(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
           LINEE GUIDA PER IL TRATTAMENTO DELLA DIPENDENZA
                 DA OPPIACEI CON FARMACI SOSTITUTIVI
                              PREMESSA
   Dai dati della comune esperienza emerge che  i  trattamenti  delle
tossicodipendenze in genere non producono, in pochi giorni o in pochi
mesi  uno  stato  permanente  di  astensione dall'uso della eroina da
parte di soggetti che non siano motivati e  che  presentino  problemi
psico-sociali con una radicata condizione di dipendenza da oppiacei.
   L'aspettativa di ottenere con i farmaci un tale risultato e' stata
in  passato  alimentata  da  molti  medici, contestati giustamente da
coloro che  sostenevano  che  il  mantenimento  della  condizione  di
astensione  raramente  poteva  essere  ottenuto  con l'aiuto dei soli
farmaci, anche  se  episodi  di  ricaduta  nell'uso  di  eroina  sono
frequenti  non  solo  tra  quanti  hanno  effettuato  un programma di
disassuefazione o di mantenimento con farmaci sostitutivi,  ma  anche
tra  tossicodipendenti  che  hanno concluso con risultati positivi un
percorso di riabilitazione nell'ambito di comunita' terapeutiche o un
programma globale personalizzato in un Servizio pubblico.
   Queste considerazioni non esimono dal prendere in attento esame il
problema dei trattamenti  farmacologici,  anche  nel  contesto  delle
esigenze poste dall'epidemia da HIV.
   Molti  soggetti  tossicodipendenti  sono, infatti, sieropositivi e
quindi destinati, in alta percentuale, all'AIDS conclamato.
   Oggi i Serivizi per le tossicodipendenze ed i medici sono chiamati
ad intervenire non solo per far fronte al problema della  dipendenza,
ma  anche  a  quello  delle patologie organiche connesse, comprese le
problematiche dell'infezione da HIV e della relativa diffusione.
   Poiche'  in  tanti  casi  la   vita   del   tossicodipendente   e'
caratterizzata da periodi di astensione e di recidive nell'assunzione
di  droghe e ogni iniezione di eroina puo' essere causa di contagio o
pregiudicare il risultato dei trattamenti antivirali, diviene  logico
chiedersi se sia giustificata, dal punto di vista tecnico-scientifico
nonche'  da  quello  umano e deontologico, la perseverante ricerca di
raggiungere l'obiettivo del  recupero  integrale,  di  fronte  ad  un
aggravamento  della situazione immunitartia e in assenza di qualunque
modificazione dello stato psico-sociale del soggetto.
   In tali condizioni l'opportunita' di attuare  un  trattamento  con
farmaci  sostitutivi  deve  essere  presa  in considerazione da tutti
coloro che operano nel campo della tossicodipendenza da oppiacei e in
particolare dai SERT, in aderenza  alle  finalita'  generali  per  le
quali essi sono stati istituiti.
   Per  quanto concerne lo specifico tema del trattamento sostitutivo
con metadone, che forma  oggetto  del  presente  documento,  e'  bene
premettere  che  in  Italia  vi  sono pochi studi controllati circa i
risultati    delle    diverse    terapie    offerte    ai    pazienti
tossicodipendenti.
   Occorrera',  percio',  promuovere  un miglioramento degli studi in
questo settore, compresa la definizione di protocolli di intervento e
l'introduzione di indicatori che dovranno evidenziarne l'efficacia.
   L'infezione da HIV ha cambiato il quadro clinico concernente l'uso
delle droghe iniettabili: alle patologie classiche correlate  all'uso
di  tali  droghe  (ad  esempio,  l'epatite  B  e C) si sono aggiunte,
infatti, le gravi problematiche legate all'AIDS,  soprattutto  quando
si tratta di oppiacei o altre sostanze immunodepressive.
   I  tossicodipendenti  ed  i loro partner sessuali rappresentano il
maggior gruppo a  rischio  di  infezione  da  HIV  e  sono  causa  di
diffusione del virus anche nella restante popolazione.
   Come  dimostrato  da recenti studi, anche italiani, il trattamento
dell'abuso di sostanze mediante il metadone, riducendo il rischio  di
assunzione  di  eroina  per  via  endovenosa  ed  il  conseguente uso
promiscuo di siringhe, costituisce uno strumento valido di intervento
anche per fini di  sanita'  pubblica,  prevenendo  la  diffusione  di
malattie  infettive,  il  rischio  di  mortalita' per "overdose", con
positivi effetti ai fini del contenimento delle  attivita'  criminali
legate al fenomeno della droga.
