(all. 1 - art. 1) (parte 1)
                            Introduzione


   La  programmazione  delle misure di politica dell'immigrazione per
il 2004-2006 ha come obiettivo primario di dare piena applicazione al
testo  unico  sull'immigrazione come modificato dalla legge 30 luglio
2002, n. 189.
   Le  innovazioni  della legge modificano innanzitutto le condizioni
per    l'ingresso   dei   lavoratori   extracomunitari,   subordinato
all'esistenza  di  un precontratto gia' firmato e alla garanzia di un
idoneo  alloggio  per l'extracomunitario, nonche' del pagamento delle
spese  di  rientro  nel  paese  di  origine.  Realizzano una notevole
semplificazione  amministrativa,  soprattutto  tramite  l'istituzione
dello  Sportello  unico per l'immigrazione, e perseguono una politica
piu'  rigorosa di controllo degli ingressi e di espulsione di chi non
ha titolo a rimanere in Italia.
   Tali  innovazioni  si  inseriscono in maniera coerente in una piu'
ampia  tendenza  a  livello europeo. Ein corso infatti un processo di
maturazione  delle  politiche  dei  vari  paesi europei e dell'Unione
europea  stessa  che  portano  verso  una  maggiore  convergenza  sul
contrasto dell'immigrazione clandestina e delle richieste pretestuose
di  asilo,  ma anche al rafforzamento delle politiche di integrazione
con  un  ruolo  crescente attribuito all'apprendimento della lingua e
delle  regole  di  convivenza  a  livello  nazionale. A questo doppio
binario   il   Governo  italiano,  durante  la  Presidenza  di  turno
dell'U.E.,  ha  proposto  di  aggiungere  un sistema europeo di quote
privilegiate  per  l'immigrazione legale per lavoro, analogo a quello
gia'  esistente nel nostro paese. Cio' permetterebbe di sviluppare un
sistema  di incentivi alla collaborazione nel contenimento dei flussi
clandestini  da  parte  dei paesi di provenienza. Questa e' una delle
principali  proposte  con  le  quali  l'Italia  si  e'  inserita  nel
dibattito   sulla   costruzione   della   politica   comune   europea
sull'immigrazione e l'asilo.
   Il  cuore  dell'approccio italiano all'immigrazione e' concentrato
nelle  politiche  per  il lavoro, al fine di assicurare l'equivalenza
tra ingresso nel territorio dello Stato e lavoro legale, basata su di
un  corretto  rapporto  con  il  datore di lavoro e con lo Stato, che
includa   il   versamento   di   imposte  e  contributi  sociali,  la
disponibilita'   di  un  alloggio  adeguato,  una  idonea  formazione
professionale  e  l'opportunita'  di  una  piena  integrazione  nella
societa'   italiana.   Il   "contratto  di  soggiorno"  assicura  che
all'ingresso  in Italia per motivi di lavoro corrisponda realmente lo
svolgimento di un lavoro legale, strumento chiave di integrazione. La
lotta  all'economia sommersa e alla presenza irregolare o clandestina
sul  territorio  nazionale  si  articola  in  varie  fasi. Conseguita
l'emersione   del   lavoro   sommerso   gia'   esistente  tramite  la
regolarizzazione,  viene  introdotta  la  regolamentazione  dei nuovi
ingressi  tramite  il  contratto  di  soggiorno  e  le  iniziative di
formazione-lavoro   all'estero   prima   della   partenza  (lingua  e
formazione professionale). Queste politiche sono completate da misure
piu'   incisive   per   il   controllo   delle  frontiere  e  tramite
l'identificazione, il trattenimento e l'espulsione dei clandestini.
   La  programmazione  dei  flussi  d'ingresso  deve  svilupparsi  in
maniera  coerente  con  la  capacita' di accoglienza e di inserimento
nella  societa'  italiana,  non  solo nel mercato del lavoro ma anche
nelle  comunita'  locali,  in  un  quadro  di  compatibilita'  con le
condizioni  alloggiative  e  dei  servizi sociali. Un ruolo crescente
deve  essere  svolto  dalla  formazione  nei  paesi  di origine degli
stranieri  extracomunitari  candidati  all'emigrazione, per aumentare
fin  dall'inizio  le  possibilita'  di  integrazione  e migliorare la
professionalita'  degli  immigrati  che  arrivano  in Italia. Occorre
inoltre  considerare  che  l'adesione di dieci nuovi paesi all'Unione
europea  ha  modificato  le  regole  di accesso al mercato del lavoro
italiano  per un numero rilevante di lavoratori stranieri che fino ad
ora   erano   rientrati   nella  regolazione  degli  extracomunitari.
L'impatto  non  dovrebbe essere particolarmente forte, ma continuera'
ad  essere  monitorato e valutato nel definire gli ulteriori sviluppi
della programmazione dei flussi.
   L'intensificazione  delle  politiche di contrasto all'immigrazione
clandestina   riveste  carattere  prioritario.  Verra'  ulteriormente
accresciuta  la  proiezione internazionale delle politiche migratorie
con  la  conclusione  di  nuovi  accordi di riammissione, l'ulteriore
sviluppo   della   cooperazione  con  gli  stati  di  transito  e  di
provenienza  dell'immigrazione  e  l'uso  di  quote privilegiate, che
rappresentano  un  importante  strumento  di politica internazionale,
necessario  per  incentivare  e  premiare  la collaborazione da parte
degli  Stati da cui provengono forti flussi migratori. La nuova legge
permettera'  comunque  anche  di  penalizzare  nell'allocazione delle
quote  i paesi che non forniranno adeguata collaborazione. Inoltre la
cooperazione  allo  sviluppo  italiana  contribuira' a stabilizzare i
paesi di origine dei flussi, attenuando la propensione ad emigrare.
   La  recente  forte crescita conosciuta dalla popolazione straniera
in  Italia pone necessariamente al centro dell'attenzione del Governo
le   politiche   dell'integrazione,   integrazione   che  inizia  con
l'inserimento  del  mondo  del lavoro ma che richiede anche ulteriori
azioni nel settore dell'istruzione, dell'apprendimento dell'italiano,
della salute, della famiglia, della casa, della mediazione culturale,
anche  attraverso  organismi  diffusi  a  livello  provinciale come i
consigli territoriali per l'immigrazione.
   La legge 189/2002 ha gia' permesso di raggiungere alcuni risultati
positivi,  sebbene  non puo' essere considerata pienamente operativa.
L'applicazione delle nuove misure introdotte dalla legge n. 189/2002,
insieme  all'applicazione  piu'  rigorosa di alcune disposizioni gia'
previste   dal  T.U.  sull'immigrazione,  ha  permesso  di  aumentare
l'efficacia  del  controllo  delle  frontiere  e  del territorio e di
ridurre  la  pressione  sull'Italia.  Sono  diminuiti  gli sbarchi di
immigrati  clandestini sulle coste italiane (-39,6% nel 2003 rispetto
al 2002).Gli sbarchi in Puglia e in Calabria sono quasi completamente
cessati  mentre permangono ancora in Sicilia, sia pure in misura piu'
ridotta.  L'incidenza  percentuale di coloro che hanno effettivamente
lasciato  il  territorio  nazionale  e'  aumentata (nel 2003 il 61,5%
degli  stranieri  rintracciati  in  condizioni  irregolari  e'  stato
respinto,  espulso con accompagnamento alla frontiera o riammesso nel
paese  da  cui  proveniva,  contro  il  52,7%  nel 2000). Il grado di
efficacia  dei  Centri  di  permanenza temporanea e' aumentato, anche
grazie  all'allungamento  del  periodo  massimo di trattenimento; nel
2003  la  percentuale dei rimpatri sul numero di stranieri transitati
nei centri ha raggiunto il 50,6% (rispetto al 29,6% del 2001).
   Questo  documento  propone una analisi ed una programmazione delle
politiche  piu'  importanti relative all'immigrazione e alla presenza
degli  stranieri  in  Italia.  Singoli capitoli vengono dedicati alle
politiche  del  lavoro  e  alle linee generali per la definizione dei
flussi,  alle politiche di contrasto dell'immigrazione illegale, alle
azioni  e  gli interventi a livello internazionale, alle politiche di
integrazione e infine a quelle dell'asilo.
   Le  azioni  programmatiche  previste  nel  presente  Documento  si
intendono conseguibili nei limiti della cornice finanziaria delineata
dalla  legislazione  vigente  in  materia e in coerenza con l'attuale
quadro programmatico di finanza pubblica.

            Riepilogo delle principali azioni programmate


   Obiettivi relativi al lavoro degli stranieri e alle linee generali
per la definizione dei flussi
      • Raccogliere, attraverso lo Sportello unico informatizzato per
l'immigrazione,  tutte  le  informazioni  relative  agli ingressi per
lavoro  e  alle  caratteristiche  del rapporto lavorativo, al fine di
promuovere  un  piu'  sistematico  monitoraggio, anche in vista della
programmazione dei futuri flussi di ingresso.
      • Programmare  i  flussi  tenendo  conto  in  primo luogo della
situazione  del  mercato  del lavoro nazionale ed europeo, in secondo
luogo   dell'offerta   proveniente  dai  paesi  comunitari  di  nuova
adesione,  in  terzo luogo dell'offerta dei lavoratori provenienti da
paesi  non  comunitari  che  hanno stipulato con l'Italia accordi che
prevedono  quote  privilegiate  di ammissione e, infine, dell'offerta
dei  lavoratori  non  comunitari  per i cui paesi di origine non sono
previste quote preferenziali.
      • Promuovere  un'attivita'  di  rilevazione e di indagine sulle
prospettive di fabbisogno lavorativo, sulla capacita' di assorbimento
del  mercato  del  lavoro nazionale e sulle capacita' di integrazione
della societa' italiana. Tale attivita' si basera' su un piu' stretto
raccordo,  in  opportune  sedi  che saranno predisposte, con regioni,
enti locali ed associazioni di categoria.
      • Sviluppare  e favorire ulteriormente le disposizioni previste
dall'art. 23 del d.lgs. n. 286/1998 relative ai titoli di prelazione;
aprire  una  nuova fase nella quale valorizzare maggiormente il ruolo
della  formazione  nei  paesi di origine dei lavoratori che intendono
fare ingresso nel nostro paese: programmare attivita' di formazione e
istruzione  da  svolgersi  nei paesi d'origine per l'apprendimento di
base  della lingua italiana e il conseguimento di specifiche abilita'
professionali.
      • Intraprendere   un'azione   di   monitoraggio  dell'attivita'
formativa, dei suoi risultati in termini di inserimento occupazionale
e dei connessi processi di integrazione.
      • Il   Ministero   del   lavoro   e   delle  politiche  sociali
intraprendera',  in collaborazione con gli enti locali e le autorita'
competenti,  ogni opportuna iniziativa volta a monitorare il rispetto
dell'art. 5-bis del testo unico sull'immigrazione.
      • Monitorare  i  flussi  di ingresso nel territorio dello Stato
dei  cittadini  dei  nuovi dieci paesi membri dell'Unione europea per
motivi  di lavoro subordinato, in applicazione del regime transitorio
adottato dall'Italia, verificandone l'incidenza rispetto agli effetti
del  regime  di libera circolazione degli stessi cittadini per motivi
diversi  dal  lavoro  subordinato.  Si terranno a questo proposito in
particolare  considerazione anche gli scenari relativi all'evoluzione
del potenziale migratorio dei paesi di nuova adesione, analizzando le
prospettive   demografiche  di  queste  aree,  i  fattori  di  natura
economica, le prospettive di crescita e le condizioni del mercato del
lavoro dei paesi di origine rispetto a quelli di destinazione.
      • Favorire in via preferenziale l'accesso al mercato del lavoro
dei  cittadini  provenienti  dai paesi di nuova adesione, utilizzando
anche il permesso per lavoro pluristagionale.
      • Valorizzare  l'opzione,  gia'  sperimentata  con successo, di
destinare  una  parte di ingressi per lavoro subordinato a lavoratori
con   qualifica   di  dirigente  o  comunque  a  personale  altamente
qualificato  per soddisfare il fabbisogno di manodopera straniera con
elevata professionalita'.
      • Favorire   l'imprenditoria   immigrata:  prevedere  corsi  di
formazione  e  di  orientamento;  promuovere iniziative di diffusione
delle  buone  pratiche; dare ampia diffusione a tutte le informazioni
concernenti  l'avvio  di un'attivita' imprenditoriale e alle leggi di
settore che prevedono agevolazioni finanziarie; favorire l'accesso al
credito finanziario e semplificare i procedimenti amministrativi.
      • Implementare gli accordi bilaterali in materia di lavoro gia'
sottoscritti e rivederli alla luce delle nuove disposizioni di legge.
La  collaborazione con i governi dei paesi da cui provengono i flussi
e', sotto il profilo strategico, fondamentale e decisiva per arginare
l'afflusso  di  clandestini.  La concessione di quote privilegiate di
ingresso   o  di  adeguate  contropartite  in  favore  di  Paesi  che
collaborano, rappresentano strumenti di importanza fondamentale.
      • Promuovere  nuovi  accordi  con  tutti i paesi interessati da
flussi  migratori  in Italia, al fine di rispondere con tempestivita'
alle  necessita'  di  manodopera  del  nostro  mercato  interno  e di
favorire cosi' l'incontro tra domanda e offerta di lavoro.
      • Prevenire  l'immigrazione  clandestina,  anche  attraverso la
stipula  di  nuovi  accordi  bilaterali. Intensificare l'attivita' di
contrasto al lavoro nero e all'illegalita' del soggiorno.
      • Continuare  il  monitoraggio  della regolarita' del soggiorno
anche attraverso l'intensificazione dell'attivita' ispettiva.
      • Mandare  a  regime  le  nuove forme di coordinamento previste
dalla  legge  n.189  del  2002  con  l'attivazione  del  Comitato dei
Ministri e del relativo gruppo tecnico di supporto.
      • Raggiungere  la  gestione  completamente informatizzata delle
procedure  di  ingresso  e del monitoraggio dell'andamento dei flussi
d'ingresso dei lavoratori extracomunitari.

   Obiettivi  relativi  alle  politiche di prevenzione e di contrasto
all'immigrazione illegale
      • Proseguire  ed  intensificare  le  azioni  di  monitoraggio e
contrasto  dell'immigrazione  clandestina,  attribuendo  alle  stesse
carattere  prioritario,  tramite  la  conclusione di nuovi accordi di
riammissione  e  il  rafforzamento  della  cooperazione  bilaterale e
multilaterale con i paesi di transito e di origine.
      • Valorizzare  l'uso delle quote privilegiate come strumento di
gestione dei flussi.
      • Perseguire  il contrasto coordinato in mare dell'immigrazione
clandestina  tramite  la  Polizia  del  Mare,  la Marina Militare, la
Guardia di Finanza e le Capitanerie di Porto.
      • Istituire   una   sala   di  coordinamento  operativo  contro
l'immigrazione  clandestina via mare, che il Dipartimento di P.S. del
Ministero  dell'interno  intende  predisporre  avvalendosi della rete
informatica  nazionale  collegante  i  vari dicasteri, enti e comandi
interessati.  Il progetto andra' ad interconnettersi con i sistemi di
controllo  gia'  attivati  da parte di altre specialita' di Polizia e
che  concorreranno  al  costante  monitoraggio della aree interessate
dagli interventi di prevenzione e contrasto.
      • Realizzare  un  Centro di permanenza temporanea ed assistenza
almeno  in ogni Regione. Migliorare la funzionalita' e le prestazioni
dei  Centri  di Permanenza Temporanea, e aumentare il numero di posti
disponibili nei centri.
      • Completare  ed  ampliare  il  numero di posti disponibili nei
Centri  di  identificazione. Completare la rete nazionale dei servizi
di   accoglienza   alle  frontiere  e  perfezionare  il  monitoraggio
dell'attivita' e delle problematiche affrontate.
      • Intensificare la lotta contro le organizzazioni criminali che
gestiscono  il  traffico  di  esseri umani e sfruttano l'immigrazione
clandestina.
      • Intensificare  i controlli alle frontiere e l'attivita' volta
al respingimento degli immigrati intercettati.
      • Proseguire   nelle   attivita'   volte   al   rimpatrio   dei
clandestini.
      • Concorrere  agli  ulteriori  sviluppi  della  Politica comune
europea  sull'immigrazione,  in  particolare nell'Organo Comune degli
esperti  di  frontiera,  negli  istituendi  centri di coordinamento e
nella futura Agenzia europea per le frontiere.
      • Monitorare    la    particolare    forma   di   irregolarita'
rappresentata  dagli  Overstayers  e  programmare ulteriori specifici
interventi di contrasto.
      • Completare  la  procedura  di  regolarizzazione, monitorare e
valutarne i risultati e l'impatto.
      • Realizzare il coordinamento tra archivi e sistemi informatici
relativi all'immigrazione.
      • Promuovere  incontri  e  campagne  di informazione, anche nei
paesi di provenienza, organizzare corsi di formazione degli operatori
impegnati  nella  lotta  alla  "tratta". Prolungare le iniziative del
Progetto  Prevenzione  Tratta e del Progetto Nazionale per assicurare
il  ritorno  volontario  assistito  e  la reintegrazione nel paese di
origine  delle  vittime  della "tratta". Intensificare l'attivita' di
monitoraggio dei programmi e delle azioni di sistema avviati; creare,
in  modo sistematico, occasioni di confronto con la Magistratura e le
forze   di   polizia  che  operano  sia  in  Italia  che  all'estero;
prospettare   possibilita'   di   integrazione   tra   le   fonti  di
finanziamento  nazionali  ed europee; intensificare la collaborazione
con  i  Paesi  di  origine  e non soltanto per promuovere campagne di
informazione sui rischi connessi con la "tratta" e l'immigrazione non
controllata, ma anche per promuovere interventi di sviluppo locale in
grado di incidere sulle cause di questo fenomeno criminoso.
      • Perseguire  il  superamento  delle  barriere linguistiche nel
sistema   penitenziario  tramite:  1.  l'utilizzo  della  figura  del
mediatore  culturale  nelle  strutture  carcerarie,  soprattutto  nel
settore  nuovi  giunti  e  nell'area  pedagogica  trattamentale,  per
coadiuvare   gli   operatori   penitenziari,  sveltire  le  procedure
burocratiche e facilitare da parte dei detenuti la comprensione delle
leggi e delle regole di contesto; 2. l'attivazione di corsi di lingua
italiana per i detenuti stranieri.
      • Sostenere  le  politiche  del  lavoro nell'ambito del sistema
penitenziario  tramite:  1.  l'attivazione  di  corsi  di  formazione
professionale  finalizzati all'inserimento lavorativo degli stranieri
(c.d.  formazione  rientro) sia nel paese d'origine che in Italia; 2.
l'incremento   dei   rapporti  con  i  soggetti  del  territorio  per
ipotizzare  per  i  detenuti stranieri percorsi lavorativi adeguati e
attivita'  trattamentali  esterne  al  carcere.  Piu' in generale, le
politiche  del  lavoro per i detenuti immigrati devono infatti essere
pensate e realizzate congiuntamente alle strategie dirette a favorire
il loro reinserimento sociale.
      • Potenziare, nell'ambito dei Servizi Minorili della Giustizia,
i  servizi  di  mediazione culturale, promuovere una alfabetizzazione
veloce,  l'attivazione  di  percorsi di educazione non scolastici nel
senso  classico  per  fornire  competenze  immediatamente fruibili ed
esportabili  nel  contesto  extrapenale e sostenere l'elaborazione di
progetti alternativi alla detenzione per i minorenni stranieri.

