(all. 1 - art. 1) (parte 2)
      • rilascio del codice fiscale
      • definizione della posizione contributiva presso l'INPS.

   La   regolarizzazione  dei  lavoratori  extracomunitari  e'  stata
autofinanziata dai versamenti dei datori di lavoro interessati.
   Va   sottolineata   la   differenza  sostanziale  che  esiste  tra
regolarizzazione  e sanatoria. Le sanatorie del passato si limitavano
a  prendere  in considerazione la presenza sul territorio nazionale a
una certa data e riguardavano i disoccupati, garantendo loro soltanto
le  iscrizioni alle liste di collocamento. La regolarizzazione non si
e'  limitata  a  questo, ma ha richiesto un rapporto di lavoro reale,
che  e'  stato fatto emergere con una domanda che e' stata presentata
non dall'extracomunitario ma dal suo datore di lavoro. Il rapporto di
lavoro e' stato formalizzato in un contratto di lavoro con un salario
regolare:  a  esso  si e' collegata la regolarizzazione contributiva,
l'assistenza  sanitaria,  e  un  contesto  di  sicurezza,  perche'  a
ciascuno  sono stati effettuati i rilievi fotodattiloscopici. Le piu'
ottimistiche previsioni della vigilia facevano immaginare non piu' di
400 mila domande di regolarizzazione: sono state invece ben 705 mila!
Pur  in  presenza  di  una  serie  di  problemi  nella fase iniziale,
determinati  sia  dalla  quantita'  delle domande sia dalla oggettiva
difficolta'  di  leggere  alcune  delle  istanze  (qualcuna era stata
compilata  con caratteri cirillici e qualche altra prescindendo dalle
caselle  che  consentono  la  lettura  ottica),  si sono poi superati
questi  scogli, e si puo' dire che la regolarizzazione e' alle nostre
spalle:  su  705 mila domande presentate i procedimenti conclusi sono
poco  meno  di  650  mila; la stragrande maggioranza si riferiscono a
contratti  gia'  definiti, mentre una esigua minoranza di persone che
hanno perso il lavoro hanno avuto il permesso di soggiorno temporaneo
per  trovarne un altro. Le istanze respinte per le ragioni piu' varie
sono  una  percentuale ridottissima rispetto all'insieme: all'incirca
25  mila  rigetti. Tutto questo e' stato fatto in un anno, senza file
al  momento  della  presentazione  della  domanda  (in  virtu'  della
convezione  con  Poste  Italiane, che ha consentito di distribuire le
istanze  sull'intero territorio nazionale attraverso i 14 mila uffici
postali,  qualcosa  di piu' rispetto alle 103 Questure), e senza file
anche al momento della formalizzazione; tutti sono stati ben lieti di
essere  convocati  in  Prefettura,  a  giorno  e a orario fisso, e di
avere,  sempre  in  Prefettura, in una sola occasione definito i vari
adempimenti:  non soltanto la sottoscrizione del contratto di lavoro,
ma  pure, come si diceva, la regolarizzazione contributiva, sanitaria
e  fiscale.  L'ultima  sanatoria  era durata due anni e mezzo con 250
mila  domande,  lasciando  una  coda  di  35  mila  pratiche inevase;
l'attuale  regolarizzazione,  con un carico di 705 mila domande e con
un lavoro molto piu' impegnativo, si e' conclusa in un anno.
   Le istanze presentate
   Le  istanze  di  regolarizzazione  presentate in tutta Italia sono
state  705.138  di cui 343.616 riguardanti "colf e badanti" e 361.522
gli altri lavoratori subordinati.
   Roma  (107.282), Milano (87.080), Napoli (36.973), Torino (36.044)
e  Brescia  (24.405) sono le cinque province con il maggior numero di
domande per un totale di 291.784.
   Seguono:  Firenze  (17.133),  Caserta  (14.945), Bergamo (14.007),
Padova  (13.347), Bologna (12.979) Verona (12.853), Treviso (11.786),
Salerno (11.758), Genova (10.994), Vicenza (10.815), Modena (10.725),
Perugia (10.429), Venezia (9.440).
   Le  province  in  cui  sono state presentate meno di mille istanze
sono:  Oristano  (163),  Nuoro  (260),  Enna  (266),  Isernia  (301),
Caltanissetta  (534),  Trapani  (634)  Brindisi (521), Sondrio (632),
Aosta (684), Campobasso (853), Agrigento (891) e Matera (950).
   Le  regioni  nelle  quali  sono  state  presentate piu' istanze di
regolarizzazione  sono la Lombardia (159.144), il Lazio (124.344), la
Campania (68.487), il Veneto (61.500), il Piemonte (57.528), l'Emilia
Romagna  (57.171)  e  la  Toscana  (50.849);  quelle  dove sono state
presentate meno istanze: il Molise (1.114), la Basilicata (2.467), la
Sardegna (3.206) e il Trentino Alto Adige (5.556).
   Per quanto concerne le nazionalita' degli stranieri per i quali e'
stata presentata istanza di regolarizzazione, si evidenzia il primato
di   richieste  di  extracomunitari  provenienti  da  Paesi  dell'est
europeo:  Romania  (143.500),  Ucraina  (106.647),  Albania (54.918).
Seguono  il  Marocco  (53.986),  l'Ecuador (36.539), la Cina Popolare
(35.310),  la Polonia (34.173). Altri Paesi tradizionalmente presenti
nei  primi  posti  della  graduatoria  degli  stranieri  regolarmente
soggiornanti   in   Italia  si  attestano  su  posizioni  intermedie:
Filippine  (11.725),  Tunisia  (9.604), Sri Lanka (7.552), Jugoslavia
(6681).

Primi  dieci  paesi  con  maggior  numero  di  cittadini cui e' stato
rilasciato  un permesso di soggiorno in seguito alla regolarizzazione
(Ministero dell'interno. Rilevazione al 28 luglio 2004)
=====================================================================
             |   Totale    |             | di cui per  |
             |  permessi   | di cui per  |   lavoro    |Colf/badanti
             | rilasciati  |colf/badanti | subordinato |    in %
=====================================================================
Romania      |      134.039|       60.937|       73.102|         45,5
---------------------------------------------------------------------
Ucraina      |      100.789|       85.171|       15.618|         84,5
---------------------------------------------------------------------
Marocco      |       47.620|        8.808|       38.812|         18,5
---------------------------------------------------------------------
Albania      |       47.548|       10.300|       37.248|         21,7
---------------------------------------------------------------------
Ecuador      |       34.083|       24.006|       10.077|         70,4
---------------------------------------------------------------------
Cina         |       33.301|        5.472|       27.829|         16,4
---------------------------------------------------------------------
Polonia      |       30.401|       23.163|        7.238|         76,2
---------------------------------------------------------------------
Moldavia     |       29.443|       21.778|        7.665|         74,0
---------------------------------------------------------------------
Peru'        |       16.117|       12.843|        3.274|         79,7
---------------------------------------------------------------------
Egitto       |       15.074|          454|       14.620|          3,0
---------------------------------------------------------------------
Altre        |             |             |             |
nazionalita' |      153.184|       62.257|       90.927|         40,6
---------------------------------------------------------------------
Totale       |             |             |             |
permessi     |             |             |             |
rilasciati   |      641.599|      315.189|      326.410|         49,1
---------------------------------------------------------------------
Stranieri per|             |             |             |
i quali sono |             |             |             |
state        |             |             |             |
presentate   |             |             |             |
domande      |      693.928|      333.731|      360.197|         48,1

         ---->   VEDERE TABELLA A PAG. 59 DELLA G.U.  <----

   Il  numero  delle  istanze  presentate  e'  risultato  leggermente
superiore  a  quello  delle  persone per le quali e' stata presentata
domanda,  visto  che  piu'  datori  di lavoro potevano presentare una
istanza per lo stesso lavoratore (tipicamente una colf che lavorava a
meta'  tempo con due datori di lavoro diversi). Sono stati rilasciati
641.599  permessi  di  soggiorno,  principalmente a cittadini rumeni,
ucraini, marocchini e albanesi.
   Il  Ministero  dell'interno ha provveduto a dare pieno adempimento
alla  sentenza della Corte Costituzionale n. 78 del 10 febbraio 2005.
Tale   sentenza   ha   dichiarato   l'illegittimita'   costituzionale
dell'automatico   rigetto   dell'istanza   di   regolarizzazione   di
lavoratori  extracomunitari  presentate  nel  2002  in base alla sola
presenza  di  una denuncia per uno dei reati per i quali gli articoli
380  e  381  del  codice  di  procedura  penale  prevedono  l'arresto
obbligatorio  o  facoltativo  in  flagranza. Con nota del 4-3-2005 il
Ministero  dell'interno  ha  dato  indicazione  ai  prefetti  che  e'
opportuno   procedere   al   riesame,   in  via  di  autotutela,  dei
provvedimenti   di  rigetto  delle  istanze  di  regolarizzazione  in
conformita'  e  nei  limiti della sentenza costituzionale in oggetto,
sia  nei  procedimenti giurisdizionali pendenti, dandone nel contempo
tempestiva  comunicazione  alla competente Avvocatura dello Stato, ai
fini  della cessazione della materia del contendere, sia in relazione
ad eventuali istanze di riesame e/o diffide.


2.17) Lotta alla tratta di esseri umani e al traffico di clandestini.

   L'azione innovativa, avviata gia' nel 1998 dal Governo italiano in
materia  di  tratta  di esseri umani a fini di sfruttamento, e' stata
ulteriormente approfondita dalla recente pubblicazione della legge 11
agosto  2003,  n°228  "Misure contro la tratta di persone"; che va ad
affiancarsi  ed  a  rafforzare  il  dettato  dell'art.  18  del  T.U.
sull'Immigrazione,  che  prevede,  come  noto,  la concessione di uno
speciale  permesso di soggiorno temporaneo alle vittime che intendono
sottrarsi  allo  sfruttamento,  permettendo  loro  di  partecipare  a
specifici  programmi  individuali di recupero ed integrazione sociale
in Italia.
   La  legge  228/2003  riscrive  l'art. 601 del c.p., definendo piu'
puntualmente  la fattispecie di reato denominata "tratta di persone",
aumentandone contestualmente la pena minima edittale da 5 a 8 anni di
reclusione.  La  nuova legge ha equiparato la fattispecie in esame ai
delitti  di  mafia evidenziandone cosi' la gravita' e l'efferatezza e
applicando le disposizioni relative alla confisca dei patrimoni, alle
operazioni sotto copertura e al coordinamento delle indagini da parte
della  direzione  nazionale  anti-mafia. Inoltre la legge istituisce,
accanto  ad  uno  speciale programma di assistenza per le vittime dei
reati   previsti  dagli  art.  600  e  601  del  c.p.  ("riduzione  o
mantenimento  in  schiavitu'  o  in servitu'" e "tratta di persone"),
anche  delle  specifiche  azioni di prevenzione finanziabili su di un
apposito Fondo per le misure anti-tratta.
   Soffermandosi  sulla  dimensione  transnazionale  del  fenomeno  e
sottolineando  l'importanza della cooperazione internazionale per una
piu' efficace azione di prevenzione, l'art. 14 della legge impegna il
Dipartimento  per  le pari opportunita' e il Ministero degli esteri a
promuovere  incontri  e  campagne di informazione, anche nei paesi di
provenienza  delle  vittime  del  traffico.  In  vista delle medesima
finalita', la norma prevede, inoltre, che il Dipartimento per le pari
opportunita',  unitamente  al  Ministero  dell'interno,  al Ministero
della  giustizia,  del  lavoro  e  delle politiche sociali, organizzi
corsi  di  formazione  degli  operatori  impegnati  nella  lotta alla
tratta.   Tali   iniziative   saranno   inserite   fra   gli  impegni
programmatici  del  Dipartimento  per  le  pari  opportunita'  per il
prossimo triennio.
   Il  Ministero dell'interno e il Ministro per le pari opportunita',
ciascuno  nell'ambito  delle  rispettive  competenze, stanno portando
avanti una serie di misure nel campo della lotta alla tratta.
   Il  Ministero  dell'interno  ha  promosso ed avviato, negli ultimi
anni,  alcuni  progetti  innovativi  allo  scopo di attuare misure di
intervento  finalizzate, non solo a fornire un concreto sostegno alla
repressione  del  fenomeno criminale, ma anche a realizzare azioni di
prevenzione e di aiuto alle vittime della tratta.
   Tali  progetti  sono  finalizzati  a  facilitare,  da  un lato, il
ritorno  volontario  in  patria  delle  vittime  di tratta - che, nel
percorso  di  uscita  dello  stato  di  sfruttamento  in cui versano,
collaborano  con  le  forze  dell'ordine  all'individuazione  ed alla
cattura  dei  propri  sfruttatori  -  e  dall'altro  a concorrere, in
collaborazione  con  le  autorita' dei Paesi di origine - puntando in
particolar   modo   a  fornire  una  attenta  e  mirata  informazione
preventiva  sui rischi legati all'immigrazione clandestina - a creare
le necessarie condizioni di tutela delle potenziali vittime.
   In particolare tali iniziative sono:
      • Progetto  nazionale  per  assicurare  il  ritorno  volontario
assistito  e  la  reintegrazione  nel  paese di origine delle vittime
della  tratta,  finanziato  per  il  secondo  anno  consecutivo,  dal
Dipartimento  per le pari opportunita' della Presidenza del Consiglio
dei  Ministri,  sul  Fondo nazionale previsto dall'art. 18 del D.Lgvo
286/98 e confermato dalla nuova L. 189/2002.
   Questa  iniziativa,  che,  sulla  base  di uno specifico programma
individuale,   elaborato   tenendo  conto  delle  capacita'  e  delle
aspettative   del  beneficiario,  prevede  il  reinserimento  sociale
lavorativo  e familiare delle vittime di tratta nel paese di origine,
assicura   alle   stesse  oltre  alla  assistenza  medica,  legale  e
psicologica,   l'avvio   a   corsi   di   formazione  scolastica  e/o
professionale ed a percorsi di inserimento o reinserimento lavorativo
sostenuti  dalla concessione di una indennita' di prima accoglienza e
di due borse lavoro.
   Il progetto ha consentito, fino ad ora, di provvedere al rimpatrio
ed  all'assistenza  di  oltre 110 vittime di tratta. Si sottolinea la
rilevanza  del  contributo  fornito dalle beneficiarie del programma,
alle  forze dell'ordine nella lotta contro i trafficanti, mediante le
denunce sporte contro i propri sfruttatori.
      • Progetto Prevenzione Tratta
   Nel dicembre 2003 si e' conclusa anche l'iniziativa finalizzata ad
avviare,  nei  paesi  di  origine delle vittime di tratta, specifiche
attivita' mirate a prevenire il fenomeno.
   Tali paesi sono in particolare: la Romania, l'Albania, la Moldavia
e l'Ucraina.
   Le  attivita'  realizzate in ciascuno di essi hanno riguardato, in
particolare:  a) la realizzazione di una campagna di informazione sui
media  locali  attraverso  la messa in onda di filmati, imperniati su
testimonianze dirette, finalizzati ad informare le potenziali vittime
sui rischi legati alla immigrazione illegale; b) incontri pubblici di
sensibilizzazione,    in   particolare   nelle   scuole,   sui   temi
dell'immigrazione   con   particolare   riguardo   alla   tratta;  c)
l'organizzazione  di  tavoli  di  lavoro  comuni  con  rappresentanti
italiani  e  autorita'  locali,  finalizzati  a  stimolare  forme  di
cooperazione  continuativa  per  prevenire  e combattere la tratta di
esseri  umani.  d) convegno nazionale, svoltosi a Roma il 21 novembre
2003, per la presentazione dei risultati conseguiti dall'iniziativa.
   Il  Progetto  e'  realizzato sulla base dei finanziamenti previsti
dalla  L.  212/92 (Collaborazione con i Paesi dell'Europa centrale ed
orientale).
   In  considerazione  degli  ottimi  risultati  gia'  ottenuti e del
rilievo  assunto a livello internazionale ed europeo dalle iniziative
suindicate - quali modelli innovativi nella lotta contro la tratta di
esseri  umani - il Ministero dell'interno si sta adoperando affinche'
le  stesse  possano  assumere  carattere  di continuita' e continuare
anche negli anni 2004/2006.
   La  strategia  di  contrasto al fenomeno della tratta degli esseri
umani,  adottata  dal Dipartimento per le pari opportunita', persegue
una  duplice finalita': quella di rafforzare le misure repressive nei
confronti dei trafficanti e quella di sostenere le vittime del reato,
favorendone l'integrazione sociale e lavorativa nel nostro Paese.
   Particolare  importanza  hanno  le  disposizioni normative volte a
garantire  alle vittime del traffico assistenza e protezione sociale.
Per  consentire  alle  persone  offese  di affrancarsi effettivamente
dalla  condizione  di  sfruttamento  cui  sono  state  sottoposte, e'
indispensabile  offrire  loro  percorsi  alternativi  di sostegno, di
informazione  e  di  orientamento,  cui  si  dedica in particolare il
Dipartimento per le pari opportunita'.
   A tal fine, la legge 11 agosto 2003, n°228, ha istituito presso la
Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri il gia' citato Fondo per le
misure  anti-tratta  -  nel  quale  confluiscono  le  somme stanziate
dall'art.  18  del  testo unico dell'immigrazione, nonche' i proventi
della  confisca  ordinata  a  seguito  di  sentenza  di condanna o di
applicazione  della  pena  su  richiesta  delle  parti - destinato al
finanziamento  dei programmi di assistenza e di integrazione sociale,
in  favore  delle vittime del traffico, nonche' delle altre finalita'
di protezione previste dal citato art. 18.
   Come  e'  noto,  la  norma  prevede la concessione di uno speciale
permesso  di  soggiorno  per  consentire  agli  stranieri vittime del
traffico,   di  sottrarsi  alla  violenza  o  allo  sfruttamento  cui
risultano  sottoposti, e di partecipare ad un programma di assistenza
ed integrazione sociale.
   Ad una Commissione interministeriale, istituita nel 1999 presso il
Dipartimento per le pari opportunita', e' stato attribuito il preciso
compito  di  indirizzo, controllo e programmazione delle risorse, ora
confluite nel nuovo Fondo, per l'attuazione dei progetti. Con decreto
del  23  novembre  1999  il  Ministro  per  le  pari  opportunita' ha
individuato le due tipologie di programmi finanziabili:
      • i  programmi di protezione sociale, finalizzati ad assicurare
un percorso di assistenza e protezione alle vittime della tratta;
      • le  azioni  di  sistema,  dirette a supportare i programmi di
protezione  con  iniziative di sensibilizzazione, indagini e ricerche
sull'andamento  del  fenomeno, attivita' formative per gli operatori,
attivita' di assistenza tecnica e monitoraggio dei progetti.
   Importante  azione  di  sistema  concerne il progetto di rimpatrio
volontario  assistito  per  le donne vittime del traffico, coordinato
dal  Ministero  dell'interno  con  l'assistenza dell'OIM di cui si e'
gia' detto.
   Un'altra  iniziativa  che  si  e' rivelata utile per avvicinare le
vittime  di  questo  terribile  mercato  alle  istituzioni,  e' stata
l'attivazione  di  un  Numero  Verde  - che restera' operativo per il
prossimo  triennio  -  composto  da  una postazione nazionale e da 14
postazioni locali. Tali postazioni, dislocate in diverse macro aree a
carattere  regionale  e  interregionale, realizzano con i progetti di
protezione  sociale  una  rete  di  intervento  coordinata  a livello
locale, unica nel suo genere.
   L'insieme  dei progetti di protezione sociale attualmente in campo
realizza una rete di intervento efficace e offre alle persone vittime
del  traffico  reali  opportunita' di affrancamento e di integrazione
nel  tessuto  sociale italiano. Si tratta di servizi diversificati ma
integrati:  le  unita'  di  strada;  gli  sportelli di informazione e
consulenza  a  livello  sanitario,  legale,  sociale, psicologico; le
misure di accoglienza diversificate.
   Si  sottolinea  che  il  rilascio  del  permesso di soggiorno e il
conseguente  inserimento  nel  programma,  non  e'  subordinato  alla
collaborazione  con  gli  inquirenti  o  alla  presentazione  di  una
denuncia   da   parte   dello  straniero  che  desidera  affrancarsi,
ritenendosi  sufficiente il tentativo di quest'ultimo di sottrarsi ai
condizionamenti della organizzazione criminale.
   La  scelta  fatta  in  tal senso dal legislatore non solo assicura
alle  vittime  una tutela reale e completa ma, al contempo, favorisce
il  contrasto alla criminalita' organizzata, in quanto si ritiene che
le  persone  che  vengono  inserite  nel percorso di recupero sociale
possano fornire un quadro informativo utile all'azione investigativa.
   Considerati i risultati raggiunti, si intende proseguire la strada
intrapresa promuovendo ulteriori iniziative e cioe':
      • intensificare  l'attivita'  di  monitoraggio  dei programmi e
delle azioni di sistema avviati;
      • creare,  in  modo  sistematico, occasioni di confronto con la
Magistratura  e  le  forze  di  polizia che operano sia in Italia che
all'estero;
      • prospettare  possibilita'  di  integrazione  tra  le fonti di
finanziamento nazionali ed europee;
      • intensificare  la collaborazione con i Paesi di origine e non
soltanto per promuovere
   campagne  di  informazione  sui rischi connessi con l'immigrazione
non  controllata,  ma  anche  per  promuovere  interventi di sviluppo
locale in grado di incidere sulle cause di questo fenomeno criminoso.
      • Favorire   in   sede  di  programmazione  degli  "avvisi"  il
coinvolgimento  del  terzo  settore,  del  volontariato  e degli enti
religiosi

         ---->   VEDERE TABELLA A PAG. 62 DELLA G.U.  <----

                       |               Avviso 1|             Avviso 2
---------------------------------------------------------------------
                       |    Marzo 2000-febbraio|
Periodo                |                   2001|Marzo 2001-marzo 2002
---------------------------------------------------------------------
Numero di progetti     |                       |
approvati              |                     49|                   47
---------------------------------------------------------------------
Numero di soggetti     |                       |
accompagnati ai vari   |                       |
servizi sociali (dopo  |                       |
il primo contatto)     |                   5577|                 8801
---------------------------------------------------------------------
   di cui presso       |                       |
strutture sanitarie    |                       |                 6671
---------------------------------------------------------------------
   Di cui consulenza   |                       |
legale                 |                       |                 1235
---------------------------------------------------------------------
   Consulenza          |                       |
psicologica            |                       |                  865
---------------------------------------------------------------------
   Altro               |                       |                   40
---------------------------------------------------------------------
Num soggetti inseriti  |                       |
nei progr. di protez   |                       |
sociale                |                   1755|                 1836
---------------------------------------------------------------------
Numero di permessi di  |                       |
soggiorno ottenuti     |                    833|                 1062
---------------------------------------------------------------------
Numero di soggetti che |                       |
hanno partecipato a    |                       |
corsi di orientamento  |                       |
formativo/lavorativo   |                       |
---------------------------------------------------------------------
Corsi di formazione    |                     87|
---------------------------------------------------------------------
Corsi di               |                       |
alfabetizzazione lingua|                       |
italiana               |                    330|
---------------------------------------------------------------------
Assegnazione borse di  |                       |
studio                 |                    347|
---------------------------------------------------------------------
Tutorship guidate in   |                       |
azienda                |                    135|
---------------------------------------------------------------------
Corsi di formazione    |                       |
professionale          |                       |                  537
---------------------------------------------------------------------
corsi di formazione    |                       |
scolastica             |                       |                  552
---------------------------------------------------------------------
Borse lavoro           |                       |                  395
---------------------------------------------------------------------
Avviati al lavoro      |                       |                  944
---------------------------------------------------------------------
  di cui agricoltura   |                       |                   20
---------------------------------------------------------------------
  industria            |                       |                  214
---------------------------------------------------------------------
  commercio (rist/     |                       |
artig)                 |                       |                  204
---------------------------------------------------------------------
  turismo              |                       |                  108
---------------------------------------------------------------------
  servizi alle imprese |                       |                   78
---------------------------------------------------------------------
  istruzione, sanita'  |                       |                   23
---------------------------------------------------------------------
  servizi alle persone |                       |
(collaborazioni        |                       |
domestiche)            |                       |                  297
Fonte: Ministro per le pari opportunita', iniziative ex Art. 18 D.lgs
286/98


    2.18) Gli stranieri, la giustizia ed il sistema penitenziario

   Negli  ultimi anni il numero dei detenuti extracomunitari presenti
negli  istituti  penitenziari  del  Paese  e' andato progressivamente
aumentando, anche se il dato relativo all'anno 2003 ha registrato una
lieve diminuzione rispetto all'anno precedente.
   Nello  specifico  negli anni 2000/2003 i detenuti complessivamente
presenti sono stati:

Detenuti complessivamente presenti negli Istituti Penitenziari
=====================================================================
          |  Detenuti   |   Detenuti   |    Totale    |   Detenuti
          |  stranieri  |   italiani   |   detenuti   |stranieri in %
=====================================================================
31.12.2000|       15.582|        37.583|        53.165|          29,3
---------------------------------------------------------------------
31.12.2001|       16.294|        38.981|        55.275|          29,5
---------------------------------------------------------------------
31.12.2002|       16.788|        38.882|        55.670|          30,2
---------------------------------------------------------------------
30.06.2003|       16.636|        39.767|        56.403|          29,5
Fonte:  "Rapporto Mensile sulla popolazione penitenziaria" pubblicato
dall'Ufficio  per  lo  sviluppo e la gestione del Sistema Informativo
Automatizzato - Sezione Statistica.