   In  merito  al problema del trattamento con farmaci sostitutivi e'
indispensabile chiarire preliminarmente alcuni punti fondamentali:
    1) Scopo della detossificazione farmacologica e' di permettere al
soggetto di raggiungere una  astensione,  anche  temporanea  dall'uso
della  droga  senza  ulteriore sofferenza e nelle migliori condizioni
psicologiche. Pertanto il risultato della detossificazione,  che  non
e'  fine  a  se  stessa,  ma  condizione per l'avvio di altri tipi di
trattamento, deve considerarsi positivo quando il soggetto  raggiunge
tale astensione.
    2)   I  farmaci  impiegabili  per  la  terapia  sostitutiva  sono
esclusivamente quelli per i quali tale utilizzazione e' prevista  dal
relativo   provvedimento   autorizzativo.  Attualmente,  soltanto  il
metadone puo' essere impiegato per detta finalita', mentre e'  ancora
in fase sperimentale il trattamento con altri farmaci sostitutivi, in
particolare  la  buprenorfina.  Il  Ministero  della sanita' avviera'
quanto prima, nell'ambito dei Progetti  previsti  dall'art.  127  del
decreto  del  Presidente  della  Repubblica  n.  309/1990, uno studio
clinico controllato a  livello  nazionale,  secondo  precisi  criteri
scientifici, per la valutazione dell'efficacia di farmaci alternativi
al metadone.
    3)  Una  volta  accertato che il paziente presenta una dipendenza
stabilizzata da oppiacei,  specie  se  dimostrata  dal  ripetersi  di
recidive,  dopo interventi multidisciplinari di recupero, e' doveroso
instaurare un trattamento con metadone.
    4) Per l'impiego del metadone nei confronti di un soggetto che si
trovi in uno stato di dipendenza consolidata  da  eroina,  gia'  noto
alla  struttura  sanitaria, non appare necessaria la effettuazione di
accertamenti mediante il test sistemico al naxolone, ma e' certamente
indispensabile  ricercare  la  presenza  di  morfinici  nei   liquidi
biologici.
    5)  Per quanto riguarda i pazienti HIV positivi anche se e' ormai
evidente che  ad  un  certo  punto  dell'evoluzione  dello  stato  di
infezione, l'astensione dall'uso di eroina non comporta miglioramenti
sull'andamento  della  patologia,  e'  fuori  dubbio che l'assunzione
della stessa costituisce un fattore di aggravamento delle  condizioni
del  soggetto,  quanto  meno  perche'  ne compromette le capacita' di
difesa immunitaria. Si ritiene pertanto essenziale anche in  tutti  i
pazienti  il  trattamento  antivirale il controllo dell'assunzione di
droghe, come primo passo di una corretta terapia.
               SCELTA DEI PROGRAMMI E DELLE STRUTTURE
   La valutazione circa l'utilita', nei singoli casi, del trattamento
terapeutico  mediante l'impiego del metadone e' effettuata dal medico
secondo "scienza e coscienza". E' indispensabile l'adesione da  parte
del   soggetto   tossicodipendente   che   deve   essere,   pertanto,
adeguatamente  informato  circa  le  modalita',  gli  obiettivi,   le
condizioni e i criteri di verifica, previsti dal programma.
   E'   opportuno  sottolineare  che,  mentre  il  trattamento  senza
l'impiego di farmaci sostitutivi comporta  ampi  margini  di  scelta,
essendo  possibile  utilizzare  sia  le  strutture  ambulatoriali del
Servizio  pubblico  che  le  Comunita'  terapeutiche  residenziali  o
semiresidenziali  iscritte  negli  appositi albi regionali, quando si
tratta di terapie farmacologiche, l'alternativa rimane oggettivamente
limitata tra il SERT (o altre strutture pubbliche  individuate  dalle
regioni)  ed  il  medico  di fiducia, scelto dal paziente nell'ambito
degli elenchi di medicina generale, di cui all'art. 48 della legge 23
dicembre 1978, n. 833, e successive  modificazioni.  Resta  ferma  la
possibilita'  di  impiego di metadone secondo la vigente legislazione
nelle strutture ospedaliere.
   Alla possibilita' di assicurare una  scelta  piu'  ampia  osta  la
concreta  difficolta'  di  individuare  procedure  idonee  ad evitare
sovrapposizione di trattamenti.
   In relazione a tale finalita', e' necessario che  dei  trattamenti
effettuati  presso  la  struttura  pubblica  venga data comunicazione
scritta al medico di fiducia del soggetto.