   Obiettivi riguardanti l'azione a livello internazionale
      • Nell'ambito dell'Unione europea il prossimo triennio dovrebbe
vedere  lo sviluppo delle iniziative promosse negli ultimi anni ed in
tale  prospettiva  l'Italia  si adoperera' per raggiungere i seguenti
obiettivi:  realizzazione  di  un sistema integrato di gestione delle
frontiere,   imperniato  sulla  costituenda  Agenzia  e  nelle  more,
sull'attivita'  dell'Organo  comune  di  esperti di frontiera e della
rete  dei  Centri gia' istituiti e di quelli in via di realizzazione;
implementazione  del  piano  di  azione per la lotta all'immigrazione
clandestina  e  del  piano  di  azione  per la lotta all'immigrazione
clandestina  via  mare  anche  con  la  realizzazione  di progetti di
pattugliamento  congiunto; sviluppo della politica europea in materia
di rimpatri; realizzazione della rete degli ufficiali di collegamento
per  l'immigrazione; aumento delle risorse comunitarie disponibili in
materia  migratoria;  piena  integrazione  delle tematiche migratorie
nelle   relazioni   esterne   dell'Unione   e   rafforzamento   della
collaborazione con i Paesi terzi; sviluppo di una politica europea in
tema  di  immigrazione  legale  ed accoglienza dei migranti regolari,
meccanismi  di  ingresso per quote a rilevanza europea (come proposto
dalla  Presidenza  italiana);  realizzazione  di un sistema comune di
asilo europeo.
      • Sul   piano   bilaterale,  l'Italia  intende  adoperarsi  per
rafforzare  la  collaborazione  esistente  in  tema  di prevenzione e
contrasto  dell'immigrazione  clandestina e del traffico degli esseri
umani, estendendo ulteriormente la rete degli accordi di riammissione
con i Paesi di origine e transito di flussi migratori, in particolare
area   Balcanica   e   Mediterranea   e  la  rete  degli  accordi  di
collaborazione tra le forze di polizia.
      • Verra'  dato  ampio  spazio all'illustrazione dei percorsi di
ingresso regolari previsti dalla nostra normativa e sara' valorizzata
la  concessione  delle  quote  riservate previste nel Decreto Flussi,
strumento  indispensabile  per  incentivare  la  collaborazione degli
Stati  beneficiari,  che  contrastano  l'immigrazione clandestina. In
tale  contesto,  ai fini della piena utilizzazione delle quote assume
una  grande  importanza  il meccanismo previsto dalla legge 189/2002,
relativo al diritto di prelazione accordato a coloro che frequentano,
nei  Paesi di origine, specifici corsi di formazione professionale ed
istruzione.  Parallelamente,  verra'  esaminata  la  possibilita'  di
concludere  accordi  sul  lavoro  stagionale  o, piu' in generale, di
collaborazione in materia di lavoro.
      • L'Italia  intende  inoltre continuare a promuovere interventi
di  cooperazione,  mirati a favorire lo sviluppo dei Paesi di origine
dei  flussi  migratori,  anche  al  fine  di  assicurare una gestione
ordinata degli stessi.
      • Sul  piano  multilaterale,  l'obiettivo  da raggiungere e' la
piena  applicazione  dei Protocolli relativi al traffico illecito dei
migranti  ed  alla  tratta  di  esseri umani annessi alla Convenzione
delle  Nazioni Unite sul crimine transnazionale. Una specifica azione
di  sensibilizzazione  a  livello  diplomatico  continuera' ad essere
condotta  dall'Italia  sul fenomeno dell'immigrazione clandestina via
mare,  ed  in  particolare  sulla necessita' del rispetto da parte di
ciascuno   Stato  rivierasco  della  normativa  internazionale  sulla
sicurezza  delle navigazione e sulla salvaguardia della vita umana in
mare.
      • Per  quanto  concerne  le  attivita'  previste  in materia di
visti,  si procedera' all'aggiornamento della normativa vigente, alla
luce  delle  modifiche  introdotte  dalla  legge  n.  189/2002  e dal
relativo Regolamento di attuazione. Una particolare attenzione verra'
dedicata al miglioramento dei servizi resi al pubblico da parte delle
Sedi consolari.
   Obiettivi relativi alle politiche di integrazione
      • Dare  ulteriore  impulso alle misure di integrazione connesse
con  le  nuove regolarizzazioni. Le politiche sociali dovranno essere
in grado di rispondere alle esigenze poste dai nuovi nuclei familiari
di origine straniera.
      • Diffondere   le   iniziative   intraprese  negli  accordi  di
programma   pluriennali   gia'   stipulati  con  alcune  regioni  per
l'attivazione    e    la    realizzazione    di    progetti   rivolti
all'alfabetizzazione e all'apprendimento della lingua e della cultura
italiana su tutto il territorio nazionale e nei paesi di emigrazione,
nel  quadro  di  accordi  bilaterali  e  delle disposizioni normative
offerte  dall'articolo  19  "Titoli di prelazione" della legge n. 189
del 30 luglio 2002, che ha modificato l'art. 23 del testo unico.
      • Offrire   soluzioni  abitative  agli  stranieri  regolarmente
residenti,  che  hanno  difficolta'  di  accesso a un alloggio, anche
alternative  all'edilizia residenziale pubblica; favorire la sinergia
tra  i  diversi  attori  presenti  sul territorio per l'attuazione di
nuove soluzioni che si adattino alle problematiche locali specifiche.
      • Promuovere  politiche di integrazione specifiche rivolte alle
seconde  generazioni,  nella consapevolezza che un ruolo fondamentale
spetta   all'istruzione   e  alla  formazione,  anche  tenendo  conto
dell'esperienza di altri paesi di meno recente immigrazione.
      • Continuare   l'attivita'   di  supporto  al  Comitato  Minori
stranieri,  sia  per  la gestione della banca dati delle informazioni
utili  a  monitorare  il fenomeno, sia per implementare il sistema di
rete  relativamente  alle indagini familiari, in modo da ottenere nel
piu'  breve  tempo  possibile  le  informazioni  circa  la situazione
familiare  del  minore.  A  tal  fine  sara'  opportuno sottoscrivere
accordi   con   le  rappresentanze  diplomatico-consolari  dei  paesi
d'origine  dei  minori  allo  scopo  di  accelerare  le  procedure di
identificazione e razionalizzare l'iter del riaffidamento del minore.
Allo  stesso  tempo,  si  dovranno  ampliare i programmi di rimpatrio
assistito  con  accordi  con  i Paesi di provenienza e con le realta'
associative   presenti  nei  Paesi  di  origine,  per  facilitare  il
reinserimento familiare e sociale dei minori una volta rimpatriati.
      • Favorire    l'attivita'   di   comunicazione   e   diffusione
dell'informazione  rivolta alla popolazione straniera, finalizzata ad
una   puntuale  informazione  su  diritti  e  doveri  in  materia  di
immigrazione, anche attraverso la figura dei mediatori culturali.
      • Attivare gli Sportelli unici per l'immigrazione.
      • Realizzare   reti  interistituzionali  e  interfunzionali  di
risorse  e  competenze, a livello locale, che individuino stabilmente
nei  Consigli  territoriali per l'immigrazione le sedi idonee ai fini
della   collaborazione   istituzionale   ai   vari   livelli;   della
concertazione  sociale  tra  i  vari soggetti presenti sul territorio
rispetto   all'analisi   dei   bisogni   e   delle   esigenze;  della
programmazione  e  realizzazione  delle  iniziative  di  integrazione
sociale; delle necessarie azioni di monitoraggio.
      • Promuovere  e  valorizzare  le  esperienze gia' in atto nelle
scuole  mettendo  a  sistema  buone  pratiche realizzate anche con il
concorso  delle associazioni degli immigrati, del volontariato, degli
Enti  Locali.  Uno  strumento  di  conoscenza della realta' nazionale
sugli  alunni  stranieri  a  scuola  sara'  fornito  da  una  ricerca
nazionale  promossa  dal  MIUR  con  il  coordinamento scientifico di
studiosi dell'Universita'.
      • Promuovere  e realizzare confronti con le strategie educative
degli  altri  Paesi  europei,  incrementare  lo  scambio di pratiche,
esperienze, metodi di lavoro tra scuole e insegnanti di altri paesi.
      • Promuovere  una  scuola  delle  culture  e dei diritti umani,
radicata nel proprio territorio e in Europa, collocata in una cornice
di valori universali.
      • Promuovere  iniziative  di  formazione  rivolte  al personale
della  scuola di tutti i cicli scolastici, con particolare attenzione
ai  docenti  curricolari  di tutte le discipline per il potenziamento
delle competenze professionali connesse all'integrazione degli alunni
stranieri.
      • In  materia sanitaria, migliorare l'assistenza sanitaria alle
donne  straniere  in  gravidanza  e favorire la riduzione del ricorso
all'I.V.G.; ridurre l'incidenza dell'HIV, delle malattie sessualmente
trasmesse  e  della  tubercolosi,  tramite  interventi di prevenzione
mirati   a   questa  fascia  di  popolazione;  raggiungere  coperture
vaccinali   della  popolazione  infantile  immigrata  pari  a  quella
ottenuta  per  la  popolazione  italiana;  erogare  gli interventi di
profilassi  primaria  alle  categorie  di  lavoratori  stranieri  ove
prevista  per i lavoratori italiani, ridurre gli infortuni sul lavoro
tra  i  lavoratori  immigrati,  tramite gli interventi previsti a tal
fine per i lavoratori italiani.
      • Reingegnerizzare  processi  di concessione della cittadinanza
con  l'applicazione  di nuove procedure informatiche e la progressiva
riduzione dei tempi di attesa dei richiedenti.

   Obiettivi relativi alle politiche dell'asilo
      • Applicazione della legge n. 189/2002 attraverso l'istituzione
delle   Commissioni   territoriali,  la  costruzione  dei  centri  di
identificazione  e  definizione delle linee guida per l'indirizzo dei
servizi  di assistenza e tutela dei richiedenti asilo e rifugiati che
saranno  finanziati  dal Fondo Nazionale per le politiche e i servizi
dell'asilo.
      • Armonizzazione  della normativa nazionale a quella europea in
applicazione dei Trattati dell'Unione europea.
      • Attuazione  dell'articolo 10, comma 3, della Costituzione sul
diritto  di  asilo attraverso una legge organica in materia che tenga
conto dei principi di armonizzazione europea in via di elaborazione.

              Il punto sulla presenza straniera in Italia


   La  presenza  straniera  in  Italia ha continuato a crescere negli
ultimi  trent'anni,  ora e' possibile una rappresentazione piu' certa
della  sua  dimensione  e  della  sua  composizione anche grazie alla
regolarizzazione avviata nel novembre del 2002 (legge 30 luglio 2002,
n.  189  e  Decreto-legge  9  settembre  2002, n. 195, convertito con
modificazioni dalla legge 9 ottobre 2002, n. 222).
   Al  31 dicembre 2003 il numero di permessi di soggiorno validi era
di  2.193.999,  pari  al  3,8% della popolazione residente in Italia,
cifra  che  supera  il 4% se si tiene conto dei minori registrati sul
permesso dei genitori ma non contati separatamente.
   La  presenza  straniera  in  Italia non e' radicalmente diversa da
quella  del  resto  dell'Europa, come poteva essere ancora dieci anni
fa; il 4% italiano deve essere messo a confronto con un 5,2% di media
europea  del  2000 (anche se tale livello da allora e' gia' aumentato
in  maniera  sensibile).  Gli stranieri rappresentano in Italia il 3%
della  popolazione  scolastica (oltre 230.000 bambini stranieri nelle
scuole  italiane  nel  2002-2003,  contro  meno  di  centomila appena
quattro  anni  fa)  e  il  4,8%  delle  nascite,  mentre  il 7,1% dei
matrimoni  coinvolge  almeno uno straniero (oltre il 10% nel centro e
nel  nord-est).  Nel  mercato  del  lavoro rimane difficile stabilire
quanti  stranieri  facciano  parte  della  forza  lavoro  a causa del
fenomeno  del lavoro nero, ma dall'analisi dei dati INAIL risulta che
l'11,5% delle nuove assunzioni del 2002 riguardavano immigrati.
   Il panorama della presenza straniera in Italia e' stato modificato
molto  chiaramente  dai due provvedimenti di regolarizzazione avviati
alla fine del 2002.
   Questi  provvedimenti  hanno  permesso l'emersione dal sommerso di
diverse centinaia di migliaia di lavoratori. I risultati mostrano una
forte  correzione  rispetto  al  passato  dei  nuovi  flussi  e della
composizione  delle comunita' straniere in Italia, con una inversione
del  peso  relativo  dell'Africa a vantaggio dell'Europa del sud-est;
gli  stranieri  provenienti  dai  tre paesi africani piu' presenti in
Italia  (Marocco,  Tunisia  e Senegal) rappresentavano il 31,3% della
presenza  straniera  in  Italia  nel  1992,  il 21,1% nel 2002 e solo
l'11,3%  delle  domande  di regolarizzazione nel 2002. Al contrario i
tre  principali  paesi  dell'Europa  dell'est attori dell'emigrazione
verso  l'Italia  (Albania,  Romania  e Polonia), passano dal 9,5% del
1992 al 22,5% del 2002, a cui si aggiungono il 33,2% delle domande di
regolarizzazione.  Il  58,7%  delle  domande  viene  dall'Europa,  in
particolare   dal   sud  dell'Europa  orientale  (Paesi  Balcanici  e
Ucraina).  I  dieci  nuovi  membri dell'UE hanno dato origine solo al
5,6%  delle  domande (quasi interamente attribuibili alla Polonia); i
due paesi candidati all'adesione nel 2007 (Romania e Bulgaria), hanno
dato   luogo   al   21,7%  delle  domande,  mentre  il  31,4%  deriva
dall'immigrazione da paesi europei privi di una rapida prospettiva di
integrazione  nell'UE: ucraini e moldavi e dal consistente aumento di
bulgari,  russi  e  macedoni.  Piu'  lontane sono l'adesione all'UE e
l'integrazione  economica  e  piu'  forte  diventa  la  pressione  ad
emigrare.  Nella regolarizzazione sono quasi assenti i paesi di nuova
adesione all'Unione europea, con l'eccezione della Polonia, a riprova
del debole impulso migratorio di questi paesi.
   La comunita' marocchina perde per la prima volta dall'inizio degli
anni  novanta  il  ruolo di maggiore comunita' straniera in Italia, a
vantaggio   di  quella  rumena  (239.426  permessi  di  soggiorno  al
31-12-2003)  e di quella Albanese (233.616 permessi), a suggellare il
continuo  cambiamento  dei cicli migratori nazionali che vedono nuovi
paesi  sostituirsi costantemente ai precedenti nel cedere popolazione
all'Italia.  L'Ucraina  e' la maggiore sorpresa, dato che sale dal27°
posto del 2002 (con 14.035 permessi) al quarto posto a fine 2003 (con
112.802  permessi),  rivelandosi  la  seconda  patria  di origine dei
lavoratori  stranieri  immigrati  regolarizzati,  superata solo dalla
vicina Romania.

    ---->   VEDERE SCHEMA DA PAG. 14 A PAG. 15 DELLA G.U.  <----

   Per  controllare  e  gestire consapevolmente il complesso fenomeno
dell'immigrazione  e'  necessario  disporre  di adeguati strumenti di
conoscenza  e  di  monitoraggio, procedendo all'interscambio dei dati
posseduti dalle diverse Amministrazioni. Per poter assumere decisioni
consapevoli  e'  necessario  disporre  continuamente  di informazioni
complete,  aggiornate  e  affidabili,  ottenute  incrociando  i  dati
detenuti da tutte le amministrazioni rilevanti.
   Le  Amministrazioni  con  competenze in materia migratoria, per lo
svolgimento   delle   proprie   attivita'  istituzionali,  possiedono
ciascuna   sistemi   informativi   che   memorizzano   e   gestiscono
informazioni  sugli stranieri regolari, fotografando i diversi eventi
della  loro vita (ingresso nel territorio italiano, soggiorno, uscita
e  rimpatrio),  scanditi  dall'interazione  con  le diverse Autorita'
preposte al rilascio di permessi e autorizzazioni o all'erogazione di
servizi pubblici.
   Ne  consegue  che  le  informazioni esistenti, provenendo da fonti
diverse,  sono  quanto  mai frammentate e non consentono di avere una
visione globale del fenomeno e delle sue tendenze, che e' presupposto
fondamentale per poterlo governare.
   L'integrazione  delle  varie  fonti di informazione consentirebbe,
pertanto,  di  operare un'implicita integrazione dei dati presenti in
ciascun   sistema   informativo,   oltre  che  una  loro  validazione
incrociata.
   E'  quindi  un'esigenza  primaria  raggiungere  l'interconnessione
telematica  dei  sistemi  informativi esistenti, e l'interscambio dei
dati  -  su  cui,  comunque,  ciascuna  Amministrazione  manterra' la
propria  titolarita'  e responsabilita' - attraverso la realizzazione
degli  archivi  automatizzati  in  materia di immigrazione e di asilo
presso  il  Ministero  dell'interno  -  Dipartimento  per le liberta'
civili e l'immigrazione.
   Sia il testo unico di cui al Decreto Legislativo n. 286/98, che la
legge  di  modifica  n.  189/02,  assegnano  un  ruolo  centrale alla
gestione informatizzata dei procedimenti connessi con la gestione del
percorso  migratorio:  dalla  richiesta  di  visto,  all'ingresso nel
territorio  dello  Stato,  dal  soggiorno  nei  suoi  diversi aspetti
(iscrizione  anagrafica,  lavoro,  erogazione di servizi), all'uscita
(rimpatrio volontario o espulsione).
   L'insistenza  normativa sull'informatizzazione dei procedimenti va
sicuramente  nella direzione della modernizzazione dei processi della
Pubblica  Amministrazione  grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie
dell'informazione e della comunicazione.
   Le  ICT  (tecnologie  dell'informazione  e  della  comunicazione),
stanno  determinando  una  rivoluzione  nella  cultura  organizzativa
dell'amministrazione  italiana,  avvicinandola  gradualmente a quella
delle piu' avanzate democrazie occidentali.
   In  tale  scenario,  la costituzione di una banca dati unica o, in
alternativa, l'interconnessione tra i diversi archivi informatizzati,
appare  una  necessaria precondizione per migliorare l'efficienza dei
processi  decisionali  e  operativi  nell'ambito  della  gestione del
fenomeno migratorio.
   L'istituzione  in  ogni  provincia,  presso  la prefettura-ufficio
territoriale  del Governo, di uno sportello unico per l'immigrazione,
responsabile  dell'intero  procedimento  di assunzione dei lavoratori
stranieri,  postula  la  necessaria interconnessione degli archivi di
pertinenza  di ciascuna amministrazione coinvolta nel procedimento al
fine dello scambio di informazioni in via telematica.
   Gli adempimenti di competenza dello sportello unico, per esplicita
previsione normativa, devono necessariamente essere supportati da una
sistema  informativo in materia di ingresso, soggiorno e uscita degli
stranieri extracomunitari.
   Tale   sistema   informativo   dovra'   consentire   il   costante
monitoraggio  dei soggetti che compiono attivita', della tipologia di
tali  attivita',  della  data  delle  operazioni  svolte,  nonche' lo
svolgimento  delle  funzioni di acquisizione, certificazione e misura
dei dati e dei documenti memorizzati.
   In  tal  senso  si  sono  indirizzate  le  scelte  compiute  nella
predisposizione  del  regolamento, di cui all'art. 34, comma 2, della
legge   n.189/02,   per   la   razionalizzazione  dell'impiego  della
telematica  nelle  comunicazioni  tra  le amministrazioni pubbliche e
l'attuazione della massima interconnessione tra gli archivi esistenti
o in via di realizzazione.

                               Cap. I)
   Le politiche per il lavoro degli stranieri e le linee generali
  per la definizione dei flussi di ingresso nel territorio italiano


  1.1) I nuovi meccanismi d'ingresso per lavoro, lo sportello unico
                     e il contratto di soggiorno

   La  legge  n.  189/2002  ha profondamente innovato le procedure di
ingresso  per motivi di lavoro dei cittadini non comunitari sia sotto
il profilo organizzativo, sia sotto quello sostanziale.
   Per  quanto  concerne  l'aspetto  organizzativo,  la legge prevede
l'istituzione,  presso  ogni  Prefettura - UTG, dello Sportello unico
per   l'immigrazione.   Tale   struttura   unitaria,   composta   dai
rappresentanti  della  Prefettura-Ufficio  Territoriale  di  Governo,
della  Direzione  provinciale del lavoro e della Questura, garantira'
il  coordinato  espletamento delle attivita' di rispettiva spettanza,
finora   svolte   separatamente.   Gli  Sportelli  unici,  una  volta
costituiti  secondo  i  criteri  e  con  le  modalita'  definite  dal
regolamento  d'attuazione  riceveranno  le  domande  di nulla-osta al
lavoro riferite ai lavoratori non comunitari e procederanno alla loro
evasione.  Dopo  il rilascio del nulla-osta e ottenuto il conseguente
visto  d'ingresso  dalla  rappresentanza diplomatica, lo straniero e'
tenuto a presentarsi, entro otto giorni dall'ingresso, allo Sportello
unico  per  la  sottoscrizione del contratto di soggiorno per lavoro.
Tale  adempimento,  assieme  al  rilevamento  fotodattiloscopico,  e'
condizione  indispensabile  per il rilascio del permesso di soggiorno
per lavoro subordinato da parte della Questura.
   Lo  Sportello unico potra' consentire non solo la semplificazione,
ma  anche  la  razionalizzazione  delle operazioni di rilevazione dei
permessi   di  soggiorno  per  lavoro  effettivamente  rilasciati  in
rapporto  ai preliminari nulla-osta emessi. Infatti, diversamente dal
sistema  attuale,  sara' un medesimo ufficio - lo sportello unico per
l'immigrazione  -  a  rilasciare il nulla-osta al lavoro e a prendere
atto  dell'effettivo  ingresso  del  lavoratore  straniero. Infine lo
Sportello  unico,  presso  cui  rimane  depositato  il  contratto  di
soggiorno  per  lavoro  sottoscritto dal lavoratore straniero ai fini
dell'ottenimento   del   corrispondente  permesso  di  soggiorno,  e'
destinatario  della  comunicazione di ogni variazione del rapporto di
lavoro  subordinato  che  il  datore  ha  l'obbligo di effettuare. Lo
Sportello unico, percio', concentrera' un complesso di dati e notizie
sinora   distribuiti   tra   uffici   diversi.  Cio'  facilitera'  il
monitoraggio  degli effettivi ingressi per lavoro subordinato e dello
svolgimento del rapporto lavorativo. Sara' cosi' piu' agevole avere a
disposizione  elementi  conoscitivi  sicuramente utili anche in vista
della programmazione dei futuri flussi di ingresso.
   Lo  Sportello unico sara' integrato in un sistema informativo piu'
ampio,   di   cui  fanno  parte  anche  INPS,  INAIL  e  S.I.L  e  vi
convergeranno  tutti  i sistemi informatizzati relativi alla gestione
dei   flussi   migratori.   Questi   soggetti,   collegati  in  rete,
raccoglieranno  le  informazioni  e  i  dati relativi al percorso del
lavoratore  che  fa  ingresso  nel Paese. L'innovazione rappresentata
dallo  sportello unico per l'immigrazione necessita, per la sua piena
attuazione,   del   supporto   delle   moderne   tecnologie   per  la
reingegnerizzazione   dei   processi,   che   accresca   l'efficacia,
l'efficienza  e la speditezza dell'azione amministrativa, migliorando
il rapporto cittadino/amministrazione.
   In effetti, la legge n. 189/02 (e il regolamento ex art. 34, comma
2)  prevede  la razionalizzazione dell'impiego della telematica nelle
comunicazioni   tra   le   amministrazioni   pubbliche,   la  massima
interconnessione  tra  gli  archivi  gia'  realizzati  o  in  via  di
realizzazione    presso    le    amministrazioni   pubbliche   e   la
riorganizzazione degli archivi esistenti per la gestione del fenomeno
migratorio.  L'interconnessione tra gli archivi, prevista dalla legge
189/02,  si  basera',  ai  sensi  del  Regolamento  telematico, su un
sistema  informativo  unitario  in  materia  di ingresso, soggiorno e
uscita,  che  avra'  come fulcro gli archivi automatizzati relativi a
immigrazione e asilo, da istituire presso il Ministero dell'interno -
Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione.
   In  tale  sistema  affluiranno le informazioni degli archivi e dei
sistemi  informativi in materia di immigrazione e asilo delle singole
Amministrazioni che ne faranno parte. Il sistema informativo unitario
e' pertanto indispensabile per l'attuazione dei procedimenti previsti
dal testo unico sull'immigrazione e dal relativo regolamento, anche a
supporto degli adempimenti dello Sportello unico per l'immigrazione.
   Sotto  l'aspetto  sostanziale,  la  legge n. 189/2002 ha collegato
l'ingresso  del  lavoratore  straniero  all'esistenza  di  una idonea
proposta   di  contratto  di  lavoro.  E'  stata  abrogata  la  norma
previgente  che consentiva anche il c.d. ingresso per inserimento nel
mercato lavorativo. Per il conseguimento, cioe', di un'occupazione da
ricercare  dopo  l'ingresso  nel  territorio  nazionale,  autorizzato
dietro  prestazione  di  garanzia da parte di un cittadino italiano o
straniero  regolarmente  soggiornante.  La  nuova disciplina consente
l'ingresso  per  lavoro  subordinato  unicamente  in  presenza di una
richiesta  di  assunzione  proveniente  da  un  datore  di lavoro ben
individuato e dotato dalla correlativa capacita' occupazionale, cioe'
in grado di sostenere gli oneri retributivi e previdenziali derivanti
dall'assunzione  nell'ambito  delle  quote  d'ingresso  stabilite nel
decreto flussi.
   La legge n. 89/2002 ha prefigurato uno specifico tipo di contratto
finalizzato   all'instaurazione   del   rapporto  di  lavoro  con  il
lavoratore  subordinato  straniero.  E' il contratto di soggiorno per
lavoro subordinato. In aggiunta ai normali elementi che costituiscono
il  contenuto  essenziale  del  contratto  di  lavoro subordinato, il
contratto  di  soggiorno  per  lavoro  deve  contenere  due  elementi
ulteriori. L'art. 5 bis del T.U. - d.lgs. 286/1998, aggiunto dalla L.
n.  189/2002,  richiede che vi siano inclusi: a) l'impegno del datore
di  lavoro  di  garantire  un'abitazione  al lavoratore straniero che
rientri   nei   parametri   previsti  per  gli  alloggi  di  edilizia
residenziale  pubblica;  b)  l'impegno  del datore al pagamento delle
spese  di  viaggio  per  il  rientro  del  lavoratore  nel  Paese  di
provenienza.
   Le disposizioni regolamentari fissano le modalita' di assolvimento
dei  due  specifici  impegni  che  il  datore  di lavoro e' tenuto ad
accollarsi  con  apposite  dichiarazioni  inserite  nella proposta di
contratto da presentare insieme con la richiesta di assunzione.
   Infine  tra  le  innovazioni  legislative  piu'  significative  va
annoverata  la  disposizione  inserita  nel  T.U. - d.lgs. 286/1998 -
dalla  L. n. 189/2002 (art. 23), dedicata ai titoli di prelazione. La
norma prevede che, anche ad iniziativa delle regioni e delle province
autonome,  possono  essere  programmate  attivita'  di  formazione  e
d'istruzione   da   svolgersi  nei  paesi  d'origine  per  promuovere
l'apprendimento   di   base   della   lingua   italiana,  nonche'  il
conseguimento   di  specifiche  abilita'  professionali.  I  relativi
programmi  sono sottoposti alla preventiva approvazione del Ministero
del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'istruzione,
dell'universita'  e  della ricerca. La legge attribuisce un titolo di
preferenza   ai   partecipanti   all'attivita'   formativa   ai  fini
dell'ingresso  in Italia e del loro impiego nei settori produttivi di
riferimento delle iniziative formative seguite.
   Con il regolamento d'attuazione, saranno valorizzate le previsioni
della   norma   primaria  e,  per  dare  effettiva  incisivita'  alla
preferenza  accordata  dalla  legge,  si  prevede che una percentuale
delle  quote  annuali  d'ingresso  sia riservata ai partecipanti alle
attivita' formative i quali, a tal fine, saranno iscritti in apposite
liste tenute dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
   L'entrata  in  vigore delle norme regolamentari d'attuazione ed il
successivo  espletamento  dell'ulteriore attivita' d'implementazione,
renderanno   effettivamente   operativo   questo   nuovo   importante
strumento.   La  sua  appropriata  utilizzazione  fara'  si'  che  la
programmazione  annuale  dei  flussi,  finora  effettuata  in termini
solamente   quantitativi,  sia  effettuabile  anche  sotto  l'aspetto
qualitativo.  Infatti  i  programmi di formazione all'estero sono uno
strumento  che, con il coordinato apporto di vari soggetti pubblici e
privati,  consentira'  il piu' agevole collegamento tra fabbisogno di
manodopera   e  forza  lavoro  dotata  delle  appropriate  competenze
professionali da destinare al suo soddisfacimento.


