(all. 1 - art. 1) (parte 3)
   Relativamente  alle  azioni  di prevenzione, in linea anche con le
indicazioni  europee, ed all'interno di un'azione di sistema che deve
coinvolgere tutti i soggetti e le strutture a vario titolo competenti
ed interessate occorre:

    - privilegiare  l'attuazione  di piani di prevenzione nazionali e
regionali  relativi  ai rischi piu' gravi per la salute individuati e
sviluppare  azioni coordinate interistituzionali per la riduzione del
lavoro  irregolare,  fattore di amplificazione importante del rischio
infortunistico;
    - elaborare   linee-guida   di  settore  secondo  criteri  basati
sull'evidenza  scientifica  e  definire  un sistema di raccolta delle
buone prassi nel settore;
    - sviluppare  azioni  per  la  promozione  della  responsabilita'
sociale  delle  imprese  e per favorire l'integrazione della salute e
sicurezza del lavoro nei processi di gestione aziendale;
    - sviluppare  azioni  coordinate  per  la formazione delle figure
della prevenzione, dei datori di lavoro e dei lavoratori;
    - sviluppare  un  sistema  di  comunicazione efficace riguardo ai
problemi  individuati  ed  alle  soluzioni adottate nell'ambito della
tutela  e promozione della salute nei luoghi di lavoro cosi' come per
la  promozione  di  stili  di  vita sani negli ambienti di lavoro nei
riguardi  di  fumo,  alcol  e  droghe quali possibili cofattori nella
genesi degli infortuni;
    - migliorare  le  condizioni  di organizzazione e prestazione del
lavoro  anche  tramite  il potenziamento delle consapevolezze e delle
capacita/possibilita'  dei  lavoratori  di  operare  attivamente  per
evitare  rischi per la sicurezza (con sviluppo e consolidamento delle
iniziative  di tipo informativo e formativo tese alla sempre maggiore
diffusione della "cultura della sicurezza").


   5.12. Ambiente e salute.

   In  linea con gli obiettivi dell'OMS e dello sviluppo sostenibile,
la  strategia  europea  per  l'ambiente  e  la  salute rappresenta un
ulteriore  scenario  per  le  politiche  in detto ambito. Avviata con
l'iniziativa  SCALE  (Science, Children, Awareness, Legal instrument,
Evaluation), tale strategia incentra l'attenzione sulla necessita' di
proteggere  i  gruppi  piu'  vulnerabili  della societa' (i bambini),
approfondendo i collegamenti fra problemi ambientali e la salute, per
ridurre gli effetti avversi collegati a fattori ambientali.

   Il  Piano  di  azione  europeo ambiente e la salute per il periodo
2004-2010,  che  ha  costituito  un  importante  contributo  alla  IV
Conferenza  intergovernativa  Ambiente e Salute "Il futuro dei nostri
bambini  (Budapest  giugno  2004)",  organizzata  dall'  OMS  Regione
Europa,  si  pone,  attraverso  13  azioni  specifiche, tre obiettivi
principali:

    - migliorare   la  catena  dell'informazione  per  comprendere  i
collegamenti  tra le fonti di inquinamento e gli effetti sulla salute
(es. sviluppare indicatori e monitoraggio integrati dell'ambiente);
    - integrare  le  attuali  conoscenze  rafforzando  la  ricerca ed
esaminando  le tematiche emergenti relative ad ambiente e salute (es.
concentrare la ricerca su malattie ed esposizione);
    - riesaminare  le  politiche  e  migliorare la comunicazione (es.
sviluppare  reti  dedicate  ai determinanti ambientali, migliorare la
qualita' degli ambienti confinati, ecc).

   In  linea con gli indirizzi europei ed internazionali, la politica
sanitaria  italiana  dovra'  fissare alcuni obiettivi di grande scala
sui temi ambiente e salute che devono trovare continuita' nel sistema
delle  Regioni  e  degli  enti  locali  alla  luce  del  principio di
sussidiarieta'.  A  tal fine occorre sviluppare un approccio politico
meno  settoriale,  che  coordini  le  diverse  politiche ambientali e
sanitarie   con   un   orientamento  di  tipo  integrato,  prevedendo
l'inserimento  delle  diverse  priorita' di "ambiente e salute" nelle
politiche e norme settoriali su aria, acqua, rifiuti e suolo e in una
nuova  politica  integrata  dei  prodotti  al  fine  di  eliminare le
emissioni  o  l'uso  delle  sostanze  pericolose  nei  prodotti e nei
processi  di  produzione.  La  salute delle fasce di popolazione piu'
vulnerabili   (minori,   anziani)   deve   costituire   un  obiettivo
privilegiato  su  cui fondare le azioni in tale ambito. Oggi e' ormai
consolidato  il  concetto della necessita' della prevenzione primaria
in  campo  ambientale,  che, nel corso degli ultimi anni, ha prodotto
numerosi  risultati  positivi,  sia nel campo ambientale propriamente
detto,  sia  nel  campo della salute umana. Gli interventi preventivi
possono   essere   diretti   verso   l'esposizione  (ossia  verso  la
collettivita),  riducendo  o  eliminando  gli inquinanti interessati,
oppure   verso   gli  effetti  sulla  salute  con  la  prevenzione  o
l'individuazione tempestiva degli effetti patologici; gli interventi,
infine,  possono  essere  rivolti ai singoli individui, aumentando la
consapevolezza  del  rischio e incoraggiando comportamenti e stili di
vita che contribuiscano a diminuire il livello di esposizione.


   Inquinamento atmosferico e qualita' dell'aria.

   Sulla   base   degli   studi  epidemiologici  condotti  in  ambito
internazionale  ed  italiano, si puo' affermare con assoluta certezza
che  all'inquinamento  atmosferico  e'  attribuibile  oggi  una quota
rilevante  di  morbosita'  acuta  e  cronica,  la  diminuzione  della
speranza  di  vita  dei  cittadini  che vivono in aree con livelli di
inquinamento elevato, e che non sembra esserci una soglia al di sotto
della quale non si osservano danni.