   E' consigliabile che il medico di  fiducia,  a  sua  volta  quando
intenda  avviare  un  trattamento,  ne  dia comunicazione al Servizio
pubblico, anche per avvalersi della collaborazione  dello  stesso  ai
fini   della   definizione   del   programma,  dell'attuazione  delle
iniziative psico-riabilitative concomitanti alla somministrazione dei
farmaci, nonche' per l'individuazione delle procedure di controllo.
   Si  ritiene,  in  proposito,  che  un  medico,  nell'ambito  degli
ordinari impegni che derivino dalle attivita' diagnostico-curative di
medicina generale, in base alle vigenti convenzioni, possa seguire in
modo ottimale non piu' di 4-5 pazienti tossicodipendenti.
   La complessita' dei problemi di natura clinica che si riconnettono
ai   trattamenti  terapeutici  della  tossicodipendenza,  soprattutto
quando  si  tratti  di  soggetti  affetti  da  patologie   correlate,
richiede,  comunque,  l'apporto  di  varie  competenze  professionali
(tossicologici, infettivologi, psichiatri, ecc.) ai quali  occorrera'
fare ricorso ogni qual volta ne emerga la necessita'.
      RACCOMANDAZIONI PER I TRATTAMENTI CON FARMACI SOSTITUTIVI
   Come  gia'  indicato,  i  trattamenti  con  l'impiego  di  farmaci
sostitutivi possono essere di disassuefazione o di mantenimento,  con
finalita' completamente diverse.
   Il trattamento di disassuefazione e' condotto mediante la graudale
riduzione,  in  un periodo di tempo limitato, dei dosaggi del farmaco
(a scalare). Ha fini prevalentemente antiastinenziali,  oltreche'  di
preparazione ad ulteriori interventi.
   Il  trattamento  di mantenimento viene effettato per la cura della
dipendenza cronica, per un  periodo  di  tempo  non  definito  e  non
limitato (a lungo termine). Ha finalita' di prevenzione e di recupero
socio-riabilitativo;  l'obiettivo  ultimo,  infatti, rimane quello di
portare il paziente al distacco da ogni tipo di  dipendenza,  inclusa
quella  dal  farmaco  sostitutivo,  anche  se tale risultato puo' per
lungo tempo non essere conseguito.
   La  prescrizione  a  lungo  termine  di farmaci sostitutivi a dosi
elevate richiede il monitoraggio delle  capacita'  psico-motorie  del
soggetto,  tenendo  presente  che  il  fine  della  terapia e' quello
dell'inserimento nelle attivita' lavorative e nella vita sociale.
   Ai   soggetti   in   trattamento   metadonico   che   si   rechino
temporaneamente  in  localita'  diversa  da quella di residenza, deve
essere garantita la prosecuzione  del  trattamento  sostitutivo  che,
tuttavia,  potra'  essere  effettuata  solamente  presso  il Servizio
pubblico competente per territorio.
             TRATTAMENTO DI DISASSUEFAZIONE CON METADONE
   Il  trattamento  di  disassuefazione  con  metadone  puo'   essere
effettuato solo in presenza di una dimostrata dipendenza stabilizzata
da  eroina,  anche  prima  della  precisa  definizione di un completo
programma terapeutico.
   Stabilita la dose iniziale del farmaco e verificato che con quella
dose e' cessato l'uso di eroina e delle altre  sostanze  d'abuso,  il
medico  deve  ridurla,  se  ritiene  che,  in  base  alle  condizioni
psico-fisiche, non esistano ragionevoli probabilita' di recidive.
   Si sottolinea l'importanza di un pronto inizio del trattamento  di
disassuefazione  con  metadone,  quando  ne  sia stata riscontrata la
indicazione  medica,  al  fine   di   sottrarre   al   piu'   presto,
possibilmente  nella  stessa giornata, il paziente ai rischi dell'uso
di eroina "da strada".
  Il metadone deve essere assunto solo nell'ambulatorio del medico di
fiducia o presso il Servizio pubblico.
              TRATTAMENTO DI MANTENIMENTO CON METADONE
Introduzione.
   Il trattamento di mantenimento puo' essere eseguito  nel  caso  di
consumatori  di  oppiacei  con  comprovata  dipendenza  stabilizzata,
quando  precedenti  interventi  multidisciplinari  non  abbiano  dato
risultati positivi.
   Esso  e'  indicato  altresi'  quando  si  tratti  di  soggetti con
comprovata  dipendenza  da  oppiacei  e  con  infezione  da  HIV,  in
situazione immunitaria compromessa o con AIDS conclamato se il medico
ritenga  che  un  altro  tipo di programma dia minori possibilita' di
astensione dall'uso di oppiacei.
