(all. 1 - art. 1)
                                                     Roma, marzo 1994
                       MINISTERO DELL'AMBIENTE
                 COMMISSIONE PER L'AMBIENTE GLOBALE
                 LINEE STRATEGICHE PER L'ATTUAZIONE
       DELLA CONVENZIONE DI RIO DE JANEIRO E PER LA REDAZIONE
               DEL PIANO NAZIONALE SULLA BIODIVERSITA'
                 SERVIZIO CONSERVAZIONE DELLA NATURA
A - PREMESSA
  Con   la  legge  124  del  14/2/1994,  pubblicata  sulla  G.U.  del
23/2/1994, l'Italia ha ratificato e dato esecuzione alla  Convenzione
sulla  biodiversita',  con  annessi,  stabilita a Rio de Janeiro il 5
giugno 1992.
  La Convenzione si basa sulla consapevolezza "del valore  intrinseco
della  diversita'  biologica  e  del valore della diversita' dei suoi
componenti  ecologici,  genetici,  sociali,  economici,  scientifici,
educativi,   culturali,  ricreativi  ed  estetici"  e  riconosce  che
"l'esigenza  fondamentale  per  la  conservazione  della   diversita'
biologica  consiste  nella  conservazione  in situ degli ecosistemi e
degli habitat naturali e  nel  mantenimento  e  nella  ricostituzione
delle popolazioni di specie vitali nei loro ambienti naturali."
  La  Convenzione  sulla  biodiversita'  lascia  ai  singoli paesi la
facolta' di determinare le modalita' per la applicazione dei principi
in essa  contenuti;  pone  infatti  enfasi  soprattutto  ai  processi
decisionali  a  livello  nazionale,  non  limita  il  suo ambito alla
semplice conservazione della natura, ma  lo  estende  a  molti  altri
settori   dell'attivita'  umana,  sottolineando  "l'importanza  e  la
necessita' di promuovere la cooperazione internazionale, regionale  e
mondiale  tra  gli  Stati  e le organizzazioni intergovernative ed il
settore  non  governativo  per  la  conservazione  della   diversita'
biologica e l'uso durevole dei suoi componenti".
  Richiede a tutti i paesi firmatari di sviluppare strategie, piani e
programmi  per  la  conservazione  della  biodiversita'  e  per l'uso
sostenibile delle risorse, definisce le politiche principali per  una
efficace  conservazione "in situ" della biodiversita', indicando agli
Stati una serie di obiettivi sulla base dei  quali  sara'  necessario
elaborare  opportune  strategie.  Cosi'  anche  per  le misure per la
conservazione "ex  situ",  per  lo  sviluppo  sostenibile  e  per  la
valutazione degli effetti ambientali delle politiche di sviluppo.
  Vengono  date  inoltre  indicazioni  sulla ricerca e la formazione,
sull'educazione e sulla sensibilizzazione delle popolazioni, partendo
dalla consapevolezza "della generale insufficienza di informazioni  e
di  cognizioni  concernenti  la  diversita'  biologica, nonche' della
necessita' di sviluppare con urgenza i mezzi scientifici, tecnici  ed
istituzionali  atti  a  fornire  il  know-how di base necessario alla
elaborazione di misure appropriate ed alla loro attuazione".
  Sull'accesso  alle  risorse  genetiche   e   sull'accesso   ed   il
trasferimento  delle  biotecnologie,  la  convenzione indica soltanto
principi generali, e lascia completa autonomia alle Parti  contraenti
sulla loro effettiva applicazione.
  Gli  aspetti finanziari sono un punto cruciale della Convenzione; i
problemi emersi tra i paesi "donatori" e quelli in  via  di  sviluppo
non  hanno infatti consentito una definizione precisa degli impegni e
la  Convenzione  demanda  la  loro  risoluzione  a  successivi   atti
negoziali.
  Oltre  150 paesi hanno firmato la Convenzione, e piu' di 30 l'hanno
gia' ratificata, consentendone l'entrata in vigore prima  della  fine
del 1993.
  La  scelta  delle  strategie,  a  livello nazionale, deve essere un
processo partecipativo che  deve  coinvolgere  le  popolazioni  ed  i
settori produttivi che ne sono interessati.
  Solo   in   questo  modo  sara'  possibile  acquisire  il  consenso
necessario ad effettuare i  cambiamenti  richiesti  per  l'attuazione
della Convenzione.
  Lo  strumento  di  attuazione  della  Convenzione  sara'  il  Piano
Nazionale sulla Biodiversita'.
  Il Piano, che dovra' essere predisposto di concerto  con  le  altre
Amministrazioni  interessate  con  il  contributo  delle  Istituzioni
scientifiche e la partecipazione delle organizzazioni non governative
come indicato dalla Conferenza di  Rio,  costituira'  il  riferimento
dinamico  per  la  programmazione pluriennale e per la verifica delle
azioni programmate.
  Il Piano dovra' essere predisposto entro il  1994  sulla  base  del
presente  documento,  tenendo  anche  conto  degli  indirizzi e delle
decisioni assunte nelle sedi negoziali internazionali.
  Il Piano  Nazionale  sulla  Biodiversita'  tradurra'  in  programmi
operativi  gli  obiettivi  di  lungo  periodo  definiti  dalle  linee
strategiche   contenute   nel    presente    documento,    attraverso
l'individuazione  di  obiettivi specifici, raggiungibili con appositi
programmi di azioni. Sara'  inoltre  uno  strumento  di  integrazione
organica  delle  iniziative  gia' in atto per la tutela e la gestione
del patrimonio naturale nazionale. A tal fine e' definito  lo  schema
generale  del  Piano, che individua le principali aree di lavoro e le
metodologie per la sua redazione.
  Il documento delinea inoltre, nell'ambito  delle  aree  di  lavoro,
obiettivi  ed azioni prioritarie, in atto o programmate, perseguibili
avvalendosi degli strumenti normativi  e  delle  risorse  finanziarie
disponibili.