   I  gruppi di popolazione piu' colpiti dall'inquinamento ambientale
sono  soprattutto  gli  anziani  e le persone in condizione di salute
piu' compromessa come i malati di patologie cardiache e respiratorie.
Per queste persone, l'esposizione ad inquinamento ambientale peggiora
la  prognosi  e  aumenta  la  probabilita'  di  morte. I bambini sono
particolarmente  vulnerabili agli effetti dell'inquinamento e tendono
ad  ammalarsi  per  cause  respiratorie,  in particolare bronchite ed
asma.

   In  generale gli effetti sulla salute degli inquinanti atmosferici
sono  innanzitutto  acuti  (di breve termine: aggravamento di sintomi
respiratori  e  cardiaci  in  soggetti malati, infezioni respiratorie
acute,  crisi  di asma bronchiale, disturbi circolatori ed ischemici,
morte).

   Sulla   base   delle   stime  di  impatto,  l'inquinamento  urbano
rappresenta  oggi  il  problema  principale  sia  dal  punto di vista
ambientale   che   sanitario,   considerato  che  circa  1'80%  della
popolazione  vive nelle aree urbane ed in esse si concentrano la gran
parte delle attivita' antropiche potenzialmente inquinanti.

   La  gravita'  degli  effetti sulla salute umana, sia a breve che a
lungo  periodo,  di  questi  inquinanti e' direttamente proporzionale
alla  concentrazione  degli  inquinanti,  al  tempo  e/o modalita' di
esposizione  e  la  associazione  con  altri  fattori di rischio puo'
rafforzare considerevolmente l'entita' dei singoli rischi.

   Si  rende,  pertanto, necessario sviluppare opportuni programmi di
sorveglianza epidemiologica degli effetti del PM10, del PM2. 5, delle
polveri  ultrafini,  e  delle componenti del particolato nelle citta'
italiane.


   Gli obiettivi da raggiungere:

    - garantire  il miglioramento della qualita' dell'aria nei centri
urbani,  come  fattore  determinante  per  la  prevenzione  attiva di
patologie  cardio-respiratorie, allergiche, asma, tumori, mettendo in
atto   tutte   le  misure  disponibili  nel  settore  dei  trasporti,
dell'industria  e  dell'energia,  per far rispettare gli obiettivi di
qualita'  fissati  nelle  direttive  comunitarie recepite dalle norme
nazionali  vigenti,; le misure devono riguardare tra le altre cose, i
trasporti sostenibili;
    - garantire   il   miglioramento   della  qualita'  dell'aria  in
prossimita'  di  scuole  e  di luoghi pubblici frequentati da bambini
limitando  la circolazione di mezzi pesanti e alimentati a diesel, la
realizzazione  di  distributori  di carburanti, grandi garage e altre
fonti di inquinamento ambientali;
    - garantire  la  riduzione  dei  costi sociosanitari ed economici
legati all'inquinamento dell' aria;
    - garantire   per   tutti   i   cittadini  un  facile  accesso  a
informazioni    chiare    e    comprensibili    riguardo    l'impatto
dell'inquinamento  atmosferico  sulla  salute  per  poter  fare delle
scelte sui propri comportamenti;
    - promuovere  un  coordinamento  adeguato  tra  i  gestori  delle
informazioni sulle concentrazioni degli inquinanti ambientali, chi si
occupa  di salute pubblica, chi si occupa di ricerca epidemiologica e
tossicologica,  chi  deve  prendere  decisioni  a livello nazionale e
locale.


   Eventi climatici estremi.

   Gli  effetti degli eventi meteorologici estremi (ondate di calore,
di picchi di freddo, siccita', inondazioni e tempeste) possono essere
particolarmente devastanti quando colpiscono gruppi di popolazioni di
per se' gia' vulnerabili come bambini, anziani, disabili e indigenti,
che,  a  causa  delle  loro  ristrettezze  sociali  ed economiche, si
trovano  ad avere particolari esigenze sanitarie. Per contrastare gli
effetti  sanitari  degli eventi climatici estremi, occorre sviluppare
opportuni   sistemi  di  sorveglianza  epidemiologica,  in  grado  di
evidenziare  tempestivamente l'andamento della mortalita' giornaliera
e della morbosita', promuovere la creazione di una rete organizzativa
e   di   un  protocollo  operativo  per  fronteggiare  l'emergenza  e
soprattutto  di  un  sistema  di  allarme-allerta  collegato  con  la
protezione civile. Occorre, inoltre:

    - realizzare  modelli  in  grado di stimare l'impatto complessivo
(effetti  diretti  e  indiretti)  dei  cambiamenti  previsti  per  il
prossimo   futuro,  tenuto  conto  della  realta'  economico-sociale;
sviluppare l'informazione sui rischi sulla salute di eventi climatici
estremi o inusuali;
    - valorizzare  gli  interventi  integrati  e sviluppare misure di
prevenzione  orientate  a  diffondere  le conoscenze sulla situazione
delle persone fragili (anziani) in condizioni di maggiore rischio.

   Tutto  cio'  richiede  il  coinvolgimento  di tutti i soggetti che
possono   contribuire   alla  creazione  di  una  rete  integrata  di
intervento  e possono fungere anche da segnalatori: volontari, medici
di  famiglia,  negozianti,  vicini  di  casa, assistenti sociali e lo
sviluppo  ed il potenziamento dei servizi distrettuali delle AUSL con
il  coordinamento  degli  operatori delle strutture socio-sanitarie e
assistenziali  e  dei  MMG.  Occorre  sviluppare  tutte le iniziative
necessarie  alla  realizzazione  degli  impegni assunti dall'Italia a
livello  europeo  derivanti  dalla  ratifica ed entrata in vigore del
Protocollo di Kyoto.


   Sostanze chimiche.