   L'assunzione  del  metadone  deve  avvenire  nell'ambulatorio  del
medico  di  fiducia  o  presso  il  Servizio  pubblico ed il relativo
dosaggio deve essere definito in  funzione  degli  obiettivi  che  si
intendono raggiungere a breve, medio e lungo termine.
   Durante  il  trattamento il soggetto deve avere periodici colloqui
psico-sociali per far  crescere  in  lui  la  consapevolezza  che  e'
possibile vivere senza droga; devono essere registrati nella cartella
clinica  sia  i  miglioramenti  che  i  peggioramenti,  anche  se non
comportano modifiche del dosaggio del farmaco sostitutivo.
   Dve essere, altresi', controllata la presenza  nelle  urine  delle
sostanze  stupefacenti e psicotrope e verificato l'eventuale abuso di
alcool.
   Uno degli  scopi  del  trattamento  di  mantenimento  con  farmaci
sostitutivi   e'  l'inserimento  del  soggetto  in  un  programma  di
assistenza psicosociale e l'inserimento  lavorativo,  da  conseguire,
ove  possibile,  anche  mediante  la  frequenza a corsi di formazione
scolastica o professionale.
   Il   procedimento   di  ammissione  al  trattamento  con  metadone
costituisce, probabilmente,  la  fase  piu'  delicata  del  programma
terapeutico,  dal  momento che e' proprio con l'ammissione che inizia
il passaggio del soggetto dalla condizione di  tossicodipendente  "di
strada" a quella di paziente in cura.
   Il soggetto viene per la prima volta in contatto con un sistema di
servizi,  regolato  da  norme  e  requisiti  ad  esso  correlati.  E'
importante, a tal proposito, che,  compatibilmente  con  le  esigenze
organizzative  generali, al paziente sia garantita la possibilita' di
scegliere, per l'attuazione della terapia, anche un SERT  diverso  da
quello di residenza.
   E'   auspicabile,   tuttavia,   che   una   maggiore   uniformita'
nell'attuazione dei trattamenti  con  metadone,  riduca  il  fenomeno
della   "migrazione"  dei  pazienti,  possibile  causa  di  abbandoni
terapeutici e di forme illegali di approvvigionamento del farmaco.
   L'esperienza  di  questa  prima   fase   influenzera'   fortemente
l'atteggiamento  e  le  motivazioni  del  paziente  durante  tutto il
trattamento; e' per questo motivo, quindi,  che  si  dovra'  favorire
l'instaurazione  di  un  rapporto  di  fiducia  su  cui sia possibile
impostare il successivo intervento clinico.
   I criteri e le modalita' di ammissione al trattamento con metadone
devono garantire ai pazienti  una  pronta  e  fiduciosa  adesione  al
programma terapeutico.
   La  valutazione  dell'idoneita' dell'aspirante al trattamento deve
essere appropriata e completa, si' da creare la base per  un'efficace
definizione   anche   a   lungo  termine  del  programma.  Una  volta
determinata l'eleggibilita' per l'intervento, deve essere  assicurato
al  paziente  che  il  mantenimento  con  metadone  e' il trattamento
farmacologico a lui piu' appropriato, che l'ammissione e'  volontaria
e  che  vi sono assieme ai benefici anche rischi di cui occorre avere
la giusta conoscenza.
   Una scelta consapevole da parte del paziente e'  fondamentale  per
la  natura  terapeutica  del procedimento di ammissione, il quale, in
ogni  caso,   non   deve   comportare   un   ritardo   ingiustificato
dell'ammissione  stessa. Un accesso prioritario deve essere garantito
alle  persone  che   presentano   particolari   problemi   medici   o
psichiatrici, nonche' alle donne in gravidanza.
Determinazione della dose di mantenimento.
   La  dose di mantenimento deve essere stabilita, caso per caso, dal
medico, in modo da prevenire l'insorgenza della necessita' di eroina;
la relativa valutazione deve essere effettuata  tenendo  conto  delle
condizioni psicofisiche del soggetto e delle patologie correlate.
   Il  quantitativo  della  dose  di mantenimento deve essere consono
agli obiettivi e alle finalita' del trattamento,  che  devono  essere
sempre esplicitati e continuamente verificati.
   Qualora  vi  siano  discrepanze  tra  obiettivi  e  conduzione del
trattamento,  occorrera'  modificare  il  quantitativo   della   dose
giornaliera del farmaco sostitutivo ovvero sospendere il trattamento.
