Roma, marzo 1994 MINISTERO DELL'AMBIENTE COMMISSIONE PER L'AMBIENTE GLOBALE LINEE STRATEGICHE PER L'ATTUAZIONE DELLA CONVENZIONE DI RIO DE JANEIRO E PER LA REDAZIONE DEL PIANO NAZIONALE SULLA BIODIVERSITA' SERVIZIO CONSERVAZIONE DELLA NATURA A - PREMESSA Con la legge 124 del 14/2/1994, pubblicata sulla G.U. del 23/2/1994, l'Italia ha ratificato e dato esecuzione alla Convenzione sulla biodiversita', con annessi, stabilita a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992. La Convenzione si basa sulla consapevolezza "del valore intrinseco della diversita' biologica e del valore della diversita' dei suoi componenti ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici" e riconosce che "l'esigenza fondamentale per la conservazione della diversita' biologica consiste nella conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali e nel mantenimento e nella ricostituzione delle popolazioni di specie vitali nei loro ambienti naturali." La Convenzione sulla biodiversita' lascia ai singoli paesi la facolta' di determinare le modalita' per la applicazione dei principi in essa contenuti; pone infatti enfasi soprattutto ai processi decisionali a livello nazionale, non limita il suo ambito alla semplice conservazione della natura, ma lo estende a molti altri settori dell'attivita' umana, sottolineando "l'importanza e la necessita' di promuovere la cooperazione internazionale, regionale e mondiale tra gli Stati e le organizzazioni intergovernative ed il settore non governativo per la conservazione della diversita' biologica e l'uso durevole dei suoi componenti". Richiede a tutti i paesi firmatari di sviluppare strategie, piani e programmi per la conservazione della biodiversita' e per l'uso sostenibile delle risorse, definisce le politiche principali per una efficace conservazione "in situ" della biodiversita', indicando agli Stati una serie di obiettivi sulla base dei quali sara' necessario elaborare opportune strategie. Cosi' anche per le misure per la conservazione "ex situ", per lo sviluppo sostenibile e per la valutazione degli effetti ambientali delle politiche di sviluppo. Vengono date inoltre indicazioni sulla ricerca e la formazione, sull'educazione e sulla sensibilizzazione delle popolazioni, partendo dalla consapevolezza "della generale insufficienza di informazioni e di cognizioni concernenti la diversita' biologica, nonche' della necessita' di sviluppare con urgenza i mezzi scientifici, tecnici ed istituzionali atti a fornire il know-how di base necessario alla elaborazione di misure appropriate ed alla loro attuazione". Sull'accesso alle risorse genetiche e sull'accesso ed il trasferimento delle biotecnologie, la convenzione indica soltanto principi generali, e lascia completa autonomia alle Parti contraenti sulla loro effettiva applicazione. Gli aspetti finanziari sono un punto cruciale della Convenzione; i problemi emersi tra i paesi "donatori" e quelli in via di sviluppo non hanno infatti consentito una definizione precisa degli impegni e la Convenzione demanda la loro risoluzione a successivi atti negoziali. Oltre 150 paesi hanno firmato la Convenzione, e piu' di 30 l'hanno gia' ratificata, consentendone l'entrata in vigore prima della fine del 1993. La scelta delle strategie, a livello nazionale, deve essere un processo partecipativo che deve coinvolgere le popolazioni ed i settori produttivi che ne sono interessati. Solo in questo modo sara' possibile acquisire il consenso necessario ad effettuare i cambiamenti richiesti per l'attuazione della Convenzione. Lo strumento di attuazione della Convenzione sara' il Piano Nazionale sulla Biodiversita'. Il Piano, che dovra' essere predisposto di concerto con le altre Amministrazioni interessate con il contributo delle Istituzioni scientifiche e la partecipazione delle organizzazioni non governative come indicato dalla Conferenza di Rio, costituira' il riferimento dinamico per la programmazione pluriennale e per la verifica delle azioni programmate. Il Piano dovra' essere predisposto entro il 1994 sulla base del presente documento, tenendo anche conto degli indirizzi e delle decisioni assunte nelle sedi negoziali internazionali. Il Piano Nazionale sulla Biodiversita' tradurra' in programmi operativi gli obiettivi di lungo periodo definiti dalle linee strategiche contenute nel presente documento, attraverso l'individuazione di obiettivi specifici, raggiungibili con appositi programmi di azioni. Sara' inoltre uno strumento di integrazione organica delle iniziative gia' in atto per la tutela e la gestione del patrimonio naturale nazionale. A tal fine e' definito lo schema generale del Piano, che individua le principali aree di lavoro e le metodologie per la sua redazione. Il documento delinea inoltre, nell'ambito delle aree di lavoro, obiettivi ed azioni prioritarie, in atto o programmate, perseguibili avvalendosi degli strumenti normativi e delle risorse finanziarie disponibili. I primi risultati significativi potranno essere ottenuti tramite la realizzazione del Programma Triennale per le Aree Naturali Protette, di cui all'art. 4 della legge 394/1991, e del piu' generale Programma Triennale per la Tutela Ambientale 