   Al  fine di proteggere la salute umana, in modo particolare quella
dei  bambini,  e  l'ambiente  dalle  emissioni  di  sostanze chimiche
pericolose in tutte le matrici ambientali occorre:

    - disciplinare l'uso di pesticidi, sostanze chimiche industriali,
metalli  pesanti  adeguando  gli  strumenti legislativi sulla base di
nuove  acquisizioni  scientifiche,  tenendo  conto  della particolare
vulnerabilita'  dell'organismo  umano in fase di sviluppo, servendosi
per le future revisioni, anche degli strumenti legislativi comunitari
(come  la  direttiva  sulle  acque  destinate  al  consumo umano e la
direttiva  quadro  sulle  acque). Occorre identificare prontamente ed
eliminare  o  ridurre  (anche  in via precauzionale), le cause per le
quali e' dimostrato e/o si puo' ragionevolmente supporre l'effetto di
alterazioni   dell'organismo   umano,  specialmente  se  in  fase  di
sviluppo, a partire dal prodotto del concepimento;
    - sviluppare il monitoraggio delle sostanze chimiche responsabili
di  impatto  sulla salute dei bambini e degli adulti in eta' fertile,
promovendo lo sviluppo tecnologico e scientifico per l'individuazione
di nuove sostanze meno pericolose;
    - responsabilizzare   i   fabbricanti,   gli  importatori  e  gli
utilizzatori  sullo  sviluppo  delle  conoscenze di tutte le sostanze
chimiche  (dovere  di  diligenza)  e  sulla  valutazione  dei  rischi
inerenti  al loro impiego, anche in relazione ai prodotti, nonche' al
recupero ed allo smaltimento;
    - sviluppare  un  nuovo  sistema  di  valutazione  e gestione del
rischio  delle  sostanze chimiche nuove ed esistenti, che tenga conto
anche  delle  peculiarita'  del sistema riproduttivo e dell'organismo
umano in fase di sviluppo;
    - completa   attuazione   e   recepimento  del  quadro  normativo
comunitario,   in   particolare   della   direttiva  91/414  relativa
all'immissione  in commercio dei prodotti fitosanitari per migliorare
il  meccanismo  generale di autorizzazione, prevedendo in particolare
la valutazione comparata;
    - promuovere  progetti  per  la  sensibilizzazione e informazione
degli  utilizzatori  dei  pesticidi  e  per  l'adozione  di  tecniche
agricole ad impiego basso o nullo di anticrittogamici;
    - implementare  gli  interventi  volti a garantire che i prodotti
destinati  all'infanzia  ed  i  giocattoli  non  contengano  prodotti
tossici e non rappresentino un pericolo per la salute dei bambini.


   Radiazioni

   In  questo campo occorre implementare le politiche per lo sviluppo
di   iniziative   volte  ad  ridurre  l'esposizione  alle  radiazioni
ionizzanti   (radon)   e   non   ionizzanti  (inclusa  la  radiazione
ultravioletta  di  origine  solare  e  artificiale)  e  accrescere la
consapevolezza   su   come  prevenire  tali  rischi,  proteggendo  in
particolare  la  popolazione,  in  via precauzionale, dagli eventuali
effetti a lungo termine generati dall'esposizione cronica alle sempre
piu'  numerose  sorgenti  di radiazioni non ionizzanti sul territorio
nazionale (campi elettromagnetici generati da elettrodotti e impianti
di telecomunicazioni), tenendo comunque conto che, allo stato attuale
delle  conoscenze,  non vi sono dati univoci e certi su tali effetti,
rivolgendo  un'attenzione particolare alla salute dei bambini e degli
adolescenti;


   Acque di balneazione

   L'attuale  sistema  di  controllo  delle acque di balneazione, che
dispone  che il giudizio di idoneita' alla balneazione venga espresso
in  base  alla conformita' ai valori-limite di una serie di parametri
microbiologici  e  chimico-fisici  risultanti  dal monitoraggio, puo'
fornire  indicazioni  incomplete  per  la  valutazione  dei rischi di
esposizione,  a  causa della molteplicita' e variabilita' dei fattori
propri dell'ambiente acquatico.

   La  Commissione  europea,  alla  luce di quanto sopra ha deciso la
revisione   dell'attuale   direttiva   sulle  acque  di  balneazione,
presentando  una  proposta  di Direttiva, approvata a giugno 2004 dal
Consiglio   Ambiente  dell'UE  ed  ora  in  via  di  approvazione  al
Parlamento, basata sui seguenti principi:

    - coerenza  con la strategia per lo sviluppo sostenibile, secondo
il Sesto Programma di azione in materia di ambiente;
    - garantire  uniformita'  con le altre direttive UE in materia di
acque  adottate  dal  1976  in  poi  (Direttiva  quadro  sulle  acque
2000/60/CE,  Direttiva  91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue
urbane, Direttiva 91/676/CEE sull'inquinamento da nitrati provenienti
da fonti agricole);
    - semplificazione   del  monitoraggio  e  suo  utilizzo  per  una
gestione integrata della qualita';
    - garanzia  di  una  migliore  e  piu' tempestiva informazione ai
cittadini e potenziamento dei processi di partecipazione.


   Obiettivi da raggiungere:

    - promuovere  una  gestione integrata della qualita' delle acque,
tale  da  permettere  azioni  volte  a  prevenire  l'esposizione  dei
bagnanti  a  rischi  sanitari  inaccettabili,  non solo attraverso il
monitoraggio,  ma  soprattutto  attraverso  misure  di  gestione  che
includano:  il  riconoscimento,  la  valutazione  e  la  riduzione  o
eliminazione   delle   possibili   cause   della  contaminazione,  la
previsione dell'inquinamento e quindi del rischio sanitario associato
alla balneazione;
    - dare  un'informazione piu' completa e aggiornata in tempo reale
alla  popolazione  sulle  condizioni delle spiagge, sulle pratiche di
gestione  e  sulla qualita' delle acque di balneazione, potenziando e
sviluppando i processi di partecipazione dei cittadini.


   Risorse Idriche.