   La  circolare  del  Ministero  della  sanita'  del 20 ottobre 1984
prevedeva  un  dosaggio  medio  di  metadone  predeterminato   e   la
possibilita'   che  esso  fosse  aumentato  dal  medico,  secondo  le
necessita' del paziente.
   Sin  dalle  prime  indicazioni  di Dole e Nyswander che, nel 1966,
individuarono una dose di mantenimento giornaliera compresa  tra  gli
80-120   mg  di  metadone,  si  e'  constatato  come  la  dose  venga
generalmente determinata in base a criteri  e  opzioni  di  principio
piuttosto  che  in  base  a  dati  razionali, suffragati dall'attenta
valutazione clinica.
   Gli studi esteri ed italiani pubblicati hanno dimostrato che molti
pazienti  ricevono  dosi  sub-ottimali  di  metadone,  inadeguate   a
prevenire l'uso continuativo di droghe illecite.
   Altri  studi  hanno  dimostrato  che  dosi  adeguate  di metadone,
determinate individualmente  e  sulla  base  di  dati  clinici,  sono
efficaci  nel ridurre l'uso di droghe illecite e inducono il paziente
a continuare il trattamento.
   Un  primo  risultato  positivo  derivante  dal   trattamento   con
metadone,  in  dosi  adeguate,  e'  senza dubbio la scomparsa di ogni
sintomo di sindrome di astinenza; a seguito di cio', la terapia  puo'
proseguire  a  dosi inferiori fino a raggiungere gradualmente la dose
di mantenimento. La terapia sostitutiva, se ben condotta,  riesce  ad
abolire  il  "craving", ovvero la ricerca compulsiva dell'eroina ed a
dominare lo stato di ansia del tossicodipendente che,  costantemente,
vive nella tensione della ricerca della "dose successiva".
   Durante la fase di mantenimento, alcuni pazienti ricevono per anni
la stessa dose di metadone; per altri, invece, la dose di metadone va
periodicamente modificata in piu' od in meno.
   Sia  la  determinazione  che le modifiche periodiche della dose di
metadone presuppongono un attento esame clinico, che includa anche la
rilevazione di ogni sintomo di iper o di ipodosaggio; il personale ed
il paziente stesso, comunque, nel caso  di  sospensione  o  riduzione
della  dose  del farmaco, devono essere consapevoli dei rischi di una
ricaduta nell'uso di droghe.
   La dose di metadone, dunque, deve essere stabilita  da  un  medico
esperto,  dopo  attento esame clinico del paziente; la determinazione
della dose non e', infatti, materia  di  standardizzazione  e,  ancor
meno, di definizione mediante provvedimenti normativi generali.
   L'esigenza   di  somministrare  dosi  di  metadone  sufficienti  a
produrre nel paziente l'effetto auspicato per  un  certo  periodo  di
tempo, con un margine di tolleranza per quanto riguarda l'efficacia e
la affidabilita' del trattamento, richiede che la dose sia fissata in
modo  che  gli  effetti della somministrazione siano protratti per un
periodo di almeno 24 ore, considerate  le  variazioni  giornaliere  e
metaboliche.
   L'esperienza  degli U.S.A. ha evidenziato che la maggior parte dei
pazienti si giova di dosi  comprese  tra  50  e  120  mg  e  che,  in
generale,  la dose efficace e' 80 mg (+/- 20 mg), a seconda del grado
di tolleranza e della capacita' di metabolizzare il farmaco.
   E' appena il caso di  rilevare,  comunque,  che  dati  relativi  a
popolazioni,  consuetudini e condizioni di assunzione particolari non
sono sempre estensibili a situazioni diverse.
   La  dose  di  mantenimento  va  determinata,  comunque,  su   base
individuale.
   Non  e' opportuno aumentare o diminuire le dosi in conseguenza del
comportamento positivo o negativo del paziente.
Valutazione dell'efficacia del trattamento di mantenimento con
   metadone.
   Il   risultato  del  trattamento  deve  essere  valutato  in  base
all'effettiva astensione dall'uso di  eroina  e  di  altri  oppiacei,
nonche' dalle modificazioni dello stile di vita complessivo.
   Uno  degli  strumenti oggi utilizzabile per verificare l'eventuale
assunzione di droghe e' l'analisi delle urine raccolte casualmente ma
regolarmente durante tutto il trattamento. Naturalmente  deve  essere
accertata anche l'avvenuta assunzione del metadone. Se le urine di un
consumatore  di  eroina  risultano  positive  alla cocaina o ad altre
droghe e' indispensabile rivalutare il caso.