1994-1996. Gli adempimenti, che eccedono il quadro delle attivita' svolte sulla base della vigente legislazione, sono finanziati dalla legge di attuazione della Convenzione sulla diversita' biologica e, pertanto, dovranno essere realizzati senza ulteriori oneri finanziari. B - LINEE STRATEGICHE PER L'ATTUAZIONE DELLA CONVENZIONE SULLA BIODIVERSITA' Nell'articolo 6, la Convenzione esplicita che "ciascuna Parte contraente, secondo le proprie particolari condizioni e capacita': i) elaborera' strategie, piani o programmi nazionali per la conservazione e l'uso sostenibile della diversita' biologica o adottera' a tal fine le sue strategie, piani o programmi esistenti, che rifletteranno tra l'altro le misure previste dalla presente Convenzione che riguardano la Parte medesima; ii) integrera' nella misura del possibile e nel modo opportuno, la conservazione e l'uso sostenibile della diversita' biologica nei suoi pertinenti piani, programmi e politiche settoriali o intersettoriali. La realizzazione di una strategia nazionale per la biodiversita' costituisce un'importantissima iniziativa perche' consente di avere un quadro completo della situazione esistente (in pratica quello che e' gia' stato fatto oppure in attuazione in questo campo), consente di individuare una serie di obiettivi da raggiungere e di delineare le misure piu' idonee per il loro raggiungimento. Le linee principali per la elaborazione di un piano di attuazione per la biodiversita' possono essere espresse, in maniera sintetica, come segue: a) Completamento e analisi delle conoscenze in materia di biodiversita'; stesura di un rapporto preliminare di riferimento; successiva stesura di rapporti nazionali - L'impostazione della fase conoscitiva e di un rapporto sullo stato della biodiversita' deve tenere conto del suo scopo e della sua funzione: non si dovra' limitare alla raccolta e all'analisi dei dati biologici, ma estendersi agli aspetti socio-economici, cercando di quantificare i costi e benefici della conservazione e dell'uso sostenibile della biodiversita'. Inoltre, raccolta e produzione di informazioni non dovranno essere concepite come azioni concluse, ma come processi in continua interazione con la strategia nazionale: ricerca e monitoraggio dovranno dunque rientrare tra i punti qualificanti di tale strategia. - La fase conoscitiva dovra' essere coordinata da una apposita Unita' Nazionale sulla Biodiversita' nell'ambito del Servizio Conservazione della Natura. Tale Unita' comprendera' diversi gruppi di lavoro interdisciplinari per settori specifici, coordinati dalle rispettive amministrazioni. La responsabilita' della raccolta dei dati per ogni settore potra' essere demandata ad enti pubblici, dipartimenti universitari, associazioni ambientaliste, ecc., con particolare riguardo agli organismi gia' attivi nel settore. - Dovranno essere acquisite ed organizzate tutte le informazioni relative all'uso del suolo (agricoltura e foreste) e delle risorse acquatiche (acque interne e mari), ai biotopi, alle specie animali e vegetali, alle misure di conservazione "in situ" ed "ex situ", alle risorse genetiche (banche del germoplasma, ecc.). - Dovranno essere acquisiti ed organizzati anche tutti i dati di tipo legislativo, economico, sociale che possono essere di riferimento per le misure di tutela e promozione della biodiversita'. b) Definizione di un quadro di riferimento internazionale per la conservazione della biodiversita', con riferimento ai programmi bilaterali e multilaterali di collaborazione con gli altri paesi. - Dovranno essere definiti i riferimenti per il coordinamento a livello europeo e mondiale delle strategie sulla biodiversita' comprese le Convenzioni Internazionali e le Direttive Comunitarie in materia, la cui attuazione e' da coordinare con le finalita' della Convenzione, sondando nel contempo le necessita' di altre azioni di coordinamento con i paesi della regione biogeografica del Mediterraneo per la conservazione della biodiversita' della Regione e con altri paesi per azioni a livello piu' ampio. - Dovranno essere studiate misure che assicurino la partecipazione tecnica, oltre che finanziaria dell'Italia ai meccanismi del GEF o comunque della cooperazione multilaterale. - Dovranno essere scelti i paesi con i quali avviare gli Studi Nazionali e definite le strutture che coordineranno la loro esecuzione e le successive attivita'. - Dovranno essere creati e mantenuti meccanismi di collaborazione con gli altri paesi industrializzati, al fine di definire meccanismi comuni, nell'ambito dell'UE, per il trasferimento delle biotecnologie ai PVS, superando gli attuali ostacoli della normativa internazionale di protezione della proprieta' intellettuale. - A questo proposito dovranno essere intraprese iniziative di cooperazione bilaterali e multilaterali nel campo della ricerca e del trasferimento tecnologico in settori relativi alla conservazione, valutazione e uso sostenibile della diversita' biologica. c) Verifica dei programmi nazionali di conservazione degli ecosistemi, degli agroecosistemi, dei paesaggi ecologici, e loro rafforzamento ed integrazione nei programmi per la biodiversita'. - Le normative e le