subordinato straniero. E' il contratto di soggiorno per lavoro subordinato. In aggiunta ai normali elementi che costituiscono il contenuto essenziale del contratto di lavoro subordinato, il contratto di soggiorno per lavoro deve contenere due elementi ulteriori. L'art. 5 bis del T.U. - d.lgs. 286/1998, aggiunto dalla L. n. 189/2002, richiede che vi siano inclusi: a) l'impegno del datore di lavoro di garantire un'abitazione al lavoratore straniero che rientri nei parametri previsti per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica; b) l'impegno del datore al pagamento delle spese di viaggio per il rientro del lavoratore nel Paese di provenienza. Le disposizioni regolamentari fissano le modalita' di assolvimento dei due specifici impegni che il datore di lavoro e' tenuto ad accollarsi con apposite dichiarazioni inserite nella proposta di contratto da presentare insieme con la richiesta di assunzione. Infine tra le innovazioni legislative piu' significative va annoverata la disposizione inserita nel T.U. - d.lgs. 286/1998 - dalla L. n. 189/2002 (art. 23), dedicata ai titoli di prelazione. La norma prevede che, anche ad iniziativa delle regioni e delle province autonome, possono essere programmate attivita' di formazione e d'istruzione da svolgersi nei paesi d'origine per promuovere l'apprendimento di base della lingua italiana, nonche' il conseguimento di specifiche abilita' professionali. I relativi programmi sono sottoposti alla preventiva approvazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca. La legge attribuisce un titolo di preferenza ai partecipanti all'attivita' formativa ai fini dell'ingresso in Italia e del loro impiego nei settori produttivi di riferimento delle iniziative formative seguite. Con il regolamento d'attuazione, saranno valorizzate le previsioni della norma primaria e, per dare effettiva incisivita' alla preferenza accordata dalla legge, si prevede che una percentuale delle quote annuali d'ingresso sia riservata ai partecipanti alle attivita' formative i quali, a tal fine, saranno iscritti in apposite liste tenute dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. L'entrata in vigore delle norme regolamentari d'attuazione ed il successivo espletamento dell'ulteriore attivita' d'implementazione, renderanno effettivamente operativo questo nuovo importante strumento. La sua appropriata utilizzazione fara' si' che la programmazione annuale dei flussi, finora effettuata in termini solamente quantitativi, sia effettuabile anche sotto l'aspetto qualitativo. Infatti i programmi di formazione all'estero sono uno strumento che, con il coordinato apporto di vari soggetti pubblici e privati, consentira' il piu' agevole collegamento tra fabbisogno di manodopera e forza lavoro dotata delle appropriate competenze professionali da destinare al suo soddisfacimento. 1.2) Utilizzo dell'informatica per la gestione delle procedure di ingresso dei lavoratori non comunitari La legge 189/02 prevede che lo Sportello unico si basi su procedure informatizzate per l'ingresso e il soggiorno dei cittadini extracomunitari. Al riguardo, il regolamento attuativo della legge 189/02, prevede nuove procedure che saranno gestite telematicamente dallo Sportello unico per l'immigrazione. L'obiettivo del prossimo triennio e' raggiungere la gestione completamente informatizzata delle procedure di ingresso e del monitoraggio dell'andamento dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari. Il nuovo regolamento indica i soggetti abilitati a trasmettere i dati da acquisire nell'archivio informatizzato in materia di immigrazione: soggetti privati, questure, Sportello unico, regioni e province per il tramite del responsabile del centro per l'impiego, i centri per l'impiego, l'autorita' consolare tramite il Ministero degli affari esteri, le Direzioni provinciali del lavoro e il competente ufficio dell'Amministrazione centrale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. E' previsto che le richieste di lavoro siano trasmesse dallo Sportello unico, per il tramite del sistema informativo, al Centro per l'impiego competente, il quale provvede, sempre tramite il sistema informativo, a diffonderle, comunicando allo Sportello unico e al datore di lavoro i dati delle eventuali dichiarazioni di disponibilita' pervenute da altri lavoratori o le certificazioni negative. Lo Sportello unico dovra', quindi, in particolare: richiedere alla Questura, tramite procedura telematica, la verifica dell'eventuale sussistenza di motivi ostativi a carico del lavoratore extracomunitario e/o del datore di lavoro; acquisire sempre con procedura telematica, dalle Direzioni provinciali del lavoro la verifica della capienza delle quote di ingresso; inoltrare per via telematica agli uffici consolari italiani all'estero la richiesta di assunzione e la relativa documentazione (compreso il codice fiscale e il nulla osta all'ingresso del lavoratore straniero), avvalendosi del collegamento previsto con l'archivio informatizzato della rete mondiale visti (RMV) presso il Ministero degli affari esteri. La rappresentanza diplomatica-consolare rilascera' infine il visto di ingresso, dandone comunicazione per via telematica al Ministero dell'interno, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, all'INPS e all'INAIL. Una volta stipulato il contratto di soggiorno presso lo Sportello Unico, una copia dello stesso sara' trasmessa, ove possibile, in via telematica al Centro per l'impiego, all'autorita' consolare competente nonche' al datore di lavoro. All'atto della stipula i dati contenuti nel modulo di richiesta del permesso di soggiorno saranno inoltrati dallo Sportello alla questura competente tramite procedura telematica, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno. 1.3) La programmazione dei flussi e l'analisi del fabbisogno lavorativo nel mercato del lavoro italiano Valutazione dei meccanismi di stima esistenti e nuovi programmi. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e' chiamato a concorrere, assieme alle altre amministrazioni competenti, all'attivita' di programmazione dei flussi e svolge un ruolo centrale nella preliminare definizione del fabbisogno interno di manodopera straniera, ai sensi dell'articolo 21, comma 4 del T.U. - d.lgs. 286/1998, secondo il quale: "i decreti annuali devono tenere conto delle indicazioni fornite, in modo articolato per qualifiche o mansioni, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sull'andamento dell'occupazione e dei tassi di disoccupazione a livello nazionale e regionale, nonche' sul numero di cittadini stranieri non appartenenti all'Unione europea iscritti nelle liste di collocamento". Nello stabilire il fabbisogno lavorativo, si dovra' altresi' tener conto degli ingressi per motivi diversi dal lavoro, in particolare dei ricongiungimenti familiari e dei permessi per asilo politico. Non tutti questi ingressi danno luogo ad attivita' lavorative, ma la dimensione dei ricongiungimenti familiari in particolare suggerisce un approfondimento rispetto a un suo possibile impatto sul mercato del lavoro. Il Ministero del lavoro valutera' che i flussi di ingresso dei lavoratori non comunitari siano coerenti alle capacita' di assorbimento del mercato del lavoro nazionale ed alle capacita' di integrazione della societa' italiana. L'efficace svolgimento del ruolo del Ministero del lavoro in questo ambito richiede una attivita' di rilevazione molteplice, che andra' ulteriormente sviluppata mediante: a) Il monitoraggio dei fabbisogni a livello regionale attraverso le indicazioni acquisite: - dalle amministrazioni regionali, cui la legge 189/2002 ha attribuito la facolta' di presentare entro il 30 novembre di ogni anno le indicazioni regionali relative ai flussi sostenibili nel triennio successivo in rapporto alla capacita' di assorbimento del tessuto sociale e produttivo. Al fine di una maggiore concretezza, tali valutazioni dei mercati del lavoro locali, dovrebbero essere effettuate non soltanto in termini quantitativi, ma anche qualitativi, con l'eventuale specificazione delle tipologie professionali carenti, valorizzando le rilevazioni e le analisi prodotte dalle reti territoriali e dagli osservatori regionali sull'immigrazione; - dalle associazioni datoriali di categoria, che possono avvalersi dei propri centri di ricerca per rilevare ed elaborare le richieste dei propri associati; - dalle Direzioni regionali del lavoro. b) La rilevazione delle dinamiche occupazionali nei diversi settori produttivi del sistema economico italiano analizzando: - l'andamento generale del mercato del lavoro italiano nel suo complesso. - i settori nei quali vi siano riconosciute carenze di manodopera, dovute all'insufficienza di personale altamente qualificato per lavori che richiedano una elevata specializzazione o una formazione avanzata, oppure di lavoratori operanti nelle professioni a qualificazione e remunerazione ridotta e rifiutati dai lavoratori italiani. Va inoltre valutata anche la crescente domanda di manodopera straniera nelle fasce intermedie del mercato del lavoro. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si prefigge a tal fine di rafforzare le iniziative dirette a raccogliere il contributo delle Regioni e delle associazioni datoriali di categoria. A tal fine, sara' opportuno predisporre strumenti metodologici e definire opportune sedi in cui si possa analizzare la materia dei fabbisogni locali per facilitare l'attivita' di coordinamento, di definizione e di analisi del fabbisogno. Questi dati saranno reinterpretati alla luce delle previsioni sull'andamento dell'economia italiana e in rapporto all'offerta di lavoro dei cittadini italiani, degli stranieri gia' regolarmente presenti in Italia e di coloro che hanno beneficiato del provvedimento di regolarizzazione avviato con i provvedimenti legislativi del 2002. L'emersione dal lavoro irregolare determina l'immissione nel mercato del lavoro regolare di circa 700.000 lavoratori stranieri. Occorrera' quindi seguire l'andamento della situazione occupazionale dei lavoratori stranieri regolarizzati. Poiche' e' fisiologico che una parte dei rapporti regolarizzati possa anche cessare, e' possibile che nel prossimo futuro si determini un aumento dei lavoratori non comunitari regolarmente soggiornanti disoccupati. Il fenomeno e' destinato ad essere ulteriormente accentuato dall'effetto moltiplicatore che si avra' in conseguenza dei ricongiungimenti familiari. Il Ministero del lavoro intraprendera' un sistematico monitoraggio di queste evoluzioni che interessano il mercato del lavoro italiano. Notevole importanza assumeranno a questo fine i dati relativi alle dinamiche occupazionali rilevati dai Centri per l'impiego e l'aggiornamento costante delle liste di disoccupazione. E' previsto che tali dati, ivi inclusi quelli dei non comunitari alla ricerca di occupazione, affluiscano, anche attraverso i collegamenti informatici in via di implementazione di cui sopra, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Quest'ultimo procedera' a completare l'analisi dei fabbisogni locali curando di armonizzarli, in un quadro complessivo compatibile con il contesto nazionale, anche in rapporto ai dati previsionali relativi all'economia italiana. In particolare sara' possibile integrare le informazioni raccolte dal Ministero del lavoro e da altri enti con nuovi strumenti previsionali e studi di settore. Gli studi sul fabbisogno disponibili (quali ad esempio quello dell'Excelsior-Unioncamere) tendono a basarsi essenzialmente sulle previsioni dei datori di lavoro. Tali studi segnalano le previsioni, non le richieste effettive, dei datori di lavoro relative alle assunzioni complessive e la loro utilita' risiede soprattutto nella disaggregazione settoriale della domanda e nell'indicazione dell'evoluzione del fabbisogno, piuttosto che nel valore stimato del fabbisogno in se. Queste analisi segnalano soprattutto un'esigenza di personale con qualifiche basse o medio basse, anche se emerge da piu' parti la tendenza all'aumento di lavoratori specializzati, sopratutto nel nord e in particolare da alcuni settori (dall'Information and Comunication Technology, alla Sanita) ed anche il fenomeno dell'imprenditoria immigrata si presenta in Italia in costante crescita. Tali studi presentano inoltre altri limiti dal punto di vista del policy making. - I fabbisogni sono generalmente individuati sulla base di aspettative future di assunzioni, piuttosto che su effettive offerte di lavoro, mentre la congiuntura economica cambia rapidamente, rendendo talvolta obsolete le stime. - E' difficile separare la domanda di regolarizzazione di lavoratori irregolari gia' presenti da quella di nuovi ingressi. - Le stime indicano i fabbisogni dei datori di lavoro ma non tengono conto delle capacita' di integrazione territoriali e dell'impatto in termini di sevizi pubblici, abitazioni, ecc... Le stime contenute in tali analisi tendono inoltre a sottostimare la domanda di lavoro stagionale e a sopravvalutare quella di lavoro non stagionale. Inoltre sopravvalutano la domanda di lavoro di non comunitari nel Mezzogiorno e la sottovalutano nel nord; cio' soprattutto se si confrontano con i dati sulle assunzioni effettive dell'anno precedente. Le valutazioni complessive di Excelsior sono in calo del 11,3% visto che da una media di 186.762 nel 2003 (frutto di una forbice molto ampia, tra una stima minima di 140.000 ed una massima di 220.000, con le grandi imprese che triplicano le proprie stime di fabbisogno nell'ipotesi massima) si e' scesi ad una media di 165.614 nel 2004 (con un massimo di 195.009 ed un minimo di 136.319. Anche la frequenza della domanda di extracomunitari rispetto alla domanda totale di nuovi lavoratori e' calata, pur rimanendo elevata, nell'ipotesi massima dal 33,3% del 2003 al 28,9% nel 2004. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali intraprendera', in collaborazione con gli enti locali e le autorita' competenti, ogni opportuna iniziativa volta a monitorare il rispetto dell'art. 5 bis del testo unico sull'immigrazione. La verifica del rispetto dell'obbligo gravante sul datore di lavoro di fornire garanzia circa la disponibilita' di un alloggio per il lavoratore che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge e' altresi' effettuata dalle Direzioni provinciali del lavoro in sede di istruttoria delle richieste di autorizzazione al lavoro, autorizzazione che viene rilasciata solo a condizione che tale verifica dia esito positivo. ----> VEDERE SCHEMA A PAG. 22 DELLA G.U. <---- Le professioni degli stranieri secondo Excelsior: Assunzioni previste dalle imprese per il 2004 di personale proveniente da paesi non comunitari, per settore di attivita', ripartizione territoriale e classe dimensionale Fonte: Unioncamere - Ministero del lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2004 Altri studi vengono elaborati da istituzioni locali per fornire una analisi piu' approfondita di realta' territoriali particolarmente dinamiche. Gli andamenti dell'occupazione straniera nei principali settori economici richiedono alcune considerazioni piu' approfondite. Un quadro strutturale dell'impiego di lavoro in agricoltura puo' essere sicuramente fornito, principalmente, dai dati dell'indagine istat sulle strutture e sulla produzione delle aziende agricole e da taluni Istituti specializzati. La nostra agricoltura come e' noto e' basata sulle aziende familiari. Solo il 17% circa delle aziende impiega mano d'opera non familiare con forti differenze territoriali. Nel 2001 l'occupazione agricola e' leggermente cresciuta per un totale di 6.000 unita' (0,5%), contro la diminuzione dell'1,3% dell'anno precedente. L'aumento e' interamente attribuibile al Mezzogiorno (1,1%). In termini di posizione professionale la variazione degli occupati agricoli complessivi e' il risultato di un calo degli indipendenti di 6.000 unita' (pari al 0,9%), compensato da un aumento dei dipendenti di 12.000 unita' (2,7%). I dipendenti sono aumentati in misura maggiore nel Mezzogiorno (2,4% i maschi; 4,6% le femmine), rispetto al Centro-Nord dove la crescita e' stata del 2,1% (3,7% per le donne e 1,4% per i maschi). Si nota una crescita della percentuale dei dipendenti sul totale che, dal 40,3% dell'anno 2000, e' arrivata al 41,2% nel 2001 ed al 42,2% nel 2002. Circa l'87% degli occupati totali agricoli e' costituita da unita' a tempo pieno. L'importanza degli occupati dipendenti a tempo parziale costituisce una particolarita' del settore agricolo ed e' nettamente maggiore che nel complesso dell'economia. Una seconda caratteristica rilevata dalle statistiche delle forze lavoro riguardo all'occupazione dipendente e' il suo carattere permanente o temporaneo. Il 61,6% degli occupati dipendenti in agricoltura e' costituito da permanenti e il 38,4% da temporanei. Da un'analisi dei dati del censimento Istat del 2000 appare chiaro come nel settore primario sia presente soprattutto forza lavoro di eta' avanzata. Su oltre 2.500.000 aziende, solo 56.642 (2,2%) sono gestite da capi azienda con meno di 35 anni. La piu' alta frequenza si e' registrata, invece, nella classe di eta' di 65 anni e oltre, con piu' di 900.000 unita', pari al 40,6% del totale. Oltre 300.000 (14,4%) sono inoltre i capi azienda che hanno un'eta' compresa tra i 60 e i 64 anni. I giovani hanno generalmente livelli di istruzione superiori alle altre fasce di eta' e tendono a dedicarsi di piu' alle colture piu' redditizie e intensive, a gestire aziende di dimensione economica e di superficie piu' elevate, a lavorare part-time nelle aziende agricole di ridotta dimensione economica e ad utilizzare, viceversa, tecnologie risparmiatrici di lavoro nelle grandi aziende. Dall'ultimo censimento e' risultata una presenza consistente di donne nella conduzione di imprese agricole che copre quasi il 30% dei conduttori. Le stime dell'INEA indicano una presenza di lavoratori extracomunitari pari a 103.000 unita' nel 2000, 109.000 nel 2001 e poco piu' di 120.000 nel 2002, (di cui 94.484 in regime di stagionalita), con una incidenza percentuale sul totale crescente, che oggi supera il 10%. Tuttavia occorre considerare che il lavoro extracomunitario e' ovviamente quasi completamente lavoro stagionale dipendente, e che il totale dei lavoratori dipendenti, nella rilevazione citata del luglio 2003, ammonta a solo 477.000 unita'. Rispetto quindi al sub-totale del lavoro dipendente, il lavoro degli stranieri supera la percentuale del 20% e diventa pertanto una componente essenziale per gli equilibri economici strutturali del settore. Le motivazioni che spingono gli extracomunitari all'impiego in agricoltura non fanno presumere che questi lavoratori possano diventare una componente stabile della forza lavoro del settore; essi, infatti, aspirano a condizioni occupazionali piu' stabili e remunerative in altri settori di attivita', o nella stessa area, quando questa offra alternative occupazionali come avviene nel Nord. Inoltre, quand'anche l'impiego divenga continuativo, esso ha comunque una durata limitata; e' il caso dei lavoratori zootecnici indiani e pakistani che, dopo una permanenza di alcuni anni rientrano nei paesi di origine. D'altro canto, la generale spiccata stagionalita' delle operazioni svolte non consente la stabilizzazione dei lavoratori. Esempi in tal senso sono il pendolarismo giornaliero dei cittadini dell'ex Jugoslavia impegnati nella raccolta della frutta in Friuli-Venezia Giulia o il pendolarismo stagionale dei nordafricani e degli albanesi occupati nella raccolta dei prodotti ortofrutticoli nelle regioni meridionali. Se si considera che, a fronte della occasione estremamente vantaggiosa dell'ultima regolarizzazione, il numero dei lavoratori extracomunitari che hanno dichiarato l'appartenenza al settore agricolo e' stato di appena 18.000 unita', se ne ricava che la grande prevalenza del flusso di lavoratori agricoli e' di natura stagionale, con permessi di durata inferiore ad un anno, usufruiti da lavoratori che rientrano nei loro Paesi di origine nell'arco dell'anno di lavoro e rientrano l'anno successivo. ----> VEDERE SCHEMA A PAG. 24 DELLA G.U. <---- Industria e edilizia sono due settori nei quali l'occupazione dei cittadini non comunitari e' importante. In particolare nell'industria dei metalli, nelle costruzioni, nell'industria del legno, della gomma e delle materie plastiche e nel tessile, la domanda di lavoratori non comunitari e' maggiore della media del settore (riguardano tra il 27% ed il 31,6% delle previsioni di assunzione nel settore, nello scenario minimo per il 2003 secondo Unioncamere). Nel consuntivo delle assunzioni secondo i dati Inail per il 2002 assumono valori alti (13,7% delle assunzioni nelle costruzioni) o molto alti (fino al 22,8% delle assunzioni nell'industria conciaria e al 17,7% nel tessile). Per quanto riguarda i servizi, i dati ufficiali relativi all'occupazione degli stranieri in attivita' di collaboratori familiari e badanti sono particolarmente inaffidabili, perche' secondo l'lstat si tratta di un settore nel quale molti degli occupati non sono registrati, indipendentemente dalla nazionalita' del lavoratore. Il peso di questo tipo di attivita' e' sottovalutato da tutte le indagini di mercato, ma e' estremamente importante, come dimostrato dalle oltre 340.000 domande di regolarizzazione di badanti e collaboratrici familiari nel 2002. Alberghi, ristoranti e servizi legati al turismo in generale generano anch'essi una domanda di lavoratori non comunitari, parte consistente dei quali sotto forma di lavoro stagionale legato ai periodi di attivita' turistica estiva o delle vacanze invernali. Un discorso a parte meritano le professioni sanitarie. La scarsa offerta di infermieri professionali, molto richiesti dal Sistema Sanitario Nazionale, ha portato all'esenzione di questo tipo di ingresso da limitazioni numeriche fissate con quote, ai sensi dell'art. 27, comma 1, lettera r) bis del D.Lgs. 286/98, cosi' come modificato dalla legge 30 luglio 2002, n. 189; gli infermieri professionali sono posti al di fuori dei flussi di ingresso per lavoro. Per potere ottenere l'autorizzazione al lavoro rimane comunque la necessita' del riconoscimento del titolo professionale da parte del Ministero della salute. Per quanto concerne le altre professioni sanitarie non mediche, vale a dire le professioni di: Ostetrica/o, Infermiere pediatrico (che rientrano nell'area delle professioni infermieristiche), Podologo, Fisioterapista, Logopedista, Ortottista-Assistente di Oftalmologia, Terapista della Neuro e Psicomotricita' dell'eta' evolutiva, Tecnico Riabilitazione Psichiatrica, Terapista Occupazionale, Educatore Professionale (che fanno parte delle professioni sanitarie dell'area della riabilitazione), Tecnico Audiometrista, Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico, Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, Tecnico di Neurofisiopatologia, Tecnico Ortopedico, Tecnico Audioprotesista, Tecnico di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Vascolare, Igienista Dentale, Dietista (che fanno parte delle professioni tecnico sanitarie), Tecnico delle Prevenzione nell'Ambiente e nei luoghi di lavoro e assistente sanitario (che sono professioni tecniche della prevenzione), il Ministero della salute segnala che la professione maggiormente interessata dal fenomeno migratorio (in quanto vi e' anche per essa una certa carenza), e' quella di Tecnico Sanitario di Radiologia Medica. In merito il Ministero della salute intende agire, sia per la professione da ultimo citata, che per le altre, da un lato, tenendo in considerazione le effettive esigenze del mercato (carenza in Italia delle professionalita' e capacita' del mercato di assorbire i professionisti delle varie aree), e, dall'altro, raccordandosi quanto piu' possibile con le Federazioni e le Associazioni di categoria che, in quanto operatori diretti del settore sanitario, hanno una visione al tempo stesso globale e concreta di detta realta'. Discorso diverso e' quello relativo alle professioni mediche, vale a dire quelle di Medico (chirurgo o specializzato), Odontoiatra, Veterinario e Farmacista. Difatti, per queste ultime, e' necessario tener presente che molti dei professionisti provenienti dall'estero, dopo aver ottenuto il riconoscimento del titolo, esercitano la professione in forma autonoma e non subordinata. Per quanto riguarda quest'ultima modalita' di esercizio professionale (medici che lavorano quali dipendenti), non si pongono particolari problemi afferenti alle quote d'ingresso degli stranieri, in quanto il relativo fabbisogno e' determinato dalle situazioni di eventuale carenza organica delle strutture sanitarie che, al fine di colmarle, bandiscono dei concorsi pubblici per partecipare ai quali e' in genere richiesto il requisito della cittadinanza italiana o europea e, pertanto, ne risultano esclusi i cittadini extracomunitari. Per quanto riguarda invece le quote di medici che lavorano in forma autonoma, il progetto, in continuita' con quanto e' stato fatto fino ad ora, e' quello di agire coinvolgendo sempre di piu' gli operatori del settore per il tramite degli Ordini e delle Federazioni. Con riferimento alle professioni infermieristiche, tecniche e della riabilitazione, carenze si riscontrano, oltre che nel settore infermieristico, anche con riferimento ai tecnici sanitari di radiologia medica e, in minor rilevanza, ai fisioterapisti. Per quanto concerne il fabbisogno di medici, occorre rilevare che il rapporto medici su popolazione residente nel nostro Paese e' tra i piu' alti in Europa, il che si riflette in una offerta maggiore della capacita' di assorbimento da parte del sistema sanitario. Cio' nonostante, si registra una carenza di specialisti in talune branche (soprattutto anestesia e, in minor misura, radiodiagnostica e radioterapia). Occorrerebbe, pertanto, una politica di ingressi selettivi, mentre, in base alla normativa vigente, l'ingresso di professionalita' mediche avviene attraverso la quota indistinta riservata al lavoro autonomo. Al lavoro autonomo e all'imprenditoria immigrata viene dedicato uno spazio apposito nell'ultimo paragrafo di questo capitolo. I dati settoriali e le indicazioni sui fabbisogni vanno contestualizzati tenendo conto del processo di invecchiamento della popolazione e della bassa natalita', fenomeno che caratterizza tutti i paesi industrializzati, ma che in Italia e' particolarmente grave. Il tasso di natalita' (numero di figli per donna) italiano e' infatti tra i piu' bassi dell'UE, anche se risulta ancora piu' basso in numerosi paesi di nuova adesione e anche se si rileva una leggera tendenza al rialzo: il tasso di natalita' e' infatti cresciuto da 1,18 nel 1995 (minimo storico) a 1,26 nel 2002. La soglia di sostituzione e' pero' di 2,1 figli per donna e la velocita' di aggiustamento e' troppo lenta per risolvere i problemi strutturali italiani. Secondo le previsioni medie dell'ISTAT, la popolazione residente in Italia in eta' lavorativa (15-64 anni) scendera' di 400.000 persone tra il 2001 ed il 2005 e di 725.000 tra il 2001 ed il 2010. La Commissione europea prevede che, anche qualora venissero raggiunti tutti gli obiettivi di Lisbona, rispetto alla mobilitazione della forza lavoro europea, dal 2010 il numero di occupati in Europa calera' di un milione di persone all'anno, con effetti fortemente negativi sulla crescita economica e sul reddito procapite. Previsioni sull'andamento della popolazione Valori assoluti Var % sul periodo precedente Pop. Pop. Pop. Pop. Pop. Pop. tra i 15 tra i 15 totale tra i 15 tra i 15 totale ed i ed i ed i ed i 25 anni 64 anni 25 anni 64 anni 2001 | 7439600 | 38974209 | 57844017 | | | 2005 | 6711020 | 38576343 | 58241860 | -9,8 | -1,0 | 0,7 2010 | 6406617 | 38249733 | 58565211 | -4,5 | -0,8 | 0,6 2015 | 6266133 | 37469420 | 58490500 | -2,2 | -2,0 | -0,1 2020 | 6249568 | 36931305 | 58123359 | -0,3 | -1,4 | -0,6 Fonte: Istat, Previsioni della Popolazione Residente al 1° Gennaio, valore medio, dati demo.istat.it2003, Le politiche per la famiglia e per l'infanzia sono lo strumento piu' appropriato, assieme alle politiche attive per il mercato del lavoro, per affrontare tali problemi. Vanno in questa direzione l'assegno per il secondo figlio, l'aumento dei contributi familiari, il sostegno alla custodia dei bambini per le madri che lavorano e le altre misure individuate dal libro bianco sulle politiche sociali. I dati demografici, come pure quelli degli studi sul fabbisogno, vanno comunque collocati in un quadro coerente con gli obiettivi del processo di Lisbona in ambito europeo. Questo impone il raggiungimento entro il 2010 di importanti obiettivi di mobilitazione della forza lavoro gia' residente, nazionale e straniera, tramite l'aumento del tasso di occupazione, del tasso di attivita', la riduzione del tasso di disoccupazione e l'allungamento della durata della vita lavorativa. ----> VEDERE SCHEMA A PAG. 27 DELLA G.U. <---- Le valutazioni dell'impatto dell'invecchiamento e della denatalita' non vanno prese sic et simpliciter come fabbisogni di manodopera straniera. Gran parte della mancanza di disponibilita' di manodopera dei prossimi decenni verra' colmato con l'ingresso nella forza lavoro occupata di persone gia' residenti in Italia. La parte residua invece rappresenta la domanda strutturale di nuovi lavoratori stranieri. Vi e' comunque un obbligo di prudenza nel valutare questi dati, per almeno tre ragioni: l'aleatorieta' delle previsioni demografiche ed economiche potrebbe spingere a sopravvalutare i fabbisogni; i picchi congiunturali vanno gestiti con ingressi temporanei come il lavoro stagionale e non con ingressi piu' stabili; l'allargamento implichera' che, quando verranno meno i periodi transitori, una parte del fabbisogno di lavoratori verra' soddisfatto dai lavoratori comunitari non soggetti ad autorizzazione per l'ingresso per lavoro. Cio' avverra' in misura probabilmente contenuta fino a che i nuovi paesi membri saranno solo i dieci ammessi nel 2004, ma in misura maggiore quando si aggiungeranno anche Romania e Bulgaria, verosimilmente nel 2007. La possibilita' di emanare nell'anno piu' di un decreto di programmazione dei flussi consente di attuare gli interventi correttivi che eventualmente si rendessero necessari. Cio' suggerisce l'opportunita' di quantificare, in un primo tempo, le quote flussi secondo una lettura prudenziale dei diversi indicatori e soprattutto delle richieste provenienti dalle organizzazioni datoriali. L'eventuale necessita' di aggiustamenti successivi sara' rilevabile verificando l'adeguatezza delle quote inizialmente programmate attraverso l'esame delle rispettive velocita' di copertura. Si e' gia' messa in evidenza l'importanza dell'art. 23 del T.U. - d.lgs 286/1998. Tale disposizione consente, in prospettiva, una selezione anche qualitativa delle specifiche tipologie professionali, rispetto alle diverse esigenze di manodopera e alle diverse situazioni del mercato del lavoro locale¹. In questo ambito, l'Amministrazione del Lavoro, al fine di sviluppare e favorire ulteriormente tale istituto, intraprendera' un'azione di monitoraggio dell'attivita' formativa, dei suoi risultati in termini di inserimento occupazionale e dei connessi processi di integrazione. La conoscenza delle modalita' di inserimento lavorativo degli stranieri nell'economia italiana, permette infatti di coglierne meglio le caratteristiche e programmare gli orientamenti futuri della programmazione dei flussi tramite le quote. Al fine di rafforzare l'approccio qualitativo del sistema di determinazione dei flussi di ingresso di lavoratori stranieri, sono in corso di definizione due decreti, uno relativo all'estendibilita' del ricorso ai tirocini formativi e di orientamento per i cittadini extracomunitari (ai sensi dell'art. 8 del D.M. 142/98) ed uno che fissa le modalita' di predisposizione, svolgimento e valutazione dei programmi di