(all. 1 - art. 1)
PREMESSA.
   L'attuale attenzione per l'infanzia e la sua scuola si fonda sulla
sempre piu' precisa consapevolezza dei diritti del bambino cosi' come
sono presenti nella nostra coscienza, riconosciuti dalla Costituzione
nel  quadro  dei  diritti  della persona e piu' volte riaffermati nei
documenti degli organismi internazionali, e si connette  alle  rapide
trasformazioni sociali e culturali in atto nel nostro tempo.
   La  scuola  per  l'infanzia  ha assunto la forma di vera e propria
istituzione educativa  soltanto  in  periodi  relativamente  recenti,
avendo  prevalentemente svolto, in precedenza, funzione di assistenza
alle famiglie (e  in  particolare  alle  madri  lavoratrici)  con  la
custodia  dei  bambini  in un ambiente possibilmente adatto alla loro
crescita.  Infatti  sono  andate  da  tempo  emergendo  e   si   sono
progressivamente   imposte   le   istanze  di  natura  specificamente
pedagogica, espresse ed affermate da una grande  tradizione  cui  non
sono  mancati  contributi  di  centrale  rilievo  anche  da  parte di
studiosi ed educatori italiani.
   Al modello tradizionalmente prevalente dalla scuola  materna  come
luogo di vita vanno subentrando piu' esplicite connotazioni di scuola
comunque  mantenute  in  una  visione  complessivamente  unitaria del
bambino, dell'ambiente che lo  circonda  e  delle  relazioni  che  lo
qualificano,  cui  si  accompagna  la tendenza a delineare ed attuare
progetti nei quali l'educazione sia espressione della  partecipazione
delle famiglie e dell'animazione della comunita'.
   La  legge n. 444/1968 ha consentito, sullo sfondo di un articolato
pluralismo   culturale   ed   istituzionale,   una   piu'    definita
consapevolezza  delle funzioni della scuola materna, che si configura
ormai  come  il  primo  grado  del  sistema  scolastico.   Successivi
provvedimenti  legislativi  concernenti  l'orario  di  funzionamento,
l'organico  degli  insegnanti,   l'integrazione   degli   alunni   in
situazione  di  handicap e la programmazione educativo-didattica, pur
non avendo delineato un quadro  strutturalmente  organico,  ne  hanno
comunque  sottolineato  in  maniera sempre piu' esplicita lo spessore
sociale e pedagogico.  Cio'  e'  testimoniato  anche  dalla  costante
espansione  dei  tassi  di  iscrizione  e  di  frequenza e rafforzato
dall'azione di sperimentazione e di innovazione svolta dal  personale
della    scuola,   alla   quale   enti,   istituzioni,   associazioni
professionali, organizzazioni  sindacali  nonche'  la  ricerca  e  la
pubblicistica  pedagogica  hanno  costantemente  offerto attenzione e
sostegno.
   L'ulteriore sviluppo di questa scuola si profila,  pertanto,  come
generalizzazione  di  un  servizio  educativo  di  elevata  qualita',
impegnato  a  diffondersi  senza  squilibri  e   disuguaglianze   sul
territorio  nazionale,  espressione  di una progettualita' politica e
pedagogica consapevole delle sfide provenienti dalle nuove  dinamiche
della  cultura  e  della societa' e in grado di tradurre nei fatti la
convinzione  che  l'infanzia  rappresenta  una  fase  ineludibilmente
preziosa dell'educazione dell'uomo e del cittadino.
   I termini "scuola materna" e "scuola dell'infanzia" sono usati nel
testo  indifferentemente, come pure, talvolta, scuola del bambino. La
denominazione scuola dell'infanzia e' pero' ritenuta piu' rispondente
alla evoluzione che caratterizza l'istituzione allo stato attuale.
                                  I
                   INFANZIA, SOCIETA', EDUCAZIONE
1. Una societa' in movimento.
   La  societa'  italiana  e'  attualmente  caratterizzata  da ampie,
profonde e contrastanti trasformazioni che, rifrangendosi in  maniera
differenziata  nei  diversi contesti storici, sociali e culturali del
Paese, configurano una peculiare condizione di  complessita',  i  cui
indicatori emergenti richiedono una attenta considerazione.
   La pluralita' dei modelli di comportamento e degli orientamenti di
valore,  la presenza di nuove ed incidenti forme di informazione e la
proliferazione  dei  luoghi  di  produzione  e  di  consumo   rendono
difficili  il  controllo,  la  gestione  e l'equa distribuzione delle
risorse nel tessuto sociale. Tuttavia, la rapidita' dei  processi  di
transizione, che sta alla base di un diffuso senso di insicurezza sui
valori  e  di una crescente contraddittorieta' nelle condotte e negli
stili di vita, si profila al tempo stesso ricca di  potenzialita'  ed
opportunita'  di  sviluppo  positivo.  L'espandersi  delle reti e dei
linguaggi  mass-mediali,  ad  esempio,  pur  rischiando  di  produrre
effetti  di  conformismo  e  di  indurre  abitudini  di  ricettivita'
puramente passiva, rappresenta non di meno una  importante  fonte  di
informazione e di stimolazione culturale. L'irruzione e la diffusione
dei   mezzi   telematici  ed  informatici  introducono  senza  dubbio
opportunita' cognitive di grande  rilevanza,  anche  se  possono  dar
luogo  a condizioni di isolamento connesse alla loro fruizione e alla
prevalenza dei linguaggi formalizzati e digitali sulle altre forme di
relazione e  di  espressivita'.  L'accentuarsi  delle  situazioni  di
natura  multiculturale e plurietnica, infine, di fronte alle quali si
verificano  talvolta  atteggiamenti  di   intolleranza   quando   non
addirittura  di razzismo, puo' tradursi in occasione di arricchimento
e  di  maturazione  in  vista  di   una   convivenza   basata   sulla
cooperazione, lo scambio e l'accettazione produttiva delle diversita'
come valori ed opportunita' di crescita democratica.
   E'  anche  in  tale  insieme  di riferimenti che si definiscono il
compito e la funzione della scuola materna  italiana  nello  sviluppo
della nostra comunita' nazionale.
2. La condizione dell'infanzia e della famiglia.
   Tanto  nelle  rappresentazioni culturali che nei contesti reali di
vita sono  presenti  alcune  contraddizioni,  che  inducono  a  volte
elementi di disorientamento nella pratica educativa.
   Sono  diffuse  varie immagini dell'infanzia che, se colgono alcuni
aspetti della realta',  falsano  il  riconoscimento  della  autentica
condizione  infantile qualora vengano assunte in maniera unilaterale.
La  proclamazione   della   centralita'   dell'infanzia   e'   spesso
contraddetta  dal ricorrere di situazioni che ne rendono difficoltoso
il pieno rispetto. All'accrescimento  quantitativo  delle  esperienze
corrispondono, di contro, fenomeni di distorsione sul piano cognitivo
e   di   impoverimento   su  quello  motivazionale  ed  immaginativo.
L'affermazione della dignita' del  bambino  e'  contrastata  dal  suo
incontrollato  coinvolgimento  nelle  logiche  del  consumismo  e  la
condizione di diffuso benessere materiale di cui gode non  e'  sempre
accompagnata   da   una   equivalente  soddisfazione  delle  esigenze
interiori di sicurezza, di identita', di affermazione  ed  espansione
dell'Io, di significato, di appartenenza e di autonomia.
   Permangono   inoltre   disomogeneita'   connesse   ai   dislivelli
economici, sociali e culturali, ed emergono nuove forme di  poverta',
dovute  soprattutto  alla  carenza  di  servizi  e di spazi urbani di
vivibilita' ed alla  insufficiente  disponibilita'  di  luoghi  e  di
opportunita' di crescita, di gioco e di creativita'.
   La  famiglia, pur nella varieta' delle sue attuali configurazioni,
presenta due connotazioni  particolarmente  ricorrenti  e  rilevanti,
costituite   dalla   persistente  tendenza  alla  nuclearizzazione  e
dall'affermazione del nuovo ruolo sociale della donna.
   Tale contesto include elementi che possono favorire  una  migliore
realizzazione  personale,  aumentare il grado di responsabilizzazione
dei  genitori,  consentire  una  migliore   capacita'   di   lettura,
comprensione  e  soddisfazione  dei  bisogni  e  delle  esigenze  dei
bambini, incoraggiare una piu' condivisa  accettazione  dei  compiti,
riscoprire e rivalorizzare ruoli e funzioni di tutti i componenti del
nucleo  familiare. Al tempo stesso, tuttavia, puo' comportare vissuti
di incertezza e di ansia, atteggiamenti di chiusura e di  isolamento,
riduzione  della  gamma  dei  rapporti e delle relazioni, limitazione
degli spazi di movimento e di autonomia,  piu'  prolungati  tempi  di
assenza degli adulti significativi.
   La  coesistenza  di  scenari  cosi'  profondamente diversificati e
contrastanti impegna quindi la scuola a svolgere un ruolo  di  attiva
presenza,  in  collaborazione  ed  in armonia con la famiglia, per la
piena affermazione del significato e del valore dell'infanzia secondo
principi di uguaglianza, liberta' e di amorevole solidarieta'.
3. Il bambino soggetto di diritti.
   Spettano alle bambine e ai bambini, in quanto persona,  i  diritti
inalienabili   -   sanciti  anche  dalla  nostra  Costituzione  e  da
dichiarazioni e convenzioni internazionali - alla vita, alla  salute,
all'educazione,   all'istruzione   ed   al   rispetto  dell'identita'
individuale, etnica, linguistica, culturale e religiosa, sui quali si
fonda la promozione di una nuova  qualita'  della  vita  intesa  come
grande finalita' educativa del tempo presente.
   La  personalita' infantile va inoltre considerata nel suo essere e
nel suo dover essere, secondo una visione  integrale  che  miri  allo
sviluppo dell'unita' inscindibile di mente e corpo.
   Lo  sviluppo  armonico  ed integrale di tale personalita' implica,
pertanto, il riconoscimento di esigenze di ordine materiale  e,  piu'
ancora, non materiale, alle quali rispondono la costante attenzione e
la   disponibilita'   da   parte  dell'adulto,  la  stabilita'  e  la
positivita' delle relazioni, la  flessibilita'  e  l'adattabilita'  a
nuove  situazioni,  l'accesso  a  piu'  ricche  interazioni  sociali,
l'acquisizione di conoscenze e  di  competenze,  la  possibilita'  di
esplorazione,  di  scoperta, di partecipazione e di comunicazione, la
conquista dell'autonomia, il conferimento di senso  alle  esperienze;
tutto   questo  in  un  intenso  clima  di  affettivita'  positiva  e
gioiosita' ludica.
   La promozione  della  qualita'  della  vita  del  bambino  risulta
intrinsecamente correlata con il conseguimento di un migliore livello
di  vita della comunita' in generale e degli adulti di riferimento in
particolare. quindi il nuovo progetto di  scuola  per  l'infanzia  si
propone  di  rendere  la  scuola  stessa  un  significativo  luogo di
apprendimento,  socializzazione   e   animazione,   con   particolare
riferimento  alle  esigenze  dei  microsistemi  sociali  e delle zone
culturalmente meno avvantaggiate.
   I  tratti  che  definiscono  e strutturano la scuola dell'infanzia
nella molteplicita' delle sue  dimensioni  pedagogiche  (relazionali,
curricolari, didattiche, funzionali ed istituzionali) si pongono come
altrettanti  elementi  di  affermazione  e  di soddisfazione di tutte
queste esigenze e di tutti questi diritti.
4. Ambienti di vita e contesti educativi.
   La  domanda  di  educazione  puo'  essere  soddisfatta  quando  la
famiglia,   la   scuola   e  le  altre  realta'  formative  cooperano
costruttivamente fra  loro  in  un  rapporto  di  integrazione  e  di
continuita'.  E'  quindi  utile  avere  presenti  tutte  le possibili
interazioni esistenti fra i  vari  contesti  educativi,  poiche'  una
prospettazione che li considerasse isolatamente risulterebbe parziale
e forviante.
   La famiglia rappresenta il contesto primario nel quale il bambino,
apprendendo  ad  ordinare e distinguere le esperienze quotidiane e ad
attribuire loro  valore  e  significato,  acquisisce  gradualmente  i
criteri  per  interpretare la realta', struttura categorie logiche ed
affettive, si orienta nella valutazione dei rapporti  umani  e  viene
avviato alla conquista e alla condivisione delle regole e dei modelli
delle  relazioni  interpersonali attraverso l'interiorizzazione delle
norme di comportamento e la loro  progressiva  strutturazione  in  un
sistema  di  valori  personali  e  sociali. Inoltre, sulla base delle
esperienze  di  comunicazione  e  di  relazione,  costruisce  le  sue
capacita'  linguistiche  fino  allo sviluppo dei processi simbolici e
delle abilita' espressive.
   La scuola poi, come la famiglia, si colloca nel  quadro  di  tutte
quelle  situazioni  ed  esperienze che il bambino vive in maniera non
ancora  formalizzata   (costumi,   tradizioni,   consumi,   attivita'
artistiche, sportive e di tempo libero, insediamenti urbani e rurali,
strutture  edilizie  e  cosi' via), ma che per lui rivestono comunque
grande importanza.