   Attualmente pertanto la percentuale degli stranieri presenti nelle
strutture  penitenziarie italiane si aggira intorno ad un terzo della
popolazione detenuta.
   Aree geografiche di provenienza.
   Riguardo  alle  aree geografiche di provenienza si rappresenta che
il   quadro  degli  stranieri  detenuti  nelle  carceri  italiane  e'
rappresentato:
      -da  una  prevalenza di detenuti provenienti dai paesi del Nord
Africa, in particolare di maghrebini (Marocco, Tunisia e Algeria sono
tre  tra  le  quattro  nazionalita' in assoluto piu' frequenti), e da
paesi europei non appartenenti alla UE, in particolare da Albania, ex
Jugoslavia e Romania;
      -da una discreta presenza di detenuti sudamericani, soprattutto
colombiani, cileni e venezuelani;
      -da  una  minore  presenza  di detenuti provenienti dagli altri
paesi dell'Africa e dall'Asia.
   La  situazione  e' comunque in continua evoluzione. In particolare
(dal 30.6.2002 al 30.6.2003) si e' registrato:
      -  un  lievissimo  decremento dei detenuti albanesi (da 2.820 a
2.811);
      -  un  marcato incremento dei cittadini romeni (da 753 a 989) e
un lieve calo di detenuti provenienti dall'attuale Jugoslavia (da 918
a 884) e dalla Croazia (da 199 a 171);
      -  un  lieve  decremento  di  detenuti  marocchini  (da 3.810 a
3.692), algerini (da 1.512 a 1.334) e tunisini (da 2.066 a 1.954);
      -  un  notevole  decremento  dei  detenuti colombiani (da 501 a
348).

         ---->   VEDERE TABELLA A PAG. 64 DELLA G.U.  <----

   Lavoro dei detenuti stranieri.
   In  via  preliminare  va chiarito che i detenuti ammessi al lavoro
possono suddividersi in due gruppi:
      1. Detenuti   lavoranti  alle  dipendenze  dell'Amministrazione
Penitenziaria (Servizi interni e lavorazioni);
      2. Detenuti  lavoranti non alle dipendenze dell'Amministrazione
Penitenziaria  (artigiani,  lavoranti  in  proprio, ammessi al lavoro
all'esterno, lavoranti a domicilio, soci di cooperative).
   Il totale dei detenuti lavoranti rispetto ai detenuti presenti, si
aggira  intorno  al 25% della popolazione detenuta. Dato quest'ultimo
che negli ultimi anni ha mantenuto una sostanziale stabilita'.
   In particolare, si segnala che circa l'84 % dei detenuti lavoranti
presta    la    propria    attivita'   lavorativa   alle   dipendenze
dell'Amministrazione Penitenziaria. Nello specifico, la maggior parte
di  questi detenuti e' impiegata nei c.d. servizi domestici, ossia in
attivita'  che  devono  essere  prestate per la vita quotidiana della
comunita':  addetti  alle  pulizie,  addetti  alle cucine, incaricati
della  distribuzione  del vitto ecc. e nell'attivita' di manutenzione
ordinaria  del  fabbricato  (secondaria  in  ordine  di  importanza):
elettricista,  idraulico  ecc.,  a cui sono assegnati circa il 7% dei
detenuti.
   Accanto   a  queste  tipologie,  sussistono  attivita'  di  lavoro
organizzato  su  base  industriale  che  riguarda  l'8%  circa  della
popolazione detenuta.
   La percentuale degli stranieri rispetto al totale dei detenuti che
prestano  attivita'  lavorativa  alle dipendenze dell'amministrazione
penitenziaria, si aggira intorno al 32 %, valore superiore alla quota
di  stranieri  lavoranti rispetto al totale dei detenuti impegnati in
attivita' lavorative che si aggira intorno al 28%.
   Il  restante  16%,  circa, dei detenuti lavoranti presta attivita'
non  alle  dipendenze dell'Amministrazione Penitenziaria. Fanno parte
di  questa  categoria  tra  gli  altri i soggetti in semiliberta' e i
soggetti ammessi al lavoro all'esterno ex art. 21 O.P.
   Per  quanto  riguarda  gli stranieri lavoranti non alle dipendenze
dell'Amministrazione  (8%  circa  del totale di questa categoria), si
registra  una  netta  differenza  rispetto  alla  analoga percentuale
relativa  ai lavoranti alle dipendenze: pari circa al 32%. 1 detenuti
stranieri  sono  pertanto  prevalentemente  impegnati in quest'ultimo
tipo di attivita'.
   Corsi professionali.
   La quota dei detenuti stranieri sul totale degli iscritti ai corsi
che partecipa ai corsi professionali si aggira intorno al 26 %.
   Essi  rappresentano  circa il 6 % degli stranieri sul totale della
popolazione detenuta.
   Si   fa   rinvio   all'allegato  prospetto  per  una  ricognizione
dettagliata  degli  stranieri  che  hanno  partecipato  a  tali corsi
professionali negli ultimi anni.
   Aspetti del trattamento dei detenuti stranieri.
   L'evoluzione della composizione della popolazione detenuta (sia in
termini  quantitativi, che in relazione alla provenienza geografica),
ha   comportato   da  parte  dell'Amministrazione  Penitenziaria,  un
rilevante  sforzo  di  aggiornamento degli strumenti adeguati per far
fronte  alle  svariate  esigenze  di  tali  detenuti  (si  pensi alla
necessita' di convenzionare degli interpreti).
   Gli  extracomunitari, infatti, spesso ignorano la lingua italiana,
sono  soggetti  che  in genere mantengono abitudini, usi, religione e
regole  etniche  diverse  dagli  italiani, costituiscono, infine, una
categoria di detenuti che manca di riferimenti lavorativi o parentali
esterni al carcere e che quindi difficilmente riesce ad usufruire dei
benefici offerti dall'ordinamento penitenziario (affidamento in prova
al servizio sociale, semiliberta' ecc.). Tanto premesso, la parte del
documento  che  segue  intende  offrire  una  panoramica dei percorsi
operativi  avviati  dalla  Amministrazione Penitenziaria negli ultimi
anni, che hanno avuto come destinatari i detenuti stranieri.
   Le difficolta' linguistico culturali.
   Il  primo  ostacolo  da  superare  quando si parla di rapporti con
popolazioni straniere e' quello della comunicazione.
   Di  questo  problema  si  occupa  l'art.  35  del  regolamento  di
esecuzione del 2000(2), dedicato alle condizioni di esecuzione penale
nei   confronti  dei  detenuti  e  degli  internati  di  cittadinanza
straniera.   La   lettera   di  tale  articolo  recita  testualmente:
"Nell'esecuzione  delle misure privative della liberta' nei confronti
di  cittadini  stranieri, si deve tenere conto delle loro difficolta'
linguistiche  e delle differenze culturali. Devono essere favorite le
possibilita'  di  contatto con le autorita' consolari del loro Paese.
Deve   essere   favorito  l'intervento  di  operatori  di  mediazione
culturale,  anche  attraverso  convenzioni  con gli enti locali o con
organizzazioni di volontariato".
   Al  riguardo,  tra le iniziative assunte da parte del Dipartimento
dell'amministrazione penitenziaria per ridurre le difficolta' di tipo
linguistico culturale, si segnalano in particolare:
   1.  La  realizzazione a cura del Dipartimento dell'amministrazione
penitenziaria  di  alcuni opuscoli, tradotti nelle lingue di maggiore
diffusione  tra  gli  stranieri  detenuti  nel nostro Paese (che sono
stati distribuiti a tutti gli Istituti penitenziari) contenenti nello
specifico:
      •  le norme dell'Ordinamento Penitenziario e del Regolamento di
esecuzione;
      • i diritti dei detenuti;
      •   per   il   settore  sanitario,  alcune  informazioni  sulla
prevenzione delle malattie trasmissibili per via parentale e sessuale
(HIV, HBV, HCV)(3).
   Altri  depliant  tradotti  in diverse lingue, realizzati in alcuni
Istituti  Penitenziari  in  collaborazione  con  le  Associazioni  di
volontariato e con gli Enti Locali.
   2.   L'implementazione   delle   biblioteche  di  alcuni  istituti
penitenziari   dei  testi  maggiormente  richiesti  dagli  immigrati:
dizionari,   grammatiche,   testi   di   genere  religioso,  storico,
narrativo, periodici.
   Il mediatore culturale.
   All'abbattimento  delle barriere linguistiche potrebbe contribuire
l'utilizzo  della  figura  del mediatore culturale (gia' previsto dal
T.U.  sugli  immigrati  e  dall'art.  35 R.E.O.P.), il quale potrebbe
diventare  una  sponda  reale  per  attivare  i necessari processi di
rieducazione alla legalita' e alla vita sociale.
   Al  riguardo  e'  opportuno  osservare  che,  per  non turbare gli
equilibri esistenti, l'utilizzo del "mediatore culturale" all'interno
degli  Istituti  Penitenziari  va  tuttavia  preceduto  da un'attenta
riflessione da parte dell'Amministrazione Penitenziaria per definirne
le funzioni, le competenze, l'ambito di operativita', la formazione e
le caratteristiche.
   Per  tale  ragione,  negli  ultimi anni sono stati promossi alcuni
progetti  di  ricerca e di formazione che hanno contribuito a fornire
un  profilo  piuttosto  definito  del mediatore culturale; sono state
inoltre  stipulate  alcune  convenzioni  con  agenzie  accreditate di
mediazione linguistico - culturale, per interventi negli istituti che
vedono una massiccia presenza di detenuti extracomunitari.
   I progetti che sono stati gia' avviati.
   Al riguardo, si segnalano in particolare:
      1) La  convenzione  tra  il  Dipartimento  dell'amministrazione
penitenziaria  e  il  CIES - Centro di Informazione e Educazione allo
Sviluppo  -  per  l'utilizzo  e  l'intervento  di gruppi di mediatori
culturali  negli  Istituti Penitenziari, che ha gia' avuto attuazione
negli Istituti Romani di Rebibbia e di Regina Coeli.
      2) Nell'ambito  dell'iniziativa Comunitaria Equal, il "Progetto
mediazione  linguistico  culturale per l'inserimento socio lavorativo
dei  migranti" di cui e' promotore il C.I.E.S (Centro di Informazione
e Educazione allo Sviluppo), che prevede, dopo una fase di formazione
di  stage,  la sperimentazione del servizio di mediazione linguistico
culturale, per un periodo di dodici mesi, di 30 mediatori all'interno
degli  Istituti  Penitenziari  della  C.C. Milano Bollate, della C.C.
Prato,  degli  Istituti  romani  di Rebibbia Nuovo complesso e Regina
Coeli,  della  C.C.  di  Torino  Le Vallette, dei CSSA di Milano e di
Roma.
   Gli elementi del trattamento.
   Il   trattamento   rieducativo   del   condannato  finalizzato  al
reinserimento  sociale  presuppone:  un periodo di osservazione della
personalita'  del soggetto, la partecipazione alle attivita' proposte
dall'amministrazione e la regolare condotta.
   Gli  elementi  del trattamento possono essere interni o esterni al
carcere,  interni  sono  principalmente: l'istruzione, il lavoro e la
religione; esterni sono le misure premiali e le misure alternative.
   L'istruzione
   Particolare  cura  e' data dall'Amministrazione Penitenziaria alla
istruzione.  Per  tutti i detenuti italiani e stranieri nella maggior
parte  degli Istituti sono organizzati corsi di scuola dell'obbligo e
di  addestramento  professionale. In molti Istituti vi sono scuole di
secondo grado ed e' favorito il compimento degli studi universitari.
   Per  i detenuti stranieri, inoltre, in molti Istituti Penitenziari
sono  organizzati  dei  corsi  di  lingua  italiana  e  dei  corsi di
alfabetizzazione.
   Il diritto di professare la propria religione.
   L'ordinamento   Penitenziario  consente  a  tutti  i  detenuti  la
liberta'  di  professare,  di  praticare e di istruirsi nella propria
fede  religiosa.  Alle  liberta'  sopra  individuate e ai correlativi
diritti  dei  detenuti, si rapporta un dovere dell'Amministrazione di
predisporre gli strumenti per renderne operativo l'esercizio.
   In  ogni  Istituto  e'  presente  un  cappellano ed e' ammesso, su
richiesta  dei  detenuti,  l'ingresso di Ministri di culto diverso da
quello  cattolico,  inclusi in un elenco formato sulla base di intese
tra   il  Ministro  dell'interno  e  le  rappresentanze  delle  varie
religioni.
   Per  le  religioni per le quali lo Stato Italiano non ha stipulato
apposite  convenzioni,  come  nel caso della religione islamica, sono
infine riconosciuti ai detenuti il diritto alla pratica e professione
della  propria  fede  religiosa  (in  particolare,  ai  musulmani  e'
garantito  il diritto al vitto e il diritto di consumare i pasti dopo
il  tramonto  nel periodo del Ramadan) e sono allestite ove possibile
apposite sale per la preghiera islamica.
   Il lavoro.
   All'interno  degli  Istituti penitenziari il lavoro e' distribuito
in  maniera  equa  tra  detenuti  italiani  e  stranieri. Al detenuti
immigrati,  anche senza permesso di soggiorno, e' inoltre autorizzata
l'assegnazione  del  Codice  fiscale(4)  per  l'avviamento  al lavoro
all'esterno e l'accesso alle c.d. misure alternative.
   Posto  che,  in  astratto,  l'ammissione  al lavoro all'esterno e'
possibile, va tuttavia osservato come, in concreto, sono solo pochi i
detenuti  che  riescono  ad  usufruirne, per la mancanza di relazioni
sociali sul territorio e per le barriere linguistiche e culturali.
   Al  riguardo,  una  soluzione  che l'amministrazione Penitenziaria
tenta  di  praticare  e'  quella  di  incrementare  i  rapporti con i
soggetti  che  operano  sul  territorio (enti locali, associazioni di
volontariato  ecc.), al fine di creare una rete valida per ipotizzare
percorsi lavorativi adeguati.
   I permessi premio e le misure alternative.
   Difficile  per tutti i detenuti stranieri e' l'accesso ai benefici
previsti  dalla  legge:  permessi  premio,  affidamento  in  prova al
servizio sociale, ecc.
   I principali ostacoli all'accesso alle misure premiali sono legati
in particolare alle seguenti ragioni:
      1)   al  fenomeno  del  c.d. "alias", che si verifica quando il
detenuto ha dichiarato - al momento dell'ingresso in carcere o quando
e'  stato  arrestato  -  un nome diverso da quello proprio e, quindi,
sussistono difficolta' ad identificarlo ed a chiedere informazioni su
di  lui;  per  questo  motivo  la Magistratura di Sorveglianza spesso
rigetta le richieste di misure premiali.
      2 alla   mancanza   di  riferimenti  esterni:  amici,  famiglia
alloggio.
   Al  riguardo,  una  soluzione  adeguata  al problema dell'alloggio
potrebbe  essere costituita dalle case di accoglienza che attualmente
non  sono  molte  e  nella  maggior  parte dei casi hanno pochi posti
disponibili.
   Le azioni programmatiche
   Tanto  premesso,  si  propone  di  intraprendere  per  il prossimo
triennio le seguenti iniziative:
      1) Per   il   superamento   delle   barriere  linguistiche:  I.
l'utilizzo  della  figura  del  mediatore  culturale  nelle strutture
carcerarie,   soprattutto   nel  settore  nuovi  giunti  e  nell'area
pedagogica  trattamentale, per coadiuvare gli operatori penitenziari,
sveltire le procedure burocratiche e facilitare da parte dei detenuti
la   comprensione   delle  leggi  e  delle  regole  di  contesto;  2.
l'attivazione di corsi di lingua italiana per i detenuti stranieri;
      2) Per   quanto   riguarda   le   politiche   del   lavoro:  1.
l'attivazione   di  corsi  di  formazione  professionale  finalizzati
all'inserimento  lavorativo degli stranieri (ed. formazione rientro),
sia  nel  paese d'origine che in Italia; 2. l'incremento dei rapporti
con i soggetti del territorio per ipotizzare per i detenuti stranieri
percorsi  lavorativi  adeguati  e  attivita' trattamentali esterne al
carcere.  Piu'  in  generale,  le politiche del lavoro per i detenuti
immigrati devono, infatti, essere pensate e realizzate congiuntamente
alle strategie dirette a favorire il loro reinserimento sociale.
---------------------------

          (2)D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230. Regolamento recante norme
          sull'ordinamento  penitenziario  e sulle misure privative e
          limitative della liberta'.
          (3)Circolare,  5513/5963  del  20/1/2000, Allegato 2 "Linee
          guida per la gestione delle epatiti virali in carcere
          (4)  Circolare  del  Ministero  della Giustizia, Interni n.
          691858 del 2332993