formazione e di istruzione da effettuarsi nei paesi di origine (ai sensi dell'art. 23, comma 1 del testo unico e dell'art. 34 del Regolamento di attuazione). La presenza straniera in Italia ha continuato a crescere negli ultimi trent'anni, superando i due milioni di permessi di soggiorno nel 2003. La forte riduzione del tasso di disoccupazione dal 1998 ad oggi (dall'11,8 all'8,3% di luglio 2003) e l'aumento del tasso di occupazione e di attivita' (rispettivamente dal 51,7% al 56,4% e dal 58,7% al 61,6%), ha favorito l'ingresso nel mercato del lavoro di quote crescenti di lavoratori immigrati. Rimane difficile stabilire quanti stranieri facciano parte della forza lavoro a causa del fenomeno del lavoro nero, ma grazie all'analisi dei dati INAIL sappiamo che l'11,5% delle nuove assunzioni del 2002 riguardavano immigrati (contro il 9,9% dell'anno precedente), ed il 9,9% delle cessazioni (contro l'8,8% l'anno precedente). La diffusione degli stranieri nel mercato del lavoro e' piu' veloce nelle regioni nelle quali il tasso di disoccupazione e' particolarmente basso ed inferiore al 4%. Nel Trentino Alto Adige il 30% dei nuovi assunti sono stranieri, a fronte di un tasso di disoccupazione al 2,6%; in Friuli Venezia Giulia i tassi sono rispettivamente del 18,4% e 3,7%, in Umbria del 16,2% e 5,7%, in Veneto del 15,9% e del 3,4% ed in Lombardia del 15,3% e 3,8%. Analogamente tutte le regioni in cui il tasso di disoccupazione complessivo e' superiore al 10%, hanno una proporzione di assunti stranieri inferiore alla media nazionale di oltre la meta' e generalmente inferiore al 5%. L'incidenza dei permessi legati al lavoro cresce grazie alla regolarizzazione e sfiora, secondo i dati preliminari a fine agosto 2003, il 65% del numero di permessi validi. Assunzioni di stranieri e disoccupazione complessiva nelle regioni italiane nel 2002 ===================================================================== | % di stranieri nelle | | assunzioni |Tasso di disoccupazione ===================================================================== Trentino | 30,2| 2,6 --------------------------------------------------------------------- Friuli VG | 18,4| 3,7 --------------------------------------------------------------------- Umbria | 16,2| 5,7 --------------------------------------------------------------------- Veneto | 15,9| 3,4 --------------------------------------------------------------------- Lombardia | 15,3| 3,8 --------------------------------------------------------------------- Emilia Romagna| 14,8| 3,3 --------------------------------------------------------------------- Marche | 14,0| 4,4 --------------------------------------------------------------------- Toscana | 13,0| 4,8 --------------------------------------------------------------------- Piemonte | 11,8| 5,1 --------------------------------------------------------------------- Abruzzo | 10,8| 6,2 --------------------------------------------------------------------- Valle d'Aosta | 10,4| 3,6 --------------------------------------------------------------------- Liguria | 9,9| 6,4 --------------------------------------------------------------------- Lazio | 7,1| 8,6 --------------------------------------------------------------------- Molise | 5,3| 12,6 --------------------------------------------------------------------- Basilicata | 4,4| 15,3 --------------------------------------------------------------------- Sicilia | 4,4| 20,1 --------------------------------------------------------------------- Puglia | 3,3| 14,0 --------------------------------------------------------------------- Calabria | 3,2| 24,6 --------------------------------------------------------------------- Campania | 3,1| 21,1 --------------------------------------------------------------------- Sardegna | 1,9| 18,5 --------------------------------------------------------------------- Italia | 11,5| 9,0 Fonti: elaborazioni Venetolavoro su dati Istat e INAIL ----> VEDERE SCHEMA A PAG. 29 DELLA G.U. <---- Sul tasso di disoccupazione degli stranieri non si dispone di cifre attendibili. I dati del collocamento non sono sufficientemente aggiornati per riflettere le condizioni reali del mercato, mentre i dati dei permessi di soggiorno, spesso usati per sostenere che la disoccupazione degli stranieri e' particolarmente bassa, riflettono solo le situazioni legate al momento del rilascio e non necessariamente nel periodo successivo. Sarebbe opportuno che l'Istat introduca nella sua rilevazione trimestrale delle forze di lavoro una sezione specificamente dedicata agli stranieri per valutare il tasso di occupazione, di attivita' e di disoccupazione degli stranieri in Italia, possibilmente suddiviso per le nazionalita' maggiormente presenti. Se nel passato l'esiguita' della popolazione straniera poteva non giustificare tale rilevazione e si prestava ad elevati margini di errore statistico, oggi, dopo la regolarizzazione, la situazione e' cambiata. Si rileva che, secondo i dati INAIL elaborati dalla Caritas, la quota di stranieri sulle nuove assunzioni avvenute in Italia e' salita nel 2003 al 16,3% rispetto all'11,5% del 2002. Tuttavia tale aumento risente in maniera significativa dell'emersione di lavoro nero straniero avvenuta con la registrazione nel 2003 dei lavoratori regolarizzati in seguito all'adozione della legge 186/2002. L'Italia e' l'unico paese tra i 15 membri dell'UE a non disporre del dato sulla disoccupazione degli stranieri. Si tratta inoltre di un dato importante per l'elaborazione di politiche del lavoro in merito, oltre che per la definizione del livello numerico delle quote d'ingresso di lavoratori extracomunitari provenienti dall'estero. Per quanto riguarda le professioni degli stranieri, si puo' fare riferimento alle cifre provenienti dagli archivi INAIL sulle assunzioni e alla gia' citata indagine Unioncamere Excelsior sulle richieste degli imprenditori (che non coprono adeguatamente ne' il settore agricolo ne' la domanda delle famiglie per collaborazione domestica). Nel 2000, secondo i dati INAIL, meta' dei lavoratori stranieri, di cui si era determinato il settore lavorativo, erano impiegati nei servizi, un terzo nell'industria e un sesto nell'agricoltura. ----> VEDERE SCHEMA A PAG. 30 DELLA G.U. <---- Incidenza e distribuzione delle assunzioni di immigrati nei principali settori economici | Distribuzione % degli assunti |stranieri tra i vari settori (2001) --------------------------------------------------------------------- Agricoltura | 12,1 --------------------------------------------------------------------- Industria e costruzioni | 30,5 --------------------------------------------------------------------- Edilizia | 9,9 --------------------------------------------------------------------- Industria manifatturiera | 20,6 --------------------------------------------------------------------- Servizi | 57,4 --------------------------------------------------------------------- Alberghi e ristoranti | 17,6 --------------------------------------------------------------------- Commercio | 5,1 --------------------------------------------------------------------- Trasporti | 4,3 --------------------------------------------------------------------- Attivita' immobiliari/pulizie| 8,7 --------------------------------------------------------------------- Altri servizi | 21,7 Fonte: ISMU su dati INAIL. -------------------------------- ¹Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali intende, anche alla luce dei risultati dei progetti pilota realizzati in Tunisia, Sri Lanka e Moldavia, promuovere e valorizzare ulteriormente le attivita' di formazione all'estero quale strumento di incontro tra domanda e offerta di lavoro e misura di accompagnamento all'integrazione socio-lavorativa. 1.4) Allargamento e libera circolazione dei lavoratori dei dieci nuovi paesi membri della UE Il 1° maggio 2004 dieci nuovi paesi sono diventati membri dell'Unione europea. In applicazione delle disposizioni del Trattato di adesione, ai cittadini della Repubblica Ceca, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica Slovacca, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica di Ungheria, si applica dalla data del 1° maggio 2004 il diritto "generale" relativo alla liberta' di circolazione ed al soggiorno dei cittadini comunitari per motivi diversi dal lavoro, al diritto di stabilimento ed alla disciplina in tema di libera prestazione di servizi. Per quanto riguarda invece l'accesso al mercato del lavoro subordinato, il Trattato di adesione ed i relativi atti allegati hanno previsto la possibilita' per i Paesi gia' membri di far ricorso ad un regime transitorio, applicabile fino ad un massimo di sette anni, con decorrenza dalla predetta data di ingresso dei nuovi Paesi membri, prima di pervenire alla piena liberta' di movimento ed insediamento dei lavoratori provenienti da questi paesi. E' stato in particolare previsto che il regime transitorio rispondesse alla formula che l'esecutivo comunitario ha definito del "2 + 3 + 2", secondo la quale: 1. nel primo biennio (2004-2006), la disciplina comunitaria vigente in materia di libera circolazione dei lavoratori non trova applicazione, ferma restando la possibilita' per qualsiasi stato gia' membro di applicare un regime piu' favorevole ai nuovi Paesi membri; in questo biennio sono in vigore esclusivamente le misure di carattere nazionale o contenute in eventuali accordi bilaterali e ciascuno dei vecchi Stati membri e' libero di decidere il grado di apertura dei propri mercati del lavoro ai lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri; 2. per il secondo triennio (2006-2009), i Paesi membri possono chiedere una deroga; nel 2006 la Commissione europea valutera' in un rapporto i risultati delle misure transitorie del primo biennio e gli Stati che le hanno applicate dovranno notificare se intendono continuare ad avvalersene; in assenza di comunicazioni entrera' pienamente in vigore la liberta' di movimento delle persone anche a scopo lavorativo; 3. nel terzo biennio (2009-2011) si prevede che i vecchi Stati membri, che hanno applicato nei precedenti cinque anni misure transitorie, possano chiedere ulteriori prolungamenti del periodo transitorio per un massimo di due anni soltanto qualora si verifichino gravi perturbazioni del mercato del lavoro, ovvero vi sia una minaccia in tal senso; anche nel 2009, in assenza di comunicazione contraria, si applichera' la piena liberta' di movimento per i lavoratori. Le fasi transitorie di restrizione alla libera circolazione si applicano solo ai lavoratori subordinati e non ai prestatori di servizi o alla circolazione per motivi diversi dal lavoro. Inoltre Malta e Cipro sono esentati dalla fase di transizione e godono di immediata liberta' di circolazione. Malta e' autorizzata all'utilizzo di misure restrittive della libera circolazione verso il proprio mercato del lavoro, qualora vi fosse il timore di perturbazioni al mercato del lavoro interno. Durante il periodo transitorio, in tutte le ipotesi in cui sia stata sospesa l'applicazione degli articoli da 1 a 6 del regolamento (CEE) n. 1612/68, che disciplinano l'accesso al mercato del lavoro subordinato all'interno dell'UE, deve comunque essere applicato il "principio di preferenza". Tale principio comporta che, nell'accesso al mercato del lavoro interno, si debbano privilegiare i cittadini provenienti dai nuovi Stati membri rispetto a quelli provenienti da paesi non aderenti all'Unione. Questi ultimi non potranno essere fatti oggetto di trattamenti piu' favorevoli di quelli riservati ai cittadini dei nuovi paesi membri. Tale principio di preferenza - valido anche nel caso in cui sia il cittadino di un attuale Stato membro a recarsi per motivi di lavoro in un nuovo Stato membro - implica la necessita' di predisporre dispositivi che rendano effettiva tale priorita'. In particolare, ciascuno Stato membro deve applicare meccanismi adeguati di verifica della disponibilita' di manodopera proveniente dai nuovi Stati aderenti all'Unione, onde favorirla nell'accesso al lavoro rispetto alla manodopera proveniente da Stati terzi. Una clausola di salvaguardia generale (art. 37 dell'Atto di adesione) prevede che, entro un periodo massimo di tre anni dalla data di adesione, in caso di difficolta' gravi di un settore dell'attivita' economica suscettibili di protrarsi nel tempo e che possano comportare rischi gravi per il tenore di vita e il livello dell'occupazione in una data regione o per una data professione, ciascuno degli Stati membri dell'Unione potra' chiedere di essere autorizzato ad adottare misure di salvaguardia che consentano di ristabilire la situazione. Sara' la Commissione ad esaminare la richiesta e stabilire, con procedura d'urgenza, anche in deroga alle norme del TCE ed all'Atto di adesione, le misure che ritiene necessarie, precisandone le condizioni e le modalita' di applicazione. La decisione definitiva sara' presa dal Consiglio europeo entro sei settimane dalla domanda. Il Consiglio europeo ha inoltre previsto che i Paesi che avessero deciso di avvalersi della facolta' di attivare il periodo transitorio, dovranno comunque mantenere le condizioni per l'accesso al proprio mercato del lavoro, invariate o renderle piu' favorevoli - ma non piu' restrittive - di quanto non fossero al momento della firma dei trattati di adesione , il 16 aprile 2003 (clausola di standstill). La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri di rinunciare ai periodi transitori, ma la maggioranza degli Stati ha pero' deciso non rinunciarvi, riservandosi di valutare ulteriori decisioni dopo i primi due anni. L'Italia ha scelto di usufruire del regime transitorio ed in data 20 aprile 2004 e' stato emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri recante la "Programmazione dei flussi di ingresso dei lavoratori cittadini dei nuovi Paesi membri della UE per l'anno 2004". I DPCM del 2004 autorizzano l'ingresso in Italia, per motivi di lavoro subordinato, di lavoratori cittadini provenienti da otto dei nuovi Stati membri dell'UE (per Cipro e Malta non si applica alcun limite), fino ad un massimo di 36.000 unita'. I decreti in sostanza estendono ai lavoratori degli otto Paesi interessati, un sistema analogo alla programmazione dei flussi di ingresso previsto dalla normativa, vigente in ambito nazionale, del T.U. sull'immigrazione di cui al d.lgs.286/98, ma gestito separatamente e in maniera piu' favorevole. L'Italia, quindi, nel valutare l'opportunita' di avvalersi o meno del periodo transitorio, ha tenuto conto degli scenari relativi all'evoluzione del potenziale migratorio dei paesi in via di adesione, analizzando sia le prospettive demografiche di queste aree, sia i fattori di natura economica, ed in particolare le prospettive di crescita e le condizioni del mercato del lavoro dei paesi di origine rispetto a quelli di destinazione. Le prospettive di crescita dei paesi nuovi aderenti, infatti, rimangono buone nonostante il recente rallentamento dell'economia mondiale, ma invece, permangono seri problemi sul fronte del mercato del lavoro dove la disoccupazione rimane elevata in molti paesi, a cominciare dalla Polonia. La scelta di avvalersi del regime transitorio, quindi di un sistema progressivo e non di immediata piena libera circolazione per motivi di lavoro dei cittadini dei Paesi di nuova adesione - del resto in linea con le scelte compiute da altri 11 Stati gia' membri (con esclusione di Regno Unito, Irlanda e Svezia) - e' stata principalmente determinata dalla necessita' di verificare la capacita' di assorbimento da parte del mercato del lavoro nazionale dei flussi di manodopera provenienti dai nuovi Stati membri. Il provvedimento adottato introduce un meccanismo che consente e rende, allo stesso tempo, necessario monitorare e verificare i flussi di ingresso per motivi di lavoro subordinato dei cittadini dei nuovi Paesi membri, ponendoli ad esempio in relazione al complesso delle domande/aspettative