priorita' nazionali gia' definite dovranno essere verificate, nel quadro piu' generale della biodiversita', accrescendo il ruolo delle aree protette, la tutela paesistica, la tutela degli agroecosistemi con l'applicazione dei principi dello sviluppo sostenibile e con il loro inserimento nei piani a lungo termine per la conservazione della biodiversita'. Gli indirizzi fondamentali in merito riguardano: - L'aumento del numero e dell'estensione e della copertura delle aree protette e il miglioramento del livello di protezione. - L'individuazione di zone che possiedono particolari valenze di biodiversita', anche relativamente a specie e varieta' domesticate, specificando le misure per la loro conservazione. - L'inserimento della tutela del paesaggio nel piu' ampio quadro della tutela della natura. d) Verifica dei programmi di conservazione delle specie, delle popolazioni, delle risorse genetiche e loro potenziamento ed inquadramento nelle politiche dello sviluppo sostenibile. - Gli attuali programmi di conservazione delle specie e delle popolazioni devono essere rivisti ed inquadrati nell'ottica piu' generale della conservazione della biodiversita' rafforzando gli strumenti e individuando le priorita', in particolare quelle a lungo termine, con riferimento alle attivita' analoghe condotte negli altri paesi, in collegamento con l'UE e in accordo con le attivita' economiche e sociali dei territori interessati. - Dovranno essere verificate e rafforzate le misure di conservazione del patrimonio genetico delle piante e degli animali domesticati, identificando quelle che, anche sulla base dei programmi avviati degli altri paesi o da organismi internazionali, richiedono le misure prioritarie. - Dovranno essere colmate le maggiori lacune nella protezione delle risorse fitogenetiche sia con misure "in situ" che con misure "ex situ". - Dovranno essere rafforzate le collaborazioni tra le istituzioni che si occupano di conservazione "in situ" ed "ex situ", per valorizzare il ruolo delle strutture ex situ nelle reintroduzioni di specie, di recupero e ripristino degli habitat. e) Individuazione delle strategie per la integrazione delle misure di protezione della biodiversita' in tutti i settori della attivita' umana, ove sia dimostrato l'impatto negativo sulla conservazione e l'uso durevole della biodiversita'. - Dovranno essere individuati e sviluppati nuovi meccanismi per la integrazione delle misure della Convenzione nei settori dell'agricoltura, dei trasporti, dell'energia, della ricerca, dell'istruzione, del turismo, della sanita', dell'urbanistica, etc. - Dovra' essere diffuso ed incoraggiato l'uso sostenibile delle risorse viventi per i benefici locali, esaminando le opportunita' esistenti ed individuando, o creando, le condizioni per lo sviluppo di un mercato per i prodotti derivanti da varieta' locali tradizionali con tecniche compatibili con la conservazione della biodiversita'. - Dovranno essere valorizzati i programmi per un turismo compatibile con le risorse di biodiversita' nelle aree protette. - Dovra' essere studiato il ruolo dei farmaci naturali in relazione alla biodiversita' e successivamente adottate specifiche norme atte a garantire il loro appropriato utilizzo. - Dovranno essere individuate le misure per utilizzare parte dei benefici economici derivanti dallo sfruttamento, (ad esempio a livello farmaceutico e industriale, etc), dei prodotti della biodiversita', per azioni di protezione della biodiversita' stessa. - Dovranno essere individuate le modalita' di verifica e di controllo degli effetti delle attivita' di Settori quali industria, trasporto, energia, sulla biodiversita', studiando ed attivando meccanismi di correzione degli effetti negativi. - Dovra' essere rivista la politica agricola nazionale incoraggiando le strategie che favoriscono l'utilizzo di specie, varieta' e prodotti compatibili con la conservazione della biodiversita'. - Dovranno essere riviste le politiche di utilizzo del patrimonio forestale, al fine di mantenere di biodiversita' nelle foreste, con uso controllato delle monocolture. - Dovra' essere promossa presso l'UE l'applicazione della procedura di VIA a tutti i progetti che possono influire in maniera rilevante sulla biodiversita'. - Dovranno essere pienamente applicate le norme urgenti per la minimizzazione dai rischi ambientali associati con le biotecnologie, in accordo con le direttive comunitarie. - Dovranno inoltre essere studiati e adottati, a livello nazionale e internazionale, codici di comportamento e altre misure di protezione dagli effetti negativi, ambientali e socio-economici delle biotecnologie, in accordo con eventuali provvedimenti dell'UE. f) Programmi di formazione ed educazione sui temi della biodiversita' - Dovranno essere rivedute e rafforzate le istituzioni a livello nazionale e locale per la diffusione delle informazioni sulla conservazione e sul valore potenziale della biodiversita' al fine di creare, in particolare nelle nuove generazioni, la cultura di base per la prosecuzione di una politica di conservazione della biodiversita'. - Dovranno essere avviati programmi di educazione nelle scuole sulle tematiche della