2.19) Problematiche della giustizia minorile riguardo agli stranieri

   Il  dato  piu'  generale  sulla  consistenza  del  fenomeno  della
criminalita'  minorile  in Italia, e' quello dei minorenni denunciati
alle Procure della Repubblica presso i Tribunali per i minorenni.
   Il dato messo a disposizione dall'ISTAT, relativo all'anno 2001 ed
e'  pari  a 39.785 denunce, delle quali il 22% a carico di stranieri,
percentuale  inferiore rispetto al picco osservato negli anni `95/98.
All'interno   della   componente   straniera   e'  in  netto  aumento
l'incidenza  dei  minori  in  eta' imputabile, ossia della componente
perseguibile penalmente.
   L'aumento  delle  denunce  nei  confronti  dei minorenni stranieri
imputabili,  e' uno dei fattori che ha influito sull'incremento della
presenza straniera nei Servizi Minorili della Giustizia, verificatosi
negli ultimi dieci anni.
   Istituti  penali  per i minorenni: Nel triennio, la presenza media
giornaliera e' passata complessivamente dai 474 detenuti del 2000, ai
487 del 2001, ai 470 del 2002.
   Rispetto  a quest'ultimo valore, nel primo semestre 2003 il numero
di detenuti in I.P.M. e' risultato in leggero aumento, e precisamente
pari  a  476  minori,  (valore  coincidente con quello registrato nel
primo semestre 2002).
   La percentuale di minori stranieri rispetto al totale dei detenuti
negli I.P.M., e' risultata pari al 47% negli anni 2000 e 2001, al 49%
nel 2002. Nel primo semestre dell'anno 2003, invece, tale percentuale
e'  scesa  nuovamente  al  47%  (il  corrispondente  valore nel primo
semestre 2002 era pari al 49%).
   Centri  di  prima  accoglienza: l'utenza nel triennio 2000-2002 e'
diminuita:  il numero degli ingressi registrato in tali strutture e',
infatti,  passato dai 3.994 del 2000, ai 3.685 del 2001, ai 3.513 del
2002.
   L'incidenza  della  componente straniera sul totale degli ingressi
e'  rimasta  sostanzialmente  invariata,  risultando  pari al 56% nel
2000, al 54% nel 2001 e nuovamente al 56% nel 2002.
   Con  riferimento  al  primo  semestre  2003, il numero complessivo
dell'utenza  transitata  nei C.P.A., e' stato pari a 1.730 unita'; la
componente straniera ha costituito il 55%. Nel confronto con il primo
semestre  del  2002,  il  numero  degli  ingressi  non  ha registrato
variazioni   di   rilievo;  risulta  invece  in  leggero  aumento  la
percentuale di stranieri che nel precedente periodo era stata pari al
54%.
   Uffici  di  servizio  sociale  per i minorenni: l'analisi dei dati
relativi  all'utenza  evidenzia  l'aumento del numero complessivo dei
minori  seguiti  da  tali  Servizi (12.494 nel 2000, 13.953 nel 2001,
14.044  nel  2002)  e,  in  particolare,  l'aumento  della componente
straniera, la cui incidenza sull'utenza complessiva e' passata dal 9%
del 2000, al 12% del 2001, al 14% del 2002.
   Nel  primo  semestre 2003, l'utenza degli U.S.S.M. e' risultata in
aumento   rispetto   allo   stesso   periodo   dell'anno   precedente
(rispettivamente 7.730 e 7.662); e' aumentata anche la percentuale di
minori stranieri passando dal 13% al 14%.
   Comunita':  il  numero  complessivo  dei  collocamenti  di  minori
sottoposti  a  provvedimento  penale  e' stato pari a 1.178 nell'anno
2000, a 1.339 nel 2001, a 1.326 nel 2002. E' in aumento il numero dei
minori stranieri collocati in comunita'; la loro incidenza sul totale
e'  stata,  infatti,  pari  al  28%  nel  primo  anno  in esame ed e'
progressivamente  aumentata  al 31% nel 2001, al 36% nel 2002, al 40%
nel  primo  semestre  2003.  Il  numero di collocamenti registrati in
questo  ultimo  periodo  e' rimasto praticamente invariato rispetto a
quello  del primo semestre 2002; e', invece, in aumento la componente
straniera, che e' passata dal 36% al 40%.
   L'analisi  della  tipologia  di  reato  mette in evidenza la netta
prevalenza dei reati contro il patrimonio nell'utenza straniera e, in
particolar   modo,  per  quella  proveniente  dell'est  europeo,  che
costituisce piu' della meta' dell'utenza straniera complessiva. Sono,
invece, meno frequenti che negli italiani i reati contro la persona.
   Aree geografiche di provenienza
   A  tal proposito e' utile fornire un quadro complessivo delle aree
territoriali   di   provenienza   dei   minori  straneri.  Il  gruppo
proveniente  dall'est  europeo  (soprattutto ex Jugoslavia, Romania e
Albania),  costituisce  quello  piu'  rappresentato  con  il  59%  di
presenza  media  giornaliera  registrata  nel  primo  semestre  2003.
Seguono  i minorenni africani con il 36% (per lo piu' provenienti dal
Marocco  e  dalla  Tunisia),  e  gli asiatici con il 4% (Cina e Medio
Oriente).
   L'analisi  dei  dati relativi al primo semestre 2003, evidenzia un
netto  aumento  dei minori provenienti dalla Romania, la cui presenza
media  giornaliera ha raggiunto un valore pari a 40 unita', contro le
11 unita' dei 2001 e le 17 unita' del 2002.
   Particolarmente   significativo   e'   il   dato   relativo   alla
distribuzione   territoriale   dei   minori   stranieri,   che   sono
prevalentemente detenuti negli IPM del centro-nord (nell'anno 2002 il
77% dei detenuti del nord e l'82% del centro).
   Aspetti di carattere demografico
   Con   riferimento   agli   aspetti   di   carattere   demografico,
considerando  l'eta'  dei detenuti, si osserva che l'utenza straniera
e'  piu' giovane di quella italiana (rispettivamente in media 17 e 18
anni  nel 2002). Mentre per quanto riguarda la posizione giuridica la
maggior parte degli stranieri e' in attesa di giudizio (81 %).
   Presenza minori stranieri negli Istituti penali.
   Come  si evince dai dati statistici sopraesposti, l'incremento del
numero  di stranieri riguarda in particolare modo gli Istituti Penali
per  i  Minorenni,  pur  essendo  evidente  in  tutti i Servizi della
Giustizia Minorile.
   Una  spiegazione  a  tale  fenomeno  puo' essere individuata nella
maggiore  applicazione  della  misura  cautelare  detentiva  per  gli
stranieri da parte della magistratura.
   Infatti il numero di stranieri denunciati ai quali e' applicata la
misura  della  custodia  cautelare  e', in termini relativi, maggiore
rispetto a quello degli italiani.
   A  conferma  di  cio'  si  osserva  che tra i motivi di uscita dai
Centri  di  Prima  Accoglienza (CPA), quello per l'applicazione della
custodia  cautelare  rappresenta,  nel  2002, il 34% del totale delle
uscite  con  l'applicazione  di  una  misura  cautelare,  valore  che
raggiunge  il  51% considerando l'utenza straniera, contro il 18% per
gli italiani.
   Tale  fenomeno  e'  riconducibile  alla  difficolta' di progettare
interventi  in  area penale esterna per gli stranieri. Le difficolta'
che  questi  minori  esprimono e la complessita' del lavoro che viene
richiesto agli operatori, spazia dai problemi che riguardano lo stato
di  irregolarita',  a quelli di assenza di figure parentali, problemi
di identificazione e di quelli dell'irreperibilita'.
   Tuttavia dal 1998 (anno di avvio delle rilevazioni presso gli USSM
e  le  Comunita)  ad  oggi,  si registra un incremento del ricorso da
parte della magistratura a misure non detentive.
   Linee di intervento
   Da quanto sopra evidenziato, si evince che nell'ultimo decennio si
e'  assistito  ad  un profondo mutamento della tipologia dell'utenza,
con  non  poche  ripercussioni  sugli  aspetti  operativi dei Servizi
Minorili della Giustizia.
   Nel  tempo,  la  diversita'  delle  culture  di  appartenenza  dei
ragazzi,    provenienti    da    contesti   geografici   estremamente
differenziati,  ha  messo  in  evidenza  l'esigenza  di ridefinire le
strategie di intervento da tempo collaudate con l'utenza italiana.
   Mediazione culturale
   Sin dagli inizi degli anni 90, anche nella Giustizia Minorile sono
stati  introdotti i mediatori culturali proprio al fine di promuovere
una  migliore  integrazione  dell'utenza extracomunitaria nei Servizi
Minorili della Giustizia.
   Sulla  base  delle  esperienze condotte negli ultimi decenni e con
l'obiettivo   di  sancire  la  mediazione  culturale  come  attivita'
istituzionalmente  prevista  nell'ambito  dei  Servizi Minorili della
Giustizia,  e' stata predisposta una circolare, protocollo 6/2002 del
23/03/2002,   volta   a  definire  ruoli  e  funzioni  del  mediatore
culturale.
   Quanto   sopra   in  ottemperanza  al  disposto  del  decreto  del
Presidente  della  Repubblica  20 giugno 2000, n. 230, concernente il
"Regolamento  recante  norme  sull'ordinamento  penitenziario e sulle
misure  privative  e limitative della liberta'" che, all'articolo 35,
riconosce   una   funzione   operativa  alla  mediazione  linguistico
culturale  nell'ambito  del trattamento penitenziario, prevedendo che
"deve   essere  favorito  l'intervento  di  operatori  di  mediazione
culturale,  anche  attraverso  convenzioni  con gli enti locali o con
organizzazioni di volontariato".
   Alla  luce  del  progressivo  aumento  dell'utenza  straniera,  si
rendera' pertanto necessario potenziare questi servizi.
   Attivita' scolastica e formativa
   Tenuto conto, inoltre, che un aspetto fondamentale dell'intervento
sui  minori  stranieri  e'  rappresentato  dall'esigenza  di  fornire
strumenti  volti  a  facilitare  il  processo di inserimento sociale,
rilevante importanza assumono le attivita' scolastiche e formative.
   Nell'ambito   degli   Istituti   Penali  per  i  Minorenni,  forte
attenzione   dovra'   essere   dedicata,   come   in   passato,  alla
contestualizzazione  dei  percorsi  scolastici  alle esigenze di tale
utenza,  promuovendo  un'alfabetizzazione  veloce  e l'attivazione di
percorsi di educazione non scolastici nel
   senso  classico,  ma  che  tengano  presente  le  differenze della
cultura  di  appartenenza  e che siano fortemente orientati a fornire
competenze  ed  abilita'  immediatamente  fruibili ed esportabili nel
contesto extrapenale.
   Riconoscimento diritti fondamentali
   In  merito  al  diritto a manifestare la liberta' religiosa, cosi'
come  sancito  dall'art.  19 della Costituzione ed in applicazione di
quanto   previsto  dall'art.  58  del  DPR.  30/06/200,  n.  230  (in
particolare  commi  5  e  6),  all'interno  degli Istituti Penali per
Minorenni, e' assicurata l'assistenza religiosa anche per i minorenni
di religione non cristiano-cattolica.
   Per  quanto  riguarda  i  precetti legati all'alimentazione, nelle
tabelle  vittuarie  da  adottare negli Istituti Penali per Minorenni,
elaborate  dall'Istituto  Nazionale  di Ricerca per gli Alimenti e la
Nutrizione,  sono  previste delle specifiche variazioni di menu', per
rispondere   alle  prescrizione  alimentari  legate  all'appartenenza
religiosa dell'utenza detenuta.
   Minori stranieri non accompagnati
   Inoltre,   particolare   attenzione   dovra'   essere  posta  alla
problematica dei minorenni stranieri non accompagnati, per far fronte
alla  quale  e'  stata  predisposta  la Circolare Prot. n. 528 del 28
maggio  2003,  volta  a  diffondere  le  linee  guida,  stabilite dal
Comitato  Minori  Stranieri,  circa  l'obbligo  di  segnalazione allo
stesso   Comitato  dell'ingresso  o  della  presenza  sul  territorio
italiano di un minorenne straniero.
   Progetti
   Il  Dipartimento  della  giustizia  minorile ha realizzato tra gli
altri i seguenti progetti:
   Mediazione  culturale,  ancora  in corso, in collaborazione con il
CIES   (Centro   Italiano   per   l'Educazione   e   lo  Sviluppo)  e
l'Associazione  Andolfi. Tale progetto ha la finalita' di favorire un
approccio  di  tipo interculturale, attraverso la realizzazione di un
confronto dialettico tra culture e differenti modelli di riferimento.
   Minori   stranieri,   gia'   realizzato   in   collaborazione  con
associazioni  del  privato  sociale,  Istituto  Psicoanalitico per la
ricerca sociale e Questure. La finalita' del progetto e' stata quella
di riconoscere le modalita' tecnico operative per affrontare la presa
in  carico  dei  minori stranieri entrati nel circuito penale, con il
duplice  obiettivo  di  ridurne  il disagio e favorire l'integrazione
sociale.
   Prevenzione
   In  occasione  del  semestre  di  Presidenza  Italiana dell'Unione
europea,  e' stato realizzato un monitoraggio a livello europeo delle
buone  prassi  realizzate  nell'ambito  degli  interventi  rivolti  a
favorire  l'integrazione sociale dei minori extracomunitari. E' stata
sottolineata  l'esigenza  di  conoscere  e diffondere le buone prassi
come strumento volto a promuovere la circolarita' delle informazioni,
attivita'  che  proseguiranno  nello sviluppo delle azioni della Rete
EUCPN.
   Si   intende,   infine,   sostenere   l'elaborazione  di  progetti
alternativi  alla detenzione per i minorenni stranieri, ricercando ed
attivando risorse specifiche per tale tipo di utenza.

Denunce  alle  Procure  della  Repubblica  presso  i  Tribunali per i
minorenni. Anni 1991- 2001.
=====================================================================
    |              |   Di cui: a   |                |Minori stranieri
    |              |   carico di   |                |imputabili in %
    |              |    minori     |% stranieri sul |   stranieri
Anni|Totale denunce|   stranieri   |     totale     |   denunciati
=====================================================================
1991|        44.977|          7.928|      180%      |      49%
---------------------------------------------------------------------
1992|        44.788|          8.002|      18%       |      46%
---------------------------------------------------------------------
1993|        43.375|          9.107|      21%       |      48%
---------------------------------------------------------------------
1994|        44.326|         11.015|      25%       |       51
---------------------------------------------------------------------
1995|        46.051|         12.701|      28%       |      52%
---------------------------------------------------------------------
1996|        43.975|         11.454|      26%       |      50%
---------------------------------------------------------------------
1997|        43.341|         11.192|      26%       |      57%
---------------------------------------------------------------------
1998|        42.107|         10.926|      26%       |      65%
---------------------------------------------------------------------
1999|        43.897|         11.887|      27%       |      64%
---------------------------------------------------------------------
2000|        38.963|          9.124|      23%       |      71%
---------------------------------------------------------------------
2001|        39.785|          8.720|      22%       |      75%
Elaborazioni del servizio statistico del Ministero della giustizia su
dati Istat

Ingressi  e presenza negli Istituti penali per i minorenni negli anni
1991- 2002 e nel primo sem. 2003.
=====================================================================
         |         |         |    %    | Totale  |         |    %
         | Totale  | Di cui: |stranieri|detenuti |         |stranieri
         |ingressi |   di    |   sul   |presenti | Di cui: |   sul
  Anni   |in I.P.M |stranieri| totale  |in I.P.M.|stranieri| totale
=====================================================================
  1991   |    1.954|      726|   37%   |      356|       87|   24%
---------------------------------------------------------------------
  1992   |    2.289|      797|   35%   |      514|      113|   22%
---------------------------------------------------------------------
  1993   |    2.314|      849|   37%   |      560|      118|   21
---------------------------------------------------------------------
  1994   |    2.240|      918|   41%   |      616|      140|   23%
---------------------------------------------------------------------
  1995   |    2.013|      903|   45%   |      551|      145|   26%
---------------------------------------------------------------------
  1996   |    1.975|      882|   45%   |      526|      153|   29%
---------------------------------------------------------------------
  1997   |    1.888|      954|   51%   |      499|      168|   34%
---------------------------------------------------------------------
  1998   |    1.888|    1.004|   53%   |      438|      171|   39%
---------------------------------------------------------------------
  1999   |    1.876|    1.005|   54%   |      426|      180|   42%
---------------------------------------------------------------------
  2000   |    1.886|    1.108|   59%   |      474|      223|   47%
---------------------------------------------------------------------
  2001   |    1.644|      946|   58%   |      487|      231|   47%
---------------------------------------------------------------------
  2002   |    1.476|      846|   57%   |      470|      232|   49%
---------------------------------------------------------------------
   1°    |         |         |         |         |         |
semestre |         |         |         |         |         |
  2003   |      812|      440|   54%   |      476|      225|   47%
Elaborazioni del servizio statistico del Ministero della giustizia su
dati Istat

Ingressi  nei Centri di prima accoglienza negli anni 1991- 2002 e nel
primo semestre 2003.
=====================================================================
                |Totale ingressi |   Di cui: di    | % stranieri sul
      Anni      |   in C.P.A.    |    stranieri    |     totale
=====================================================================
      1991      |           4.072|            1.902|       47%
---------------------------------------------------------------------
      1992      |           4.552|            1.961|       43%
---------------------------------------------------------------------
      1993      |           4.122|            1.746|       42%
---------------------------------------------------------------------
      1994      |           4.085|            1.924|       47%
---------------------------------------------------------------------
      1995      |           4.175|            2.239|      50100
---------------------------------------------------------------------
      1996      |           3.790|            1.838|       48%
---------------------------------------------------------------------
      1997      |           4.196|            2.189|       52%
---------------------------------------------------------------------
      1998      |           4.222|            2.305|       55%
---------------------------------------------------------------------
      1999      |           4.248|            2.275|       54%
---------------------------------------------------------------------
      2000      |           3.994|            2.250|       56%
---------------------------------------------------------------------
      2001      |           3.685|            1.974|      50100
---------------------------------------------------------------------
      2002      |           3.513|            1.952|       56%
---------------------------------------------------------------------
1° semestre 2003|           1.730|              954|       55%
Elaborazioni del servizio statistico del Ministero della giustizia su
dati Istat

         ---->   VEDERE TABELLA A PAG. 73 DELLA G.U.  <----

Denunce  alle  Procure  della  Repubblica  presso  i  Tribunali per i
minorenni  di  minori  stranieri secondo i Paesi di provenienza. Anni
1999-2001
   Paesi di provenienza                 Anni
                           |         1999|         2000|         2001
Unione europea             |          310|          333|          240
di cui:                    |             |             |
Francia                    |          109|           90|           72
Germania                   |          109|          133|           94
Regno Unito                |            8|           17|           10
Spagna                     |           39|           25|           26
Altri paesi europei        |         8.96|        6.203|        5.525
di cui:                    |             |             |
Albania                    |        1.254|        1.111|        1.238
Ex-Jugoslavia              |        6.412|        4.032|        2.899
Romania                    |        1.152|          875|        1.184
Africa                     |        2.179|        2.102|        2.399
di cui:                    |             |             |
Algeria                    |          416|          406|          469
Marocco                    |        1.534|        1.475|        1.706
Senegal                    |           27|           25|           32
Tunisia                    |           95|          103|           78
Asia                       |          195|          199|          272
di cui:                    |             |             |
Cina Popolare              |           65|           62|           48
Israele                    |           18|           48|           85
America                    |          234|          285|          283
di cui:                    |             |             |
Canada                     |            2|            2|            1
Stati Uniti                |           22|           18|           17
Brasile                    |           35|           63|           44
Cile                       |           31|           21|           24
Colombia                   |           21|           38|           43
Peru'                      |           52|           52|           46
Oceania                    |            2|            2|            1
di cui:                    |             |             |
Australia                  |            2|            2|            -
TOTALE                     |        11.87|        9.124|        8.720
Elaborazioni del servizio statistico del Ministero della giustizia su
dati Istat

Presenza  media  giornaliera  negli  Istituti  penali per i minorenni
negli  anni  1991-2002 e nel primo semestre 2003, secondo il Paese di
provenienza dei minori
=====================================================================
   Paesi di provenienza   |   2001   |   2002   |  1 semestre 2003
=====================================================================
Unione europea            |       258|       240|                 252
Italia                    |       256|       238|                 251
Altri Paesi U.E.          |         2|         2|                   1
Altri paesi europei       |       123|       119|                 131
Albania                   |        47|        45|                  36
Cecoslovacchia            |         1|         0|                   0
Croazia                   |         3|         4|                   5
Jugoslavia                |        56|        50|                  47
Macedonia                 |         3|         1|                   1
Moldavia                  |         1|         1|                   1
Polonia                   |         1|         0|                   2
Romania                   |        11|        17|                  40
Ungheria                  |         0|         1|                   0
Africa                    |        95|        99|                  81
Algeria                   |        16|        16|                  11
Congo                     |         0|         0|                   1
Egitto                    |         1|         0|                   0
Marocco                   |        70|        74|                  61
Nigeria                   |         1|         0|                   0
Tunisia                   |         7|         9|                   8
America                   |         5|         3|
Brasile                   |         1|         1|                   0
Cile                      |         2|         2|                   1
Colombia                  |         1|         1|                   0
Ecuador                   |         1|         2|                   2
Peru'                     |         0|         1|                   0
Rep. Dominicana           |         0|         0|                   1
Asia                      |         6|         5|                  10
Cina popolare             |         0|         3|                   7
Iraq                      |         3|         1|                   1
Israele                   |         1|         0|                   1
Palestina                 |         2|         1|                   2
Siria                     |         0|         0|                   1
Totale                    |       487|       470|                 476
Elaborazioni del servizio statistico del Ministero della giustizia su
dati Istat


     Cap. 3) Le azioni e gli interventi a livello internazionale

   Le  migrazioni costituiscono un fenomeno globale e strutturale dei
nostri  tempi  e  caratterizzano  in  misura sempre piu' rilevante le
relazioni  internazionali. Come tutti i maggiori Paesi europei, anche
l'Italia  e'  dunque chiamata a confrontarsi con l'afflusso crescente
di  stranieri  provenienti  da varie parti del mondo. A differenza di
quanto  accaduto  in  altre parti del mondo, si tratta di un fenomeno
relativamente  recente,  che si e' sviluppato con estrema rapidita' e
sul quale si rileva una particolare sensibilita', anche per la nostra
storia  di  Paese  di  tradizionale emigrazione. Lo stesso Segretario
Generale  dell'ONU  ha  da tempo indicato la tematica migratoria come
una   delle   questioni   emergenti  su  cui  l'ONU  e  la  comunita'
internazionale sono tenute a confrontarsi.
   La politica migratoria e' pertanto progressivamente divenuta parte
integrante e centrale della politica estera italiana. Essa si propone
l'obiettivo  di  "governare"  i  movimenti migratori diretti verso il
nostro  Paese  attraverso  strategie  idonee  a favorire gli ingressi
regolari  di stranieri, in particolare per soddisfare le esigenze del
mercato  nazionale  del lavoro, e prevenire e contrastare i flussi di
clandestini,  per  motivi  di  sicurezza  ed  ordine pubblico e nello
stesso  interesse  di  coloro  che  sono  vittima  di  tali  traffici
illeciti.
   Con   questi  obiettivi,  l'azione  del  Governo  italiano  si  e'
sviluppata  e  continuera'  a  farlo  nel futuro - su tre direttrici,
seguendo  un  approccio  equilibrato,  che  si basa sul convincimento
della necessita' di un'ampia e efficace collaborazione internazionale
tra  tutti  i  Paesi interessati ai fenomeni migratori, siano essi di
origine, di transito e di destinazione.
   Sul   piano   europeo,   l'Italia  ha  sostenuto  con  convinzione
l'estensione  delle  competenze  comunitarie  ai  temi  dell'asilo  e
dell'immigrazione,  lo stabilimento di una cooperazione piu' avanzata
tra  gli Stati membri in tale settore ed un piu' stretto collegamento
tra  politica  migratoria  e  politica  estera dell'Unione. Il nostro
Paese  ha  fornito  un  contributo fondamentale al dibattito in corso
svolgendo un ruolo propositivo ampiamente riconosciuto.
   Sul  piano  bilaterale,  si e' privilegiata una strategia globale,
con iniziative finalizzate al contrasto dell'immigrazione illegale ed
alla  regolamentazione  dei  flussi  di ingresso legali, inserite nel
contesto  piu'  ampio delle relazioni politiche esistenti con i Paesi
di   provenienza  dei  migranti,  nonche'  di  quelle  relative  alla
cooperazione  economico-commerciale e alla cooperazione allo sviluppo
per  la  quale  e' auspicabile un aumento delle risorse, in linea con
gli obiettivi fissati a livello internazionale.
   Specifica   attenzione   e'   stata   riservata   alla  dimensione
multilaterale   del   dialogo  sui  temi  migratori,  particolarmente
dinamica  sul  piano regionale, sia per quanto riguarda i Balcani che
il  Mediterraneo.  In tale contesto, sono da menzionare i rapporti di
fruttuosa    collaborazione    instaurati   con   le   organizzazioni
internazionali  competenti  in  tema  di immigrazione ed asilo, quali
l'OIM,  l'UNHCR  e  l'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro),
quest'ultima per quanto concerne le questioni di lavoro.


           3.1) L'azione dell'Italia a livello bilaterale
                 con i Paesi di origine e transito.

   Sul   piano  diplomatico  bilaterale,  l'Italia  ha  intensificato
l'azione  di  sensibilizzazione  nei confronti dei Paesi di origine e
transito  per chiedere una maggiore collaborazione nelle attivita' di
prevenzione e contrasto dei flussi illegali. Le questioni migratorie,
ed   in   particolare   la   collaborazione   in  tema  di  contrasto
dell'immigrazione  clandestina,  figurano  quindi in una posizione di
sempre  maggiore rilievo politico nell'agenda dei nostri incontri con
gli  interlocutori  dei Paesi da cui piu' forte proviene la pressione
migratoria,  siano  essi Paesi di origine o di transito. Nella stessa
ottica,  l'Italia  ha  avviato collaborazioni rafforzate sul tema del
contrasto al traffico di clandestini con i maggiori partners europei,
tra i quali Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna.