   La scuola dell'infanzia accoglie  ed  interpreta  la  complessita'
dell'esperienza  vitale  dei  bambini  e  ne  tiene  conto  nella sua
progettualita' educativa in modo da svolgere una funzione di  filtro,
arrricchimento   e   valorizzazione  nei  riguardi  delle  esperienze
estrascolastiche, allo scopo di sostenere il sorgere  e  lo  sviluppo
delle  capacita'  di  critica,  di  autonomia  del comportamento e di
difesa dai condizionamenti.
   La distinzione dei compiti, sulla base del  comune  riconoscimento
del  diritto  del bambino all'educazione, e' la condizione necessaria
per stabilire produttivi rapporti fra le diverse  agenzie  educative.
Vanno   in   ogni   modo   evitate   le   situazioni  di  ambiguita',
prevaricazione ed indebita supplenza, ricercando le  convergenze  che
nascono   dalla  condivisione  delle  finalita',  dalla  cooperazione
solidale e dalla partecipazione attiva e finalizzata. A questo  scopo
la  scuola,  avvalendosi  di  tutti  i  mezzi  previsti  e  possibili
(colloqui individuali, assemblee, riunioni di  sezione,  consigli  di
intersezione  e  di  circolo,  comitati  e gruppi di lavoro), crea un
clima di dialogo, di confronto e  di  aiuto  reciproco,  coinvolge  i
genitori  nella  progettazione  educativa,  valorizza  e  potenzia la
partecipazione responsabile di  tutte  le  figure  e  le  istituzioni
interessate,    individuando   modalita'   di   concreta   attuazione
finalizzata ad un raccordo funzionale degli interventi.
   L'ambientamento    e    l'accoglienza   rappresentano   un   punto
privilegiato di incontro tra la  scuola  e  le  famiglie,  in  quanto
forniscono  preziose opportunita' di conoscenza e collaborazione, che
possono venire avviate tramite contatti ed incontri gia' prima  della
frequenza   dei  piccoli.  E'  sicuramente  importante  la  capacita'
dell'insegnante e della scuola  nel  suo  insieme  di  accogliere  le
bambine  e  i  bambini in modo personalizzato e di farsi carico delle
emozioni loro e dei loro familiari nei  delicati  momenti  del  primo
distacco,  dell'ambientazione quotidiana e della costruzione di nuove
relazioni con i compagni e con altri adulti.
   Le  situazioni  connesse  a  relazioni  familiari  difficili  o  a
condizioni  di  precarieta' richiedono una cura specifica, che non va
comunque  disgiunta  dall'attenzione  a  porre  sempre  in  atto   le
condizioni per una efficace collaborazione.
                                 II
                     IL BAMBINO E LA SUA SCUOLA
   La   scuola   dell'infanzia   concorre,  nell'ambito  del  sistema
scolastico, a promuovere la formazione integrale  della  personalita'
dei  bambini  dai  tre  ai  sei anni di eta', nella prospettiva della
formazione di soggetti liberi, responsabili ed attivamente  partecipi
alla vita della comunita' locale, nazionale ed internazionale.
   Essa  persegue  sia l'acquisizione di capacita' e di competenze di
tipo  comunicativo,  espressivo,  logico  ed   operativo,   sia   una
equilibrata maturazione ed organizzazione delle componenti cognitive,
affettive, sociali e morali della personalita', apportando con questo
il  suo  specifico  contributo  alla  realizzazione della uguaglianza
delle opportunita' educative.
1. Finalita'.
   La  determinazione  delle  finalita'  della  scuola  dell'infanzia
deriva  dalla  visione del bambino come soggetto attivo, impegnato in
un  processo  di  continua  interazione  con  i  pari,  gli   adulti,
l'ambiente  e  la  cultura.  In questo quadro, la scuola materna deve
consentire  ai  bambini  ed  alle  bambine  che  la  frequentano   di
raggiungere   avvertibili   traguardi  di  sviluppo  in  ordine  alla
identita', all'autonomia ed alla competenza.
 a) Maturazione dell'identita'.
   In  relazione  a  questo  aspetto,  la  prospettiva  della  scuola
dell'infanzia consiste nel rafforzamento dell'identita' personale del
bambino  sotto  il  profilo  corporeo, intellettuale e psicodinamico.
Cio' comporta sia la promozione di una vita relazionale  sempre  piu'
aperta, sia il progressivo affinamento delle potenzialita' cognitive.
   Una tale prospettiva formativa richiede e sollecita il radicamento
nel  bambino  dei  necessari  atteggiamenti di sicurezza, di stima di
se', di fiducia nelle proprie capacita', motivazione alla curiosita';
richiede inoltre l'apprendimento  a  vivere  in  modo  equilibrato  e
positivo  i  propri  stati  affettivi,  ad  esprimere e controllare i
propri sentimenti e le proprie emozioni, nonche' a rendersi sensibile
a quelli degli altri.
   Analogamente, la scuola dell'infanzia rappresenta di  per  se'  un
luogo  particolarmente  adatto  a orientare il bambino e la bambina a
riconoscere ed apprezzare l'identita' personale  in  quanto  connessa
alle  differenze  fra  i  sessi,  ed  insieme  a  cogliere la propria
identita'  culturale  ed  i  valori  specifici  della  comunita'   di
appartenenza,  non  in  forma  esclusiva ed etnocentrica, ma in vista
della comprensione di comunita' e culture diverse dalla propria.
 b) Conquista dell'autonomia.
   La  scuola  dell'infanzia  contribuisce  in  modo  consapevole  ed
efficace alla progressiva conquista dell'autonomia.
   Tale conquista  richiede  che  venga  sviluppata  nel  bambino  la
capacita'  di  orientarsi  e  di compiere scelte autonome in contesti
relazionali e normativi diversi, nel necessario riconoscimento  delle
dipendenze  esistenti  ed  operanti  nella  concretezza dell'ambiente
naturale  e  sociale.  Cio'  significa  che  il  bambino   si   rende
disponibile  all'interazione  costruttiva con il diverso da se' e con
il  nuovo,  aprendosi  alla  scoperta,  all'interiorizzazione  ed  al
rispetto  pratico  di  valori  universalmente condivisibili, quali la
liberta', il  rispetto  di  se',  degli  altri  e  dell'ambiente,  la
solidarieta', la giustizia e l'impegno ad agire per il bene comune.
   Appare  importante sviluppare nel bambino la liberta' di pensiero,
anche come rispetto della  divergenza  personale,  consentendogli  di
cogliere  il  senso  delle  sue  azioni nello spazio e nel tempo e di
prendere  coscienza  della  realta'  nonche'  della  possibilita'  di
considerarla e di modificarla sotto diversi punti di vista.
 c) Sviluppo della competenza.
   Sotto  questo  riguardo  la  scuola  dell'infanzia  consolida  nel
bambino le abilita' sensoriali, percettive, motorie,  linguistiche  e
intellettive,  impegnandolo  nelle  prime  forme  di riorganizzazione
dell'esperienza e di esplorazione e ricostruzione della realta'.
   Inoltre essa stimola il bambino alla produzione ed interpretazione
di messaggi, testi  e  situazioni  mediante  l'utilizzazione  di  una
molteplicita'   ordinata  di  stumenti  linguistici  e  di  capacita'
rappresentative.Nel contempo,  rivolge  particolare  attenzione  allo
sviluppo  di  capacita'  culturali  e cognitive tali da consentire la
comprensione, la rielaborazione e la comunicazione di conoscenze rel-
ative a specifici campi di esperienza.
   Analogamente  la  scuola  dell'infanzia  valorizza   l'intuizione,
l'immaginazione  e  l'intelligenza creativa per lo sviluppo del senso
estetico e del pensiero scientifico.
2. Dimensioni di sviluppo.
   Al suo ingresso nella scuola materna il bambino ha  gia'  una  sua
storia  personale,  che  lo  ha  condotto  a  possedere  un complesso
patrimonio di atteggiamenti, capacita' ed orientamenti.  Egli  appare
un soggetto attivo, curioso, interessato a conoscere e capire, capace
di  interagire  con gli altri e di servirsi della loro mediazione per
conoscere e modificare la realta'.
   In questo periodo si vanno verificando  cambiamenti  considerevoli
che  interessano  sia  lo sviluppo percettivo, motorio, comunicativo,
logico e relazionale, sia le dinamiche affettive ed emotive,  sia  la
costruzione dei rapporti e l'acquisizione delle norme sociali.
   Lo  sviluppo cognitivo, partendo da una base percettiva, motoria e
manipolativa, si articola progressivamente in direzioni  sempre  piu'
simbolico-concettuali.
   Il  bambino  di  tre anni corre, manipola oggetti, inventa, imita,
ripete,  sperimenta  semplici   modalita'   esplorative,   mentre   a
quattrocinque   anni   e'   molto  piu'  capace  di  controllo  e  di
pianificazione del comportamento, che ora viene organizzato in  vista
di scopi non esclusivamente immediati.
   Sul  piano  percettivo a tre anni e' presente un consistente grado
di sincretismo, dimostrato dalla rigidita' nell'articolare i rapporti
fra il tutto e le parti; a cinque anni,  invece,  il  bambino  e'  in
grado di procedere al confronto sistematico di stimoli complessi e di
valutarne   somiglianze   e   differenze.   Per  quanto  riguarda  la
rappresentazione dello spazio, a tre anni il bambino e' attento  alle
relazioni    topologiche    senza    tuttavia    rilevare   mutamenti
nell'orientamento spaziale degli oggetti, mentre a cinque  anni  gia'
ne   coglie   la   rotazione,   anche  se  con  difficolta'  rispetto
all'immagine speculare. Uguali progressi si notano nella elaborazione
di schemi temporali e causali.
   L'interazione affettiva rimane il  principale  contesto  entro  il
quale  il bambino costruisce e sviluppa le sue relazioni sociali ed i
suoi schemi conoscitivi, servendosi della  mediazione  interpersonale
per  strutturare  i  significati  e  per  interpretare la realta'. La
concettualizzazione  si   sviluppa   infatti   a   partire   da   una
rappresentazione  globale  degli  eventi  abituali propri del vissuto
familiare e sociale,  caratterizzati  da  uno  scopo  e  definiti  da
sequenze  spazio  temporali in cui oggetti e attori hanno una parte e
sono causalmente connessi:  il  bambino  identifica  in  tal  modo  i
caratteri  percettivi  e funzionali degli oggetti, costruendo mappe e
rappresentazioni categoriali con le  quali  ordina  in  maniera  piu'
adeguata  ed  articolata cose, eventi e qualita', sostenuto in questo
dall'esperienza stessa della scuola, che gli consente di  esercitarsi
in compiti cognitivi nuovi e di impegno progressivamente maggiore.
   La  ricostruzione  di eventi complessi e l'ordinamento di concetti
avvengono attraverso relazioni di significato che  rimandano  innanzi
tutto  al vissuto individuale e soltanto successivamente pervengono a
connessioni di carattere generale. A quattro o cinque anni,  infatti,
ci  si  serve  ancora  soprattutto  del contesto, in cui confluiscono
elementi di natura affettiva e sociale, per capire discorsi, frasi  e
parole,  anche  se  e'  gia'  in  via di acquisizione la capacita' di
connettere  correttamente  eventi  complessi  e  sequenze  di  azioni
tramite relazioni di natura temporale e causale.
   Ferma  restando  l'importanza  del  gioco in tutte le sue forme ed
espressioni,  il  gioco  di   finzione,   di   immaginazione   e   di
identificazione  rappresenta l'ambito privilegiato in cui si sviluppa
la capacita' di trasformazione simbolica. Nel gioco  si  imitano  gli
altri   bambini   e   gli  adulti,  si  assumono  ruoli  diversi,  si
sperimentano comportamenti ed emozioni, si fa un  uso  flessibile  ed
articolato dei linguaggi, si pongono a confronto desiderio e realta',
immaginazione e dati di fatto, attese e possibilita' effettive.
   Dai tre ai cinque anni il bambino impara a condividere socialmente
il  gioco,  a  pianificare una trama, a gestire ruoli e regole di una
certa complessita', ad affrontare e risolvere eventuali conflitti, ad
attribuire piu' di un significato simbolico ad uno stesso oggetto,  a
rappresentare  ed integrare emozioni, ansie e paure. Questa attivita'
si presenta quindi come un potente strumento  per  lo  sviluppo,  che
rende  possibile  l'accettazione  dei  limiti  posti ai bisogni ed ai
desideri,  l'acquisizione  delle  prime  regole  sociali  e   morali,
l'espressione di sentimenti positivi e negativi, la regolazione delle
emozioni attraverso lo scambio verbale e il rapporto con gli altri.
   Una  evoluzione  di  grande portata riguarda anche la capacita' di
vivere ed elaborare sentimenti ed emozioni.  A  tre  anni  essi  sono
vissuti ed espressi in modo immediato e diretto, con una possibilita'
molto  ridotta  di  elaborazione  e  di distanziamento. In seguito la
capacita'  di far uso del discorso e della rappresentazione simbolica
facilita la comprensione empatica degli stati  emotivi  altrui  e  la
oggettivazione dei propri.