  I primi risultati significativi potranno essere ottenuti tramite la
realizzazione  del Programma Triennale per le Aree Naturali Protette,
di cui all'art. 4 della legge 394/1991, e del piu' generale Programma
Triennale per la Tutela Ambientale 1994-1996.
  Gli adempimenti, che eccedono  il  quadro  delle  attivita'  svolte
sulla base della vigente legislazione, sono finanziati dalla legge di
attuazione  della Convenzione sulla diversita' biologica e, pertanto,
dovranno essere realizzati senza ulteriori oneri finanziari.
B - LINEE STRATEGICHE PER L'ATTUAZIONE DELLA CONVENZIONE SULLA
    BIODIVERSITA'
  Nell'articolo 6,  la  Convenzione  esplicita  che  "ciascuna  Parte
contraente, secondo le proprie particolari condizioni e capacita':
   i) elaborera' strategie, piani o programmi nazionali per la
      conservazione  e l'uso sostenibile della diversita' biologica o
      adottera' a tal  fine  le  sue  strategie,  piani  o  programmi
      esistenti,  che  rifletteranno  tra  l'altro le misure previste
      dalla presente Convenzione che riguardano la Parte medesima;
  ii) integrera' nella misura del possibile e nel modo opportuno, la
      conservazione  e  l'uso  sostenibile della diversita' biologica
      nei suoi pertinenti piani, programmi e politiche  settoriali  o
      intersettoriali.
  La  realizzazione  di  una strategia nazionale per la biodiversita'
costituisce un'importantissima iniziativa perche' consente  di  avere
un  quadro completo della situazione esistente (in pratica quello che
e' gia' stato fatto oppure in attuazione in questo  campo),  consente
di  individuare  una serie di obiettivi da raggiungere e di delineare
le misure piu' idonee per il loro raggiungimento.
  Le linee principali per la elaborazione di un piano  di  attuazione
per  la  biodiversita' possono essere espresse, in maniera sintetica,
come segue:
a) Completamento e analisi delle conoscenze in materia di
   biodiversita'; stesura di un rapporto preliminare di  riferimento;
   successiva stesura di rapporti nazionali
-      L'impostazione  della  fase conoscitiva e di un rapporto sullo
stato della biodiversita' deve tenere conto del suo scopo e della sua
funzione: non si dovra' limitare alla raccolta e all'analisi dei dati
biologici, ma estendersi agli aspetti  socio-economici,  cercando  di
quantificare  i  costi  e  benefici  della  conservazione  e dell'uso
sostenibile della biodiversita'. Inoltre, raccolta  e  produzione  di
informazioni  non  dovranno essere concepite come azioni concluse, ma
come processi in continua interazione  con  la  strategia  nazionale:
ricerca   e  monitoraggio  dovranno  dunque  rientrare  tra  i  punti
qualificanti di tale strategia.
-    La fase conoscitiva dovra' essere  coordinata  da  una  apposita
Unita'   Nazionale   sulla  Biodiversita'  nell'ambito  del  Servizio
Conservazione della Natura. Tale Unita' comprendera'  diversi  gruppi
di  lavoro  interdisciplinari per settori specifici, coordinati dalle
rispettive amministrazioni. La  responsabilita'  della  raccolta  dei
dati  per  ogni  settore  potra'  essere  demandata ad enti pubblici,
dipartimenti  universitari,  associazioni  ambientaliste,  ecc.,  con
particolare riguardo agli organismi gia' attivi nel settore.
-      Dovranno essere acquisite ed organizzate tutte le informazioni
relative all'uso del suolo (agricoltura e foreste)  e  delle  risorse
acquatiche  (acque interne e mari), ai biotopi, alle specie animali e
vegetali, alle misure di conservazione "in situ" ed "ex  situ",  alle
risorse genetiche (banche del germoplasma, ecc.).
-      Dovranno essere acquisiti ed organizzati anche tutti i dati di
tipo  legislativo,  economico,  sociale   che   possono   essere   di
riferimento per le misure di tutela e promozione della biodiversita'.
b) Definizione di un quadro di riferimento internazionale per la
   conservazione  della  biodiversita',  con riferimento ai programmi
   bilaterali e multilaterali di collaborazione con gli altri paesi.
-    Dovranno essere definiti i riferimenti per  il  coordinamento  a
livello  europeo  e  mondiale  delle  strategie  sulla  biodiversita'
comprese le Convenzioni Internazionali e le Direttive Comunitarie  in
materia,  la  cui  attuazione e' da coordinare con le finalita' della
Convenzione, sondando nel contempo le necessita' di altre  azioni  di
coordinamento   con   i   paesi   della   regione  biogeografica  del
Mediterraneo per la conservazione della biodiversita' della Regione e
con altri paesi per azioni a livello piu' ampio.
-    Dovranno essere studiate misure che assicurino la partecipazione
tecnica, oltre che finanziaria dell'Italia ai meccanismi  del  GEF  o
comunque della cooperazione multilaterale.
-      Dovranno  essere  scelti i paesi con i quali avviare gli Studi
Nazionali  e  definite  le  strutture  che  coordineranno   la   loro
esecuzione e le successive attivita'.
-     Dovranno essere creati e mantenuti meccanismi di collaborazione
con gli altri paesi industrializzati, al fine di definire  meccanismi
comuni, nell'ambito dell'UE, per il trasferimento delle biotecnologie
ai PVS, superando gli attuali ostacoli della normativa internazionale
di protezione della proprieta' intellettuale.
-      A  questo  proposito  dovranno essere intraprese iniziative di
cooperazione bilaterali e multilaterali nel campo della ricerca e del
trasferimento tecnologico in  settori  relativi  alla  conservazione,
valutazione e uso sostenibile della diversita' biologica.
c) Verifica dei programmi nazionali di conservazione degli
   ecosistemi,  degli  agroecosistemi, dei paesaggi ecologici, e loro
   rafforzamento ed integrazione nei programmi per la biodiversita'.