rilevate, sia su scala nazionale che europea, alla capacita' di assorbimento da parte del mercato nazionale, ovvero anche agli ingressi nel Paese per motivi diversi dal lavoro subordinato; cio' al fine di poter disporre di dati sulla cui base stimare le dimensioni complessive del fenomeno atteso per gli anni successivi al 2004 ed adottare gli opportuni provvedimenti. Il monitoraggio dovra' riguardare tutte le forme di ingresso che possono dar luogo ad attivita' lavorativa, anche se non sottoposte a limitazioni numeriche nel caso degli otto nuovi membri, come il lavoro autonomo ed i ricongiungimenti familiari. ----> VEDERE SCHEMA DA PAG. 33 A PAG. 34 DELLA G.U. <---- 1.5) Le funzioni e gli obiettivi delle diverse tipologie di quote programmate di lavoratori non comunitari Per effetto delle innovazioni introdotte dalla L. n. 189/2002, la tipologia delle quote di ingresso e' ampliata. L'art. 21, comma 1, del T.U. - d.lgs 286/1998, prevede, infatti, la possibilita' di stabilire quote di ingresso riservate ai lavoratori stranieri di origine italiana. La disposizione ha trovato una prima applicazione con i DPCM del 15.10.2002 (di programmazione transitoria per l'anno 2002) e del 6.6.2003 (riferito all'anno 2003), i quali hanno riservato ai cittadini argentini di origine italiana rispettivamente n. 4.000 e n. 200 ingressi. Le suddette quote sono state utilizzate soltanto in minima parte. La quota per lavoro stagionale dovra' essere determinata tenendo conto che, con l'entrata in vigore del regolamento d'attuazione della legge, in corso di emanazione, diverra' operativa la disposizione di cui all'art. 5, comma 3 ter, T.U. - d.lgvo 286/1998. Il suo testo attuale, modificato dalla L. n. 189/2002, consente di rilasciare un permesso triennale per lavoro stagionale; il regolamento in corso di emanazione prevede che detto permesso venga concesso previa autorizzazione al lavoro rilasciata a valere sulla quota flussi per l'anno in corso. Per gli anni successivi al primo, il permesso, a condizione che il lavoratore non comunitario osservi puntualmente i termini per l'uscita dal territorio nazionale ed il successivo reingresso, mantiene efficacia. Conseguentemente sara' necessario tener conto dei permessi triennali rilasciati ed in corso di validita', all'atto della determinazione delle quote di ingresso per lavoro stagionale nei due anni successivi a quello del loro rilascio. La programmazione dei flussi per lavoro subordinato non stagionale implica anche la scelta della quota degli ingressi da riservare ai lavoratori provenienti dai paesi che hanno concluso con l'Italia accordi di collaborazione in materia migratoria che, come gia' rilevato, assumono un'importanza fondamentale e che si intende in particolar modo valorizzare. L'immigrazione clandestina, quantunque ridimensionata nel corso degli ultimi anni, presenta infatti potenzialita' di crescita futura che impongono un'attenzione costante. Per contenere la spinta migratoria illegale dei cittadini di numerosi Paesi terzi, in provenienza soprattutto dall'Africa sub-sahariana e centrale, e' necessario instaurare con i Governi dei diversi Paesi di origine o di transito rapporti proficui di collaborazione che presuppongono l'offerta di contropartite adeguate. La collaborazione di tali Governi e', sotto il profilo strategico, fondamentale e decisiva per arginare l'afflusso di clandestini; la concessione di quote privilegiate di ingresso in favore di Paesi che collaborano, rappresenta strumento di importanza fondamentale per conseguire la collaborazione auspicata. I paesi di origine dei flussi d'immigrati, infatti, in assenza di una qualche forma di incentivo, tendono a favorire l'emigrazione, anche quella clandestina, sia per alleggerire la situazione nazionale della disoccupazione, sia per assicurarsi le rimesse degli emigrati. La programmazione dei flussi d'immigrazione consente di disporre di tutte le informazioni utili sulla destinazione del viaggio e sulle modalita' di inserimento del lavoratore straniero nel mercato del lavoro. Il migrante, anche se deve attendere un tempo piu' lungo per la sua partenza, accede pero' ad un circuito legale, che non solo gli offre un viaggio con destinazione certa e garantita, ma anche un'opportunita' di lavoro legale, senza dover essere sfruttato prima dal trafficante e poi dal datore di lavoro in nero. La predisposizione di quote riservate ha rappresentato un utile strumento per assicurare un quadro di effettiva collaborazione con i Paesi firmatari degli accordi di riammissione. Va peraltro considerato che il sistematico ricorso alle quote riservate, comporta anche degli inconvenienti, consistenti nella frammentazione delle quote e nell'introduzione di un fattore di rigidita'. Tali inconvenienti rendono piu' macchinosa la gestione del meccanismo delle quote e sovente sono all'origine di un utilizzo incompleto delle stesse. Senza mettere in discussione l'uso di quote privilegiate, sembra opportuno individuare misure alternative a favore di alcuni dei paesi che garantiscono una collaborazione attiva, offrendo altre contropartite, che siano idonee a supportare adeguatamente l'indispensabile apporto dei paesi d'origine. Il sistema delle quote nazionali riservate si deve misurare inoltre con la necessita' di riconoscere una forma di preferenza ai nuovi paesi membri dell'UE, durante la fase transitoria. Dovra' essere pienamente utilizzata la possibilita' di impiegare, come strumento preferenziale, il permesso per lavoro pluristagionale, che richiede un visto indipendente per ogni stagione ma necessaria una sola autorizzazione al lavoro per il triennio. Andra' inoltre valorizzata l'opzione, gia' sperimentata con successo, di destinare una parte di ingressi per lavoro subordinato a lavoratori con qualifica di dirigente o comunque a personale altamente qualificato. Tale scelta risponde all'esigenza di soddisfare il fabbisogno di manodopera straniera con elevata professionalita'. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali svolgera' inoltre ogni azione possibile al fine di favorire un equilibrata distribuzione sul territorio italiano dei lavoratori entrati con le quote privilegiate. In conclusione, la programmazione dei flussi dovra' tenere conto in primo luogo della situazione del mercato del lavoro nazionale ed europeo, in secondo luogo, dell'offerta proveniente dai paesi comunitari di nuova adesione, in terzo luogo dell'offerta dei lavoratori provenienti da paesi non dell'Unione, che avranno stipulato con l'Italia accordi che prevedono quote privilegiate di ammissione ed, infine, dell'offerta dei lavoratori non dell'Unione ove non sono previste quote preferenziali. La programmazione dei flussi in Italia 2002-2004 ===================================================================== | Quote 2002 |Quote 2003|Quote 2004| ===================================================================== |Albania | 3.000| 1.000| 3.000 --------------------------------------------------------------------- |Marocco | 2.000| 500| 2.500 --------------------------------------------------------------------- |Tunisia | 2.000| 600| 3.000 --------------------------------------------------------------------- |Egitto | 1.000| 300| 1.500 --------------------------------------------------------------------- |Nigeria | 500| 200| 2.000 --------------------------------------------------------------------- Quote privilegiate | | | | da paesi a forte | | | | pressione | | | | migratoria |Moldavia | 500| 200| 1.500 --------------------------------------------------------------------- Sri Lanka |1.000 | 500| 1.500| --------------------------------------------------------------------- |Bangladesh | 300| 1.500| --------------------------------------------------------------------- |Pakistan | 1.000| | --------------------------------------------------------------------- |Altri | 2.500| | --------------------------------------------------------------------- |Totale | 10.000| 3.600|20.000 --------------------------------------------------------------------- Quote per | | | | lavoratori di | | | | origine italiana di| | | | Argentina, Uruguay | | | | e Venezuela |4.000 | 200| 400| --------------------------------------------------------------------- |Di cui dirigenti | 500| 500| 500 --------------------------------------------------------------------- Rapporti di lavoro |Di cui non | | | subordinato |stagionali | 0| 5.900| 6.100 --------------------------------------------------------------------- |Di cui stagionali | 60.000| 68.500|50.000 --------------------------------------------------------------------- |Totale | 60.500| 74.900|56.600 --------------------------------------------------------------------- |Lavoro autonomo | 5.000| 800| 2.500 --------------------------------------------------------------------- Totale |79.500 | 79.500| 79.500| 1.6) Accordi bilaterali in materia di lavoro Gli accordi bilaterali in materia di lavoro contribuiscono a rendere piu' ordinati i flussi migratori, a combattere l'immigrazione illegale, a sviluppare politiche volte alla gestione dei lavoratori immigranti e, quindi, alla creazione di dinamiche vantaggiose. Ad oggi l'Italia ha firmato due Accordi bilaterali sul lavoro stagionale con l'Albania (nel 1997) e con la Tunisia (nel 2000). L'Accordo con la Tunisia, tuttavia, non e' ancora entrato formalmente in vigore per il mancato perfezionamento delle procedure di ratifica da parte tunisina. L'Italia ha inoltre firmato un accordo con la Moldavia che riguarda sia i lavoratori autonomi che i subordinati, stagionali e non. Questo accordo e' anche il primo ad essere siglato dall'entrata in vigore della legge Bossi-Fini: recepisce quindi gli elementi di riforma della disciplina degli accessi per motivi di lavoro introdotti dalla nuova norma. Oltre ad implementare il numero di accordi gia' sottoscritti, si rende opportuno, in prospettiva, rivederli alla luce delle nuove disposizioni di legge, e renderli uniformi e coerenti. E' necessario inoltre aprire una nuova fase, nella quale valorizzare maggiormente il ruolo della formazione nei paesi di origine dei lavoratori che intendono poi fare ingresso nel nostro paese. In particolare, e' necessario promuovere nuove intese con tutti i paesi firmatari di accordi di riammissione interessati da flussi migratori in Italia, e rispondere con tempestivita' alle necessita' di manodopera del nostro mercato interno e favorire cosi' l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Tale intento sara' perseguito attraverso: la formazione, professionale e linguistica, nei paesi di origine; il conseguente diritto di prelazione (ai sensi del gia' citato art. 23 della L. n. 189/2002) per coloro che hanno seguito tali corsi; la possibilita' per i datori di lavoro italiani di selezionare i lavoratori utilizzando le agenzie di collocamento locali governative; la promozione di intese tra le associazioni datoriali italiane e le agenzie di collocamento, nonche' attraverso lo scambio di informazioni relative al fabbisogno interno e alle risorse umane. 1.7) Lotta al lavoro nero degli stranieri 1.7.1) Regolarizzazione ed emersione Il Governo, con la legge 30 luglio 2002, n. 189 "Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo" e con il decreto-legge 9 settembre 2002 n. 195 e legge di conversione 9 ottobre 2002, n. 222 recante "Disposizioni urgenti in materia di legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari", ha adottato un procedimento di regolarizzazione che ha interessato 705.172 lavoratori stranieri residenti sul territorio italiano. I provvedimenti hanno fornito una risposta concreta all'esigenza di far emergere dall'irregolarita' i lavoratori immigrati, nonche' le imprese e le famiglie che li avevano alle proprie dipendenze. Le domande di regolarizzazione sono state accolte fino all'11 novembre 2002 ed hanno interessato colf e badanti e, in percentuale leggermente maggiore, stranieri con altre posizioni di lavoro dipendente, mostrando chiaramente le dimensioni della situazione di irregolarita' occupazionale della popolazione immigrata nel nostro paese. Il procedimento, che si e' concluso il 31/12/2003, prevede il nulla osta al rilascio del permesso di soggiorno da parte della Questura e la successiva convocazione delle parti presso uno sportello polifunzionale della Prefettura. Qui il datore di lavoro e il lavoratore hanno svolto, per la prima volta in un'unica sede, tutte le pratiche relative alla regolarizzazione: attribuzione del codice fiscale, sistemazione della posizione contributiva, firma del contratto di lavoro e quindi rilascio del permesso di soggiorno. Al fine di semplificare quanto piu' possibile la procedura di regolarizzazione, gli Sportelli polifunzionali si sono avvalsi della presenza simultanea di rappresentanti della Prefettura, della Questura, dell'Ufficio del Lavoro, delle Poste Italiane, dell'Agenzia delle Entrate e dell'INPS. 1.7.2) Controlli su datori di lavoro e sui loro dipendenti. Sanzioni nella fase successiva al provvedimento di regolarizzazione Il decreto legislativo di riordino e razionalizzazione dei servizi ispettivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'INPS e dell'INAIL potenzia la loro capacita' operativa ed introduce alcune funzioni di consulenza e di prevenzione (d.lvo. 24 giugno 2004, n. 124). Al fine di rilevare e prevenire forme di clandestinita' e irregolarita' del lavoro, verra' ulteriormente favorita la programmazione dei flussi, coerente con le esigenze e con le prospettive del mercato del lavoro, inoltre verranno intensificate le azioni per la sicurezza sul lavoro degli immigrati, soggetti ad un'elevata incidenza degli infortuni sul lavoro. Lo sportello polifunzionale ha dimostrato essere una soluzione innovativa, che ha permesso al cittadino di rivolgersi ad uno sportello unico per ottenere cio' che, una volta, avrebbe ottenuto solo da piu' amministrazioni dello Stato diversificate e lontane fra loro. L'attivita' di vigilanza svolta nel 2002 dai servizi ispettivi del Ministero del lavoro, per arginare il fenomeno dell'occupazione abusiva dei cittadini non comunitari, ha riguardato n. 21.431 aziende, in prevalenza fino a 15 dipendenti, il 55% delle quali occupava lavoratori in nero. I lavoratori non comunitari individuati nel corso delle ispezioni sono stati n. 12.444, solo il 54,6% dei quali si trovava in una situazione regolare relativamente ai contributi ed all'autorizzazione al soggiorno; la parte restante versava o in condizione di irregolarita' contributiva, pur essendo in regola quanto al soggiorno (31,9%) o, oltre a essere priva di copertura contributiva, era anche sprovvista di permesso di soggiorno (17,9%) L'alto tasso di irregolarita' riscontrato non fotografa l'oggettiva situazione generale italiana, ma e' in buona parte l'effetto dell'impostazione e dell'efficacia dell'azione ispettiva intrapresa. Quest'ultima viene diretta in modo sempre piu' mirato verso i settori e le aree a rischio, nelle quali ragionevolmente si puo' trovare irregolarita' parziale o totale e comprendono anche il profilo fiscale. 