   I  processi  di socializzazione sono favoriti dal gruppo dei pari,
che si presenta come totalita' dinamica nella  quale,  attraverso  le
sue  varie  articolazioni,  ogni soggetto influenza gli altri ed e' a
sua volta influenzato da loro, e  consente  di  sperimentare  diverse
posizioni  sociali  (di attivita' o di passivita', di iniziativa o di
acquiescenza, di autonomia o di  dipendenza)  in  una  situazione  di
coesione  e  di  vicinanza  interpersonale.  Nelle  relazioni  con  i
coetanei, oltre che in quelle con gli adulti, il  bambino  sperimenta
l'esistenza  di regole e norme sia specifiche che generali, giungendo
anche a cogliere le ragioni della loro necessita'. Le  norme  etiche,
progressivamente interiorizzate, acquistano, in virtu' dei sentimenti
di empatia che le sostanziano, un senso che si estende oltre il piano
cognitivo   e   pragmatico  per  collocarsi  in  rapporto  all'intera
esperienza del bambino. Cio' implica, almeno, una  solida  formazione
affettiva e morale.
   Data  la grande variabilita' individuale esistente nei ritmi e nei
tempi dello sviluppo, negli stili cognitivi, nelle sequenze evolutive
e nella acquisizione di abilita' particolari, i quadri di riferimento
sopra indicati non vanno assunti come  indicatori  assoluti.  Non  si
possono  inoltre  ignorare  le  particolari difficolta' connesse alle
situazioni di handicap e  di  svantaggio  nonche'  le  discontinuita'
talvolta  rilevabili nello sviluppo di alcune strutture psicologiche,
che si possono manifestare con dei momentanei regressi, spesso dovuti
semplicemente alla introduzione  di  nuove  procedure  relazionali  e
didattiche.
   In   ogni   caso,   lo   sviluppo  non  va  visto  come  un  fatto
esclusivamente funzionale, ma va interpretato sempre in relazione  ai
contesti di socializzazione e di educazione nei quali si svolge.
   Nell'osservazione  sistematica del bambino e' quindi opportuno non
assumere rigidi criteri di tipo quantitativo, ma preferire sempre  la
contestualizzazione   dei   comportamenti   rispetto  alle  notazioni
classificatorie. I livelli raggiunti da ciascuno  richiedono  infatti
di  essere osservati piu' che misurati e compresi piu' che giudicati,
poiche' il compito della scuola e'  di  identificare  i  processi  da
promuovere,  sostenere e rafforzare per consentire ad ogni bambino di
realizzarsi al massimo grado possibile.
   In questa prospettiva, sono indispensabili il riconoscimento delle
difficolta' cognitive,  delle  esigenze  emotive  e  delle  richieste
affettive  di  ciascuno  e  la consapevolezza che il modo in cui ogni
bambino  percepisce  se'  stesso  nella  sua  situazione  sociale  ed
educativa  costituisce una condizione essenziale per la sua ulteriore
crescita personale.
3. Sistemi simbolico-culturali.
   Nell'eta'  della  scuola  materna  si  sviluppano  le  basi  della
simbolizzazione  fino  alla capacita' di avvalersi, sia in termini di
fruizione  che  di  produzione,  di   sistemi   di   rappresentazione
riferibili a diversi tipi di codici.
   I   sistemi   simbolici   raccolgono   ed  ordinano  complessi  di
significati culturalmente e storicamente determinati che  trasmettono
informazioni  diverse  in  funzione  dei  mezzi di comunicazione e di
espressione loro proprie, e permettono di costruire  rappresentazioni
e  descrizioni  in  grado  di  restituire aspetti significativi della
realta'. Inoltre, consentono di mediare  il  rapporto  con  il  mondo
attraverso  un  attivo scambio di significati e di transazioni fra le
diverse prospettive  personali,  grazie  all'impiego  del  linguaggio
nelle   forme   definite   dalla   cultura  di  appartenenza  e  alla
possibilita' concessa a ciascuno di poter svolgere  ed  esprimere  il
proprio individuale modo di pensare e di essere.
   In   quanto   forme  di  organizzazione  della  conoscenza  adulta
(linguaggi, scienze, arti), essi sono punti di forte riferimento  per
l'insegnante   e,  di  conseguenza,  costituiscono  anche  componenti
fondamentali della sua preparazione: infatti, soltanto se e' in grado
di controllarne direttamente i contenuti e di apprezzarne  il  valore
egli  puo'  avvicinare positivamente ad essi i bambini e disporre dei
quadri di competenza necessari per  intervenire  adeguatamente  sullo
sviluppo  delle  loro  capacita',  aspirazioni e tendenze, attraverso
l'organizzazione di attivita' didattiche specifiche.
   I sistemi simbolico-culturali offrono al bambino gli strumenti  ed
i  supporti  (modi  di  operare e di rappresentare, concetti, teorie)
necessari per raggiungere sempre piu'  elevati  livelli  di  sviluppo
mentale.  Essi,  inoltre,  definiscono  contesti di esercizio rivolti
allo sviluppo di una pluralita' di forme di intelligenza  in  cui  si
manifestano  forti variabilita' individuali. Pur ammettendo una certa
relativa indipendenza fra i  diversi  settori  considerati,  si  deve
richiamare   la  connessione  esistente,  in  ogni  sistema,  tra  il
conoscere, il capire, l'intuire, il sentire, l'agire  e  il  fare,  e
tenere  presenti  le  interrelazioni  esistenti  fra di loro e fra le
forme di intelligenza che ad essi ineriscono.
4. Continuita' educativa.
   L'identita' culturale del bambino, che la scuola dell'infanzia  e'
chiamata  ad assumere come dato fondamentale di riferimento della sua
progettualita', si sostanzia di un complesso intreccio di  influenze.
Le  modalita' dello sviluppo personale, inoltre, presentano dinamiche
evolutive che possono non corrispondere ai passaggi  formali  fra  le
diverse  istituzioni educative. Cio' esige, da parte della scuola, la
capacita' di porsi  in  continuita'  e  in  complementarita'  con  le
esperienze  che  il  bambino  compie  nei  suoi  vari ambiti di vita,
mediandole  culturalmente  e  collocandole  in  una  prospettiva   di
sviluppo educativo.
   Occorre,  pertanto,  prevedere  un sistema di rapporti interattivi
tra la scuola materna e le altre istituzioni ad essa contigue, che la
configura come  contesto  educativo  e  di  apprendimento  saldamente
raccordato   con   tutte   le  esperienze  e  conoscenze  precedenti,
collaterali e successive del bambino. E' quindi  necessario  prestare
attenzione alla coerenza degli stili educativi e dar luogo, in base a
precisi   criteri  operativi  e  in  direzione  sia  orizzontale  che
verticale, a raccordi che consentano alla scuola di  fruire,  secondo
un  proprio  progetto  pedagogico,  delle  risorse umane, culturali e
didattiche, presenti nella famiglia e nel  territorio,  e  di  quelle
messe  a  disposizione  dagli enti locali, dalle associazioni e dalla
comunita'. Appare, poi, pedagogicamente utile concordare modalita' di
organizzazione  e  di  svolgimento  delle  attivita'   didattiche   e
praticare  scambi  di  informazioni  e  di  esperienze  fra i livelli
immediatamente contigui di  scuola,  nel  rispetto  delle  reciproche
specificita'.
   Risultati  concreti di raccordo possono venire perseguiti mediante
le programmazioni educative e didattiche, il confronto e la  verifica
istituzionalmente  preordinati  fra  i vari operatori professionali e
fra questi e i genitori, l'organizzazione dei servizi ed il  rapporto
organico  fra  le  scuole  e  le  istituzioni  del territorio. Fra le
condizioni essenziali per promuovere  una  effettiva  continuita'  si
evidenziano  l'attenzione da riservare, in stretta collaborazione con
le   famiglie,   all'accoglienza   dei   bambini,    all'osservazione
sistematica  del  comportamento,  alla  equilibrata  formazione delle
sezioni, alla flessibilita' dei  tempi,  alla  predisposizione  degli
spazi ed alla scansione delle attivita'. Ugualmente opportuni possono
essere  i  momenti  di interazione con gli educatori dell'asilo nido,
volti a predisporre occasioni  di  incontro  e  comuni  modalita'  di
osservazione  del  comportamento  dei  bambini.  Una particolare cura
richiede la continuita' con  la  scuola  elementare,  finalizzata  al
coordinamento  dei  curricoli degli anni ponte, alla comunicazione di
informazioni utili sui bambini e sui percorsi  didattici  effettuati,
alla  connessione  fra i rispettivi impianti metodologici e didattici
ed alla eventuale organizzazione di attivita' comuni.  Uno  strumento
importante  per  realizzare  queste  prospettive e' la programmazione
coordinata di obiettivi, itinerari  e  strumenti  di  osservazione  e
verifica,  accompagnata  da  momenti  condivisi di formazione per gli
insegnanti dei due gradi di scuola.
5. Diversita' e integrazione.
   La scuola materna accoglie  tutti  i  bambini,  anche  quelli  che
presentano difficolta' di adattamento e di apprendimento, per i quali
costituisce una opportunita' educativa opportunamente rilevante. Ogni
bambino  deve  potersi  integrare  nell'esperienza educativa che essa
offre, cosi' da essere riconosciuto e riconoscersi come membro attivo
della comunita' scolastica,  coinvolto  nelle  attivita'  che  vi  si
svolgono.
   La  presenza  nella  scuola dei bambini in difficolta' e' fonte di
una preziosa dinamica di rapporti e di interazioni,  che  e',  a  sua
volta,  occasione  di  maturazione per tutti, dalla quale si impara a
considerare  ed  a  vivere  la   diversita'   come   una   dimensione
esistenziale e non come una caratteristica emarginante.
   La  scuola  offre  ai  bambini  con handicap adeguate opportunita'
educative,  realizzandone   l'effettiva   integrazione   secondo   un
articolato  progetto  educativo  e  didattico,  che costituisce parte
integrante della programmazione.
   Tale progetto  richiede:  una  accurata  diagnosi  funzionale  che
consenta  la  conoscenza  degli  eventuali deficit e l'individuazione
delle capacita' potenziali; la promozione delle condizioni  in  grado
di  ridurre  le  situazioni  di  handicap  attraverso l'analisi delle
risorse organizzative, culturali e  professionali  della  scuola;  il
riconoscimento  delle  condizioni  di  vita e delle risorse educative
della  famiglia;  il   reperimento   delle   opportunita'   esistenti
nell'ambiente.   La  formulazione  di  specifici  progetti  educativi
individualizzati  deve  considerare  il  soggetto  protagonista   del
proprio  personale  processo  di  crescita  (sul  piano  relazionale,
sociale e cognitivo), garantire l'attuazione di verifiche  periodiche
e  tempestive,  nonche' la collaborazione con i servizi specialistici
mediante  il  raccordo  fra  gli  interventi  terapeutici  e   quelli
scolastici,    da    attuarsi   sulla   base   di   apposite   intese
interistituzionali.
   Nella  scuola  materna  sono  presenti  anche   bambini   le   cui
difficolta'  e  i cui svantaggi possono risalire a condizionamenti di
natura socioculturale. La loro integrazione deve essere favorita  con
ogni   mezzo,  in  modo  da  rispondere  ai  loro  specifici  bisogni
relazionali e cognitivi e da svilupparne e raffozzarne  le  capacita'
individuali,  curando  che  da  parte  dei  servizi  sociali  vengano
effettuati, a seconda dei casi, gli indispensabili interventi.
   Tutti gli insegnanti della scuola, e non soltanto  gli  insegnanti
di  sostegno,  concorrono  collegialmente  alla riuscita del progetto
educativo   generale   e   di   integrazione,   al    quale    prende
significativamente   parte  anche  il  personale  non  insegnante  ed
ausiliario.  Una  attenzione  del  tutto  particolare  va   riservata
all'individuazione delle situazioni di apprendimento-insegnamento, al
potenziamento  dei  contesti  di comunicazione e all'estensione delle
opportunita' relazionali.
   La  tempestivita'  degli  interventi  educativi  di   integrazione
costituisce una delle forme piu' efficaci di prevenzione dei disagi e
degli   insuccessi   che  ancora  si  verificano  lungo  la  carriera
scolastica.
                                 III
                       INDICAZIONI CURRICOLARI
   La  proposta  di  linee  programmatiche  di  tipo  curricolare  si
connette  al  carattere  di  ambiente  educativo  intenzionalmente  e
professionalmente  strutturato  che   la   scuola   materna   assume,
mantenendo   le   sue   specifiche   caratteristiche   relazionali  e
didattiche. Le indicazioni che seguono configurano  le  condizioni  e
gli  elementi  di  una  piena affidabilita' culturale, progettuale ed
educativa.
1. Curricolo e programmazione: elementi costitutivi e funzioni.
   Il testo programmatico nazionale esplicita e motiva  le  finalita'
della  scuola  materna,  richiama  le modalita' e le dimensioni dello
sviluppo infantile, evidenzia gli apprendimenti congruenti con l'eta'
e con  il  contesto  culturale,  propone  i  criteri  metodologici  e
didattici    dell'attivita'    educativa;    le   programmazioni   ne
contestualizzano e ne concretizzano  le  indicazioni  in  riferimento
alle specifiche esigenze di educazione e di apprendimento dei bambini
ed alle domande formative delle diverse comunita'.
   L'integrazione  dei  criteri  assunti,  delle procedure impiegate,
delle scelte responsabilmente effettuate e  delle  azioni  intraprese
determinano  il  curricolo,  le  cui  caratteristiche  sono  pertanto
costituite dalla specificita' degli obiettivi, dei  contenuti  e  dei
metodi,  dalla  molteplicita'  delle sollecitazioni educative e dalla
flessibilita' nell'applicazione delle proposte programmatiche.