   L'obiettivo  da realizzare e' garantire che il tasso di estrazione
delle  risorse  idriche  risulti  sostenibile  su lungo periodo e sia
garantita la disponibilita' e la protezione della qualita' dell'acqua
per   consumo   umano  assicurando  adeguate  misure  per  migliorare
l'accesso,  la  sicurezza  e la potabilita' dell'acqua, coerentemente
agli  obiettivi  contenuti  nel  documento  "Millennium  Development"
attraverso  l'implementazione  delle  politiche  per  lo  sviluppo di
iniziative  volte  a  perseguire  l'obiettivo  dell'UE,  che  mira  a
garantire  standard  di  sicurezza  elevati  per  l'acqua  potabile e
ridurre  gli  effetti ambientali negativi di alcune pratiche agricole
ed  industriali  e  il  totale  e  adeguato  recepimento  del decreto
legislativo 11 maggio 1999 n. 152 e della Direttiva Quadro 2000/60/CE
in materia di acque.


   Inquinamento acustico.

   L'obiettivo  da  realizzare e' la prevenzione o la riduzione degli
effetti  nocivi  dell'inquinamento  acustico sull'organo dell'udito e
sull'intero  organismo,  garantendo l'individuazione ed il controllo,
se  non  la  rimozione di questo fattore di rischio negli ambienti di
vita  e  di  lavoro  promuovendo  il rispetto dei limiti di emissione
imposti  dalla  normativa  vigente ed implementando le iniziative per
ridurre  l'esposizione  all'inquinamento  acustico,  in  linea con la
normativa comunitaria.


   Rifiuti.

   In  linea  con  gli  obiettivi  del  VI programma ambientale (anni
2001-2010)  "Ambiente  2010"  dell'Unione  Europea,  i  provvedimenti
normativi  vigenti,  di recepimento di direttive europee (CE 1999/31,
2000/53,  2000/59  e  2000/76)  nell'ambito  dell'area  gestione  dei
rifiuti  prevedono l'obiettivo di una sensibile riduzione complessiva
della  quantita'  di  rifiuti  prodotti e, per quelli che ancora sono
prodotti, di raggiungere una situazione in cui:

    - i  rifiuti non siano piu' pericolosi o che perlomeno presentino
rischi molto limitati per l'ambiente e per la salute umana;
    - la   maggior  parte  dei  rifiuti  venga  reimmessa  nel  ciclo
economico,   soprattutto  attraverso  il  riciclaggio,  o  restituita
all'ambiente in forma utile o perlomeno non nociva,
    - le quantita' di rifiuti destinate allo smaltimento finale siano
ridotte  al  minimo  assoluto e siano distrutte o smaltite in maniera
sicura e trattati in siti piu' vicini al luogo di produzione.

   Nelle  varie  fasi  della  gestione dei sistemi di smaltimento dei
rifiuti  possono  verificarsi  fenomeni  di  rilascio  ambientale  di
sostanze  chimiche  in  aria,  nel  suolo, e nell'acqua, oltre che di
contaminazione   microbiologica  e  ad  oggi  e'  difficile  valutare
l'impatto sulla salute umana.

   Gli studi epidemiologici sinora condotti non permettono di stimare
i "rischi" tra le popolazioni residenti in prossimita' di impianti di
trattamento/smaltimento  dei rifiuti (discariche o inceneritori) e la
valutazione  dell'impatto  sulla salute deve anche includere elementi
quali  disagio  psicologico,  sociale  ed estetico di cui si dovrebbe
tenere  maggiormente conto negli studi epidemiologici da programmare.
Inoltre  non e' possibile ad oggi quantificare puntualmente il "peso"
che   il  trattamento/smaltimento  dei  rifiuti  ha  sullo  stato  di
contaminazione   dei   comparti  ambientali,  e  conseguentemente  il
relativo  impatto  sulla  componente  salute umana, poiche' i rifiuti
sono  il piu' delle volte delle miscele di sostanze, di cui spesso la
gran parte sconosciuta.

   In  questo  settore  occorre  promuovere  il  consolidamento ed il
miglioramento  del  sistema  di  raccolta  e  trattamento dei rifiuti
solidi  urbani e dei rifiuti speciali pericolosi e non, che minimizzi
i rischi per la salute umana ed i danni ambientali e promuovere studi
epidemiologici  per  la valutazione del possibile aumento del rischio
di   neoplasie   infantili  di  altre  patologie  infantili  e  delle
malformazioni  congenite  nelle  aree situate in prossimita' dei siti
sospetti.


   Gli ambienti confinati.

   Gli  ambienti confinati, le abitazioni in particolare, influiscono
in  maniera  significativa  sul  benessere  psicofisico e la qualita'
della  vita  della popolazione. Al fine di garantire alla popolazione
di  vivere in ambienti confinati salutari dal punto di vista fisico e
sociale,  a  casa  a  scuola,  sul  luogo di lavoro e nella comunita'
locale occorre sviluppare interventi mirati a:

    - ridurre  l'incidenza  delle  malattie  correlate  alla qualita'
dell'aria  degli ambienti confinati, in modo particolare le patologie
allergiche,  l'asma e le malattie respiratorie (BPCO) ed alcune forme
di  tumore,  riservando una particolare attenzione ai bambini ed agli
altri gruppi vulnerabili della popolazione;
    - promuovere  il  benessere  e la produttivita' negli ambienti di
lavoro  indoor  (es.  uffici), riducendo l'incidenza di effetti sulla
salute dei lavoratori compresa la sindrome dell'edificio malato (Sick
Building Syndrome);
    - ridurre   l'incidenza   di  lesioni  o  invalidita'  dovute  ad
incidenti domestici;
    - tutelare  il  consumatore  ed incentivare alla produzione ed al
consumo di materiali/prodotti sani per la salute e l'ambiente;
    - promuovere  la salute, migliorando le conoscenze sui fattori di
rischio  indoor  e sulle misure efficaci di prevenzione ed informando
la popolazione sui comportamenti e stili di vita corretti;
    - sviluppare  interventi di sostegno nei confronti delle famiglie
piu'  povere  e  disagiate, per garantire l'opportunita' di vivere in
ambienti salutari dal punto di vista fisico e sociale;
    - implementare  le  iniziative volte a migliorare le opportunita'
per  le persone disabili nei riguardi della salute e delle condizioni
di  vita a casa, nei luoghi di lavoro ed in quelli pubblici, in linea
con le norme in tema di pari opportunita' per le persone disabili.