1.8) Imprenditoria immigrata Il fenomeno dell'imprenditoria immigrata si presenta in Italia in costante crescita. Da dati ufficiali di Unioncamere e Infocamere risulta un significativo incremento (circa il 20% all'anno nell'ultimo triennio), delle aziende che hanno come titolare un immigrato. Infatti se nel 2000 si registravano in Italia 85.049 aziende di questo tipo, nel 2001 il numero sale a 105.548 aziende e nel 2002 ne risultano ben 125.461. I permessi di soggiorno per lavoro autonomo/motivi commerciali al 31 agosto 2003 sono 114.736 (elaborazione su dati del Ministero dell'interno). Le esperienze sono diffuse su tutto il territorio nazionale, ma concentrate prevalentemente al centro-nord. Da alcune rilevazioni effettuate in queste aree emerge infatti una rapida diffusione di queste attivita'. In alcuni casi queste esperienze nascono da progetti finanziati con fondi comunitari, anche in considerazione del fatto che da parte della Commissione europea - Direzione Generale Imprese - e' stata sottolineata l'importanza per l'economia di favorire la nascita di imprese etniche anche sotto il profilo della creazione di nuovi posti di lavoro. Peraltro l'articolo 26 del T.U. in materia di immigrazione prevede che il lavoratore straniero possa esercitare un'attivita' industriale, professionale, artigianale o commerciale, ovvero costituire societa' di capitale o di persone o accedere a cariche societarie a condizione che l'esercizio di tali attivita' non sia riservato dalla legge a cittadini italiani o dell'Unione europea e nel rispetto dei requisiti previsti dalla legge italiana. L'articolo 19 della legge n. 189/2002 prevede agevolazioni di impiego per i lavoratori autonomi che seguano attivita' di istruzione e di formazione finalizzata allo sviluppo delle attivita' produttive o imprenditoriali autonome nei Paesi di origine. Al fine di favorire lo sviluppo dell'imprenditoria tra gli stranieri, e' opportuno eliminare alcune criticita' che rallentano le possibilita' di diffondere le politiche innovative in questo settore. I principali problemi sono riconducibili essenzialmente alle difficolta' di comunicazione e di comprensione della lingua, a quelle relative all'accesso ai finanziamenti, alla carenza di servizi di supporto per l'avvio di attivita' imprenditoriali, alle competenze ancora limitate nella gestione di imprese. A livello istituzionale sembra pertanto opportuno: a) Prevedere corsi di formazione e di orientamento per l'avvio di attivita' imprenditoriali, anche in collaborazione con le regioni e gli enti locali; b) avviare iniziative di informazione e diffusione delle buone pratiche in materia di imprenditoria, realizzate soprattutto negli Stati membri dell'UE; c) dare ampia diffusione a tutte le informazioni concernenti l'avvio di un'attivita' imprenditoriale e alle leggi di settore che prevedono agevolazioni finanziarie; d) favorire l'accesso al credito finanziario e semplificare i procedimenti amministrativi. Cap. 2) Le politiche di prevenzione e di contrasto all'immigrazione illegale e gli stranieri nel sistema giudiziario 2.1) L'evoluzione delle pressioni migratorie, nuovi paesi di provenienza e nuove rotte La pressione migratoria illegale verso l'Italia risulta in diminuzione, soprattutto per quanto riguarda il fenomeno dell'immigrazione clandestina via mare. Continua a destare preoccupazione, tuttavia, il flusso diretto in Sicilia proveniente dalle coste libiche. I fattori che alimentano la pressione migratoria illegale verso l'Unione europea e segnatamente verso l'Italia sono essenzialmente di natura economica. Le sperequazioni nella distribuzione del reddito a livello mondiale, il sottosviluppo economico, le crisi occupazionali determinano movimenti, anche illegali, di persone e di forza lavoro verso le regioni economicamente piu' ricche. In termini percentuali il fenomeno della clandestinita' e' alimentato in parte dagli ingressi illegali infra - Schengen, specie dalla Grecia e attraverso la rotta Spagna Francia, ma soprattutto dai cosiddetti "overstayers", cioe' di un numero notevole di soggetti che, entrati legalmente, permangono dopo la scadenza di visti o permessi di soggiorno. Naturalmente, anche i processi di destabilizzazione derivanti da conflitti e crisi politiche internazionali possono incidere sulle dinamiche migratorie. La situazione dell'Africa subsahariana e' quella che crea maggiori preoccupazioni. Per quanto riguarda l'Italia, i principali Paesi di origine e transito dei flussi di immigrazione illegale sono quelli del bacino del Mediterraneo, dell'Europa centro-orientale, del Medio-oriente, del Sub-continente indiano, nonche' Cina e Ecuador. Piu' di recente, consistenti flussi di immigrazione clandestina originano dall'Africa sub-sahariana e dal Corno d'Africa e raggiungono via mare la Sicilia, dopo essere transitati dalla Libia. Le recenti vicende irachene nonostante non abbiano avuto ripercussioni immediate sui flussi di immigrazione clandestina diretti nel nostro Paese impongono, tuttavia, un'attenzione particolare, nell'immediato futuro, verso l'intera regione del Medio-oriente. Oltre all'elevato livello di benessere economico-sociale raggiunto dall'Europa occidentale, tra i fattori d'attrazione verso l'Unione europea vanno ricordati: - la moderna e avanzata legislazione in materia di asilo e protezione umanitaria, con gradi di "apertura" che variano da Stato membro a Stato membro; - le procedure di regolarizzazione dei soggiornanti illegali, adottati in alcuni Stati membri; - la vicinanza geografica con le aree da cui originano o transitano consistenti flussi di immigrazione illegale (regione mediterranea e mediorientale, Russia ed ex Repubbliche Sovietiche); - la politica dei visti (l'eliminazione dell'obbligo del visto nei confronti di Romania e Bulgaria ha determinato, ad esempio, un notevole incremento della presenza irregolare, negli Stati membri, di rumeni e bulgari che, entrati per fittizi motivi turistici, vi permangono illegalmente); - la liberta' di circolazione all'interno dell'Unione europea nello Spazio Schengen; - l'estrema facilita' di comunicazione e lo sviluppo dei sistemi di trasporto internazionale. Si ritiene, inoltre, che il processo di allargamento in atto, con lo spostamento verso est delle frontiere esterne dell'Unione europea, portera' ad un generale incremento della pressione migratoria illegale. La posizione geografica dell'Italia, al centro del mare Mediterraneo e, soprattutto la sua vicinanza a Stati che, per diverse ragioni, hanno attraversato, o stanno attraversando, periodi di profondo travaglio economico, sociale e politico, ha conosciuto negli ultimi anni un sensibile incremento dei flussi migratori illegali. In tale contesto, rimane particolarmente sensibile il problema dell'immigrazione clandestina via mare. Infatti, pur a fronte di una drastica diminuzione degli sbarchi illegali sulle coste pugliesi e calabresi, determinata evidentemente da una minore pressione migratoria sull'Albania e sulla Turchia, nei mesi di giugno e luglio 2003, si e' evidenziato un nuovo movimento migratorio di dimensioni ragguardevoli in transito dalla Libia e diretto verso le coste siciliane, che e' andato ad incrementare quello "tradizionale" proveniente dalla Tunisia. Immediati interventi hanno consentito un controllo di detto flusso, pur permanendo le condizioni sfavorevoli ad una sua completa riduzione, in quanto le coste del nord Africa sono da anni meta continua dei viaggi degli emigrati subsahariani. Dalla seguente tabella, relativa al raffronto tra il numero di clandestini sbarcati nell'anno 2000, 2001, 2002 e 2003, si evince che a fronte di una netta diminuzione registrata in Puglia e in Calabria, la Sicilia ha conosciuto un aumento costante del fenomeno, con una inversione di tendenza nel 2003. Sbarchi registrati di clandestini ===================================================================== | 2000| 2001| 2002| 2003| Var % 2002-03 ===================================================================== Puglia | 18.990| 8.546| 3.372| 137| -95,9 Sicilia | 2.782| 5.504| 18.225| 14.017| -23,1 Calabria | 5.045| 6.093| 2.122| 177| -91,7 Totale | 26.817| 20.143| 23.719| 14.331| -39,6 Le nazionalita' dichiarate dai clandestini al momento dello sbarco sulle coste italiane ===================================================================== 2001 | Totale| Distribuzione %| Sicilia|Puglia|Calabria ===================================================================== Albania | 4018| 19,9| 1| 4017| 0 Irak curdi | 2586| 12,8| 17| 1354| 1215 Irak | 2327| 11,6| 322| 656| 1349 Turchia curdi | 1909| 9,5| 311| 542| 1056 Sri Lanka | 1553| 7,7| 1117| 16| 420 Turchia | 1535| 7,6| 47| 487| 1001 Marocco | 1199| 6,0| 1151| 28| 20 Tunisia | 607| 3,0| 604| 2| 1 Palestina | 538| 2,7| 451| 25| 62 Jugoslavia Kossovo | 525| 2,6| 0| 525| 0 Algeria | 500| 2,5| 478| 9| 13 Afganistan | 491| 2,4| 3| 87| 401 Eritrea | 322| 1,6| 267| 1| 54 Bangladesh | 292| 1,4| 87| 98| 107 Cina | 260| 1,3| 1| 258| 1 India | 254| 1,3| 66| 91| 97 Pakistan | 253| 1,3| 41| 65| 147 Somalia | 186| 0,9| 177| 0| 9 Sudan | 139| 0,7| 132| 3| 4 Sierra leone | 122| 0,6| 103| 5| 14 Egitto | 92| 0,5| 34| 52| 6 Totale | 20143| 100,0| 5504| 8546| 6093 ===================================================================== 2002 | Totale| Distribuzione %| Sicilia|Puglia|Calabria ===================================================================== Iraq | 3682| 15,5| 2616| 1022| 44 Sri Lanka | 2642| 11,1| 1421| 10| 1211 Liberia | 2129| 9,0| 2102| 0| 27 Marocco | 1856| 7,8| 1841| 14| 1 Trai(curdi | 1564| 6,6| 1040| 395| 129 India | 1369| 5,8| 1361| 0| 8 Sudan | 1351| 5,7| 1265| 0| 86 Albania | 1247| 5,3| 0| 1247| 0 Tunisia | 1183| 5,0| 1182| 1| 0 Eritrea | 1076| 4,5| 912| 0| 164 Palestina | 1053| 4,4| 998| 32| 23 Pakistan | 787| 3,3| 635| 49| 103 Algeria | 716| 3,0| 711| 5| 0 Somalia | 628| 2,6| 505| 0| 123 Turchia | 481| 2,0| 95| 350| 36 Sierra leone | 366| 1,5| 365| 1| 0 Bangladesh | 365| 1,5| 355| 10| 0 Egitto | 262| 1,1| 247| 7| 8 Etiopia | 159| 0,7| 112| 0| 47 Afganistan | 135| 0,6| 23| 43| 69 Congo | 124| 0,5| 124| 0| 0 Turchia curdi | 113| 0,5| 47| 66| 0 Cina | 41| 0,2| 2| 39| 0 Iran | 23| 0,1| 1| 16| 6 Jugoslavia Kossovo | 3| 0,0| 0| 3| 0 Totale | 23719| 100,0| 18225| 3372| 2122 ===================================================================== 2003 | Totale| Distribuzione %| Sicilia|Puglia|Calabria ===================================================================== Palestina | 3420| 23,9| 3419| 1| 0 Somalia | 1963| 13,7| 1963| 0| 0 Iraq | 1651| 11,5| 1651| 0| 0 Liberia | 1159| 8,1| 1159| 0| 0 Eritrea | 1195| 8,3| 1195| 0| 0 Marocco | 812| 5,7| 812| 0| 0 Pakistan | 533| 3,7| 524| 9| 0 Sudan | 535| 3,7| 535| 0| 0 Ghana | 348| 2,4| 348| 0| 0 Tunisia | 577| 4,0| 577| 0| 0 Sierra leone | 185| 1,3| 185| 0| 0 India | 324| 2,3| 299| 25| 0 Irak curdi | 194| 1,4| 0| 17| 177 Bangladesh | 297| 2,1| 286| 11| 0 Etiopia | 258| 1,8| 258| 0| 0 Algeria | 185| 1,3| 185| 0| 0 Costa d'Avorio | 163| 1,1| 163| 0| 0 Nigeria | 121| 0,8| 121| 0| 0 Egitto | 102| 0,7| 102| 0| 0 Turchia | 79| 0,6| 79| 0| 0 Albania | 62| 0,4| 0| 62| 0 Afganistan | 1| 0,0| 1| 0| 0 Sri Lanka | 0| 0,0| 0| 0| 0 Turchia curdi | 0| 0,0| 0| 0| 0 Jugoslavia Kossovo | 0| 0,0| 0| 0| 0 Cina | 0| 0,0| 0| 0| 0 Totale | 14331| 100,0| 14017| 137| 177 2.2) L'evoluzione delle pressioni migratorie. nuovi paesi di provenienza e nuove rotte Presso il confine terrestre orientale, da sempre interessato dai flussi d'immigrazione clandestina in transito o originanti dall'area balcanica, si e' invece rilevato, gia' a partire dal 2001, una netta diminuzione del fenomeno. Nel 2003 si e' potuto rilevare una netta flessione della pressione migratoria illegale, in tutte le sue componenti. Non solo e' diminuito drasticamente il numero dei clandestini sbarcati in Puglia, Sicilia e Calabria nel 2003 - 14.331 (137 in Puglia, 14.017 in Sicilia e 177 in Calabria), a fronte dei 23.719 clandestini del 2002 (3.372 in Puglia, 18.225 in Sicilia e 2.122 in Calabria) nel corrispondente periodo del 2002, con un decremento, quindi, del 60,4% - ma anche il numero degli stranieri respinti ed espulsi, come evidenziato dagli indicatori statistici. Le principali direttrici di traffico sono le seguenti: - Dal nord Africa verso la Sicilia Le coste sud occidentali della Sicilia ed in particolare le isole minori di Lampedusa (AG) e Pantelleria (TP) rappresentano l'approdo naturale per i cittadini marocchini, tunisini, algerini e, sempre piu' spesso, per i cittadini dell'Africa subsahariana, senza sottovalutare l'ingresso di cittadini pakistani. Il flusso piu' consistente proviene, attualmente, della Tunisia e della Libia. Il transito di flussi di immigrazione clandestina attraverso la Libia ha assunto, durante lo scorso anno, connotazioni di rilevante entita', confermando una tendenza gia' evidenziatasi nel 2001. La meta privilegiata dalle imbarcazioni che salpano dalle coste libiche e' il litorale agrigentino, in particolare l'isola di Lampedusa, dove nel 2002 sono giunti 9.696 clandestini mentre, nel 2003, ne sono sbarcati 8.819. In molti casi e' stato possibile accertare, infatti, che gli stranieri erano partiti dalle coste libiche e non dalla Tunisia, che pure continua a svolgere un ruolo strategico quale collettore dei flussi migratori illegali diretti in Sicilia, nonostante l'impegno delle Autorita' locali. Numerose e dettagliate sono, peraltro, le notizie di intelligente, secondo cui la Libia rappresenta un Paese di transito di rilevante interesse per i clandestini originari dell'Africa centro-orientale (Ciad, Sudan, Etiopia, Eritrea, Somalia) e occidentale (Liberia, Sierra Leone) e del sub-continente indiano che intendono raggiungere l'Europa. Uno dei principali centri di raccolta sarebbe localizzato nell'area di Al-Kufrah (a circa 950 km a sud di Bengasi), che costituisce il primo insediamento abitativo libico di rilievo lungo la rotabile tra il Sudan e la Libia. I clandestini raggiungerebbero poi, in piccoli gruppi, diverse localita' della Cirenaica ed anche della Tripolitana, per ricevere l'aiuto dei loro connazionali gia' ivi residenti. Le localita' costiere da cui, con maggiore frequenza, salpano le imbarcazioni dirette in Italia sono Zuara e Zliten, rispettivamente ad est e ad ovest di Tripoli. Il fenomeno risulterebbe in ulteriore crescita con modalita' ed itinerari diversificati. In alcuni casi le partenze dei clandestini avverrebbero infatti direttamente dalle coste libiche, in altri, invece, i clandestini si trasferirebbero nelle vicine zone oltre il confine tunisino o egiziano per il successivo imbarco. La Tunisia sarebbe preferita all'Egitto in ragione dei minori costi per il "passaggio". Il numero complessivo dei clandestini sbarcati in Sicilia ha fatto registrare negli ultimi anni, come si e' detto, un incremento preoccupante: dai 1.973 sbarcati nel 1999 si e' passati ai 2.782 nel 2000, ai 5.504 nel 2001, ai 18.225 nel 2002 ed ai 14.017 nel 2003. Il flusso migratorio dalla Tunisia segue il medesimo itinerario con identici approdi, coinvolgendo soprattutto cittadini del Maghreb (Tunisia, Algeria e Marocco). Non e' infrequente, tuttavia, la presenza di cittadini dell'Africa sub-sahariana. - Dallo Sri Lanka in Sicilia e in Calabria attraverso il Canale di Suez Il fenomeno delle imbarcazioni con a bordo cittadini cingalesi che, dopo aver attraversato il canale di Suez, giungono sulle coste dell'Italia meridionale, in particolare su quelle della Sicilia sud-orientale e sul litorale ionico della Calabria, gia' evidenziatosi, quantunque in maniera sporadica, nel triennio 1998-2000, ha assunto connotazioni di rilevante entita' nel 2001 e soprattutto nel 2002, sia in termini di frequenza di approdi, che sotto il profilo del numero dei clandestini sbarcati. Nel 2001, infatti, sono stati registrati 23 episodi di sbarco, per un totale di 1.470 clandestini, che hanno interessato le province di Catania, Siracusa, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria. Il fenomeno ha raggiunto, nel periodo gennaio-aprile 2002, proporzioni di assoluto rilievo con 24 episodi di sbarco nelle suddette province, per un totale di 2.372 cingalesi. Successivamente sono giunte solo 4 imbarcazioni, per complessivi 263 clandestini, a dimostrazione di un drastico ridimensionamento del fenomeno, da ascrivere ad un programma d'azione, che e' riuscito ad ottenere l'intensificazione dei controlli da parte delle competenti autorita' di Colombo e de Il Cairo a seguito di pressioni diplomatiche ed iniziative di collaborazione operative nel frattempo avviate. Le dichiarazioni rese dai clandestini ed alcuni riscontri investigativi hanno permesso di ricostruire la rotta seguita dalle imbarcazioni per raggiungere le coste italiane. Le stesse partivano dallo Sri Lanka (in taluni casi effettuando il carico dei clandestini al