(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                   Al Presidente della Repubblica
    Il  comune  di  Terme Vigliatore (Messina), i cui organi elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio
2002,  presenta  forme  di  ingerenze  da  parte  della  criminalita'
organizzata   che  compromettono  l'imparzialita'  della  gestione  e
pregiudicano  il  buon  andamento dell'amministrazione ed il regolare
funzionamento dei servizi.
    Al   fine   di   verificare   possibili   condizionamenti   della
criminalita'  organizzata nell'attivita' amministrativa dell'ente, il
prefetto  di  Messina ha disposto, con provvedimento in data 15 marzo
2005,  l'accesso  presso  il  comune  di  Terme  Vigliatore, ai sensi
dell'art.  1,  quarto  comma,  del decreto-legge 6 settembre 1982, n.
629,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n.
726, e successive modificazioni ed integrazioni.
    Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti
nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura, cui si
rinvia  integralmente, nell'avvalorare l'ipotesi della sussistenza di
fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a
causa   dell'influenza   della  criminalita'  organizzata  fortemente
radicata  sul  territorio,  pongono in risalto come, nel tempo, l'uso
distorto  della  cosa  pubblica  si  sia  concretizzato  nel favorire
soggetti  collegati  direttamente  od indirettamente con gli ambienti
malavitosi.
    Dalle   risultanze   dell'accesso,   esperito  dalla  commissione
all'uopo incaricata, sono emerse sia una fitta rete di frequentazioni
di   alcuni  amministratori  e  dipendenti  con  soggetti  gravitanti
nell'ambito   della   criminalita'   organizzata   sia  una  gestione
amministrativa    fortemente    caratterizzata    da   irregolarita',
incongruenze  ed anomalie, in materia di appalti pubblici, tutela del
territorio, erogazione di contributi e nel settore edilizio.
    Un primo filone di indagine ispettiva ha riguardato la tutela del
territorio ed in particolare i bacini idrici ivi presenti. In merito,
la  commissione riferisce che l'ente locale ha consentito in un primo
tempo  che  tali  insediamenti,  cosi'  come  le  connesse  attivita'
industriali,   fossero   realizzati  in  assenza  dei  presupposti  e
requisiti  previsti  dalla  normativa  vigente,  e successivamente ha
tollerato  l'indiscriminato  sfruttamento del territorio e lo scempio
ambientale dei bacini idrici interessati.
    In   particolare,   viene  posto  in  rilievo  che  le  attivita'
industriali  svolte  nei torrenti sono state inizialmente condotte da
una ditta il cui titolare, avendo a suo carico numerosi procedinienti
penali  per  associazione per delinquere, reati contro il patrimonio,
la   pubblica   amministrazione,   nonche'   per   inosservanza   dei
provvedimenti  dell'Autorita'  e violazioni di leggi urbanistiche, e'
stato  interdetto dall'esercizio dell'attivita' estrattiva. A seguito
di  tale  interdizione,  lo  stesso  ha  trasferito la gestione della
societa' ad alcuni congiunti, ma di fatto risulta sempre presente sui
cantieri  di  lavoro.  La  commissione  indica,  come sintomatica dei
legami del citato pregiudicato con l'amministrazione comunale, che lo
avrebbe  favorito in modo diretto ed indiretto, la circostanza che il
predetto   e'  fratello  dell'ex  vice  sindaco  e  zio  dell'attuale
presidente del consiglio comunale.
    La  vicenda,  che risale nel tempo, non ha trovato ad oggi alcuna
soluzione:  gli impianti non sono stati demoliti, nonostante numerose
ingiunzioni  e sequestri, ne' si e' provveduto all'adozione di misure
che  eliminassero  l'oggettiva  situazione  di  pericolo creata dagli
impianti nei casi di piena del torrente.