   Per    realizzare    tale    strategia   si   potranno   prevedere
raccomandazioni,   linee   guida   o   misure   impositive  (leggi  e
regolamenti).   Queste  ultime  possono  essere  necessarie  per  gli
ambienti  pubblici  e  di lavoro, mentre per le abitazioni, almeno in
prima  istanza  possono  essere emanate delle raccomandazioni o linee
guida,   che   possono   essere   messe   in   atto   al  momento  di
ristrutturazioni di vecchi edifici o rese obbligatorie all'atto della
costruzione  di  nuovi  edifici.  Per  gli  edifici ad uso pubblico o
aperti  al  pubblico,  i vigenti regolamenti locali di igiene possono
essere  integrati con standard minimi di qualita' dell'aria e livelli
di  azione  e  prevedere  standard  di  ventilazione in rapporto alle
diverse   tipologie   funzionali.  Per  gli  ambienti  di  lavoro  e'
necessario che la normativa si accordi alle disposizioni previste dal
d.lgs.  626/94  e  vengano  indicati  standard  minimi  di qualita' e
livelli di azione.

   Occorre  programmare azioni specifiche per le condizioni igieniche
e  strutturali  delle  scuole  e  degli  ospedali  e  per  i mezzi di
trasporto  sia mediante la definizione di standard minimi di qualita'
dell'aria  interna ed i livelli di azione e standard di ventilazione.
Un'altra  importante  misura  e' la definizione di procedure tecniche
standard  di saggio delle emissioni, classificazione dei materiali da
costruzione per le proprieta' igieniche e ambientali, etichettatura e
marchi di qualita' dei prodotti per l'orientamento dei professionisti
del settore e dei consumatori, tenendo conto anche di quanto previsto
dalla  Direttiva 89/106/CEE, concernente i materiali da costruzione e
dalla   normativa  concernente  la  limitazione  dell'immissione  sul
mercato e dell'uso di talune sostanze e preparati pericolosi.

   In  analogia  ad  altri  paesi  europei,  e' necessario attuare un
programma d'interventi a scala nazionale per ridurre l'esposizione al
radon  negli  ambienti  confinati,  che preveda, tra l'altro, a scopo
preventivo  norme  costruttive  specifiche  anti-radon  per  le nuove
costruzioni,  piu'  stringenti  nelle  zone  con maggiore presenza di
radon,  nonche'  norme  per la limitazione dell'emissione di radon (e
radiazione gamma) dai materiali da costruzione.

   E'  necessario  promuovere  azioni  specifiche  mirate ai soggetti
atopici  o  ai  malati  di  asma,  allergia  o BPCO, per la riduzione
dell'esposizione  agli  allergeni  ed  agli inquinanti presenti negli
ambienti  indoor  (specialmente  al  fumo  passivo),  con particolare
attenzione  alle abitazioni e alle scuole. Le azioni devono essere di
ordine  conoscitivo,  di divulgazione, di educazione o in alcuni casi
di tipo normativo.

   Occorre  incentivare  le misure di sicurezza domestica strutturale
ed  impiantistica  e  dei  requisiti  di  sicurezza dei componenti di
arredo.  Infine,  e'  importante  definire i criteri per una adeguata
progettazione,  installazione, collaudo e manutenzione degli impianti
di   ventilazione/condizionamento  e  la  definizione  dei  requisiti
microclimatici  dell'aria,  specialmente  per  gli  ambienti  in  cui
soggiornano  persone  vulnerabili,  come  gli  anziani  ed  i malati.
Occorre, infine, promuovere un programma nazionale di ricerca a medio
termine   su   alcuni   temi   della  qualita'  dell'aria  indoor  in
particolare:  valutazione  dell'esposizione della popolazione, metodi
di misura e di studio delle sorgenti e degli inquinanti, tecniche per
il   miglioramento   della   qualita'  dell'aria  interna  e  per  la
conseguente riduzione del rischio per la salute.

   Le  diverse  iniziative  devono  essere  modulate  sulla peculiare
situazione  italiana  e  mirate  a  risultati nel breve, medio, lungo
termine,  attribuendo grande rilievo alle azioni di informazione e di
educazione   sanitaria  rivolte  agli  studenti,  alle  famiglie,  al
personale  scolastico  e  sanitario,  alle istituzioni, alle societa'
scientifiche  e  all'opinione  pubblica;  un particolare impulso deve
essere dato, infine, alle iniziative volte a sensibilizzare e formare
i     professionisti    che    operano    nel    settore    edilizio,
tecnologico-impiantistico  e  nei servizi di prevenzione del SSN. Gli
interventi  volti  alla  tutela  e alla promozione della salute negli
ambienti confinati sono necessariamente a carattere intersettoriale e
coinvolgono  numerose  istituzioni  ed  una  pluralita' di soggetti e
devono  fondare  sul  presupposto  che  i  risultati  di  salute e di
miglioramento  delle  condizioni  ambientali  dipendono in gran parte
dalla  responsabilizzazione  dei  soggetti  coinvolti, in particolare
degli occupanti degli edifici, e dalla loro capacita' di collaborare.

   Nelle mura domestiche oltre quattromilioni di "potenziali fumatori
passivi"  sono  bambini,  fra questi un milione e 552 mila ha meno di
sei  anni  e  due  milioni  e 405 mila hanno da 6 a 13 anni. Circa la
meta'  dei  bambini  da  0  a 13 anni convive con almeno un fumatore.
Questi  dati  evidenziano  la  necessita' e l'urgenza di implementare
tutte  le iniziative (legislative e non) mirate a prevenire e ridurre
l'abitudine  al fumo, ed in via prioritaria, sviluppare ulteriormente
le   campagne   di  informazione,  sensibilizzazione  e  l'educazione
sanitaria rivolte alle famiglie ed ai ragazzi nelle scuole.