largo mediante barche di piccole dimensioni in grado di eludere i controlli nei porti cingalesi o lungo la costa) e, dopo aver circumnavigato parte della penisola arabica con eventuali scali intermedi nello Yemen, risalivano il Mar Rosso, attraverso il canale di Suez giungevano nel Mar Mediterraneo per poi approdare sulle coste sud-orientali della Sicilia o su quelle ioniche della Calabria. - Dalla Turchia verso la Calabria Oltre agli sbarchi di cingalesi, il litorale ionico della Calabria - in particolare quello crotonese - e' stato interessato, negli anni scorsi, dall'arrivo di navi di grande capacita' provenienti dalla Turchia con a bordo centinaia di clandestini per lo piu' turchi ed iracheni di etnia curda ed, in misura minore, pakistani, indiani, cingalesi, bengalesi e afghani, con sporadiche presenze di nordafricani. Non si esclude, peraltro, che dette navi siano partite, in alcuni casi, anche dalle coste sirolibanesi. In passato il fenomeno, quantunque non irrilevante, rivestiva carattere episodico con 848 clandestini sbarcati nel 1998 e 1.545 nel 1999. A partire dal 2000, ha assunto dimensioni senza precedenti come testimoniano i 5.045 immigrati giunti durante detto anno ed i 6.093 sbarcati nel 2001, per poi far registrare un netto calo con 2.122 clandestini nel 2002 e un crollo effettivo con 177 clandestini sbarcati nel 2003. - Dall'Albania verso la Puglia La Puglia, per la sua particolare posizione geografica, rappresenta uno dei principali "varchi d'ingresso" dei flussi di immigrazione illegale che giungono non solo dall'Albania, ma anche dagli altri Paesi della regione balcanica e dal Medio-oriente (curdi in provenienza dalla Turchia, dopo essere transitati in Grecia). Il fenomeno, nel corso degli ultimi anni, si e' drasticamente ridotto passando dai 28.458 clandestini sbarcati nel 1998, ai 46.481 nel 1999 (tale dato va esaminato anche alla luce del conflitto nel Kosovo) e ai 18.990 nel 2000, con un'ulteriore sensibile riduzione nel 2001 che ha fatto registrare "solo" 8.546 clandestini. La netta flessione ha trovato conferma nell'anno 2003, con 3.372 clandestini, e, nel 2003, si puo' parlare di esaurimento del flusso se si considera che sono avvenuti solo 7 sbarchi, per un totale di 137 clandestini di cui 25 di nazionalita' irachena, 62 albanesi e 9 pakistani, 17 gambiani, 12 birmani, 11 bangladeshi e 1 palestinese. - Dalla Grecia verso le coste adriatiche Negli ultimi anni si e' registrato un notevole incremento di clandestini di prevalente etnia curda, giunti dalla Grecia a bordo delle navi traghetto che collegano, con cadenza pressoche' quotidiana, i porti greci di Patrasso e Igoutmeniza con quelli di Ancona, Bari, Brindisi, Trieste e Venezia. Nell'anno 2002 5.093 stranieri, molti dei quali individuati all'interno di veicoli commerciali imbarcati sulle navi traghetto ed altri trovati in possesso di documenti falsi, sono stati rinviati in Grecia sulla base dell'apposito Accordo di riammissione. Tale fenomeno, non privo di rischi per i clandestini che a volte muoiono durante il viaggio, denota un livello non adeguato dei controlli da parte delle Autorita' greche. - Dall'Europa centro-orientale e dall'Asia attraverso il confine italo-sloveno Gli immigrati che scelgono il "confine orientale", dopo aver percorso la tradizionale rotta balcanica, sono per lo piu' turchi ed iracheni di etnia curda, iraniani, cittadini dell'Europa centro-orientale - soprattutto jugoslavi, bosniaci, macedoni - e, in misura minore, asiatici del Sub-continente indiano e dell'Estremo oriente. La pressione illegale al confine italo-sloveno ha comunque fatto registrare, a partire dal 2001, una netta flessione come dimostra il numero dei clandestini rintracciati lungo la cosiddetta "frontiera verde": 18.044 nel 2000, 8.126 nel 2001 e 1.465 nel 2002. Questi, nell'ordine, i principali Paesi di origine dei clandestini intercettati lo scorso anno: Jugoslavia, Fyrom, Turchia, Iraq, Romania, Bosnia-Erzegovina, Moldavia, Albania, Cina, Bangladesh. A tale diminuzione ha sicuramente contribuito lo specifico piano di contrasto all'immigrazione clandestina realizzato lungo il confine goriziano mediante il potenziamento dei servizi di vigilanza e controllo e l'utilizzo di attrezzature tecniche, alcune delle quali di elevato profilo tecnologico. Tale dispositivo e' stato peraltro integrato dall'impiego di pattuglie miste, formate cioe' da personale di polizia italiano e sloveno. Da non sottovalutare, inoltre, gli effetti positivi prodotti dall'introduzione dell'obbligo del visto (all'inizio del 2001) nei confronti dei cittadini iraniani da parte del governo bosniaco, che ha consentito la drastica riduzione del flusso illegale iraniano diretto negli Stati membri dell'Unione europea, per il quale la Bosnia rappresentava uno dei principali corridoi di transito. Si riportano infine i dati relativi alle riammissioni attive, accolte (su richiesta italiana) e passive, accolte (su richiesta slovena) effettuate nel 2001, nel 2002 e nel 2003. Nella medesima tabella vengono sintetizzati tutti i dati relativi alle frontiere terrestri dell'Italia. Riammissioni "attive" e "passive" alle frontiere terrestri (2001-2003 | 2001 | 2002 | 2003 ===================================================================== Confine | Passive |Attive |Passive |Attive |Passive |Attive ===================================================================== italo-francese | 8.730| 4.928| 8.225| 4.324| 4.603| 2.536 italo-svizzero | 692| 35| 657| 31| 817| 10 italo-austriaco | | 2.277| | 2.917| 1.283| 3.090 italo sloveno | 92| 2.997| 63| 1.021| 79| 706 Fonte: Ministero dell'interno - La situazione ai confini con la Francia, la Svizzera e l'Austria Anche gli altri confini terrestri sono interessati dall'attraversamento illegale da parte di cittadini stranieri. Molti di questi, peraltro, soprattutto alla frontiera italo-elvetica, vengono intercettati in uscita dal territorio nazionale mentre tentano di raggiungere il Nord-Europa. Per una stima di tale non trascurabile fenomeni si vedano i dati riportati nella tabella precedente. 2.3) L'uso di documenti falsi I seguenti dati attengono ai sequestri di documenti operati dagli Uffici di Polizia di Frontiera nel corso dei controlli effettuati non solo nei confronti dei passeggeri in ingresso nel territorio nazionale ed in partenza dallo stesso (a seguito dei quali sono stati adottati rispettivamente i provvedimenti di respingimento e di denuncia in stato di liberta), ma anche di quanti, presenti a diverso titolo nelle aree di competenza dei citati Uffici, sono stati analogamente trovati in possesso di documenti falsi. ===================================================================== | 2001 | 2002 | 2003 (11 mesi) ===================================================================== Stranieri respinti | 10.265 | 10.371 | 4.924 2.4) I respingimenti alla frontiera Nella seguente tabella statistica figurano i dati relativi agli stranieri respinti alla frontiera negli anni 2001, 2002 e nei primi otto mesi del 2003 perche' non in possesso dei requisiti necessari per l'ammissione sul territorio dello Stato, con l'indicazione delle principali nazionalita'. Da notare il notevole incremento di rumeni e bulgari, registrato nel 2002, da ascrivere sicuramente all'abolizione dell'obbligo del visto, per detti cittadini stranieri, stabilita dall'Unione europea a decorrere dal 1° gennaio 2002. In effetti, molti di essi che prima non riuscivano ad ottenere il visto presso le nostre rappresentanze consolari, adesso tentano di entrare in Italia dichiarando, all'atto dei controlli di frontiera, fittizie motivazioni turistiche. Pertanto, quando vengono accertati scopi diversi da quelli dichiarati, agli stessi viene rifiutato l'ingresso in territorio nazionale. In molti casi, inoltre, i cittadini rumeni e bulgari vengono respinti perche' non in possesso di sufficienti mezzi di sostentamento in relazione al periodo dichiarato di permanenza nel nostro Paese. Nazionalita' degli stranieri respinti alle frontiere ===================================================================== ANNO 2001 | |ANNO 2002 | |ANNO 2003 | ===================================================================== NAZIONALITA' | NR. |NAZIONALITA' | NR. |NAZIONALITA' | NR. --------------------------------------------------------------------- ALBANIA |7.860 |ROMANIA |7.274 |ROMANIA |4.458 --------------------------------------------------------------------- BULGARIA |2.610 |ALBANIA |5.954 |BULGARIA |2.901 --------------------------------------------------------------------- JUGOSLAVIA |2.605 |BULGARIA |4.208 |ALBANIA |1.853 --------------------------------------------------------------------- CROAZIA |2.095 |JUGOSLAVIA |2.553 |SERBIA-MONTEN. |1.421 --------------------------------------------------------------------- TURCHIA |1.282 |CROAZIA |1.908 |CROAZIA |1.172 --------------------------------------------------------------------- ROMANIA |1.014 |TURCHIA |1.085 |TURCIIIA | 852 --------------------------------------------------------------------- MACEDONIA | 837 |MACEDONIA |1.041 |NIGERIA | 734 --------------------------------------------------------------------- UCRAINA | 791 |MAROCCO | 755 |CINA-POPOLARE | 625 --------------------------------------------------------------------- BOSNIA | 649 |CINA POPOLARE | 644 |MACEDONIA | 599 --------------------------------------------------------------------- ALTRE | |ALTRE | |ALTRE | NAZIONALITA' |10.882|NAZIONALITA' |12.214|NAZIONALITA' |9.584 --------------------------------------------------------------------- TOTALE |30.625|TOTALE |37.656|TOTALE |24.202 2.5) Il fenomeno degli overstayers A parte le descritte modalita' utilizzate dagli stranieri per entrare illegalmente nel nostro Paese, come gia' accennato, non bisogna sottovalutare l'entita' dei flussi migratori provenienti dalle c.d. frontiere interne (intra-Schengen) e, soprattutto, il fenomeno degli overstayers, ossia della presenza illegale di stranieri che, entrati regolarmente in Italia, vi permangono anche dopo la scadenza del visto o dell'autorizzazione al soggiorno. Non si e' tuttavia in grado di elaborare, al riguardo, stime attendibili. 2.6) Iniziative per il controllo del territorio, delle coste e delle frontiere Nelle tabelle che seguono sono riportati i dati relativi ai provvedimenti di respingimento, alla frontiera e di allontanamento dal territorio nazionale adottati ed eseguiti nell'anno 2000, 2001, 2002, e 2003, infine i dati relativi alle persone denunciate e arrestate per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina negli anni 2001-2002 e fino al 30 novembre del 2003. Stranieri destinatari di provvedimenti di respingimento alla frontiera, di respingimento del Questore e di espulsione. ===================================================================== | 2000 | 2001 | 2002 | 2003 ===================================================================== Respinti alla frontiera | 30.878| 30.625| 37.656| 24.202 --------------------------------------------------------------------- Respinti dai Questori | 11.350| 10.433| 6.139| 3.195 --------------------------------------------------------------------- Espulsi effettivamente rimpatriati | 15.002| 21.266| 24.799| 18.844 --------------------------------------------------------------------- Ottemperati all'intimazione e | | | | all'ordine del Questore | 3.206| 2.251| 2.461| 8.126 --------------------------------------------------------------------- Espulsi su conforme provv.to | | | | dell'A.G. | 396| 373| 427| 885 --------------------------------------------------------------------- Riammessi nei Paesi di provenienza | 8.438| 12.751| 17.019| 9.901 --------------------------------------------------------------------- Stranieri effettivamente allontanati | | | | dal T.P. | 69.263| 77.699| 88.501| 65.153 --------------------------------------------------------------------- Stranieri non rimpatriati | 62.217| 56.633| 62.245| 40.804 --------------------------------------------------------------------- Totale stranieri rintracciati in | | | | posizione irregolare |131.480|134.332|150.746|105.957 --------------------------------------------------------------------- Allontanati in % dei rintracciati in | | | | posizione irreg. | 52,7| 57,8| 58,7| 61,5 Fonte: Ministero dell'interno, Dipartimento di pubblica sicurezza Nell'anno 2001 sono stati effettuati 13 voli charter per il rimpatrio di 1.700 cittadini extracomunitari (340 nigeriani, 466 albanesi, 201 cingalesi); nell'anno 2002 sono stati effettuati 26 voli charter per il rimpatrio di 2.294 cittadini extracomunitari (393 albanesi, 505 nigeriani, 603 cingalesi, 299 egiziani, 167 rumeni); nell'anno 2003 sono stati effettuati n. 33 voli charter per il rimpatrio di n. 2334 cittadini extracomunitari (470 nigeriani, 1325 rumeni, 131 pakistani, 260 egiziani, e 148 di altre nazionalita). 2.7) Il D.L. di attuazione dell'art. 12, comma 9 quinquies (contrasto in mare) Con il decreto del Ministro dell'interno, di concerto con i Ministri della Difesa, dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti, adottato il 14 luglio 2003, si e' data concreta attuazione all'art. 12, comma 9 quinqiues, del decreto legislativo 25 luglio 2002, n. 189 e, piu' in generale, ad un complesso sistema normativo volto a individuare un livello di intervento adeguato a fronteggiare un fenomeno - quello dell'immigrazione clandestina via mare - che ha assunto da tempo dimensioni preoccupanti e che e' in continua evoluzione nonostante i rilevanti risultati sinora raggiunti sul fronte della prevenzione e del contrasto. Proprio a tal fine e' stato previsto che le attivita' di vigilanza, prevenzione e contrasto del traffico di migranti via mare vedano coinvolti non solo i mezzi aeronavali delle Forze di polizia, ma anche quelli della Marina militare e delle Capitanerie di porto. I contesti in cui si sviluppa l'attivita' di monitoraggio e contrasto dell'immigrazione clandestina via mare sono i seguenti: nei paesi d'origine dei flussi migratori dove l'intervento e' finalizzato a prevenire il fenomeno tramite un'attivita' diplomatica; nelle acque internazionali dove il coordinamento tecnico ed operativo e' affidato, secondo le norme vigenti per la Polizia del mare, al Comando in Capo della squadra navale della Marina Militare che, pur coadiuvata dai Comandi Generali della Guardia di Finanza e delle Capitanerie di porto, in virtu' dei sistemi di comunicazione ad alta tecnologia di cui e' in possesso, detiene il controllo anche sulle operazioni effettuate da mezzi di amministrazioni diverse; nelle acque territoriali dove sono le unita' navali delle Forze di Polizia che, oltre alla loro consueta attivita' istituzionale, svolgono anche quella finalizzata al contrasto dell'immigrazione clandestina via mare con il concorso delle unita' navali della Marina Militare e delle Capitanerie di porto; E' in corso di definizione un apposito protocollo operativo che stabilira' le procedure da seguire in caso di rilevazione di natanti sospetti e che determinera' il necessario flusso informativo con la istituenda sala di coordinamento operativo, che il Dipartimento di P.S. del Ministero dell'interno intende predisporre avvalendosi della rete informatica nazionale collegante i vari dicasteri, enti e comandi interessati. Il progetto andra' ad interconnettersi con i sistemi di controllo gia' attivati da parte di altre specialita' di Polizia e che concorreranno al costante monitoraggio della aree interessate dagli interventi di prevenzione e contrasto. 