   Gli elementi essenziali  del  progetto  educativo-didattico  della
scuola  materna  sono  quindi  costituiti,  in  base  alla  struttura
curricolare,  dalle  finalita'  educative,  dalle  dimensioni   dello
sviluppo  e dai sistemi simbolico-culturali. La struttura curricolare
si basa sulla stretta interrelazione fra questi elementi  costitutivi
che,  assunti  in  una  coerente  concezione educativa, concorrono ad
articolare una serie ordinata di campi di esperienza educativa  verso
i quali vanno orientate le attivita' della scuola.
2. Campi di esperienza educativa.
   Con  questo  termine  si  indicano  i  diversi  ambiti  del fare e
dell'agire del bambino e quindi i settori specifici ed  individuabili
di  competenza  nei  quali il bambino conferisce significato alle sue
molteplici attivita', sviluppa il suo apprendimento, acquisendo anche
le strumentazioni linguistiche  e  procedurali,  e  persegue  i  suoi
traguardi  formativi,  nel  concreto  di una esperienza che si svolge
entro confini definiti e con il costante suo attivo coinvolgimento.
   Ciascun  campo  di  esperienza  presenta  i  suo  peculiari  esiti
educativi,  percorsi  metodologici e possibili indicatori di verifica
ed  implica  una  pluralita'  di  sollecitazioni   ed   opportunita'.
L'organizzazionedelle   attivita'   si   fonda   su  una  continua  e
responsabile flessibilita' ed inventivita' operativa e  didattica  in
relazione  alla variabilita' individuale dei ritmi, dei tempi e degli
stili di apprendimento oltre che delle motivazioni e degli  interessi
dei bambini. In particolare per i bambini in condizioni di handicap o
di  svantaggio,  che  non  devono  venire  esclusi da nessun campo di
esperienza,  e'  necessario  stabilire  specifici  punti  di  arrivo,
percorsi  metodologici ed indicatori di verifica valorizzando le loro
capacita' e potenzialita'.
 a) Il corpo e il movimento.
   Il campo  di  esperienza  della  corporeita'  e  della  motricita'
contribuisce alla crescita e alla maturazione complessiva del bambino
promuovendo  la  presa  di coscienza del valore del corpo inteso come
una  delle  espressioni  della   personalita'   e   come   condizione
funzionale,   relazionale,   cognitiva,  comunicativa  e  pratica  da
sviluppare in ordine a tutti i piani di attenzione formativa.
   Ad esso ineriscono inoltre quei contenuti di natura segnica i  cui
alfabeti  sono  indispensabili  per  l'espressione  soggettiva  e  la
comunicazione interpersonale ed interculturale.
   Le tappe evolutive procedono dalla dominanza del  "corpo  vissuto"
alla    prevalenza    della   discriminazione   percettiva   e   alla
rappresentazione mentale del proprio corpo statico  e  in  movimento.
Intorno  ai  tre  anni  il  bambino  controlla globalmente gli schemi
motori dinamici generali (correre, lanciare, ecc.), imita di volta in
volta  posizioni  globali  del  corpo  o  posizioni  semplici  di  un
segmento,   riconosce  parametri  spaziali,  discrimina  e  riproduce
semplici strutture ritmiche.
   Verso i sei anni effettua una prima forma di controllo segmentario
degli schemi dinamici generali,  imita  contemporaneamente  posizioni
globali  del corpo e posizioni combinate dei suoi segmenti, riconosce
la destra e la sinistra su di se', discrimina e  riproduce  strutture
ritmiche varie e articolate.
   I  traguardi  di  sviluppo  da perseguire consistono, da una parte
nello  sviluppo  delle  capacita'  senso-percettive  e  degli  schemi
didattici e posturali di base (camminare, correre, saltare, lanciare,
ecc.)  per  adattarli  ai  parametri  spazio  temporali  dei  diversi
ambienti;   dall'altra   nella   progressiva    acquisizione    della
coordinazione   dei   movimenti   e   della  padronanza  del  proprio
comportamento motorio nell'interazione con l'ambiente, vale a dire la
capacita' di progettare ed attuare la piu' efficace strategia motoria
e di intuire-anticipare quella  degli  altri  e  le  dinamiche  degli
oggetti nel corso delle attivita' motorie.
   L'educazione   alla   salute   sara   avviata  fornendo,  in  modo
contestuale alle esperienze di vita, le prime  conoscenze  utili  per
una  corretta  gestione  del  proprio  corpo,  in  modo da promuovere
l'assunzione di positive abitudini igienico-sanitarie.
   Il naturale interesse per la conoscenza  del  corpo  e  della  sua
dimensione  sessuale  puo' essere sostenuto dall'attenzione educativa
dell'insegnante rivolta sia alle occasioni informali,  proprie  della
vita  quotidiana,  sia  alle  attivita'  ludiche. Va avvertito che la
dimensione  della  sessualita'  investe  anche  altri   campi   della
esperienza educativa.
   L'insieme   delle  esperienze  motorie  e  corporee  correttamente
vissute costituisce un significativo contributo per  lo  sviluppo  di
un'immagine positiva di se'.
   La  forma  privilegiata  di  attivita'  motoria  e' costituita dal
gioco, che sostanzia e realizza  nei  fatti  il  clima  ludico  della
scuola dell'infanzia, adempiendo a rilevanti e significative funzioni
di  vario  tipo,  da quella cognitiva a quella socializzante a quella
creativa. Occorre quindi conoscere  e  sperimentare  tutte  le  forme
praticabili  di gioco a contenuto motorio: dai giochi liberi a quelli
di regole, dai giochi con materiali a quelli simbolici, dai giochi di
esercizio  a  quelli  programmati,  dai  giochi  imitativi  a  quelli
popolari e tradizionali.
   L'insegnante  svolgera'  compiti di regia educativa, predisponendo
ambienti  stimolanti  e  ricchi  di  opportunita'  diversificate   di
esercizio;  inoltre  programmera'  con  cura  la  scelta, l'ordine di
successione e le modalita' di svolgimento dei giochi  di  regole,  di
cui  potra'  anche  assumere  la  conduzione.  Nel giocodramma il suo
intervento consistera' soprattutto nel creare le condizioni affinche'
il bambino si possa esprimere creativamente e nello  stimolarlo  alla
ricerca di forme espressive e comunicative personali ed efficaci.
   I  momenti  di  ordine valutativo poggeranno sulla definizione dei
comportamenti da osservare sistematicamente, sulla  documentazione  e
sulla  ponderazione  dei  processi  di  sviluppo  del bambino con una
particolare attenzione per  il  controllo  dinamico  e  l'adattamento
spaziale e temporale.
   L'impiego  costante  di piccoli attrezzi e oggetti semplici, che i
bambini possono facilmente manipolare ed usare in varie situazioni  e
nei   modi   piu'   diversi,   garantisce   comunque   consistenza  e
significativita' all'attivita'  motoria.  Va  poi  osservato  che  la
disponibilita'  di  impianti e attrezzature costosi e sofisticati non
costituisce  in  se'  garanzia  di  consistenza  e   significativita'
educativa  delle attivita', ma e' da considerarsi utile o addirittura
indispensabile in relazione agli obiettivi della programmazione.
   Ai soggetti  disabili  deve  essere  offerta  la  possibilita'  di
partecipare alle attivita' motorie programmate, svilluppando percorsi
originali ed evitando occasioni di esclusione.
 b) Discorsi e le parole.
   E'  lo  specifico  campo di esercizio delle capacita' comunicative
riferite al linguaggio orale  e  al  primo  contatto  con  la  lingua
scritta,   la   cui   valida  impostazione,  sul  piano  culturale  e
scientifico,  muove  dal  principio  che  la   lingua   si   apprende
all'interno  di  una  varieta'  di  contesti comunicativi e che essa,
nella  complessita'  dei  suoi   aspetti   costitutivi   (fonologico,
lessicale,  semantico,  morfologico,  sintattico,  pragmatico), e' un
sistema governato da regole implicite, che si applicano anche se  non
si sanno descrivere.
   Le  finalita'  proprie  del  campo  si  possono  condensare  nella
acquisizione della fiducia nelle proprie capacita' di comunicazione e
di espressione, nella disponibilita' a riconoscere il  diritto  degli
altri  alle  proprie  idee  ed opinioni, nell'impegno a farsi un'idea
personale ed a manifestarla, nello sforzo di ascoltare e comprendere,
nella disposizione a risolvere i conflitti con la discussione,  nella
consapevolezza della possibilita' di esprimere le medesime esperienze
in modi diversi.
   Il  conseguimento di una reale capacita' di comunicazione richiede
che la scuola promuova l'esercizio di tutte le  funzioni  (personale,
interpersonale,  euristica,  immaginativa  e  poetica,  referenziale,
argomentativa, metalinguistica) che risultano indispensabili  per  un
comportamento  linguistico rispondente alla complessita' dei contesti
ed alla ricchezza delle intenzioni,  evitando  di  restringersi  alle
funzioni semplicemente regolative e informative.
   In   termini   piu'  analitici,  le  principali  abilita'  da  far
progressivamente acquisire agli alunni possono consistere: * nel pre-
stare attenzione ai discorsi altrui e nel cercare di comprenderli;  *
nel  farsi  capire  dagli altri pronunciando correttamente le parole,
indicando appropriatamente oggetti, persone, azioni ed eventi, usando
in modo adeguato  i  tempi  dei  verbi,  formulando  frasi  di  senso
compiuto;   *   nell'analizzare  e  commentare  figure  di  crescente
complessita'; * nel descrivere una situazione ad  altri;  *  nel  dar
conto  di  una  propria  esperienza  e  nel rievocare un fatto; * nel
riassumere una breve vicenda presentata sotto forma di lettura  e  di
racconto.
   Il  bambino  di  tre anni ha gia' acquisito una serie complessa di
abilita' linguistiche e  diventera'  sempre  piu'  capace,  anche  in
virtu'  delle sollecitazioni offerte dalla scuola, di differenziare i
piani temporali del discorso, di usare appropriatamente nomi,  verbi,
forme  avverbiali ed aggettivi, di enucleare proposizioni all'interno
del periodo, di usare la subordinazione.
   All'entrata nella scuola dell'infanzia  si  possono  costatare  le
differenze  esistenti  sul  piano del linguaggio, che per alcuni puo'
essere un dialetto o un'altra lingua, in  cui  il  bambino  e'  molto
competente.  La  scuola accetta il modo di comunicare e di esprimersi
di tutti i bambini programmando ed attuando una  molteplice  varieta'
di  situazioni  di  apprendimento,  ampliandone  progressivamente  la
competenza all'uso di altri  codici,  connessi  ai  diversi  tipi  di
relazione  sociale  e  alle  forme  di comunicazione piu' allargate e
complesse offerte dalla lingua nazionale.
   Lo sviluppo linguistico del bambino e' favorito, in  primo  luogo,
dalla  conversazione  regolata  dall'adulto  e dall'interazione con i
coetanei.
   La conversazione regolata dall'adulto appare molto produttiva  nel
piccolo  gruppo  in  cui tutti possono parlare e ascoltare. Il grande
gruppo (il circolo di tutta la sezione), invece, sebbene non faciliti
lo scambio comunicativo, e' comunque utile (purche' non ecceda  nella
durata)  a  sviluppare  un  senso di appartenenza ed a condividere le
informazioni  e  le  proposte  dell'insegnante.  Nel  piccolo  gruppo
regolato  da  un  adulto  si  puo'  parlare  delle proprie esperienze
personali, discutere di eventi condivisi a scuola, ragionare su fatti
ed  avvenimenti,  eseguire  un  gioco  collettivo,  ascoltare  fiabe,
filastrocche,  poesie  e  racconti,  produrre e confrontare scritture
spontanee,  fare  giochi  di  parole,  scambiare  significati  e  usi
linguistici.  Il  racconto,  il  resoconto  e  l'invenzione di storie
contribuiscono a far acquisire, nelle forme del  pensiero  narrativo,
gli  strumenti  per  comprendere  il  modo  naturale  e sociale e per
costruire la propria identita'.
   Anche nella scuola, cosi' come per  alcuni  bambini  gia'  avviene
nella  famiglia, l'interazione fra lingua orale e lingua scritta puo'
continuare  a  svilupparsi  in  modo  non   casuale   attraverso   la
familiarizzazione   con   i   libri,   la   lettura  dell'adulto,  la
conversazione e la formulazione di ipotesi sui  contenuti  dei  testi
letti.  Il  primo accostamento alla lingua scritta, infatti, e' ormai
avvertito come un nucleo qualificante per l'attivita' educativa della
scuola dell'infanzia, sia come avvio all'incontro col  libro  e  alla
comprensione   del  testo  sia  come  interessamento  al  sistema  di
scrittura,  nei  cui  confronti  il  bambino  elabora  congetture  ed
effettua  tentativi  sin  da  quando  comincia  a  differenziarlo dal
disegno. Il processo  di  concettualizzazione  della  lingua  scritta
inizia  quindi  prima  dell'ingresso  nella  scuola  elementare ed e'
sostenuto  dall'immersione  in  un  ambiente  ricco   di   fonti   di
informazione  e  di immagini, capace di stimolare anche la curiosita'
per la lingua ed i modi di scriverla.