-   Le normative e le  priorita'  nazionali  gia'  definite  dovranno
essere  verificate,  nel  quadro  piu'  generale della biodiversita',
accrescendo il ruolo delle aree protette, la  tutela  paesistica,  la
tutela  degli  agroecosistemi  con  l'applicazione dei principi dello
sviluppo sostenibile e con il loro  inserimento  nei  piani  a  lungo
termine per la conservazione della biodiversita'.
   Gli indirizzi fondamentali in merito riguardano:
-    L'aumento  del  numero e dell'estensione e della copertura delle
aree protette e il miglioramento del livello di protezione.
-  L'individuazione di zone che  possiedono  particolari  valenze  di
biodiversita',  anche  relativamente a specie e varieta' domesticate,
specificando le misure per la loro conservazione.
-  L'inserimento della tutela del paesaggio  nel  piu'  ampio  quadro
della tutela della natura.
d) Verifica dei programmi di conservazione delle specie, delle
   popolazioni,  delle  risorse  genetiche  e  loro  potenziamento ed
   inquadramento nelle politiche dello sviluppo sostenibile.
-    Gli attuali programmi di  conservazione  delle  specie  e  delle
popolazioni  devono  essere  rivisti  ed  inquadrati nell'ottica piu'
generale della  conservazione  della  biodiversita'  rafforzando  gli
strumenti  e individuando le priorita', in particolare quelle a lungo
termine, con riferimento alle attivita' analoghe condotte negli altri
paesi, in collegamento  con  l'UE  e  in  accordo  con  le  attivita'
economiche e sociali dei territori interessati.
-         Dovranno  essere  verificate  e  rafforzate  le  misure  di
conservazione del patrimonio genetico delle piante  e  degli  animali
domesticati, identificando quelle che, anche sulla base dei programmi
avviati  degli  altri paesi o da organismi internazionali, richiedono
le misure prioritarie.
-   Dovranno essere colmate le maggiori lacune nella protezione delle
risorse fitogenetiche sia con misure "in situ"  che  con  misure  "ex
situ".
-     Dovranno essere rafforzate le collaborazioni tra le istituzioni
che si  occupano  di  conservazione  "in  situ"  ed  "ex  situ",  per
valorizzare  il ruolo delle strutture ex situ nelle reintroduzioni di
specie, di recupero e ripristino degli habitat.
e) Individuazione delle strategie per la integrazione delle misure di
   protezione  della biodiversita' in tutti i settori della attivita'
   umana, ove sia dimostrato l'impatto negativo sulla conservazione e
   l'uso durevole della biodiversita'.
-   Dovranno essere individuati e sviluppati nuovi meccanismi per  la
integrazione    delle    misure   della   Convenzione   nei   settori
dell'agricoltura,  dei  trasporti,   dell'energia,   della   ricerca,
dell'istruzione, del turismo, della sanita', dell'urbanistica, etc.
-      Dovra'  essere diffuso ed incoraggiato l'uso sostenibile delle
risorse viventi per i benefici  locali,  esaminando  le  opportunita'
esistenti  ed  individuando, o creando, le condizioni per lo sviluppo
di  un  mercato  per  i  prodotti  derivanti   da   varieta'   locali
tradizionali  con  tecniche  compatibili  con  la conservazione della
biodiversita'.
-      Dovranno  essere  valorizzati  i  programmi  per  un   turismo
compatibile con le risorse di biodiversita' nelle aree protette.
-   Dovra' essere studiato il ruolo dei farmaci naturali in relazione
alla biodiversita' e successivamente adottate specifiche norme atte a
garantire il loro appropriato utilizzo.
-      Dovranno essere individuate le misure per utilizzare parte dei
benefici  economici  derivanti  dallo  sfruttamento,  (ad  esempio  a
livello   farmaceutico   e  industriale,  etc),  dei  prodotti  della
biodiversita', per azioni di protezione della biodiversita' stessa.
-     Dovranno essere individuate  le  modalita'  di  verifica  e  di
controllo  degli  effetti delle attivita' di Settori quali industria,
trasporto,  energia,  sulla  biodiversita',  studiando  ed  attivando
meccanismi di correzione degli effetti negativi.
-         Dovra'   essere  rivista  la  politica  agricola  nazionale
incoraggiando le strategie  che  favoriscono  l'utilizzo  di  specie,
varieta'   e   prodotti   compatibili   con  la  conservazione  della
biodiversita'.
-   Dovranno essere riviste le politiche di utilizzo  del  patrimonio
forestale,  al  fine di mantenere di biodiversita' nelle foreste, con
uso controllato delle monocolture.
-   Dovra' essere promossa presso l'UE l'applicazione della procedura
di VIA a tutti i progetti che possono influire in  maniera  rilevante
sulla biodiversita'.
-      Dovranno  essere  pienamente applicate le norme urgenti per la
minimizzazione dai rischi ambientali associati con le  biotecnologie,
in accordo con le direttive comunitarie.
-    Dovranno inoltre essere studiati e adottati, a livello nazionale
e  internazionale,  codici  di  comportamento  e  altre   misure   di
protezione dagli effetti negativi, ambientali e socio-economici delle
biotecnologie, in accordo con eventuali provvedimenti dell'UE.
f) Programmi di formazione ed educazione sui temi della biodiversita'
-      Dovranno essere rivedute e rafforzate le istituzioni a livello
nazionale  e  locale  per  la  diffusione  delle  informazioni  sulla
conservazione  e sul valore potenziale della biodiversita' al fine di
creare, in particolare nelle nuove generazioni, la  cultura  di  base
per   la   prosecuzione   di  una  politica  di  conservazione  della
biodiversita'.
-    Dovranno essere avviati programmi  di  educazione  nelle  scuole
sulle  tematiche della biodiversita', introducendo, corsi finalizzati
negli opportuni livelli di istruzione.