a) Mediterraneo
   In  tale  contesto,  e'  stata  riservata una attenzione del tutto
particolare  al  bacino  del  Mediterraneo, da cui proviene una forte
pressione   migratoria  irregolare,  anche  in  transito  dall'Africa
Subsahariana  e  dall'Oriente.  L'immigrazione  clandestina  via mare
presenta  infatti  caratteristiche del tutto particolari, anche per i
suoi evidenti aspetti umanitari. I nostri interventi nei confronti di
imbarcazioni  con  a  bordo  clandestini,  una  volta che queste sono
salpate  verso  il nostro Paese, debbono necessariamente privilegiare
gli  aspetti  del  soccorso,  al  fine  di evitare la perdita di vite
umane. Si tratta dunque di un fenomeno che ci induce a considerare il
momento  del  contrasto  in  una fase successiva, che e' quella della
riammissione  di  coloro che non hanno titolo per rimanere nel nostro
Paese.
   Nel   corso   degli  ultimi  anni,  si  e'  riusciti  ad  attirare
l'attenzione   dei  Paesi  dell'area  mediterranea,  sulle  tematiche
dell'immigrazione  clandestina  e  del  traffico  di esseri umani. E'
stata  evidenziata l'importanza di una piu' stretta collaborazione su
tale  tematica sia sul piano delle relazioni bilaterali, sia nel piu'
ampio  contesto europeo. Si possono al riguardo ricordare i risultati
sin  qui ottenuti, molti dei quali scaturiscono dalla riunione del 22
marzo  2002, presieduta dall'On. Presidente del Consiglio, alla quale
hanno   partecipato   l'allora  Ministro  dell'interno  ed  i  nostri
Ambasciatori in alcuni dei Paesi maggiormente interessati al traffico
di  clandestini (Egitto, Sri Lanka, Pakistan, Siria, Libano, Turchia,
Cipro).
   Cipro e Malta, per la loro posizione geografica, si trovano in una
posizione   chiave   per  il  controllo  dei  movimenti  di  migranti
irregolari nel Mediterraneo. Con Cipro, il 28 giugno 2002, sono stati
sottoscritti  un  accordo  di  cooperazione  nella  lotta  contro  la
criminalita'  organizzata  ed un accordo di riammissione, che prevede
anche  il  rimpatrio  di  cittadini  di  Paesi  terzi.  L'accordo  di
cooperazione  prevede  anche  la  possibilita',  per le unita' navali
italiane  impegnate  in  operazioni  di  contrasto  dell'immigrazione
illegale,  di  avvalersi  dell'assistenza  tecnico-logistica cipriota
presso  strutture  portuali dell'Isola. Un accordo di riammissione e'
stato  sottoscritto  l'8  dicembre 2001 con Malta. Con la Valletta e'
stato altresi' firmato, il 20 dicembre 2002, un accordo quadro per la
sorveglianza aereo-marittima nel Mediterraneo e per la lotta contro i
traffici   illeciti  in  mare.  Grazie  a  questo  accordo  e'  stata
intensificata  la collaborazione investigativa per smantellare alcuni
gruppi  criminali  responsabili del trasporto via mare di clandestini
dalle  coste  maltesi alla Sicilia. L'ingresso a pieno titolo di tali
Paesi   nell'Unione   europea,  avvenuta  il  1°  maggio  2004,  puo'
consentire   un   rafforzamento   della   collaborazione  volta  alla
prevenzione  ed  al  contrasto  dei  traffici  illeciti via mare, con
specifiche  iniziative  attualmente allo studio in ambito europeo. Da
parte  italiana  e'  stato proposto a titolo sperimentale un progetto
pilota  con  Malta,  Libia  e Tunisia per il pattugliamento congiunto
antimmigrazione  nel  Mediterraneo  centrale,  prevedendo altresi' il
rimpatrio dei clandestini intercettati.
   Per  quanto  riguarda  la  Turchia,  non  e'  stato finalizzato un
accordo di riammissione a livello bilaterale. Considerandosi Paese di
transito,  la  Turchia condiziona la firma di accordi di riammissione
con  i  Paesi europei alla conclusione di analoghe intese con i Paesi
vicini  dell'area.  Attualmente,  a  seguito del mandato ricevuto dal
Consiglio, la Commissione sta negoziando un accordo comunitario sulla
riammissione. Con Ankara esiste un accordo bilaterale di cooperazione
per  la  lotta  al  terrorismo,  la  criminalita'  organizzata  ed il
riciclaggio  di  proventi  illeciti  di tali attivita', firmato il 22
dicembre  1998.  Sono stati stabiliti contatti diretti per lo scambio
di  informazioni  strategiche  e di natura investigativa per la lotta
contro  le organizzazioni dedite al favoreggiamento dell'immigrazione
clandestina.  E'  comunque  significativo che i flussi illegali verso
l'Italia  si  siano  sostanzialmente  ridotti  negli ultimi due anni,
grazie  soprattutto all'impegno profuso delle Autorita' di Ankara nel
contrastare il fenomeno attraverso un maggior controllo delle proprie
coste.  L'Italia  e' divenuta dal 2002 il secondo partner commerciale
della  Turchia, nonche' il primo Paese investitore. In tale contesto,
la  collaborazione in materia migratoria potra' ricevere un rinnovato
impulso anche con lo sviluppo di positive interazioni tra la gestione
dei  flussi  e  le  potenzialita'  del rapporto economico-commerciale
bilaterale.
   Una  attenzione  prioritaria  e'  stata attribuita ai rapporti con
l'Egitto,  un  Paese particolarmente importante in quanto costituisce
la  porta  di accesso al Mediterraneo per le imbarcazioni provenienti
dall'Asia.  Le  Autorita'  de  Il  Cairo  hanno  al riguardo risposto
positivamente  alle  nostre  richieste  di  un  maggior controllo sui
flussi  illegali diretti verso l'Europa attraverso il Canale di Suez,
che  nell'ultimo anno hanno subito una notevole contrazione. L'Italia
ha  inoltre proposto all'Egitto di impostare il dialogo sulla materia
migratoria  secondo  un  approccio  globale, al fine di assicurare la
coerenza e l'equilibrio tra le sue diverse componenti, sia per quanto
riguarda la gestione dei flussi migratori legali, che le attivita' di
prevenzione   e  contrasto  dell'immigrazione  clandestina.  In  tale
contesto,   in   occasione   delle  V  Sessione  delle  Consultazioni
Rafforzate  italo-egiziane svoltasi al Cairo il 29-30 aprile 2003, e'
stato consegnato alle Autorita' egiziane un nuovo testo di accordo di
riammissione, che servirebbe a formalizzare la collaborazione gia' in
atto su tale aspetto. Inoltre deve essere avviato un negoziato per un
accordo  bilaterale sul lavoro stagionale. Operativamente, nel quadro
dei  negoziati  in  corso  in  materia  di  riammissione,  sono stati
organizzati,  nel novembre e dicembre 2002, d'intesa con le autorita'
de  Il  Cairo,  due voli charter che hanno consentito il rimpatrio, a
Colombo,  di  oltre  300  cittadini cingalesi che erano stati fermati
dalle autorita' egiziane mentre tentavano di raggiungere illegalmente
l'Italia.  Il  24  dicembre  2003,  infine  sono stati intercettati e
fermati dalle Autorita' egiziane, 64 cittadini cingalesi asseritamene
diretti  in  Italia.  Dodici  di  questi  sono  stati  immediatamente
rimpatriati nel loro paese di origine.
   Con  Siria e Libano sono stati instaurati rapporti piu' intensi di
collaborazione,  che  hanno  impedito  il  ripetersi  di episodi come
quello  della  motonave  "Monica", proveniente dalle coste libanesi e
giunta in Sicilia nel marzo 2002 con oltre 900 immigrati clandestini,
e  che  hanno portato allo smantellamento di organizzazioni criminali
dedite  ai  traffici di esseri umani. Con entrambi sono stati avviati
negoziati  per la conclusione di un accordo di riammissione. I flussi
di  migranti  illegali  in  provenienza  da  tali  Paesi  coinvolgono
pressoche'  esclusivamente  cittadini di Paesi terzi. Con la Siria e'
stato  recentemente firmato un memorandum tecnico svolto a sviluppare
la  collaborazione  nella lotta conto l'immigrazione clandestina. Nel
corso  di  una  missione  a  Beirut  e Damasco, sono stati proposti a
quelle  autorita',  programmi  di formazione in materia di polizia di
frontiera e scambio di visite.
   Con  l'Algeria  e'  stato  firmato  un accordo di riammissione nel
febbraio  2000, non ancora ratificato da parte algerina. Anche con il
Marocco  e'  stato  firmato  nel luglio 1998 un accordo bilaterale di
riammissione,  peraltro non ancora ratificato da parte marocchina. Le
relazioni  bilaterali  in  materia  migratoria  con  il  Marocco sono
peraltro  di  portata  piu'  ampia,  e  riguardano  anche gli aspetti
relativi  all'immigrazione legale, che si e' rivelata particolarmente
dinamica,  come  conferma il fatto che la comunita' marocchina e' una
delle  piu'  numerose  tra  quelle  straniere legalmente residenti in
Italia.  Da parte di Rabat e' stato auspicato l'avvio di un negoziato
per   la   conclusione   di  un  accordo  bilaterale  in  materia  di
reclutamento  di manodopera, al fine di coordinare in una prospettiva
organica  e  di  lungo  periodo  tutte  le iniziative di formazione e
selezione  di  lavoratori  che aspirano ad essere inseriti nel nostro
mercato del lavoro.
   Meritano  un  discorso  a parte Tunisia e Libia, che, anche per la
prossimita'  geografica  con le nostre isole, costituiscono il fronte
da  cui proviene la maggior parte dei flussi via mare, in buona parte
costituiti da stranieri originari dell'Africa Subsahariana.
   Con  la  Tunisia  esiste  un  dialogo ormai consolidato in materia
migratoria,  che si basa su un approccio integrato ed equilibrato che
tocca  gli  aspetti  dell'immigrazione  legale, del co-sviluppo e del
contrasto dei movimenti irregolari di migranti. Su tale ultimo punto,
si  stanno valutando con le Autorita' di Tunisi specifiche iniziative
di  assistenza,  volte  a  rafforzare  la  collaborazione  esistente.
Altrettanto si sta facendo per quanto riguarda la gestione dei flussi
regolari,  con un Progetto pilota per la formazione dei lavoratori da
inserire  nel  nostro  mercato del lavoro ai sensi dell'art. 23 della
legge  189/2002.  Con  la  Tunisia  e'  in vigore dal 1998 un accordo
bilaterale  di  riammissione.  In base al quale sono stati forniti, a
titolo gratuito, mezzi e materiale tecnico alle autorita' tunisine di
polizia  impegnate  nel contrasto dell'immigrazione clandestina. Alla
fine  del  2003 e' stato sottoscritto tra Italia e Tunisia un accordo
in  materia di sicurezza e sono state concordate specifiche misure di
assistenza  in  prosecuzione  del  programma  di aiuti realizzato nel
triennio  precedente. E' stato firmato nel maggio 2000 un accordo sul
lavoro  stagionale,  il  cui  Protocollo  di attuazione, concluso nel
giugno  2002,  e'  attualmente  in  fase  di  revisione  su richiesta
tunisina.
   Con  la  Libia,  a partire dal luglio del 2002 e' stato avviato un
intenso  dialogo con le Autorita' di Tripoli in tema di prevenzione e
contrasto  dell'immigrazione  clandestina,  sulla  base  dell'accordo
italo-libico   di   collaborazione   nella  lotta  alla  criminalita'
organizzata,   al   traffico  illegale  di  stupefacenti  e  sostanze
psicotrope   e   all'immigrazione  clandestina,  firmato  a  Roma  il
13.12.2000.  Gli  incontri  hanno messo in moto una dinamica positiva
che  ha  portato  a  concordare,  sul  piano  bilaterale,  iniziative
concrete  intese  a contrastare i flussi illegali provenienti da tale
Paese  attraverso  progetti  sperimentali  di  cooperazione  nei  tre
seguenti  settori:  controllo delle frontiere terrestri, intelligence
investigativa  sulle  organizzazioni criminali dedite al traffico dei
clandestini,  contrasto  in mare. E' da aggiungere che, su iniziativa
italiana,  il  Consiglio  Affari  Generali  e  Relazioni  Esterne del
novembre  2002  ha  deciso  di  inserire la Libia tra i Paesi con cui
l'Unione  europea  potra'  avviare  una  collaborazione  nella  lotta
all'immigrazione  clandestina.  Sono  stati assunti diretti contatti,
anche  ad alto livello, con le autorita' di sicurezza e di polizia di
frontiera   libica,   per  ottenere  da  queste  un  maggior  impegno
nell'azione  di  contrasto  dei  flussi  di  immigrazione illegale in
transito  attraverso la Libia e diretti, via mare, in Italia. In tale
ambito stanno per essere avviate forme di concreta collaborazione che
dovrebbero  riguardare  il  contrasto  in  mare, il rafforzamento dei
controlli   alle   frontiere   terrestri  libiche  e  lo  scambio  di
informazioni  sulle  attivita' e la composizione dei gruppi criminali
operanti  lungo  la  costa  libica.  E' stato inoltre gia' inviato un
Ufficiale  di  collegamento  al  fine di dare un contributo operativo
nella  lotta  al  contrasto dell'immigrazione clandestina. Sono stati
organizzati  anche  27  voli charter, per il rimpatrio dalla Libia di
cittadini  clandestini  in  attesa  di  intraprendere  il viaggio per
l'arrivo clandestino in Italia.
   In  tema  di  immigrazione clandestina via mare, e' stata condotta
una   specifica   azione   diplomatica   di  sensibilizzazione  sulla
necessita'  che  ciascuno  Stato rivierasco, coinvolto o a rischio di
coinvolgimento    nel    fenomeno,   faccia   rispettare   le   norme
internazionali  sulla  sicurezza della navigazione, ed in particolare
la Circolare IMO 896 (Interim Measures for Combating Unsafe Practices
Associated  with  the  Trafficking  or Transport of Migrants by Sea),
adottata  nel dicembre 1998 e aggiornata nel giugno 2001. La predetta
Circolare  invita  gli  Stati  a  reprimere e contrastare le pratiche
pericolose   associate  con  il  trasporto  dei  migranti  via  mare,
impedendo  la  partenza  delle  imbarcazioni  "a  rischio",  anche di
bandiera estera, dalle proprie coste o dai propri porti, in forza del
consolidato "Port State Control Principle". Nello stesso contesto, e'
stata  richiamata la normativa sulla salvaguardia della vita umana in
mare,  quale  risulta  dalla Convention for the Safety of Life at Sea
del   1974,   che  per  l'amplissima  adesione  registrata  va  ormai
considerata fonte di diritto internazionale generale.
   Sin  dal  1997  l'Italia ha peraltro avuto un ruolo di primo piano
nella  formulazione  di  norme  internazionali volte a contrastare il
traffico  ed  il  trasporto  di  immigranti illegali via mare, che ha
condotto all'adozione in ambito ONU del Protocollo contro il Traffico
Illecito di migranti via terra, aria e mare, annesso alla Convenzione
di   Palermo  delle  Nazioni  Unite  sulla  Criminalita'  Organizzata
Transnazionale  firmato  nel dicembre 2000. Il Protocollo attribuisce
carattere penalmente rilevante sul piano internazionale al traffico e
trasporto  illeciti  di migranti clandestini, nel senso che obbliga i
Paesi   aderenti   ad  introdurre  nelle  proprie  legislazioni  tali
fattispecie criminose.

b) Balcani ed Europa orientale
   I  Balcani  occidentali  e  l'Europa orientale rimangono ancora un
bacino migratorio significativo, sia per i flussi in transito che per
quelli  generati in loco. Tale regione costituisce infatti un'area di
passaggio  d'importanza  cruciale  per  le migrazioni illegali che si
spostano  da  Oriente  verso  Occidente.  Si  tratta  di  un fenomeno
estremamente   dinamico,  vista  la  notevole  capacita'  dei  racket
dell'immigrazione  clandestina  di  adeguare  rotte  e  tecniche alle
attivita'  di contrasto. Dai Balcani e dall'Europa orientale proviene
inoltre gran parte dei lavoratori stagionali occupati in Italia.
   Per  quanto  riguarda l'immigrazione clandestina, negli ultimi tre
anni   la   situazione   e'   sensibilmente  migliorata  grazie  alla
stabilizzazione  politica  dell'area  ed  all'intensificazione  delle
attivita'  di  prevenzione  e contrasto, realizzate in collaborazione
con i Paesi della stessa, ed in particolare con la Slovenia. Con quel
paese  sono  stati attivati, lungo la frontiera comune, dispostivi di
vigilanza  e  controllo misti, basati cioe' sull'impiego di pattuglie
composte  da  personale  di  polizia  italiano e sloveno. Un elemento
aggiuntivo  di  notevole  rilevanza, per i Paesi in via di adesione e
candidati, e' stato il processo di adeguamento all'acquis comunitario
in   materia  di  giustizia  e  affari  interni.  Con  la  parafatura
dell'accordo  di  riammissione con la Bosnia-Erzegovina, avvenuta nel
luglio   scorso,  e'  stata  completata  la  rete  degli  accordi  di
riammissione  dell'Italia con i gli Stati rivieraschi dell'Adriatico.
Con  questo  Paese  e' stato altresi sottoscritto nel gennaio 2003 un
accordo  finalizzato  al contrasto delle attivita' criminali compreso
lo  sfruttamento dell'immigrazione clandestina e i traffici di esseri
umani.
   L'Albania  costituisce  un modello ed un esempio di collaborazione
fruttuosa  in  tema  di  contrasto  dell'immigrazione clandestina che
risponde   pienamente   allo   spirito  della  legge  189/2002  (c.d.
Bossi-Fini).  Negli  ultimi  tre  anni  si e' registrata una drastica
riduzione degli arrivi via mare dall'Albania (pressoche' azzerati dal
settembre  2002).  Tali  risultati  sono  il  frutto dell'impegno del
Governo di Tirana, sostenuti con decisione dall'Italia con interventi
volti  a  favorire la stabilizzazione sociale e politica del Paese ed
affiancare  la  gestione  ordinata dei flussi migratori regolari e le
attivita'  di contrasto della criminalita' ed il controllo di coste e
frontiere.  In  tale  contesto,  un ruolo importante e' stato giocato
dall'applicazione   dell'accordo  di  riammissione  e  degli  accordi
bilaterali  in  tema  di  cooperazione  nella lotta alla criminalita'
organizzata, con l'istituzione di un Ufficio di Collegamento italiano
in  Albania.  Sono stati realizzati programmi di assistenza tecnica e
di  formazione  del personale, nonche' attivati dispositivi congiunti
di  vigilanza  in  mare  che  prevedono  l'impiego  di  unita' navali
italiane  anche  nelle  acque  territoriali  albanesi.  D'altra parte
l'Italia, insieme agli altri partners comunitari, considera ulteriori
progressi  nella  lotta al crimine organizzato indispensabili ai fini
del  buon  esito  del  negoziato  di  Stabilizzazione ed Associazione
recentemente   avviato   con   l'UE  e  del  progressivo  inserimento
dell'Albania in un ambito europeo. Con Tirana e' in vigore un accordo
sul lavoro stagionale, firmato nel 1997.
   Romania  e  Bulgaria sono Paesi candidati per i quali il Consiglio
europeo  di Copenaghen del 12-13 dicembre 2002 ha fissato l'obiettivo
dell'adesione  all'Unione  europea  nel 2007. Le relazioni bilaterali
con  entrambi i Paesi, sono di importanza strategica per l'Italia sia
dal punto di vista economico-commerciale che politico.
   Per  quanto  attiene al tema migratorio, l'Italia non figura tra i
principali   Paesi   di  destinazione  dell'emigrazione  bulgara.  Al
contrario   la   comunita'  rumena  legalmente  residente  in  Italia
rappresenta  il  terzo  gruppo  nazionale  per  consistenza  numerica
presente  nel nostro Paese dopo Marocco ed Albania. La collaborazione
con   le  Autorita'  romene  in  materia  di  lotta  all'immigrazione
clandestina  si  basa sull'accordo bilaterale di riammissione entrato
in vigore il 1° febbraio 1998.
   Analoga attenzione viene riservata ai Paesi dell'Europa orientale.
Anche  in questo caso, la preoccupazione di contrastare le migrazioni
irregolari, va di pari passo con l'obiettivo di una gestione ordinata
dei  flussi  legali, in particolare quelli legati a motivi di lavoro.
L'Ucraina,   che   sta  negoziando  con  la  Commissione  un  accordo
comunitario di riammissione, a livello bilaterale ha proposto l'avvio
di  un  negoziato  bilaterale  per la conclusione di un accordo sulla
immigrazione  temporanea.  Con la Moldova e' stato firmato nel luglio
2002  un  accordo  di  riammissione,  mentre  a breve dovrebbe essere
conclusa un'intesa in materia di lavoro.

c) Sud est Asiatico ed Africa subsahariana
   Per  quanto  concerne  i  Paesi  asiatici  di  origine  dei flussi
migratori, lo Sri Lanka, con il quale e' in vigore dal settembre 2001
un  accordo  bilaterale  di riammissione, collabora in modo esemplare
anche con specifiche operazioni volte a smantellare le reti criminali
degli organizzatori dei traffici. In tal senso e' significativo che i
flussi  di  clandestini  di origine cingalese, che giungono in Europa
via mare attraverso il canale di Suez, si siano sensibilmente ridotti
nel corso dell'ultimo anno.
   Con  il  Pakistan  si  e'  giunti  alla  parafatura di un testo di
accordo di riammissione nel marzo 2000. La finalizzazione dell'intesa
e'  condizionata  ad  una  verifica  della  sua compatibilita' con il
parallelo  negoziato  avviato in ambito comunitario. Esistono inoltre
buoni  rapporti di cooperazione con il Bangladesh, che ha beneficiato
per  la  prima  volta  quest'anno  di  una limitata quota di ingressi
nell'ambito del Decreto Flussi.
   L'Italia  nell'ottobre  del  2002  ha  sottoscritto  con l'Iran un
accordo in materia di sicurezza che comprende la collaborazione anche
sui  reati  di  transito  illegale alle frontiere e di traffico degli
esseri umani.
   Italia e Cina hanno avuto negli ultimi due anni frequenti contatti
per   concordare   azioni   comuni   contro  le  attivita'  criminali
trasversali   ai   due   Paesi,   comprese   quelle  che  favoriscono
l'immigrazione  clandestina.  La  Commissione europea ha ricevuto nel
novembre  scorso  dal  Consiglio  il  mandato  a negoziare un accordo
comunitario  di  riammissione  con  la Cina. Il Consiglio ha altresi'
incluso  la  Cina  tra  i  Paesi  con  cui  l'Unione  europea intende
intensificare la cooperazione in materia migratoria. Sempre in ambito
europeo,  e'  infine  da  ricordare  che nell'ottobre scorso e' stato
parafato  a Pechino un accordo sullo Status di Destinazione Approvata
(c.d.  Accordo  ADS), volto a facilitare le procedure per il rilascio
dei  visti  a  favore di gruppi di turisti cinesi, che contiene anche
una  specifica clausola sulla riammissione. Sulla base di un apposito
Memorandum  of  Understanding firmato nel marzo del 2002, tre esperti
cinesi  sono  stati  inviati  in  missione  in Italia, per un periodo
sperimentale  di  due  mesi,  per collaborare con la polizia italiana
nell'attivita'     di     accertamento     della    nazionalita'    e
nell'identificazione  dei  presunti  cittadini  cinesi destinatari di
misure di espulsione, ai fini del rilascio del documento di viaggio.
   La  ripresa  dei flussi migratori illegali diretti verso le nostre
coste ha coinvolto in misura crescente cittadini di Paesi dell'Africa
Subsahariana  (provenienti  in  particolare  dall'Africa occidentale,
l'Eritrea  e la Somalia). Un accordo di riammissione e' stato firmato
con  la Nigeria nel settembre 2000, ma non e' in vigore in quanto non
ancora  ratificato.  Analoghe  intese sono state proposte a Senegal e
Ghana.  Il  dialogo migratorio tra Unione europea e paesi africani e'
quello  definito dall'Accordo di Cotonou, in vigore dall'aprile 2003.
L'ampia  clausola migratoria, di cui all'articolo 13 di tale Accordo,
riprende  i  temi dell'integrazione e dell'eguaglianza di trattamento
degli  immigrati  legali  nonche'  il  riferimento  alle strategie di
riduzione    della   poverta'   per   affrontare   le   cause   prime
dell'immigrazione,   gia'   presenti  nelle  dichiarazioni  congiunte
contenute  negli  allegati  IX ed X della terza Convenzione di Lome'.
L'articolo in parola prevede altresi', al comma quinto, l'obbligo per
le  parti  di  riammettere gli immigrati irregolari, introducendo una
novita' rispetto alle precedenti versioni dell'Accordo.


                    3.2) Accordi di Riammissione

   Attualmente  l'Italia  ha  firmato 27 intese bilaterali in tema di
riammissione,  di  cui  21  in vigore. Contatti in materia sono stati
avviati con altri 17 Paesi.
   Dei predetti 27 accordi:
      • 13  sono  stati  stipulati con Paesi dell'Unione europea o di
nuova  adesione  (Austria, Cipro, Estonia, Francia, Grecia, Lettonia,
Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ungheria) e 2
con Paesi candidati (Bulgaria e Romania).
      • Quelli conclusi con Paesi extra UE sono 12 (Albania, Algeria,
Croazia,  Macedonia,  Georgia, Marocco, Moldavia, Nigeria, Sri Lanka,
Svizzera,  Tunisia e Serbia-Montenegro), di cui 6 in vigore (Albania,
Croazia, Macedonia, Sri Lanka, Svizzera e Tunisia).