       6. LA VALUTAZIONE DEL S.S.N. E IL MONITORAGGIO DEL PSN


   6.1.  Il  ruolo  del  Nuovo  Sistema  Informativo  Sanitario nella
valutazione del S.S.N.

   Il   Nuovo   Sistema   Informativo   Sanitario   nazionale  (NSIS)
rappresenta  la  grande  base  dati  condivisa  a partire dalla quale
sviluppare  le  attivita' di valutazione del S.S.N., contemperando le
esigenze   informative  sia  del  livello  aziendale  che  di  quello
regionale  e  nazionale.  In  questo senso si muove la progettualita'
portata  avanti  dalla  Cabina  di  Regia, istituita dalla Conferenza
Stato-Regioni  nel  2001  quale organo di governo dell'attuazione del
NSIS,  e  a cui e' indispensabile garantire continuita' di azione per
consentire  il progressivo ampliamento della base dati e quindi della
capacita' di elaborare misure sui diversi livelli di assistenza.


   Aspetti generali

   Il  NSIS  prevede  un modello in cui sia possibile intercettare il
percorso  seguito da un paziente a fronte di un suo bisogno sanitario
che  attraversa diverse strutture e setting assistenziali. La lettura
del   percorso   rende   disponibili  gli  strumenti  per  analizzare
l'interazione   fra   medico   e   paziente,  che  e'  universalmente
riconosciuta  come  l'origine  di  costi  e  qualita'  in sanita'. La
realizzazione  del  NSIS s'inserisce quindi in una cornice strategica
unitaria    complessivamente    finalizzata   al   monitoraggio   del
bilanciamento costi/qualita' del servizio sanitario.

   Tale  nuovo  orientamento  porta  a  dover  progettare  un sistema
informativo che possa affrontare due assi di analisi:

    - il bisogno sanitario, misurato attraverso il monitoraggio delle
prescrizioni  (l'evento  che  scaturisce  dall'incontro  fra medico e
paziente),  sia  pure rilevate attraverso le strutture che erogano le
prestazioni prescritte.

    - la  capacita' di risposta del SSN attraverso la propria rete di
strutture assistenziale ospedaliere e territoriali.

   Al  primo  asse di analisi corrisponde il principale obiettivo del
NSIS,   denominato   "sistema   di  integrazione  delle  informazioni
sanitarie   individuali",   che   prevede,   per  ogni  tipologia  di
prestazione   sanitaria  (il  ricovero  ospedaliero,  le  prestazioni
ambulatoriali,  farmaceutiche,  residenziali, riabilitative, sociali)
un   flusso   di   dati   che   permetta  -  pur  nella  salvaguardia
dell'anonimato  - di ricondurre di tutte le prestazioni all'individuo
beneficiario, identificando il prescrittore, la struttura erogatrice,
il tempo di Attesa della prestazione erogata.

   Il  secondo  asse  riguarda  invece  il censimento, la rilevazione
delle attivita', delle risorse disponibili e dei costi generati dalle
strutture  che  costituiscono  la  rete  di  assistenza  ed  e' stato
denominato  "monitoraggio  della rete di assistenza". Anche in questo
caso  l'evoluzione  rispetto  al  NSIS,  e'  significativa:  si vuole
infatti estendere la capacita' di analisi dalle strutture ospedaliere
alle strutture territoriali.

   L'incontro  fra  queste  due assi permettera' di popolare una base
dai  dati  informativa  capace di essere letta, secondo le necessita'
per  operare  le  funzioni  di monitoraggio dei Livelli Essenziali di
Assistenza  e  dell'appropriatezza  delle  prestazioni  erogate,  dei
costi,  delle  liste di attesa, del ciclo di vita e dell'utilizzo dei
farmaci  e  la  farmacovigilanza,  della tutela della salute mentale,
degli investimenti pubblici in sanita'. La condivisione di indicatori
tramite  sistemi  "cruscotti"  accessibili  a  tutte  le  istituzioni
interessate  permettera' di realizzare operazioni di Benchmarking fra
le diverse realta' regionali.

   Implementare  un sistema organico di misure del Servizio sanitario
nazionale.

   L'attuazione   pratica   della   funzione   di   tutela   rispetto
all'effettiva   erogazione   dei  livelli  essenziali  di  assistenza
richiede  che i livelli di assistenza stessi possano essere misurati.
Occorre  inoltre  verificare  l'effettiva  attuazione  sul territorio
nazionale  delle  linee  strategiche identificate dal Piano sanitario
nazionale.  Si  ritiene infatti necessario che la realizzazione degli
obiettivi  strategici  sia  accompagnata  dal  parallelo  sviluppo di
strumenti atti a misurare l'avanzamento di tale realizzazione.

   Si  tratta  di  costruire  un  sistema  organico  di misure per il
Servizio  sanitario  nazionale.  Tale  sistema si sviluppera' in modo
incrementale    anche    in   funzione   della   progressione   nella
disponibilita'   dei   dati  necessari,  salvaguardando  comunque  il
requisito di organicita' della visione del Servizio Sanitario.

   Questo richiede la disponibilita' di:

    - dati  specifici  relativi  alla quantita', qualita' e costi dei
livelli di assistenza erogati;
    - modalita'    omogenee    di   generazione   dei   dati   stessi
(classificazioni e codifiche);
    - metodologie di analisi dei dati;
    - processi sistematici di valutazione dei risultati;
    - continuita' di azione per consentire il progressivo ampliamento
della  base  dati  e  quindi  della capacita' di elaborare misure sui
diversi livelli di assistenza;
    - progressivo  miglioramento  delle  metodologie di analisi, e di
progressiva  integrazione  delle singole misure in un quadro organico
di comprensione.

   La  definizione di modalita' omogenee di generazione dei dati e di
una  parte  rilevante  delle  metodologie di analisi e' obiettivo del
"Progetto Mattoni del SSN". Si tratta di una progettualita' parallela
e  complementare  a  quella del NSIS finalizzata alla costruzione dei
"mattoni"  del  SSN,  omogenei  a  livello  nazionale,  da  collocare
all'interno della base dati comune.