-   Dovranno essere curate o rafforzate strutture per il training del
personale   addetto   a   pratiche   agricole   compatibili   con  la
conservazione della biodiversita'.
g) Misure a livello istituzionale per la individuazione e la verifica
   periodica delle strategie per la conservazione della biodiversita'
-       L'esecuzione  delle  misure  per   la   conservazione   della
biodiversita'  richiede  una  politica  integrata  nei vari settori e
pertanto l'adeguamento in tal  senso  degli  organi  esistenti  o  la
creazione di nuovi.
-      Dovra'  essere  rafforzato  il  ruolo delle organizzazioni non
governative (ONG) e delle comunita' locali degli agricoltori e  degli
allevatori  individuando  idonee  sedi  di  consultazione e specifici
programmi.
-   Dovranno essere definite le modalita' di controllo  delle  azioni
sulla  biodiversita';  dovra'  essere  verificata  la possibilita' di
utilizzare nuovi sistemi, quali ad esempio, la analisi annuale  delle
spese  in  tutti  i  comparti  di interesse per la biodiversita' e la
stesura e la pubblicazione di un rapporto annuale al parlamento sulla
efficacia degli strumenti adottati.
-    Dovra' essere adottata una politica di  verifica  periodica  del
ciclo:    Strategia  -  Programma di azione - Risultati, che consenta
aggiustamenti in tempo  reale  sulla  base  dei  risultati  man  mano
acquisiti.
C - SCHEMA GENERALE PER LA REDAZIONE DEL PIANO NAZIONALE SULLA
    BIODIVERSITA'
AREE DI LAVORO
1 - CONOSCENZA DEL PATRIMONIO ITALIANO DI DIVERSITA' BIOLOGICA
Obiettivo: 1.1 - Sistematizzazione delle conoscenze gia' disponibili
-   Azione: 1.1.1 - Istituzione di una rete nazionale di conoscenze e
di  ricerca  coordinata  con  la  Carta  della  Natura  in  corso  di
predisposizione da parte dei Servizi Tecnici Nazionali (STN), con  il
coinvolgimento  attivo  degli  stessi  (STN)  organizzatori gestori e
coordinatori del Sistema Informativo  Unico,  e  del  CNR  attraverso
specifici  accordi  di  programma.  La  rete  dovra'  in  primo luogo
raccogliere ed organizzare le reti  gia'  esistenti,  in  particolare
quelle   relative   alla   conoscenza  dei  genotipi  delle  varieta'
utilizzate.    Della  rete  dovranno  far  parte   sia   i   soggetti
istituzionali,  sia quelli non istituzionali (istituti specializzati,
Societa' ed Associazioni di studiosi), sia ONG attive nel settore. La
rete si avvarra' del  supporto  delle  banche  dati  gia'  esistenti,
comprese  le  banche  dati  internazionali (Consiglio d'Europa, UICN,
UNEP, CGIAR-FAO, UNESCO-MAB)  e  del  Sistema  Informativo  Nazionale
Ambientale (SINA) del Ministero dell'Ambiente.
Obiettivo: 1.2 - Completamento delle conoscenze
    L'analisi delle aree protette (analisi degli spettri, analisi dei
gradienti,  delle  tendenze  evolutive  della biodiversita', ecc., in
relazione alle funzioni  ecosistemiche)  dovra'  essere  naturalmente
prioritaria, ma l'obiettivo al quale tendere e' una conoscenza estesa
a  tutto il territorio, al fine anche di una verifica delle priorita'
nell'istituzione di nuove aree  significative  per  la  conservazione
della biodiversita'.
-   Azione: 1.2.1 - Avviamento di un primo programma di completamento
delle  indagini  e  degli  studi  nelle  aree  naturali  protette. Il
programma  sara'  inserito  nell'ambito  del  Piano  Triennale  della
Ricerca   1994-1996.   Dovra'   vedere   impegnati:     le  strutture
istituzionali  (STN,  CNR,  Universita',  Associazioni  Scientifiche,
ENEA, etc.); gli Enti Parco e  le  ONG  (Associazioni  ambientaliste,
Associazioni  locali,)  al  fine di legare l'analisi alla realta' del
territorio e valorizzare la conoscenza informale.
-   Azione 1.2.2 - Predisposizione delle metodologie ed  i  programmi
per  il  completamento  delle  conoscenze  al  di  fuori  delle  aree
protette.
    Per  la  realizzazione  di  questo  programma   potranno   essere
utilmente  utilizzate  le  conoscenze  acquisite  dalle  attivita' di
predisposizione della Carta della Natura.
2. MONITORAGGIO SULLO STATO DELLA BIODIVERSITA'
Obiettivo 2.1 - Monitoraggio dello stato nella biodiversita'
                individuando un sistema di indicatori
-      Azione  2.1.1  -  Costituzione  di   un   Osservatorio   sulla
Biodiversita' presso il Ministero dell'Ambiente che avra' la funzione
di  monitorare,  attraverso un idoneo sistema di indicatori, lo stato
della Biodiversita' e gli  effetti  delle  misure  di  conservazione,
avvalendosi  in questa azione anche di strutture ed Enti qualificati,
quali ANPA, STN, CNR, ENEA, Enti di  Ricerca  del  Ministero  per  il
Coordinamento delle Politiche Alimentari, Agricole e Forestali.
-   Azione 2.1.2 - Costituzione di una rete di monitoraggio integrata
facente  capo  all'osservatorio, con terminali derivanti, localizzati
presso le strutture nazionali regionali e locali, gli Enti parco, gli
Orti botanici pubblici.
3 - FORMAZIONE ED EDUCAZIONE
Obiettivo 3.1 - Inserimento del tema della biodiversita' (conoscenza,
                importanza,  conservazione,   ...)   come   argomento
                interdisciplinare nella didattica scolastica.
  Il tema dovra' essere collegato alle realta' ambientali e culturali
esistenti sul territorio.
-    Azione 3.1.1 - Predisposizione di programmi interdisciplinari di
educazione sulla biodiversita' con il  coinvolgimento  diretto  degli
operatori di settore.
-      Azione  3.1.2  -  Realizzazione  di  centri di educazione alla
biodiversita' nelle  aree  protette,  che  potranno  avvalersi  della
collaborazione delle ONG e delle altre realta' locali valorizzando il
ruolo delle attivita' tradizionali di conservazione.