    Gli  accertamenti  condotti  hanno  posto  in  evidenza  numerose
violazioni delle norme poste a tutela dell'ambiente e della sicurezza
sul  luogo  di  lavoro,  in ordine alle quali e' stato incardinato un
procedimento penale presso la competente procura della Repubblica nei
confronti  di  un  contitolare  della  predetta ditta, consuocero del
citato  pregiudicato,  mentre  un'altra  ditta, che ha un impianto di
frantumazione  e  lavorazione  inerti  in  zona  sottoposta a vincolo
paesaggistico  ed  ambientale,  e'  stata posta sotto sequestro dalle
Forze dell'ordine.
    Appare,  altresi', anomalo che l'ente che avrebbe dovuto vigilare
sul  rispetto,  da  parte della ditta, delle misure minime previste a
salvaguardia  del  territorio, si sia attivato solo dopo l'intervento
delle  Forze  dell'ordine,  avendo  consentito per lungo tempo che la
stessa operasse in violazione delle normative vigenti.
    Inoltre, i titolari dell'impresa, nel corso degli ultimi anni, si
sono   resi  responsabili  di  numerose  violazioni  sia  in  materia
ambientale che per reati contro il patrimonio.
    Altra  vicenda,  sintomatica  di un'irresponsabile gestione della
cosa  pubblica,  quella relativa alla realizzazione di un'area per lo
stoccaggio dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata su un
terreno di proprieta' di una societa' per azioni.
    Dagli  esiti  dell'attivita'  di  polizia giudiziaria sono emersi
irregolarita'  amministrative  ed  illeciti  di  natura  penale,  con
riguardo   all'iter  procedurale  di  approvazione  del  progetto  ed
all'attivita'  di  sfruttamento  dell'area,  addebitati  al comune in
qualita'  di  conduttore  del  terreno  ed  alla societa', di cui era
titolare  il  pregiudicato  sopra  menzionato,  che aveva ottenuto un
incarico   per   lo  smontaggio  di  una  linea  ferrovia  insistente
sull'area.
    L'area  in questione veniva sottoposta a sequestro nell'ambito di
un  procedimento  penale instaurato nei confronti della stessa ditta,
ritenuta  responsabile  di  furto di materiale inerte, deturpamento e
danneggiamento di area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale,
realizzazione di cava e di discarica abusive.
    Relativamente  alla  rete  fognaria, la commissione riferisce una
serie  di  irregolarita'  riconducibili  all'affidamento  diretto dei
lavori   mediante   ordinanze   contingibili   ed  urgenti,  pur  non
sussistendo  il  requisito dell'urgenza. Inoltre, vengono evidenziate
irregolarita'  in ordine all'assegnazione di lavori straordinari e di
manutenzione  della  predetta  rete  in  favore  di una ditta, il cui
titolare   risulta   essere  congiunto  di  un  boss  della  malavita
organizzata;  detta  assegnazione e' stata disposta in violazione dei
criteri  di  aggiudicazione stabiliti per il cottimo fiduciario. Alla
medesima  ditta  sono stati, peraltro, successivamente assegnati, con
ordinanze  sindacali,  lavori  di  somma urgenza che sarebbero dovuti
rientrare nel precedente contratto generale.
    Lo scempio paesaggistico-ambientale viene riscontrato anche nella
vicenda  della  gestione  di  uno stabilimento agrumario. Le condotte
illecite,  risalenti  nel  tempo,  oggetto di varie denunce, venivano
rilevate  dalle Forze dell'ordine, che, a conclusione delle indagini,
nel   decorso   anno,   eseguirono   il  sequestro  dell'impianto  di
trasformazione  agrumaria, a seguito dell'abusivo sversamento in mare
delle  acque  reflue  del  processo  di  lavorazione,  stante  che il
deflusso delle acque era stato autorizzato secondo l'itinerario della
rete  fognaria.  Successivamente,  a  seguito  del  sopralluogo di un
consulente   tecnico   che  individuava  degli  accorgimenti  tecnici
relativi  al  corretto  funzionamento  del  sistema  di  depurazione,
l'autorita'  giudiziaria  ha  disposto il dissequestro dell'impianto.