2.8) La distruzione delle imbarcazioni utilizzate per immigrazione clandestina: "Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri 13 febbraio 2003". I considerevoli flussi di immigrazione clandestina, soprattutto via mare, registrati negli anni precedenti il 2003 hanno indotto ad affrontare anche la questione della destinazione dei mezzi utilizzati allo scopo, determinando un esplicito intervento del legislatore. Con il decreto legge 4 aprile 2002, n. 51, convertito con modificazioni, nella legge 7 giugno 2002, n. 106, sono state introdotte modifiche alla disciplina dettata dall'articolo 12 del testo unico in materia di immigrazione relativamente al trattamento dei mezzi di trasporto utilizzati da trafficanti che operano nel settore dell'immigrazione clandestina. In particolare tali modifiche hanno riguardato: a) -la possibilita' di procedere alla distruzione delle imbarcazioni sequestrate senza dover attendere il provvedimento definitivo di confisca; b) -la possibilita' da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri di disporre direttamente la distruzione delle suddette imbarcazioni, previo nulla osta dell'autorita' giudiziaria procedente; c) -l'individuazione dell'Agenzia delle Dogane quale organo amministrativo deputato alla scelta delle ditte incaricate della materiale distruzione dei mezzi. Nella relazione sull'analisi tecnico-normativa (ATN) che accompagnava il ddl di conversione si rilevava tra l'altro che "l'esecuzione delle nuove disposizioni determina l'opportunita' di interventi organizzativi da parte delle amministrazioni interessate, dirette a completare le linee esecutive del provvedimento legislativo". Al fine di corrispondere all'esigenza rappresentata dal legislatore per un'ottimale applicazione delle nuove disposizioni e nell'ottica di perseguire ed attuare un coordinato intervento, sul piano operativo, di tutte le Amministrazioni interessate alla distruzione dei mezzi di trasporto utilizzati per reati di immigrazione clandestina, e' stata adottata la Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri 13 febbraio 2003, concernente la "Distruzione di imbarcazioni utilizzate per reati di immigrazione clandestina" pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale n. 41 del 19 febbraio 2003. La "Circolare" e' stata emanata con l'obiettivo di individuare e definire il quadro complessivo di intervento, di fornire un concreto indirizzo all'azione amministrativa e di favorire il migliore coordinamento dei diversi interessi pubblici coinvolti nel medesimo procedimento". E' stata quindi avviata un'attivita' di "coordinamento amministrativo" che, rappresentata come continuo e costante supporto informativo, ha rappresentato in effetti un impulso e coordinamento delle iniziative ed attivita' delle strutture periferiche delle amministrazioni dello Stato, competenti ad assolvere specifiche funzioni nell'ambito del procedimento per la distruzione delle imbarcazioni oggetto della "Circolare". L'attivita' si e' sviluppata nei confronti di due regioni particolarmente interessate dal fenomeno dell'immigrazione clandestina via mare: Calabria e Sicilia; cio' al fine di perseguire la distruzione delle imbarcazioni ormeggiate nei porti, od ancor peggio, arenate sui litorali. I risultati conseguiti in applicazione della "Circolare" rafforzano la necessita' di proseguire ed intensificare, anche nel prossimo periodo di programmazione delle politiche dell'immigrazione, l'attivita' di coordinamento svolta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nei confronti ed a supporto delle diverse azioni che, in materia, competono alle varie articolazioni e strutture dello Stato dislocate sul territorio nazionale. Cio' con l'obiettivo tendenziale di ottimizzare i tempi di completamento dei procedimenti relativi alla eliminazione delle imbarcazioni sequestrate per reati di immigrazione clandestina. 2.9) Centri di permanenza temporanea Vi sono vari tipi di strutture che il Ministero dell'interno utilizza per ospitare in maniera temporanea gli stranieri che entrano irregolarmente sul territorio nazionale, oppure quelli fermati in condizione di soggiorno irregolare. Queste strutture sono distinte, a seconda degli obiettivi loro assegnati, in: a) Centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA) previsti dall'art. 14 del decreto legislativo 5 luglio 1998 n. 286; gli stessi sono finalizzati al trattenimento vigilato di stranieri gia' destinatari di un provvedimento di espulsione o di respingimento; b) Centri temporanei di accoglienza (ed interventi straordinari a carattere assistenziale anche al di fuori di essi) per stranieri irregolari in condizione di non trattenimento; tali strutture hanno il loro supporto normativo nel decreto legge n. 451 del 1995, convertito nella legge n. 563/1995 (cosiddetta legge "Puglia") e, piu' in particolare nel successivo regolamento di attuazione n. 233 del 1996 che, oltre a disporre l'istituzione di tre centri in Puglia (Brindisi, Lecce e Otranto), ha previsto anche la possibilita' che i Prefetti possano attivare, su tutto il territorio nazionale, strutture provvisorie o predisporre, comunque, interventi in favore di stranieri irregolari bisognosi di assistenza, limitatamente al tempo necessario alla loro identificazione, finalizzata o alla espulsione o, eventualmente, alla regolarizzazione (nel caso, ad esempio, dei richiedenti asilo). L'art. 23 del D.P.R. 31 agosto 1999, n. 394, ha espressamente ribadito la possibilita' degli interventi assistenziali in questione; c) Centri di identificazione previsti dall'art. l bis , comma 3, del decreto legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, introdotto dall'articolo 32 della legge 30 luglio 2002, n. 189; tali centri, sono destinati ad evitare la dispersione sul territorio e all'accoglienza dei richiedenti asilo che hanno eluso i controlli di frontiera ovvero fermati in condizioni di soggiorno irregolare. In conseguenza del mutato assetto normativo intervenuto con la citata legge 189/2002, che prevede il raddoppio da 30 a 60 giorni del periodo massimo di trattenimento degli stranieri irregolarmente presenti nel territorio nazionale ed in attesa del relativo provvedimento di espulsione, e' stato previsto l'aumento del numero dei Centri di permanenza, sia all'incremento della capienza dei posti disponibili, anche mediante l'esecuzione di opportuni lavori di ristrutturazione e adeguamento. Gli obiettivi prioritari ed i programmi dell'azione di Governo - riferiti ai centri di permanenza temporanea - sono stati finalizzati a rendere piu' funzionali e rispondenti al miglioramento delle condizioni di agibilita', le strutture gia' esistenti. Inoltre, come previsto dalla Direttiva del Ministro dell'interno, e' in corso una ricerca capillare e sistematica, estesa in tutto il territorio nazionale, di siti ed immobili idonei ad ospitare nuovi CPTA. L'obiettivo perseguito da tale attivita' di ricerca e' la realizzazione di un Centro di permanenza temporanea ed assistenza almeno in ogni Regione. Centri di permanenza temporanea: trattenuti, rimpatriati e dimessi (2001-2003 In valore assoluto In percentuale | 2001| 2002| 2003| 2001| 2002| 2003 --------------------------------------------------------------------- Rimpatriati | 4437| 6372| 7012| 29,6| 34,2| 50,6 --------------------------------------------------------------------- Dimessi per scadenza dei termini | | | | | | di legge | 6893| 5927| 3668| 46,0| 31,8| 26,5 --------------------------------------------------------------------- Dimessi per vari motivi (asilo, | | | | | | non convalida, salute, etc...) | 3500| 5196| 2957| 23,3| 27,9| 21,3 --------------------------------------------------------------------- Allontanatasi arbitrariamente | 163| 167| 225| 1,1| 0,9| 1,6 --------------------------------------------------------------------- Totale trattenuti |14993|18625|13863|100,0|100,0|100,0 Alla data del 31 dicembre 2004 risultano istituiti ed operativi i seguenti Centri di permanenza temporanea: a. Bologna b. Brindisi c. Caltanissetta d. Catanzaro e. Crotone f. Lampedusa g. Lecce h. Milano i. Modena j. Otranto k. Ragusa l. Roma m. Torino n. Trapani. Nonostante le notevoli difficolta' incontrate, di carattere sociale e politico, nel corso del 2004 sono state ultimate e rese pienamente operative le strutture di trattenimento di Crotone - S. Anna, Ragusa e Foggia. La struttura di Bari sara' completata entro il primo semestre del 2005. Sono inoltre in avanzato stato di esecuzione i lavori per la realizzazione del Centro di permanenza temporanea di Gradisca d'Isonzo (GO). Sono in fase di avanzata definizione le procedure amministrative con il Dicastero della Difesa per l'acquisizione sull'isola di Lampedusa di un'area nella Caserma "Adorno", in zona "Imbriacola", ove sara' ricollocato l'attuale CPT. In tal modo sara' possibile migliorare notevolmente la ricettivita' e le condizioni di vivibilita' dell'attuale centro. Al fine di incrementare la capacita' ricettiva delle strutture di trattenimento localizzate in Sicilia (dove in data 3 dicembre 2004 e' stato chiuso il Centro di Agrigento a seguito della visita in Italia del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura, istituito ai sensi dell'art.3 della Convenzione Europea sui diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali) sono state avviate le procedure per la realizzazione di un Centro nella zona dell'ex aeroporto militare di Trapani-Milo. A tal fine, e' in corso di stipula tra la locale Prefettura ed il Provveditorato Regionale alle opere pubbliche della Sicilia-Ufficio del SIIT - uno schema di Convenzione. Sono inoltre in corso di analisi e di definizione da parte di questo Dipartimento, d'intesa con le competenti Autorita' locali, le procedure per la realizzazione di nuove strutture di trattenimento per immigrati clandestini in Liguria, Veneto ed in alcune Regioni centrali del Paese. Sono stati anche autorizzati tempestivamente tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria laddove necessari a mantenere l'efficienza delle strutture. Obiettivi per il triennio 2004-2006 Sono in corso con le amministrazioni regionali e comunali competenti "ratione materiae", le necessarie procedure ed intese per la realizzazione di altre strutture destinate al trattenimento. Le risultanze saranno sottoposte all'esame della competente Commissione tecnico-consultiva istituita, ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 maggio 2003 e successive modifiche e integrazioni, presso il Dipartimento per le liberta' civili e dell'immigrazione del Ministero dell'interno. Proseguono inoltre in diverse localita' del territorio nazionale i sopraluoghi per la realizzazione di nuove strutture di trattenimento da realizzare nel corso del prossimo triennio (2004-2006) nel Centro e nel Nord del Paese. Tali realizzazioni potranno essere attuate, previe intese con le Amministrazioni locali. 2.10) Centri di accoglienza, istituiti ai sensi della legge n. 563/1995 La normativa vigente (decreto legge 30 ottobre 1995, n. 451 convertito con modificazioni dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563) autorizza il Ministero dell'interno ad approntare interventi e misure assistenziali, anche attraverso apposite strutture ricettive, per assistere gli stranieri giunti o comunque presenti sul territorio nazionale in condizioni di non regolarita' e privi di qualsiasi mezzo di sostentamento per il tempo strettamente necessario alla loro identificazione od espulsione. Le strutture in questione sono finalizzate, quindi, prevalentemente al soccorso degli stranieri irregolari ed alla valutazione della loro posizione giuridica sul territorio nazionale, al fine dell'adozione dei conseguenti provvedimenti come l'espulsione ovvero la formalizzazione della domanda di riconoscimento dello status di rifugiato. Sulla base di tale disciplina sono stati realizzati dei centri governativi per il ricovero e l'identificazione degli stranieri irregolari. I centri di accoglienza, attualmente operativi sono i seguenti: 1. il centro "S. Anna" situato nel Comune di Isola Capo Rizzuto (Crotone) con una capacita' ricettiva di 1.500 posti; 2. il centro "Ortanova" situato in localita' Borgo Mezzanone (Foggia) con una capacita' ricettiva pari a 400 posti; 3. il centro "Pian del Lago" (Caltanissetta) con una capacita' ricettiva di 150 posti; 4. il centro "Salina Grande" (Trapani) con una capacita' ricettiva di 230 posti; 5. il centro "Caserma Barone" situato nell'isola di Pantelleria (Trapani) con una capacita' ricettiva di 100 posti. Altro centro governativo e' quello di Bari - Palese (Bari) con una capacita' ricettiva di circa 600 posti. Al momento non e' operativo ma e' attivabile nelle 24 ore in caso di necessita'. Alle strutture sopraccennate si affiancano quelle realizzate dalle singole Prefetture - UTG, attraverso convenzioni con Enti, Associazioni o soggetti privati (Centro Caritas di Gorizia, posti 32; Como loc. Tavernola gestito dalla C.R.I., posti 200; Centro "Benincasa" di Ancona posti 40). Il sistema complessivo di soccorso ed identificazione per stranieri irregolari ha una capacita' ricettiva, quindi, intorno ai 3.250, che e' stata, al momento, sufficiente a fronteggiare le situazioni di emergenza. Il Ministero dell'interno ha, comunque, avviato una serie di interventi destinate ad ottimizzare le attuali strutture attraverso l'installazione di moduli prefabbricati mobili, che consentiranno di aumentare la capacita' ricettiva di altri 500 posti. 2.11) Sistema nazionale dei servizi di accoglienza alle frontiere previsti dall'art. 11, comma 6 del T.U. 286/98 La materia connessa all'individuazione, attivazione e gestione dei servizi di accoglienza alle frontiere non e' stata presa in considerazione nel precedente documento programmatico, per il triennio 2001 -2003, approvato con D.P.R. 30 marzo 2001. Dopo un quinquennio dall'entrata in vigore del testo unico 286/98, il quale, nell'ambito del potenziamento e del coordinamento dei controlli di frontiera di cui all'art. 11, al comma 6°, ha previsto l'istituzione dei citati servizi di accoglienza presso i valichi di frontiera, al fine di fornire informazioni e assistenza agli stranieri che intendano presentare domanda di asilo o fare ingresso in Italia per un soggiorno di durata superiore a tre mesi, appare necessario affrontare le problematiche relative alla materia medesima, anche perche' e' ricompresa tra gli obiettivi prioritari indicati dalle ultime Direttive emanate dal Ministro dell'interno. Nel sottolineare che la nuova previsione normativa istituisce non piu' strutture di accoglienza, ma servizi di accoglienza, l'art. 24 del D.P.R. 31 agosto 1999, n. 394, concernente il regolamento di attuazione del predetto T.U. 286/98, prevede l'istituzione dei medesimi presso i valichi di frontiera nei quali e' stato registrato negli ultimi tre anni il maggior numero di richieste di asilo o di ingressi sul territorio nazionale. La definizione delle modalita' per l'espletamento di detti servizi e' rimessa ad un provvedimento del Ministero dell'interno, da emanare d'intesa con l'allora Ministro per la solidarieta' sociale. Tale provvedimento e' stato emanato in data 22 dicembre 2000, mentre con D.M. 30 aprile 2001 sono stati individuati 15 valichi di frontiera ove istituire tali servizi, comprensivi dei valichi dove giungono stranieri richiedenti asilo provenienti da altri Paesi europei in applicazione della Convenzione di Dublino. (Ancona, Bari, Brindisi, Bologna, Bolzano, Como, Firenze, Gorizia, Imperia, Roma, Torino, Trieste, Trapani, Varese e Venezia). Lo stesso articolo 24 del citato D.P.R. 394/98 specifica, inoltre, che nei casi di urgente necessita', per i quali i servizi di accoglienza non sono sufficienti o non sono attivati, e' immediatamente interessato l'ente locale per l'eventuale accoglienza in uno dei centri istituiti a norma dell'articolo 40 del testo unico. Per servizi di accoglienza devono intendersi tutte quelle attivita' di supporto che possono agevolare la permanenza sul territorio nazionale di stranieri che intendano presentare domanda di asilo, di quelli che entrano in Italia per motivi diversi dal turismo e comunque per gli stranieri per i quali si rendano necessarie forme di assistenza in attesa della definizione degli accertamenti connessi al loro ingresso in Italia per un soggiorno di durata superiore a tre mesi. La previsione di detti servizi si colloca nella prospettiva di una differenziazione di attribuzione tra le forze di polizia e gli uffici competenti, che sono chiamati a fornire agli stranieri il piu' ampio supporto informativo sugli adempimenti di legge e sull'utilizzazione dei servizi pubblici. Nel corso dell'anno 2001 sono stati attivati i servizi di accoglienza presso i valichi di Roma-Fiumicino, Ancona-Porto e Varese-Malpensa. Nel corso dell'anno 2002 sono stati attivati i servizi presso i valichi di Como-Ponte Chiasso, Gorizia-Casa Rossa, Trapani-Porto e Venezia-Porto, mentre sono stati reperiti e allestiti i locali ove svolgere i servizi in questione presso i valichi di Trieste-Fernetti, Brindisi-Porto, Bari-Porto ed Imperia-Ventimiglia, successivamente attivati nel corso del 2003. Da quanto sopra esposto si evince che, alla data del 31 dicembre 2003, risultano operativi undici servizi di accoglienza sui quindici previsti dal sopracitato D.M. 30 aprile 2001 e, pertanto, nel corso del prossimo triennio non solo si dovra' provvedere al completamento della predetta rete nazionale, ma anche a perfezionare il monitoraggio, attraverso le relazioni inviate dalle prefetture e dagli enti gestori, dell'attivita' dei singoli servizi, al fine di conoscere analiticamente la provenienza e lo status giuridico degli utenti stranieri, le problematiche e le casistiche affrontate dagli operatori durante la loro attivita' di interpretariato, di mediazione culturale, di informazione sulle leggi esistenti e di indirizzo verso i servizi pubblici. Detto monitoraggio potra', inoltre, essere utile per valutare l'opportunita' di provvedere, in relazione al modificarsi nel tempo dei flussi migratori, all'individuazione di ulteriori valichi ove disporre l'attivazione di nuovi servizi di accoglienza, ovvero la chiusura o la temporanea sospensione delle attivita' di quelli gia' esistenti, cosi' come previsto dal comma 2° dell'art.1 del citato decreto 22 dicembre 2000, concernente le modalita' per l'espletamento dei servizi stessi. 