Obiettivo 3.2 - Formazione di tecnici specializzati nella
                conservazione  ed uso sostenibile della biodiversita'
                in Italia e all'estero.
-   Azione 3.2.1 - Attivazione degli indirizzi didattici sperimentali
relativi alla conservazione e alla gestione delle  risorse  naturali.
Gli  indirizzi dovranno affrontare problematiche di livello nazionale
ed  internazionale,  formando  anche  tecniche  per  la  cooperazione
internazionale.  Dovranno essere previsti programmi per la formazione
di tecnici dei PVS coperti da opportuni strumenti finanziari.    Tali
programmi dovranno essere collegati con le attivita' sul territorio e
con quelle di ricerca finalizzata.
Obiettivo 3.3 - Sensibilizzazione delle varie componenti sociali
                sull'importanza  della  biodiversita'  allo  scopo di
                modificarne consumi e comportamenti.
-      Azione  3.3.1 - Rafforzamento delle campagne informative sulle
aree protette.
-    Azione 3.3.2 - Realizzazione di nuove  campagne  informative  su
tutto  il  territorio  che  affrontino  il  tema  della biodiversita'
avvalendosi dell'apporto delle ONG e delle realta' locali.
4 - CONSERVAZIONE IN SITU (AREE PROTETTE, TERRITORIO NON PROTETTO,
    RECUPERO AMBIENTALE)
Obiettivo 4.1 - Completamento del sistema nazionale di aree protette.
  Il completamento del sistema delle aree protette dovra' tener conto
dei  nuovi concetti di conservazione della Biodiversita', prevedendo,
oltre alle aree di riserva, anche zone di margine a tutela parziale e
corridoi biotici. Dovra' essere affrontato il tema della  tutela  del
paesaggio  con un approccio ecosistemico, integrando la conservazione
di interi paesaggi ecologici con le attivita' di conservazione  della
natura.  E'  inoltre  importante  che nel sistema di aree protette si
tenga conto della tutela in  situ  dei  germoplasmi  delle  specie  e
varieta' coltivate.
-      Azione 4.1.1 - Completamento delle azioni previste dalla legge
394/91 relativamente all'istituzione di aree protette,  estendendole,
per quanto compatibile, alle aree di reperimento gia' individuate.
-      Azione  4.1.2  - Verifica delle opportunita' di concentrare le
competenze nazionali in materia di tutela  del  paesaggio  presso  il
Ministero   ambiente  per  una  piu'  efficace  attivita'  di  tutela
ambientale.
-    Azione 4.1.3 - Realizzazione  di  parchi  agro-ecologici  basati
sulla  valorizzazione  delle  esperienze  locali, possibilmente nelle
aree/specie a rischio, collegati con la rete di banche dati  al  fine
di favorire l'uso  delle varieta' conservate ex situ.
Obiettivo 4.2 - Individuazione delle misure di protezione degli
                ecosistemi  al  di  fuori  delle  aree  protette e di
                restauro degli ecosistemi degradati.
  Tali misure dovranno riguardare in particolare gli  ecotoni  e  gli
ambienti   minori   (siepi,   piccole  aree  umide),  gli  ecosistemi
utilizzati  in  modo  produttivo  (boschi,  pascoli,)  e  quelli  che
subiscono una forte pressione antropica (corsi d'acqua, coste).
-      Azione  4.2.1  - Verifica dell'efficacia delle misure previste
dalla L. 431/85 e  dalle  altre  normative  esistenti  relative  alla
tutela  diffusa  degli ecosistemi ed identificare le eventuali misure
integrative.
-    Azione 4.2.2 - Verifica  dell'efficacia  delle  misure  previste
dalla  legge  183/89  per  gli  aspetti  di pianificazione e gestione
compatibile del territorio che  hanno  riflessi  sulla  tutela  degli
ecosistemi diffusi ed identificare le eventuali misure integrative.
-    Azione 4.2.3 - Avviamento di un programma di restauro ambientale
e di rinaturazione  degli  ecosistemi  degradati  con  priorita'  per
quelli nelle aree protette e nei corridoi biotici.
Obiettivo 4.3 - Tutela delle popolazioni di specie animali e
                vegetali  selvatiche  anche  al  di  fuori delle aree
                protette.
-   Azione 4.3.1 - Completamento delle misure a livello regionale  ed
identificazione  di  quelle  a  livello  nazionale  necessarie per la
protezione della flora e della fauna anche al  di  fuori  delle  aree
protette.  Presentazione  al  Parlamento del D.d.L. per la protezione
della fauna.
Obiettivo 4.4 - Tutela delle varieta' e delle specie coltivate anche
                al di fuori delle aree protette.
-    Azione 4.4.1 - Recupero delle varieta' agricole che rischiano la
scomparsa  o  che  sono  conservate  esclusivamente  ex  situ,  anche
attraverso l'applicazione del regolamento CEE 2078/92.
5 - PROMOZIONE DELLE ATTIVITA' SOSTENIBILI
Obiettivo 5.1 - Sviluppo delle attivita' compatibili nelle aree
                protette ed al di fuori di esse.
  Incentivazione  delle attivita' produttive tradizionali delle quali
sia riconosciuta  la  compatibilita'  ed  introduzione  di  eventuali
elementi di innovazione o di nuove attivita' direttamente legate alle
finalita' della conservazione della biodiversita'.
-      Azione  5.1.1  -  Attuazione di un programma di interventi per
l'agricoltura biologica nelle aree  protette  utilizzando  in  merito
anche  le disponibilita' finanziarie derivanti dall'accordo Ministero
Coordinamento Politiche Agricole e Forestali e Ministero ambiente  di
applicazione  del  regolamento  CEE  2078/92. In questo ambito dovra'
svilupparsi  un  programma  che   abbia   anche   l'obiettivo   della
conservazione dei germoplasmi delle specie e varieta' tradizionali.