E',  tuttavia,  da  rilevare  che  l'impianto ha ripreso a funzionare
senza  che  l'ente locale abbia effettuato qualsivoglia controllo per
appurare  l'ottemperanza  alle  prescrizioni  alle  quali l'esercizio
dell'impianto era stato subordinato.
    La   commissione   ha   proceduto   ad   esaminare   le  pratiche
amministrative  relative  al  settore  delle  sanatorie  degli  abusi
edilizi   ed   in  particolare  quelle  di  cui  si  e'  occupato  il
responsabile  dell'ufficio  tecnico  di un comune limitrofo, al quale
l'ente  aveva affidato l'incarico, in qualita' di tecnico a scavalco,
di responsabile del predetto settore.
    Il  predetto  e'  ritenuto la longa manus dei sindaci che si sono
succeduti  nel  tempo  al  vertice  del comune di Terme Vigliatore, i
quali   per  il  suo  tramite,  nell'ambito  dell'espletamento  delle
pratiche  affidategli,  si  sono  adoperati per una definizione delle
medesime  in  favore degli interessati. Infatti, quasi tutti gli atti
predisposti dal predetto presentano profili di illiceita'.
    E'  sintomatica  la vicenda relativa all'installazione temporanea
di  una  tensostruttura  da  utilizzarsi  in caso di calamita' per il
servizio  di protezione civile e per lo svolgimento di manifestazioni
culturali.  A  fronte  di  disponibilita'  di  un'area  di proprieta'
comunale,  l'installazione  veniva  autorizzata  su  un'area privata,
carente del requisito di conformita' urbanistica, in quanto ricadente
in  parte  in  zona agricola. Il tecnico preposto al settore e' stato
sostituito   successivamente   dal  citato  tecnico  a  scavalco  con
l'evidente  intento di portare a compimento l'operazione speculativa,
avversata  da  parte  dei  consiglieri  di mioranza che avevano fatto
rilevare  il  danno economico di tale investimento, atteso il divieto
posto dal proprietario del terreno di realizzare strutture stabili.
    All'inerzia dell'amministrazione comunale fanno da contraltare le
iniziative  spregiudicate  intraprese  dalla  stessa  per condurre in
porto  rilevanti  operazioni economiche come quella che ha riguardato
la   realizzazione  della  zona  artigianale.  La  vicenda  e'  stata
connotata  da  maldestri  tentativi  messi in atto verosimilmente per
avvantaggiare   economicamente,   con   riferimento   ai   costi   di
espropriazione  e di urbanizzazione dell'area interessata, i soggetti
cointeressati  all'operazione.  Viene  evidenziato che tra i soci del
consorzio  vi  sono  amministratori  locali  e  soggetti collegati ad
esponenti mafiosi.
    Dall'esame  degli  atti esistenti presso l'ufficio tecnico lavori
pubblici, la commissione ha accertato la mancata programmazione di un
efficace  sistema di smaltimento dei rifiuti, tanto che una discarica
e'  stata sottoposta a sequestro nel febbraio 2002 e l'ente ha dovuto
disporre il conferimento dei rifiuti in discariche di altri comuni.
    La  singolarita'  di  tale  gestione  viene  fatta  risalire alla
circostanza  che i necessari interventi nel settore sono sempre stati
effettuati  ricorrendo  ad  ordinanze  di  somma  urgenza, con cui il
sindaco  pro-tempore  affidava i lavori a ditte private, talvolta non
autorizzate allo svolgimento di tali attivita'.
    Sintomatico  di  una  gestione poco attenta alle necessita' della
collettivita'  e'  il  rilievo  che  gli  amministratori  non abbiano
ritenuto opportuno indire regolare gara d'appalto per la gestione del
servizio ed abbiano invece fatto ricorso all'istituto delle ordinanze
di  carattere  contingibile ed urgente, come se non fosse prevedibile
che la cittadinanza producesse rifiuti da smaltire.