biodiversita', introducendo, corsi finalizzati negli opportuni livelli di istruzione. - Dovranno essere curate o rafforzate strutture per il training del personale addetto a pratiche agricole compatibili con la conservazione della biodiversita'. g) Misure a livello istituzionale per la individuazione e la verifica periodica delle strategie per la conservazione della biodiversita' - L'esecuzione delle misure per la conservazione della biodiversita' richiede una politica integrata nei vari settori e pertanto l'adeguamento in tal senso degli organi esistenti o la creazione di nuovi. - Dovra' essere rafforzato il ruolo delle organizzazioni non governative (ONG) e delle comunita' locali degli agricoltori e degli allevatori individuando idonee sedi di consultazione e specifici programmi. - Dovranno essere definite le modalita' di controllo delle azioni sulla biodiversita'; dovra' essere verificata la possibilita' di utilizzare nuovi sistemi, quali ad esempio, la analisi annuale delle spese in tutti i comparti di interesse per la biodiversita' e la stesura e la pubblicazione di un rapporto annuale al parlamento sulla efficacia degli strumenti adottati. - Dovra' essere adottata una politica di verifica periodica del ciclo: Strategia - Programma di azione - Risultati, che consenta aggiustamenti in tempo reale sulla base dei risultati man mano acquisiti. C - SCHEMA GENERALE PER LA REDAZIONE DEL PIANO NAZIONALE SULLA BIODIVERSITA' AREE DI LAVORO 1 - CONOSCENZA DEL PATRIMONIO ITALIANO DI DIVERSITA' BIOLOGICA Obiettivo: 1.1 - Sistematizzazione delle conoscenze gia' disponibili - Azione: 1.1.1 - Istituzione di una rete nazionale di conoscenze e di ricerca coordinata con la Carta della Natura in corso di predisposizione da parte dei Servizi Tecnici Nazionali (STN), con il coinvolgimento attivo degli stessi (STN) organizzatori gestori e coordinatori del Sistema Informativo Unico, e del CNR attraverso specifici accordi di programma. La rete dovra' in primo luogo raccogliere ed organizzare le reti gia' esistenti, in particolare quelle relative alla conoscenza dei genotipi delle varieta' utilizzate. Della rete dovranno far parte sia i soggetti istituzionali, sia quelli non istituzionali (istituti specializzati, Societa' ed Associazioni di studiosi), sia ONG attive nel settore. La rete si avvarra' del supporto delle banche dati gia' esistenti, comprese le banche dati internazionali (Consiglio d'Europa, UICN, UNEP, CGIAR-FAO, UNESCO-MAB) e del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINA) del Ministero dell'Ambiente. Obiettivo: 1.2 - Completamento delle conoscenze L'analisi delle aree protette (analisi degli spettri, analisi dei gradienti, delle tendenze evolutive della biodiversita', ecc., in relazione alle funzioni ecosistemiche) dovra' essere naturalmente prioritaria, ma l'obiettivo al quale tendere e' una conoscenza estesa a tutto il territorio, al fine anche di una verifica delle priorita' nell'istituzione di nuove aree significative per la conservazione della biodiversita'. - Azione: 1.2.1 - Avviamento di un primo programma di completamento delle indagini e degli studi nelle aree naturali protette. Il programma sara' inserito nell'ambito del Piano Triennale della Ricerca 1994-1996. Dovra' vedere impegnati: le strutture istituzionali (STN, CNR, Universita', Associazioni Scientifiche, ENEA, etc.); gli Enti Parco e le ONG (Associazioni ambientaliste, Associazioni locali,) al fine di legare l'analisi alla realta' del territorio e valorizzare la conoscenza informale. - Azione 1.2.2 - Predisposizione delle metodologie ed i programmi per il completamento delle conoscenze al di fuori delle aree protette. Per la realizzazione di questo programma potranno essere utilmente utilizzate le conoscenze acquisite dalle attivita' di predisposizione della Carta della Natura. 2. MONITORAGGIO SULLO STATO DELLA BIODIVERSITA' Obiettivo 2.1 - Monitoraggio dello stato nella biodiversita' individuando un sistema di indicatori - Azione 2.1.1 - Costituzione di un Osservatorio sulla Biodiversita' presso il Ministero dell'Ambiente che avra' la funzione di monitorare, attraverso un idoneo sistema di indicatori, lo stato della Biodiversita' e gli effetti delle misure di conservazione, avvalendosi in questa azione anche di strutture ed Enti qualificati, quali ANPA, STN, CNR, ENEA, Enti di Ricerca del Ministero per il Coordinamento delle Politiche Alimentari, Agricole e Forestali. - Azione 2.1.2 - Costituzione di una rete di monitoraggio integrata facente capo all'osservatorio, con terminali derivanti, localizzati presso le strutture nazionali regionali e locali, gli Enti parco, gli Orti botanici pubblici. 