-      Azione  5.1.2  -  Verifica della possibilita' di utilizzare le
strutture  ed  ex  Azienda  Forestale  dello  Stato  come  centri  di
sperimentazione   di   agricoltura  sostenibile  in  cui  si  provino
agrosistemi integrati che utilizzino le tecniche delle  consociazioni
fra   specie   diverse   e   genotipi  diversi  come  motore  per  la
riconversione della agricoltura.
-    Azione 5.1.3 - Promozione della  silvicoltura  naturalistica  in
sostituzione  delle  tecniche  a  maggiore  impatto utilizzate per lo
sfruttamento delle risorse forestali, valendosi del  regolamento  CEE
2080/92.
Azione 5.1.4 - Promozione del turismo naturalistico anche al di fuori
delle aree protette.
Obiettivo 5.2 - Sviluppo delle attivita' compatibili anche al di
                fuori delle aree protette.
-     Azione 5.2.1 - Promozione oltre che delle attivita' individuate
anche di quelle che, pur non  finalizzate  alla  conservazione  della
biodiversita', siano chiaramente compatibili.
6 - CONTENIMENTO DEI FATTORI DI RISCHIO
Obiettivo 6.1 - Adeguamento della normativa sulla valutazione di
                impatto  ambientale  relativamente  ai  progetti  che
                possono avere impatti  negativi  significativi  sulla
                biodiversita',    in   accordo   con   le   direttive
                comunitarie.
-   Azione 6.1.1 - Identificazione delle categorie  di  progetti  con
impatti  significativi  sulla  biodiversita'  a  livello genetico, di
specie e di ecosistemi.
-     Azione 6.1.2  -  Adeguamento  della  normativa  vigente  ed  in
preparazione  sulla  VIA  alle  categorie  di  progetti  con  impatto
negativo  sulla  Biodiversita'.  Rafforzare  la  partecipazione   del
pubblico nelle procedure di valutazione dell'impatto ambientale.
-      Azione 6.1.3 - Applicazione, ove previsto, del principio della
cosiddetta precautionary per le categorie di progetti per i quali non
e' possibile stabilire l'impatto sulla Biodiversita' ed inserirli  in
un apposito elenco nell'ambito del Piano.
Obiettivo 6.2 - Introduzione di misure appropriate per assicurare che
                le  conseguenze  di programmi e politiche negli altri
                settori   che   hanno    effetti    negativi    sulla
                Biodiversita'  vengano  debitamente  considerate,  in
                accordo con le direttive comunitarie.
-         Azione   6.2.1   -   Predisposizione  delle  normative  per
l'effettuazione,  da   parte   delle   amministrazioni   interessate,
dell'analisi  degli  impatti  sull'ambiente  dei  programmi  e  delle
politiche  dei  settori  che   hanno   conseguenze   negative   sulla
biodiversita'  (rifiuti,  depurazione delle acque, energia, trasporti
terrestri e fluviali, agricoltura, sistemazioni idrauliche, etc.).
-    Azione 6.2.2 - Individuazione  di  eventuali  strumenti  atti  a
sensibilizzare gli organismi locali deputati alla attuazione di piani
e  programmi  che  hanno impatti negativi sulla biodiversita', per la
effettuazione dei necessari controlli.
Obiettivo 6.3 - Definizione di misure per interventi di emergenza su
                settori o attivita' che presentino gravi ed imminenti
                pericoli  per  la  biodiversita',  incoraggiando   la
                cooperazione   internazionale  nel  caso  di  effetti
                transfrontalieri.
-    Azione 6.3.1 - Individuazione delle  attivita'  suscettibili  di
rappresentare  pericoli  gravi  per  la Biodiversita' e verificare la
adeguatezza dei piani di intervento predisposti.
-   Azione 6.3.2 - Predisposizione di piani di intervento  coordinati
con  gli altri paesi interessati per quei settori dove le conseguenze
sulla  Biodiversita'  travalicano  i  confini   nazionali   (ad   es.
inquinamento marino, incidenti nucleari).
7 - CONSERVAZIONE EX SITU
Obiettivo 7.1 - Realizzazione di una rete integrata di centri per la
                conservazione del germoplasma.
  Partendo  da  quanto  gia'  esiste, deve essere realizzata una rete
integrata di centri per la conservazione del germoplasma, utilizzando
come punti nodali le strutture esistenti (Centri del  Germoplasma)  e
gli Istituti specializzati.
-      Azione 7.1.1 - Sostegno e potenziamento della rete esistente e
dei programmi di ricerca connessi e suo collegamento con i centri  di
sperimentazione e di impiego in situ.
-      Azione 7.1.2 - Inserimento delle ONG e delle realta' informali
nella rete e nei programmi di ricerca.
Obiettivo 7.2 - Realizzazione di una rete di centri di conservazione
                ex situ di specie selvatiche.
-  Azione 7.2.1 - Riorganizzazione degli orti botanici  e  degli  zoo
come strutture per la conservazione ex situ.
8 - BIOTECNOLOGIE E SICUREZZA
Obiettivo 8.1 - Regolamentazione della manipolazione e dell'uso in
                condizioni di sicurezza di qualsiasi organismo.
-       Azione  8.1.1  -  Verifica  dell'attuazione  delle  Direttive
comunitarie 90/219 e 90/220 in materia di manipolazione e rilascio di
materiale genetico modificato.
Obiettivo 8.2 - Accesso alle biotecnologie da parte dei PVS
-    Azione 8.2.1 - Adozione del  codice  di  condotta  della  FAO  e
dell'impegno  internazionale  del  1983.  Potenziamento  delle azioni
intraprese in tale direzione nelle sedi  internazionali  (UNEP,  FAO,
UNESCO, UNIDO).
Obiettivo 8.3 - Impedire gli effetti negativi del trasferimento di
                biotecnologie, in particolare verso nei PVS.
-      Azione  8.3.1  Applicazione  della  procedura  di  valutazione
dell'impatto  ambientale  delle  biotecnologie  nelle  attivita'   di
cooperazione coi PVS, in accordo con la legislazione dell'UE.