   1.2) Utilizzo dell'informatica per la gestione delle procedure
              di ingresso dei lavoratori non comunitari

   La  legge  189/02  prevede  che  lo  Sportello  unico  si  basi su
procedure  informatizzate per l'ingresso e il soggiorno dei cittadini
extracomunitari.  Al  riguardo,  il regolamento attuativo della legge
189/02,  prevede  nuove procedure che saranno gestite telematicamente
dallo  Sportello  unico  per l'immigrazione. L'obiettivo del prossimo
triennio  e'  raggiungere  la  gestione  completamente informatizzata
delle  procedure  di  ingresso  e del monitoraggio dell'andamento dei
flussi   d'ingresso   dei   lavoratori   extracomunitari.   Il  nuovo
regolamento  indica  i  soggetti  abilitati  a  trasmettere i dati da
acquisire  nell'archivio  informatizzato  in materia di immigrazione:
soggetti  privati,  questure, Sportello unico, regioni e province per
il  tramite  del  responsabile del centro per l'impiego, i centri per
l'impiego,  l'autorita'  consolare  tramite il Ministero degli affari
esteri,  le  Direzioni provinciali del lavoro e il competente ufficio
dell'Amministrazione  centrale  del  Ministero  del  lavoro  e  delle
politiche sociali.
   E'  previsto  che  le  richieste  di  lavoro siano trasmesse dallo
Sportello  unico,  per  il tramite del sistema informativo, al Centro
per  l'impiego  competente,  il  quale  provvede,  sempre  tramite il
sistema  informativo, a diffonderle, comunicando allo Sportello unico
e  al  datore  di  lavoro  i  dati  delle  eventuali dichiarazioni di
disponibilita'  pervenute  da  altri  lavoratori  o le certificazioni
negative.
   Lo Sportello unico dovra', quindi, in particolare:
      • richiedere  alla  Questura,  tramite procedura telematica, la
verifica  dell'eventuale  sussistenza di motivi ostativi a carico del
lavoratore extracomunitario e/o del datore di lavoro;
      • acquisire  sempre  con  procedura telematica, dalle Direzioni
provinciali  del  lavoro  la  verifica  della capienza delle quote di
ingresso;
      • inoltrare  per  via telematica agli uffici consolari italiani
all'estero  la  richiesta  di assunzione e la relativa documentazione
(compreso  il  codice  fiscale  e  il  nulla  osta  all'ingresso  del
lavoratore  straniero),  avvalendosi  del  collegamento  previsto con
l'archivio  informatizzato  della rete mondiale visti (RMV) presso il
Ministero degli affari esteri.
   La rappresentanza diplomatica-consolare rilascera' infine il visto
di  ingresso,  dandone  comunicazione per via telematica al Ministero
dell'interno,  al  Ministero  del  lavoro  e delle politiche sociali,
all'INPS e all'INAIL.
   Una  volta stipulato il contratto di soggiorno presso lo Sportello
Unico,  una copia dello stesso sara' trasmessa, ove possibile, in via
telematica   al   Centro   per   l'impiego,  all'autorita'  consolare
competente nonche' al datore di lavoro. All'atto della stipula i dati
contenuti  nel  modulo di richiesta del permesso di soggiorno saranno
inoltrati  dallo Sportello alla questura competente tramite procedura
telematica, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno.


    1.3) La programmazione dei flussi e l'analisi del fabbisogno
             lavorativo nel mercato del lavoro italiano
  Valutazione dei meccanismi di stima esistenti e nuovi programmi.

   Il  Ministero  del  lavoro e delle politiche sociali e' chiamato a
concorrere,    assieme   alle   altre   amministrazioni   competenti,
all'attivita' di programmazione dei flussi e svolge un ruolo centrale
nella  preliminare  definizione  del fabbisogno interno di manodopera
straniera,  ai  sensi  dell'articolo  21,  comma  4 del T.U. - d.lgs.
286/1998,  secondo  il  quale: "i decreti annuali devono tenere conto
delle  indicazioni  fornite,  in  modo  articolato  per  qualifiche o
mansioni,   dal  Ministero  del  lavoro  e  delle  politiche  sociali
sull'andamento  dell'occupazione  e  dei  tassi  di  disoccupazione a
livello  nazionale  e  regionale,  nonche'  sul  numero  di cittadini
stranieri non appartenenti all'Unione europea iscritti nelle liste di
collocamento".
   Nello stabilire il fabbisogno lavorativo, si dovra' altresi' tener
conto  degli  ingressi  per motivi diversi dal lavoro, in particolare
dei ricongiungimenti familiari e dei permessi per asilo politico. Non
tutti  questi  ingressi  danno  luogo  ad attivita' lavorative, ma la
dimensione  dei  ricongiungimenti familiari in particolare suggerisce
un  approfondimento  rispetto  a un suo possibile impatto sul mercato
del lavoro.
   Il  Ministero  del  lavoro  valutera' che i flussi di ingresso dei
lavoratori   non   comunitari   siano   coerenti  alle  capacita'  di
assorbimento  del  mercato  del lavoro nazionale ed alle capacita' di
integrazione della societa' italiana.
   L'efficace  svolgimento  del  ruolo  del  Ministero  del lavoro in
questo  ambito  richiede una attivita' di rilevazione molteplice, che
andra' ulteriormente sviluppata mediante:
   a)  Il  monitoraggio dei fabbisogni a livello regionale attraverso
le indicazioni acquisite:
      - dalle  amministrazioni  regionali,  cui  la legge 189/2002 ha
attribuito  la  facolta'  di  presentare entro il 30 novembre di ogni
anno  le  indicazioni  regionali  relative  ai flussi sostenibili nel
triennio  successivo  in  rapporto alla capacita' di assorbimento del
tessuto  sociale  e  produttivo. Al fine di una maggiore concretezza,
tali  valutazioni  dei  mercati  del lavoro locali, dovrebbero essere
effettuate   non   soltanto   in   termini   quantitativi,  ma  anche
qualitativi,   con   l'eventuale   specificazione   delle   tipologie
professionali  carenti,  valorizzando  le  rilevazioni  e  le analisi
prodotte  dalle  reti  territoriali  e  dagli  osservatori  regionali
sull'immigrazione;
      - dalle   associazioni  datoriali  di  categoria,  che  possono
avvalersi  dei  propri centri di ricerca per rilevare ed elaborare le
richieste dei propri associati;
      - dalle Direzioni regionali del lavoro.
   b)  La  rilevazione  delle  dinamiche  occupazionali  nei  diversi
settori produttivi del sistema economico italiano analizzando:
      - l'andamento  generale del mercato del lavoro italiano nel suo
complesso.
      - i   settori  nei  quali  vi  siano  riconosciute  carenze  di
manodopera,   dovute   all'insufficienza   di   personale   altamente
qualificato  per lavori che richiedano una elevata specializzazione o
una   formazione   avanzata,  oppure  di  lavoratori  operanti  nelle
professioni  a qualificazione e remunerazione ridotta e rifiutati dai
lavoratori  italiani.  Va inoltre valutata anche la crescente domanda
di  manodopera  straniera  nelle  fasce  intermedie  del  mercato del
lavoro.
   Il  Ministero  del  lavoro e delle politiche sociali si prefigge a
tal  fine  di  rafforzare  le  iniziative  dirette  a  raccogliere il
contributo delle Regioni e delle associazioni datoriali di categoria.
A  tal  fine,  sara'  opportuno  predisporre strumenti metodologici e
definire  opportune  sedi  in  cui si possa analizzare la materia dei
fabbisogni  locali  per  facilitare  l'attivita' di coordinamento, di
definizione e di analisi del fabbisogno.
   Questi  dati  saranno  reinterpretati  alla  luce delle previsioni
sull'andamento  dell'economia  italiana  e in rapporto all'offerta di
lavoro  dei  cittadini  italiani,  degli  stranieri gia' regolarmente
presenti   in   Italia   e   di  coloro  che  hanno  beneficiato  del
provvedimento   di   regolarizzazione  avviato  con  i  provvedimenti
legislativi  del  2002.  L'emersione  dal lavoro irregolare determina
l'immissione  nel  mercato  del  lavoro  regolare  di  circa  700.000
lavoratori  stranieri.  Occorrera'  quindi  seguire l'andamento della
situazione  occupazionale  dei  lavoratori  stranieri  regolarizzati.
Poiche' e' fisiologico che una parte dei rapporti regolarizzati possa
anche  cessare,  e' possibile che nel prossimo futuro si determini un
aumento  dei  lavoratori  non  comunitari  regolarmente  soggiornanti
disoccupati.   Il  fenomeno  e'  destinato  ad  essere  ulteriormente
accentuato  dall'effetto  moltiplicatore  che si avra' in conseguenza
dei ricongiungimenti familiari.
   Il Ministero del lavoro intraprendera' un sistematico monitoraggio
di queste evoluzioni che interessano il mercato del lavoro italiano.
   Notevole importanza assumeranno a questo fine i dati relativi alle
dinamiche   occupazionali   rilevati   dai  Centri  per  l'impiego  e
l'aggiornamento  costante  delle liste di disoccupazione. E' previsto
che  tali dati, ivi inclusi quelli dei non comunitari alla ricerca di
occupazione, affluiscano, anche attraverso i collegamenti informatici
in  via  di  implementazione  di cui sopra, al Ministero del lavoro e
delle   politiche   sociali.  Quest'ultimo  procedera'  a  completare
l'analisi dei fabbisogni locali curando di armonizzarli, in un quadro
complessivo  compatibile con il contesto nazionale, anche in rapporto
ai  dati  previsionali relativi all'economia italiana. In particolare
sara'  possibile integrare le informazioni raccolte dal Ministero del
lavoro  e  da  altri enti con nuovi strumenti previsionali e studi di
settore.
   Gli  studi  sul  fabbisogno  disponibili  (quali ad esempio quello
dell'Excelsior-Unioncamere)  tendono  a  basarsi essenzialmente sulle
previsioni dei datori di lavoro.
   Tali  studi  segnalano  le previsioni, non le richieste effettive,
dei  datori  di lavoro relative alle assunzioni complessive e la loro
utilita'  risiede  soprattutto nella disaggregazione settoriale della
domanda  e nell'indicazione dell'evoluzione del fabbisogno, piuttosto
che nel valore stimato del fabbisogno in se.
   Queste  analisi segnalano soprattutto un'esigenza di personale con
qualifiche  basse  o  medio  basse,  anche se emerge da piu' parti la
tendenza all'aumento di lavoratori specializzati, sopratutto nel nord
e in particolare da alcuni settori (dall'Information and Comunication
Technology,  alla  Sanita)  ed  anche  il fenomeno dell'imprenditoria
immigrata si presenta in Italia in costante crescita.
   Tali  studi presentano inoltre altri limiti dal punto di vista del
policy making.
      - I  fabbisogni  sono  generalmente  individuati  sulla base di
aspettative  future di assunzioni, piuttosto che su effettive offerte
di  lavoro,  mentre  la  congiuntura  economica  cambia  rapidamente,
rendendo talvolta obsolete le stime.
      - E'  difficile  separare  la  domanda  di  regolarizzazione di
lavoratori irregolari gia' presenti da quella di nuovi ingressi.
      - Le  stime  indicano  i fabbisogni dei datori di lavoro ma non
tengono   conto   delle  capacita'  di  integrazione  territoriali  e
dell'impatto in termini di sevizi pubblici, abitazioni, ecc...
   Le  stime contenute in tali analisi tendono inoltre a sottostimare
la  domanda  di lavoro stagionale e a sopravvalutare quella di lavoro
non  stagionale.  Inoltre  sopravvalutano la domanda di lavoro di non
comunitari   nel  Mezzogiorno  e  la  sottovalutano  nel  nord;  cio'
soprattutto  se  si confrontano con i dati sulle assunzioni effettive
dell'anno precedente. Le valutazioni complessive di Excelsior sono in
calo  del 11,3% visto che da una media di 186.762 nel 2003 (frutto di
una  forbice  molto  ampia,  tra  una  stima minima di 140.000 ed una
massima  di  220.000, con le grandi imprese che triplicano le proprie
stime di fabbisogno nell'ipotesi massima) si e' scesi ad una media di
165.614  nel 2004 (con un massimo di 195.009 ed un minimo di 136.319.
Anche  la  frequenza  della  domanda di extracomunitari rispetto alla
domanda  totale di nuovi lavoratori e' calata, pur rimanendo elevata,
nell'ipotesi massima dal 33,3% del 2003 al 28,9% nel 2004.
   Il  Ministero del lavoro e delle politiche sociali intraprendera',
in collaborazione con gli enti locali e le autorita' competenti, ogni
opportuna  iniziativa  volta a monitorare il rispetto dell'art. 5 bis
del testo unico sull'immigrazione.
   La  verifica  del  rispetto  dell'obbligo  gravante  sul datore di
lavoro di fornire garanzia circa la disponibilita' di un alloggio per
il  lavoratore  che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge
e' altresi' effettuata dalle Direzioni provinciali del lavoro in sede
di   istruttoria   delle   richieste  di  autorizzazione  al  lavoro,
autorizzazione  che  viene  rilasciata  solo  a  condizione  che tale
verifica dia esito positivo.

         ---->   VEDERE SCHEMA A PAG. 22 DELLA G.U.   <----

   Le  professioni  degli  stranieri  secondo  Excelsior:  Assunzioni
previste  dalle imprese per il 2004 di personale proveniente da paesi
non comunitari, per settore di attivita', ripartizione territoriale e
classe dimensionale
   Fonte:  Unioncamere  -  Ministero  del lavoro, Sistema Informativo
Excelsior, 2004
   Altri  studi  vengono  elaborati da istituzioni locali per fornire
una analisi piu' approfondita di realta' territoriali particolarmente
dinamiche.
   Gli  andamenti  dell'occupazione  straniera nei principali settori
economici richiedono alcune considerazioni piu' approfondite.
   Un  quadro  strutturale dell'impiego di lavoro in agricoltura puo'
essere  sicuramente  fornito,  principalmente, dai dati dell'indagine
istat  sulle strutture e sulla produzione delle aziende agricole e da
taluni  Istituti specializzati. La nostra agricoltura come e' noto e'
basata  sulle  aziende  familiari.  Solo  il  17% circa delle aziende
impiega mano d'opera non familiare con forti differenze territoriali.
Nel  2001  l'occupazione  agricola  e'  leggermente  cresciuta per un
totale  di  6.000  unita'  (0,5%),  contro  la  diminuzione dell'1,3%
dell'anno   precedente.  L'aumento  e'  interamente  attribuibile  al
Mezzogiorno   (1,1%).   In  termini  di  posizione  professionale  la
variazione  degli occupati agricoli complessivi e' il risultato di un
calo degli indipendenti di 6.000 unita' (pari al 0,9%), compensato da
un  aumento dei dipendenti di 12.000 unita' (2,7%). I dipendenti sono
aumentati  in misura maggiore nel Mezzogiorno (2,4% i maschi; 4,6% le
femmine),  rispetto al Centro-Nord dove la crescita e' stata del 2,1%
(3,7% per le donne e 1,4% per i maschi).
   Si  nota  una crescita della percentuale dei dipendenti sul totale
che,  dal  40,3%  dell'anno 2000, e' arrivata al 41,2% nel 2001 ed al
42,2%  nel  2002.  Circa  l'87%  degli  occupati  totali  agricoli e'
costituita  da  unita'  a  tempo  pieno.  L'importanza degli occupati
dipendenti  a  tempo  parziale  costituisce  una  particolarita'  del
settore   agricolo  ed  e'  nettamente  maggiore  che  nel  complesso
dell'economia.  Una seconda caratteristica rilevata dalle statistiche
delle  forze  lavoro  riguardo  all'occupazione  dipendente e' il suo
carattere permanente o temporaneo. Il 61,6% degli occupati dipendenti
in agricoltura e' costituito da permanenti e il 38,4% da temporanei.
   Da un'analisi dei dati del censimento Istat del 2000 appare chiaro
come  nel  settore  primario sia presente soprattutto forza lavoro di
eta'  avanzata.  Su  oltre 2.500.000 aziende, solo 56.642 (2,2%) sono
gestite  da  capi azienda con meno di 35 anni. La piu' alta frequenza
si  e'  registrata,  invece, nella classe di eta' di 65 anni e oltre,
con  piu'  di 900.000 unita', pari al 40,6% del totale. Oltre 300.000
(14,4%)  sono inoltre i capi azienda che hanno un'eta' compresa tra i
60  e  i  64 anni. I giovani hanno generalmente livelli di istruzione
superiori alle altre fasce di eta' e tendono a dedicarsi di piu' alle
colture  piu' redditizie e intensive, a gestire aziende di dimensione
economica  e  di  superficie piu' elevate, a lavorare part-time nelle
aziende  agricole  di  ridotta  dimensione economica e ad utilizzare,
viceversa,  tecnologie risparmiatrici di lavoro nelle grandi aziende.
Dall'ultimo censimento e' risultata una presenza consistente di donne
nella  conduzione  di  imprese  agricole  che  copre quasi il 30% dei
conduttori.
   Le   stime   dell'INEA   indicano   una   presenza  di  lavoratori
extracomunitari  pari  a  103.000 unita' nel 2000, 109.000 nel 2001 e
poco  piu'  di  120.000  nel  2002,  (di  cui  94.484  in  regime  di
stagionalita),  con  una  incidenza percentuale sul totale crescente,
che  oggi  supera  il 10%. Tuttavia occorre considerare che il lavoro
extracomunitario  e' ovviamente quasi completamente lavoro stagionale
dipendente,   e  che  il  totale  dei  lavoratori  dipendenti,  nella
rilevazione  citata  del  luglio 2003, ammonta a solo 477.000 unita'.
Rispetto  quindi al sub-totale del lavoro dipendente, il lavoro degli
stranieri  supera  la  percentuale  del  20%  e  diventa pertanto una
componente  essenziale  per  gli  equilibri economici strutturali del
settore.
   Le  motivazioni  che  spingono  gli extracomunitari all'impiego in
agricoltura   non  fanno  presumere  che  questi  lavoratori  possano
diventare  una  componente  stabile  della  forza lavoro del settore;
essi,  infatti,  aspirano  a  condizioni occupazionali piu' stabili e
remunerative  in  altri  settori  di  attivita', o nella stessa area,
quando questa offra alternative occupazionali come avviene nel Nord.
   Inoltre,  quand'anche  l'impiego  divenga  continuativo,  esso  ha
comunque  una  durata  limitata; e' il caso dei lavoratori zootecnici
indiani e pakistani che, dopo una permanenza di alcuni anni rientrano
nei   paesi   di   origine.   D'altro  canto,  la  generale  spiccata
stagionalita' delle operazioni svolte non consente la stabilizzazione
dei  lavoratori. Esempi in tal senso sono il pendolarismo giornaliero
dei  cittadini  dell'ex  Jugoslavia  impegnati  nella  raccolta della
frutta  in  Friuli-Venezia  Giulia  o  il pendolarismo stagionale dei
nordafricani  e  degli  albanesi occupati nella raccolta dei prodotti
ortofrutticoli nelle regioni meridionali.
   Se  si  considera  che,  a  fronte  della  occasione  estremamente
vantaggiosa  dell'ultima  regolarizzazione,  il numero dei lavoratori
extracomunitari   che  hanno  dichiarato  l'appartenenza  al  settore
agricolo e' stato di appena 18.000 unita', se ne ricava che la grande
prevalenza del flusso di lavoratori agricoli e' di natura stagionale,
con  permessi di durata inferiore ad un anno, usufruiti da lavoratori
che rientrano nei loro Paesi di origine nell'arco dell'anno di lavoro
e rientrano l'anno successivo.