    Viene,  altresi',  evidenziato  che  gli amministratori di alcune
ditte   beneficiarie   sono   ritenuti  vicini  agli  ambienti  della
criminalita' organizzata locale.
    Con riferimento al settore edilizio vengono poi messi in evidenza
una  serie  di  abusi commessi da soggetti ritenuti appartenenti alla
criminalita'  organizzata, ovvero da loro familiari, nei cui riguardi
e'    di    fatto   mancata   un'azione   di   contrasto   da   parte
dell'amministrazione.  Da alcune delle vicende descritte emergono una
serie  di  illegittimita'  riconducibili  sia  alla  realizzazione di
manufatti  in  assenza  di concessione edilizia, sia all'assenso dato
per  cambio  di  destinazione  d'uso  in  carenza delle condizioni di
legge;   inoltre,   viene   evidenziata  dall'organo  ispettivo  come
sintomatica  di  favoritismo  la circostanza che le opere abusive non
sono state demolite, ovvero acquisite al patrimonio dell'ente.
    L'alterata  funzionalita' amministrativa, secondo quanto riferito
dalla   commissione,   e'   riscontrabile   anche   con   riferimento
all'erogazione  dei  contributi  locativi  e  sussidi  straordinari a
nuclei  familiari  in  difficolta',  settore  che denota una linea di
tendenza   dell'amministrazione   locale,   che   sembra  corroborare
l'ipotizzata  sussistenza  di  condizionamento  da parte della locale
criminalita'  organizzata.  In  particolare, senza alcun controllo da
parte  del  responsabile  dell'ufficio  amministrativo  e dell'organo
politico, venivano erogati contributi a soggetti stabilmente inseriti
nella  locale  cosca criminale e non sempre in possesso dei requisiti
richiesti dalla normativa di riferimento.
    Nell'ambito   dell'area  contabile  e'  stata  riscontrata  dalla
commissione  una  situazione  caotica  per  il mancato rispetto della
normativa  in  materia  di contabilita', nonche' per le irregolarita'
delle iscrizioni e riscossioni dei canoni relativi all'erogazione del
servizio idrico.
    Il  complesso degli elementi emersi dall'accesso manifesta che la
capacita'  di  penetrazione  dell'attivita'  criminosa ha favorito il
consolidarsi di un sistema di connivenze e di interferenze di fattori
esterni   al   quadro  degli  interessi  locali,  riconducibili  alla
criminalita'  organizzata,  che,  di  fatto, priva la comunita' delle
fondamentali  garanzie  democratiche  e  crea  precarie condizioni di
funzionalita' dell'ente.
    Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui
versa  il  comune  di  Terme  Vigliatore,  la  cui capacita' volitiva
risulta  assoggettata  alla  influenza dei locali sodalizi criminali,
l'inosservanza  del principio di legalita' nella gestione dell'ente e
l'uso   distorto   delle  pubbliche  funzioni  hanno  compromesso  le
legittime  aspettative  della  popolazione  ad essere garantita nella
fruizione  dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini
nella legge e nelle istituzioni.
    Pertanto,  il  prefetto  di  Messina,  con relazione del 6 agosto
2005,   che   si   intende   integralmente  richiamata,  ha  proposto
l'applicazione  della  misura  di  rigore  prevista dall'art. 143 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
    La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte
dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la
criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio
per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere,
con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e
di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente,
mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della
comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni
indicate  nel  citato art. 43 del decreto legislativo 18 agosto 2000,
n.  267,  che  legittimano  lo scioglimento del consiglio comunale di
Terme   Vigliatore   (Messina),   si  formula  rituale  proposta  per
l'adozione della misura di rigore.
      Roma, 20 dicembre 2005
                                     Il Ministro dell'interno: Pisanu