   Per quanto riguarda l'interazione con i coetanei, opportunita'  di
grande  ricchezza  linguistica sono presenti nel gioco simbolico, che
consente ai bambini di concentrare l'attenzione per arrivare  ad  una
identificazione e progettazione comune della finzione da condividere,
ed  in  tutte  quelle  attivita'  (giocare  con materiali, esplorare,
sperimentare, dipingere) che  l'adulto  presenta  positivamente  come
collaborative.  Per i bambini di questa fascia di eta' il parlare tra
loro e con l'adulto mentre si  svolgono  delle  attivita'  motivanti,
facendo   piani  e  previsioni,  costruendo  spiegazioni,  formulando
ipotesi e giudizi, e' uno strumento fondamentale per lo sviluppo  del
pensiero e del ragionamento.
   Lo  sviluppo delle competenze sul piano della conversazione, della
comprensione e delle abilita' metalinguistiche e' poi favorito  dalle
strategie  comunicative  (come  la  riformulazione,  l'intervento  "a
specchio"  e  la  focalizzazione  dell'attenzione)  messe   in   atto
dall'insegnante   al  fine  di  realizzare  un  miglioramento  ed  in
incremento dei dialoghi e degli scambi  verbali  fra  i  bambini.  E'
anche  importante  l'organizzazione  di  angoli  disposti  in modo da
favorire la conversazione, la libera consultazione  di  albi,  libri,
giornali   ed  immagini,  l'ascolto  ed  il  racconto  di  storie  al
registratore, il gioco, le attivita' di  pittura  e  di  esplorazione
scientifica.
   Lo  strumento  essenziale per accertare il livello di acquisizione
dei bambini e' l'osservazione in tutti i possibili  contesti  di  uso
del linguaggio. Si collocano in primo luogo le competenze relative a:
*  conversare (per la progressiva padronanza degli aspetti pragmatici
e per  l'arricchimento  lessicale);  *  narrare  eventi  personali  o
piccole  storie  (per  la  verifica  delle  capacita'  sintattiche  e
dell'uso  dei  meccanismi  della  coerenza  e  della   coesione);   *
comprendere   cio'  che  viene  raccontato  o  letto  (attraverso  la
riformulazione di punti essenziali e la richiesta di spiegazioni);  *
usare  un  metalinguaggio  (attraverso  l'analisi di significati e di
somiglianze  semantiche  e  fonologiche  fra  parole,  la  ricerca di
assonanze e rime,  l'uso  di  verbi  relativi  a  dire,  significare,
pensare).
   Per   i  bambini  con  difficolta'  di  linguaggio  e'  importante
l'accertamento graduale dei risultati ottenuti e la loro comparazione
con i progressi conseguiti nelle eventuali attivita' di  logoterapia.
Nelle  diverse  situazioni  di  handicap deve essere favorita la piu'
ampia partecipazione alla comunicazione, intesa come ascolto, scambio
e dialogo, attraverso le parole e  gli  oggetti,  le  immagini  e  il
tatto, i ritmi e il silenzio.
 c) Lo spazio, l'ordine, la misura.
   Questo  campo  di  esperienza  si  rivolge  in modo specifico alle
capacita'   di   raggruppamento,   ordinamento,   quantificazione   e
misurazione  di  fatti  e  fenomeni  della  realta', ed alle abilita'
necessarie per interpretarla e per intervenire consapevolmente su  di
essa.  A  questo  scopo,  le abilita' matematiche riguardano in primo
luogo la soluzione di problemi mediante l'acquisizione  di  strumenti
che  possono  diventare  a  loro  volta  oggetto  di riflessione e di
analisi.
   Intorno  a  tre  anni  il  bambino  esprime  le  prime  intuizioni
numeriche,  come valutazioni approssimate della quantita' nel contare
gli  oggetti,  nel  confrontare   le   quantita'   e   le   grandezze
direttamente,  mentre  trova  difficolta'  ad  ordinarle serialmente.
Incomincia  inoltre  ad  avvertire,  esprimendole   linguisticamente,
alcune collocazioni spaziali e a riconoscere alcune proprieta' comuni
degli oggetti.
   Verso  i sei anni - operando con oggetti, disegni, persone, ecc. -
e' in grado di contarli, di valutarne  la  quantita'  e  di  eseguire
operazioni  sempre  sul  piano concreto, di ordinare piu' oggetti per
grandezza, lunghezza e altezza, di classificarli per forma e  colore,
di localizzare le persone nello spazio, di rappresentare dei percorsi
e di eseguirli anche su semplice consegna verbale.
   La  scuola  materna  svolge  la  sua  azione  in  due fondamentali
direzioni:
    * raggruppare, ordinare, contare, misurare: ricorso a modi piu' o
meno sistematici di confrontare e ordinare,  in  rapporto  a  diverse
proprieta',  grandezze ed eventi; uso di oggetti o sequenze o simboli
per la registrazione; impiego diretto di alcuni semplici strumenti di
misura; quantificazioni, numerazioni, confronti;
    * localizzare: ricorso a modi, spontanei o guidati  di  esplorare
il  proprio  ambiente,  viverlo,  percorrerlo, occuparlo, osservarlo,
rappresentarlo;  ricorso  a  parole,  costruzioni,  modelli,   schemi
disegni; costruzione di sistemi di riferimento che aiutano il bambino
a   guardare  la  realta'  da  piu'  punti  di  vista,  coordinandoli
gradualmente fra loro.
   E' anche opportuno sviluppare la capacita' di porre in  relazione,
come: formulare previsioni e prime ipotesi; individuare, costruire ed
utilizzare  relazioni  e  classificazioni; costruire corrispondenze e
rapporti di complementazione, unione, intersezione ed inclusioni  tra
classi;    riconoscere    invarianti;    utilizzare    strumenti   di
rappresentazione;  operare  riflessioni  e  spiegazione  su   numeri,
sistemi  di riferimento, modalita' di rappresentazione e cosi' via. A
cio'  si  aggiunge  l'opportunita'  di  sviluppare  la  capacita'  di
progettare  e  inventare,  come:  la  creazione  di progetti e forme,
derivati  dalla  realta'  o  del  tutto  nuovi,  di  oggetti  e spazi
dell'ambiente; l'ideazione di storie; la realizzazione di giochi  con
regole  piu'  o  meno  formalizzate  e condivise; le rappresentazioni
spontanee o ricavate da quelle in uso e cosi' via.
   Tutti gli aspetti dell'esperienza presentano, in  maniera  piu'  o
meno  immediata  e  diretta, ma sempre pertinente, numerose e variate
situazioni in grado di stimolare lo sviluppo di processi cognitivi di
natura  matematica,  che  offrono  lo  spunto  per  attivita'  basate
essenzialmente   sul   gioco,  sulla  manipolazione,  l'esplorazione,
l'osservazione diretta, la collaborazione  e  il  confronto  con  gli
altri,   lo   scambio   fra   pari,   le  sollecitazioni  occasionali
dell'insegnante. Le varie forme di linguaggio naturale, a loro volta,
costituiscono,  per  la  loro  ricchezza   espressiva   e   la   loro
potenzialita'  logica,  il  punto  di  partenza  di ogni attivita' di
formalizzazione.
   La elaborazione e la conquista  dei  concetti  matematici  avviene
quindi  attraverso  esperienze reali, potenziali e fantastiche che si
aprono  a  percorsi  e  tracciati  occasionali   o   programmati   di
razionalizzazione.
   L'insegnante,  pertanto,  potra'  valersi  di un ampio contesto di
opportunita' per proporre al bambino di svolgere, in un contesto  per
lui  significativo,  operazioni di matematizzazione a vario livello e
guidarlo  all'uso  di  espressioni   adeguate   di   quantificazione,
ordinamento  e  comparazione,  interagendo  attivamente  con  i  suoi
processi di argomentazione e sforzandosi di capire la logica che alla
base delle sue risposte. In particolare,  vanno  tenute  presenti  le
attivita'  di  vita  quotidiana  (l'appello, il percorso casa-scuola,
ecc.), la conoscenza di se' e la storia personale, i ritmi ed i cicli
temporali, i giochi di gruppo e  di  squadra,  l'ambientazione  nello
spazio  (mappe, tracce, movimenti), le produzioni fantastiche (fiabe,
drammatizzazioni,   conte),   l'esplorazione   della    natura,    la
progettazione  di  costruzioni  e l'invenzione di storie. A questo si
aggiunge la possibilita' di  introdurre  il  riferimento  diretto  ad
oggetti   matematizzati,   come   i   materiali   strutturati,  e  la
familiarizzazione con simmetrie e  combinazioni  di  forme  (ritagli,
piegature, mosaici, incastri, ecc.).
   Ai  bambini  che  presentano  particolari  problemi  ed incontrano
specifiche difficolta' nello svolgimento delle attivita'  programmate
saranno  proposti  interventi  educativi  e didattici basati su di un
piu' costante ed intensivo riferimento ed aggancio alla  concretezza,
sull'eventuale   impiego   di   materiali  e  sussidi  finalizzati  e
sull'invio di segnali continui di apprezzamento  dei  loro  sforzi  e
delle loro strategie individuali di apprendimento.
 d) Le cose, il tempo e la natura.
   E'  il  campo di esperienza relativo alla esplorazione, scoperta e
prima sistematizzazione delle  conoscenze  sul  mondo  della  realta'
naturale ed artificiale, che ha come sistemi simbolici di riferimento
tutti  i  domini  della  conoscenza  scientifica  nei  quali  entrano
particolarmente in  gioco  l'intelligenza  spaziale,  quella  logico-
linguistica ed i collegamenti con il pensiero matematico.
   Le   finalita'   specifiche  riguardano  la  prima  formazione  di
atteggiamenti e di abilita' di tipo scientifico.
   Potenziando  e  disciplinando quei tratti - come la curiosita', la
spinta ad esplorare e capire, il gusto della scoperta, la motivazione
a mettere alla prova il pensiero - che gia' a tre anni caratterizzano
nella maggioranza dei casi il comportamento dei  bambini,  la  scuola
orienta   i   suoi  interventi  ad  un  vasto  raggio  di  obiettivi:
riconoscimento dell'esistenza dei problemi e  della  possibilita'  di
affrontarli  e risolverli; perseveranza nella ricerca ed ordine nelle
procedure; sincerita' nell'ammettere di non sapere,  nel  riconoscere
di  non  aver  capito  e  quindi  nel  domandare;  disponibilita'  al
confronto con gli altri e alla modifica delle proprie opinioni; senso
del limite e della provvisorieta'  delle  spiegazioni,  rispetto  per
tutti  gli esseri viventi e interesse per le loro condizioni di vita;
apprezzamento degli ambienti naturali ed impegno attivo per  la  loro
salvaguardia.
   Le   abilita'   da   sviluppare   riguardano:  l'esplorazione,  la
manipolazione,  l'osservazione  con  l'impiego  di  tutti  i   sensi;
l'esercizio  di semplici attivita' manuali e costruttive; la messa in
relazione, in ordine, in corrispondenza; la costruzione  e  l'uso  di
simboli  e  di elementari strumenti di registrazione; l'uso di misure
non convenzionali sui dati  dell'esperienza;  la  elaborazione  e  la
verifica  di previsioni, anticipazioni ed ipotesi; la formulazione di
piani di azione tenendo conto dei  risultati;  l'uso  di  un  lessico
specifico  come strumento per la descrizione e per la riflessione; il
ragionamento conseguente per argomentare e per spiegare gli eventi.
   L'accostamento educativo alle conoscenze scientifiche rispetta  le
caratteristiche  proprie  delle  esperienze  e delle riflessioni e si
adegua alle modalita' di comprensione ed  ai  bisogni  evolutivi  dei
bambini.  Per  questo  e' essenziale che l'insegnante sia disponibile
alle  concezioni  che  essi  esprimono  ed   ai   modi   della   loro
formulazione,  dia spazio alle loro domande ed eviti di dare risposte
premature, sappia innescare  processi  individuali  e  collettivi  di
ricerca    e   di   chiarificazione   mediante   l'osservazione,   la
sperimentazione  e  la   discussione   collettiva,   semplifichi   le
situazioni e prospetti facili confronti in modi che abbiano senso per
i  bambini,  valorizzi  la prospettiva personale ed il pensare con la
propria testa, non  penalizzi  l'errore  che,  come  espressione  del
proprio  punto  di  vista ed occasione di autocorrezione, promuove il
pensiero critico.
   Il lavoro collaborativo - che si manifesta nell'azione  congiunta,
nell'imitazione   reciproca,   nella   costruzione   condivisa  delle
conoscenze e  nella  opposizione  dei  punti  di  vista  -  offre  un
fondamentale  sostegno  sociale  e conoscitivo. Quanto all'intervento
intenzionale  dell'adulto,  la  sequenza   piu'   raccomandabile   di
apprendimento  procede  dal  prevedere, al fare, al rappresentare, al
ridiscutere in gruppo, confrontando le  previsioni  con  i  risultati
dell'azione.