Accordi di riammissione firmati dall'Italia
=====================================================================
        PAESE         |    FIRMA ACCORDO     |   ENTRATA IN VIGORE
=====================================================================
Albania               |Tirana 18/11/97       |      01/08/1998
---------------------------------------------------------------------
                      |                      | in attesa di ratifica
                      |                      |   Algeria; notifica
Algeria               |Roma 24/02/2000       |   Italia 7/12/2000
---------------------------------------------------------------------
Austria               |Vienna 7/10/97        |      01/04/1998
---------------------------------------------------------------------
Bulgaria              |Roma 22/07/98         |      25/12/1998
---------------------------------------------------------------------
Cipro                 |Nicosia 28/06/02      |      22/05/2003
---------------------------------------------------------------------
Croazia               |Roma 27/06/97         |      01/06/1998
---------------------------------------------------------------------
Estonia               |Tallin 22/05/97       |      01/02/1999
---------------------------------------------------------------------
Francia               |Chambery 03/10/97     |      15/07/2000
---------------------------------------------------------------------
Fyrom                 |Skopie 26/02/97       |      23/10/1997
---------------------------------------------------------------------
                      |                      | in attesa di ratifica
                      |                      |   Georgia; notifica
Georgia               |Roma 15/05/97         |    Italia 14/08/97
---------------------------------------------------------------------
Grecia                |Roma 30/04/99         |      18/04/2001
---------------------------------------------------------------------
Lettonia              |Riga 21/05/97         |      07/11/1997
---------------------------------------------------------------------
Lituania              |Vilnius 20/05/97      |      01/12/1998
---------------------------------------------------------------------
Malta                 |La Valletta 08/12/01  |      29/11/2002
---------------------------------------------------------------------
                      |                      | in attesa di ratifica
                      |                      |   Marocco; notifica
Marocco               |Rabat 27/07/98        |    Italia 21/12/98
---------------------------------------------------------------------
                      |                      | procedura di ratifica
Moldavia              |Roma 03/07/02         |       in corso
---------------------------------------------------------------------
                      |                      | procedura di ratifica
Nigeria               |Roma 12/09/00         |       in corso
---------------------------------------------------------------------
                      |Accordo               |
                      |Schengen/Polonia      |
Polonia               |22/11/1994            |
---------------------------------------------------------------------
Romania               |Bucarest 04/03/97     |      01/02/1998
---------------------------------------------------------------------
                      |                      | Procedura di ratifica
                      |                      | in corso (sostituisce
                      |                      |  quello firmato nel
                      |                      |1997, entrato in vigore
                      |                      |il 01/08/98,rimasto di
Rep. Serbia Montenegro|Belgrado, 28/01/03    |  fatto disapplicato)
---------------------------------------------------------------------
Slovacchia            |Bratislava 30/07/98   |      01/01/1999
---------------------------------------------------------------------
Slovenia              |Roma 03/09/96         |      01/09/1997
---------------------------------------------------------------------
Spagna                |Roma 04/11/99         |      01/02/2001
---------------------------------------------------------------------
Sri Lanka             |scambio note 24/09/01 |      24/09/2001
---------------------------------------------------------------------
Svizzera              |Roma 10/09/98         |      01/05/2000
---------------------------------------------------------------------
Tunisia               |scambio note 06/08/98 |      06/08/1998
---------------------------------------------------------------------
Ungheria              |Budapest 20/05/97     |      10/04/1999
Fonte: Ministero degli affari esteri

   Gli  accordi conclusi negli ultimi due anni sono quelli con Malta,
Moldavia,  Cipro,  Sri  Lanka,  Serbia-Montenegro  (quest'ultimo  nel
gennaio  2003 ha sostituito quello rimasto disapplicato del 1998). Un
ulteriore  accordo,  con  la Bosnia Erzegovina, e' stato parafato nel
luglio scorso.
   In  ambito  europeo,  nel novembre 2002, il Consiglio ha conferito
alla   Commissione   mandato  a  negoziare  accordi  di  riammissione
comunitari  con  Cina,  Albania, Turchia ed Algeria: essi si vanno ad
aggiungere a quelli gia' conferiti per Russia, Marocco, Pakistan, Sri
Lanka,  Hong  Kong  e  Macao.  In  tutti  questi  casi,  sussiste una
competenza  esclusiva della Commissione a portare avanti i negoziati,
ragione per cui sono state sospese, da parte nostra, le conversazioni
avviate a livello bilaterale.
   L'Italia   ha   proseguito   i  contatti  bilaterali  in  tema  di
riammissione  con una serie di paesi, tra cui l'Egitto, le Filippine,
la  Siria, il Bangladesh. Alcuni negoziati appaiono in fase avanzata,
mentre   per   altri   si   riscontrano  alcune  difficolta',  dovute
principalmente  alla  richiesta  degli  interlocutori di condizionare
strettamente  la  firma  delle  intese  a facilitazioni in materia di
ingressi  di  lavoro  (anche attraverso l'impegno vincolante da parte
dell'Italia  a  concedere  quote  riservate), nonche' alla riluttanza
mostrata   nei   confronti   della  previsione  di  una  clausola  di
riammissione  per i cittadini di Paesi Terzi, che invece per l'Italia
e' estremamente importante.
   Gli  accordi  di  riammissione  stabiliscono  precise  modalita' e
procedure  per  l'identificazione ed il rimpatrio dei clandestini. In
questo  modo  viene  data attuazione al principio generale di diritto
internazionale   secondo  il  quale  gli  Stati  hanno  l'obbligo  di
riaccogliere  i propri cittadini entrati o che risiedono illegalmente
nel  territorio  di un altro Stato. La valutazione su tali accordi e'
positiva  in  quanto  consente di esigere dalla controparte specifici
comportamenti volti a facilitare l'uscita dal territorio nazionale da
parte  di  chi non ha titolo per rimanervi. L'Italia ha acquisito una
rilevante  esperienza  in  materia  ed  e'  il  Paese  europeo che ha
concluso il maggior numero di accordi di questo tipo.


    3.3) I temi migratori nell'ambito delle iniziative regionali

   Parallelamente  all'azione  sul  piano bilaterale, l'Italia svolge
un'intensa  attivita'  nel  quadro  dei  fori  regionali  di  dialogo
esistenti  con  i  Paesi del Mediterraneo e dei Balcani. Si tratta di
una   dimensione  estremamente  importante,  che  tiene  conto  della
complessita'   delle  questioni  migratorie  e  della  necessita'  di
soluzioni condivise in un ottica di cooperazione multilaterale.
   Relativamente  al  Sud  Est  Europeo,  l'Italia  ha promosso negli
ultimi  anni  una  azione di rafforzamento della collaborazione fra i
Governi dell'area adriatica e del suo retroterra per il controllo dei
movimenti di persone che dalla regione balcanica si spostano verso il
nostro Paese.
   Nel  quadro  dell'Iniziativa  Adriatico-Ionica (IAI) e' attiva una
Tavola  Rotonda  sulla  criminalita' organizzata che ha dedicato gran
parte  dei  suoi  lavori  -  fin  dalla  sua  costituzione nel 2000 -
all'immigrazione   illegale.  Nel  corso  della  Presidenza  italiana
dell'Iniziativa  (1°  giugno  2002  -  31  maggio 2003) si e' inoltre
tenuta   a  Lecce  (13  novembre  2002)  una  riunione  dei  Ministri
dell'interno della IAI dedicata proprio a tale fenomeno, in occasione
della  quale e' stato approvato un Piano d'Azione inteso a rafforzare
il controllo congiunto del bacino adriatico-ionico.
   Come  la  IAI,  l'Iniziativa Centro Europea (InCE) ha un Gruppo di
Lavoro sulla Lotta alla Criminalita' Organizzata di cui, fra l'altro,
l'Italia  detiene  la co-presidenza insieme alla Slovacchia. Anche in
tale sede si continua a svolgere un opera di stimolo al potenziamento
dei controlli di frontiera operati dagli altri membri dell'Iniziativa
ed  in particolare da quelli della sponda orientale dell'Adriatico da
cui partono i flussi di immigrazione illegale verso il nostro Paese.
   E' poi da ricordare che nell'ambito del Patto di Stabilita' per il
Sud  Est  europeo  opera oramai da tempo il MARRI (Migration, Asylum,
Refugees   Regional   Initiative),  il  quale  presta  una  specifica
assistenza, sul piano istituzionale e normativo, ai Paesi dei Balcani
Occidentali,  al  fine  di permettere loro una piu' efficace gestione
dei movimenti migratori, in arrivo e in partenza.
   Nello stesso contesto regionale, e' da ricordare la Conferenza sul
Crimine  Organizzato,  svoltasi  a  Londra  il  25  novembre 2002, in
occasione  della  quale  e'  stato  sottolineato che il rafforzamento
delle  capacita'  di  gestione  e controllo delle frontiere nell'area
balcanica  costituisce  uno degli aspetti essenziali di una strategia
di contrasto alla criminalita' organizzata. Tali tematiche sono state
prese  in  considerazione in occasione del Vertice di Salonicco tra i
Paesi dell'U.S. e quelli dell'area dei Balcani occidentali (21 giugno
2003)  ed  hanno  costituito l'oggetto della Conferenza a livello dei
Ministri  dell'interno e di Giustizia, che ha avuto luogo a Bruxelles
a fine novembre durante la Presidenza italiana dell'U.E.
   Nell'area  del  Mediterraneo le tematiche migratorie sono trattate
nell'ambito  del Partenariato euro-mediterraneo, secondo un approccio
globale che si articola su tre direttrici: contrasto all'immigrazione
clandestina, co-sviluppo e gestione dei flussi migratori regolari.
   La Conferenza dei Ministri degli esteri, Napoli 2-3 dicembre 2003,
ha  costituito  un'occasione di confronto per una serie di tematiche,
tra   cui   quella   migratoria.  Si  e'  lavorato  per  favorire  la
trasformazione  della  "facility",  che opera attualmente all'interno
della BEI, in autonoma istituzione finanziaria, destinata a sostenere
le  attivita'  imprenditoriali  locali  e  a  stimolare  i  flussi di
investimenti europei verso i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
L'obiettivo  e'  evidentemente  quello  di ridurre i differenziali di
reddito  fra  i  due  continenti  e  quindi  anche  una  delle  cause
principali dell'immigrazione clandestina.
   Condividono  la medesima impostazione anche altri fori di dialogo,
quali  il  "Dialogo  5+5" (Malta, Italia, Francia, Spagna, Portogallo
con  Marocco,  Tunisia  Algeria, Mauritania e Libia), nell'ambito del
quale  si  e' svolta a Rabat la Seconda Conferenza ministeriale sulle
migrazioni  nel  Mediterraneo  Occidentale  (che  fa seguito a quella
analoga  tenutasi  a  Tunisi  il  16-17  ottobre  2002)  ed  il Forum
Mediterraneo, costituitosi nel luglio 1994 ad Alessandria d'Egitto.
   Per  quanto  riguarda  l'Asia,  i  temi migratori sono trattati in
ambito  ASEM  (Asian  Europe  Meeting)  ed hanno fatto oggetto di una
specifica Conferenza ministeriale (Lanzarote, aprile 2002).


         3.4) Il rientro degli stranieri di origine italiana

   Il  Ministro  per  gli  italiani nel mondo si interessa anche alle
tematiche  collegate  al rientro degli stranieri di origine italiana.
Le  recenti crisi dell'America Latina, come pure in altri continenti,
sono  state  affrontate  anche rendendo il Ministero per gli italiani
nel  mondo  un  punto  di riferimento per gli emigranti italiani ed i
loro discendenti che desiderano tornare in Italia in momenti di grave
difficolta'. In questo momento i paesi dai quali proviene l'interesse
piu'  sostenuto  sono  l'Argentina,  l'Uruguay  ed il Paraguay, ma il
Ministro  si  interessa  a  tutte  le  aree  colpite  da  gravi crisi
economiche o politiche.
   Un  caso  particolarmente  importante  e' quello della Somalia, da
dove provengono numerose richieste di rientro di stranieri di origine
italiana. In questo paese vi e' gia' da molti anni una difficilissima
situazione di disfacimento dello stato e di mancanza di sicurezza. Le
lunghe  attese  per  ottenere  visti d'ingresso in Italia sono dovute
alla  mancanza  di documentazione valida per l'espatrio per l'assenza
di  una autorita' locale internazionalmente riconosciuta che la possa
rilasciare.


                   3.5) La Tratta di esseri umani

   L'Italia  e' stata particolarmente attiva sul piano internazionale
anche  per  quanto  riguarda  la  lotta  alla tratta di esseri umani.
L'Italia  ha  sottoscritto  la  Convenzione  delle  Nazioni  Unite di
Palermo  sul crimine transnazionale e i due annessi Protocolli contro
il traffico illecito di migranti per via terrestre, aerea e marittima
(cui  abbiamo dato un rilevante contributo in sede di elaborazione) e
sul  traffico  di  esseri  umani,  in  particolare di donne e minori.
L'Italia  ha recepito le indicazioni del Protocollo di Palermo con la
legge  11  agosto  2003, n. 228 "Misure contro la tratta di persone",
come  gia'  indicato  nel  paragrafo  2.16  del  presente  documento.
Inoltre,   sono  stati  ratificati  il  Protocollo  facoltativo  alla
Convenzione  di  New  York  del  1989  sui diritti del fanciullo, che
impegna gli Stati a mettere in atto misure incisive per la lotta alla
prostituzione  infantile  ed  alla pedofilia e la Convenzione OIL del
giugno  1999  sul  divieto  e  l'eliminazione delle peggiori forme di
lavoro  minorile, concernente specificamente tratta, lavoro forzato e
impiego  di  minori  per  attivita'  legate  alla pornografia ed alla
prostituzione.  E'  da  ricordare  altresi'  che il 30 aprile 2003 il
Comitato  del Consiglio dei Ministri del Consiglio d'Europa ha deciso
di  istituire un Comitato per la redazione di una Convenzione europea
sulla  lotta  alla  tratta  degli  esseri  umani,  con  lo  scopo  di
rafforzare  a  livello  europeo  l'azione delle Nazioni Unite in tale
settore.
   In  ambito europeo, l'Italia si e' impegnata affinche' la lotta al
traffico di esseri umani rientrasse tra le priorita' dell'Unione. Con
il  Trattato  di  Amsterdam  e'  stato  definito  il quadro giuridico
dell'azione  dell'U.S. in tale settore, che ha potuto quindi compiere
un  notevole  salto  di  qualita',  tanto  in  termini  operativi che
normativi.  Anche  sul  piano  delle  relazioni  interregionali si e'
assistito  ad una progressiva integrazione delle materie del pilastro
Giustizia  ed  Affari  Interni  nel dialogo dell'U.E. con i Paesi del
Mediterraneo e dei Balcani. Nell'ambito delle relazioni con l'Africa,
l'Italia ha inoltre svolto il ruolo di capofila, insieme alla Svezia,
nella  elaborazione  di un Piano di azione per combattere il traffico
di  essere  umani,  in special modo donne e bambini. E' da aggiungere
poi  che  e' stata presentata dalla Commissione una direttiva europea
per la concessione di un permesso di soggiorno di breve durata per le
vittime  del  traffico  di  immigrati  clandestini  e della tratta di
esseri   umani   che  collaborino  con  la  giustizia,  che  riprende
sostanzialmente i meccanismi dell'art. 18 del D.L.vo 286/98.
   Infine,   va   ricordata   la   Conferenza  Europea  di  Bruxelles
"Prevenzione e lotta al traffico di esseri umani. - Una sfida globale
per  il  XXII  secolo",  svoltasi a Bruxelles il 18-20 settembre 2002
organizzata dall'OIM, dalla Commissione e dal Parlamento Europeo ed a
cui  hanno  preso  parte circa mille rappresentanti dei Governi e dei
Parlamenti  degli Stati membri U.E., dei Paesi candidati, di regioni,
di  organismi  internazionali,  di organizzazioni inter-governative e
organizzazioni   non   governative,   oltreche'   delle   istituzioni
comunitarie.  Si  e'  trattato  di  una  occasione  di riflessione ed
approfondimento  che,  partendo dall'esperienza maturata sinora nella
lotta  ai  traffici illeciti di esseri umani, ha permesso di definire
politiche  coerenti,  esaustive e coordinate per una azione a livello
nazionale, europeo ed internazionale intesa a debellare il fenomeno e
le  sue  cause  profonde. Insieme alla Dichiarazione di Bruxelles, e'
stato  adottato  un  documento  che mira a sviluppare la cooperazione
europea ed internazionale attraverso raccomandazioni, standard comuni
e  "best  practices" in tema di prevenzione, protezione ed assistenza
alle vittime, cooperazione giudiziaria e di polizia.


 3.6) Il tema dell'asilo e della protezione sul piano internazionale

   Con  particolare  attenzione  l'Italia ha seguito gli sviluppi del
dibattito  internazionale  in  tema di asilo e protezione svoltosi in
ambito  UNHCR  (Alto  Commissariato  per  i  Rifugiati  delle Nazioni
Unite).
   In  occasione  della  24° Sessione del Comitato Permanente, che ha
avuto  luogo  nel giugno 2002 e' stato adottato per consenso il testo
della  "Agenda  for  Protection",  approvato  dal  Comitato Esecutivo
nell'ottobre scorso. L'Agenda e' il documento conclusivo delle Global
Consultations  avviate  tre  anni fa dall'UNHCR in tema di protezione
internazionale,  e  raccoglie  proposte  e raccomandazioni emerse nel
corso dell'esercizio.
   L'Alto   Commissario   ha   proposto   un   progetto   di  riforma
dell'organizzazione,  denominato UNHCR 2004, su cui si sono aperte le
consultazioni con gli Stati membri il 30 gennaio 2003. L'obiettivo e'
quello  di  dare  una  stabilita'  istituzionale  all'intero sistema,
modificando,  ove  necessario,  la  struttura,  le  competenze  ed  i
meccanismi  di  finanziamento  dell'organizzazione. Parallelamente, e
muovendo  dal  convincimento della necessita' di un adeguamento delle
risposte  fornite  dalla comunita' internazionale in materia di asilo
alle  nuove sfide poste dalla globalizzazione, in un contesto storico
radicalmente  mutato  rispetto  a quello in cui e' stata elaborata la
Convenzione  di  Ginevra  del  1951,  l'Alto  Commissario  ha inoltre
avviato  una  riflessione  che  lo ha portato a porre l'accento sugli
obiettivi   del   miglioramento   degli  standards  della  protezione
effettiva  per  i  beneficiari della stessa, nonche' sulla ricerca di
soluzioni durature nei confronti dei rifugiati e delle situazioni che
generano i rifugiati, in un'ottica di condivisione di responsabilita'
ed   oneri   da   parte   della  comunita'  internazionale.  In  tale
prospettiva,  e'  stata  avviata  l'iniziativa  della c.d. Convention
Plus,  che  si  propone di affiancare alla Convenzione di Ginevra del
1951,  una  serie  di  accordi  multilaterali settoriali su tematiche
specifiche attinenti all'asilo.


           3.7) La politica migratoria dell'Unione europea
         nel triennio 2001-2003 ed i suoi possibili sviluppi