3 - FORMAZIONE ED EDUCAZIONE Obiettivo 3.1 - Inserimento del tema della biodiversita' (conoscenza, importanza, conservazione, ...) come argomento interdisciplinare nella didattica scolastica. Il tema dovra' essere collegato alle realta' ambientali e culturali esistenti sul territorio. - Azione 3.1.1 - Predisposizione di programmi interdisciplinari di educazione sulla biodiversita' con il coinvolgimento diretto degli operatori di settore. - Azione 3.1.2 - Realizzazione di centri di educazione alla biodiversita' nelle aree protette, che potranno avvalersi della collaborazione delle ONG e delle altre realta' locali valorizzando il ruolo delle attivita' tradizionali di conservazione. Obiettivo 3.2 - Formazione di tecnici specializzati nella conservazione ed uso sostenibile della biodiversita' in Italia e all'estero. - Azione 3.2.1 - Attivazione degli indirizzi didattici sperimentali relativi alla conservazione e alla gestione delle risorse naturali. Gli indirizzi dovranno affrontare problematiche di livello nazionale ed internazionale, formando anche tecniche per la cooperazione internazionale. Dovranno essere previsti programmi per la formazione di tecnici dei PVS coperti da opportuni strumenti finanziari. Tali programmi dovranno essere collegati con le attivita' sul territorio e con quelle di ricerca finalizzata. Obiettivo 3.3 - Sensibilizzazione delle varie componenti sociali sull'importanza della biodiversita' allo scopo di modificarne consumi e comportamenti. - Azione 3.3.1 - Rafforzamento delle campagne informative sulle aree protette. - Azione 3.3.2 - Realizzazione di nuove campagne informative su tutto il territorio che affrontino il tema della biodiversita' avvalendosi dell'apporto delle ONG e delle realta' locali. 4 - CONSERVAZIONE IN SITU (AREE PROTETTE, TERRITORIO NON PROTETTO, RECUPERO AMBIENTALE) Obiettivo 4.1 - Completamento del sistema nazionale di aree protette. Il completamento del sistema delle aree protette dovra' tener conto dei nuovi concetti di conservazione della Biodiversita', prevedendo, oltre alle aree di riserva, anche zone di margine a tutela parziale e corridoi biotici. Dovra' essere affrontato il tema della tutela del paesaggio con un approccio ecosistemico, integrando la conservazione di interi paesaggi ecologici con le attivita' di conservazione della natura. E' inoltre importante che nel sistema di aree protette si tenga conto della tutela in situ dei germoplasmi delle specie e varieta' coltivate. - Azione 4.1.1 - Completamento delle azioni previste dalla legge 394/91 relativamente all'istituzione di aree protette, estendendole, per quanto compatibile, alle aree di reperimento gia' individuate. - Azione 4.1.2 - Verifica delle opportunita' di concentrare le competenze nazionali in materia di tutela del paesaggio presso il Ministero ambiente per una piu' efficace attivita' di tutela ambientale. - Azione 4.1.3 - Realizzazione di parchi agro-ecologici basati sulla valorizzazione delle esperienze locali, possibilmente nelle aree/specie a rischio, collegati con la rete di banche dati al fine di favorire l'uso delle varieta' conservate ex situ. Obiettivo 4.2 - Individuazione delle misure di protezione degli ecosistemi al di fuori delle aree protette e di restauro degli ecosistemi degradati. Tali misure dovranno riguardare in particolare gli ecotoni e gli ambienti minori (siepi, piccole aree umide), gli ecosistemi utilizzati in modo produttivo (boschi, pascoli,) e quelli che subiscono una forte pressione antropica (corsi d'acqua, coste). - Azione 4.2.1 - Verifica dell'efficacia delle misure previste dalla L. 431/85 e dalle altre normative esistenti relative alla tutela diffusa degli ecosistemi ed identificare le eventuali misure integrative. - Azione 4.2.2 - Verifica dell'efficacia delle misure previste dalla legge 183/89 per gli aspetti di pianificazione e gestione compatibile del territorio che hanno riflessi sulla tutela degli ecosistemi diffusi ed identificare le eventuali misure integrative. - Azione 4.2.3 - Avviamento di un programma di restauro ambientale e di rinaturazione degli ecosistemi degradati con priorita' per quelli nelle aree protette e nei corridoi biotici. Obiettivo 4.3 - Tutela delle popolazioni di specie animali e vegetali selvatiche anche al di fuori delle aree protette. - Azione 4.3.1 - Completamento delle misure a livello regionale ed identificazione di quelle a livello nazionale necessarie per la protezione della flora e della fauna anche al di fuori delle aree protette. Presentazione al Parlamento del D.d.L. per la protezione della fauna. Obiettivo 4.4 - Tutela delle varieta' e delle specie coltivate anche al di fuori delle aree protette. - Azione 4.4.1 - Recupero delle varieta' agricole che rischiano la scomparsa o che sono conservate esclusivamente ex situ, anche attraverso l'applicazione del regolamento CEE 2078/92. 5 - PROMOZIONE DELLE ATTIVITA' SOSTENIBILI Obiettivo 5.1 - Sviluppo delle attivita' compatibili nelle aree protette ed al di fuori di esse. Incentivazione delle attivita' produttive tradizionali delle quali sia riconosciuta la compatibilita' ed introduzione di eventuali elementi di innovazione o di nuove attivita' direttamente legate alle finalita' della conservazione della biodiversita'. - Azione 5.1.1 - Attuazione di un programma di interventi per l'agricoltura biologica nelle aree protette utilizzando in merito anche le disponibilita' finanziarie derivanti dall'accordo Ministero Coordinamento Politiche Agricole e Forestali e Ministero ambiente di applicazione del regolamento CEE 2078/92. In questo ambito dovra' svilupparsi un programma che abbia anche l'obiettivo della conservazione dei germoplasmi delle specie e