   I  bambini  soddisfano  i  loro  bisogni  esplorativi  e  le  loro
possibilita' conoscitive esercitandosi con diversi tipi di  materiali
(acqua,  sassi,  sabbia,  ecc.),  lavorando con le mani, da soli o in
piccolo gruppo, con oggetti, utensili  ed  elementi  da  costruzione,
svolgendo   attivita'   che  uniscono  alla  valenza  scientifica  un
particolare carattere motivante come, ad  esempio,  le  attivita'  di
cucina,  le esperienze di fisica elementare con materiali diversi, le
attivita' di interesse biologico (semine, coltivazioni di  piante  e,
in   particolare,   osservazioni   e   riflessioni   sugli   animali,
valorizzando con cio' la naturale tendenza affettiva dei bambini).
   In  molte  di queste attivita' entrano in gioco dimensioni di tipo
temporale, come la  simultaneita',  l'ordine,  la  successione  e  la
misurazione  delle  durate. Le sequenze temporali sono utilizzate dai
bambini anche per organizzare gli eventi piu' familiari, in  modo  da
elaborare  su  questa  base le ben piu' complesse nozioni ed abilita'
che vanno da ricostruire il  passato  ad  anticipare  il  futuro.  La
scuola  svolge  un  ruolo  importante  anche nell'articolazione della
capacita' di percepire e collocare gli eventi nel tempo: la  giornata
scolastica,  infatti,  offre  i  riferimenti  esterni  sui  quali  si
distende  la  vita  quotidiana  e  sui  quali  si  puo'  avviare   la
strutturazione sia dell'aspetto ciclico della scansione temporale (le
ore,  i  giorni,  la  settimana)  sia  del  tempo  irreversibile  del
divenire.
   E'  essenziale  che  l'ambiente  e  il  tempo   scolastico   siano
organizzati  in modo da consentire il lavoro autonomo e collaborativo
dei bambini anche secondo la consolidata esperienza dei laboratori  e
l'utilizzazione    di   spazi   attrezzati   all'aperto.   Sono   poi
indispensabili  alcune  condizioni   di   carattere   strutturale   e
strumentale  (disporre  di  semplici  strumenti e recipienti di vario
tipo,  poter  fruire  di  condizioni  che  permettano  di  manipolare
materiali  diversi,  il  facile  accesso all'acqua, spazi esterni per
osservazioni ed esperienze) e la progettazione di uscite  finalizzate
alla ricerca nella realta' naturale, sociale e del lavoro.
   La   verifica  delle  abilita'  acquisite  e  degli  atteggiamenti
maturati dai  bambini  puo'  essere  condotta  mediante  osservazioni
sistematiche, che useranno come indicatori gli obiettivi stessi.
   Le   rilevazioni   di  maggior  interesse  si  concentreranno  sul
comportamento del bambino durante le attivita' di esplorazione  e  di
indagine  svolte  da  solo  o  con altri, tenendo presente che non e'
importante il contenuto dell'azione quanto l'insieme delle  modalita'
in  cui  essa  e'  svolta.  Occorre  fare  attenzione  all'impegno di
pianificazione, all'uso dei risultati, al tipo di verbalizzazione che
l'accompagna. Il momento in cui si richiede di fare  anticipazioni  e
previsioni  puo'  fornire validi elementi per diagnosticare i livelli
di partenza delle conoscenze dei bambini, cosi' come il modo  in  cui
affrontano  un  nuovo  problema  informa  sulla  loro  padronanza  di
abilita'  ed  atteggiamenti.  Piu  in  generale,  la   richiesta   di
rappresentare   fatti   ed  eventi,  la  formulazione  di  domande  e
l'ulteriore richiesta di fornire previsioni e spiegazioni  congruenti
offrono   probanti   indicazioni   sull'andamento   dei  processi  di
comprensione e di assimilazione.
 e) Messaggi, forme e media.
   Questo campo di esperienza considera tutte le  attivita'  inerenti
alla   comunicazione   ed  espressione  manipolativo-visiva,  sonoro-
musicale, drammatico-teatrale, audiovisuale e massmediale e  il  loro
continuo intreccio.
   Esso  comprende  contenuti  ed  attivita'  verso i quali i bambini
dimostrano   una   particolare   propensione,   hanno    da    sempre
caratterizzato i progetti educativi della scuola dell'infanzia e sono
venuti  ad  assumere  una  particolare  rilevanza  in  relazione alle
caratteristiche proprie della civilta' dell'informazione. E'  infatti
essenziale    rendersi    conto   dell'importanza,   nell'era   della
multimedialita', della capacita' di produrre e comprendere  messaggi,
tradurli e rielaborarli in un codice diverso.
   La  scuola  si  adopera  affinche'  i linguaggi corporei, sonori e
visuali piu' accessibili ai bambini vengano accolti ed usati il  piu'
consapevolmente  e  correttamente  possibile,  al  fine  di  avviarli
tempestivamente ad una fruizione  attivamente  critica  dei  messaggi
diretti  ed  indiretti  dai  quali sono continuamente investiti e, di
conseguenza, di attrezzarli ad una efficace difesa nei confronti  dei
rischi  di omologazione immaginativa ed ideativa che la comunicazione
mass-mediale comporta, in modo da porre le basi per  lo  sviluppo  di
una creativita' ordinata e produttiva.
   L'orientamento       metodologico       fondamentale      consiste
nell'utilizzazione in forma educativa della  stessa  multimedialita',
liberata  dall'usuale approccio consumistico per essere ricondotta ad
una vasta serie di esperienze dirette.  La  scuola  stessa  puo'  dar
luogo,  a  questo scopo, ad una propria multimedialita' che comprende
sia esperienze fantastiche e narrative sia  sollecitazioni  derivanti
dalla   esplorazione   di  ambiente.  E'  fondamentale  ricordare  la
rilevanza culturale ed educativa dei linguaggi non verbali,  per  cui
e'  della  massima  importanza impadronirsi delle forme codificate di
ciascuno di essi.
   Le attivita'  grafiche,  pittoriche  e  plastiche  introducono  il
bambino  ai  linguaggi  della  comunicazione  ed  espressione visiva,
partendo  dallo  scarabocchio  e  dalle   prime   concettualizzazioni
grafiche  per  attivare  una  piu' matura possibilita' di produzione,
fruizione, utilizzazione e scambio di  segni,  tecniche  e  prodotti.
L'esigenza  prioritaria  e'  di far acquisire una padronanza dei vari
mezzi e delle varie tecniche che consenta di avvalersi di quelli piu'
corrispondenti alle intenzioni del bambino stesso.
   Gli itinerari di attivita' tengono conto della  maturazione  delle
capacita'  percettive,  visive  e  manipolative e della necessita' di
attuare un approccio educativo rivolto a tutti i linguaggi  e  mirato
all'apprendimento  di  specifiche  abilita'.  L'insegnante  e' quindi
impegnato a costruire percorsi didattici che consentano di  esplorare
diversi  mezzi  e  di  sperimentare diverse tecniche. Va in ogni caso
valorizzata la diversita'  degli  stili  personali  (ad  esempio:  il
decorativo,   l'espressionistico,   il  rappresentativo),  escludendo
qualsiasi intervento che possa indurre l'assuzione di stereotipie.
   L'intervento diretto dell'insegnante muove da un ascolto  iniziale
delle  esperienze,  dei  desideri  e delle proposte infantili per una
successiva elaborazione e una restituzione in chiave progettuale  con
temi  da sviluppare, storie da inventare, prodotti da fare in gruppo.
Tali obiettivi si perseguono  attraverso  la  predisposizione  di  un
ambiente   atto   a  stimolare  la  fantasia,  l'immaginazione  e  la
creativita', l'uso attento di immagini e stimoli,  l'offerta  di  una
differenziata gamma di esperienze, quali: esplorare la realta' fisica
e   manipolare   materiali;   organizzare,   modificare,   progettare
interventi sull'ambiente;  osservare,  analizzare,  rappresentare  la
realta'   scolastica   ed  estrascolastica;  vivere  in  un  ambiente
esteticamente ed artisticamente valido. E' in  ogni  caso  importante
disporre di adeguati spazi, organizzati ed attrezzati con materiali e
strumenti abbondanti e facilmente accessibili.
   Le attivita' drammatico-teatrali sono finalizzate allo sviluppo di
processi  regolati  di identificazione-proiezione mediante interventi
che, coinvolgendo i bambini nella  partecipazione,  ne  arricchiscono
l'esperienza   su  diversi  piani.  Si  attivano,  cosi',  molteplici
tracciati   di  crescita  di  ordine  cognitivo  e  affettivo  (dalla
riscostruzione temporale alle diverse modalita' di  espressione  alla
invenzione fantastica) e si contribuisce a promuovere l'apprendimento
e la formazione integrale.
   Le  attivita'  da  realizzare  comprendono,  per esempio, i giochi
simbolici liberi e guidati, i giochi con maschere,  i  travestimenti,
la  costruzione  e  l'utilizzazione  di  burattini  e  marionette, le
drammatizzazioni, le narrazioni e tutto cio' che  puo'  facilitare  i
processi   di  identificazione  dei  bambini  e  il  controllo  della
emotivita'.
   L'intervento degli adulti assume una funzione di mediazione fra il
bambino e la realta' e va pertanto gestito - attraverso  la  proposta
di  stimoli  interessanti, dialoghi, giochi in compartecipazione - in
modo da lasciare sempre il maggior spazio possibile alla fantasia  ed
alla  inventivita'  dei  bambini  stessi.  Non si tratta, infatti, di
insegnare a recitare, ma di creare le situazioni  in  cui  la  stessa
esperienza  ludica  del  bambino assuma le forme e la consistenza del
"far   teatro".   Sono   quindi   fondamentali   la    disponibilita'
dell'insegnante,  la  sua  competenza  nell'impiego delle tecniche di
animazione e la sua capacita' di coinvolgere i bambini  in  tutte  le
fasi  di  elaborazione  della  narrazione, da quella verbale a quella
teatrale vera e propria.
   I materiali messi a disposizione devono consentire un uso il  piu'
possibile aperto e creativo.
   Le attivita' sonore e musicali mirano a sviluppare la sensibilita'
musicale,   a   favorire   la  fruizione  della  produzione  presente
nell'ambiente, a stimolare e sostenere l'esercizio personale diretto,
avviando anche alla musica d'insieme.
   Il bambino vive in un mondo caratterizzato  dalla  compresenza  di
stimoli  sonori  diversi,  il cui eccessivo e disorganico sovrapporsi
puo' comportare il rischio sia di una diminuzione  dell'attenzione  e
dell'interesse  per  il  mondo  dei  suoni  sia  un  atteggiamento di
ricezione soltanto  passiva.  La  scuola  dell'infanzia  puo'  quindi
svolgere  una essenziale funzione di riequilibrazione, di attivazione
e di sensibilizzazione, offrendo ai bambini proposte  che  consentano
loro  di  conoscere la realta' sonora, di orientarvisi, di esprimersi
con i suoni e di stabilire per il  loro  tramite  relazioni  con  gli
altri.
   L'intervento   didattico   si   concretizza   nelle  attivita'  di
esplorazione, di produzione e di ascolto.
   L'elaborazione degli itinerari  di  lavoro  puo'  tener  conto  di
alcune  tracce  orientative  particolari: scoperta e conoscenza della
propria  immagine  sonora;  ricognizione  esplorativa   dell'ambiente
sonoro;  uso dei suoni delle voci e di quelli che si possono produrre
con il corpo; uso di oggetti e strumenti tradizionali ed elettronici;
uso di strumenti di registrazione ed amplificazione; utilizzazione di
strumenti  musicali  adatti  ai  bambini  (ad  esempio   strumentario
didattico);  apprendimento  di canti adatti all'estensione vocale dei
bambini; invenzioni di semplici melodie; sonorizzazione  di  fiabe  o
racconti;  attivita'  ritmico-motorie;  forme elementari e ludiche di
rappresentazione dei suoni; giochi per la scoperta e l'uso di  regole
musicali.
   Dal  punto  di  vista organizzativo, le attivita' musicali possono
essere favorite dalla costituzione  di  un  laboratorio  musicale,  o
comunque,  dalla  predisposizione  di  ambienti  che consentono l'uso
della sonorita' e del movimento.
   L'educazione mass-mediale ha per oggetto l'esperienza  televisiva,
i giocattoli tecnologici e gli strumenti tecnici di uso quotidiano di
cui  il  bambino  gia'  fruisce o che comunque utilizzera'. Anche per
questo ambito non si tratta di compiere un intervento sistematico, ma
di rievocare a riprodurre esperienze e situazioni per  farne  oggetto
di  gioco,  di  verbalizzazione,  di  confronto,  di  conoscenza e di
rappresentazione sempre  piu'  ricca,  in  modo  da  contrastare  gli
effetti   magici,  totalizzanti  e  stereotipizzanti  degli  approcci
correnti.
   La scuola  puo'  utilizzare  in  modo  critico  e  consapevole  le
numerose  occasioni  didattiche  che  implicitamente  accompagnano  i
programmi radiotelevisivi, quelli  cinematografici,  i  cartoni  e  i
fumetti,  privilegiando  le  proposte che possono meglio facilitare e
stimolare comportamenti attivi, sociali e creativi.
   Il desiderio dei bambini di comunicare e  di  narrare  visivamente
puo'  offrire,  ad  esempio  l'opportunita' di "giocare alla TV" e di
avviare in tal  modo  una  prima  comprensione  delle  operazioni  di
montaggio.  Un  ampio  spazio  spetta poi a tutti i momenti in cui si
rende possibile reagire in termini personali, attraverso il  gioco  o
la  drammatizzazione  o il contatto diretto con la realta' stessa, ai
diversi messaggi, a cominciare dalla pubblicita', cui il  bambino  e'
quotidianamente    ed    intensivamente    esposto,    avviandolo   a
demistificarne e a deassoluttizzarne linguaggi e contenuti.