   a)  Nel  corso  del  triennio 2001-2003 sono proseguite, a livello
comunitario,  le  attivita'  volte  all'attuazione  delle indicazioni
politiche  del Consiglio europeo di Tampere (ottobre 1999) in materia
di  asilo  ed  immigrazione,  secondo  le quattro linee direttrici in
quella sede identificate: partenariato con i Paesi terzi di origine e
transito;  regime  comune di asilo, equo trattamento dei cittadini di
Paesi  terzi;  gestione  dei  flussi migratori, compreso il contrasto
alle reti di immigrazione clandestina.
   Per  quanto  attiene  al partenariato, nel corso del 2001 e' stato
istituito un apposito programma di assistenza finanziaria e tecnica a
Paesi  terzi  nel  settore dell'asilo e dell'immigrazione, finanziato
sulla linea di bilancio B7-667. Tale programma ha operato fino ad ora
in  via  sperimentale, con una dotazione di 10 milioni di euro per il
2001,  12.5 per il 2002, 20 per il 2003, ed ha permesso di finanziare
diversi progetti, soprattutto a beneficio dell'Afghanistan, dei Paesi
della sponda Sud del Mediterraneo e di quelli balcanici. Il Consiglio
sta  attualmente  lavorando  per l'approvazione di un regolamento che
istituzionalizza,  dopo il triennio sperimentale, tale programma, per
cui  si prevede una dotazione finanziaria di 250 Meuro per il periodo
2004  -2008.  In  linea  con  l'esigenza  di  integrazione  dei  temi
migratori  nelle relazioni esterne dell'Unione europea, nel corso del
2001  sono  stati  inseriti capitoli relativi al settore "Giustizia e
Affari  Interni" nei principali accordi in negoziato con Paesi terzi,
soprattutto   dell'area   balcanica   e   mediterranea,  nonche'  nei
principali  programmi di assistenza finanziaria e tecnica (CARDS, per
i Balcani e MEDA, per il Mediterraneo).
   In  materia  di  asilo,  nel  luglio  2001  e' stata approvata una
direttiva  sulla  protezione temporanea in caso di afflusso massiccio
di  sfollati e sono state presentate, dalla Commissione, due proposte
di  direttive  su  norme  procedurali  minime per la concessione e la
revoca  dello  status  di  rifugiato  e  sulle  condizioni  minime di
accoglienza  per  i  richiedenti  asilo  (adottata nel gennaio 2003),
nonche'  una proposta di regolamento sulla determinazione dello stato
responsabile  a  trattare  le  domande  di asilo (detto "Dublino 1F),
adottata nel febbraio 2003.
   In  tema di immigrazione, sono stati adottati, nel corso del 2001,
vari   atti   normativi   nel   campo  della  lotta  all'immigrazione
clandestina:   direttiva   e  decisione  quadro  sul  favoreggiamento
dell'immigrazione  clandestina,  direttiva  sulle sanzioni ai vettori
che  trasportano  immigrati  privi dei necessari documenti, direttiva
sul  reciproco riconoscimento dei provvedimenti di espulsione. Quanto
all'immigrazione  legale,  nel  2001  la  Commissione  ha  presentato
proposte  di  direttive  sullo  status  dei  cittadini di stati terzi
residenti  di  lungo periodo (sul cui testo il Consiglio ha raggiunto
un  accordo  politico  il 6 giugno 2003), nonche' sulle condizioni di
ammissione di cittadini extracomunitari per finalita' di lavoro.
   Come   preannunciato  nelle  conclusioni  di  Tampere,  una  prima
verifica  dello  stato  di  attuazione  delle  misure  in quella sede
delineate  e'  avvenuta  in occasione del Consiglio europeo di Laeken
del   dicembre  2001.  Nelle  conclusioni,  oltre  a  riaffermare  la
validita'  degli  obiettivi  e  delle  direttive stabiliti a Tampere,
viene  proclamata  la  necessita'  di  dare  nuovo impulso all'azione
comunitaria  nei  settori  dell'asilo e dell'immigrazione, secondo un
approccio   di   equilibrio   tra   la   protezione   dei  rifugiati,
l'aspirazione legittima ad una vita migliore da parte degli immigrati
e  richiedenti  asilo e la capacita' di accoglienza dell'Unione e dei
suoi  membri.  In  materia  di controllo alle frontiere, il Consiglio
europeo   ha  chiesto  a  Consiglio  e  Commissione  di  "definire  i
meccanismi  di  cooperazione  tra  i servizi incaricati dei controlli
alle  frontiere  esterne e di studiare le condizioni per la creazione
di  un  meccanismo  o  servizi  di  controllo  comune  alle frontiere
esterne".   Tale   indicazione  si  e'  tradotta  in  uno  studio  di
fattibilita',  promosso dall'Italia e presentato agli Stati membri in
occasione  della  riunione  ministeriale  tenutasi  a Roma nel maggio
2002, per una Polizia europea di frontiera.
   b)  Nel  corso  del  2002,  l'azione dell'Unione si e' focalizzata
maggiormente    sulle   politiche   di   contrasto   all'immigrazione
clandestina  e  gestione  integrata  delle  frontiere.  La  strategia
europea  nella lotta all'immigrazione clandestina e alla tratta degli
esseri  umani  e'  stata  definita  nel  Piano  globale approvato dal
Consiglio  nel  febbraio 2002; nel mese di luglio il Consiglio ha poi
formalmente  adottato  una  Decisione  quadro  sulla  lotta contro la
tratta  degli  esseri  umani.  Tra  le  misure  previste  dal  Piano,
particolare  importanza  assume  l'intensificazione della politica di
riammissione,   che   ha   condotto   -   come   sopra   ricordato  -
all'approvazione da parte del Consiglio, di cinque nuovi mandati alla
Commissione  per  negoziare  accordi  di  riammissione  con l'Ucraina
(giugno  2002),  l'Albania, l'Algeria, la Cina e la Turchia (novembre
2002).  Si  rammenta  in argomento che sono stati firmati gli accordi
con  Hong  Kong  e  Macao  e  siglato  quello  con lo Sri Lanka. Sono
attualmente  in corso i negoziati con Marocco ed Albania, mentre piu'
difficili  sembrano  i contatti con Russia e Pakistan, sulla base dei
mandati negoziali approvati anteriormente.
   Con  riferimento  alla  gestione  coordinata  ed  integrata  delle
frontiere,  grande  rilievo  ha assunto, in ambito europeo, il citato
studio  di fattibilita' promosso dall'Italia per l'istituzione di una
polizia europea di frontiera. Il Consiglio GAI del giugno 2002 ha poi
adottato un Piano per la gestione delle frontiere esterne dell'Unione
europea,  basato  ampiamente  sullo  studio di fattibilita' italiano.
Nello  stesso  mese  di  giugno,  il Consiglio europeo di Siviglia ha
fatto  propri i contenuti di tale piano ed ha conferito nuovo impulso
alle   politiche   comunitarie   nel   settore   dell'immigrazione  e
dell'asilo,  secondo  quattro  linee  direttrici  che  hanno  dettato
l'orientamento  dell'azione  dell'Unione  nei  mesi successivi: lotta
all'immigrazione   clandestina,   gestione   comune  delle  frontiere
esterne,  rapporti con i paesi terzi di origine e transito dei flussi
migratori,  accelerazione  della  produzione  normativa in materia di
asilo  ed  immigrazione.  Sulla  base  di tali indicazioni, nel corso
dell'ultimo  anno  sono  stati realizzati diversi progetti pilota per
operazioni  congiunte  di  pattugliamento  alle  frontiere  e  per la
creazione  di  centri  tematici  (per  l'analisi  del rischio, per le
tecnologie  di  individuazione  dei  clandestini, per l'addestramento
comune  del  personale,  per  le  frontiere  terrestri,  marittime ed
aeree).  Tali centri costituiranno il sistema "a rete" previsto dallo
studio  di  fattibilita'  sulla Polizia europea delle frontiere e dal
Piano d'azione sulla gestione delle frontiere esterne.
   In  materia  di  lotta  all'immigrazione  clandestina,  oltre alla
citata   produzione   normativa  sul  traffico  di  esseri  umani  ed
all'accelerazione   della   politica   di   riammissione   attraverso
l'adozione  di  nuovi mandati per accordi di riammissione comunitari,
e'  da  ricordare  il  Programma  d'azione sui rimpatri, adottato dal
Consiglio  nel  novembre  2003,  che  mira  alla  definizione  di una
strategia   comune   dell'Unione,   in  relazione  tanto  al  ritorno
volontario  quanto  a  quello  forzato.  Su  tale base, ed al fine di
dotare il programma di adeguate risorse finanziarie per l'attuazione,
l'Italia  si  e'  fatta  promotrice,  insieme  a Regno Unito, Spagna,
Portogallo  e  Grecia, di una proposta per l'istituzione di un vero e
proprio   Fondo   Europeo  per  i  rimpatri.  La  Commissione  sembra
orientata,  anche  in risposta alle indicazioni del Consiglio europeo
di  Salonicco  del  giugno  2003,  a  destinare un'apposita quota del
bilancio  comunitario  al  finanziamento  delle  azioni in materia di
rimpatrio.
   Quanto  alle relazioni con i Paesi terzi di origine e transito dei
flussi  migratori,  il  Consiglio europeo di Siviglia ha sottolineato
l'importanza  di procedere secondo un approccio integrato, globale ed
equilibrato che si basi sull'effettiva collaborazione con gli stessi.
A  Siviglia  e'  stato  altresi' deciso che in ogni futuro Accordo di
cooperazione,  associazione  o altro accordo equivalente che l'Unione
europea  o  la Comunita' concludera' con un Paese terzo, sia inserita
una  clausola  sulla  gestione  comune  dei flussi migratori, nonche'
sulla  riammissione obbligatoria in caso di immigrazione clandestina.
Clausole  del  genere  sono attualmente contenute in gran parte degli
Accordi di Associazione conclusi o in negoziato (con la Giordania, il
Libano,  la  Siria,  la  Comunita'  Andina,  l'America Centrale ed il
Mercosur).  In  risposta  all'esigenza  di maggior integrazione delle
tematiche  migratorie  nel  dialogo  con  i Paesi terzi, il Consiglio
Affari  Generali  e  Relazioni  Esterne del novembre 2002 ha adottato
specifiche  conclusioni  sull'intensificazione del dialogo migratorio
con i paesi terzi di origine e transito dei flussi, individuando nove
paesi  prioritari  (Albania,  Cina,  Serbia  e  Montenegro,  Marocco,
Russia,  Ucraina,  Turchia,  Tunisia  e Libia). La Commissione ha poi
presentato,  nel  dicembre  2002,  una Comunicazione nella quale sono
presi in esame i diversi aspetti del nesso tra il fenomeno migratorio
e  le  politiche  di  sviluppo.  Sulla  base di tale comunicazione il
Consiglio  ha  adottato,  nel maggio 2003, specifiche conclusioni sul
tema migrazione e sviluppo.
   Sul  piano dell'armonizzazione normativa, nel corso del 2002, sono
stati  adottati  il  Regolamento  che  definisce  talune modalita' di
applicazione  di  Eurodac  (il  sistema  di  confronto delle impronte
digitali  elaborato per un'efficace applicazione della Convenzione di
Dublino)  ed  il Regolamento che istituisce un modello uniforme per i
permessi  di  soggiorno  rilasciati  a  cittadini  di Paesi terzi. Il
Consiglio  ha  altresi'  adottato,  nel giugno 2002, la Decisione che
istituisce   -  per  il  periodo  2002-2006  -  il  programma  "ARGO"
finalizzato  alla  cooperazione  nei settori delle frontiere esterne,
dei visti, dell'asilo e dell'immigrazione.
   c)   Nel  corso  del  2003  sono  proseguite  le  attivita'  volte
all'attuazione  delle  misure  decise  a  Siviglia,  soprattutto  con
riferimento   alle   operazioni   congiunte  di  pattugliamento  alle
frontiere,  nonche'  all'attivazione dei centri tematici previsti dal
Piano   per   la  gestione  integrata  delle  frontiere  esterne.  E'
proseguita  altresi'  l'attivita'  normativa,  con l'adozione formale
della   direttiva   sull'accoglienza  dei  richiedenti  asilo  e  del
regolamento   "Dublino   II",   sulla   determinazione   dello  Stato
responsabile  per l'esame delle domande di asilo. Un accordo politico
e'  stato raggiunto, al Consiglio GAI di giugno 2003, sulla direttiva
relativa  allo status dei cittadini di paesi terzi residenti di lungo
periodo,   mentre   recente   e'   l'adozione   della  direttiva  sul
ricongiungimento familiare.
   Il  Consiglio  europeo  di Salonicco del giugno 2003 ha costituito
l'occasione  per  una verifica dello stato di attuazione delle misure
decise  a  Siviglia,  dando un impulso di rilievo soprattutto ai temi
del  controllo delle frontiere, dei rimpatri, dei visti nonche' delle
relative   risorse   finanziarie.  A  partire  dal  luglio  2003,  la
Presidenza  italiana  ha  condotto i lavori per la costruzione di una
vera  e propria politica europea in materia di asilo ed immigrazione,
sulla base delle indicazioni di Salonicco, in un quadro di equilibrio
tra le misure di lotta all'immigrazione clandestina e controllo delle
frontiere  e  quelle  di  accoglienza ed integrazione degli immigrati
legali.
   Al  fine  di  garantire  maggiore  efficacia all'azione europea di
controllo   delle   frontiere   esterne,   attraverso   un   migliore
coordinamento dei progetti e delle operazioni congiunte, il Consiglio
europeo  di  giugno  ha  deciso  l'istituzione di un Organo Comune di
Esperti  delle  Frontiere  (Border Practitioners Common Unit), che ha
gia'   cominciato  ad  operare  in  seno  al  Consiglio.  Sulla  base
dell'esperienza   della   Common   Unit,   sara'   altresi'  valutata
l'opportunita'  di  creare  una "struttura operativa comunitaria" che
dovrebbe prendere la forma di una vera e propria Agenzia.
   In  materia  di  asilo,  l'Italia  e'  impegnata  a  concludere il
processo  di  armonizzazione normativa con l'adozione delle rimanenti
misure   previste   dal   Trattato   di   Amsterdam,   attraverso  il
raggiungimento di un accordo politico sulla proposta di direttiva che
disciplina  le  procedure minime per la concessione e la revoca dello
status  di  rifugiato,  nonche'  sulla proposta di direttiva relativa
alle definizioni di rifugiato e di protezione sussidiaria. E' inoltre
in  discussione,  anche  con  l'UNHCR, la questione del rafforzamento
della  tutela  dei  rifugiati  nelle  regioni  di origine, al fine di
ridurre  l'utilizzazione  da  parte  dei veri richiedenti asilo degli
stessi  canali  di  arrivo  degli  immigrati clandestini e di rendere
maggiormente efficace l'attuale sistema di asilo.
   A  conclusione  del  semestre  di  Presidenza italiana dell'Unione
europea,  i  positivi  risultati raggiunti rendono conto del notevole
impegno  profuso  in  materia  di  gestione  dei  flussi  migratori e
controllo delle frontiere esterne.
   In  particolare,  il  Consiglio europeo del dicembre 2003 ha preso
atto  dell'intesa raggiunta, in sede di Consiglio GAI, sui principali
elementi  costitutivi  dell'Agenzia  per  la gestione delle frontiere
esterne,  che  dovrebbe  essere  operativa  entro  il  2005 a seguito
dell'adozione  del regolamento istitutivo, attualmente in discussione
nei  competenti  gruppi di lavoro del Consiglio. Il Consiglio europeo
ha  anche  preso atto dell'adozione, su proposta della Presidenza, di
un  programma  di  misure appositamente dedicato all'immigrazione via
mare,  che sottolinea una speciale attenzione dell'Unione europea per
tale  fenomeno.  Accordi sono stati raggiunti, inoltre, su iniziative
normative  per  facilitare  la  collaborazione  tra  Stati  membri in
materia di rimpatrio: tra questi, la Decisione sull'organizzazione di
voli  congiunti  per  l'allontanamento  dei  cittadini di paesi terzi
illegalmente  presenti  nel  territorio  di  due o piu' Stati membri.
Notevole  rilievo  riveste  altresi' l'accordo su due regolamenti per
l'inserimento di dati biometrici in visti e permessi di soggiorno.
   Quanto  all'immagine legale, su proposta della Presidenza italiana
la  Commissione  si  e'  impegnata  ad effettuare in tempi rapidi uno
studio  sui  rapporti  tra  immigrazione  legale  e  clandestina, che
comportera'  anche  il  tema  di quote di ingresso a valenza europea.
Un'intesa  e'  stata  poi  raggiunta  sulla  direttiva  relativa alla
concessione  di  permessi di soggiorno a breve termine per le vittime
della tratta.
   Due  importanti  risultati  sono stati infatti raggiunti, sotto la
Presidenza italiana, nel settore delle relazioni con i Paesi terzi in
materia  migratoria:  l'intesa  interistituzionale  con il Parlamento
Europeo  sul  regolamento  che  istituisce un programma di assistenza
finanziaria  e  tecnica  ai paesi in materia di asilo ed immigrazione
(programma  AENEAS),  nonche'  l'adozione,  al  CAGRE dell'8 dicembre
2003,  di  specifiche  conclusioni  sull'avvio  di  un  meccanismo di
monitoraggio e valutazione di tali paesi nella lotta all'immigrazione
clandestina.


           3.8) Cooperazione allo sviluppo e flussi migratori

   Le  strategie  della  Cooperazione  italiana  volte  a sostenere i
diritti umani, il consolidamento della democrazia, la riduzione della
poverta'  e  lo  sviluppo  economico  nei Paesi di origine dei flussi
migratori hanno una notevole incidenza sugli stessi, agendo su alcuni
dei  principali fattori che li determinano. In particolare, stimolare
lo  sviluppo  sociale e le capacita' produttive dei Paesi beneficiari
contribuisce a ridurre la pressione migratoria, in particolare quella
di   tipo   illegale,permettendo  allo  stesso  tempo  di  creare  le
condizioni per una gestione ordinata dei movimenti dei migranti.
   Grande rilievo assumono in tale contesto le numerose iniziative di
cooperazione  bilaterale a favore del Maghreb e dei Balcani, che sono
anche  le  aree prioritarie per l'Italia sotto il profilo migratorio.
La  conversione  del  debito  di  cui beneficiano Algeria, Marocco ed
Egitto  rappresenta  inoltre  uno  strumento innovativo, che consente
l'utilizzazione  dell'ammontare  corrispondente  in valuta locale per
realizzare  progetti  di  sviluppo:  costruzione  di  scuole,  strade
rurali,  centri  sanitari,  schemi  irrigui  e  di approvvigionamento
idrico.
   La  cooperazione italiana ha rivolto una particolare attenzione al
sostegno  della  crescita  di una diffusa imprenditorialita' nei PVS,
soprattutto  nei settori agricolo e manifatturiero, nel convincimento
che  lo  sviluppo di tali settori possa contribuire a ridurre in modo
strutturale  e  duraturo  la  poverta'.  Lo  strumento  di intervento
adottato  e'  stato  quello  del  finanziamento  di  linee di credito
settoriali  alle  Micro, Piccole e Medie Imprese (MPMI), privilegiate
come   target   group,  sia  per  la  loro  ampia  distribuzione  sul
territorio,  sia  per  le  loro debolezze strutturali, che le rendono
piu'   sensibili   alle   cosiddette   "insufficienze   del  mercato"
(difficolta'   di   accesso   al   credito,  esclusione  dai  mercati
internazionali,   scarse   informazioni,   fattori  di  scala,  etc).
Specifiche  linee di credito agevolate sono state destinate alle MPMI
ed   alle   societa'  miste  per  il  finanziamento  di  investimenti
produttivi  in  Tunisia,  Algeria, Marocco ed Egitto. Tali iniziative
possono  anche  trarre  vantaggio dell'esperienza italiana in tema di
MPMI  e di distretti industriali. Significativa a tal proposito e' la
collaborazione   instaurata  con  l'UNIDO  (United  Nation  Indutrial
Development   Organization).   E'   importante   in   tale   contesto
sottolineare  il  ruolo  che  possono avere i migranti come possibili
"agenti  di  sviluppo"  in  grado  di avviare nei paesi di origine la
costituzione di MPMI e l'aggregazione delle stesse.
   Associati  alle  linee di credito sono spesso interventi di natura
non   finanziaria,   quali  assistenza  tecnica  e  trasferimento  di
tecnologia,  molto  utili  in  quasi tutte le iniziative, soprattutto
nelle fasi di avvio, sino a quando la controparte del progetto non ha
raggiunto l'autosufficienza nella gestione degli strumenti finanziari
messi  a  disposizione.  L'organismo  di  cui si e' spesso avvalsa la
Cooperazione  italiana  per  l'assistenza  tecnica e' l'UNIDO, e piu'
specificamente,  l'Industrial  Promotion Office di Milano, che ha una
competenza  specifica  nell'assistenza  alle  imprese  nella  fase di
preinvestimento.
   Altro  settore di intervento per favorire lo sviluppo economico e'
la  formazione  professionale  mirata  a  superare  quella carenza di
risorse  umane,  considerata  come  uno  dei  piu' importanti fattori
limitanti  lo  sviluppo delle imprese nei PVS. Per quanto riguarda la
lotta  alla  tratta  degli  esseri  umani  legata  allo  sfruttamento
sessuale,  che  coinvolge soprattutto donne e minori, la cooperazione
italiana  e'  intervenuta  in  Nigeria  con  un  programma realizzato
dall'UNICRI   (United   Nations   Interregional   Crime  and  Justice
Research).
   Una  attivita'  direttamente collegata alla tematica migratoria e'
l'assistenza   tecnica  per  la  creazione  di  sistemi  di  gestione
integrata  delle informazioni sull'emigrazione e per il rafforzamento
delle  capacita'  istituzionali  e tecniche delle Amministrazioni dei
Paesi d'origine dei flussi migratori. Si intende in tal modo favorire
politiche  volte  a  promuovere  la  legalita'  nei flussi migratori,
agevolare  l'integrazione  degli  emigrati  nel Paese di accoglienza,
salvaguardare  i  vincoli socio-culturali degli emigrati con il Paese
di  origine, canalizzare verso il Paese di origine le risorse umane e
finanziarie rilasciate dal processo di emigrazione. Una componente di
particolare  rilievo  del  progetto si incentra sul capacity building
delle  istituzioni  pubbliche  coinvolte,  al  fine  di  garantire la
sostenibilita'  del  progetto  anche  dopo la fine delle attivita' di
assistenza tecnica.
   La  valorizzazione  delle rimesse ai fini dello sviluppo dei Paesi
di  provenienza  puo' assumere una grande importanza sotto il profilo
migratorio  ed  aprire,  al  tempo  stesso,  nuovi  orizzonti sia per
l'utilizzazione   dell'Aiuto  Pubblico  allo  Sviluppo,  sia  per  la
promozione  dei  finanziamenti diretti esteri. In questo contesto, la
cooperazione  italiana  sta  studiando  strategie  di intervento, che
coinvolgono  anche  le associazioni di migranti, il sistema bancario,
con  particolare  attenzione per le casse di credito cooperativo (per
le possibilita' che queste offrono in materia di assistenza tecnica e
di  prodotti  di raccolta e di impiego del risparmio) ed i sistemi di
microfinanza  legati al settore delle ONG, nonche' le piccole e medie
imprese locali per l'utilizzo delle rimesse ai fini di investimento.
   Regioni  ed  enti locali, in quanto istituzioni rappresentative di
specifiche   comunita'   territoriali,   rappresentano  interlocutori
privilegiati   per  la  definizione  ed  il  sostegno  di  interventi
innovativi  e  sperimentali  di cooperazione decentrata, quali quelli
sulla valorizzazione delle rimesse. Altrettanto interessanti appaiono
le  iniziative  relative  a minori non accompagnati che sono in esame
con  alcune  Regioni  italiane  (Puglia,  Emilia  Romagna e Marche) e
rivolti  ad  alcuni  Paesi dei Balcani (Bosnia-Erzegovina, Croazia ed
Albania).
   Sul   piano   multilaterale,   particolarmente   intensa   e'   la
collaborazione  con l'OIM (International Organization for Migration),
organizzazione  internazionale  che fornisce servizi di assistenza in
materia di gestione dei flussi migratori e di rimpatrio volontario di
migranti  e  rifugiati,  con particolare attenzione alle attivita' di
accoglienza,  integrazione  e/o  reinserimento nelle aree di origine.



                     3.9) La politica dei Visti

   Nel  2001  la  rete  diplomatico-consolare  italiana ha rilasciato
947.085  visti  d'ingresso  mentre  l'anno  successivo  ne sono stati
emessi  853.446. I dati registrati nei primi 9 mesi del 2003 indicano
finora  un  assestamento  su  quelli  del  2002.  In tale ambito, gli
ingressi  per  turismo  e  per  affari rappresentano circa il 60% del
totale.  E'  stata inoltre rilevata una crescita dei visti per motivi
di  studio,  in  particolare  universitario,  e  per ricongiungimento
familiare.
   A seguito dell'entrata in vigore del D.Lvo 286/98 e del successivo
Regolamento  di Attuazione adottato con il D.P.R. n. 394/99, e' stata
predisposta,  di  concerto  con  gli  altri  Dicasteri  competenti in
materia,  la  Circolare  ministeriale  n.  14  del  24  ottobre 2001.
Concepita allo scopo di dotare la rete diplomatica e consolare di uno
strumento  di lavoro aggiornato ed organico in materia di rilascio di
visti  d'ingresso,  la  Circolare  n.  14/2001  offre  una panoramica
completa della normativa Schengen e nazionale in vigore. Essa infatti
comprende,   dopo   un'articolata   parte   introduttiva,  21  schede
dettagliate con la casistica dei tipi di visto previsti dalla legge e
13 allegati di particolare utilita' operativa.
   Il   costante   monitoraggio   dell'attivita'  svolta  dalla  rete
diplomatico-consolare  in  materia di rilascio dei visti d'ingresso e
l'esperienza  acquisita  nell'applicazione  della  relativa normativa
hanno  contribuito  al continuo sforzo di ottimizzazione dei servizi.
Al  riguardo,  particolare  cura  ed  attenzione  sono state prestate
nell'assistenza  alle  Sedi  per  facilitare e snellire, nel rispetto
delle  disposizioni  di  legge,  il  rilascio  dei  visti per affari,
turismo e lavoro, tanto subordinato (specie stagionale) che autonomo.
Di  crescente  importanza  si e' dimostrato l'impegno per il rilascio
dei visti per ricongiungimento familiare.
   Si  e' inoltre operato per rimuovere talune difficolta' registrate
per  i  visti  di  ingresso  per  lavoro  subordinato  ed autonomo di
personale  altamente  qualificato;  fornire  un quadro di riferimento
organico per i visti per motivi di studio e formazione professionale;
rafforzare   la   presenza  dell'Italia  nel  circuito  degli  scambi
culturali  e  scientifici;  prevedere  per  il delicato settore degli
scambi  giovanili  una disciplina piu' flessibile e, al tempo stesso,
attenta  alle  indispensabili  garanzie  a tutela degli interessi dei
minori.