varieta' tradizionali. - Azione 5.1.2 - Verifica della possibilita' di utilizzare le strutture ed ex Azienda Forestale dello Stato come centri di sperimentazione di agricoltura sostenibile in cui si provino agrosistemi integrati che utilizzino le tecniche delle consociazioni fra specie diverse e genotipi diversi come motore per la riconversione della agricoltura. - Azione 5.1.3 - Promozione della silvicoltura naturalistica in sostituzione delle tecniche a maggiore impatto utilizzate per lo sfruttamento delle risorse forestali, valendosi del regolamento CEE 2080/92. Azione 5.1.4 - Promozione del turismo naturalistico anche al di fuori delle aree protette. Obiettivo 5.2 - Sviluppo delle attivita' compatibili anche al di fuori delle aree protette. - Azione 5.2.1 - Promozione oltre che delle attivita' individuate anche di quelle che, pur non finalizzate alla conservazione della biodiversita', siano chiaramente compatibili. 6 - CONTENIMENTO DEI FATTORI DI RISCHIO Obiettivo 6.1 - Adeguamento della normativa sulla valutazione di impatto ambientale relativamente ai progetti che possono avere impatti negativi significativi sulla biodiversita', in accordo con le direttive comunitarie. - Azione 6.1.1 - Identificazione delle categorie di progetti con impatti significativi sulla biodiversita' a livello genetico, di specie e di ecosistemi. - Azione 6.1.2 - Adeguamento della normativa vigente ed in preparazione sulla VIA alle categorie di progetti con impatto negativo sulla Biodiversita'. Rafforzare la partecipazione del pubblico nelle procedure di valutazione dell'impatto ambientale. - Azione 6.1.3 - Applicazione, ove previsto, del principio della cosiddetta precautionary per le categorie di progetti per i quali non e' possibile stabilire l'impatto sulla Biodiversita' ed inserirli in un apposito elenco nell'ambito del Piano. Obiettivo 6.2 - Introduzione di misure appropriate per assicurare che le conseguenze di programmi e politiche negli altri settori che hanno effetti negativi sulla Biodiversita' vengano debitamente considerate, in accordo con le direttive comunitarie. - Azione 6.2.1 - Predisposizione delle normative per l'effettuazione, da parte delle amministrazioni interessate, dell'analisi degli impatti sull'ambiente dei programmi e delle politiche dei settori che hanno conseguenze negative sulla biodiversita' (rifiuti, depurazione delle acque, energia, trasporti terrestri e fluviali, agricoltura, sistemazioni idrauliche, etc.). - Azione 6.2.2 - Individuazione di eventuali strumenti atti a sensibilizzare gli organismi locali deputati alla attuazione di piani e programmi che hanno impatti negativi sulla biodiversita', per la effettuazione dei necessari controlli. Obiettivo 6.3 - Definizione di misure per interventi di emergenza su settori o attivita' che presentino gravi ed imminenti pericoli per la biodiversita', incoraggiando la cooperazione internazionale nel caso di effetti transfrontalieri. - Azione 6.3.1 - Individuazione delle attivita' suscettibili di rappresentare pericoli gravi per la Biodiversita' e verificare la adeguatezza dei piani di intervento predisposti. - Azione 6.3.2 - Predisposizione di piani di intervento coordinati con gli altri paesi interessati per quei settori dove le conseguenze sulla Biodiversita' travalicano i confini nazionali (ad es. inquinamento marino, incidenti nucleari). 7 - CONSERVAZIONE EX SITU Obiettivo 7.1 - Realizzazione di una rete integrata di centri per la conservazione del germoplasma. Partendo da quanto gia' esiste, deve essere realizzata una rete integrata di centri per la conservazione del germoplasma, utilizzando come punti nodali le strutture esistenti (Centri del Germoplasma) e gli Istituti specializzati. - Azione 7.1.1 - Sostegno e potenziamento della rete esistente e dei programmi di ricerca connessi e suo collegamento con i centri di sperimentazione e di impiego in situ. - Azione 7.1.2 - Inserimento delle ONG e delle realta' informali nella rete e nei programmi di ricerca. Obiettivo 7.2 - Realizzazione di una rete di centri di conservazione ex situ di specie selvatiche. - Azione 7.2.1 - Riorganizzazione degli orti botanici e degli zoo come strutture per la conservazione ex situ. 8 - BIOTECNOLOGIE E SICUREZZA Obiettivo 8.1 - Regolamentazione della manipolazione e dell'uso in condizioni di sicurezza di qualsiasi organismo. - Azione 8.1.1 - Verifica dell'attuazione delle Direttive comunitarie 90/219 e 90/220 in materia di manipolazione e rilascio di materiale genetico modificato. Obiettivo 8.2 - Accesso alle biotecnologie da parte dei PVS - Azione 8.2.1 - Adozione del codice di condotta della FAO e dell'impegno internazionale del 1983. Potenziamento delle azioni intraprese in tale direzione nelle sedi internazionali (UNEP, FAO, UNESCO, UNIDO). Obiettivo 8.3 - Impedire gli effetti negativi del trasferimento di biotecnologie, in particolare verso nei PVS. - Azione 8.3.1 Applicazione della procedura di valutazione dell'impatto ambientale delle biotecnologie nelle attivita' di cooperazione coi PVS, in accordo con la legislazione dell'UE. - Azione 8.3.2 - Valutazione, attraverso analisi specifiche, delle conseguenze sociali ed economiche del