          ---->  VEDERE SCHEMA A PAG. 24 DELLA G.U.  <----

   Industria  e edilizia sono due settori nei quali l'occupazione dei
cittadini non comunitari e' importante. In particolare nell'industria
dei metalli, nelle costruzioni, nell'industria del legno, della gomma
e delle materie plastiche e nel tessile, la domanda di lavoratori non
comunitari e' maggiore della media del settore (riguardano tra il 27%
ed  il  31,6%  delle  previsioni  di  assunzione  nel  settore, nello
scenario  minimo  per  il  2003  secondo Unioncamere). Nel consuntivo
delle  assunzioni  secondo  i  dati Inail per il 2002 assumono valori
alti (13,7% delle assunzioni nelle costruzioni) o molto alti (fino al
22,8%  delle  assunzioni  nell'industria  conciaria  e  al  17,7% nel
tessile).
   Per   quanto   riguarda  i  servizi,  i  dati  ufficiali  relativi
all'occupazione   degli   stranieri  in  attivita'  di  collaboratori
familiari   e  badanti  sono  particolarmente  inaffidabili,  perche'
secondo  l'lstat  si  tratta  di  un  settore  nel  quale molti degli
occupati  non  sono  registrati, indipendentemente dalla nazionalita'
del  lavoratore. Il peso di questo tipo di attivita' e' sottovalutato
da  tutte le indagini di mercato, ma e' estremamente importante, come
dimostrato dalle oltre 340.000 domande di regolarizzazione di badanti
e  collaboratrici  familiari nel 2002. Alberghi, ristoranti e servizi
legati  al  turismo  in  generale  generano  anch'essi una domanda di
lavoratori non comunitari, parte consistente dei quali sotto forma di
lavoro  stagionale  legato ai periodi di attivita' turistica estiva o
delle vacanze invernali.
   Un  discorso  a parte meritano le professioni sanitarie. La scarsa
offerta  di  infermieri  professionali,  molto  richiesti dal Sistema
Sanitario  Nazionale,  ha  portato  all'esenzione  di  questo tipo di
ingresso  da  limitazioni  numeriche  fissate  con  quote,  ai  sensi
dell'art.  27,  comma 1, lettera r) bis del D.Lgs. 286/98, cosi' come
modificato  dalla  legge  30  luglio  2002,  n.  189;  gli infermieri
professionali  sono  posti  al  di  fuori  dei flussi di ingresso per
lavoro.   Per  potere  ottenere  l'autorizzazione  al  lavoro  rimane
comunque la necessita' del riconoscimento del titolo professionale da
parte del Ministero della salute.
   Per  quanto  concerne  le altre professioni sanitarie non mediche,
vale  a  dire  le  professioni di: Ostetrica/o, Infermiere pediatrico
(che   rientrano   nell'area   delle  professioni  infermieristiche),
Podologo,   Fisioterapista,   Logopedista,  Ortottista-Assistente  di
Oftalmologia,  Terapista  della  Neuro  e  Psicomotricita'  dell'eta'
evolutiva,    Tecnico    Riabilitazione    Psichiatrica,    Terapista
Occupazionale,   Educatore   Professionale  (che  fanno  parte  delle
professioni   sanitarie   dell'area  della  riabilitazione),  Tecnico
Audiometrista,  Tecnico  Sanitario  di Laboratorio Biomedico, Tecnico
Sanitario  di  Radiologia  Medica,  Tecnico  di  Neurofisiopatologia,
Tecnico    Ortopedico,    Tecnico    Audioprotesista,    Tecnico   di
Fisiopatologia  Cardiocircolatoria  e Perfusione Vascolare, Igienista
Dentale,   Dietista   (che  fanno  parte  delle  professioni  tecnico
sanitarie),  Tecnico  delle Prevenzione nell'Ambiente e nei luoghi di
lavoro  e  assistente  sanitario (che sono professioni tecniche della
prevenzione),  il  Ministero  della salute segnala che la professione
maggiormente  interessata  dal  fenomeno  migratorio (in quanto vi e'
anche  per essa una certa carenza), e' quella di Tecnico Sanitario di
Radiologia Medica. In merito il Ministero della salute intende agire,
sia  per  la  professione  da  ultimo citata, che per le altre, da un
lato,  tenendo  in  considerazione  le effettive esigenze del mercato
(carenza  in Italia delle professionalita' e capacita' del mercato di
assorbire   i   professionisti  delle  varie  aree),  e,  dall'altro,
raccordandosi   quanto   piu'  possibile  con  le  Federazioni  e  le
Associazioni  di  categoria  che,  in  quanto  operatori  diretti del
settore  sanitario,  hanno  una  visione  al  tempo  stesso globale e
concreta di detta realta'.
   Discorso diverso e' quello relativo alle professioni mediche, vale
a  dire  quelle  di  Medico  (chirurgo o specializzato), Odontoiatra,
Veterinario  e  Farmacista. Difatti, per queste ultime, e' necessario
tener  presente che molti dei professionisti provenienti dall'estero,
dopo  aver  ottenuto  il  riconoscimento  del  titolo,  esercitano la
professione  in forma autonoma e non subordinata. Per quanto riguarda
quest'ultima   modalita'   di  esercizio  professionale  (medici  che
lavorano  quali  dipendenti),  non  si  pongono  particolari problemi
afferenti  alle  quote  d'ingresso  degli  stranieri,  in  quanto  il
relativo  fabbisogno  e'  determinato  dalle  situazioni di eventuale
carenza  organica delle strutture sanitarie che, al fine di colmarle,
bandiscono  dei  concorsi  pubblici  per  partecipare  ai quali e' in
genere  richiesto  il requisito della cittadinanza italiana o europea
e,  pertanto,  ne  risultano esclusi i cittadini extracomunitari. Per
quanto  riguarda  invece  le  quote  di  medici che lavorano in forma
autonoma,  il progetto, in continuita' con quanto e' stato fatto fino
ad  ora, e' quello di agire coinvolgendo sempre di piu' gli operatori
del settore per il tramite degli Ordini e delle Federazioni.
   Con  riferimento  alle  professioni  infermieristiche,  tecniche e
della  riabilitazione,  carenze si riscontrano, oltre che nel settore
infermieristico,   anche  con  riferimento  ai  tecnici  sanitari  di
radiologia medica e, in minor rilevanza, ai fisioterapisti.
   Per  quanto concerne il fabbisogno di medici, occorre rilevare che
il rapporto medici su popolazione residente nel nostro Paese e' tra i
piu' alti in Europa, il che si riflette in una offerta maggiore della
capacita'  di  assorbimento  da  parte  del  sistema  sanitario. Cio'
nonostante,  si registra una carenza di specialisti in talune branche
(soprattutto   anestesia  e,  in  minor  misura,  radiodiagnostica  e
radioterapia).  Occorrerebbe,  pertanto,  una  politica  di  ingressi
selettivi,  mentre,  in  base  alla  normativa vigente, l'ingresso di
professionalita'  mediche  avviene  attraverso  la  quota  indistinta
riservata al lavoro autonomo.
   Al  lavoro  autonomo  e all'imprenditoria immigrata viene dedicato
uno spazio apposito nell'ultimo paragrafo di questo capitolo.
   I   dati   settoriali   e  le  indicazioni  sui  fabbisogni  vanno
contestualizzati  tenendo  conto del processo di invecchiamento della
popolazione  e della bassa natalita', fenomeno che caratterizza tutti
i  paesi industrializzati, ma che in Italia e' particolarmente grave.
Il tasso di natalita' (numero di figli per donna) italiano e' infatti
tra  i  piu'  bassi  dell'UE,  anche  se risulta ancora piu' basso in
numerosi  paesi  di  nuova  adesione e anche se si rileva una leggera
tendenza  al  rialzo:  il  tasso di natalita' e' infatti cresciuto da
1,18  nel  1995  (minimo  storico)  a  1,26  nel  2002.  La soglia di
sostituzione  e'  pero'  di  2,1  figli  per  donna e la velocita' di
aggiustamento  e'  troppo  lenta per risolvere i problemi strutturali
italiani.  Secondo  le  previsioni  medie  dell'ISTAT, la popolazione
residente  in  Italia  in  eta'  lavorativa (15-64 anni) scendera' di
400.000 persone tra il 2001 ed il 2005 e di 725.000 tra il 2001 ed il
2010.
   La  Commissione  europea  prevede  che,  anche  qualora  venissero
raggiunti tutti gli obiettivi di Lisbona, rispetto alla mobilitazione
della  forza lavoro europea, dal 2010 il numero di occupati in Europa
calera'  di  un  milione  di persone all'anno, con effetti fortemente
negativi sulla crescita economica e sul reddito procapite.

Previsioni sull'andamento della popolazione
             Valori assoluti            Var % sul periodo precedente
             Pop.        Pop.        Pop.      Pop.     Pop.    Pop.
           tra i 15    tra i 15     totale   tra i 15 tra i 15 totale
             ed i       ed i                   ed i     ed i
           25 anni     64 anni                25 anni 64 anni
  2001  |  7439600  |  38974209  | 57844017  |       |       |
  2005  |  6711020  |  38576343  | 58241860  | -9,8  | -1,0  |  0,7
  2010  |  6406617  |  38249733  | 58565211  | -4,5  | -0,8  |  0,6
  2015  |  6266133  |  37469420  | 58490500  | -2,2  | -2,0  | -0,1
  2020  |  6249568  |  36931305  | 58123359  | -0,3  | -1,4  | -0,6

Fonte:  Istat,  Previsioni della Popolazione Residente al 1° Gennaio,
valore medio, dati demo.istat.it2003,
   Le  politiche  per  la famiglia e per l'infanzia sono lo strumento
piu'  appropriato,  assieme  alle politiche attive per il mercato del
lavoro,  per  affrontare  tali  problemi.  Vanno  in questa direzione
l'assegno  per il secondo figlio, l'aumento dei contributi familiari,
il  sostegno alla custodia dei bambini per le madri che lavorano e le
altre misure individuate dal libro bianco sulle politiche sociali.
   I  dati  demografici, come pure quelli degli studi sul fabbisogno,
vanno  comunque collocati in un quadro coerente con gli obiettivi del
processo   di   Lisbona   in   ambito   europeo.   Questo  impone  il
raggiungimento entro il 2010 di importanti obiettivi di mobilitazione
della  forza  lavoro  gia'  residente, nazionale e straniera, tramite
l'aumento  del  tasso  di  occupazione,  del  tasso  di attivita', la
riduzione  del  tasso di disoccupazione e l'allungamento della durata
della vita lavorativa.

          ---->  VEDERE SCHEMA A PAG. 27 DELLA G.U.  <----

   Le    valutazioni   dell'impatto   dell'invecchiamento   e   della
denatalita'  non  vanno  prese  sic et simpliciter come fabbisogni di
manodopera  straniera. Gran parte della mancanza di disponibilita' di
manodopera  dei  prossimi decenni verra' colmato con l'ingresso nella
forza  lavoro  occupata di persone gia' residenti in Italia. La parte
residua invece rappresenta la domanda strutturale di nuovi lavoratori
stranieri.  Vi e' comunque un obbligo di prudenza nel valutare questi
dati, per almeno tre ragioni:
      • l'aleatorieta'  delle  previsioni  demografiche ed economiche
potrebbe spingere a sopravvalutare i fabbisogni;
      • i  picchi congiunturali vanno gestiti con ingressi temporanei
come il lavoro stagionale e non con ingressi piu' stabili;
      • l'allargamento   implichera'  che,  quando  verranno  meno  i
periodi  transitori,  una  parte  del fabbisogno di lavoratori verra'
soddisfatto  dai lavoratori comunitari non soggetti ad autorizzazione
per  l'ingresso  per  lavoro.  Cio'  avverra' in misura probabilmente
contenuta  fino  a  che  i  nuovi  paesi  membri saranno solo i dieci
ammessi nel 2004, ma in misura maggiore quando si aggiungeranno anche
Romania e Bulgaria, verosimilmente nel 2007.
   La  possibilita'  di  emanare  nell'anno  piu'  di  un  decreto di
programmazione   dei   flussi  consente  di  attuare  gli  interventi
correttivi che eventualmente si rendessero necessari. Cio' suggerisce
l'opportunita'  di  quantificare,  in un primo tempo, le quote flussi
secondo  una lettura prudenziale dei diversi indicatori e soprattutto
delle   richieste   provenienti   dalle   organizzazioni   datoriali.
L'eventuale  necessita'  di aggiustamenti successivi sara' rilevabile
verificando   l'adeguatezza   delle  quote  inizialmente  programmate
attraverso l'esame delle rispettive velocita' di copertura.
   Si  e' gia' messa in evidenza l'importanza dell'art. 23 del T.U. -
d.lgs 286/1998.
   Tale  disposizione  consente,  in prospettiva, una selezione anche
qualitativa  delle  specifiche tipologie professionali, rispetto alle
diverse  esigenze di manodopera e alle diverse situazioni del mercato
del lavoro locale¹.
   In  questo  ambito,  l'Amministrazione  del  Lavoro,  al  fine  di
sviluppare  e  favorire  ulteriormente  tale istituto, intraprendera'
un'azione   di   monitoraggio   dell'attivita'  formativa,  dei  suoi
risultati  in  termini  di  inserimento  occupazionale e dei connessi
processi di integrazione.
   La  conoscenza  delle  modalita'  di  inserimento lavorativo degli
stranieri  nell'economia  italiana,  permette  infatti  di  coglierne
meglio le caratteristiche e programmare gli orientamenti futuri della
programmazione dei flussi tramite le quote.
   Al  fine  di  rafforzare  l'approccio  qualitativo  del sistema di
determinazione  dei  flussi di ingresso di lavoratori stranieri, sono
in  corso di definizione due decreti, uno relativo all'estendibilita'
del  ricorso  ai tirocini formativi e di orientamento per i cittadini
extracomunitari  (ai  sensi  dell'art.  8 del D.M. 142/98) ed uno che
fissa  le modalita' di predisposizione, svolgimento e valutazione dei
programmi  di  formazione e di istruzione da effettuarsi nei paesi di
origine  (ai  sensi dell'art. 23, comma 1 del testo unico e dell'art.
34 del Regolamento di attuazione).
   La  presenza  straniera  in  Italia ha continuato a crescere negli
ultimi  trent'anni,  superando i due milioni di permessi di soggiorno
nel  2003. La forte riduzione del tasso di disoccupazione dal 1998 ad
oggi  (dall'11,8  all'8,3%  di  luglio 2003) e l'aumento del tasso di
occupazione  e di attivita' (rispettivamente dal 51,7% al 56,4% e dal
58,7%  al  61,6%),  ha  favorito l'ingresso nel mercato del lavoro di
quote  crescenti  di lavoratori immigrati. Rimane difficile stabilire
quanti  stranieri  facciano  parte  della  forza  lavoro  a causa del
fenomeno  del  lavoro  nero,  ma  grazie  all'analisi  dei dati INAIL
sappiamo  che  l'11,5%  delle  nuove assunzioni del 2002 riguardavano
immigrati  (contro  il  9,9%  dell'anno precedente), ed il 9,9% delle
cessazioni  (contro  l'8,8%  l'anno  precedente). La diffusione degli
stranieri  nel  mercato del lavoro e' piu' veloce nelle regioni nelle
quali   il  tasso  di  disoccupazione  e'  particolarmente  basso  ed
inferiore  al  4%.  Nel  Trentino Alto Adige il 30% dei nuovi assunti
sono  stranieri,  a  fronte di un tasso di disoccupazione al 2,6%; in
Friuli  Venezia Giulia i tassi sono rispettivamente del 18,4% e 3,7%,
in  Umbria  del  16,2%  e  5,7%, in Veneto del 15,9% e del 3,4% ed in
Lombardia  del  15,3% e 3,8%. Analogamente tutte le regioni in cui il
tasso  di  disoccupazione  complessivo e' superiore al 10%, hanno una
proporzione  di  assunti  stranieri inferiore alla media nazionale di
oltre  la  meta'  e  generalmente  inferiore  al  5%. L'incidenza dei
permessi  legati  al  lavoro  cresce  grazie  alla regolarizzazione e
sfiora,  secondo  i  dati  preliminari a fine agosto 2003, il 65% del
numero di permessi validi.

Assunzioni di stranieri e disoccupazione complessiva
nelle regioni italiane nel 2002
=====================================================================
              |     % di stranieri nelle     |
              |          assunzioni          |Tasso di disoccupazione
=====================================================================
Trentino      |                          30,2|                    2,6
---------------------------------------------------------------------
Friuli VG     |                          18,4|                    3,7
---------------------------------------------------------------------
Umbria        |                          16,2|                    5,7
---------------------------------------------------------------------
Veneto        |                          15,9|                    3,4
---------------------------------------------------------------------
Lombardia     |                          15,3|                    3,8
---------------------------------------------------------------------
Emilia Romagna|                          14,8|                    3,3
---------------------------------------------------------------------
Marche        |                          14,0|                    4,4
---------------------------------------------------------------------
Toscana       |                          13,0|                    4,8
---------------------------------------------------------------------
Piemonte      |                          11,8|                    5,1
---------------------------------------------------------------------
Abruzzo       |                          10,8|                    6,2
---------------------------------------------------------------------
Valle d'Aosta |                          10,4|                    3,6
---------------------------------------------------------------------
Liguria       |                           9,9|                    6,4
---------------------------------------------------------------------
Lazio         |                           7,1|                    8,6
---------------------------------------------------------------------
Molise        |                           5,3|                   12,6
---------------------------------------------------------------------
Basilicata    |                           4,4|                   15,3
---------------------------------------------------------------------
Sicilia       |                           4,4|                   20,1
---------------------------------------------------------------------
Puglia        |                           3,3|                   14,0
---------------------------------------------------------------------
Calabria      |                           3,2|                   24,6
---------------------------------------------------------------------
Campania      |                           3,1|                   21,1
---------------------------------------------------------------------
Sardegna      |                           1,9|                   18,5
---------------------------------------------------------------------
Italia        |                          11,5|                    9,0
   Fonti: elaborazioni Venetolavoro su dati Istat e INAIL

          ---->   VEDERE SCHEMA A PAG. 29 DELLA G.U.  <----

   Sul  tasso  di  disoccupazione  degli  stranieri non si dispone di
cifre  attendibili. I dati del collocamento non sono sufficientemente
aggiornati  per  riflettere le condizioni reali del mercato, mentre i
dati  dei  permessi  di  soggiorno, spesso usati per sostenere che la
disoccupazione  degli  stranieri e' particolarmente bassa, riflettono
solo   le   situazioni   legate   al   momento  del  rilascio  e  non
necessariamente nel periodo successivo.
   Sarebbe  opportuno  che  l'Istat  introduca  nella sua rilevazione
trimestrale delle forze di lavoro una sezione specificamente dedicata
agli  stranieri  per valutare il tasso di occupazione, di attivita' e
di  disoccupazione degli stranieri in Italia, possibilmente suddiviso
per le nazionalita' maggiormente presenti. Se nel passato l'esiguita'
della  popolazione straniera poteva non giustificare tale rilevazione
e  si prestava ad elevati margini di errore statistico, oggi, dopo la
regolarizzazione, la situazione e' cambiata. Si rileva che, secondo i
dati INAIL elaborati dalla Caritas, la quota di stranieri sulle nuove
assunzioni  avvenute  in  Italia e' salita nel 2003 al 16,3% rispetto
all'11,5%   del  2002.  Tuttavia  tale  aumento  risente  in  maniera
significativa dell'emersione di lavoro nero straniero avvenuta con la
registrazione  nel  2003  dei  lavoratori  regolarizzati  in  seguito
all'adozione della legge 186/2002. L'Italia e' l'unico paese tra i 15
membri  dell'UE  a  non  disporre del dato sulla disoccupazione degli
stranieri. Si tratta inoltre di un dato importante per l'elaborazione
di  politiche  del lavoro in merito, oltre che per la definizione del
livello numerico delle quote d'ingresso di lavoratori extracomunitari
provenienti dall'estero.
   Per  quanto  riguarda le professioni degli stranieri, si puo' fare
riferimento   alle   cifre  provenienti  dagli  archivi  INAIL  sulle
assunzioni  e  alla  gia' citata indagine Unioncamere Excelsior sulle
richieste  degli  imprenditori  (che non coprono adeguatamente ne' il
settore  agricolo  ne'  la  domanda delle famiglie per collaborazione
domestica).  Nel  2000,  secondo  i  dati INAIL, meta' dei lavoratori
stranieri,  di  cui  si  era determinato il settore lavorativo, erano
impiegati   nei   servizi,   un   terzo  nell'industria  e  un  sesto
nell'agricoltura.

          ---->   VEDERE SCHEMA A PAG. 30 DELLA G.U.  <----

Incidenza e distribuzione delle assunzioni di immigrati
nei principali settori economici
                                |   Distribuzione % degli assunti
                                |stranieri tra i vari settori (2001)
---------------------------------------------------------------------
Agricoltura                     |                12,1
---------------------------------------------------------------------
Industria e costruzioni         |                30,5
---------------------------------------------------------------------
   Edilizia                     |                9,9
---------------------------------------------------------------------
   Industria manifatturiera     |                20,6
---------------------------------------------------------------------
Servizi                         |                57,4
---------------------------------------------------------------------
   Alberghi e ristoranti        |                17,6
---------------------------------------------------------------------
   Commercio                    |                5,1
---------------------------------------------------------------------
   Trasporti                    |                4,3
---------------------------------------------------------------------
   Attivita' immobiliari/pulizie|                8,7
---------------------------------------------------------------------
   Altri servizi                |                21,7
Fonte: ISMU su dati INAIL.

--------------------------------
          ¹Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali intende,
          anche   alla   luce   dei  risultati  dei  progetti  pilota
          realizzati  in  Tunisia, Sri Lanka e Moldavia, promuovere e
          valorizzare   ulteriormente   le  attivita'  di  formazione
          all'estero  quale  strumento  di  incontro  tra  domanda  e
          offerta    di    lavoro   e   misura   di   accompagnamento
          all'integrazione socio-lavorativa.


       1.4) Allargamento e libera circolazione dei lavoratori
                dei dieci nuovi paesi membri della UE

   Il  1°  maggio  2004  dieci  nuovi  paesi  sono  diventati  membri
dell'Unione europea.
   In  applicazione  delle  disposizioni del Trattato di adesione, ai
cittadini  della  Repubblica  Ceca,  della Repubblica di Cipro, della
Repubblica di Estonia, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica
di  Lituania, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia,
della  Repubblica  Slovacca,  della  Repubblica  di  Slovenia e della
Repubblica  di  Ungheria, si applica dalla data del 1° maggio 2004 il
diritto  "generale"  relativo  alla  liberta'  di  circolazione ed al
soggiorno  dei cittadini comunitari per motivi diversi dal lavoro, al
diritto  di  stabilimento  ed  alla  disciplina  in  tema  di  libera
prestazione di servizi.
   Per  quanto  riguarda  invece  l'accesso  al  mercato  del  lavoro
subordinato,  il  Trattato  di  adesione  ed i relativi atti allegati
hanno previsto la possibilita' per i Paesi gia' membri di far ricorso
ad  un  regime  transitorio,  applicabile fino ad un massimo di sette
anni,  con decorrenza dalla predetta data di ingresso dei nuovi Paesi
membri,  prima  di  pervenire  alla  piena  liberta'  di movimento ed
insediamento dei lavoratori provenienti da questi paesi.
   E'  stato  in  particolare  previsto  che  il  regime  transitorio
rispondesse  alla formula che l'esecutivo comunitario ha definito del
"2 + 3 + 2", secondo la quale:
      1.  nel  primo  biennio  (2004-2006), la disciplina comunitaria
vigente  in  materia  di libera circolazione dei lavoratori non trova
applicazione, ferma restando la possibilita' per qualsiasi stato gia'
membro  di applicare un regime piu' favorevole ai nuovi Paesi membri;
in  questo  biennio  sono  in  vigore  esclusivamente  le  misure  di
carattere  nazionale  o  contenute  in eventuali accordi bilaterali e
ciascuno  dei  vecchi  Stati membri e' libero di decidere il grado di
apertura  dei propri mercati del lavoro ai lavoratori provenienti dai
nuovi Stati membri;
      2.  per il secondo triennio (2006-2009), i Paesi membri possono
chiedere  una deroga; nel 2006 la Commissione europea valutera' in un
rapporto i risultati delle misure transitorie del primo biennio e gli
Stati  che  le  hanno  applicate  dovranno  notificare  se  intendono
continuare  ad  avvalersene;  in  assenza  di  comunicazioni entrera'
pienamente  in  vigore la liberta' di movimento delle persone anche a
scopo lavorativo;
      3.  nel terzo biennio (2009-2011) si prevede che i vecchi Stati
membri,  che  hanno  applicato  nei  precedenti  cinque  anni  misure
transitorie,  possano  chiedere  ulteriori  prolungamenti del periodo
transitorio   per   un  massimo  di  due  anni  soltanto  qualora  si
verifichino gravi perturbazioni del mercato del lavoro, ovvero vi sia
una   minaccia   in   tal  senso;  anche  nel  2009,  in  assenza  di
comunicazione   contraria,   si  applichera'  la  piena  liberta'  di
movimento per i lavoratori.
   Le  fasi  transitorie  di  restrizione alla libera circolazione si
applicano  solo  ai  lavoratori  subordinati  e  non ai prestatori di
servizi o alla circolazione per motivi diversi dal lavoro.
   Inoltre  Malta  e  Cipro sono esentati dalla fase di transizione e
godono  di  immediata  liberta' di circolazione. Malta e' autorizzata
all'utilizzo di misure restrittive della libera circolazione verso il
proprio   mercato   del   lavoro,  qualora  vi  fosse  il  timore  di
perturbazioni al mercato del lavoro interno.
   Durante  il  periodo  transitorio,  in tutte le ipotesi in cui sia
stata  sospesa l'applicazione degli articoli da 1 a 6 del regolamento
(CEE)  n.  1612/68,  che disciplinano l'accesso al mercato del lavoro
subordinato  all'interno  dell'UE,  deve comunque essere applicato il
"principio di preferenza".
   Tale  principio  comporta  che, nell'accesso al mercato del lavoro
interno,  si  debbano  privilegiare i cittadini provenienti dai nuovi
Stati  membri  rispetto  a  quelli  provenienti da paesi non aderenti
all'Unione.  Questi  ultimi  non  potranno  essere  fatti  oggetto di
trattamenti  piu'  favorevoli  di  quelli  riservati ai cittadini dei
nuovi paesi membri.
   Tale principio di preferenza - valido anche nel caso in cui sia il
cittadino  di  un attuale Stato membro a recarsi per motivi di lavoro
in  un  nuovo  Stato  membro  -  implica la necessita' di predisporre
dispositivi  che  rendano  effettiva  tale priorita'. In particolare,
ciascuno  Stato membro deve applicare meccanismi adeguati di verifica
della  disponibilita'  di  manodopera  proveniente  dai  nuovi  Stati
aderenti  all'Unione,  onde favorirla nell'accesso al lavoro rispetto
alla manodopera proveniente da Stati terzi.
   Una  clausola  di  salvaguardia  generale  (art.  37  dell'Atto di
adesione)  prevede  che,  entro  un periodo massimo di tre anni dalla
data  di  adesione,  in  caso  di  difficolta'  gravi  di  un settore
dell'attivita'  economica  suscettibili  di protrarsi nel tempo e che
possano  comportare  rischi  gravi per il tenore di vita e il livello
dell'occupazione  in  una  data  regione  o per una data professione,
ciascuno  degli  Stati  membri  dell'Unione potra' chiedere di essere
autorizzato  ad  adottare  misure  di  salvaguardia che consentano di
ristabilire  la  situazione.  Sara'  la  Commissione  ad esaminare la
richiesta  e stabilire, con procedura d'urgenza, anche in deroga alle
norme  del  TCE  ed  all'Atto  di  adesione,  le  misure  che ritiene
necessarie,   precisandone   le   condizioni   e   le   modalita'  di
applicazione.
   La  decisione  definitiva  sara' presa dal Consiglio europeo entro
sei settimane dalla domanda.
   Il  Consiglio europeo ha inoltre previsto che i Paesi che avessero
deciso   di   avvalersi   della   facolta'  di  attivare  il  periodo
transitorio,  dovranno comunque mantenere le condizioni per l'accesso
al proprio mercato del lavoro, invariate o renderle piu' favorevoli -
ma  non  piu'  restrittive  -  di quanto non fossero al momento della
firma  dei  trattati  di  adesione  ,  il 16 aprile 2003 (clausola di
standstill).
   La  Commissione  europea  ha  raccomandato  agli  Stati  membri di
rinunciare  ai  periodi  transitori, ma la maggioranza degli Stati ha
pero'  deciso  non  rinunciarvi,  riservandosi  di valutare ulteriori
decisioni dopo i primi due anni.
   L'Italia  ha scelto di usufruire del regime transitorio ed in data
20  aprile  2004  e'  stato  emanato  il  Decreto  del Presidente del
Consiglio  dei  Ministri  recante  la  "Programmazione  dei flussi di
ingresso dei lavoratori cittadini dei nuovi Paesi membri della UE per
l'anno 2004".
   I  DPCM  del  2004 autorizzano l'ingresso in Italia, per motivi di
lavoro  subordinato,  di lavoratori cittadini provenienti da otto dei
nuovi  Stati  membri  dell'UE (per Cipro e Malta non si applica alcun
limite),  fino  ad un massimo di 36.000 unita'. I decreti in sostanza
estendono  ai  lavoratori  degli  otto  Paesi interessati, un sistema
analogo  alla  programmazione  dei  flussi di ingresso previsto dalla
normativa, vigente in ambito nazionale, del T.U. sull'immigrazione di
cui  al  d.lgs.286/98,  ma  gestito  separatamente  e in maniera piu'
favorevole.
   L'Italia,  quindi, nel valutare l'opportunita' di avvalersi o meno
del  periodo  transitorio,  ha  tenuto  conto  degli scenari relativi
all'evoluzione   del  potenziale  migratorio  dei  paesi  in  via  di
adesione, analizzando sia le prospettive demografiche di queste aree,
sia  i  fattori di natura economica, ed in particolare le prospettive
di  crescita  e  le  condizioni  del  mercato del lavoro dei paesi di
origine rispetto a quelli di destinazione.
   Le  prospettive  di  crescita  dei  paesi nuovi aderenti, infatti,
rimangono  buone  nonostante  il  recente rallentamento dell'economia
mondiale,  ma invece, permangono seri problemi sul fronte del mercato
del  lavoro  dove  la disoccupazione rimane elevata in molti paesi, a
cominciare dalla Polonia.
   La  scelta  di  avvalersi  del  regime  transitorio,  quindi di un
sistema  progressivo e non di immediata piena libera circolazione per
motivi  di  lavoro  dei  cittadini  dei Paesi di nuova adesione - del
resto  in  linea con le scelte compiute da altri 11 Stati gia' membri
(con  esclusione  di  Regno  Unito,  Irlanda  e  Svezia)  -  e' stata
principalmente   determinata   dalla   necessita'  di  verificare  la
capacita'  di  assorbimento da parte del mercato del lavoro nazionale
dei flussi di manodopera provenienti dai nuovi Stati membri.
   Il  provvedimento  adottato introduce un meccanismo che consente e
rende, allo stesso tempo, necessario monitorare e verificare i flussi
di ingresso per motivi di lavoro subordinato dei cittadini
   dei  nuovi  Paesi  membri,  ponendoli  ad  esempio in relazione al
complesso  delle domande/aspettative rilevate, sia su scala nazionale
che  europea,  alla  capacita'  di  assorbimento da parte del mercato
nazionale,  ovvero  anche  agli ingressi nel Paese per motivi diversi
dal  lavoro subordinato; cio' al fine di poter disporre di dati sulla
cui  base  stimare  le dimensioni complessive del fenomeno atteso per
gli  anni successivi al 2004 ed adottare gli opportuni provvedimenti.
Il  monitoraggio  dovra'  riguardare  tutte  le forme di ingresso che
possono  dar luogo ad attivita' lavorativa, anche se non sottoposte a
limitazioni  numeriche  nel  caso  degli  otto  nuovi membri, come il
lavoro autonomo ed i ricongiungimenti familiari.