         ---->   VEDERE TABELLA A PAG. 91 DELLA G.U.  <----


 3.10) Tendenze delle politiche migratorie degli altri Paesi europei

   Negli  ultimi  anni  le  politiche  migratorie seguite dai singoli
Paesi  membri  dell'Unione  europea si sono concentrate sul contrasto
dell'immigrazione   clandestina  e  sul  controllo  delle  frontiere,
tendenza che si e' trasposta anche sulle politiche comuni dell'Unione
europea.  Inoltre,  gran  parte dei Paesi membri ha adottato, su base
nazionale,  un  approccio convergente sui seguenti aspetti: politiche
di  integrazione,  che pongono una maggiore enfasi sull'apprendimento
della  lingua,  cultura  e  legislazione  del Paese di accoglienza da
parte  degli  stranieri;  politiche dell'immigrazione per lavoro, che
aprono  alcune  nuove opportunita' di ingresso e fanno un maggior uso
della  programmazione,  anche attraverso quote; politiche dell'asilo,
mirate a ridurre le domande "pretestuose."
   a)  Le  politiche sul contrasto dell'immigrazione clandestina e di
controllo  delle  frontiere  sono  state rafforzate in particolare in
Gran  Bretagna e Francia, che hanno chiuso il centro di accoglienza a
Sangatte,  da cui partivano i tentativi di ingresso clandestino verso
la Gran Bretagna tramite il tunnel sotto la Manica.
   In  Gran  Bretagna  il  Governo  Blair ha inoltre varato una nuova
legge  in  materia  di  immigrazione  ed  asilo,  entrata  in  vigore
all'inizio  del  2003,  che  si  propone di combattere l'immigrazione
clandestina attraverso criteri piu' rigorosi di esame delle richieste
di  asilo,  l'introduzione  del  reato  di  traffico  e  sfruttamento
dell'immigrazione  illegale  e  di  sanzioni piu' severe a carico dei
datori  di  lavoro  per le assunzioni degli immigrati "in nero". Sono
inoltre previsti maggiori controlli sui matrimoni di comodo.
   In  Francia,  la nuova legge sull'immigrazione approvata nel 2003,
prevede  l'estensione  da  12  a  32 giorni del periodo di permanenza
massima  degli  stranieri  clandestini nei centri di trattenimento in
attesa  di  espulsione. Viene inoltre introdotta la rilevazione delle
impronte  digitali nei visti turistici per i cittadini non comunitari
e  per  tutti  gli stranieri che richiedono un permesso di soggiorno.
Potranno inoltre essere create "zone di attesa" provvisorie nel luogo
in cui dovessero avvenire degli sbarchi. Allo stesso tempo sono state
previste  attenuazioni  per  la  c.d."doppia  pena"  (pena detentiva,
seguita  da  espulsione)  per coloro che hanno un forte legame con la
Francia  (familiari di cittadini francesi, residenti di lunga durata,
persone nate o cresciute in Francia).
   In Spagna, e' stata approvata nel 2003 una riforma della normativa
vigente  (Ley de Extranjeria del 22.12.2000), che rafforza il sistema
di vigilanza elettronica contro gli sbarchi di clandestini (il SIVE o
Sistema   Integrato   di   Vigilanza  Esterna)  situato  sulle  coste
meridionali  del Paese, introduce una regolamentazione piu' rigida in
tema   di   ricongiungimento   familiare,   potenzia   i   centri  di
trattenimento per gli irregolari e mira ad intensificare le attivita'
di  rimpatrio.  Viene  inoltre  stabilito  l'obbligo per le compagnie
aeree   di   cooperare   con   le   Autorita'  spagnole  nella  lotta
all'immigrazione illegale, segnalando il mancato uso del biglietto di
ritorno   da   parte  di  cittadini  extracomunitari,  pena  sanzioni
pecuniarie estremamente elevate.
   In   Germania  e'  stata  approvata  nel  2004  una  nuova  "legge
sull'immigrazione e l'integrazione degli stranieri", a modifica della
vigente  "legge  sugli  Stranieri"  del  1990. Per le persone che non
hanno  titolo  a  risiedere  nel  Paese  e che devono pertanto essere
rimpatriate,  e'  previsto  l'obbligo  di  residenza  in  particolari
strutture  sino al momento dell'espulsione. La dichiarazione di false
generalita',  ed  in  generale i comportamenti volti ad ostacolare la
propria  identificazione,  comporteranno la decadenza da ogni diritto
di   soggiorno.  Ulteriori  misure  sono  state  aggiunte  per  poter
espellere gli stranieri sospettati di attivita' terroristiche.
   In  Portogallo,  la  nuova  legge sull'immigrazione, in vigore dal
febbraio  2003,  si  muove  in  un'ottica  di  armonizzazione  con le
direttive  e  gli orientamenti comunitari e prevede inoltre un regime
di  sanzioni  piu'  severo in relazione al traffico di esseri umani e
all'immigrazione   illegale.  Infine,  non  viene  piu'  previsto  il
rilascio   di   "autorizzazioni   di   permanenza"   (Autorizaçao  de
Permanencia),  un  permesso di soggiorno atipico che il Portogallo ha
concesso,  nel  biennio  2001-2003, per "regolarizzare" gli immigrati
irregolari.
   b)  Le nuove politiche dell'integrazione richiedono agli stranieri
che  desiderano risiedere nei Paesi europei uno sforzo di adattamento
e  di  inserimento  nelle  societa' di accoglienza, in particolare in
termini   di   apprendimento   della   lingua,  delle  sue  leggi  ed
istituzioni.
   La nuova legge francese prevede l'introduzione di un "contratto di
integrazione"  per  i nuovi entrati, basato su corsi di apprendimento
del  francese e sullo studio dei "valori della societa' francese". Il
certificato  conseguito  alla  fine di questi corsi da' accesso ad un
permesso  di residenza decennale, mentre per coloro che non ottengono
il certificato il permesso potra' essere solo annuale.
   In  Germania,  la nuova legge sull'immigrazione abbassa da 16 a 12
anni  l'eta'  massima per i ricongiungimenti dei figli minori che non
possano provare di avere sufficiente conoscenza della lingua tedesca,
ritenendo  che  oltre tale eta' non vi siano sufficienti garanzie per
l'integrazione  del minore nella societa' tedesca. Non sono stabiliti
limiti  di  eta'  per  il  ricongiungimento  dei figli minori, ove lo
straniero   sia   titolare  di  un  permesso  di  soggiorno  a  tempo
indeterminato, ovvero goda dello status di rifugiato, o se l'ingresso
del minore avviene contestualmente a quello del suo nucleo familiare.
Particolare accento viene posto sull'integrazione dei nuovi immigrati
non  comunitari,  per  i  quali  -  nel  caso  in  cui  il livello di
conoscenza  del  tedesco  viene  ritenuto insufficiente - e' previsto
l'obbligo di frequenza di corsi di lingua e cultura tedesca.
   La   Gran   Bretagna   intende  introdurre,  nella  procedura  per
l'acquisizione  della  cittadinanza da parte di stranieri, un test di
storia  e  istituzioni  britanniche,  che  permetta  di verificare la
conoscenza  di  alcuni  principi chiave del sistema politico e legale
del Paese.
   In  Austria,  dal 2003, gli stranieri non comunitari arrivati dopo
il  1998  devono  dimostrare  una conoscenza base del tedesco, oppure
seguire dei corsi di lingua. Il Governo contribuisce a finanziare una
parte  del  costo dei corsi, ma se lo straniero non riesce a superare
il test di lingua, dopo quattro anni puo' essere revocato il permesso
di  soggiorno.  Sono  esentati  da  questo  obbligo gli studenti ed i
professionisti con le proprie famiglie.
   c)  Allo  stesso  tempo  sono  state  aperte nuove possibilita' di
ingresso   per   lavoro,   in   particolare   per   alcune  categorie
particolarmente  richieste  dal  mercato  del  lavoro locale ed anche
attraverso una politica di programmazione basata su quote.
   La  Gran  Bretagna,  che  gia'  permetteva  l'ingresso  per lavoro
stagionale  durante  l'estate  agli  studenti  del  Commonwealth,  ha
significativamente  ampliato le possibilita' di ingresso basate sulle
esigenze  del  mercato  del  lavoro.  E' stata stabilita una lista di
professioni  per  le  quali  risulta  difficile  il  reclutamento  di
personale   in  loco  (elettronica,  tecnologia  dell'informazione  e
comunicazione  e  settore  sanitario):  in tali casi l'ingresso viene
garantito  con  immediatezza. Dal 2001 un sistema a punti senza quote
favorisce  l'ingresso  di  lavoratori dipendenti o autonomi altamente
qualificati.  Nel  2002, 120.000 persone sono state ammesse nel paese
per  lavoro  con  permessi  di  breve durata e 116.000 hanno ricevuto
l'autorizzazione  di  installarsi in maniera permanente. A maggio del
2003 il governo britannico ha inoltre introdotto una quota annuale di
20.000 ingressi per lavoro non qualificato, per coprire dei posti per
i  quali i datori di lavoro possono dimostrare di non essere riusciti
a reperire personale in loco. Questi lavoratori devono avere tra i 18
ed  i  30  anni e la quota viene resa disponibile progressivamente in
tre  tappe  durante  l'anno, per evitare un troppo rapido esaurimento
della stessa.
   Dal  2000, la Germania ha introdotto quote programmate di ingresso
per  lavoratori stranieri nel settore dell'alta tecnologia, cui viene
consentita  una  permanenza  temporanea  nel  Paese.  Il  progetto di
riforma    normativa    sull'immigrazione    mantiene   tale   corsia
preferenziale  per l'ingresso di lavoratori extracomunitari altamente
qualificati,  oltre  a  infermiere  e lavoratori agricoli stagionali.
Viene  anche facilitata la permanenza di giovani stranieri al termine
del loro periodo di studio in Germania.
   Come  l'Austria,  la  Spagna mantiene un sistema di programmazione
per  quote.  La legge sull'immigrazione spagnola richiede inoltre che
il  cittadino extracomunitario sia in possesso di un valido contratto
di   lavoro  per  ottenere  il  rilascio  del  visto  d'ingresso  nel
territorio  nazionale.  La  residenza permanente puo' essere concessa
allo straniero che abbia risieduto in Spagna regolarmente ed in forma
continuativa  per  almeno  cinque  anni.  Il  progetto  di riforma in
materia  migratoria  introduce  un visto d'ingresso di tre mesi per i
cittadini  extracomunitari,  che consentira' - per detto periodo - la
permanenza  in  Spagna  ai  fini della ricerca di un posto di lavoro,
limitatamente  al  caso  dei  discendenti  di cittadini spagnoli o di
lavoratori impiegati in settori per i quali vi e' una forte richiesta
da parte del mercato del lavoro.
   In  Portogallo,  la legge sull'immigrazione del 2003 ha introdotto
un  sistema  di  quote  annuali  di  ingresso e facilitazioni per gli
stranieri che intendano svolgere attivita' di ricerca scientifica.
   d)  Per  quanto  riguarda  le  politiche  in  materia di asilo, le
legislazioni dei Paesi europei riflettono la comune preoccupazione di
ridurre  le  domande  "pretestuose",  per scoraggiare il ricorso allo
strumento dell'asilo politico a scopi migratori.
   L'immigrazione  in  Gran  Bretagna si presenta in gran parte sotto
forma di richieste di asilo politico. Nel 2002, su un totale di circa
180.000   immigrati   nel  Regno  Unito,  oltre  110.000  risultavano
appartenere  alla  categoria dei richiedenti asilo. E' stata pertanto
varata  una  politica  di  contenimento,  i cui punti salienti sono i
seguenti:
      • creazione  di  campi  di accoglienza per i richiedenti asilo,
per  evitare la loro dispersione nel Paese durante le pratiche per il
riconoscimento dello status di rifugiato;
      • introduzione  del  concetto  di "safe country", concernente i
dieci  Paesi  europei  di recente ingresso nell'UE (Cipro, Repubblica
Ceca,   Estonia,   Lettonia,   Ungheria,  Lituania,  Malta,  Polonia,
Slovacchia,  Slovenia),  piu'  un'ulteriore  lista  aggiuntiva  di 17
Paesi.  La  domanda  di  asilo proveniente da cittadini di tali Stati
sara' ritenuta "ipso facto" manifestamente infondata;
      • rigetto   delle   domande   presentate  dopo  una  prolungata
permanenza  all'interno  del  Regno  Unito,  e  quindi non alla prima
occasione utile alla frontiera;
      • valutazione  piu'  attenta  nella  concessione del cosiddetto
permesso  di  residenza  per  motivi  umanitari (exceptional leave to
remain),  rilasciato  in  genere  a  chi,  pur  non avendo diritto al
riconoscimento  dello  status di rifugiato, viene ritenuto meritevole
di  protezione  internazionale.  Si  e'  registrata  una  consistente
riduzione  del  numero  delle  domande  di  asilo  presentate in Gran
Bretagna  nel  corso  dell'anno.  Per  il  primo semestre del 2003 il
totale e' di poco superiore alle 25.000 unita'.
   In  Germania,  dal  giugno  1993,  e'  in  vigore  una  legge piu'
restrittiva, che stabilisce procedure semplificate per la trattazione
delle domande d'asilo, gia' al posto di frontiera. In particolare, e'
stato  introdotto ilc.d. gruppo dei "Paesi sicuri", ritenuti idonei a
garantire  un  livello sufficiente di tutela. Anche il nuovo progetto
di legge si muove nella medesima prospettiva.
   In  Francia,  e'  in corso di approvazione un progetto di legge in
materia   di   asilo,   la   cui   principale   innovazione  consiste
nell'istituzione di un'unica istanza responsabile in materia di esame
delle  domande  di  asilo  (OFPRA - Office Français de Protection des
Refugies et Apatrides). Viene inoltre introdotto il concetto di Paesi
terzi  "sicuri",  ma non l'automatico rigetto senza istruttoria delle
domande  dei  richiedenti  asilo  da  essi provenienti. Le Prefetture
potranno   comunque   rifiutare   l'autorizzazione   di  soggiorno  a
richiedenti   asilo   che  provengano  da  tali  Paesi,  ma  dovranno
trasmettere la relativa domanda al predetto OFPRA, ove la trattazione
di questo tipo di richieste seguira' una procedura accelerata.


                Cap. 4) Le politiche di integrazione

   L'integrazione della popolazione immigrata consiste in un processo
bidirezionale  basato sul rispetto di diritti e doveri reciproci e su
di  un  processo interculturale. Da una parte, il cittadino straniero
deve  adeguarsi  alle  regole  e  riconoscere i valori della societa'
italiana,  dall'altra  deve  avere  accesso  a beni e servizi che gli
garantiscano una dignitosa qualita' della vita.
   In quest'ottica, le politiche di integrazione dovranno favorire la
piena  partecipazione  economica,  sociale  e culturale dei cittadini
stranieri,  attraverso  un  costante  confronto  interistituzionale e
politiche  aperte  di  concertazione  sociale,  in considerazione dei
principi, delle linee guida e dell'approccio multisettoriale espresso
nella   Comunicazione  della  Commissione  europea  su  immigrazione,
integrazione e occupazione (COM. 3.6.2003, n. 336).
   L'elaborazione  di  politiche  di  integrazione  deve  tener conto
dell'evoluzione  della  progettualita' migratoria verso la ricerca di
una   maggiore  stabilita',  che  si  esprime,  tra  le  altre  cose,
attraverso  una  crescente  stabilita'  occupazionale,  una  migliore
padronanza  della  lingua  italiana,  un aumento dei ricongiungimenti
familiari e una maggiore partecipazione scolastica.
   A  fronte di persone stabilmente integrate nel paese, si e' potuta
rilevare  la  presenza di numerosi stranieri irregolarmente presenti,
le  cui  condizioni  di  precarieta'  rendevano  difficile  una piena
integrazione.
   Si  trattava  di  una realta' parallela socialmente insostenibile,
carica  di  rischi per l'ordine interno e la pacifica convivenza, che
si  andava  ripercuotendo  anche sulle politiche e le opportunita' di
integrazione sociale dei lavoratori regolarmente residenti.
   Lo  sforzo  fatto  dal  governo  italiano  con  il procedimento di
regolarizzazione  (sulla  base  della  legge  30  luglio 2002, n. 189
"Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo" e del
decreto  legge  9  settembre  2002  n.  195  e legge di conversione 9
ottobre  2002,  n.  222  recante  "Disposizioni urgenti in materia di
legalizzazione  del  lavoro  irregolare  di extracomunitari"), che ha
interessato   circa   700.000  lavoratori  stranieri  sul  territorio
nazionale, ha avuto l'obiettivo di far emergere dal lavoro irregolare
lavoratori  stranieri  "invisibili", impegnati in attivita' svolte in
violazione  della disciplina vigente e privi di tutele contrattuali e
copertura   assicurativa.  Attraverso  questo  procedimento,  che  ha
rafforzato  il  collegamento tra occupazione e permesso di soggiorno,
si  e'  garantita  a  tutti gli immigrati regolarizzati la tutela dei
diritti gia' disponibili per i loro connazionali regolari.
   Tutto  cio' comportera' nei prossimi anni un impulso significativo
delle misure di integrazione connesse con le nuove regolarizzazioni.
   I  dati piu' recenti sulle tendenze all'integrazione sociale delle
comunita'  immigrate  regolarmente  residenti  in  Italia  forniscono
elementi  utili  per  la definizione degli orientamenti verso i quali
rivolgere  le  politiche  di  integrazione  dei  lavoratori stranieri
recentemente regolarizzati.
   La  partecipazione  di  migliaia  di  immigrati  a corsi di lingua
italiana  e la certificazione delle competenze linguistiche acquisite
fornisce  un  primo  elemento  di  riflessione sullo strategico ruolo
veicolare  della  lingua  nel  processo  di interazione tra stranieri
adulti  e  societa' di accoglienza. Il mondo della scuola rappresenta
un  altro  spazio cruciale per l'interazione positiva tra stranieri e
popolazione  autoctona  ed  ha  visto aumentare la presenza di alunni
stranieri  dai  50.322  studenti  nell'anno  scolastico  1995/1996 ai
232.766  del  2002/2003. In ambito scolastico negli scorsi anni erano
stati  segnalati  problemi  di accesso per i minori stranieri, con un
alto  tasso di insuccesso e di dispersione scolastica soprattutto nel
passaggio  dalla  scuola  primaria a quella secondaria, mentre i piu'
recenti   dati   mostrano  una  tendenza  al  superamento  di  queste
criticita'  che  andra'  rafforzato  nei  prossimi  anni  per ridurre
ulteriormente   lo   scarto  rispetto  alla  popolazione  studentesca
italiana  e garantire un deciso incremento della mobilita' scolastica
oltre la scuola dell'obbligo.
   L'aumento  delle aspirazioni all'acquisto di una abitazione mostra
un  altro  elemento della stabilita' e dell'integrazione raggiunta da
molti  immigrati.  La difficolta' a trovare una casa rispondente alle
esigenze  abitative  di  molte  famiglie  immigrate  fa  emergere  la
necessita' di trovare soluzioni rivolte a tutte le fasce svantaggiate
della  popolazione, anche favorendo la collaborazione tra istituzioni
pubbliche   centrali,  locali,  interlocutori  privati  e  del  Terzo
Settore.
   Il ricorso a figure di mediazione linguistico - culturale e' stato
ampiamente  utilizzato  in  questi  ultimi  anni,  producendo effetti
positivi   nella   promozione   dei   diritti  fondamentali  e  nella
facilitazione   dei   rapporti  tra  cittadini  stranieri  e  servizi
pubblici.   Un   importante  risultato  si  e'  raggiunto  in  ambito
socio-sanitario e nell'informazione giuridica e occupazionale. Questa
strategia andrebbe rafforzata nel quadro di un riconoscimento formale
delle competenze della figura professionale del mediatore culturale c
della  promozione del ricorso alla mediazione a vantaggio di una piu'
efficace interazione tra stranieri e amministrazione pubblica.
   La  tutela  dei  diritti  degli  immigrati offerta dalle normative
vigenti  comporta  pero'  anche  una puntuale conoscenza da parte del
lavoratore  immigrato  dei  suoi  obblighi relativi ad una permanenza
regolare  in Italia. Il rispetto di tali doveri e' indispensabile per
evitare  i  rischi  di una ricaduta nell'illegalita' ed e' per questo
motivo che si dovrebbe promuovere un costante monitoraggio, a livello
locale  e  regionale,  della realta' migratoria e dei suoi sviluppi e
campagne   informative   finalizzate  a  prevenire  ogni  rischio  di
permanenza illegale sul territorio.


            4.1) Consigli territoriali per l'immigrazione

   Per  una  piu'  puntuale  politica  di integrazione viene prevista
dall'art.  3  del  T.U.  l'istituzione  dei Consigli Territoriali per
l'Immigrazione,  organismi con compiti di analisi delle esigenze e di
promozione  degli  interventi  da attuare a livello locale. L'art. 57
del  D.P.R.  31  agosto  1999,  n.  394  ha  affidato  ai Prefetti la
responsabilita'  di  assicurare  la formazione e il funzionamento dei
Consigli  Territoriali  e il Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri  18  dicembre 1999, istituendo i Consigli in ogni provincia,
ha attribuito agli stessi la presidenza dei suddetti organismi.
   I  Consigli  sono composti da rappresentanti dei competenti uffici
periferici  delle  amministrazioni  dello Stato, dal Presidente della
Provincia, da un rappresentante della Regione, dal sindaco del comune
capoluogo  o  da un suo delegato nonche' dal sindaco dei comuni della
Provincia  di  volta  in  volta interessati o da un suo delegato, dal
Presidente  della  camera  di  commercio,  industria,  artigianato  e
agricoltura  o da un suo delegato, da almeno due rappresentanti delle
organizzazioni  sindacali  dei  lavoratori e dei datori di lavoro, da
almeno  due  rappresentanti  delle  associazioni piu' rappresentative
degli  stranieri  extracomunitari  operanti nel territorio, da almeno
due  rappresentanti degli enti e delle associazioni localmente attivi
nel  soccorso  e  nell'assistenza  degli  immigrati.  Possono  essere
inoltre  invitati  a partecipare alle riunioni i rappresentanti delle
Aziende  Sanitarie  Locali,  nonche'  degli enti e delle associazioni
localmente attivi nel soccorso e nell'assistenza agli immigrati.
   I   Consigli   Territoriali   per   l'immigrazione  rappresentano,
innanzitutto,  osservatori  privilegiati  del fenomeno immigratorio e
punti focali di riferimento per tutti i soggetti che agiscono ai fini
dell'integrazione degli stranieri regolari nel nostro Paese.
   Tali organismi costituiscono, in effetti, una preziosa risorsa per
la  pianificazione delle politiche per l'integrazione degli stranieri
-  consentendo,  da un lato, attraverso la loro funzione di raccordo,
di  elaborare  strategie  e  modulare  interventi  in  relazione alle
specifiche  esigenze  del  territorio,  e,  dall'altro, di fungere da
canale  di  trasmissione  di  preziosi  flussi di informazione, dalla
periferia al centro.
   I  Consigli  Territoriali  -progressivamente  costituitisi in ogni
Provincia  in questi ultimi anni - hanno mostrato di saper affrontare
le  concrete  difficolta'  di inserimento degli immigrati nel tessuto
sociale,  avviando numerose iniziative, con la collaborazione di vari
enti e associazioni locali.
   Sono  state  attivate forme di monitoraggio attraverso osservatori
statistici  gia'  presenti  sul  territorio  o  con  l'istituzione di
appositi  osservatori all'interno degli stessi Consigli. La creazione
di  reti  telematiche - avviata in qualche realta' regionale - appare
sicuramente  la forma migliore per un'efficace raccolta e analisi dei
dati.
   Pur  se  i  campi  di  indagine  sono  strutturati  in  base  alle
caratteristiche dei diversi territori, denominatori comuni di analisi
per  tutti  i Consigli - utili alla lettura dei bisogni e del livello
di   inserimento  sociale  della  popolazione  immigrata  -  sono  il
monitoraggio  sull'inserimento lavorativo, la domanda e l'offerta del
mercato  del  lavoro  locale,  le  soluzioni  abitative, l'accesso ai
servizi  socio-sanitari, l'inserimento scolastico e i servizi rivolti
ai minori in genere, gli aspetti religiosi.
   Un'attenta  e  approfondita attivita' di monitoraggio del fenomeno
migratorio  nei  suoi  piu'  rilevanti  aspetti, garantendo una reale
conoscenza  dei  problemi  dal  punto  di  vista sia quantitativo che
qualitativo,   consente   e   favorisce,   quindi,  la  promozione  e
pianificazione   integrata   degli  interventi  e  la  fissazione  di
obiettivi   a   breve  e  medio  termine  perseguiti  nell'ambito  di
commissioni  o  gruppi di lavoro, istituiti nei Consigli per fornire,
nei  vari  settori  di competenza, contributi in termini di idee e di
proposte concrete.
   La  validita'  e  l'efficacia  dei  Consigli si dimostra, inoltre,
nella   possibilita'  e  capacita'  di  esercitare  una  funzione  di
indirizzo  delle  risorse  messe  a  disposizione  da altri soggetti,
costituendo  punto  di  riferimento  di  iniziative  e progettualita'
locali.
   Gli  interventi maggiormente incisivi finora promossi dai Consigli
sono   stati  sostenuti  da  protocolli  d'intesa  o  da  accordi  di
programma,  strumenti  consensuali sottoscritti dai vari partecipanti
ai  Consigli stessi, con i quali sono stati condivisi gli obiettivi e
il conferimento delle risorse umane e strumentali.
   L'efficacia    operativa    dei    Consigli    Territoriali    per
l'immigrazione, dipende, essenzialmente, dalla qualita' ed intensita'
dei  rapporti  tra  le  sue  componenti  nonche'  dalla  capacita' di
rispecchiare  le  esigenze delle realta' locali ad essi collegate. E'
importante,  ai fini di una condivisione delle strategie da adottare,
la   partecipazione   di   rappresentanze  sociali  -  che  esprimono
l'effettiva realta' del territorio provinciale - oltre a quelle degli
enti istituzionali.
   Essenziale,  ai  fini  di  un  efficace funzionamento dei Consigli
territoriali,  e'  comunque il ruolo svolto dalle Regioni, Province e
Comuni,  soggetti principali per la programmazione delle politiche di
integrazione a livello locale.
   L'attivazione  -  a  livello  regionale  -  di  appositi tavoli di
confronto  periodici  con i Consigli Territoriali si e' dimostrata un
coefficiente  di  facilitazione  nodale per la costruzione di sistemi
integrati  delle  competenze  e  per  la  convergenza  delle  risorse
disponibili  verso  il  raggiungimento  di obiettivi condivisi. Nelle
realta'   regionali  che  hanno  dato  vita  a  questa  concertazione
periodica  con  i  Consigli Territoriali e dove questi ultimi si sono
posti,  coordinandosi tra loro, come interlocutori privilegiati delle
Regioni  stesse,  sono  stati  predisposti  dei  piani progettuali di
intervento  integrati,  omogenei  e rispondenti alle reali necessita'
espresse dal territorio.
   Il  Consiglio  territoriale  per  l'immigrazione,  nelle sue prime
esperienze, si sta dimostrando, in effetti, uno strumento assai utile
per la gestione delle politiche dell'immigrazione sul territorio.
   E' auspicabile, dunque, che tale struttura possa vedere la propria
identita' rafforzata, nel prossimo futuro, costituendo sempre piu' il
fulcro di un'incisiva attivita' di monitoraggio, la sede privilegiata
di  discussione,  approfondimento  e informazione delle problematiche
riguardanti   l'immigrazione,  di  coordinamento  e  indirizzo  degli
interventi  e  della gestione delle risorse rispondenti ai livelli di
necessita' espressi dal territorio.
   L'importanza  del  ruolo  dei  Consigli Territoriali e' confermata
anche dalla positiva ricaduta del coinvolgimento di tali organismi in
occasione   della   procedura   di  regolarizzazione  dei  lavoratori
extracomunitari,  ancora  in  atto. Le Prefetture si sono avvalse dei
Consigli, per meglio accompagnare le procedure burocratiche attivando
strategie  di comunicazione ampie ed efficaci. Attraverso i Consigli,
e'   stato   possibile   interessare   tutti  i  soggetti  del  mondo
dell'associazionismo per veicolare informazioni corrette ed omogenee.
   In tale circostanza i Consigli si sono tradotti in punti focali di
informazione  e  di  consulenza,  in sedi privilegiate di confronto e
discussione sulle problematiche della regolarizzazione, contribuendo,
quindi,  allo  snellimento  ed  alla semplificazione delle operazioni
connesse  alla  stessa  procedura.  Dagli  stessi Consigli sono stati
inoltre  segnalati  quesiti  e problemi all'Amministrazione Centrale,
che hanno contribuito anche a correggere e migliorare la procedura.
   Tali   organismi,   quindi,  potranno  rappresentare  un  efficace
strumento  di  dialogo ed orientamento anche riguardo ai procedimenti
di  attuazione  della  nuova  legge  sull'immigrazione.  Attraverso i
Consigli  Territoriali per l'Immigrazione si ritiene che possa essere
effettuata  una  capillare  opera  di  informazione  sul  territorio,
attraverso  i  rappresentanti  degli  stranieri presenti nei Consigli
stessi, riguardo alle novita' della legge 189/2002 e, in generale, ai
diritti ed ai doveri degli stranieri presenti sul territorio.
   Si   ritiene,  infine,  che  rivesta  fondamentale  importanza  la
realizzazione di reti interistituzionali e interfunzionali di risorse
e  competenze,  a  livello  locale,  che  individuino stabilmente nei
Consigli territoriali per l'immigrazione le sedi idonee ai fini:
   - della collaborazione istituzionale ai vari livelli;
   -  della  concertazione  sociale  tra i vari soggetti presenti sul
territorio rispetto all'analisi dei bisogni e delle esigenze;
   -   della  programmazione  e  realizzazione  delle  iniziative  di
integrazione sociale; - delle necessarie azioni di monitoraggio.