   Se le  urine  risultano  positive  agli  oppiacei  possono  essere
instaurati  diversi  provvedimenti  quali: 1) l'aumento della dose di
metadone; 2)  l'intensificazione  del  counseling  e  dell'intervento
psico-sociale;   3)   la   valutazione  degli  aspetti  di  patologia
psichiatrica e l'eventuale terapia; 4) la sospensione del trattamento
con farmaci sostitutivi, dopo diverse recidive.
   Si deve sottolineare che l'analisi delle urine e' parte integrante
del trattamento di mantenimento con metadone.
   Originariamente utilizzato per misurare l'efficacia del programma,
lo screening delle urine viene oggi effettuato  anche  per  decisioni
programmatiche,  per monitorare l'uso di un farmaco, per stabilire se
il paziente ha riacquistato un livello  di  responsabilita'  tale  da
poter passare ad un eventuale trattamento domiciliare con metadone.
   I  risultati  delle  analisi  sono,  altresi',  utilizzati  per il
controllo sull'assunzione del metadone in quanto parte del  programma
di disassuefazione. Inoltre sono utili per verificare che l'eventuale
trattamento domiciliare sia responsabilmente effettuato ed i pazienti
non rivendano il metadone nel mercato illecito.
   Il  prelievo  dei  campioni  di urine deve, in particolare, essere
eseguito presso le strutture pubbliche o presso  il  medico  curante,
con   modalita'   e   garanzie   che   ispirino   al  paziente,  gia'
responsabilizzato ed informato circa lo scopo  di  tali  analisi,  un
senso  di  collaborazione  e  di  sicurezza  e  non  di  punizione ed
autoritarieta'.
   I metodi di esame delle urine dovranno essere quelli accettati  da
un punto di vista medico-legale.
   La  raccolta dei campioni di urine va fatta senza preavviso, sulla
base dell'andamento clinico individuale, in locali che siano  idonei,
in  modo  da  evitare  falsificazioni.  Se,  a  tal  fine, si ricorre
all'osservazione diretta, va garantito il rispetto dell'etica e della
privacy del paziente.
   I risultati degli esami delle urine vanno riportati nella cartella
clinica e, quando positivi, vanno discussi con il paziente, del quale
devono essere altresi' annotate le dichiarazioni.
   E' opportuno intervenire con un'attivita' di counseling  ed  altri
mezzi  ancora,  qualora,  durante  il  trattamento, si presentasse il
problema del perdurare dell'uso  di  droghe  illecite,  rivedendo  il
dosaggio  del  metadone,  evitando,  comunque,  ogni  atteggiamento o
intervento punitivo e non dimenticando  di  considerare  attentamente
ogni diniego del paziente, per la possibilita' di un falso positivo.
   Riassumendo, le regole essenziali da tener presenti sono:
    1)  registrare  le analisi delle urine e considerare le eventuali
nuove  droghe  in  uso,  per  conformarvi  i  sistemi  di  controllo,
annotando  i  risultati  positivi  dei  tests  e  facendo  si' che la
relativa documentazione sia sempre disponibile;
    2)  assicurarsi che ogni paziente sia sottoposto ad analisi delle
urine con una frequenza clinicamente appropriata, per avere eventuali
recuperi in tempi brevi;
    3) accertare la qualita' del laboratorio che  esegue  le  analisi
delle   urine,   la  disponibilita'  delle  attrezzature  necessarie,
l'utilizzo  di  metodologie  e  standard   generali   adeguati   alle
conoscenze medico-legali in materia di tossicologia;
    4)  verificare  in  ogni  caso  la  corrispondenza  del  dato  di
laboratorio con quello clinico.
   Trattamento di mantenimento con metadone durante la gravidanza.
   In presenza di una evidente  incapacita'  della  tossicodipendente
gravida a sospendere l'uso di eroina il medico di fiducia o il medico
del  Servizio  pubblico,  in  stretta  collaborazione  con  il medico
specialista  ostetrico,   possono   decidere   l'attuazione   di   un
trattamento di mantenimento con metadone.
   L'assunzione  del  metadone  deve  avvenire  nell'ambulatorio  del
medico di fiducia o presso le strutture pubbliche.
   Il trattamento sostitutivo deve essere protratto fino  al  termine
della  gravidanza  a  dosaggi  tendenzialmente stabili, allo scopo di
evitare l'eventuale comparsa di sintomi astinenziali  nella  madre  e
nel feto.