2.12) Accordi internazionali di cooperazione di polizia Nell'ultimo triennio l'Italia ha sottoscritto numerosi accordi bilaterali di cooperazione di polizia, che, tra i vari settori, contemplano anche la lotta all'immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani. Sono state assunte, altresi', mirate iniziative per rafforzare la collaborazione con i principali Paesi di origine e di transito dei flussi di immigrazione illegale. Una analisi dettagliata degli accordi e delle attivita' bilaterali in merito si trovano nel paragrafo 3.1 del presente documento. Sono stati, inoltre, stabiliti rapporti di collaborazione con le autorita' diplomatico-consolari dei principali Paesi di origine dei flussi di immigrazione illegale diretti in Italia, al fine di semplificare ed accelerare le procedure di accertamento della nazionalita' per il rilascio dei documenti di viaggio (lasciapassare) necessari per il rimpatrio. Tra questi si possono citare: Nigeria, Marocco, Tunisia, Sri Lanka, Bangladesh, Romania, Albania (le autorita' albanesi riammettono i propri connazionali, anche se sprovvisti di documenti). E' stata rafforzata la rete di ufficiali di collegamento all'estero, potenziando, in particolare l'area balcanica. Sono attualmente 44 gli ufficiali di collegamento italiani, appartenenti alle diverse Forze di Polizia, cosi' dislocati: 25 in Europa (di cui 14 presso Stati membri dell'Unione europea), 4 in Africa, 5 in Asia, 7 in Sud-Africa, 2 in Nord-America, 1 in Oceania. 2.13) L'utilita' delle quote privilegiate L'immigrazione clandestina, quantunque ridimensionata, nel corso degli ultimi anni, presenta potenzialita' di crescita futura che impongono un'attenzione costante. Per contenere la spinta migratoria illegale dei cittadini di numerosi Paesi terzi, in provenienza soprattutto dall'Africa sub-sahariana e centrale, e' necessario instaurare con i Governi dei diversi Paesi di origine o di transito rapporti proficui di collaborazione che presuppongono l'offerta di contropartite adeguate. La collaborazione di tali Governi e', sotto il profilo strategico, fondamentale e decisiva per arginare l'afflusso di clandestini e la concessione di quote privilegiate di ingresso in favore di Paesi che collaborano, congiuntamente alla fornitura di equipaggiamenti, rappresentano strumenti di importanza capitale per conseguire la collaborazione auspicata. Il grado di successo delle politiche di quote privilegiate e' particolarmente visibile tramite il crollo del numero di sbarchi di clandestini provenienti da paesi con i quali sono stati raggiunti degli accordi e ai quali sono state concesse quote privilegiate. Il crollo e' chiaramente percepibile nel 2003, in particolare dall'Albania (da 4.018 albanesi dichiarati sbarcati nel 2001 a 62 nei primi otto mesi del 2003) e dallo Sri Lanka (da 2.642 nel 2002 a 0 nei primi otto mesi del 2003), ma anche da Marocco, Tunisia, Pakistan e Bangladesh. L'impatto delle quote privilegiate sul numero di sbarcati: le nazionalita' dichiarate dai clandestini al momento dello sbarco sulle coste italiane ===================================================================== | 2001| 2002| 2003 ===================================================================== Albania | 4018| 1247| 62 Sri Lanka | 1553| 2642| 0 Marocco | 1199| 1856| 812 Tunisia | 607| 1183| 577 Bangladesh | 292| 365| 286 Pakistan | 253| 787| 533 Egitto | 92| 262| 102 Nigeria | 1| 20| 121 Moldavia | 24| 0| 0 Totale | 8039| 8362| 2493 Fonte: Ministero dell'interno 2.14) Il sistema di quote di ingresso a valenza europea In tale contesto si inseriscono le linee di tendenza sancite dal Consiglio europeo di Salonicco, che ha ribadito la necessita' di adottare una politica migratoria europea bilanciata tra contrasto all'immigrazione clandestina e gestione dell'immigrazione legale, integrata da una politica di collaborazione con i paesi terzi d'origine e di transito dei migranti. La possibilita' di accedere ad un circuito legale darebbe ai migranti una valida alternativa alla strada della clandestinita' senza contare che un sistema di quote legali avrebbe una ricaduta favorevole anche sui Paesi di transito che vedrebbero, cosi', alleggerita la pressione sui propri confini da parte dei flussi clandestini. A Salonicco la Presidenza Italiana, nel mettere a disposizione la propria esperienza in campo nazionale, ha proposto ai Partners europei un sistema di quote di ingressi legali in Europa, da offrire ai Paesi di origine e di transito dei principali flussi di immigrazione illegale, in cambio della loro collaborazione ai fini della stipula di accordi di riammissione, della gestione dei flussi migratori, del contrasto dell'immigrazione irregolare e del rimpatrio dei clandestini. Anche in base ai principi contenuti nel Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, che sottolinea il diritto degli Stati membri a determinare il volume d'ingresso nel loro territorio di cittadini provenienti da Paesi terzi, queste quote dovrebbero essere determinate dai singoli Paesi sulla base delle rispettive esperienze - e dei vincoli storici stabiliti sul piano internazionale e confluire in un "pacchetto europeo" che l'Unione potrebbe utilizzare quale leva negoziale nelle relazioni con i Paesi terzi. L'idea di uno studio per la possibile definizione di un sistema di quote europeo e' stata lanciata dal nostro Ministro dell'interno durante il Consiglio informale GAI del 12 settembre 2003. La Commissione e' stata incaricata di promuovere uno studio di fattibilita' in tempi rapidi, anche se alcune delegazioni hanno espresso perplessita' in merito all'iniziativa, precisando che la materia del lavoro rientra nelle competenze esclusive degli Stati membri. 2.15) Le iniziative adottate dall'Italia in ambito europeo In coerenza con i principi stabiliti dal Consigli Europei di Tampere, Laeken, Siviglia e Salonicco, il programma della Presidenza italiana in materia di immigrazione e di asilo si e' incentrato sui seguenti aspetti: l'aiuto ai Paesi, di origine e di transito dei migranti; la regolazione dei flussi legali; la gestione integrata dei confini terrestri, marittimi e aerei dell'Unione; il contrasto all'immigrazione clandestina e la lotta alle organizzazioni criminali che la sfruttano; la politica europea dell'asilo. Nel semestre italiano su questi temi si sono realizzati concreti avanzamenti. In particolare: Immigrazione legale E' stato affidato alla Commissione il compito di elaborare uno Studio sul rapporto tra immigrazione legale e immigrazione illegale che prenda in esame anche l'ipotesi di quote annuali di ingressi regolari da offrire a Paesi di origine e di transito in cambio della loro collaborazione per il governo complessivo delle migrazioni; E' stato avviato il negoziato sulla proposta di Direttiva relativa all'accesso nell'Unione per motivi di studio, formazione professionale e volontariato. Questo tema e' stato oggetto di approfondimento anche sotto il profilo scientifico in un seminario che si e' svolto a Roma nel dicembre 2003, con la partecipazione di personalita' del mondo accademico; E' stata completata la lettura in sede tecnica della proposta di Direttiva sull'ingresso e il soggiorno degli extracomunitari per motivi di lavoro, esame che consentira' alla Commissione di prendere decisioni sui seguiti di dare all'iniziativa; L'Italia ha promosso in sede comunitaria il tema del dialogo interreligioso. In proposito si e' tenuta a Roma nell'ottobre 2003 una Conferenza dei Ministri dell'interno in esito alla quale e' stata approvata una Dichiarazione che considera il dialogo interreligioso una via privilegiata per migliorare l'integrazione degli immigrati in Europa e garantire maggiore sicurezza. Gestione integrata delle frontiere esterne e politica di rimpatrio E' stata attivata la "Common Unit, composta da esperti in materia di frontiere; Estato raggiunto un accordo sull'impostazione dell'Agenzia per le frontiere in virtu' del quale l'Agenzia potra' entrare in funzione nel gennaio 2005, una volta definito il relativo Regolamento; Sono stati definiti i nuovi Centri per il coordinamento delle attivita' alle frontiere marittime (che saranno realizzati in Spagna e Grecia) aeroportuali (realizzato in Italia), che si aggiungono al Centro gia' attivato in Germania per le frontiere terrestri, al Centro di analisi integrata del rischio (sotto responsabilita' finlandese) e al Centro per la formazione degli operatori di frontiera (di iniziativa austrosvedese); E', stato approvato un articolato Programma operativo per il controllo delle frontiere marittime, proposto dall'Italia e incentrato sulla collaborazione con i Paesi terzi. E' regolamentato in particolare lo svolgimento dei cosiddetti controlli "da porto a porto" nonche' di operazioni congiunte di pattugliamento, interdizione navale in alto mare e rimpatrio degli immigrati irregolari. In applicazione di questo programma l'Italia ha gia' presentato un piano di pattugliamento congiunto del Mediterraneo (Progetto Nettuno), al quale hanno aderito anche altri Stati membri; In vista dell'allargamento dell'Unione, sono state concordate procedure semplificate nei controlli di frontiera e servizi congiunti; Sono state approvate due importanti decisioni che facilitano la collaborazione degli Stati membri nelle procedure di espulsione e nell'organizzazione dei voli congiunti per il rimpatrio dei clandestini. Prevenzione e lotta all'immigrazione clandestina Secondo il mandato di Salonicco, e' stato approvato il Regolamento relativo alla creazione di una rete di funzionari di collegamento per l'immigrazione, che costituisce anche un nuovo strumento di cooperazione tra l'Unione e gli Stati terzi presso cui gli ufficiali di collegamento sono distaccati; Sono stati approvati due Regolamenti relativi all'inserimento di elementi biometrici nei visti e nei permessi di soggiorno ed e' stata avviata l'elaborazione di analogo provvedimento relativo ai passaporti. Tenendo conto dei dibattiti aperti in altri Fori internazionali, si e' concordato di adottare le impronte digitali e il riconoscimento facciale come parametri di base, non escludendo la possibilita' di adottare in futuro ulteriori elementi biometrici; E' stata approvata la Direttiva per il rilascio del permesso di soggiorno alle vittime della tratta che collaborano con le autorita' competenti, provvedimento che bilancia l'azione di contrasto al traffico di esseri umani con l'assistenza a coloro che ne sono vittime; E' stato avviato lo studio per un Regolamento che disciplina l'obbligatorieta' del timbro di ingresso sui passaporti per chi non ha l'obbligo del visto e di una Direttiva per la comunicazione, da parte dei vettori, dei dati relativi ai passeggeri. Asilo E' proseguito l'esame delle proposte di Direttiva volte alla costruzione di un sistema europeo dell'asilo e in particolare della Direttiva sulle procedure per la concessione e revoca dello status di rifugiato, sulla quale si sono registrati consistenti avanzamenti; Si e' svolto a Roma nell'ottobre 2003 un seminario relativo alla protezione dei rifugiati nelle regioni di origine. Relazioni con i Paesi terzi E' stato approvato il Regolamento che stabilisce le basi giuridiche per l'impiego di 250 milioni di euro stanziati dalla Commissione per finanziare accordi con i Paesi di origine e di transito dei maggiori flussi migratori; E' stato istituito un meccanismo di monitoraggio per valutare il livello di collaborazione dei Paesi terzi nella lotta all'immigrazione clandestina; Sono proseguiti i negoziati per gli accordi comunitari di riammissione, due dei quali - con Sri Lanka e Albania - sono stati conclusi. Di questi avanzamenti hanno preso nota i Consigli Europei di Bruxelles del 16 e 17 ottobre e del 12 dicembre 2003. 2.16) La regolarizzazione Grazie alla legge Bossi-Fini (art. 33 legge 189/02, con riferimento al lavoro domestico o di assistenza di carattere medico) - ed alla successiva legge di legalizzazione del lavoro irregolare (decreto legge 195/02 convertito nella legge 222/02, riguardante il lavoro subordinato in senso lato) e' stato possibile avviare alla regolarizzazione circa 700.000 lavoratori extracomunitari presenti nel nostro Paese, un numero notevolmente superiore alle previsioni e di gran lunga maggiore rispetto alle precedenti sanatorie degli immigrati (nel 1995 furono regolarizzati 244.000 extracomunitari e nel 1998 251.000). Per affrontare nel migliore dei modi tale procedura, e' stato messo a punto un apposito progetto. Si tratta della piu' grande operazione del genere mai compiuta in Italia, che ha comportato un notevole impegno da parte delle strutture dello Stato, in particolare del Ministero dell'interno e di quello del lavoro e delle politiche sociali, insieme a Poste italiane S.p.A. Un rilevante contributo e' fornito anche dall'Agenzia delle entrate e dall'I.N.P.S., presenti presso gli Sportelli Polifunzionali istituiti presso le Prefetture - Uffici Territoriali del Governo, dove vengono completate le pratiche di regolarizzazione, con una notevole semplificazione delle procedure. Determinante, in tale operazione, e' stato il coinvolgimento delle Poste Italiane S.p.A., cui e' stata affidata la stampa e la distribuzione, presso i 14.000 sportelli postali sparsi per tutta la Penisola, degli appositi kit su cui compilare le dichiarazioni di emersione e legalizzazione del lavoro irregolare degli extracomunitari, da presentare alle Prefetture-U.T.G. Cio' ha evitato le lunghe file del passato presso gli uffici pubblici, mentre i moduli, a lettura ottica, consentono il trattamento informatico dei dati, che accelera tutte le successive procedure istruttorie prima della convocazione delle parti interessate presso gli Sportelli Polifunzionali. Presso lo Sportello Polifunzionale sono state effettuate, tutte le operazioni relative alla regolarizzazione: firma del contratto di soggiorno per lavoro rilascio del permesso di soggiorno