   E'  necessario,  inoltre,  che  i dati e le metodologie di analisi
trovino   una   concreta   attuazione  in  un  processo,  continuo  e
sistematico,  di analisi dei risultati che emergono dall'applicazione
delle metodologie ai dati reali. L'obiettivo e' duplice. Da una parte
occorre  capire  i  fenomeni reali che si celano dietro ai numeri. In
altre parole e' necessario poter verificare "sul campo" perche' certi
parametri   assumono   valori   "fuori   soglia"   in  certe  realta'
territoriali.  Dall'altra,  occorre  innescare un circolo virtuoso di
affinamento  delle  metodologie  di  analisi nonche' procedere ad una
progressiva  integrazione  delle  singole  misure in un quadro sempre
piu'  organico di comprensione della capacita' di garantire i livelli
essenziali  di assistenza su tutto il territorio nazionale. In questo
senso,  concezione  del  sistema  informativo sanitario, sviluppo dei
mattoni, elaborazione dei dati ed analisi concreta dei risultati sono
in  realta' fasi di un unico processo circolare, in cui sempre piu' i
requisiti  per la raccolta di nuovi dati deriveranno dalle necessita'
di  approfondimento  della  conoscenza  evidenziate  dall'analisi dei
risultati.


   La   centralita'   del  monitoraggio  dei  livelli  essenziali  di
assistenza.

   Con l'articolo 9 del decreto legislativo 18 febbraio 2000 n. 56 e'
stato   istituito   il   sistema  di  garanzie  per  il  monitoraggio
dell'assistenza  sanitaria,  teso alla verifica del raggiungimento in
ciascuna  regione  degli  obiettivi di tutela della salute perseguiti
dal Servizio sanitario nazionale, che comprende:

    - un  insieme  minimo  di  indicatori e parametri di riferimento,
relativi  ad  elementi rilevanti per il monitoraggio del rispetto dei
livelli essenziali di assistenza, nonche' dei vincoli di bilancio;
    - le  regole  per la rilevazione, la validazione e l'elaborazione
delle informazioni per l'applicazione del sistema;
    - le  procedure  per  la pubblicizzazione periodica dei risultati
dell'attivita' di monitoraggio.

   Il  monitoraggio  dei  LEA,  dovra' tener conto di quanto previsto
dall'articolo  87  della legge 23 dicembre 2000, n. 388, con il quale
e'  stato  istituito  il  sistema  di monitoraggio delle prescrizioni
mediche,  farmaceutiche,  specialistiche  ed  ospedaliere,  integrato
dall'articolo 50 del d.l. 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla
legge  24  novembre  2003,  n.  326 che trova attuazione nel Progetto
Tessera  Sanitaria,  le  cui risultanze possono utilmente contribuire
agli obiettivi di misurazione del bisogno sanitario, e degli standard
previsti  dall'articolo 1, comma 169 della legge 30 dicembre 2004, n.
311.

   Il  monitoraggio  dei  LEA dovra' superare l'attuale concezione di
verifica  dell'entita'  delle  prestazioni  erogate nei confronti dei
cittadini e convergere verso:

    - una  valutazione  dell'integrazione tra i livelli di assistenza
(ospedale - territorio - domicilio);
    - una  verifica della qualita' dell'assistenza erogata: passaggio
dai livelli essenziali ai livelli di qualita' essenziale;
    - un   approfondimento   dell'appropriatezza   nella   erogazione
dell'assistenza  sanitaria  quale corretto utilizzo delle risorse nel
binomio qualita' - costi. un esame delle condizioni di accessibilita'
dei cittadini alle prestazioni: erogazione delle prestazioni nei modi
e  nei  tempi  considerati  appropriati  alle  esigenze  di  cura dei
pazienti.

   Obiettivi specifici diventano pertanto:

    - implementare  e  consolidare un nuovo sistema di indicatori per
il  monitoraggio  dei LEA, che risponda ai requisiti prima indicati e
centri  la  sua  logica  sui  4  principali  elementi  (integrazione,
qualita',   appropriatezza  e  accessibilita).  Il  sistema  dovrebbe
prevedere  automaticamente  un  aggiornamento periodico coerentemente
con  le  azioni  di  definizione  delle prestazioni erogabili e delle
relative condizioni di erogabilita';
    - costruire  appositi  indicatori  di appropriatezza centrati sui
pazienti,  nel  duplice  aspetto  di corretto setting assistenziale e
idoneo percorso clinico-terapeutico;
    - rendere  pubblici i dati degli indicatori di monitoraggio. Solo
la  diffusione  periodica e tempestiva dei risultati del monitoraggio
risponde  al  contempo  ai  criteri  di  garanzia  e  all'efficace  e
efficiente gestione delle risorse messe a disposizione;
    - promuovere  la  costruzione  di  idonei sistemi informativi per
monitorare le prestazioni erogate nell'ottica "paziente" (continuita'
assistenziale, presa in carico, percorsi clinico-terapeutici).


   6.2 Il monitoraggio del PSN.

   Il  Piano  sanitario  nazionale rappresenta un modello organico di
programmazione  che,  nel contesto dell'attuale assetto normativo del
Sistema sanitario nazionale, assume il ruolo di concreto strumento di
governo.  Infatti,  nell'attuale contesto caratterizzato da una vasta
autonomia  e  responsabilizzazione  dei  vari livelli del sistema, la
coesione  operativa  e  funzionale delle varie componenti del sistema
stesso  viene  generata  non  piu'  mediante la definizione di rigidi
modelli  organizzativi  ma  mediante  la definizione di obiettivi che
occorre conseguire e sui quali occorre convogliare l'attenzione degli
operatori.

   Si  realizza, quindi, una articolazione del S.S.N. che non si basa
su  un  modello  rigidamente  predeterminato ma che tende a coagulare
l'insieme  delle  strutture  e delle competenze, in possesso ormai di
autonomia e idonei strumenti operativi, ad una interazione funzionale
nella gestione del servizio stesso.

   Il  pluralismo  di  responsabilita', di modelli organizzativi e la
valorizzazione  dei  poteri  intermedi  portano ad avere una serie di
attori direttamente responsabili della gestione della sanita': Stato,
Regioni,     Aziende     sanitarie     e     Aziende     Ospedaliere,
Dipartimenti/Distretti   e  ad  ognuno  di  essi  competono,  dunque,
autonomia e responsabilita' gestionali.

   In  assenza  di modelli organizzativi e autorizzativi centrali, il
livello   si   sposta   alla   periferia   del   sistema  che  rimane
operativamente  unito  nella  necessita' di raggiungere gli obiettivi
che occorre conseguire.