   In  merito  al  trattamento  con metadone durante la gravidanza si
deve osservare che fin dai primi anni  '70,  ne  e'  stata  vivamente
consigliata  la  effettuazione  per  affrontare  i  piu' seri casi di
tossicodipendenza. Oltre agli effetti gia' evidenziati in precedenza,
tale  trattamento,  per  le  donne  gravide,   presenta   l'ulteriore
vantaggio  di prevenire la variabilita' dei livelli di oppioidi nella
madre e di proteggere il feto da possibili episodi abortivi (si veda,
in proposito, la  Circolare  n.  82  del  1984  del  Ministero  della
sanita').
   Un   articolato  programma  di  trattamento  -  comprendente,  tra
l'altro, l'assistenza prenatale e postnatale - puo' ridurre anche  il
tasso  di  incidenza  delle  complicazioni  ostetriche  e fetali, dei
ritardi  di  crescita  del  feto  nell'utero  e  della  morbosita'  e
mortalita' neonatale.
   Ai servizi pubblici spetta, in modo particolare, di garantire alle
donne  un  sostegno di carattere socio-psicologico in preparazione al
parto.
   E'  innegabile  che  il  trattamento  con  metadone   durante   la
gravidanza  susciti  ancora  molte  polemiche, soprattutto per quanto
riguarda la  determinazione  delle  dosi  adeguate  di  metadone,  la
possibilita'  che  si instauri una sindrome da astinenza nei neonati,
nonche' le altre conseguenze perinatali e di sviluppo del feto.
   E' estremamente importante, percio', che il trattamento durante la
gravidanza sia inquadrato in un contesto appropriato, dovendosi, come
per ogni altro trattamento farmacologico, valutare bene,  in  termini
comparativi, gli aspetti di rischio e di beneficio che esso comporta.
   I  tassi  di  morbosita' e mortalita' materno-infantile sono senza
dubbio ridotti quando il trattamento con metadone e' inserito  in  un
piu'  ampio  programma,  che comprenda ed affronti i problemi medici,
ostetrici, psicosociali, nonche' quelli  specificamente  legati  alla
tossicodipendenza e, allo stesso tempo eviti l'insorgere di qualsiasi
rischio per lo sviluppo cognitivo e somatico del feto.
   La  diagnosi  di dipendenza da oppioidi, nelle donne gravide, deve
basarsi su quegli stessi elementi che caratterizzano la diagnosi  per
le  donne  tossicodipendenti  non gravide, come ad esempio l'anamnesi
clinica e psicosociale, l'anamnesi dell'abuso  di  sostanze,  l'esame
fisico,  l'analisi delle urine, l'eventuale rifiuto della sospensione
dell'uso di eroina. Va evitato accuratamente l'uso di antagonisti dei
narcotici.
   Il trattamento con metadone va, in definitiva,  inquadrato  in  un
programma  piu'  ampio,  che  affronti  i problemi medici, prenatali,
ostetrici, psicosociali e di tossicodipendenza delle donne gravide.
   Qualora si opti per la sospensione del trattamento  con  metadone,
e'  ancor  piu'  indispensabile  la  supervisione  di uno specialista
ostetrico e sarebbe altresi' auspicabile poter usufruire di un'unita'
di assistenza perinatale, fornita delle  necessarie  attrezzature  di
monitoraggio fetale.
   L'eventuale sospensione deve essere effettuata non prima della 14a
settimana   di   gestazione   e   non  dopo  la  32a,  onde  evitare,
rispettivamente, il rischio di  aborto  e  di  parto  pretermine.  La
riduzione   del  farmaco,  se  indispensabile,  dovra'  essere  molto
graduale  anche  nella  fase  centrale  della  gravidanza,  dovendosi
evitare che insorgano sintomi di astinenza.
   E' consigliabile:
    ricoverare   le   donne   gravide  che  non  siano  sottoposte  a
trattamento di mantenimento, per valutare lo  stato  sanitario  e  la
crescita  del  feto,  documentare  la  dipendenza  fisica ed avviare,
quindi, il trattamento di mantenimento con metadone;
    sottoporre periodicamente a  monitoraggio  le  donne  gravide  e,
quindi, stabilire i dosaggi adeguati;
    aumentare  le  dosi  di  metadone  durante  le  ultime fasi della
gravidanza, qualora sia necessario, per mantenere adeguato il livello
plasmatico del farmaco ed  evitare,  cosi',  un  eventuale  abbandono
della terapia.
   Naturalmente  sara'  necessario  ritardare  la somministrazione di
metadone  a  quelle  pazienti  che  presentino  evidenti  sintomi  di
intossicazione,   finche'   tali  sintomi  non  diminuiscano,  ovvero
ricoverarle  per  convincerle  all'uso  di  metadone  in  alternativa
all'eroina.