-    Azione 8.3.2 - Valutazione, attraverso analisi specifiche, delle
conseguenze   sociali   ed   economiche   del   trasferimento   delle
biotecnologie nei PVS.
9 - COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ED ECODIPLOMAZIA
Obiettivo 9.1 - Cooperazione coi PVS per la conservazione e l'uso
                sostenibile della biodiversita'.
-   Azione 9.1.1 - Attivazione di una linea specifica di cooperazione
bilaterale  da  realizzarsi  anche attraverso intese tra il Ministero
Affari Esteri, il Ministero Ambiente, il Ministero  dell'Industria  e
le altre Amministrazioni interessate nei settori:
- 9.1.1.1 - Studi Nazionali
- 9.1.1.2 - Interventi sulle aree protette e settori collaterali
            (gestione di aree protette, ecoturismo, etc.).
- 9.1.1.3 - Interventi a favore delle comunita' locali e degli attori
            informali  per  la  conservazione  della biodiversita' in
            situ ed ex situ.
- 9.1.1.4 - Interventi di trasferimento di biotecnologie.
- 9.1.1.5 - Formazione tecnico-scientifica in materia ambientale.
- 9.1.1.6 - Supporto alla valutazione dell'impatto ambientale dei
            programmi di sviluppo.
Obiettivo 9.2 - Rafforzamento della partecipazione dell'Italia ai
                programmi di cooperazione multilaterale.
-    Azione 9.2.1 -  Fornitura  di  personale  specializzato  per  il
supporto  al  funzionamento  delle  strutture internazionali preposte
alla cooperazione multilaterale  in  campo  ambientale  (UNEP,  UNDP,
WORLD BANK, GEF, etc.).
-    Azione 9.2.2 - Promozione della cooperazione a livello regionale
per l'attivazione di misure per la conservazione della  biodiversita'
(ad es. nel Bacino del Mediterraneo).
-    Azione 9.2.3 - Promozione di una rapida predisposizione di altre
convenzioni (Desertificazione, Foreste) che rafforzino  le  politiche
di conservazione della Biodiversita'.
Obiettivo 9.3 - Individuazione a livello nazionale ed internazionale,
                di  codici  di  comportamento  e  di  altre eventuali
                misure  di   protezione   degli   effetti   negativi,
                ambientali e socio economici, delle biotecnologie.
-      Azione  9.3.1  -  Definizione  di  procedure per l'utilizzo in
sicurezza di materiale genetico modificato nei paesi di esportazione.
-    Azione 9.3.2 - Esecuzione di  analisi  preliminari  di  rischio,
definire  procedure di gestione dei rischi, dare tutta l'informazione
necessaria per l'utilizzo in sicurezza materiale genetico modificato.
-    Azione 9.3.3 -  Definizione  di  meccanismi  di  verifica  degli
effetti socio-economici derivanti dall'utilizzo di materiale genetico
modificato.
ALLEGATO 1: PRIME MISURE DI APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE
            SULLA BIODIVERSITA'
  Con  riferimento alle strategie generali individuate, si riassumono
di seguito le principali iniziative  che  il  Ministero  ambiente  ha
avviato in applicazione della convenzione.
A - Completamento delle conoscenze in materia di biodiversita'
  Si  tratta  di  numerosi programmi di individuazione e monitoraggio
dei biotopi e degli ecosistemi al fine di identificare le  componenti
della  diversita'  biologica.  Tali programmi, che vengono effettuati
nell'ambito di accordi CEE riguardano in particolare:
1) L'aggiornamento dei biotopi che l'Italia ha inserito nella banca
   dati   europea   CORINE,   con  completamento  delle  informazioni
   scientifiche  ed  amministrative,  tramite  il  progetto  BioItaly
   approvato dalla CEE.
2) Completamento delle Checklist delle specie animali della fauna
   italiana.
3) Studio, sperimentazione e realizzazione di una banca dati
   faunistica nazionale su base cartografica.
4) Iniziative sugli habitat degradati o minacciati inclusi in
   localita' tutelate dalla Convenzione di RAMSAR.
5) Censimento e cartografia degli habitat italiani prioritari inclusi
   nella  Dir.  92/43  "Habitat"  con  identificazione  di quelli che
   necessitano di azioni di tutela.
6) Censimenti e azioni urgenti sui nuovi parchi dell'Italia centrale
   e meridionale.
  Nell'ambito di  queste  azioni  va  inserita  la  compilazione  del
"Catalogo  ragionato e completo della diversita' biologica del paese"
cosi' come richiesto dalla Camera dei Deputati che ha  approvato  una
apposita risoluzione parlamentare il 23 luglio 1992.
  Le  azioni  suddette  andranno  poi integrate con quelle realizzate
nell'ambito della predisposizione  della  Carta  della  Natura,  come
previsto dalla Legge 394/91.
La Carta della Natura riguardera' inizialmente le seguenti tre fasi:
a) individuazione, sul territorio nazionale, delle aree territoriali
   densamente   antropizzate   e/o   degradate  dal  punto  di  vista
   naturalistico-ambientale;
b) individuazione, nel rimanente territorio, delle aree valutabili
   quali  "ambiente  naturale"   e   definizione   del   loro   stato
   naturalistico-ambientale   mediante  un'analisi  ecosistemica  con
   evidenziazione dei profili di vulnerabilita' territoriale;
c) individuazione delle aree aventi rilevante valore naturalistico
   ambientale che costituiscono il "patrimonio naturale  del  paese",
   da porre quindi sotto speciale regime e tutela.
B - Pianificazione delle attivita' di cooperazione a livello
    internazionale
  Relativamente   alle  azioni  di  cooperazione  scientifica,  nella
educazione  e  nella  gestione  delle  risorse  della   biodiversita'
previste  nei  vari  articoli  della Convenzione sulla Biodiversita',
gia' delle settimane successive a Rio sono state  individuate,  nelle
more  di una definizione dei compiti con il MAE., alcune possibilita'
di cooperazione.