     ---->  VEDERE SCHEMA DA PAG. 33 A PAG. 34 DELLA G.U.  <----



      1.5) Le funzioni e gli obiettivi delle diverse tipologie
          di quote programmate di lavoratori non comunitari

   Per  effetto delle innovazioni introdotte dalla L. n. 189/2002, la
tipologia  delle  quote  di ingresso e' ampliata. L'art. 21, comma 1,
del  T.U.  -  d.lgs  286/1998,  prevede,  infatti, la possibilita' di
stabilire  quote  di  ingresso  riservate  ai lavoratori stranieri di
origine italiana.
   La  disposizione  ha trovato una prima applicazione con i DPCM del
15.10.2002  (di  programmazione  transitoria  per  l'anno 2002) e del
6.6.2003  (riferito  all'anno  2003),  i  quali  hanno  riservato  ai
cittadini argentini di origine italiana rispettivamente n. 4.000 e n.
200  ingressi.  Le  suddette  quote sono state utilizzate soltanto in
minima parte.
   La  quota  per lavoro stagionale dovra' essere determinata tenendo
conto che, con l'entrata in vigore del regolamento d'attuazione della
legge,  in corso di emanazione, diverra' operativa la disposizione di
cui  all'art.  5,  comma  3 ter, T.U. - d.lgvo 286/1998. Il suo testo
attuale,  modificato  dalla L. n. 189/2002, consente di rilasciare un
permesso  triennale per lavoro stagionale; il regolamento in corso di
emanazione   prevede   che   detto  permesso  venga  concesso  previa
autorizzazione  al  lavoro rilasciata a valere sulla quota flussi per
l'anno  in  corso.  Per  gli anni successivi al primo, il permesso, a
condizione  che  il lavoratore non comunitario osservi puntualmente i
termini  per  l'uscita  dal  territorio  nazionale  ed  il successivo
reingresso,  mantiene  efficacia.  Conseguentemente  sara' necessario
tener  conto  dei  permessi  triennali  rilasciati  ed  in  corso  di
validita',  all'atto della determinazione delle quote di ingresso per
lavoro stagionale nei due anni successivi a quello del loro rilascio.
   La programmazione dei flussi per lavoro subordinato non stagionale
implica  anche  la  scelta della quota degli ingressi da riservare ai
lavoratori  provenienti  dai  paesi  che  hanno concluso con l'Italia
accordi  di  collaborazione  in  materia  migratoria  che,  come gia'
rilevato,  assumono  un'importanza  fondamentale  e che si intende in
particolar modo valorizzare.
   L'immigrazione  clandestina,  quantunque  ridimensionata nel corso
degli  ultimi anni, presenta infatti potenzialita' di crescita futura
che impongono un'attenzione costante.
   Per  contenere  la  spinta  migratoria  illegale  dei cittadini di
numerosi   Paesi   terzi,   in  provenienza  soprattutto  dall'Africa
sub-sahariana  e centrale, e' necessario instaurare con i Governi dei
diversi   Paesi  di  origine  o  di  transito  rapporti  proficui  di
collaborazione che presuppongono l'offerta di contropartite adeguate.
   La collaborazione di tali Governi e', sotto il profilo strategico,
fondamentale  e  decisiva  per arginare l'afflusso di clandestini; la
concessione  di quote privilegiate di ingresso in favore di Paesi che
collaborano,  rappresenta  strumento  di  importanza fondamentale per
conseguire la collaborazione auspicata.
   I  paesi di origine dei flussi d'immigrati, infatti, in assenza di
una  qualche  forma  di  incentivo, tendono a favorire l'emigrazione,
anche quella clandestina, sia per alleggerire la situazione nazionale
della disoccupazione, sia per assicurarsi le rimesse degli emigrati.
   La  programmazione  dei flussi d'immigrazione consente di disporre
di tutte le informazioni utili sulla destinazione del viaggio e sulle
modalita'  di  inserimento  del  lavoratore straniero nel mercato del
lavoro.  Il migrante, anche se deve attendere un tempo piu' lungo per
la sua partenza, accede pero' ad un circuito legale, che non solo gli
offre  un  viaggio  con  destinazione  certa  e  garantita,  ma anche
un'opportunita'  di lavoro legale, senza dover essere sfruttato prima
dal trafficante e poi dal datore di lavoro in nero.
   La  predisposizione  di  quote riservate ha rappresentato un utile
strumento  per assicurare un quadro di effettiva collaborazione con i
Paesi   firmatari   degli   accordi   di  riammissione.  Va  peraltro
considerato che il sistematico ricorso alle quote riservate, comporta
anche  degli  inconvenienti,  consistenti  nella frammentazione delle
quote   e   nell'introduzione   di  un  fattore  di  rigidita'.  Tali
inconvenienti  rendono  piu'  macchinosa  la  gestione del meccanismo
delle  quote  e  sovente  sono  all'origine di un utilizzo incompleto
delle   stesse.   Senza   mettere   in  discussione  l'uso  di  quote
privilegiate,  sembra  opportuno  individuare  misure  alternative  a
favore  di  alcuni  dei  paesi  che  garantiscono  una collaborazione
attiva,  offrendo  altre contropartite, che siano idonee a supportare
adeguatamente   l'indispensabile  apporto  dei  paesi  d'origine.  Il
sistema  delle quote nazionali riservate si deve misurare inoltre con
la  necessita'  di riconoscere una forma di preferenza ai nuovi paesi
membri dell'UE, durante la fase transitoria.
   Dovra'  essere pienamente utilizzata la possibilita' di impiegare,
come strumento preferenziale, il permesso per lavoro pluristagionale,
che  richiede  un  visto indipendente per ogni stagione ma necessaria
una sola autorizzazione al lavoro per il triennio.
   Andra'   inoltre  valorizzata  l'opzione,  gia'  sperimentata  con
successo, di destinare una parte di ingressi per lavoro subordinato a
lavoratori   con  qualifica  di  dirigente  o  comunque  a  personale
altamente   qualificato.   Tale   scelta   risponde  all'esigenza  di
soddisfare   il   fabbisogno  di  manodopera  straniera  con  elevata
professionalita'.
   Il  Ministero  del  lavoro  e  delle  politiche  sociali svolgera'
inoltre  ogni  azione  possibile  al  fine di favorire un equilibrata
distribuzione  sul  territorio italiano dei lavoratori entrati con le
quote privilegiate.
   In  conclusione,  la programmazione dei flussi dovra' tenere conto
in  primo  luogo della situazione del mercato del lavoro nazionale ed
europeo,   in  secondo  luogo,  dell'offerta  proveniente  dai  paesi
comunitari  di  nuova  adesione,  in  terzo  luogo  dell'offerta  dei
lavoratori   provenienti   da  paesi  non  dell'Unione,  che  avranno
stipulato  con  l'Italia  accordi che prevedono quote privilegiate di
ammissione  ed,  infine,  dell'offerta dei lavoratori non dell'Unione
ove non sono previste quote preferenziali.

La programmazione dei flussi in Italia 2002-2004
=====================================================================
                   |     Quote 2002     |Quote 2003|Quote 2004|
=====================================================================
                   |Albania             |     3.000|     1.000| 3.000
---------------------------------------------------------------------
                   |Marocco             |     2.000|       500| 2.500
---------------------------------------------------------------------
                   |Tunisia             |     2.000|       600| 3.000
---------------------------------------------------------------------
                   |Egitto              |     1.000|       300| 1.500
---------------------------------------------------------------------
                   |Nigeria             |       500|       200| 2.000
---------------------------------------------------------------------
Quote privilegiate |                    |          |          |
da paesi a forte   |                    |          |          |
pressione          |                    |          |          |
migratoria         |Moldavia            |       500|       200| 1.500
---------------------------------------------------------------------
Sri Lanka          |1.000               |       500|     1.500|
---------------------------------------------------------------------
                   |Bangladesh          |       300|     1.500|
---------------------------------------------------------------------
                   |Pakistan            |     1.000|          |
---------------------------------------------------------------------
                   |Altri               |     2.500|          |
---------------------------------------------------------------------
                   |Totale              |    10.000|     3.600|20.000
---------------------------------------------------------------------
Quote per          |                    |          |          |
lavoratori di      |                    |          |          |
origine italiana di|                    |          |          |
Argentina, Uruguay |                    |          |          |
e Venezuela        |4.000               |       200|       400|
---------------------------------------------------------------------
                   |Di cui dirigenti    |       500|       500|   500
---------------------------------------------------------------------
Rapporti di lavoro |Di cui non          |          |          |
subordinato        |stagionali          |         0|     5.900| 6.100
---------------------------------------------------------------------
                   |Di cui stagionali   |    60.000|    68.500|50.000
---------------------------------------------------------------------
                   |Totale              |    60.500|    74.900|56.600
---------------------------------------------------------------------
                   |Lavoro autonomo     |     5.000|       800| 2.500
---------------------------------------------------------------------
Totale             |79.500              |    79.500|    79.500|


            1.6) Accordi bilaterali in materia di lavoro

   Gli  accordi  bilaterali  in  materia  di  lavoro contribuiscono a
rendere piu' ordinati i flussi migratori, a combattere l'immigrazione
illegale,  a  sviluppare politiche volte alla gestione dei lavoratori
immigranti e, quindi, alla creazione di dinamiche vantaggiose.
   Ad  oggi  l'Italia  ha  firmato  due Accordi bilaterali sul lavoro
stagionale  con  l'Albania  (nel  1997)  e con la Tunisia (nel 2000).
L'Accordo con la Tunisia, tuttavia, non e' ancora entrato formalmente
in  vigore per il mancato perfezionamento delle procedure di ratifica
da parte tunisina.
   L'Italia  ha  inoltre  firmato  un  accordo  con  la  Moldavia che
riguarda  sia  i  lavoratori autonomi che i subordinati, stagionali e
non.  Questo accordo e' anche il primo ad essere siglato dall'entrata
in  vigore  della  legge Bossi-Fini: recepisce quindi gli elementi di
riforma   della   disciplina  degli  accessi  per  motivi  di  lavoro
introdotti dalla nuova norma.
   Oltre  ad  implementare il numero di accordi gia' sottoscritti, si
rende  opportuno,  in  prospettiva,  rivederli  alla luce delle nuove
disposizioni di legge, e renderli uniformi e coerenti.
   E'   necessario   inoltre  aprire  una  nuova  fase,  nella  quale
valorizzare  maggiormente  il  ruolo  della  formazione  nei paesi di
origine  dei  lavoratori  che  intendono poi fare ingresso nel nostro
paese.
   In  particolare, e' necessario promuovere nuove intese con tutti i
paesi  firmatari  di  accordi  di  riammissione interessati da flussi
migratori  in  Italia, e rispondere con tempestivita' alle necessita'
di  manodopera del nostro mercato interno e favorire cosi' l'incontro
tra  domanda  e  offerta  di  lavoro.  Tale  intento sara' perseguito
attraverso:  la formazione, professionale e linguistica, nei paesi di
origine;  il  conseguente  diritto  di  prelazione (ai sensi del gia'
citato  art.  23  della  L. n. 189/2002) per coloro che hanno seguito
tali  corsi;  la  possibilita'  per  i  datori  di lavoro italiani di
selezionare  i  lavoratori  utilizzando  le  agenzie  di collocamento
locali  governative;  la  promozione  di  intese  tra le associazioni
datoriali  italiane  e le agenzie di collocamento, nonche' attraverso
lo  scambio  di  informazioni  relative  al fabbisogno interno e alle
risorse umane.


              1.7) Lotta al lavoro nero degli stranieri

   1.7.1) Regolarizzazione ed emersione
   Il  Governo,  con  la  legge 30 luglio 2002, n. 189 "Modifica alla
normativa   in   materia  di  immigrazione  e  di  asilo"  e  con  il
decreto-legge  9  settembre  2002  n.  195  e  legge di conversione 9
ottobre  2002,  n.  222  recante  "Disposizioni urgenti in materia di
legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari", ha adottato
un  procedimento  di  regolarizzazione  che  ha  interessato  705.172
lavoratori   stranieri   residenti   sul   territorio   italiano.   I
provvedimenti hanno fornito una risposta concreta all'esigenza di far
emergere   dall'irregolarita'  i  lavoratori  immigrati,  nonche'  le
imprese  e  le  famiglie  che  li avevano alle proprie dipendenze. Le
domande  di  regolarizzazione sono state accolte fino all'11 novembre
2002   ed   hanno  interessato  colf  e  badanti  e,  in  percentuale
leggermente   maggiore,  stranieri  con  altre  posizioni  di  lavoro
dipendente,  mostrando  chiaramente le dimensioni della situazione di
irregolarita'  occupazionale  della  popolazione immigrata nel nostro
paese.
   Il  procedimento,  che  si  e'  concluso il 31/12/2003, prevede il
nulla  osta  al  rilascio  del  permesso  di soggiorno da parte della
Questura   e  la  successiva  convocazione  delle  parti  presso  uno
sportello  polifunzionale della Prefettura. Qui il datore di lavoro e
il  lavoratore  hanno  svolto,  per  la prima volta in un'unica sede,
tutte  le  pratiche  relative alla regolarizzazione: attribuzione del
codice  fiscale, sistemazione della posizione contributiva, firma del
contratto  di  lavoro e quindi rilascio del permesso di soggiorno. Al
fine   di   semplificare   quanto  piu'  possibile  la  procedura  di
regolarizzazione,  gli Sportelli polifunzionali si sono avvalsi della
presenza   simultanea   di  rappresentanti  della  Prefettura,  della
Questura, dell'Ufficio del Lavoro, delle Poste Italiane, dell'Agenzia
delle Entrate e dell'INPS.
   1.7.2)  Controlli  su  datori  di  lavoro  e  sui loro dipendenti.
Sanzioni nella fase successiva al provvedimento di regolarizzazione
   Il decreto legislativo di riordino e razionalizzazione dei servizi
ispettivi  del  Ministero  del  lavoro  e  delle  politiche  sociali,
dell'INPS  e  dell'INAIL  potenzia  la  loro  capacita'  operativa ed
introduce  alcune  funzioni di consulenza e di prevenzione (d.lvo. 24
giugno 2004, n. 124).
   Al  fine  di  rilevare  e  prevenire  forme  di  clandestinita'  e
irregolarita'   del   lavoro,   verra'   ulteriormente   favorita  la
programmazione  dei  flussi,  coerente  con  le  esigenze  e  con  le
prospettive del mercato del lavoro, inoltre verranno intensificate le
azioni  per  la  sicurezza  sul  lavoro  degli immigrati, soggetti ad
un'elevata incidenza degli infortuni sul lavoro.
   Lo  sportello  polifunzionale  ha  dimostrato essere una soluzione
innovativa,  che  ha  permesso  al  cittadino  di  rivolgersi  ad uno
sportello  unico  per  ottenere cio' che, una volta, avrebbe ottenuto
solo  da piu' amministrazioni dello Stato diversificate e lontane fra
loro.
   L'attivita' di vigilanza svolta nel 2002 dai servizi ispettivi del
Ministero  del  lavoro,  per  arginare  il  fenomeno dell'occupazione
abusiva  dei  cittadini  non  comunitari,  ha  riguardato  n.  21.431
aziende,  in  prevalenza  fino  a  15  dipendenti, il 55% delle quali
occupava  lavoratori in nero. I lavoratori non comunitari individuati
nel  corso  delle  ispezioni  sono stati n. 12.444, solo il 54,6% dei
quali   si  trovava  in  una  situazione  regolare  relativamente  ai
contributi  ed  all'autorizzazione  al  soggiorno;  la parte restante
versava o in condizione di irregolarita' contributiva, pur essendo in
regola  quanto  al  soggiorno  (31,9%)  o,  oltre  a  essere priva di
copertura contributiva, era anche sprovvista di permesso di soggiorno
(17,9%)
   L'alto   tasso   di   irregolarita'   riscontrato   non  fotografa
l'oggettiva  situazione  generale  italiana,  ma  e'  in  buona parte
l'effetto  dell'impostazione  e  dell'efficacia dell'azione ispettiva
intrapresa.  Quest'ultima  viene  diretta  in modo sempre piu' mirato
verso  i  settori e le aree a rischio, nelle quali ragionevolmente si
puo'  trovare  irregolarita' parziale o totale e comprendono anche il
profilo fiscale.


                    1.8) Imprenditoria immigrata

   Il  fenomeno dell'imprenditoria immigrata si presenta in Italia in
costante  crescita.  Da  dati  ufficiali  di Unioncamere e Infocamere
risulta   un   significativo   incremento   (circa  il  20%  all'anno
nell'ultimo  triennio),  delle  aziende  che  hanno  come titolare un
immigrato.  Infatti  se  nel  2000  si  registravano in Italia 85.049
aziende  di  questo tipo, nel 2001 il numero sale a 105.548 aziende e
nel 2002 ne risultano ben 125.461. I permessi di soggiorno per lavoro
autonomo/motivi   commerciali   al   31   agosto  2003  sono  114.736
(elaborazione su dati del Ministero dell'interno).
   Le  esperienze  sono  diffuse su tutto il territorio nazionale, ma
concentrate  prevalentemente  al  centro-nord.  Da alcune rilevazioni
effettuate  in  queste  aree  emerge infatti una rapida diffusione di
queste attivita'.
   In  alcuni  casi  queste esperienze nascono da progetti finanziati
con  fondi comunitari, anche in considerazione del fatto che da parte
della  Commissione  europea  -  Direzione Generale Imprese - e' stata
sottolineata  l'importanza  per  l'economia di favorire la nascita di
imprese etniche anche sotto il profilo della creazione di nuovi posti
di lavoro.
   Peraltro l'articolo 26 del T.U. in materia di immigrazione prevede
che   il   lavoratore   straniero   possa   esercitare   un'attivita'
industriale,   professionale,   artigianale   o  commerciale,  ovvero
costituire  societa'  di  capitale  o di persone o accedere a cariche
societarie  a  condizione  che  l'esercizio di tali attivita' non sia
riservato  dalla  legge  a cittadini italiani o dell'Unione europea e
nel rispetto dei requisiti previsti dalla legge italiana.
   L'articolo  19  della  legge  n.  189/2002 prevede agevolazioni di
impiego per i lavoratori autonomi che seguano attivita' di istruzione
e  di formazione finalizzata allo sviluppo delle attivita' produttive
o imprenditoriali autonome nei Paesi di origine.
   Al  fine  di  favorire  lo  sviluppo  dell'imprenditoria  tra  gli
stranieri, e' opportuno eliminare alcune criticita' che rallentano le
possibilita' di diffondere le politiche innovative in questo settore.
   I  principali  problemi  sono  riconducibili  essenzialmente  alle
difficolta' di comunicazione e di comprensione della lingua, a quelle
relative  all'accesso  ai  finanziamenti,  alla carenza di servizi di
supporto  per  l'avvio  di attivita' imprenditoriali, alle competenze
ancora limitate nella gestione di imprese.
   A livello istituzionale sembra pertanto opportuno:
      a) Prevedere  corsi di formazione e di orientamento per l'avvio
di  attivita' imprenditoriali, anche in collaborazione con le regioni
e gli enti locali;
      b) avviare  iniziative di informazione e diffusione delle buone
pratiche  in  materia  di imprenditoria, realizzate soprattutto negli
Stati membri dell'UE;
      c) dare  ampia  diffusione  a tutte le informazioni concernenti
l'avvio  di  un'attivita' imprenditoriale e alle leggi di settore che
prevedono agevolazioni finanziarie;
      d) favorire  l'accesso  al credito finanziario e semplificare i
procedimenti amministrativi.


