(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
                   Al Presidente della Repubblica
   Il    consiglio   comunale   di   Sant'Antimo,   rinnovato   nelle
consultazioni elettorali del 29 maggio  1988,  presenta  fenomeni  di
infiltrazione   e   di   condizionamento   da  parte  della  malavita
organizzata locale, rilevati dal prefetto di  Napoli  in  seguito  ad
accertamenti   svolti  dagli  organi  di  polizia  e  dall'esame  dei
procedimenti a carico di taluni amministratori.  Proprio  i  rapporti
della  legione Carabinieri gruppo Napoli II n. 013365/23 del 3 agosto
1991 e 16 settembre 1991, evidenziano che si e' in  presenza  di  una
struttura  pubblica  che  strumentalizza  le  proprie iniziative alle
finalita' dei nuclei delinquenziali operanti nel territorio.
   I collegamenti di taluni  degli  amministratori  con  la  malavita
organizzata   -  clans  Puca  Pasquale  e  Verde  -  si  estrinsecano
attraverso  rapporti  di  parentela  e/o  cointeressi  in   attivita'
economiche e patrimoniali.
   Risultano  legati  da  rapporti  di  parentela l'attuale assessore
Raffaele  Ronga,  imparentato  con  il  noto  pregiudicato  Francesco
D'Agostino,  tratto  in  arresto  in  flagranza  di  reato con Antimo
Flagiello, in quanto ritenuti responsabili dell'omicidio di Salvatore
Puca, pluripregiudicato.
   Del  sopracitato  Salvatore  Puca  e'  inoltre  nipote   Francesco
Ponticiello (gia' sindaco e assessore). Tale ultima parentela avrebbe
determinato  la  scelta  del Ponticiello quale sindaco di quel comune
(19 giugno 1990) contrariamente a  quanto  gia'  concordato  in  sede
politica  intorno al nome di Antimo Tarantino e cio' "stranamente" in
concomitanza con la concessione del beneficio della  semiliberta'  in
favore  del  ripetuto  Salvatore  Puca in data 15 giugno 1990, che il
successivo giorno 20 giugno veniva ucciso.
   La cointeressenza in attivita' economiche si coglie  soffermandosi
sugli  accordi  in materia di appalti tra il clan di Pasquale Puca ed
il clan dei Verde, che operano rispettivamente attraverso le  cooper-
ative  "La  Paola" e "Raggio di Sole", addivenendo in tal modo ad una
spartizione dei settori dell'imprenditoria locale. Della  cooperativa
"Raggio  di  sole"  e'  socio  il consigliere comunale Aniello Cesaro
unitamente ai fratelli Raffaele - legale rappresentante - e Luigi.
   Lo stesso consigliere Aniello Cesaro risulta  citato  a  comparire
dalla  A.G.  in ordine a molteplici attivita' estorsive messe in atto
da Pasquale Puca, capo dell'omonimo clan camorristico operante in  S.
Antimo  e  Casandrino;  risulta  avere in atto anche procedimenti per
truffa, interesse privato in atti di ufficio, omissione  di  atti  di
ufficio e peculato.
   Significativa  e',  inoltre,  la  circostanza  che  a  carico  del
consigliere comunale, gia' sindaco del comune di S. Antimo, Silvestro
Verdi, figura - oltre a numerosi procedimenti in corso per i reati di
truffa  e  peculato,  abuso  di  ufficio  in   casi   non   preveduti
specificamente  dalla  legge  -  l'imputazione  per  il  reato di cui
all'art. 416- bis, nonche' proposta di irrogazione  della  misura  di
prevenzione  della sorveglianza speciale non obbligo di soggiorno nel
comune di residenza.
   La gestione amministrativa dell'ente e'  connotata  da  ricorrenti
irregolarita'   nel  rilascio  delle  concessioni  edilizie  e  nella
concessione di contributi ai sensi della legge n. 219/81. Il  sindaco
in  carica,  Santo  Carlea,  risulta  infatti essere stato piu' volte
denunciato  unitamente  ad  altri  amministratori  e  componenti   la
commissione  edilizia; degli stessi fatti risultano essere stati piu'
volte indiziati anche l'assessore  Luigi  Vergara  e  il  consigliere
Antimo Pedata.
   Le  connessioni  intercorrenti  tra  amministratori  dell'ente  ed
appartenenti ad organizzazioni criminose offrono  una  inequivocabile
chiave  di lettura che pone in risalto come capillarmente siano ormai
distribuiti i loro rapporti  e  come  gli  interessi  della  malavita
organizzata  siano  quasi  del  tutto  finalizzati al controllo delle
attivita' amministrative del comune di  S.  Antimo,  ormai  vincolato
nella  sua liberta' discrezionale, in quanto la mentalita' mafiosa ne
ha  permeato  la  struttura,  le  modalita'  operative  e  la  prassi
amministrativa.
   Il clima di grave condizionamento e compromissione in cui versa il
consiglio comunale, la cui libera determinazione risulta piegata agli
interessi  della  malavita  organizzata,  la  palese inosservanza del
principio di legalita' nella gestione dell'ente, l'uso distorto della
cosa pubblica utilizzata per il perseguimento  di  fini  estranei  al
pubblico  interesse hanno minato ogni principio di salvaguardia della
sicurezza pubblica  ed  hanno  compromesso  gravemente  le  legittime
aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei
diritti  fondamentali  di  liberta',  e nell'esercizio dell'attivita'
lavorativa o di impresa.
   Ulteriormente significativa della gravita' della situazione e'  la
circostanza  che  nelle gestioni succedutesi nel governo locale - dal
rinnovo del consiglio sono stati eletti quattro  esecutivi  -  nessun
segnale di cambiamento e' emerso, bensi' si rileva una azione tale da
non  modificare  i  condizionamenti  subiti  dalla  vita  politica ed
amministrativa  dell'ente  da  parte  della   malavita   organizzata,
generando  diffusa  sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte
dei cittadini.
   Da quanto sopra esposto emerge  l'esigenza  dell'intervento  dello
Stato     mediante     provvedimenti     incisivi     in    direzione
dell'amministrazione  di  S.  Antimo,  caratterizzata   da   costanti
collegamenti  diretti  ed indiretti tra amministratori e criminalita'
organizzata che condizionano la libera determinazione  degli  stessi,
inficiano   il   buon  andamento  dell'amministrazione,  il  regolare
funzionamento dei servizi ed  impediscono  il  libero  esercizio  dei
diritti civili.
   Il prefetto di Napoli, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-
legge  31  maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge 22 luglio
1991, n. 221, ha  dato  avvio  alla  procedura  di  scioglimento  del
consiglio  comunale  di  S.  Antimo  con relazione n. 2834/Gab del 17
settembre 1991.
   Ritenuto per quanto esposto che ricorrano le  condizioni  indicate
nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito
nella  legge  22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento
del consiglio comunale di  S.  Antimo  (Napoli)  si  formula  rituale
proposta per l'adozione della misura di rigore.
    Roma, 28 settembre 1991
                                     Il Ministro dell'interno: SCOTTI