trasferimento delle biotecnologie nei PVS. 9 - COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ED ECODIPLOMAZIA Obiettivo 9.1 - Cooperazione coi PVS per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversita'. - Azione 9.1.1 - Attivazione di una linea specifica di cooperazione bilaterale da realizzarsi anche attraverso intese tra il Ministero Affari Esteri, il Ministero Ambiente, il Ministero dell'Industria e le altre Amministrazioni interessate nei settori: - 9.1.1.1 - Studi Nazionali - 9.1.1.2 - Interventi sulle aree protette e settori collaterali (gestione di aree protette, ecoturismo, etc.). - 9.1.1.3 - Interventi a favore delle comunita' locali e degli attori informali per la conservazione della biodiversita' in situ ed ex situ. - 9.1.1.4 - Interventi di trasferimento di biotecnologie. - 9.1.1.5 - Formazione tecnico-scientifica in materia ambientale. - 9.1.1.6 - Supporto alla valutazione dell'impatto ambientale dei programmi di sviluppo. Obiettivo 9.2 - Rafforzamento della partecipazione dell'Italia ai programmi di cooperazione multilaterale. - Azione 9.2.1 - Fornitura di personale specializzato per il supporto al funzionamento delle strutture internazionali preposte alla cooperazione multilaterale in campo ambientale (UNEP, UNDP, WORLD BANK, GEF, etc.). - Azione 9.2.2 - Promozione della cooperazione a livello regionale per l'attivazione di misure per la conservazione della biodiversita' (ad es. nel Bacino del Mediterraneo). - Azione 9.2.3 - Promozione di una rapida predisposizione di altre convenzioni (Desertificazione, Foreste) che rafforzino le politiche di conservazione della Biodiversita'. Obiettivo 9.3 - Individuazione a livello nazionale ed internazionale, di codici di comportamento e di altre eventuali misure di protezione degli effetti negativi, ambientali e socio economici, delle biotecnologie. - Azione 9.3.1 - Definizione di procedure per l'utilizzo in sicurezza di materiale genetico modificato nei paesi di esportazione. - Azione 9.3.2 - Esecuzione di analisi preliminari di rischio, definire procedure di gestione dei rischi, dare tutta l'informazione necessaria per l'utilizzo in sicurezza materiale genetico modificato. - Azione 9.3.3 - Definizione di meccanismi di verifica degli effetti socio-economici derivanti dall'utilizzo di materiale genetico modificato. ALLEGATO 1: PRIME MISURE DI APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE SULLA BIODIVERSITA' Con riferimento alle strategie generali individuate, si riassumono di seguito le principali iniziative che il Ministero ambiente ha avviato in applicazione della convenzione. A - Completamento delle conoscenze in materia di biodiversita' Si tratta di numerosi programmi di individuazione e monitoraggio dei biotopi e degli ecosistemi al fine di identificare le componenti della diversita' biologica. Tali programmi, che vengono effettuati nell'ambito di accordi CEE riguardano in particolare: 1) L'aggiornamento dei biotopi che l'Italia ha inserito nella banca dati europea CORINE, con completamento delle informazioni scientifiche ed amministrative, tramite il progetto BioItaly approvato dalla CEE. 2) Completamento delle Checklist delle specie animali della fauna italiana. 3) Studio, sperimentazione e realizzazione di una banca dati faunistica nazionale su base cartografica. 4) Iniziative sugli habitat degradati o minacciati inclusi in localita' tutelate dalla Convenzione di RAMSAR. 5) Censimento e cartografia degli habitat italiani prioritari inclusi nella Dir. 92/43 "Habitat" con identificazione di quelli che necessitano di azioni di tutela. 6) Censimenti e azioni urgenti sui nuovi parchi dell'Italia centrale e meridionale. Nell'ambito di queste azioni va inserita la compilazione del "Catalogo ragionato e completo della diversita' biologica del paese" cosi' come richiesto dalla Camera dei Deputati che ha approvato una apposita risoluzione parlamentare il 23 luglio 1992. Le azioni suddette andranno poi integrate con quelle realizzate nell'ambito della predisposizione della Carta della Natura, come previsto dalla Legge 394/91. La Carta della Natura riguardera' inizialmente le seguenti tre fasi: a) individuazione, sul territorio nazionale, delle aree territoriali densamente antropizzate e/o degradate dal punto di vista naturalistico-ambientale; b) individuazione, nel rimanente territorio, delle aree valutabili quali "ambiente naturale" e definizione del loro stato naturalistico-ambientale mediante un'analisi ecosistemica con evidenziazione dei profili di vulnerabilita' territoriale; c) individuazione delle aree aventi rilevante valore naturalistico ambientale che costituiscono il "patrimonio naturale del paese", da porre quindi sotto speciale regime e tutela. B - Pianificazione delle attivita' di cooperazione a livello internazionale Relativamente alle azioni di cooperazione scientifica, nella educazione e nella gestione delle risorse della biodiversita' previste nei vari articoli della Convenzione sulla Biodiversita', gia' delle settimane successive a Rio sono state individuate, nelle more di una definizione dei compiti con il MAE., alcune possibilita' di cooperazione. Sono stati presi contatti con alcuni