         Cap. 2) Le politiche di prevenzione e di contrasto
  all'immigrazione illegale e gli stranieri nel sistema giudiziario

            2.1) L'evoluzione delle pressioni migratorie,
              nuovi paesi di provenienza e nuove rotte

   La   pressione  migratoria  illegale  verso  l'Italia  risulta  in
diminuzione,    soprattutto   per   quanto   riguarda   il   fenomeno
dell'immigrazione clandestina via mare.
   Continua  a destare preoccupazione, tuttavia, il flusso diretto in
Sicilia  proveniente dalle coste libiche. I fattori che alimentano la
pressione  migratoria  illegale verso l'Unione europea e segnatamente
verso l'Italia sono essenzialmente di natura economica.
   Le   sperequazioni  nella  distribuzione  del  reddito  a  livello
mondiale,   il   sottosviluppo   economico,  le  crisi  occupazionali
determinano  movimenti,  anche illegali, di persone e di forza lavoro
verso  le  regioni economicamente piu' ricche. In termini percentuali
il  fenomeno  della  clandestinita'  e'  alimentato  in  parte  dagli
ingressi  illegali infra - Schengen, specie dalla Grecia e attraverso
la rotta Spagna Francia, ma soprattutto dai cosiddetti "overstayers",
cioe'  di  un  numero  notevole  di soggetti che, entrati legalmente,
permangono dopo la scadenza di visti o permessi di soggiorno.
   Naturalmente,  anche  i processi di destabilizzazione derivanti da
conflitti  e  crisi  politiche  internazionali possono incidere sulle
dinamiche  migratorie.  La  situazione  dell'Africa  subsahariana  e'
quella che crea maggiori preoccupazioni.
   Per  quanto  riguarda  l'Italia,  i  principali Paesi di origine e
transito  dei  flussi di immigrazione illegale sono quelli del bacino
del  Mediterraneo,  dell'Europa  centro-orientale, del Medio-oriente,
del  Sub-continente indiano, nonche' Cina e Ecuador. Piu' di recente,
consistenti  flussi di immigrazione clandestina originano dall'Africa
sub-sahariana e dal Corno d'Africa e raggiungono via mare la Sicilia,
dopo essere transitati dalla Libia.
   Le   recenti   vicende   irachene  nonostante  non  abbiano  avuto
ripercussioni   immediate  sui  flussi  di  immigrazione  clandestina
diretti   nel   nostro   Paese   impongono,  tuttavia,  un'attenzione
particolare,   nell'immediato  futuro,  verso  l'intera  regione  del
Medio-oriente.
   Oltre all'elevato livello di benessere economico-sociale raggiunto
dall'Europa  occidentale,  tra  i fattori d'attrazione verso l'Unione
europea vanno ricordati:
      - la  moderna  e  avanzata  legislazione  in materia di asilo e
protezione  umanitaria,  con gradi di "apertura" che variano da Stato
membro a Stato membro;
      - le  procedure  di regolarizzazione dei soggiornanti illegali,
adottati in alcuni Stati membri;
      - la  vicinanza  geografica  con  le  aree  da  cui originano o
transitano consistenti flussi di
   immigrazione   illegale  (regione  mediterranea  e  mediorientale,
Russia ed ex Repubbliche Sovietiche);
      - la  politica dei visti (l'eliminazione dell'obbligo del visto
nei confronti di Romania e Bulgaria ha
   determinato,  ad  esempio,  un  notevole incremento della presenza
irregolare, negli Stati membri,
   di  rumeni e bulgari che, entrati per fittizi motivi turistici, vi
permangono illegalmente);
      - la  liberta'  di circolazione all'interno dell'Unione europea
nello Spazio Schengen;
      - l'estrema  facilita'  di  comunicazione  e  lo  sviluppo  dei
sistemi di trasporto internazionale.
   Si  ritiene, inoltre, che il processo di allargamento in atto, con
lo spostamento verso est delle frontiere esterne dell'Unione europea,
portera'   ad  un  generale  incremento  della  pressione  migratoria
illegale.
   La   posizione   geografica   dell'Italia,   al  centro  del  mare
Mediterraneo e, soprattutto la sua vicinanza a Stati che, per diverse
ragioni,  hanno  attraversato,  o  stanno  attraversando,  periodi di
profondo travaglio economico, sociale e politico, ha conosciuto negli
ultimi anni un sensibile incremento dei flussi migratori illegali.
   In  tale  contesto,  rimane  particolarmente sensibile il problema
dell'immigrazione  clandestina via mare. Infatti, pur a fronte di una
drastica diminuzione degli sbarchi illegali sulle coste pugliesi e
   calabresi,  determinata  evidentemente  da  una  minore  pressione
migratoria  sull'Albania e sulla Turchia, nei mesi di giugno e luglio
2003,  si  e' evidenziato un nuovo movimento migratorio di dimensioni
ragguardevoli  in  transito  dalla  Libia  e  diretto  verso le coste
siciliane,  che  e'  andato  ad  incrementare  quello  "tradizionale"
proveniente  dalla  Tunisia. Immediati interventi hanno consentito un
controllo  di  detto flusso, pur permanendo le condizioni sfavorevoli
ad  una  sua  completa  riduzione, in quanto le coste del nord Africa
sono da anni meta continua dei viaggi degli emigrati subsahariani.
   Dalla  seguente  tabella,  relativa  al raffronto tra il numero di
clandestini sbarcati nell'anno 2000, 2001, 2002 e 2003, si evince che
a fronte di una netta diminuzione registrata in Puglia e in Calabria,
la  Sicilia  ha  conosciuto un aumento costante del fenomeno, con una
inversione di tendenza nel 2003.

Sbarchi registrati di clandestini
=====================================================================
            |     2000|     2001|     2002|     2003|   Var % 2002-03
=====================================================================
Puglia      |   18.990|    8.546|    3.372|      137|           -95,9
Sicilia     |    2.782|    5.504|   18.225|   14.017|           -23,1
Calabria    |    5.045|    6.093|    2.122|      177|           -91,7
Totale      |   26.817|   20.143|   23.719|   14.331|           -39,6

Le  nazionalita'  dichiarate  dai clandestini al momento dello sbarco
sulle coste italiane
=====================================================================
2001               | Totale| Distribuzione %| Sicilia|Puglia|Calabria
=====================================================================
Albania            |   4018|            19,9|       1|  4017|       0
Irak curdi         |   2586|            12,8|      17|  1354|    1215
Irak               |   2327|            11,6|     322|   656|    1349
Turchia curdi      |   1909|             9,5|     311|   542|    1056
Sri Lanka          |   1553|             7,7|    1117|    16|     420
Turchia            |   1535|             7,6|      47|   487|    1001
Marocco            |   1199|             6,0|    1151|    28|      20
Tunisia            |    607|             3,0|     604|     2|       1
Palestina          |    538|             2,7|     451|    25|      62
Jugoslavia Kossovo |    525|             2,6|       0|   525|       0
Algeria            |    500|             2,5|     478|     9|      13
Afganistan         |    491|             2,4|       3|    87|     401
Eritrea            |    322|             1,6|     267|     1|      54
Bangladesh         |    292|             1,4|      87|    98|     107
Cina               |    260|             1,3|       1|   258|       1
India              |    254|             1,3|      66|    91|      97
Pakistan           |    253|             1,3|      41|    65|     147
Somalia            |    186|             0,9|     177|     0|       9
Sudan              |    139|             0,7|     132|     3|       4
Sierra leone       |    122|             0,6|     103|     5|      14
Egitto             |     92|             0,5|      34|    52|       6
Totale             |  20143|           100,0|    5504|  8546|    6093
=====================================================================
2002               | Totale| Distribuzione %| Sicilia|Puglia|Calabria
=====================================================================
Iraq               |   3682|            15,5|    2616|  1022|      44
Sri Lanka          |   2642|            11,1|    1421|    10|    1211
Liberia            |   2129|             9,0|    2102|     0|      27
Marocco            |   1856|             7,8|    1841|    14|       1
Trai(curdi         |   1564|             6,6|    1040|   395|     129
India              |   1369|             5,8|    1361|     0|       8
Sudan              |   1351|             5,7|    1265|     0|      86
Albania            |   1247|             5,3|       0|  1247|       0
Tunisia            |   1183|             5,0|    1182|     1|       0
Eritrea            |   1076|             4,5|     912|     0|     164
Palestina          |   1053|             4,4|     998|    32|      23
Pakistan           |    787|             3,3|     635|    49|     103
Algeria            |    716|             3,0|     711|     5|       0
Somalia            |    628|             2,6|     505|     0|     123
Turchia            |    481|             2,0|      95|   350|      36
Sierra leone       |    366|             1,5|     365|     1|       0
Bangladesh         |    365|             1,5|     355|    10|       0
Egitto             |    262|             1,1|     247|     7|       8
Etiopia            |    159|             0,7|     112|     0|      47
Afganistan         |    135|             0,6|      23|    43|      69
Congo              |    124|             0,5|     124|     0|       0
Turchia curdi      |    113|             0,5|      47|    66|       0
Cina               |     41|             0,2|       2|    39|       0
Iran               |     23|             0,1|       1|    16|       6
Jugoslavia Kossovo |      3|             0,0|       0|     3|       0
Totale             |  23719|           100,0|   18225|  3372|    2122
=====================================================================
2003               | Totale| Distribuzione %| Sicilia|Puglia|Calabria
=====================================================================
Palestina          |   3420|            23,9|    3419|     1|       0
Somalia            |   1963|            13,7|    1963|     0|       0
Iraq               |   1651|            11,5|    1651|     0|       0
Liberia            |   1159|             8,1|    1159|     0|       0
Eritrea            |   1195|             8,3|    1195|     0|       0
Marocco            |    812|             5,7|     812|     0|       0
Pakistan           |    533|             3,7|     524|     9|       0
Sudan              |    535|             3,7|     535|     0|       0
Ghana              |    348|             2,4|     348|     0|       0
Tunisia            |    577|             4,0|     577|     0|       0
Sierra leone       |    185|             1,3|     185|     0|       0
India              |    324|             2,3|     299|    25|       0
Irak curdi         |    194|             1,4|       0|    17|     177
Bangladesh         |    297|             2,1|     286|    11|       0
Etiopia            |    258|             1,8|     258|     0|       0
Algeria            |    185|             1,3|     185|     0|       0
Costa d'Avorio     |    163|             1,1|     163|     0|       0
Nigeria            |    121|             0,8|     121|     0|       0
Egitto             |    102|             0,7|     102|     0|       0
Turchia            |     79|             0,6|      79|     0|       0
Albania            |     62|             0,4|       0|    62|       0
Afganistan         |      1|             0,0|       1|     0|       0
Sri Lanka          |      0|             0,0|       0|     0|       0
Turchia curdi      |      0|             0,0|       0|     0|       0
Jugoslavia Kossovo |      0|             0,0|       0|     0|       0
Cina               |      0|             0,0|       0|     0|       0
Totale             |  14331|           100,0|   14017|   137|     177


            2.2) L'evoluzione delle pressioni migratorie.
              nuovi paesi di provenienza e nuove rotte

   Presso  il  confine terrestre orientale, da sempre interessato dai
flussi  d'immigrazione clandestina in transito o originanti dall'area
balcanica,  si e' invece rilevato, gia' a partire dal 2001, una netta
diminuzione del fenomeno.
   Nel 2003 si e' potuto rilevare una netta flessione della pressione
migratoria illegale, in tutte le sue componenti.
   Non  solo  e'  diminuito  drasticamente  il numero dei clandestini
sbarcati  in  Puglia,  Sicilia  e  Calabria nel 2003 - 14.331 (137 in
Puglia,  14.017  in  Sicilia  e 177 in Calabria), a fronte dei 23.719
clandestini  del  2002 (3.372 in Puglia, 18.225 in Sicilia e 2.122 in
Calabria)  nel  corrispondente  periodo  del 2002, con un decremento,
quindi,  del  60,4%  - ma anche il numero degli stranieri respinti ed
espulsi, come evidenziato dagli indicatori statistici.
   Le principali direttrici di traffico sono le seguenti:
       - Dal nord Africa verso la Sicilia
   Le  coste sud occidentali della Sicilia ed in particolare le isole
minori  di  Lampedusa (AG) e Pantelleria (TP) rappresentano l'approdo
naturale  per  i  cittadini  marocchini, tunisini, algerini e, sempre
piu'   spesso,   per  i  cittadini  dell'Africa  subsahariana,  senza
sottovalutare l'ingresso di cittadini pakistani.
   Il  flusso piu' consistente proviene, attualmente, della Tunisia e
della  Libia.  Il  transito  di  flussi  di  immigrazione clandestina
attraverso  la Libia ha assunto, durante lo scorso anno, connotazioni
di rilevante entita', confermando una tendenza gia' evidenziatasi nel
2001.
   La  meta  privilegiata  dalle imbarcazioni che salpano dalle coste
libiche  e'  il  litorale  agrigentino,  in  particolare  l'isola  di
Lampedusa,  dove  nel  2002 sono giunti 9.696 clandestini mentre, nel
2003,  ne  sono  sbarcati  8.819.  In  molti  casi e' stato possibile
accertare,  infatti,  che  gli  stranieri  erano  partiti dalle coste
libiche  e  non  dalla Tunisia, che pure continua a svolgere un ruolo
strategico  quale collettore dei flussi migratori illegali diretti in
Sicilia, nonostante l'impegno delle Autorita' locali.
   Numerose e dettagliate sono, peraltro, le notizie di intelligente,
secondo  cui  la  Libia rappresenta un Paese di transito di rilevante
interesse  per  i  clandestini originari dell'Africa centro-orientale
(Ciad,  Sudan,  Etiopia,  Eritrea,  Somalia)  e occidentale (Liberia,
Sierra  Leone) e del sub-continente indiano che intendono raggiungere
l'Europa.  Uno  dei principali centri di raccolta sarebbe localizzato
nell'area  di  Al-Kufrah  (a  circa  950  km  a  sud di Bengasi), che
costituisce  il  primo insediamento abitativo libico di rilievo lungo
la  rotabile  tra il Sudan e la Libia. I clandestini raggiungerebbero
poi,  in  piccoli  gruppi, diverse localita' della Cirenaica ed anche
della  Tripolitana,  per  ricevere l'aiuto dei loro connazionali gia'
ivi residenti.
   Le  localita'  costiere da cui, con maggiore frequenza, salpano le
imbarcazioni  dirette  in Italia sono Zuara e Zliten, rispettivamente
ad est e ad ovest di Tripoli.
   Il  fenomeno  risulterebbe  in ulteriore crescita con modalita' ed
itinerari  diversificati.  In alcuni casi le partenze dei clandestini
avverrebbero  infatti  direttamente  dalle  coste  libiche, in altri,
invece,  i  clandestini si trasferirebbero nelle vicine zone oltre il
confine  tunisino  o  egiziano  per il successivo imbarco. La Tunisia
sarebbe  preferita  all'Egitto  in  ragione  dei  minori costi per il
"passaggio".
   Il numero complessivo dei clandestini sbarcati in Sicilia ha fatto
registrare  negli  ultimi  anni,  come  si  e'  detto,  un incremento
preoccupante:  dai 1.973 sbarcati nel 1999 si e' passati ai 2.782 nel
2000, ai 5.504 nel 2001, ai 18.225 nel 2002 ed ai 14.017 nel 2003.
   Il  flusso  migratorio  dalla Tunisia segue il medesimo itinerario
con  identici approdi, coinvolgendo soprattutto cittadini del Maghreb
(Tunisia,  Algeria  e  Marocco).  Non  e'  infrequente,  tuttavia, la
presenza di cittadini dell'Africa sub-sahariana.
      - Dallo Sri Lanka in Sicilia e in Calabria attraverso il Canale
di Suez
   Il  fenomeno  delle  imbarcazioni  con a bordo cittadini cingalesi
che,  dopo  aver attraversato il canale di Suez, giungono sulle coste
dell'Italia  meridionale,  in  particolare  su  quelle  della Sicilia
sud-orientale   e   sul   litorale   ionico   della   Calabria,  gia'
evidenziatosi,   quantunque   in   maniera  sporadica,  nel  triennio
1998-2000,  ha  assunto  connotazioni di rilevante entita' nel 2001 e
soprattutto  nel  2002,  sia  in termini di frequenza di approdi, che
sotto il profilo del numero dei clandestini sbarcati.
   Nel 2001, infatti, sono stati registrati 23 episodi di sbarco, per
un  totale di 1.470 clandestini, che hanno interessato le province di
Catania,  Siracusa, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria. Il fenomeno
ha   raggiunto,  nel  periodo  gennaio-aprile  2002,  proporzioni  di
assoluto  rilievo  con  24 episodi di sbarco nelle suddette province,
per un totale di 2.372 cingalesi.
   Successivamente  sono  giunte solo 4 imbarcazioni, per complessivi
263 clandestini, a dimostrazione di un drastico ridimensionamento del
fenomeno,  da  ascrivere ad un programma d'azione, che e' riuscito ad
ottenere  l'intensificazione  dei controlli da parte delle competenti
autorita'   di   Colombo  e  de  Il  Cairo  a  seguito  di  pressioni
diplomatiche  ed iniziative di collaborazione operative nel frattempo
avviate.
   Le   dichiarazioni   rese  dai  clandestini  ed  alcuni  riscontri
investigativi  hanno  permesso  di ricostruire la rotta seguita dalle
imbarcazioni  per  raggiungere le coste italiane. Le stesse partivano
dallo Sri Lanka (in taluni casi effettuando il carico dei clandestini
al  largo mediante barche di piccole dimensioni in grado di eludere i
controlli  nei  porti  cingalesi  o  lungo  la  costa)  e,  dopo aver
circumnavigato  parte  della  penisola  arabica  con  eventuali scali
intermedi  nello Yemen, risalivano il Mar Rosso, attraverso il canale
di Suez giungevano nel Mar Mediterraneo per poi approdare sulle coste
sud-orientali della Sicilia o su quelle ioniche della Calabria.
      - Dalla Turchia verso la Calabria
   Oltre agli sbarchi di cingalesi, il litorale ionico della Calabria
-  in particolare quello crotonese - e' stato interessato, negli anni
scorsi,  dall'arrivo  di  navi  di grande capacita' provenienti dalla
Turchia  con  a  bordo centinaia di clandestini per lo piu' turchi ed
iracheni  di  etnia  curda  ed, in misura minore, pakistani, indiani,
cingalesi,   bengalesi   e   afghani,   con  sporadiche  presenze  di
nordafricani.
   Non  si esclude, peraltro, che dette navi siano partite, in alcuni
casi, anche dalle coste sirolibanesi.
   In  passato  il  fenomeno,  quantunque  non irrilevante, rivestiva
carattere episodico con 848 clandestini sbarcati nel 1998 e 1.545 nel
1999. A partire dal 2000, ha assunto dimensioni senza precedenti come
testimoniano  i  5.045 immigrati giunti durante detto anno ed i 6.093
sbarcati  nel  2001,  per  poi far registrare un netto calo con 2.122
clandestini  nel  2002  e  un  crollo  effettivo  con 177 clandestini
sbarcati nel 2003.
      - Dall'Albania verso la Puglia
   La   Puglia,   per   la   sua  particolare  posizione  geografica,
rappresenta  uno  dei  principali  "varchi  d'ingresso" dei flussi di
immigrazione  illegale  che  giungono non solo dall'Albania, ma anche
dagli  altri Paesi della regione balcanica e dal Medio-oriente (curdi
in provenienza dalla Turchia, dopo essere transitati in Grecia).
   Il  fenomeno,  nel  corso  degli  ultimi anni, si e' drasticamente
ridotto  passando dai 28.458 clandestini sbarcati nel 1998, ai 46.481
nel  1999  (tale  dato va esaminato anche alla luce del conflitto nel
Kosovo)  e  ai  18.990 nel 2000, con un'ulteriore sensibile riduzione
nel  2001  che ha fatto registrare "solo" 8.546 clandestini. La netta
flessione  ha trovato conferma nell'anno 2003, con 3.372 clandestini,
e,  nel  2003,  si  puo'  parlare  di  esaurimento  del  flusso se si
considera  che  sono  avvenuti  solo  7 sbarchi, per un totale di 137
clandestini  di  cui  25  di  nazionalita'  irachena, 62 albanesi e 9
pakistani, 17 gambiani, 12 birmani, 11 bangladeshi e 1 palestinese.
      - Dalla Grecia verso le coste adriatiche
   Negli  ultimi  anni  si  e'  registrato  un notevole incremento di
clandestini  di  prevalente  etnia curda, giunti dalla Grecia a bordo
delle   navi   traghetto   che   collegano,  con  cadenza  pressoche'
quotidiana,  i  porti  greci  di Patrasso e Igoutmeniza con quelli di
Ancona, Bari, Brindisi, Trieste e Venezia.
   Nell'anno  2002  5.093  stranieri,  molti  dei  quali  individuati
all'interno  di veicoli commerciali imbarcati sulle navi traghetto ed
altri  trovati in possesso di documenti falsi, sono stati rinviati in
Grecia sulla base dell'apposito Accordo di riammissione.
   Tale  fenomeno,  non privo di rischi per i clandestini che a volte
muoiono  durante  il  viaggio,  denota  un  livello  non adeguato dei
controlli da parte delle Autorita' greche.
      - Dall'Europa   centro-orientale   e  dall'Asia  attraverso  il
confine italo-sloveno
   Gli  immigrati  che  scelgono  il  "confine  orientale", dopo aver
percorso  la tradizionale rotta balcanica, sono per lo piu' turchi ed
iracheni    di   etnia   curda,   iraniani,   cittadini   dell'Europa
centro-orientale  - soprattutto jugoslavi, bosniaci, macedoni - e, in
misura  minore,  asiatici  del  Sub-continente indiano e dell'Estremo
oriente.
   La  pressione  illegale al confine italo-sloveno ha comunque fatto
registrare,  a partire dal 2001, una netta flessione come dimostra il
numero  dei  clandestini  rintracciati lungo la cosiddetta "frontiera
verde":  18.044  nel  2000,  8.126 nel 2001 e 1.465 nel 2002. Questi,
nell'ordine,   i   principali   Paesi   di  origine  dei  clandestini
intercettati  lo  scorso  anno:  Jugoslavia,  Fyrom,  Turchia,  Iraq,
Romania, Bosnia-Erzegovina, Moldavia, Albania, Cina, Bangladesh.
   A  tale  diminuzione ha sicuramente contribuito lo specifico piano
di contrasto all'immigrazione clandestina realizzato lungo il confine
goriziano  mediante  il  potenziamento  dei  servizi  di  vigilanza e
controllo  e  l'utilizzo di attrezzature tecniche, alcune delle quali
di  elevato  profilo  tecnologico. Tale dispositivo e' stato peraltro
integrato dall'impiego di pattuglie miste, formate cioe' da personale
di polizia italiano e sloveno.
   Da  non  sottovalutare,  inoltre,  gli  effetti  positivi prodotti
dall'introduzione  dell'obbligo  del  visto (all'inizio del 2001) nei
confronti  dei  cittadini iraniani da parte del governo bosniaco, che
ha  consentito  la  drastica  riduzione  del flusso illegale iraniano
diretto  negli  Stati  membri  dell'Unione  europea,  per il quale la
Bosnia rappresentava uno dei principali corridoi di transito.
   Si  riportano  infine  i  dati  relativi alle riammissioni attive,
accolte  (su  richiesta  italiana)  e  passive, accolte (su richiesta
slovena)  effettuate  nel  2001,  nel 2002 e nel 2003. Nella medesima
tabella  vengono  sintetizzati  tutti  i dati relativi alle frontiere
terrestri dell'Italia.

Riammissioni "attive" e "passive" alle frontiere terrestri (2001-2003
                  |      2001      |      2002      |      2003
=====================================================================
     Confine     | Passive |Attive |Passive |Attive |Passive |Attive
=====================================================================
italo-francese   |    8.730|  4.928|   8.225|  4.324|   4.603|  2.536
italo-svizzero   |      692|     35|     657|     31|     817|     10
italo-austriaco  |         |  2.277|        |  2.917|   1.283|  3.090
italo sloveno    |       92|  2.997|      63|  1.021|      79|    706
Fonte: Ministero dell'interno

      - La  situazione  ai  confini  con  la  Francia,  la Svizzera e
l'Austria
   Anche    gli    altri    confini    terrestri   sono   interessati
dall'attraversamento  illegale da parte di cittadini stranieri. Molti
di  questi,  peraltro,  soprattutto  alla  frontiera  italo-elvetica,
vengono  intercettati  in  uscita  dal  territorio  nazionale  mentre
tentano  di  raggiungere  il  Nord-Europa.  Per una stima di tale non
trascurabile  fenomeni  si  vedano  i  dati  riportati  nella tabella
precedente.