  Sono stati presi contatti con alcuni PVS, tra i quali il  Guatemala
e  il Venezuela, per cooperazioni in progetti specifici (Guatemala) o
nella gestione dei Parchi; (Venezuela), mentre con  il  Gabon  esiste
un'ipotesi  di  Studio Nazionale ed un concreto interessamento per la
salvaguardia della foresta pluviale di "La Mingouli".
  Sono  stati  allacciati  contatti   con   l'Istituto   Italo-Latino
Americano  per  organizzare,  prossimamente, un simposio a Roma sulla
Biodiversita' nell'America Latina, assicurando,  all'Istituto  stesso
un contributo finanziario da parte del MAE.
  Si  sta  inoltre  valutando  la possibilita' di cooperazione con la
Costarica su tematiche legate alla biodiversita'.
  Nel  corso  dell'incontro  del  Comitato  intergovernativo  per  la
biodiversita'  di  Ginevra  10-15  ottobre,  l'Italia  ha   dato   la
disponibilita' a fornire al Segretariato un esperto full-time per gli
adempimenti della Convenzione.
  Ha   inoltre  proposto  un'azione  comune  di  tutti  i  paesi  del
mediterraneo per la conservazione della Biodiversita'  nella  regione
biogeografica mediterranea.
C - Verifica e rafforzamento dei programmi nazionali
  Si  sta  lavorando  intensamente  alla istituzione dei nuovi parchi
nazionali, che, una volta istituti, porteranno la superficie protetta
al 10% di quella nazionale.  I  parchi  nazionali  passeranno  dai  5
"storici"  a  19. L'attivita' istitutiva resa oltremodo complessa dai
conflitti che interessano  le  popolazioni  residenti  nei  territori
individuati come aree parco.
D  -  Programmi di conservazione - interventi urgenti di ripristino e
conservazione delle aree protette
    Per quanto riguarda gli interventi piu' urgenti di  ripristino  e
conservazione   di   aree   protette   per   la   salvaguardia  della
biodiversita' (Art. 8 della  Convenzione)  sono  state  gia'  avviate
alcune azioni, di notevole portata:
1)  Bonifica  delle  zone umide dell'area del Molentargius e litorale
del
   Poetto (Cagliari).
2) Azioni di conservazione e monitoraggio per i siti italiani RAMSAR.
3) Programma di conservazione per l'area geografica del Parco del
   Delta Po con interventi urgenti di ripristino ambientale.
4) Azioni di conservazione dei Rapaci minacciati in Italia.
5) Programma di interventi per la conservazione del Lupo e del suo
   habitat in Italia.
6) Progetto per la salvaguardia del Cervo sardo e dell'habitat
   forestale della riserva del WWF di Monte Arcosu.
7) Iniziative di salvaguardia della flora con priorita' alle specie
   contenute nella Lista Rossa,  predisposta  con  i  contributi  del
   Ministero.
8) Informazione e sensibilizzazione sui nuovi parchi marini e
   censimenti delle aree da tutelare.
9) Corridoi e areali potenziali nelle strategie di conservazione
   delle specie animali.
10) Indagini riguardanti specie animali e vegetali e verifica dello
   stato di tutela di zone umide nella valle del fiume Arno.
11) Indagini riguardanti la consistenza dei danni provocati
   dall'aerosol  marino  e da altri agenti di origine antropica sulla
   macchia mediterranea e sulle pinete in Toscana.
  L'obiettivo principale rimane  comunque  l'attuazione  della  Legge
Quadro sui parchi; poiche' solo una sua rapida e discesa applicazione
potra'  portare  il  livello  di  tutela  ambientale  del  territorio
italiano  in  linea  con  quello  degli  altri  paesi  nei  quali  la
tradizione ambientale radicata gia' da molti decenni.
E - Integrazione delle misure di conservazione della biodiversita' in
    altri settori
  Relativamente all'uso sostenibile delle componenti della diversita'
biologica,  si intende utilizzare l'accordo di programma recentemente
sottoscritto  dal  Ministro  dell'ambiente  e  dal  Ministro  per  il
Coordinamento  delle  Politiche  Agricole, Alimentari e Forestali per
l'incentivazione  dal  punto  di  vista   economico   di   interventi
agro-ambientali  nelle  aree protette, che si colloca, come tipologia
di azioni, sia nel Regolamento CEE 2078/92  che  nell'art.  11  della
Convenzione sulla Biodiversita'.
   Riguardo  ai  programmi  di  ricerca e formazione sulla diversita'
biologica (art. 12 della  Convenzione),  di  stretta  competenza  del
MURST,  si  sta verificando la possibilita' di avvalersi dell'accordo
stipulato dal Ministero dell'Ambiente con il CNR il 15 aprile 1993  a
supporto dell'attivita' in collaborazione con il MURST.
F   -  Educazione  e  sensibilizzazione  sui  temi  della  diversita'
biologica
  Per  quanto  riguarda  le  azioni  di  promozione  e   divulgazione
dell'importanza   della  conservazione  della  biodiversita',  citate
all'art. 13 della  Convenzione,  sono  stati  gia'  avviati  numerosi
programmi  di  educazione  ambientale anche in attuazione all'art. 4,
comma 8 della Legge Quadro sulle Aree protette n. 394/91.
  A titolo di esempio si riportano alcune delle iniziative avviate:
1) Educazione ambientale per la promozione dei Parchi nazionali
   italiani.
2) Progetto P.I.C.O. (Parchi Informazione, Consenso, Occupazione)
3) Aree protette e biodiversita'.
4) Programma di visite guidate nei parchi nazionali d'Abruzzo, del
   Gran Sasso e Monti della Laga.
5) Biodiversita' in Italia e funzione delle aree protette per la sua
   conservazione.
6) Butterfly house: la casa delle farfalle - Centro permanente di
   educazione ambientale.
7) Programma Blueweeks per l'educazione ambientale all'interno delle
   aree protette marine.
8) Elaborazione di un testo a carattere didattico.