   I bambini potranno cosi' realizzare,  anche  nei  confronti  degli
oggetti  e  delle  strumentazioni tecnologiche piu' diffuse, un'ampia
esplorazione diretta, accompagnata da occasioni di riflessione, della
loro realta' culturale.
 f) Il se' e l'altro.
   In questo campo confluiscono  tutte  le  esperienze  ed  attivita'
esplicitamente  finalizzate che stimolano il bambino a comprendere la
necessita' di darsi e di riferirsi a  norme  di  comportamento  e  di
relazione  indispensabili  per una convivenza umanamente valida. Tali
esperienze muovono dal fatto  che  il  bambino  ha  gia'  iniziato  a
maturare   una   sua   propria   capacita'   di   riflessione   e  di
interiorizzazione, e viene progressivamente a vivere  in  una  sempre
piu'  estesa  ed  articolata comunita' di rapporti. Si avviano in tal
modo il riconoscimento  pratico  e  la  presa  di  coscienza  critica
dell'esistenza di norme sulle quali si fonda l'organizzazione sociale
e della presenza di diversi contesti valoriali.
   Le  finalita' specificamente considerate si volgono in primo luogo
all'assunzione personalizzata dei valori della  propria  cultura  nel
quadro di quelli universalmente condivisi ed al rispetto attivo delle
diversita'. In secondo luogo, si rapportano alla presenza nel bambino
di  una  capacita' non soltanto di stare genericamente con gli altri,
ma anche di comprendere, condividere, aiutare e cooperare, e prendono
in considerazione il fatto che a questa eta',  in  relazione  con  lo
sviluppo cognitivo, si delinea un iniziale interesse per la sfera del
giudizio  morale.  In  terzo  luogo, si riferiscono a strutture anche
simbolico-culturali  (organizzazioni  sociali  e  politiche,  sistemi
morali, religioni) che nella loro pluralita' e differenziazione hanno
avuto ed hanno una presenza altamente significativa e rilevante nella
vita dell'uomo, nella storia e nella cultura del nostro Paese.
   In  questo  contesto, puo' verificarsi il ricorrere di interessi e
interrogativi (il senso della  propria  esistenza,  della  nascita  e
della  morte;  le origini della vita; i motivi di fatti ed eventi; le
ragioni delle diverse scelte degli adulti, il problema dell'esistenza
di  Dio)  dal  preciso  spessore  esistenziale,   culturale,   etico,
metafisico  e  religioso: il bambino, infatti, si pone e pone domande
impegnative per ogni persona, e che per lui hanno anche una rilevanza
cognitiva, alle quali si sono date e si continuano a dare  differenti
risposte,   nei   cui   confronti  e'  indispensabile  sviluppare  un
atteggiamento di attenzione, comprensione, rispetto e considerazione.
Pertanto, lungi dall'impedirle, dallo scoraggiarle o  dal  sentirsene
turbati,  occorre  impegnarsi  ad  aprire  con lui un dialogo franco,
sincero ed ispirato ad una chiara sensibilita' multiculturale.
   Il campo cosi'  delineato  e'  comprensivo  di  diverse  possibili
articolazioni.
   Una prima articolazione riguarda lo sviluppo affettivo ed emotivo,
che  ha come obiettivi la promozione dell'autonomia e della capacita'
di riconoscere ed esprimere emozioni e sentimenti, la  canalizzazione
dell'aggressivita'  verso  obiettivi  costruttivi,  il  rafforzamento
della   fiducia,   della   simpatia,   della   disponibilita'    alla
collaborazione,  dello  spirito  di  amicizia  ed  il  sostegno nella
conquista di una equilibrata e corretta identita'. Occorre, a  questo
proposito,  ricordare  l'importanza  degli  incontri  e  dei rapporti
affettivi con i coetanei di entrambi i sessi, la  necessita'  di  non
indurre  ne'  rafforzare  stereotipi  di genere, la positivita' della
coeducazione  ed  il  valore  dell'esperienza  di  una  varieta'   di
assunzioni di ruoli.
   Una  seconda articolazione inerisce allo sviluppo sociale. Al fine
di  offrire  al  bambino  i  primi   elementi   per   la   conoscenza
dell'organizzazione  della  societa',  si  richiede lo svolgimento di
progressive opportunita' di esplorazione dell'ambiente sia nelle  sue
dimensioni di vicinato e di territorio sia in quelle istituzionali, a
partire  dalle piu' immediate per volgersi nella direzione dei grandi
problemi dell'umanita'. La conoscenza dell'ambiente culturale e delle
sue tradizioni, integrandosi con attivita'  proprie  di  altri  campi
curricolari,  consente  anche  di  sviluppare il rapporto col passato
attraverso la riscostruzione di  eventi  riferibili  al  bambino.  Un
importante  esperienza  educativa in tal senso e' rappresentata dalla
partecipazione a eventi significativi  delle  vita  sociale  e  della
comunita'.  Va pure sviluppata, sul piano relazionale, comunicativo e
pratico, la capacita' di comprendere i bisogni e le intenzioni  degli
altri  e  di  rendere interpretabili i propri, di superare il proprio
esclusivo punto di vista, di accettare le diversita' (in  particolare
quelle  legate  a  disabilita'  fisiche  e  mentali)  e  ad  assumere
autonomamente ruoli e compiti.
   Un  risalto  del  tutto  particolare  spetta  all'educazione  alla
multiculturalita',  che esige la maggiore attenzione possibile per la
conoscenza, il riconoscimento e la  valorizzazione  delle  diversita'
che  si  possono riscontrare nella scuola stessa e nella vita sociale
in senso ampio.  A  tale  proposito  e'  utile  che  l'insegnante  si
soffermi  accuratamente  sugli elementi di somiglianza che accomunano
le esigenze  proprie  di  ogni  essere  umano  e  sugli  elementi  di
differenza riscontrabili nelle diverse risposte culturali, in modo da
renderli comprensibili anche ai bambini.
   Una terza articolazione attiene allo sviluppo etico-morale, in cui
emergono  i  significati  sulla  base  dei  quali si definiscono e si
strutturano  le  regole  per  l'appartenenza  alla  comunita'  e   la
condivisione dei valori.
   Il  riconoscimento  del  valore  e della dignita' di ogni soggetto
umano costituisce il criterio di orientamento per la convivenza e per
la costruzione  di  validi  rapporti  interpersonali.  Gli  obiettivi
specifici,  pertanto,  si qualificano come promozione dell'autonomia,
del senso di responsabilita', dell'accoglienza  e  dell'appartenenza.
La  stessa vita di scuola si presenta come l'ambito piu' naturalmente
adatto  al  loro  perseguimento  attraverso  lo   svolgimento   delle
attivita' quotidiane, l'esempio della condotta coerente degli adulti,
il  progressivo coinvolgimento di bambini e bambine nelle attivita' e
nelle decisioni, la sollecitazione a riflettere sui comportamenti  ed
a formulare valutazioni.
   L'itinerario  educativo  va  inteso e realizzato come un tirocinio
morale   non   forzato,   che   conduce   dalla   semplice   scoperta
dell'esistenza  dell'altro  e  dell'adattamenteo alla sua presenza al
riconoscimento rispettoso  dei  suoi  modi  di  essere  e  delle  sue
esigenze  fino  alla  acquisizione  di  una  effettiva  capacita'  di
collaborazione regolata da norme in un quadro di ideali condivisi. E'
cosi' possibile, all'interno di un positivo contesto  interpersonale,
consolidare  le prime capacita' di scelta e di impegno della volonta'
e, nello stesso tempo, sostenere la conquista dell'autostima in vista
di una progressiva autonomia.
   Una quarta articolazione  riguarda  lo  sviluppo  di  un  corretto
atteggiamento  nei  confronti  della religiosita' e delle religioni e
delle scelte dei non credenti, che e' innanzi tutto  essenziale  come
motivo  di reciprocita', fratellanza, impegno costruttivo, spirito di
pace e  sentimento  dell'unita'  del  genere  umano  in  un'epoca  di
crescenti    spinte    all'interazione    multiculturale   ed   anche
multiconfessionale. Questa situazione rende particolarmente rilevante
ogni intervento volto ad evitare le distorsioni (come l'assunzione di
comportamenti di discriminazione) che possono conseguire  all'assenza
di una equilibrata azione educativa.
   Esistono specifiche motivazioni di ordine antropologico, storico e
culturale  che  consentono  di prestare attenzione sia al vissuto del
bambino sia alle tradizioni ed alle caratteristiche della cultura  di
appartenza.
   Gli  itinerari formativi mirano alla comprensione delle esperienze
relative al senso dell'appartenenza, allo spirito  di  accoglienza  e
all'atteggiamento di disponibilita'.
   Le   molteplici   manifestazioni   ed  espressioni  proprie  della
religiosita', delle religioni e delle scelte dei  non  credenti,  con
particolare  riguardo  per  quelle  piu' direttamente connesse con il
vissuto soggettivo ed ambientale del bambino, offrono un'ampia  gamma
di occasioni utili ad individuare i contenuti delle attivita'.
   La  conduzione  didattica  terra'  conto  delle opportunita' reali
offerte dall'ambiente e del grado di interesse che esse suscitano nel
bambino  per  svolgerle  in  una   linea   rispettosa   del   compito
fondamentale   di   chiarificazione,   rasserenamento,  conoscenza  e
confronto leale ed ispirata alla comprensione ed  al  rispetto  delle
scelte e degli orientamenti delle famiglie.
   Le  esperienze  formative, riferite all'intero campo di esperienze
del se' e l'altro, sebbene possano essere stimolate dal gioco,  dalle
attivita'  ricorrenti  oppure  prendere spunto da eventi occasionali,
vanno adeguatamente previste. Nel loro svolgimento, vanno  assicurate
la  partecipazione  attiva  del bambino e la spiegazione-comprensione
delle norme, in  modo  da  evitare  il  ricorso  ad  affermazioni  ed
impostazioni autoritarie.
                                 IV
                     DIDATTICA ED ORGANIZZAZIONE
   Il  passaggio  delle  prospettive  strettamente  cirricolari  alla
realta' operativa nella quale  esse  devono  venire  interpretate  ed
attuate  richiede una riflessione sui caratteri metodologici generali
e sulle qualificazioni organizzative della scuola.
1. Lineamenti di metodo.
   L'approccio internazionale e programmatico alle finalita'  e  allo
sviluppo dei campi di esperienza propri della scuola materna richiede
una  organizzazione  didattica  intesa  come  predisposizione  di  un
accogliente  e  motivante  ambiente  di  vita,  di  relazioni  e   di
apprendimenti     che,     escludendo    impostazioni    precocemente
disciplinaristiche e trasmissive, favorisca una pratica basata  sulla
articolazione    di    attivita',   sia   strutturale   che   libere,
differenziate, progressive e mediate.
   In particolare la metodologia della scuola dell'infanzia riconosce
come suoi connotati essenziali:
     a) La valorizzazione del gioco. Il gioco costituisce, in  questa
eta', una risorsa privilegiata di apprendimento e di relazioni. Esso,
infatti,  favorisce  rapporti  attivi  e  creativi  sul  terreno  sia
cognitivo che relazionale, consente  al  bambino  di  trasformare  la
realta'  secondo  le  sue  esigenze  interiori,  di realizzare le sue
potenzialita' e di rivelarsi  a  se'  stesso  e  agli  altri  in  una
molteplicita' di aspetti, di desideri e di funzioni.
   L'insegnante,  evitando  facili improvvisazioni, invia al bambino,
attraverso la ricchezza e la varieta' delle offerte e delle  proposte
di  gioco,  una vasta gamma di messaggi e di stimolazioni, utile alla
strutturazione ludiforme dell'attivita' didattica nei  diversi  campi
di esperienza;
     b)  L'esplorazione  e  la  ricerca. Le esperienze promosse nella
scuola dovranno inserire la originaria curiosita' del bambino  in  un
positivo  clima di esplorazione e di ricerca, nel quale si attivino -
confrontando  situazioni,  ponendo  problemi,   costruendo   ipotesi,
elaborando  e confrontando schemi di spiegazione - adeguate strategie
di pensiero.
   L'insegnante, attraverso una regia equilibrata ed attenta,  capace
anche  di  interpretare e valorizzare i cosiddetti "errori", guidera'
il bambino a prendere coscienza di se' e delle  proprie  risorse,  ad
adattarsi  creativamente alla realta' ed a conoscerla, controllarla e
modificarla per  iniziare  a  costruire,  cosi',  la  propria  storia
personale all'interno del contesto in cui vive.
   E' comunque essenziale evitare l'artificiosita' ed il didatticismo
ed attribuire invece il piu' ampio rilievo al fare ed alle esperienze
dirette  di contatto con la natura, le cose, i materiali e l'ambiente
sociale e culturale, valorizzando le proposte  e  le  iniziative  del
bambino;
     c)  La  vita  di  relazione.  Il  ricorso  a  varie modalita' di
relazione  (nella  coppia,  nel  piccolo  gruppo,  nel  gruppo   piu'
allargato,  con  o  senza l'intervento dell'insegnante) favorisce gli
scambi e rende possibile una interazione che facilita la  risoluzione
dei  problemi,  il  gioco  simbolico  e  lo  svolgimento di attivita'
complesse,  spinge  alla  problematizzazione,  sollecita  a  dare   e
ricevere spiegazioni.