  4.2) Alunni e studenti stranieri in scuole e universita' italiane

   Si sta delineando una scuola delle cittadinanze, europea nella sua
ispirazione,   radicata   in   un'identita'   nazionale,   capace  di
valorizzare  le  tante  identita'  locali,  ma  al  contempo  di  far
dialogare  la molteplicita' delle culture entro una cornice di valori
universali.  L'aumento  progressivo, negli ultimi anni, del numero di
alunni  che  non  hanno  cittadinanza  italiana  pone  l'accento  sul
carattere   di   stabilita'  assunto  dal  fenomeno  immigratorio  ed
evidenzia  la  necessita' di una pianificazione delle risorse e degli
interventi.   La   scuola   rappresenta   il   principale  canale  di
integrazione  dei  minori  immigrati.  Costituisce  non solo un luogo
privilegiato   per  la  trasmissione  e  la  costruzione  di  modelli
culturali,  ma anche un ambito importante di incontro e di confronto,
di  interazione  e di scambio, un laboratorio di inclusione sociale e
di convivenza civile.
   Dal  1983  ad  oggi,  gli alunni stranieri non hanno mai smesso di
aumentare,  con  un  ritmo  che  e'  cresciuto notevolmente a partire
dall'anno  scolastico 1996/97. Nel 2000/01 gli alunni stranieri erano
147  mila  406  (+28mila  rispetto  l'anno precedente), per diventare
282.683  nel  2003/4.  Tra  il  2000  ed  il 2004 il numero di alunni
stranieri e' raddoppiato.
   Tra  i  Paesi  di  provenienza  guidano  la  classifica:  Albania,
Marocco,  ex  Jugoslavia  e Romania, ma e' ben rappresentato anche il
resto  del  mondo. Tra i banchi siedono alunni provenienti da 191 dei
195  Stati  del  pianeta.  Le  province  italiane  con  le  piu' alte
percentuali di stranieri sono Mantova (9,32%), Prato (9,85%) e Reggio
Emilia (8,70%).
   L'immigrazione  in  Italia  si fa sempre piu' stabile, aumentano i
ricongiungimenti  familiari,  sono stati quasi 400.000 al 31 dicembre
2001 pari al 28,9% del totale dei permessi di soggiorno e il tasso di
natalita'  tra  gli stranieri e' il doppio del dato della popolazione
italiana.  Ogni  20  nati in Italia uno e' un bambino straniero (4,8%
del totale). Ma l'incidenza sale al 7,3% nel Nord (1 ogni 14 nati).
   Il  Ministero  dell'istruzione  stima  che  nel  2010 il numero di
alunni  stranieri  dovrebbe  essere  compreso tra 488 e 566 mila, per
arrivare nel 2017 a circa 710 mila.

         ---->   VEDERE TABELLA A PAG. 99 DELLA G.U.  <----

   Studenti stranieri iscritti all'universita'
   Nell'anno  accademico  2002-2003,  gli  stranieri  iscritti  nelle
universita'  italiane,  a corsi di studio di I livello e post laurea,
sono  stati  34.000 con un incidenza percentuale, rispetto all'intera
popolazione studentesca dell'1,84%.
   Nello   stesso   anno  hanno  lasciato  il  sistema  universitario
italiano,   acquisendo  un  titolo  di  studio,  quasi  3000  giovani
provenienti dall'estero, pari all'1,3% degli studenti.
   Si   registra   un   incremento   della  presenza  degli  studenti
provenienti  dall'area  balcanica:  albanesi, croati, rumeni ai primi
posti.

                     Linee generali di indirizzo
   1. Integrazione e successo scolastico
   L'indagine  sugli  alunni  stranieri con cittadinanza non italiana
acquisisce  anche  i  dati  relativi ai risultati degli esami e degli
scrutini effettuati dalla scuola al termine dell'anno scolastico.
   Questi  dati, richiesti sia per gli alunni nel loro complesso, che
per  quelli  con  cittadinanza non italiana permettono di misurare il
progressivo  miglioramento degli esiti scolastici degli alunni. Se da
un  lato  registriamo  un  progressivo miglioramento conseguito dagli
alunni con cittadinanza non italiana, permane tuttavia una differenza
negativa  negli  esiti formativi, soprattutto nella scuola secondaria
di  primo  grado,  e  una  dispersione scolastica, come tra i nativi,
diffusa soprattutto in alcune province del Sud Italia.
   Dall'indagine  si  ricava, inoltre, che gli studenti stranieri che
proseguono  nelle scuole superiori scelgono in percentuale assai piu'
rilevante istituti tecnici e professionali con la speranza di un piu'
immediato inserimento nel mondo del lavoro permesso da questo tipo di
studi.
   Nel   Nord-Est  per  esempio  abbiamo  una  presenza  di  studenti
stranieri  nel primo anno di scuole professionali del 11,67% (la piu'
elevata  d'Italia).  La  media  nazionale sempre nel primo anno delle
scuole  professionali e' del 6,03. Nello stesso Nord-Est troviamo una
presenza   di   alunni   stranieri   nel   1°   anno  degli  istituti
dell'istruzione classica scientifica e magistrale dell'2,18%.
   Punti di attenzione
   1. Sara'  necessario  rivolgere particolare cura alla prosecuzione
dell'attivita'  formativa  in  adolescenza, supportando le scelte con
buone azioni di orientamento.
   2. Non  diversamente  dai ragazzi italiani, l'avvio verso percorsi
formativi  piu' orientati al mondo del lavoro, comprese le esperienze
di   alternanza,  potra'  costituire  uno  strumento  importante  per
combattere   l'abbandono   scolastico  se  realmente  commisurato  ai
percorsi  di  crescita  della  persona  e  in  presenza  di  efficaci
investimenti nella formazione professionale.
   3. Per  contrastare  il  disagio e l'abbandono scolastico e' stato
elaborato  un  progetto  nazionale,  denominato  "ENJOY", che mette a
frutto  esperienze  italiane  ed  europee.  L'ipotesi del progetto e'
rivolta  a  costituire,  in  una complementarieta' d'interventi delle
principali  agenzie  educative (scuola, famiglia, privato sociale) la
costruzione  di  centri  di  aggregazione  giovanile il cui target e'
costituito da giovani di eta' compresa tra i 13 e i 18 anni.
   4. Va   posta  particolare  attenzione  affinche'  sia  rispettato
l'obbligo  scolastico e formativo anche dei figli di immigrati non in
possesso  di regolare permesso di soggiorno e l'inserimento in classi
scolastiche  corrispondenti all'eta' anagrafica, ad eccezione di casi
particolari valutati dal collegio dei docenti delle singole scuole.
   2. La formazione degli insegnanti
   La  formazione degli insegnanti riveste particolare importanza. Le
sfide   attuali  richiedono  necessariamente  una  continua  crescita
professionale  di  tutto  il  personale  della  scuola.  Essa  dovra'
comprendere  non  solo  metodi  e  conoscenze  disciplinari, ma anche
strumenti  che permettano di rapportarsi agli alunni stranieri e alle
loro  famiglie,  di comprendere codici di comunicazione verbale e non
verbale  appartenenti  a  culture  diverse.  Inoltre,  una formazione
specifica  e' necessaria per l'insegnamento dell'italiano come lingua
seconda.
   Gli stessi sistemi di valutazione dell'alunno straniero dovrebbero
essere  ripensati  come metodi di valutazione comprensivi anche della
lingua  e della cultura per evitare che una valutazione inadeguata, o
perche'   eccessivamente  rigida  o  perche'  eccessivamente  blanda,
produca  come  primo  effetto  l'abbandono  scolastico da parte degli
alunni  stranieri. Le azioni di supporto agli alunni stranieri e alle
scuole  che  presentano  una rilevante presenza di stranieri dovranno
essere rafforzate e prolungate.
   I    piani    di    studio    personalizzati,   la   flessibilita'
dell'organizzazione  didattica,  un clima affettivo e relazionale che
consenta  di  star  bene a scuola - riconosciute oggi come condizioni
essenziali    per   ogni   buona   attivita'   formativa-   diventano
irrinunciabili  in classi multietniche, assieme alle azioni orientate
alla cooperazione e alla costruzione delle regole della convivenza.
   Sara'  necessario  definire azioni di supporto agli insegnanti che
partano da bisogni reali del territorio, mettendo in rete le scuole e
definendo  un  ventaglio  di tipologie di testi, strumenti, materiali
didattici  anche  multimediali, per le biblioteche scolastiche, utili
per l'integrazione degli alunni stranieri.
   3. Il mediatore linguistico e culturale
   Anche nell'ambito della scuola la figura del mediatore linguistico
e  culturale si e' rivelata in grado di facilitare l'inserimento e di
svolgere  funzioni  di  supporto  e  di assistenza, sia in termini di
conoscenza  delle culture di cui sono portatori gli alunni immigrati,
sia  come sostegno agli stessi nella fase di adattamento alla scuola.
Il  mediatore,  inoltre,  puo'  svolgere  un  ruolo  non trascurabile
proprio in quel dialogo con le famiglie che si considera fondamentale
per  l'integrazione.  E' necessario instaurare forme di comunicazione
chiara  e costante tra la scuola e i genitori degli alunni stranieri,
anche  allo  scopo  di migliorare la conoscenza e la padronanza delle
regole  e  dei meccanismi di funzionamento del sistema scolastico. Il
dialogo  con  i  genitori  svolto  con  continuita'  e non in maniera
occasionale,   assume   una   rilevanza   fondamentale  per  un  buon
inserimento nel contesto scolastico e sociale.
4. L'insegnamento-apprendimento dell'italiano
   A  tutti  i  livelli,  sia  per  i  bambini  che  per  gli  adulti
costituisce  un  altro  obiettivo  importante.  Per quanto riguarda i
bambini  e  i  ragazzi  in  eta'  scolare, gli interventi finalizzati
all'insegnamento  della lingua di studio andranno strutturati tenendo
conto  della cultura di origine e realizzati all'interno delle classi
di   appartenenza   e  in  laboratori  interculturali  e  interlingue
istituiti  presso  le scuole. Le esperienze in questa direzione, gia'
realizzate in Italia, hanno prodotto risultati positivi. Un obiettivo
sara'   quello  di  costituire  una  Banca  Dati  di  buone  pratiche
didattiche  avviando altresi' un monitoraggio e una valutazione degli
esiti formativi.
   Il  riconoscimento  dell'importanza della lingua come strumento di
integrazione   e'   anche  alla  base  del  progetto  pilota  per  la
costituzione di un sistema nazionale per l'insegnamento dell'italiano
di  base  agli  immigrati adulti, condotto dal MIUR in collaborazione
con le Universita' italiane su tutto il territorio nazionale.
   5. "Life long learning"
   Quando  si  parla  di  offerta  formativa  ed  orientativa  ci  si
riferisce anche agli adulti nello scenario dell'apprendimento durante
tutto  l'arco  della  vita.  L'educazione  degli adulti perde la sola
connotazione "compensativa" e diviene diritto di ogni persona.
   Le   attivita'  dei  Centri  Territoriali  Permanenti  insieme  ai
classici  corsi  di  italiano  per  adulti immigrati possono svolgere
attivita' di educazione interculturale.
   Anche  la  geografia  della partecipazione dei cittadini stranieri
adulti(5)  ai  corsi  di  alfabetizzazione  primaria  e  ai corsi per
l'integrazione  linguistica e sociale conferma le caratteristiche che
si   sono   delineate   nell'indagine  sugli  alunni  che  non  hanno
cittadinanza  italiana:  i  tre  quarti  dei corsi per stranieri sono
stati  attivati  nelle  regioni settentrionali. Le regioni Lombardia,
Veneto  ed Emilia-Romagna sono ai primi posti per numero di corsi per
adulti rivolti ai cittadini stranieri.
   Il  numero  dei  frequentanti  le  attivita'  formative dei Centri
Territoriali  Permanenti  e'  stato  di 76.819 adulti stranieri (a.s.
2001/2002)   e   di   ben  116.319  nell'anno  scolastico  2002-2003,
appartenenti  a  162  diverse nazionalita', con un incremento pari al
51%  rispetto all'anno precedente. In tale ultimo anno, 26.541 adulti
stranieri  hanno  frequentato  corsi finalizzati al conseguimento del
titolo    di    studio,    59.996   hanno   frequentato   corsi   per
l'alfabetizzazione linguistica e 29.742 corsi modulari.
------------------------------

          (5)Per   ulteriori   approfondimenti   si  veda  il  volume
          "L'offerta  formativa  dei centri territoriali permanenti",
          Ministero dell'Istruzione dell'Universita' e della Ricerca,
          gennaio 2003.

   6. Misure per agevolare l'ingresso dei ricercatori
   Nel  quadro della politica di internazionalizzazione della ricerca
che il Governo sta perseguendo, sono stati conclusi negli ultimi anni
numerosi  accordi  bilaterali  per  lo  sviluppo  della  cooperazione
scientifica e tecnologica da realizzarsi attraverso:
      1. scambio  di  studiosi,  di  ricercatori, di specialisti e di
esperti;
      2. organizzazione   di   seminari,  conferenze  scientifiche  e
tecnologiche;
      3. ricerche comuni su progetti interessanti le parti;
      4. scambi di documentazione scientifica e tecnica;
      5. partecipazione  congiunta  a  programmi  quadro  dell'Unione
europea  per  le  ricerche scientifiche, lo sviluppo tecnologico e le
innovazioni   in   altri  programmi  europei  per  la  collaborazione
scientifica e tecnica;
      6. promozione  della  stipula di specifici accordi e intese tra
Universita',  enti  di  ricerca  e associazioni scientifiche, nonche'
partecipazione a programmi multilaterali.
   In  coerenza con tali accordi, il testo unico sull'immigrazione ha
espressamente  escluso  i  ricercatori  e  i docenti universitari dal
sistema  delle  "quote"  che  regola  di anno in anno gli ingressi di
cittadini  non  comunitari  in  Italia.  E'  quindi  consentito senza
limitazioni l'ingresso dall'estero di ricercatori.
   Tuttavia,   sul   piano  attuativo,  si  sono  evidenziate  alcune
critiche.  Vanno  pertanto  attivate  tutte  le  iniziative  volte  a
facilitare l'ingresso dei ricercatori stranieri in Italia.

         ---->   VEDERE TABELLA A PAG. 102 DELLA G.U.  <----

                       Indicazioni conclusive

      • Sono  da  promuovere e valorizzare le esperienze gia' in atto
nelle  scuole  mettendo a sistema buone pratiche realizzate anche con
il  concorso  delle  associazioni  degli immigrati, del volontariato,
degli   Enti  Locali.  Uno  strumento  di  conoscenza  della  realta'
nazionale  sugli  alunni  stranieri  a  scuola  sara'  fornito da una
ricerca  nazionale promossa dal MIUR con il coordinamento scientifico
di studiosi dell'Universita'.
      • Sono  da  promuovere  e realizzare confronti con le strategie
educative degli altri Paesi europei, alcuni dei quali hanno una lunga
esperienza  di  integrazione,  e incrementare lo scambio di pratiche,
esperienze, metodi di lavoro tra scuole e insegnanti di altri paesi.
   Si deve andare verso una scuola delle culture e dei diritti umani,
radicata nel proprio territorio e in Europa, collocata in una cornice
di valori universali.


      4.3) Iniziative per l'apprendimento della lingua italiana

   La  conoscenza della lingua rappresenta un indicatore del successo
del   percorso  migratorio  e  della  capacita'  degli  immigrati  di
inserirsi  professionalmente e socialmente nella societa' italiana. I
problemi  posti  dall'apprendimento  della  lingua  sono stati troppo
spesso delegati alle modalita' di acquisizione spontanea.
   L'insegnamento  sistematico  della  lingua italiana rappresenta un
passaggio   essenziale   per   la   facilitazione   del  processo  di
integrazione nella comunita' di accoglienza.
   Molte esperienze di insegnamento dell'italiano come seconda lingua
hanno mostrato la loro efficacia in questi anni. Sulla base di quanto
stabilito  dal  decreto  legislativo  n.  28611998 "testo unico delle
disposizioni  concernenti  la  disciplina  dell'immigrazione  e norme
sulla  condizione  dello straniero" e successive modificazioni (legge
189102),   all'art.   38   "Istruzione  degli  stranieri.  Educazione
interculturale",  l'insegnamento  della  lingua  italiana  e promosso
dallo   Stato,   dalle   Regioni   e  dagli  enti  locali,  anche  in
collaborazione   con   le   associazioni  del  terzo  settore  e  del
volontariato,   tenuto   conto   delle   esigenze  dei  lavoratori  e
valorizzando le strutture esistenti sul territorio.
   Le   esperienze   di  certificazione  ufficiale  della  competenza
linguistica   si   sono  dimostrate  estremamente  positive,  perche'
garantiscono   al   cittadino   straniero   una   chiave  di  accesso
privilegiato   nel  tessuto  economico-produttivo  e  socio-culturale
italiano. Il riconoscimento delle competenze linguistiche, attraverso
indicatori  e  parametri standardizzati di valutazione, tutela sia il
datore   di  lavoro  che  il  lavoratore  straniero  e  favorisce  la
conoscenza   dei   valori   e   della   cultura   italiana  da  parte
dell'immigrato.
   Ai sensi del d.lgs. n. 286/98 e sulla base del decreto legislativo
31   marzo   1998   n.  112,  "Conferimento  di  funzioni  e  compiti
amministrativi  dallo  Stato  alle  Regioni  e  agli  Enti Locali, in
attuazione della legge 15 marzo 1997, n. 59", il Ministero del lavoro
e delle politiche sociali ha avviato accordi di programma pluriennali
con  buona  parte  delle Regioni per l'attivazione e realizzazione di
progetti   rivolti   tra   l'altro   anche   all'alfabetizzazione   e
all'apprendimento   della   lingua   e  della  cultura  italiana.  Un
rafforzamento   di   tali  esperienze  dovrebbe  essere  diffuso  sul
territorio   nazionale   e   analogamente   sviluppato   mediante  la
predisposizione  di  specifici  percorsi formativi anche nei paesi di
emigrazione, nel quadro di accordi bilaterali.
   Un  contributo  a  livello  normativo  e' offerto dall'articolo 19
"Titoli  di prelazione" della legge n. 189 del 30 luglio 2002, che ha
modificato  l'art.  23  del  testo  unico  e  prevede  programmi  per
attivita'  di  istruzione  e di formazione professionale nei Paesi di
origine  degli  immigrati,  finalizzati  alla  formazione mirata e al
trasferimento  dei  lavoratori  stranieri  in Italia, nonche' al loro
inserimento  nei  settori  produttivi del Paese. L'aver partecipato a
questo  tipo di programmi fornisce all'aspirante emigrante una corsia
preferenziale   ai   fini   dell'ingresso   per  lavoro  e  prospetta
agevolazioni di impiego per i lavoratori autonomi stranieri.
   Sarebbe  infine  auspicabile  promuovere percorsi di apprendimento
linguistico  nell'ambito lavorativo, mediante una collaborazione piu'
stabile  tra  istituzioni  locali, associazioni datoriali, datori del
lavoro ed organizzazioni del privato sociale.


                   4.4) La salute degli stranieri

   L'immigrazione,   in   Italia,   si  configura  come  un  fenomeno
relativamente   recente,  se  confrontato  ad  altri  Paesi  europei;
pertanto  ci troviamo attualmente di fronte ad individui appartenenti
alla  prima  o  -  per  alcune  comunita' di stranieri - alla seconda
generazione  di  immigrati,  con  una  bassa  percentuale di soggetti
anziani e di bambini.
   Se  nel  recente  passato  il  fenomeno migratorio (nel caso della
prima  generazione di immigrati) interessava principalmente individui
autoselezionati,  di  eta'  giovanile  e  in buona salute (condizione
descritta   dalla  letteratura  scientifica  come  "effetto  migrante
sano"), cio' non e' valido, a priori, per le generazioni successive o
per  specifiche  tipologie  di  immigrati,  quali  i  profughi  ed  i
richiedenti asilo (caratterizzati da una costrizione alla migrazione)
o,  ad  esempio,  per  gli  stranieri  presenti  per  effetto  di  un
ricongiungimento familiare.
   Nella   situazione   attuale  numerosi  fattori  epidemiologici  e
condizioni socioeconomiche rendono lo stato di salute degli immigrati
stranieri  meritevole di una particolare tutela, come documentato nel
capitolo   specificamente   dedicato   alla  salute  degli  stranieri
immigrati contenuto nella Relazione sullo stato sanitario del Paese -
1999.
   Infatti, oltre alle condizioni che minacciano la salute di tutti i
soggetti  deboli  e  che  colpiscono  in  modo  particolare  una  non
trascurabile   fascia   di   questa   popolazione  (disoccupazione  o
precarieta'  occupazionale  e scarsa tutela sul lavoro; inadeguatezza
alloggiativa,  sovraffollamento  e  carenze  igieniche; alimentazione
insufficiente  e/o  sbilanciaLa;  diversita'  climatiche),  si devono
tenere  presenti  fattori peculiari che svolgono un ruolo particolare
nei   confronti   della  salute  degli  immigrati  legati  al  quadro
epidemiologico   del   paese   di  origine  e  ad  aspetti  culturali
(difficolta'  di comunicazione e di inserimento sociale), psicologici
(lontananza dagli affetti, mancanza di supporto familiare, rischio di
fallimento del progetto migratorio) e di discriminazione nell'accesso
ai servizi.
   Atteggiamenti   e  comportamenti  degli  stranieri  immigrati  nei
confronti  dei servizi sanitari, derivanti dalle tradizioni culturali