   In   tal   senso  il  Piano  Sanitario  stabilisce  a  livello  di
macrosistema le attivita' da porre in essere ed i relativi vincoli di
finanziamento   quale   assegnazione   "budgetaria"  che  il  livello
periferico  e'  tenuto  a  rispettare. In altri termini vengono cosi'
identificati    obiettivi,    azioni    e    risorse   che   passando
progressivamente  dal  macrolivello  centrale  a  quello  periferico,
vengono  adattate  alla  specifica  realta' locale secondo un modello
esemplificato dal seguente schema:



         ---->   VEDERE SCHEMA A PAG. 102 DELLA G.U.  <----



   Il  Piano  sanitario  nazionale  contiene gia' nella sua struttura
precise   esigenze   di  riscontro,  che  devono  essere  soddisfatte
attraverso  una  serie  di  strumenti  ed iniziative di monitoraggio.
Infatti,  la  presenza nel Piano di obiettivi strategici ed operativi
specifici    implica   l'esistenza   dei   corrispondenti   strumenti
informativi per misurarne il conseguimento, strumenti che in aggiunta
a  quelli  gia'  esistenti,  possono  anche essere surrogati da altre
fonti, necessariamente di carattere piu' generale, ed in alcuni casi,
generico.

   Le   attivita'  di  valutazione  e  monitoraggio  delle  politiche
pubbliche  assumono  un  ruolo crescente negli interventi pubblici. I
risultati  devono essere individuati, anche se con differenziazioni e
difficolta',  in  un  linguaggio  comune  che  con  difficolta' viene
progressivamente  introdotto  nella  cultura  gestionale pubblica. Il
monitoraggio e' un'attivita' di presidio e di controllo dei risultati
relativi agli obiettivi del sistema.

   Monitorare  le  performance  significa  misurare  le  prestazioni,
apprezzare i comportamenti agiti e fornire un feedback, al fine di:

    - verificare  il  grado di raggiungimento dei risultati intermedi
ed  il  livello  raggiunto  nel consolidamento e nello sviluppo delle
competenze organizzative;
    - individuare   eventuali  azioni  correttive  che  si  dovessero
rendere   necessarie;   consentire  l'eventuale  ridefinizione  degli
obiettivi.

   Sul  piano  operativo  il monitoraggio del PSN sara' assicurato in
coerenza  con  le iniziative gia' assunte dal Ministero della salute,
con  specifiche  scelte programmatiche e legislative, con l'obiettivo
di  avvicinare  il  Servizio  sanitario  nazionale  ai  titolari  del
servizio,  sia  trovando  nuove forme di cooperazione con la societa'
civile,   sia   rendendo   gli   utenti  consapevoli  delle  pratiche
terapeutiche  e  favorendo  una  maggiore partecipazione nella scelta
delle  opzioni  terapeutiche.  Cio'  significa  non solo comunicare i
risultati  delle rilevazioni, ma motivare al cambiamento, in modo che
i    referenti    diventino   soggetti   di   collaborazione   attiva
nell'attuazione progettuale.

   Per  quanto  attiene  agli  strumenti  con  cui sara' garantita la
valutazione  del  PSN,  occorre  ricordare  che  il  d. lgs. 502/92 e
successive modificazioni, all' articolo 1, dopo aver definito compiti
e  funzioni  del  Piano  sanitario  nazionale definisce, al comma 12,
quale  strumento  di  valutazione  del processo attuativo del PSN, la
Relazione sullo stato sanitario del Paese.

   La   Relazione   sullo  stato  sanitario  del  Paese,  predisposta
annualmente dal Ministro della salute:

    - illustra le condizioni di salute della popolazione presente sul
territorio nazionale;
    - descrive le risorse impiegate e le attivita' svolte dal SSN;
    - espone  i  risultati conseguiti rispetto agli obiettivi fissati
dal PSN;
    - riferisce sui risultati conseguiti dalle Regioni in riferimento
all'attuazione dei piani sanitari regionali;
    - fornisce   indicazioni   per   l'elaborazione  delle  politiche
sanitarie e la programmazione degli interventi.

   Un  particolare  attenzione va posta sul fatto che il Piano ha uno
sviluppo  triennale,  mentre  la  Relazione  deve essere prodotta con
cadenza.  annuale e che nella individuazione degli indicatori occorre
specificamente  individuare  quelli  in grado di cogliere lo sviluppo
attuativo   degli   interventi   e   delle   azioni   finalizzate  al
raggiungimento   degli  obiettivi  del  Piano.  Ne  consegue  che  la
redazione  della  Relazione  costituisce  una  condizione  dinamica e
continua  sotto  il  profilo  sia  della struttura che dei contenuti;
sarebbe,   quindi,   utile  considerare  la  Relazione  annuale  come
costituita  da  un  sistema  di  reporting piu' articolato, un vero e
proprio "Sistema della Relazione" rappresentato dalla produzione di:

    - una  Relazione  (congiunturale) prodotta annualmente e in grado
di  soddisfare  l'adempimento  normativo,  costituita da documenti di
sintesi,  di prevalente taglio politico istituzionale, e documenti di
analisi tecnico economica;
    - una   Relazione   triennale,  prodotta  in  concomitanza  della
scadenza  del  Piano  Sanitario  in  grado di evidenziare il grado di
raggiungimento  degli  obiettivi  del  Piano;  riportando i dati, per
quanto possibile, alle varie Regioni per tentare di costruire profili
regionali   da   porre   a   confronto  e  tentare  di  far  emergere
comportamenti tipici di gruppi di Regioni da commentare ed utilizzare
per futuri approfondimenti;
    - documenti  monotematici su tematiche individuate anno per anno,
che    rappresenteranno    approfondimenti    monografici    per   la
valorizzazione   di  esperienze  territoriali  e  per  focalizzare  i
problemi  emergenti,  ad  essi  almeno si dovrebbero aggiungere uno o
piu'   documenti   di   Analisi,   prevalentemente   focalizzati   su
problematiche   di   rilievo  e  impostati  con  un  taglio  politico
sociologico.