                    2.3) L'uso di documenti falsi

   I  seguenti dati attengono ai sequestri di documenti operati dagli
Uffici di Polizia di Frontiera nel corso dei controlli effettuati non
solo   nei  confronti  dei  passeggeri  in  ingresso  nel  territorio
nazionale ed in partenza dallo stesso (a seguito dei quali sono stati
adottati  rispettivamente  i  provvedimenti  di  respingimento  e  di
denuncia in stato di liberta), ma anche di quanti, presenti a diverso
titolo  nelle  aree  di  competenza  dei  citati  Uffici,  sono stati
analogamente trovati in possesso di documenti falsi.

=====================================================================
                        |    2001    |   2002    |  2003 (11 mesi)
=====================================================================
   Stranieri respinti   |   10.265   |  10.371   |       4.924


                 2.4) I respingimenti alla frontiera

   Nella  seguente  tabella  statistica figurano i dati relativi agli
stranieri  respinti  alla frontiera negli anni 2001, 2002 e nei primi
otto  mesi  del  2003 perche' non in possesso dei requisiti necessari
per  l'ammissione sul territorio dello Stato, con l'indicazione delle
principali nazionalita'.
   Da  notare  il notevole incremento di rumeni e bulgari, registrato
nel  2002,  da  ascrivere sicuramente all'abolizione dell'obbligo del
visto, per detti cittadini stranieri, stabilita dall'Unione europea a
decorrere  dal  1°  gennaio 2002. In effetti, molti di essi che prima
non  riuscivano  ad ottenere il visto presso le nostre rappresentanze
consolari,  adesso tentano di entrare in Italia dichiarando, all'atto
dei   controlli   di   frontiera,  fittizie  motivazioni  turistiche.
Pertanto,   quando   vengono   accertati   scopi  diversi  da  quelli
dichiarati,  agli  stessi  viene  rifiutato  l'ingresso in territorio
nazionale.  In  molti  casi,  inoltre,  i  cittadini rumeni e bulgari
vengono  respinti  perche'  non  in  possesso di sufficienti mezzi di
sostentamento  in  relazione  al periodo dichiarato di permanenza nel
nostro Paese.

Nazionalita' degli stranieri respinti alle frontiere
=====================================================================
ANNO 2001      |      |ANNO 2002      |      |ANNO 2003       |
=====================================================================
NAZIONALITA'   | NR.  |NAZIONALITA'   | NR.  |NAZIONALITA'    | NR.
---------------------------------------------------------------------
ALBANIA        |7.860 |ROMANIA        |7.274 |ROMANIA         |4.458
---------------------------------------------------------------------
BULGARIA       |2.610 |ALBANIA        |5.954 |BULGARIA        |2.901
---------------------------------------------------------------------
JUGOSLAVIA     |2.605 |BULGARIA       |4.208 |ALBANIA         |1.853
---------------------------------------------------------------------
CROAZIA        |2.095 |JUGOSLAVIA     |2.553 |SERBIA-MONTEN.  |1.421
---------------------------------------------------------------------
TURCHIA        |1.282 |CROAZIA        |1.908 |CROAZIA         |1.172
---------------------------------------------------------------------
ROMANIA        |1.014 |TURCHIA        |1.085 |TURCIIIA        | 852
---------------------------------------------------------------------
MACEDONIA      | 837  |MACEDONIA      |1.041 |NIGERIA         | 734
---------------------------------------------------------------------
UCRAINA        | 791  |MAROCCO        | 755  |CINA-POPOLARE   | 625
---------------------------------------------------------------------
BOSNIA         | 649  |CINA POPOLARE  | 644  |MACEDONIA       | 599
---------------------------------------------------------------------
ALTRE          |      |ALTRE          |      |ALTRE           |
NAZIONALITA'   |10.882|NAZIONALITA'   |12.214|NAZIONALITA'    |9.584
---------------------------------------------------------------------
TOTALE         |30.625|TOTALE         |37.656|TOTALE          |24.202


                 2.5) Il fenomeno degli overstayers

   A  parte  le  descritte  modalita'  utilizzate dagli stranieri per
entrare  illegalmente  nel  nostro  Paese,  come  gia' accennato, non
bisogna  sottovalutare  l'entita'  dei  flussi  migratori provenienti
dalle  c.d.  frontiere  interne  (intra-Schengen)  e, soprattutto, il
fenomeno   degli   overstayers,  ossia  della  presenza  illegale  di
stranieri  che,  entrati  regolarmente in Italia, vi permangono anche
dopo la scadenza del visto o dell'autorizzazione al soggiorno. Non si
e' tuttavia in grado di elaborare, al riguardo, stime attendibili.


          2.6) Iniziative per il controllo del territorio,
                    delle coste e delle frontiere

   Nelle  tabelle  che  seguono  sono  riportati  i  dati relativi ai
provvedimenti  di  respingimento,  alla frontiera e di allontanamento
dal  territorio  nazionale adottati ed eseguiti nell'anno 2000, 2001,
2002,  e  2003,  infine  i  dati  relativi  alle persone denunciate e
arrestate  per  favoreggiamento  dell'immigrazione  clandestina negli
anni 2001-2002 e fino al 30 novembre del 2003.

Stranieri   destinatari   di   provvedimenti  di  respingimento  alla
frontiera, di respingimento del Questore e di espulsione.
=====================================================================
                                     | 2000  | 2001  | 2002  | 2003
=====================================================================
Respinti alla frontiera              | 30.878| 30.625| 37.656| 24.202
---------------------------------------------------------------------
Respinti dai Questori                | 11.350| 10.433|  6.139|  3.195
---------------------------------------------------------------------
Espulsi effettivamente rimpatriati   | 15.002| 21.266| 24.799| 18.844
---------------------------------------------------------------------
Ottemperati all'intimazione e        |       |       |       |
all'ordine del Questore              |  3.206|  2.251|  2.461|  8.126
---------------------------------------------------------------------
Espulsi su conforme provv.to         |       |       |       |
dell'A.G.                            |    396|    373|    427|    885
---------------------------------------------------------------------
Riammessi nei Paesi di provenienza   |  8.438| 12.751| 17.019|  9.901
---------------------------------------------------------------------
Stranieri effettivamente allontanati |       |       |       |
dal T.P.                             | 69.263| 77.699| 88.501| 65.153
---------------------------------------------------------------------
Stranieri non rimpatriati            | 62.217| 56.633| 62.245| 40.804
---------------------------------------------------------------------
Totale stranieri rintracciati in     |       |       |       |
posizione irregolare                 |131.480|134.332|150.746|105.957
---------------------------------------------------------------------
Allontanati in % dei rintracciati in |       |       |       |
posizione irreg.                     |   52,7|   57,8|   58,7|   61,5

Fonte: Ministero dell'interno, Dipartimento di pubblica sicurezza

   Nell'anno  2001  sono  stati  effettuati  13  voli  charter per il
rimpatrio  di  1.700  cittadini  extracomunitari  (340 nigeriani, 466
albanesi,  201  cingalesi);  nell'anno  2002 sono stati effettuati 26
voli charter per il rimpatrio di 2.294 cittadini extracomunitari (393
albanesi,  505  nigeriani,  603 cingalesi, 299 egiziani, 167 rumeni);
nell'anno  2003  sono  stati  effettuati  n.  33  voli charter per il
rimpatrio  di  n. 2334 cittadini extracomunitari (470 nigeriani, 1325
rumeni, 131 pakistani, 260 egiziani, e 148 di altre nazionalita).


     2.7) Il D.L. di attuazione dell'art. 12, comma 9 quinquies
                         (contrasto in mare)

   Con  il  decreto  del  Ministro  dell'interno,  di  concerto con i
Ministri   della  Difesa,  dell'economia  e  delle  finanze  e  delle
infrastrutture  e  dei  trasporti,  adottato il 14 luglio 2003, si e'
data  concreta attuazione all'art. 12, comma 9 quinqiues, del decreto
legislativo  25  luglio  2002,  n.  189  e,  piu'  in generale, ad un
complesso  sistema  normativo  volto  a  individuare  un  livello  di
intervento   adeguato   a   fronteggiare   un   fenomeno   -   quello
dell'immigrazione  clandestina  via  mare  -  che ha assunto da tempo
dimensioni  preoccupanti e che e' in continua evoluzione nonostante i
rilevanti  risultati  sinora raggiunti sul fronte della prevenzione e
del contrasto.
   Proprio  a  tal  fine  e'  stato  previsto  che  le  attivita'  di
vigilanza,  prevenzione e contrasto del traffico di migranti via mare
vedano  coinvolti non solo i mezzi aeronavali delle Forze di polizia,
ma anche quelli della Marina militare e delle Capitanerie di porto.
   I  contesti  in  cui  si  sviluppa  l'attivita'  di monitoraggio e
contrasto dell'immigrazione clandestina via mare sono i seguenti:
      • nei paesi d'origine dei flussi migratori dove l'intervento e'
finalizzato a prevenire il fenomeno tramite un'attivita' diplomatica;
      • nelle  acque  internazionali dove il coordinamento tecnico ed
operativo  e'  affidato,  secondo le norme vigenti per la Polizia del
mare, al Comando in Capo della squadra navale della Marina
   Militare che, pur coadiuvata dai Comandi Generali della Guardia di
Finanza  e  delle  Capitanerie  di  porto,  in  virtu' dei sistemi di
comunicazione  ad  alta  tecnologia di cui e' in possesso, detiene il
controllo   anche   sulle   operazioni   effettuate   da   mezzi   di
amministrazioni diverse;
      • nelle  acque  territoriali  dove  sono le unita' navali delle
Forze   di   Polizia   che,   oltre   alla  loro  consueta  attivita'
istituzionale,   svolgono   anche  quella  finalizzata  al  contrasto
dell'immigrazione  clandestina  via mare con il concorso delle unita'
navali della Marina Militare e delle Capitanerie di porto;
   E'  in  corso  di definizione un apposito protocollo operativo che
stabilira'  le procedure da seguire in caso di rilevazione di natanti
sospetti  e  che determinera' il necessario flusso informativo con la
istituenda  sala  di  coordinamento operativo, che il Dipartimento di
P.S. del Ministero dell'interno intende predisporre avvalendosi della
rete  informatica  nazionale  collegante  i  vari  dicasteri,  enti e
comandi  interessati.  Il  progetto  andra' ad interconnettersi con i
sistemi  di  controllo gia' attivati da parte di altre specialita' di
Polizia  e  che  concorreranno  al  costante  monitoraggio della aree
interessate dagli interventi di prevenzione e contrasto.


           2.8) La distruzione delle imbarcazioni utilizzate
      per immigrazione clandestina: "Circolare della Presidenza
            del Consiglio dei Ministri 13 febbraio 2003".

   I  considerevoli  flussi  di immigrazione clandestina, soprattutto
via  mare,  registrati negli anni precedenti il 2003 hanno indotto ad
affrontare anche la questione della destinazione dei mezzi utilizzati
allo scopo, determinando un esplicito intervento del legislatore.
   Con  il  decreto  legge  4  aprile  2002,  n.  51,  convertito con
modificazioni,  nella  legge  7  giugno  2002,  n.  106,  sono  state
introdotte  modifiche  alla  disciplina  dettata dall'articolo 12 del
testo  unico  in materia di immigrazione relativamente al trattamento
dei  mezzi  di  trasporto  utilizzati  da trafficanti che operano nel
settore  dell'immigrazione clandestina. In particolare tali modifiche
hanno riguardato:
      a)   -la  possibilita'  di  procedere  alla  distruzione  delle
imbarcazioni  sequestrate  senza  dover  attendere  il  provvedimento
definitivo di confisca;
      b)  -la  possibilita' da parte del Presidente del Consiglio dei
Ministri  di  disporre  direttamente  la  distruzione  delle suddette
imbarcazioni,    previo   nulla   osta   dell'autorita'   giudiziaria
procedente;
      c)  -l'individuazione  dell'Agenzia  delle  Dogane quale organo
amministrativo  deputato  alla  scelta  delle  ditte incaricate della
materiale distruzione dei mezzi.
   Nella   relazione   sull'analisi   tecnico-normativa   (ATN)   che
accompagnava  il  ddl  di  conversione  si  rilevava  tra l'altro che
"l'esecuzione  delle  nuove  disposizioni determina l'opportunita' di
interventi  organizzativi da parte delle amministrazioni interessate,
dirette   a   completare   le   linee   esecutive  del  provvedimento
legislativo".
   Al   fine   di   corrispondere   all'esigenza   rappresentata  dal
legislatore  per  un'ottimale applicazione delle nuove disposizioni e
nell'ottica  di  perseguire  ed attuare un coordinato intervento, sul
piano   operativo,  di  tutte  le  Amministrazioni  interessate  alla
distruzione   dei   mezzi   di  trasporto  utilizzati  per  reati  di
immigrazione  clandestina,  e'  stata  adottata  la  Circolare  della
Presidenza  del  Consiglio dei Ministri 13 febbraio 2003, concernente
la  "Distruzione di imbarcazioni utilizzate per reati di immigrazione
clandestina"  pubblicata  sulla  Gazzetta  Ufficiale della Repubblica
Italiana, serie generale n. 41 del 19 febbraio 2003.
   La  "Circolare"  e' stata emanata con l'obiettivo di individuare e
definire  il quadro complessivo di intervento, di fornire un concreto
indirizzo   all'azione  amministrativa  e  di  favorire  il  migliore
coordinamento  dei  diversi interessi pubblici coinvolti nel medesimo
procedimento".
   E'   stata   quindi   avviata   un'attivita'   di   "coordinamento
amministrativo"  che, rappresentata come continuo e costante supporto
informativo,  ha  rappresentato in effetti un impulso e coordinamento
delle  iniziative  ed  attivita'  delle  strutture  periferiche delle
amministrazioni  dello  Stato,  competenti  ad  assolvere  specifiche
funzioni  nell'ambito  del  procedimento  per  la  distruzione  delle
imbarcazioni oggetto della "Circolare".
   L'attivita'   si  e'  sviluppata  nei  confronti  di  due  regioni
particolarmente    interessate    dal    fenomeno   dell'immigrazione
clandestina  via mare: Calabria e Sicilia; cio' al fine di perseguire
la  distruzione  delle  imbarcazioni  ormeggiate  nei porti, od ancor
peggio, arenate sui litorali.
   I   risultati   conseguiti   in   applicazione  della  "Circolare"
rafforzano  la  necessita'  di proseguire ed intensificare, anche nel
prossimo periodo di programmazione delle politiche dell'immigrazione,
l'attivita'  di  coordinamento  svolta dalla Presidenza del Consiglio
dei Ministri nei confronti ed a supporto delle diverse azioni che, in
materia,  competono  alle varie articolazioni e strutture dello Stato
dislocate  sul territorio nazionale. Cio' con l'obiettivo tendenziale
di  ottimizzare  i  tempi  di completamento dei procedimenti relativi
alla   eliminazione  delle  imbarcazioni  sequestrate  per  reati  di
immigrazione clandestina.


                2.9) Centri di permanenza temporanea

   Vi  sono  vari  tipi  di  strutture  che il Ministero dell'interno
utilizza per ospitare in maniera temporanea gli stranieri che entrano
irregolarmente  sul  territorio  nazionale,  oppure quelli fermati in
condizione di soggiorno irregolare. Queste strutture sono distinte, a
seconda degli obiettivi loro assegnati, in:
      a) Centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA) previsti
dall'art. 14 del decreto legislativo 5 luglio 1998 n. 286; gli stessi
sono   finalizzati   al  trattenimento  vigilato  di  stranieri  gia'
destinatari di un provvedimento di espulsione o di respingimento;
      b) Centri temporanei di accoglienza (ed interventi straordinari
a  carattere  assistenziale  anche al di fuori di essi) per stranieri
irregolari  in  condizione di non trattenimento; tali strutture hanno
il  loro  supporto  normativo  nel  decreto  legge  n.  451 del 1995,
convertito  nella  legge  n.  563/1995 (cosiddetta legge "Puglia") e,
piu'  in  particolare nel successivo regolamento di attuazione n. 233
del  1996 che, oltre a disporre l'istituzione di tre centri in Puglia
(Brindisi,  Lecce e Otranto), ha previsto anche la possibilita' che i
Prefetti   possano   attivare,  su  tutto  il  territorio  nazionale,
strutture  provvisorie  o predisporre, comunque, interventi in favore
di  stranieri  irregolari  bisognosi  di assistenza, limitatamente al
tempo  necessario  alla  loro  identificazione,  finalizzata  o  alla
espulsione  o,  eventualmente,  alla  regolarizzazione  (nel caso, ad
esempio, dei richiedenti asilo).
      L'art.  23  del D.P.R. 31 agosto 1999, n. 394, ha espressamente
ribadito la possibilita' degli interventi assistenziali in questione;
      c) Centri  di  identificazione previsti dall'art. l bis , comma
3,  del  decreto  legge  30  dicembre  1989,  n.  416, convertito con
modificazioni,  dalla  legge  28  febbraio  1990,  n.  39, introdotto
dall'articolo  32  della  legge  30 luglio 2002, n. 189; tali centri,
sono   destinati   ad   evitare   la  dispersione  sul  territorio  e
all'accoglienza  dei richiedenti asilo che hanno eluso i controlli di
frontiera ovvero fermati in condizioni di soggiorno irregolare.
   In  conseguenza  del  mutato  assetto normativo intervenuto con la
citata legge 189/2002, che prevede il raddoppio da 30 a 60 giorni del
periodo  massimo  di  trattenimento  degli  stranieri  irregolarmente
presenti   nel   territorio  nazionale  ed  in  attesa  del  relativo
provvedimento  di  espulsione, e' stato previsto l'aumento del numero
dei Centri di permanenza, sia all'incremento della capienza dei posti
disponibili,  anche  mediante  l'esecuzione  di  opportuni  lavori di
ristrutturazione e adeguamento.
   Gli  obiettivi  prioritari ed i programmi dell'azione di Governo -
riferiti  ai centri di permanenza temporanea - sono stati finalizzati
a  rendere  piu'  funzionali  e  rispondenti  al  miglioramento delle
condizioni  di agibilita', le strutture gia' esistenti. Inoltre, come
previsto  dalla  Direttiva del Ministro dell'interno, e' in corso una
ricerca  capillare  e  sistematica,  estesa  in  tutto  il territorio
nazionale,  di  siti  ed  immobili  idonei  ad  ospitare  nuovi CPTA.
L'obiettivo   perseguito   da   tale   attivita'  di  ricerca  e'  la
realizzazione  di  un  Centro  di permanenza temporanea ed assistenza
almeno in ogni Regione.

Centri  di  permanenza  temporanea: trattenuti, rimpatriati e dimessi
(2001-2003
                                 In valore assoluto  In percentuale
                                 | 2001| 2002| 2003| 2001| 2002| 2003
---------------------------------------------------------------------
Rimpatriati                      | 4437| 6372| 7012| 29,6| 34,2| 50,6
---------------------------------------------------------------------
Dimessi per scadenza dei termini |     |     |     |     |     |
di legge                         | 6893| 5927| 3668| 46,0| 31,8| 26,5
---------------------------------------------------------------------
Dimessi per vari motivi (asilo,  |     |     |     |     |     |
non convalida, salute, etc...)   | 3500| 5196| 2957| 23,3| 27,9| 21,3
---------------------------------------------------------------------
Allontanatasi arbitrariamente    |  163|  167|  225|  1,1|  0,9|  1,6
---------------------------------------------------------------------
Totale trattenuti                |14993|18625|13863|100,0|100,0|100,0

   Alla  data del 31 dicembre 2004 risultano istituiti ed operativi i
seguenti Centri di permanenza temporanea:
      a. Bologna
      b. Brindisi
      c. Caltanissetta
      d. Catanzaro
      e. Crotone
      f. Lampedusa
      g. Lecce
      h. Milano
      i. Modena
      j. Otranto
      k. Ragusa
      l. Roma
      m. Torino
      n. Trapani.
   Nonostante   le  notevoli  difficolta'  incontrate,  di  carattere
sociale  e  politico,  nel  corso del 2004 sono state ultimate e rese
pienamente  operative  le  strutture di trattenimento di Crotone - S.
Anna, Ragusa e Foggia. La struttura di Bari sara' completata entro il
primo semestre del 2005.
   Sono  inoltre  in  avanzato  stato  di  esecuzione i lavori per la
realizzazione   del  Centro  di  permanenza  temporanea  di  Gradisca
d'Isonzo (GO).
   Sono  in  fase di avanzata definizione le procedure amministrative
con  il  Dicastero  della  Difesa  per  l'acquisizione  sull'isola di
Lampedusa  di  un'area  nella Caserma "Adorno", in zona "Imbriacola",
ove  sara'  ricollocato  l'attuale  CPT.  In tal modo sara' possibile
migliorare   notevolmente   la   ricettivita'   e  le  condizioni  di
vivibilita' dell'attuale centro.
   Al  fine di incrementare la capacita' ricettiva delle strutture di
trattenimento localizzate in Sicilia (dove in data 3 dicembre 2004 e'
stato  chiuso il Centro di Agrigento a seguito della visita in Italia
del  Comitato  Europeo per la Prevenzione della Tortura, istituito ai
sensi  dell'art.3  della  Convenzione Europea sui diritti dell'uomo e
delle  liberta'  fondamentali) sono state avviate le procedure per la
realizzazione  di  un Centro nella zona dell'ex aeroporto militare di
Trapani-Milo.  A  tal  fine,  e'  in  corso  di stipula tra la locale
Prefettura  ed il Provveditorato Regionale alle opere pubbliche della
Sicilia-Ufficio del SIIT - uno schema di Convenzione.
   Sono  inoltre  in  corso  di  analisi e di definizione da parte di
questo  Dipartimento, d'intesa con le competenti Autorita' locali, le
procedure  per  la  realizzazione di nuove strutture di trattenimento
per  immigrati  clandestini  in  Liguria, Veneto ed in alcune Regioni
centrali del Paese.
   Sono  stati anche autorizzati tempestivamente tutti gli interventi
di   manutenzione  ordinaria  e  straordinaria  laddove  necessari  a
mantenere l'efficienza delle strutture.
   Obiettivi per il triennio 2004-2006
   Sono   in  corso  con  le  amministrazioni  regionali  e  comunali
competenti  "ratione materiae", le necessarie procedure ed intese per
la  realizzazione  di  altre strutture destinate al trattenimento. Le
risultanze  saranno sottoposte all'esame della competente Commissione
tecnico-consultiva  istituita, ai sensi dell'ordinanza del Presidente
del  Consiglio  dei  Ministri 23 maggio 2003 e successive modifiche e
integrazioni,  presso  il  Dipartimento  per  le  liberta'  civili  e
dell'immigrazione del Ministero dell'interno.
   Proseguono inoltre in diverse localita' del territorio nazionale i
sopraluoghi  per la realizzazione di nuove strutture di trattenimento
da  realizzare nel corso del prossimo triennio (2004-2006) nel Centro
e  nel  Nord  del  Paese. Tali realizzazioni potranno essere attuate,
previe intese con le Amministrazioni locali.