PVS, tra i quali il Guatemala e il Venezuela, per cooperazioni in progetti specifici (Guatemala) o nella gestione dei Parchi; (Venezuela), mentre con il Gabon esiste un'ipotesi di Studio Nazionale ed un concreto interessamento per la salvaguardia della foresta pluviale di "La Mingouli". Sono stati allacciati contatti con l'Istituto Italo-Latino Americano per organizzare, prossimamente, un simposio a Roma sulla Biodiversita' nell'America Latina, assicurando, all'Istituto stesso un contributo finanziario da parte del MAE. Si sta inoltre valutando la possibilita' di cooperazione con la Costarica su tematiche legate alla biodiversita'. Nel corso dell'incontro del Comitato intergovernativo per la biodiversita' di Ginevra 10-15 ottobre, l'Italia ha dato la disponibilita' a fornire al Segretariato un esperto full-time per gli adempimenti della Convenzione. Ha inoltre proposto un'azione comune di tutti i paesi del mediterraneo per la conservazione della Biodiversita' nella regione biogeografica mediterranea. C - Verifica e rafforzamento dei programmi nazionali Si sta lavorando intensamente alla istituzione dei nuovi parchi nazionali, che, una volta istituti, porteranno la superficie protetta al 10% di quella nazionale. I parchi nazionali passeranno dai 5 "storici" a 19. L'attivita' istitutiva resa oltremodo complessa dai conflitti che interessano le popolazioni residenti nei territori individuati come aree parco. D - Programmi di conservazione - interventi urgenti di ripristino e conservazione delle aree protette Per quanto riguarda gli interventi piu' urgenti di ripristino e conservazione di aree protette per la salvaguardia della biodiversita' (Art. 8 della Convenzione) sono state gia' avviate alcune azioni, di notevole portata: 1) Bonifica delle zone umide dell'area del Molentargius e litorale del Poetto (Cagliari). 2) Azioni di conservazione e monitoraggio per i siti italiani RAMSAR. 3) Programma di conservazione per l'area geografica del Parco del Delta Po con interventi urgenti di ripristino ambientale. 4) Azioni di conservazione dei Rapaci minacciati in Italia. 5) Programma di interventi per la conservazione del Lupo e del suo habitat in Italia. 6) Progetto per la salvaguardia del Cervo sardo e dell'habitat forestale della riserva del WWF di Monte Arcosu. 7) Iniziative di salvaguardia della flora con priorita' alle specie contenute nella Lista Rossa, predisposta con i contributi del Ministero. 8) Informazione e sensibilizzazione sui nuovi parchi marini e censimenti delle aree da tutelare. 9) Corridoi e areali potenziali nelle strategie di conservazione delle specie animali. 10) Indagini riguardanti specie animali e vegetali e verifica dello stato di tutela di zone umide nella valle del fiume Arno. 11) Indagini riguardanti la consistenza dei danni provocati dall'aerosol marino e da altri agenti di origine antropica sulla macchia mediterranea e sulle pinete in Toscana. L'obiettivo principale rimane comunque l'attuazione della Legge Quadro sui parchi; poiche' solo una sua rapida e discesa applicazione potra' portare il livello di tutela ambientale del territorio italiano in linea con quello degli altri paesi nei quali la tradizione ambientale radicata gia' da molti decenni. E - Integrazione delle misure di conservazione della biodiversita' in altri settori Relativamente all'uso sostenibile delle componenti della diversita' biologica, si intende utilizzare l'accordo di programma recentemente sottoscritto dal Ministro dell'ambiente e dal Ministro per il Coordinamento delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per l'incentivazione dal punto di vista economico di interventi agro-ambientali nelle aree protette, che si colloca, come tipologia di azioni, sia nel Regolamento CEE 2078/92 che nell'art. 11 della Convenzione sulla Biodiversita'. Riguardo ai programmi di ricerca e formazione sulla diversita' biologica (art. 12 della Convenzione), di stretta competenza del MURST, si sta verificando la possibilita' di avvalersi dell'accordo stipulato dal Ministero dell'Ambiente con il CNR il 15 aprile 1993 a supporto dell'attivita' in collaborazione con il MURST. F - Educazione e sensibilizzazione sui temi della diversita' biologica Per quanto riguarda le azioni di promozione e divulgazione dell'importanza della conservazione della biodiversita', citate all'art. 13 della Convenzione, sono stati gia' avviati numerosi programmi di educazione ambientale anche in attuazione all'art. 4, comma 8 della Legge Quadro sulle Aree protette n. 394/91. A titolo di esempio si riportano alcune delle iniziative avviate: 1) Educazione ambientale per la promozione dei Parchi nazionali italiani. 2) Progetto P.I.C.O. (Parchi Informazione, Consenso, Occupazione) 3) Aree protette e biodiversita'. 4) Programma di visite guidate nei parchi nazionali d'Abruzzo, del Gran Sasso e Monti della Laga. 5) Biodiversita' in Italia e funzione delle aree protette per la sua conservazione. 6) Butterfly house: la casa delle farfalle - Centro permanente di educazione ambientale. 7) Programma Blueweeks per l'educazione ambientale all'interno delle aree protette marine. 8) Elaborazione di un testo a carattere didattico.