   Un  clima  sociale positivo e' favorito anche dalla qualita' delle
relazioni tra adulti e tra adulti e bambini.  Quest'ultima  richiede,
da una parte, una attenzione continua e competente ai segnali inviati
dai  bambini  stessi  e  all'emergere  dei loro bisogni di sicurezza,
gratificazione e autostima e, dall'altra, la  capacita'  di  attivare
forme flessibili, interattive e circolari di comunicazione didattica.
In  questo  contesto  va  tenuto presente che la dimensione affettiva
rappresenta una componente essenziale dei processi di crescita  anche
sul piano cognitivo;
     d) La mediazione didattica. La scuola materna si avvale di tutte
le  strategie  e  le  strumentazioni  che  consentono  di  orientare,
sostenere e guidare proceduralmente lo sviluppo e l'apprendimento del
bambino. In questo  senso,  l'attivazione  di  abilita'  generali  di
assimilazione   ed   elaborazione  delle  informazioni  (memorizzare,
rappresentare,  comprendere  relazioni  spaziali  e  causali)  ed  il
ricorso  a  materiali  sia  informali  che strutturati da manipolare,
esplorare ed ordinare  innescano  specifici  procedimenti  di  natura
logica  ed  avviano una sequenza graduata di occasioni, suggestioni e
situazioni che consentono la conquista di una maggiore sicurezza e di
una prima organizzazione delle conoscenze;
     e) L'osservazione, la progettazione,  la  verifica.  All'interno
dell'azione professionale dell'insegnante, l'osservazione occasione e
sistematica,  appresa  ed  esercitata  attraverso specifici itinerari
formativi,  consente  di  valutare  le  esigenze  del  bambino  e  di
riequilibrare  via  via  le  proposte educative in base alla qualita'
delle sue risposte, poiche'  la  progettazione  degli  interventi  si
modula e si mette a punto costantemente sui modi di essere, sui ritmi
di   sviluppo  e  sugli  stili  di  apprendimento  di  ogni  bambino.
L'osservazione, inoltre, e' uno strumento essenziale per condurre  la
verifica delle validita' e della adeguatezza del processo educativo.
   Un progettazione aperta, flessibile, da costruirsi in progressione
e  lontana  da  schematismi risulta coerente con la plasticita' ed il
dinamismo dello sviluppo  infantile  e,  di  conseguenza,  capace  di
sollecitare  sinergicamente  tutte le potenzialita', i linguaggi e le
forme di intelligenza.
   La valutazione dei livelli  di  sviluppo  prevede:  *  un  momento
iniziale,  volto  a  delineare  un  quadro delle capacita' con cui si
accede alla scuola materna; * dei momenti interni alle varie sequenze
didattiche, che  consentono  di  aggiustare  ed  individualizzare  le
proposte  educative  ed  i  percorsi  di apprendimento; * dei bilanci
finali  per  la  verifica  degli  esiti  formativi,  della   qualita'
dell'attivita'  educativa  e  didattica  e  del  significato  globale
dell'esperienza scolastica;
     f) La documentazione. L'itinerario che si  compie  nella  scuola
assume  pieno  significato  per  i  soggetti coinvolti ed interessati
nella misura in cui puo' venire adeguatamente rievocato, riesaminato,
analizzato,  ricostruito  e  socializzato.  Il  progetto   educativo,
infatti,  si  rende  concretamente  visibile  attraverso  una attenta
documentazione  ed  una  conveniente  comunicazione dei dati relativi
alle attivita', per i quali ci si  puo'  utilmente  avvalere  sia  di
strumenti  di  tipo  verbale,  grafico  e  documentativo,  sia  delle
tecnologie audiovisive piu' ampiamente  diffuse  nelle  scuole.  Tali
documentazioni,  da  raccogliere  in  modo  agile,  ma  continuativo,
offrono ai bambini l'opportunita' di  rendersi  conto  delle  proprie
conquiste  e  forniscono a tutti i soggetti della comunita' educativa
varie  possibilita'  di  informazione,   riflessione   e   confronto,
contribuendo  positivamente  anche al rafforzamento della prospettiva
della continuita'.
   La documentazione didattica assume poi una particolare  importanza
perche'   da   essa   derivano  utili  indicazioni  ai  fini  di  una
programmazione opportunamente individualizzata  per  i  soggetti  che
presentano difficolta'.
2. Un'organizzazione per l'educazione.
   Le  finalita' pedagogiche della scuola dell'infanzia si riflettono
necessariamente sul suo modello organizzativo, da intendersi come una
sorta di curricolo implicito, che influenza  il  comportamento  degli
operatori  della scuola ed il significato che essi attribuiscono alla
loro attivita' e che si ripercuote,  in  tal  modo,  sulla  capacita'
stessa dell'esperienza dei bambini:
     a)  L'organizzazione  della  sezione.  La  struttura per sezioni
garantisce la continuita' dei rapporti fra adulti  e  bambini  e  fra
coetanei, evita i disagi affettivi causati da frequenti ed improvvisi
cambiamenti,  facilita  i  processi  di  identificazione, consente di
attuare progetti  educativi  mirati  a  favorire  la  predisposizione
coerente di spazi, ambienti e materiali.
   Per  evitare  i  rischi  della  sezione  chiusa  e' indispensabile
programmare anche occasioni di attivita' di intersezione, che  creano
rapporti  piu'  stimolanti  fra  gli  insegnanti  e  fra  i bambini e
consentono una piu' articolata fruizione degli spazi,  dei  materiali
ludici,  delle  attrezzature  e  dei  sussidi  didattici.  La sezione
aperta, inoltre, permette di  superare  la  sterile  contrapposizione
sezioni   miste/sezioni   omogenee   per  eta',  poiche'  riduce  gli
inconvenienti ed accresce i possibili vantaggi di  ciascuno  dei  due
moduli.  Infatti,  l'interazione fra bambini di eta' diversa consente
di allargare le esperienze e di ampliare le opportunita' di  scambio,
di  confronto  e  di  arricchimento anche mediante occasioni di aiuto
reciproco e forme di apprendimento socializzato. Nello stesso  tempo,
l'attenzione  alle esigenze specifiche delle diverse eta' sostiene la
puntuale  realizzazione  di  obiettivi   finalizzati,   apprendimenti
formalizzati  e  percorsi  individualizzati  e  valorizza il lavoro a
piccoli gruppi, gli angoli, i laboratori e gli atelier.
   L'attivita' per gruppi differenziati consentira' all'insegnante di
porsi in relazione anche con pochi bambini contemporaneamente  ed  ai
bambini  di  sperimentare la possibilita' di attivita' autonome al di
fuori dell'interazione continua con l'adulto;
     b)  Le  attivita'  ricorrenti  di  vita   quotidiana.   In   una
prospettiva  di valorizzazione ed integrazione di tutte le esperienze
formative, le attivita' ricorrenti di vita  quotidiana  rivestono  un
ruolo  di  grande rilievo, dal momento che il bambino sviluppa la sua
autonomia e potenzia la sua  abilita'  anche  mediante  comportamenti
usuali  ed  azioni  consuete. La presenza attivamente consapevole nel
contesto quotidiano in  cui  vive,  infatti,  lo  porta  ad  affinare
capacita' percettive e di coordinamento, ad anticipare e dominare gli
eventi  piu' comuni e a padroneggiare competenze e abilita' semplici,
ma operativamente basilari, che lo inducono verso l'autocontrollo, la
precisione, la costanza, l'attenzione per la verifica dei  risultati,
la solidarieta' e la responsabilizzazione.
   A  tali  attivita',  proprio  in  quanto  costituiscono  la  trama
visibile della organizzazione educativa dell'ambiente, va  attribuito
uno specifico spazio nelle programmazioni di scuola.
     c)  La  strutturazione degli spazi. L'organizzazione degli spazi
definisce la scuola come ambiente  finalizzato  non  artificioso.  Lo
spazio,  infatti,  si  carica  di risonanze e connotazioni soggettive
attraverso precisi punti di riferimento,  rappresentati  da  persone,
oggetti   e   situazioni  che  offrono  al  bambino  il  senso  della
continuita', della  flessibilita'  e  della  coerenza.  Non  appaiono
quindi opportune ne' una continua destrutturazione ne' la ripetizione
di    tipologie   standardizzate:   la   scuola,   infatti,   diviene
educativamente vissuta quanto spazi ed arredi  non  vengono  lasciati
alla  casualita' ed alla improvvisazione, ma sono predisposti al fine
di facilitare l'incontro di ogni bambino con le persone, gli  oggetti
e l'ambiente.
     d)  La  scansione  dei  tempi.  Il  tempo  scolastico assume una
esplicita valenza pedagogica in ragione delle esigenze  di  relazione
di  apprendimento  dei bambini e deve porsi in un corretto equilibrio
con le regole istituzionali che disciplinano i  periodi  di  apertura
del servizio.
   Il ritmo della giornata va determinato in modo da salvaguardare il
benessere  psicofisico  e  da  tenere nel massimo conto la percezione
individuale del tempo e le sue componenti  emotive,  con  particolare
riguardo  per  quei  bambini  che  possono  trovarsi a disagio con le
scansioni temporali proposte dalla scuola  ed  essere  soggetti  piu'
degli altri a fenomeni di affaticamento.
   Il  tempo costituisce una risorsa fondamentale per lo sviluppo del
curricolo, per cui il suo impiego ottimale evitera' il piu' possibile
le   ripartizioni   innaturalmente   rigide   per   consentire    una
distribuzione  ordinatamente varia delle opportunita' educative nella
giornata scolastica. Le attivita' libere e strutturate, le esperienze
socializzate e quelle individuali, i  momenti  di  accoglienza  e  le
attivita'  ricorrenti  esigono  una  attenta considerazione dei tempi
necessari  per  realizzare  un  sereno  alternarsi  di  proposte  che
richiedono   una   diversa   intensita'   di  impegno.  Una  corretta
concertazione  dei  tempi  consentira'  di  sviluppare  significative
esperienze di apprendimento nonche' di acquisire e far proprie alcune
regole fondamentali del vivere in comunita'.
3. Strutture di professionalita'.
   Essere  insegnante  di  scuola materna comporta oggi un profilo di
alta  complessita'  e  di  grande  responsabilita'  e   richiede   la
padronanza   di   specifiche   competenze   culturali,   pedagogiche,
psicologiche,  metodologiche  e  didattiche  unite  ad   una   aperta
sensibilita' e disponibilita' alla relazione educativa con i bambini.
   Il  lavoro  dell'insegnante  si  esplica  nell'impegno personale e
nella   collegialita'   ai    diversi    livelli    della    sezione,
dell'intersezione,  della  scuola  e  del circolo. Nel rispetto della
liberta' di insegnamento, l'organizzazione del lavoro si fonda  sulla
modularita'  degli  interventi,  sulla  individuazione  di  ambiti di
competenza  e  sulla corresponsabilita' educativa degli operatori. In
particolare, va garantita una finalizzazione  unitaria  e  coordinata
del  progetto  educativo  attraverso la piena partecipazione di tutti
gli  insegnanti  ai  diversi  momenti  della  programmazione,   della
gestione  delle  attivita'  e della valutazione. In questo quadro, e'
opportuno   favorire   una   adeguata   distribuzione   dei   compiti
considerando   anche   la   specificita'  di  determinati  interventi
(attivita' di sostegno, laboratori, ecc.) e dando  spazio  alla  piu'
ampia  valorizzazione delle risorse umane e professionali disponibili
in ciascuna unita' scolastica.
   In questo spirito la realizzazione  del  progetto  pedagogico  qui
delineato   richiede   un   reale   e   pieno   riconoscimento  della
professionalita' del personale della scuola dell'infanzia in tutti  i
momenti  del  suo curriculum ed in tutte le forme istituzionali della
sua prestazione di lavoro.
   Tale  professionalita'  esige  un  itinerario  formativo  ed   una
collocazione operativa che si caratterizza per alcune imprescindibili
note   di   qualita'   cosi'  definibili:  *  orientamento  maturo  e
responsabile  all'attivita'  educativa   e   didattica   per   l'eta'
infantile;  *  effettiva  attuazione  della  preparazione  iniziale a
livello universitario completo, rivolta  alla  formazione  sul  piano
personale,   culturale,   pedagogico,  psicologico  ed  operativo;  *
formazione in servizio  mirata  al  sostegno  per  la  soluzione  dei
problemi  specifici dell'attivita', al perfezionamento continuo della
professionalita' ed alla crescita  personale;  *  vita  professionale
condotta   in   un   ambiente   di   lavoro  relazionalmente  valido,
culturalmente stimolante, fondato sulla  collaborazione,  finalizzato
allo  sviluppo  migliorativo  della scuola stessa e dei suoi rapporti
con la societa'.
   I  nuovi  orientamenti,  pertanto,   rimandano   ad   una   scuola
altrettanto  nuova:  un  ambiente  professionalizzato  per  la  piena
educazione del bambino.
                Il Ministro della pubblica istruzione
                               MISASI