               2.10) Centri di accoglienza, istituiti
                  ai sensi della legge n. 563/1995

   La  normativa  vigente  (decreto  legge  30  ottobre  1995, n. 451
convertito  con  modificazioni  dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563)
autorizza il Ministero dell'interno ad approntare interventi e misure
assistenziali,  anche  attraverso  apposite  strutture ricettive, per
assistere  gli  stranieri  giunti  o comunque presenti sul territorio
nazionale in condizioni di non regolarita' e privi di qualsiasi mezzo
di  sostentamento  per  il  tempo  strettamente  necessario alla loro
identificazione od espulsione.
   Le    strutture    in    questione   sono   finalizzate,   quindi,
prevalentemente  al  soccorso  degli  stranieri  irregolari  ed  alla
valutazione  della loro posizione giuridica sul territorio nazionale,
al fine dell'adozione dei conseguenti provvedimenti come l'espulsione
ovvero  la  formalizzazione  della  domanda  di  riconoscimento dello
status di rifugiato.
   Sulla  base  di  tale  disciplina sono stati realizzati dei centri
governativi  per  il  ricovero  e  l'identificazione  degli stranieri
irregolari.
   I centri di accoglienza, attualmente operativi sono i seguenti:
      1. il centro "S. Anna" situato nel Comune di Isola Capo Rizzuto
(Crotone) con una capacita' ricettiva di 1.500 posti;
      2. il  centro  "Ortanova"  situato in localita' Borgo Mezzanone
(Foggia) con una capacita' ricettiva pari a 400 posti;
      3. il  centro "Pian del Lago" (Caltanissetta) con una capacita'
ricettiva di 150 posti;
      4. il  centro  "Salina  Grande"  (Trapani)  con  una  capacita'
ricettiva di 230 posti;
      5. il centro "Caserma Barone" situato nell'isola di Pantelleria
(Trapani) con una capacita' ricettiva di 100 posti.
   Altro centro governativo e' quello di Bari - Palese (Bari) con una
capacita'  ricettiva  di circa 600 posti. Al momento non e' operativo
ma e' attivabile nelle 24 ore in caso di necessita'.
   Alle strutture sopraccennate si affiancano quelle realizzate dalle
singole   Prefetture   -   UTG,   attraverso  convenzioni  con  Enti,
Associazioni o soggetti privati (Centro Caritas di Gorizia, posti 32;
Como   loc.   Tavernola  gestito  dalla  C.R.I.,  posti  200;  Centro
"Benincasa" di Ancona posti 40).
   Il   sistema   complessivo  di  soccorso  ed  identificazione  per
stranieri  irregolari  ha una capacita' ricettiva, quindi, intorno ai
3.250,  che  e'  stata,  al  momento,  sufficiente  a fronteggiare le
situazioni di emergenza.
   Il  Ministero  dell'interno  ha,  comunque,  avviato  una serie di
interventi  destinate  ad ottimizzare le attuali strutture attraverso
l'installazione  di moduli prefabbricati mobili, che consentiranno di
aumentare la capacita' ricettiva di altri 500 posti.


  2.11) Sistema nazionale dei servizi di accoglienza alle frontiere
           previsti dall'art. 11, comma 6 del T.U. 286/98

   La materia connessa all'individuazione, attivazione e gestione dei
servizi   di  accoglienza  alle  frontiere  non  e'  stata  presa  in
considerazione   nel   precedente  documento  programmatico,  per  il
triennio 2001 -2003, approvato con D.P.R. 30 marzo 2001.
   Dopo un quinquennio dall'entrata in vigore del testo unico 286/98,
il  quale,  nell'ambito  del  potenziamento  e  del coordinamento dei
controlli  di  frontiera di cui all'art. 11, al comma 6°, ha previsto
l'istituzione  dei  citati servizi di accoglienza presso i valichi di
frontiera,   al  fine  di  fornire  informazioni  e  assistenza  agli
stranieri  che  intendano presentare domanda di asilo o fare ingresso
in  Italia  per  un  soggiorno di durata superiore a tre mesi, appare
necessario   affrontare   le   problematiche  relative  alla  materia
medesima,  anche  perche'  e' ricompresa tra gli obiettivi prioritari
indicati dalle ultime Direttive emanate dal Ministro dell'interno.
   Nel  sottolineare che la nuova previsione normativa istituisce non
piu'  strutture  di accoglienza, ma servizi di accoglienza, l'art. 24
del  D.P.R.  31  agosto  1999,  n. 394, concernente il regolamento di
attuazione  del  predetto  T.U.  286/98,  prevede  l'istituzione  dei
medesimi  presso i valichi di frontiera nei quali e' stato registrato
negli  ultimi  tre  anni il maggior numero di richieste di asilo o di
ingressi sul territorio nazionale. La definizione delle modalita' per
l'espletamento  di  detti  servizi e' rimessa ad un provvedimento del
Ministero dell'interno, da emanare d'intesa con l'allora Ministro per
la solidarieta' sociale.
   Tale  provvedimento  e'  stato  emanato  in data 22 dicembre 2000,
mentre  con  D.M. 30 aprile 2001 sono stati individuati 15 valichi di
frontiera  ove  istituire  tali servizi, comprensivi dei valichi dove
giungono  stranieri  richiedenti  asilo  provenienti  da  altri Paesi
europei  in applicazione della Convenzione di Dublino. (Ancona, Bari,
Brindisi,  Bologna,  Bolzano,  Como, Firenze, Gorizia, Imperia, Roma,
Torino, Trieste, Trapani, Varese e Venezia).
   Lo stesso articolo 24 del citato D.P.R. 394/98 specifica, inoltre,
che  nei  casi  di  urgente  necessita',  per  i  quali  i servizi di
accoglienza   non   sono   sufficienti   o   non  sono  attivati,  e'
immediatamente  interessato l'ente locale per l'eventuale accoglienza
in uno dei centri istituiti a norma dell'articolo 40 del testo unico.
   Per   servizi   di  accoglienza  devono  intendersi  tutte  quelle
attivita'  di  supporto  che  possono  agevolare  la  permanenza  sul
territorio nazionale di stranieri che intendano presentare domanda di
asilo, di quelli che entrano in Italia per motivi diversi dal turismo
e  comunque per gli stranieri per i quali si rendano necessarie forme
di assistenza in attesa della definizione degli accertamenti connessi
al loro ingresso in Italia per un soggiorno di durata superiore a tre
mesi.
   La previsione di detti servizi si colloca nella prospettiva di una
differenziazione di attribuzione tra le forze di polizia e gli uffici
competenti,  che sono chiamati a fornire agli stranieri il piu' ampio
supporto  informativo sugli adempimenti di legge e sull'utilizzazione
dei servizi pubblici.
   Nel  corso  dell'anno  2001  sono  stati  attivati  i  servizi  di
accoglienza  presso  i  valichi  di  Roma-Fiumicino,  Ancona-Porto  e
Varese-Malpensa.
   Nel  corso  dell'anno  2002 sono stati attivati i servizi presso i
valichi  di  Como-Ponte  Chiasso, Gorizia-Casa Rossa, Trapani-Porto e
Venezia-Porto,  mentre  sono  stati reperiti e allestiti i locali ove
svolgere i servizi in questione presso i valichi di Trieste-Fernetti,
Brindisi-Porto,  Bari-Porto  ed  Imperia-Ventimiglia, successivamente
attivati nel corso del 2003.
   Da  quanto  sopra esposto si evince che, alla data del 31 dicembre
2003,  risultano operativi undici servizi di accoglienza sui quindici
previsti  dal  sopracitato D.M. 30 aprile 2001 e, pertanto, nel corso
del  prossimo triennio non solo si dovra' provvedere al completamento
della   predetta   rete   nazionale,   ma  anche  a  perfezionare  il
monitoraggio,  attraverso  le  relazioni  inviate  dalle prefetture e
dagli  enti  gestori,  dell'attivita' dei singoli servizi, al fine di
conoscere  analiticamente  la provenienza e lo status giuridico degli
utenti  stranieri,  le problematiche e le casistiche affrontate dagli
operatori durante la loro attivita' di interpretariato, di mediazione
culturale, di informazione sulle leggi esistenti e di indirizzo verso
i servizi pubblici.
   Detto  monitoraggio  potra',  inoltre,  essere  utile per valutare
l'opportunita'  di  provvedere, in relazione al modificarsi nel tempo
dei  flussi  migratori,  all'individuazione  di ulteriori valichi ove
disporre  l'attivazione  di  nuovi  servizi di accoglienza, ovvero la
chiusura  o  la temporanea sospensione delle attivita' di quelli gia'
esistenti,  cosi'  come  previsto  dal comma 2° dell'art.1 del citato
decreto 22 dicembre 2000, concernente le modalita' per l'espletamento
dei servizi stessi.


       2.12) Accordi internazionali di cooperazione di polizia

   Nell'ultimo  triennio  l'Italia  ha  sottoscritto numerosi accordi
bilaterali  di  cooperazione  di  polizia,  che,  tra i vari settori,
contemplano anche la lotta all'immigrazione clandestina e al traffico
di  esseri umani. Sono state assunte, altresi', mirate iniziative per
rafforzare  la  collaborazione con i principali Paesi di origine e di
transito dei flussi di immigrazione illegale. Una analisi dettagliata
degli  accordi  e delle attivita' bilaterali in merito si trovano nel
paragrafo 3.1 del presente documento.
   Sono  stati,  inoltre, stabiliti rapporti di collaborazione con le
autorita'  diplomatico-consolari  dei principali Paesi di origine dei
flussi  di  immigrazione  illegale  diretti  in  Italia,  al  fine di
semplificare   ed  accelerare  le  procedure  di  accertamento  della
nazionalita' per il rilascio dei documenti di viaggio (lasciapassare)
necessari  per  il  rimpatrio. Tra questi si possono citare: Nigeria,
Marocco,   Tunisia,  Sri  Lanka,  Bangladesh,  Romania,  Albania  (le
autorita'  albanesi  riammettono  i  propri  connazionali,  anche  se
sprovvisti di documenti).
   E'   stata   rafforzata  la  rete  di  ufficiali  di  collegamento
all'estero,   potenziando,  in  particolare  l'area  balcanica.  Sono
attualmente  44  gli ufficiali di collegamento italiani, appartenenti
alle  diverse Forze di Polizia, cosi' dislocati: 25 in Europa (di cui
14  presso Stati membri dell'Unione europea), 4 in Africa, 5 in Asia,
7 in Sud-Africa, 2 in Nord-America, 1 in Oceania.


              2.13) L'utilita' delle quote privilegiate

   L'immigrazione  clandestina,  quantunque ridimensionata, nel corso
degli  ultimi  anni,  presenta  potenzialita'  di crescita futura che
impongono  un'attenzione costante. Per contenere la spinta migratoria
illegale  dei  cittadini  di  numerosi  Paesi  terzi,  in provenienza
soprattutto  dall'Africa  sub-sahariana  e  centrale,  e'  necessario
instaurare  con  i Governi dei diversi Paesi di origine o di transito
rapporti  proficui  di  collaborazione che presuppongono l'offerta di
contropartite adeguate.
   La collaborazione di tali Governi e', sotto il profilo strategico,
fondamentale  e  decisiva per arginare l'afflusso di clandestini e la
concessione  di quote privilegiate di ingresso in favore di Paesi che
collaborano,   congiuntamente   alla  fornitura  di  equipaggiamenti,
rappresentano  strumenti  di  importanza  capitale  per conseguire la
collaborazione auspicata.
   Il  grado  di  successo  delle  politiche di quote privilegiate e'
particolarmente  visibile  tramite il crollo del numero di sbarchi di
clandestini  provenienti  da  paesi  con i quali sono stati raggiunti
degli  accordi  e ai quali sono state concesse quote privilegiate. Il
crollo   e'   chiaramente   percepibile   nel  2003,  in  particolare
dall'Albania (da 4.018 albanesi dichiarati sbarcati nel 2001 a 62 nei
primi  otto  mesi  del 2003) e dallo Sri Lanka (da 2.642 nel 2002 a 0
nei primi otto mesi del 2003), ma anche da Marocco, Tunisia, Pakistan
e Bangladesh.
   L'impatto  delle  quote  privilegiate  sul  numero di sbarcati: le
nazionalita' dichiarate dai clandestini al momento dello sbarco sulle
coste italiane
=====================================================================
                     |           2001|           2002|           2003
=====================================================================
Albania              |           4018|           1247|             62
Sri Lanka            |           1553|           2642|              0
Marocco              |           1199|           1856|            812
Tunisia              |            607|           1183|            577
Bangladesh           |            292|            365|            286
Pakistan             |            253|            787|            533
Egitto               |             92|            262|            102
Nigeria              |              1|             20|            121
Moldavia             |             24|              0|              0
Totale               |           8039|           8362|           2493
Fonte: Ministero dell'interno


       2.14) Il sistema di quote di ingresso a valenza europea

   In  tale  contesto si inseriscono le linee di tendenza sancite dal
Consiglio  europeo  di  Salonicco,  che  ha ribadito la necessita' di
adottare  una  politica  migratoria  europea bilanciata tra contrasto
all'immigrazione  clandestina  e  gestione  dell'immigrazione legale,
integrata  da  una  politica  di  collaborazione  con  i  paesi terzi
d'origine e di transito dei migranti.
   La  possibilita'  di  accedere  ad  un  circuito legale darebbe ai
migranti  una  valida  alternativa  alla  strada della clandestinita'
senza  contare  che  un  sistema di quote legali avrebbe una ricaduta
favorevole  anche  sui  Paesi  di  transito  che  vedrebbero,  cosi',
alleggerita  la  pressione  sui  propri  confini  da parte dei flussi
clandestini.
   A  Salonicco la Presidenza Italiana, nel mettere a disposizione la
propria  esperienza  in  campo  nazionale,  ha  proposto  ai Partners
europei  un sistema di quote di ingressi legali in Europa, da offrire
ai   Paesi  di  origine  e  di  transito  dei  principali  flussi  di
immigrazione  illegale,  in  cambio della loro collaborazione ai fini
della  stipula  di accordi di riammissione, della gestione dei flussi
migratori, del contrasto dell'immigrazione irregolare e del rimpatrio
dei clandestini.
   Anche  in  base  ai principi contenuti nel Trattato che adotta una
Costituzione  per  l'Europa,  che  sottolinea  il diritto degli Stati
membri  a  determinare  il  volume  d'ingresso nel loro territorio di
cittadini  provenienti da Paesi terzi, queste quote dovrebbero essere
determinate  dai singoli Paesi sulla base delle rispettive esperienze
-  e  dei  vincoli  storici  stabiliti  sul  piano  internazionale  e
confluire  in un "pacchetto europeo" che l'Unione potrebbe utilizzare
quale leva negoziale nelle relazioni con i Paesi terzi.
   L'idea di uno studio per la possibile definizione di un sistema di
quote  europeo  e'  stata  lanciata  dal nostro Ministro dell'interno
durante  il  Consiglio  informale  GAI  del  12  settembre  2003.  La
Commissione   e'   stata  incaricata  di  promuovere  uno  studio  di
fattibilita'  in  tempi  rapidi,  anche  se  alcune delegazioni hanno
espresso  perplessita'  in  merito  all'iniziativa, precisando che la
materia  del  lavoro  rientra  nelle competenze esclusive degli Stati
membri.


     2.15) Le iniziative adottate dall'Italia in ambito europeo

   In  coerenza  con  i  principi  stabiliti  dal Consigli Europei di
Tampere,  Laeken, Siviglia e Salonicco, il programma della Presidenza
italiana  in  materia di immigrazione e di asilo si e' incentrato sui
seguenti  aspetti:  l'aiuto  ai  Paesi,  di origine e di transito dei
migranti; la regolazione dei flussi legali; la gestione integrata dei
confini  terrestri,  marittimi  e  aerei  dell'Unione;  il  contrasto
all'immigrazione clandestina e la lotta alle organizzazioni criminali
che  la  sfruttano;  la  politica  europea  dell'asilo.  Nel semestre
italiano  su  questi temi si sono realizzati concreti avanzamenti. In
particolare:

   Immigrazione legale
      • E'  stato  affidato  alla Commissione il compito di elaborare
uno  Studio  sul  rapporto  tra  immigrazione  legale  e immigrazione
illegale  che  prenda  in  esame  anche l'ipotesi di quote annuali di
ingressi  regolari  da  offrire  a  Paesi di origine e di transito in
cambio  della  loro  collaborazione  per il governo complessivo delle
migrazioni;
      • E'  stato  avviato  il  negoziato sulla proposta di Direttiva
relativa  all'accesso  nell'Unione  per  motivi di studio, formazione
professionale  e  volontariato.  Questo  tema  e'  stato  oggetto  di
approfondimento  anche  sotto  il profilo scientifico in un seminario
che  si  e' svolto a Roma nel dicembre 2003, con la partecipazione di
personalita' del mondo accademico;
      • E' stata completata la lettura in sede tecnica della proposta
di  Direttiva  sull'ingresso e il soggiorno degli extracomunitari per
motivi  di lavoro, esame che consentira' alla Commissione di prendere
decisioni sui seguiti di dare all'iniziativa;
      • L'Italia  ha promosso in sede comunitaria il tema del dialogo
interreligioso.  In  proposito  si e' tenuta a Roma nell'ottobre 2003
una Conferenza dei Ministri dell'interno in esito alla quale e' stata
approvata  una  Dichiarazione che considera il dialogo interreligioso
una via privilegiata per migliorare l'integrazione degli immigrati in
Europa e garantire maggiore sicurezza.

   Gestione integrata delle frontiere esterne e politica di rimpatrio
      • E'  stata  attivata  la  "Common Unit, composta da esperti in
materia di frontiere;
      • Estato  raggiunto  un  accordo sull'impostazione dell'Agenzia
per  le  frontiere  in  virtu'  del quale l'Agenzia potra' entrare in
funzione   nel   gennaio   2005,   una  volta  definito  il  relativo
Regolamento;
      • Sono stati definiti i nuovi Centri per il coordinamento delle
attivita'  alle frontiere marittime (che saranno realizzati in Spagna
e  Grecia)  aeroportuali (realizzato in Italia), che si aggiungono al
Centro  gia'  attivato  in  Germania  per  le frontiere terrestri, al
Centro  di  analisi  integrata  del  rischio  (sotto  responsabilita'
finlandese)  e  al  Centro  per  la  formazione  degli  operatori  di
frontiera (di iniziativa austrosvedese);
      • E',  stato approvato un articolato Programma operativo per il
controllo   delle   frontiere   marittime,   proposto  dall'Italia  e
incentrato  sulla  collaborazione con i Paesi terzi. E' regolamentato
in  particolare  lo  svolgimento dei cosiddetti controlli "da porto a
porto"   nonche'   di   operazioni   congiunte   di   pattugliamento,
interdizione   navale  in  alto  mare  e  rimpatrio  degli  immigrati
irregolari.  In  applicazione  di  questo  programma l'Italia ha gia'
presentato  un  piano  di  pattugliamento  congiunto del Mediterraneo
(Progetto Nettuno), al quale hanno aderito anche altri Stati membri;
      • In vista dell'allargamento dell'Unione, sono state concordate
procedure   semplificate   nei   controlli  di  frontiera  e  servizi
congiunti;
      • Sono  state approvate due importanti decisioni che facilitano
la  collaborazione degli Stati membri nelle procedure di espulsione e
nell'organizzazione   dei   voli   congiunti  per  il  rimpatrio  dei
clandestini.

   Prevenzione e lotta all'immigrazione clandestina
      • Secondo  il  mandato  di  Salonicco,  e'  stato  approvato il
Regolamento  relativo  alla  creazione  di  una rete di funzionari di
collegamento  per  l'immigrazione,  che  costituisce  anche  un nuovo
strumento  di  cooperazione tra l'Unione e gli Stati terzi presso cui
gli ufficiali di collegamento sono distaccati;
      • Sono stati approvati due Regolamenti relativi all'inserimento
di  elementi  biometrici  nei visti e nei permessi di soggiorno ed e'
stata  avviata  l'elaborazione  di  analogo provvedimento relativo ai
passaporti.   Tenendo  conto  dei  dibattiti  aperti  in  altri  Fori
internazionali,  si  e' concordato di adottare le impronte digitali e
il  riconoscimento facciale come parametri di base, non escludendo la
possibilita' di adottare in futuro ulteriori elementi biometrici;
      • E'  stata approvata la Direttiva per il rilascio del permesso
di  soggiorno  alle  vittime  della  tratta  che  collaborano  con le
autorita'   competenti,   provvedimento   che  bilancia  l'azione  di
contrasto  al  traffico di esseri umani con l'assistenza a coloro che
ne sono vittime;
      • E'  stato avviato lo studio per un Regolamento che disciplina
l'obbligatorieta'  del  timbro di ingresso sui passaporti per chi non
ha  l'obbligo  del  visto e di una Direttiva per la comunicazione, da
parte dei vettori, dei dati relativi ai passeggeri.

   Asilo
      • E'  proseguito l'esame delle proposte di Direttiva volte alla
costruzione  di  un sistema europeo dell'asilo e in particolare della
Direttiva sulle procedure per la concessione e revoca dello status di
rifugiato, sulla quale si sono registrati consistenti avanzamenti;
      • Si  e'  svolto a Roma nell'ottobre 2003 un seminario relativo
alla protezione dei rifugiati nelle regioni di origine.

   Relazioni con i Paesi terzi
      • E'  stato  approvato  il  Regolamento  che stabilisce le basi
giuridiche  per  l'impiego  di  250  milioni  di euro stanziati dalla
Commissione  per  finanziare  accordi  con  i  Paesi  di origine e di
transito dei maggiori flussi migratori;
      • E' stato istituito un meccanismo di monitoraggio per valutare
il   livello   di   collaborazione   dei   Paesi  terzi  nella  lotta
all'immigrazione clandestina;
      • Sono  proseguiti  i  negoziati  per gli accordi comunitari di
riammissione,  due  dei  quali - con Sri Lanka e Albania - sono stati
conclusi.
   Di  questi  avanzamenti  hanno  preso  nota  i Consigli Europei di
Bruxelles del 16 e 17 ottobre e del 12 dicembre 2003.


                      2.16) La regolarizzazione

   Grazie   alla   legge   Bossi-Fini  (art.  33  legge  189/02,  con
riferimento  al lavoro domestico o di assistenza di carattere medico)
-  ed  alla  successiva legge di legalizzazione del lavoro irregolare
(decreto  legge  195/02 convertito nella legge 222/02, riguardante il
lavoro  subordinato  in  senso  lato) e' stato possibile avviare alla
regolarizzazione  circa  700.000  lavoratori extracomunitari presenti
nel  nostro Paese, un numero notevolmente superiore alle previsioni e
di  gran  lunga  maggiore  rispetto  alle  precedenti sanatorie degli
immigrati  (nel  1995  furono regolarizzati 244.000 extracomunitari e
nel 1998 251.000).
   Per  affrontare  nel  migliore  dei  modi tale procedura, e' stato
messo a punto un apposito progetto.
   Si  tratta della piu' grande operazione del genere mai compiuta in
Italia,  che  ha  comportato  un  notevole  impegno  da  parte  delle
strutture dello Stato, in particolare del Ministero dell'interno e di
quello del lavoro e delle politiche sociali, insieme a Poste italiane
S.p.A.  Un  rilevante  contributo e' fornito anche dall'Agenzia delle
entrate e dall'I.N.P.S., presenti presso gli Sportelli Polifunzionali
istituiti  presso  le  Prefetture  - Uffici Territoriali del Governo,
dove  vengono  completate  le  pratiche  di regolarizzazione, con una
notevole semplificazione delle procedure.
   Determinante, in tale operazione, e' stato il coinvolgimento delle
Poste  Italiane  S.p.A.,  cui  e'  stata  affidata  la  stampa  e  la
distribuzione,  presso i 14.000 sportelli postali sparsi per tutta la
Penisola,  degli  appositi  kit  su cui compilare le dichiarazioni di
emersione    e    legalizzazione    del   lavoro   irregolare   degli
extracomunitari, da presentare alle Prefetture-U.T.G. Cio' ha evitato
le  lunghe  file  del  passato  presso  gli uffici pubblici, mentre i
moduli,  a  lettura ottica, consentono il trattamento informatico dei
dati,  che  accelera  tutte le successive procedure istruttorie prima
della  convocazione  delle  parti  interessate  presso  gli Sportelli
Polifunzionali.
   Presso lo Sportello Polifunzionale sono state effettuate, tutte le
operazioni relative alla regolarizzazione:
      • firma del contratto di soggiorno per lavoro
      • rilascio del permesso di soggiorno