   Per diminuire il rischio di infezione da HIV, occorrera', inoltre,
promuovere   e   garantire   l'accesso  al  test  ed  ai  servizi  di
informazione e  counseling  sull'HIV  alle  donne  gravide,  ai  loro
partner e agli eventuali figli.
   In  pari  tempo  occorrera'  prevedere  interventi appropriati (ad
esempio, strategie educative e gruppi  di  sostegno)  per  migliorare
l'interazione  e  diminuire  le conseguenze comportamentali dovute ad
uno scarso legame tra madre e figlio.
          TRATTAMENTO IN REGIME DI AFFIDAMENTO CON METADONE
   Il  trattamento  con  metadone  deve  essere  di  regola  eseguito
nell'ambulatorio   del  medico  di  fiducia  o  presso  la  struttura
pubblica.  Esso  puo'  essere  attuato  in  regime  di   affidamento,
consegnando    il    farmaco   ad   un   familiare   referente   che,
attendibilmente, garantisca sul suo uso appropriato, solo nei casi di
lunga permanenza in trattamento,  di  accertata  cessazione,  per  un
periodo   congruo,   dell'uso  dell'eroina  e  di  altre  droghe,  di
miglioramento clinico, di recupero lavorativo,  nonche'  in  caso  di
impossibilita'  per  il  paziente a lasciare il proprio domicilio per
documentati e comprovati motivi.
   E'  indispensabile  che  il  familiare  referente  al  quale viene
affidato  il  farmaco  sia  uno  stretto  congiunto   del   paziente,
scrupolosamente identificato e non sostituibile da altro familiare se
non per eccezionale necessita'.
   E'  appena  il caso di evidenziare che la pratica dell'affidamento
comporta l'obbligo di particolari attenzioni  da  parte  del  medico,
anche in relazione alle responsabilita' che vi sono connesse.
   Durante  il  trattamento  in  regime  di  affidamento  resta ferma
l'esigenza  di  effettuare   i   controlli   e   le   verifiche   sui
comportamenti, secondo le precedenti indicazioni.
   La dose affidata non puo' essere superiore a quella relativa a due
giorni di trattamento.
   Per i soggetti che si rechino temporaneamente in localita' diversa
da  quella  di  residenza,  l'eventuale  affidamento  e' disposto dal
medico del SERT di destinazione.
                 DURATA E PERMANENZA NEL TRATTAMENTO
   La scelta clinica circa la durata del trattamento va  fatta  sulla
base dei dati raccolti e dell'esperienza medica.
   Esaminando  i  problemi connessi alla definizione della durata del
trattamento con metadone e le relative implicazioni per i pazienti  e
per  lo svolgimento del programma stesso, e' importante ricordare che
il recupero dalla tossicodipendenza, sia a breve termine (meno di sei
mesi)  che  a  lungo  termine  (piu'  di  sei  mesi),   nella   nuova
classificazione  DSM-IV,  e' visto come conseguenza della sospensione
dell'uso di oppiacei e dell'abuso  di  altre  sostanze  e  non  della
presenza o assenza di farmacoterapia sostitutiva.
   Per  permanenza nel trattamento, invece, si intende la capacita' e
volonta' del paziente di proseguire il programma;  essa  dipende,  da
una   parte,   dalle   caratteristiche  individuali  del  paziente  e
dall'altra dalle modalita'  del  programma  offerto  e  dal  rapporto
instaurato.
   La percentuale di pazienti che rimane in trattamento e', pertanto,
indice di idoneita' ed efficacia del programma.
   Le  decisioni  riguardanti  il  prolungamento  del trattamento con
metadone dovrebbero  essere  inquadrate  nel  contesto  del  processo
evolutivo di valutazione dell'efficacia delle specifiche tipologie di
trattamento.
   In   teoria,   i  programmi  dovrebbero  riguardare  non  solo  il
trattamento dei pazienti sottoposti a metadone, ma anche  quelli  nei
quali  la  dose di metadone e' stata parzialmente ridotta o soppressa
del tutto.
   I pazienti devono  essere  sempre  incoraggiati  a  continuare  il
programma  e, qualora ci sia una ricaduta o, comunque, ove si ravvisi
l'opportunita', occorre  ripristinare  il  trattamento  farmacologico
prima possibile.
   Infatti,  sono  spesso motivi legati a disappunto o senso di colpa
ad influenzare negativamente il paziente recuperato e  ad  impedirgli
di  rientrare in trattamento. E' per questo motivo che, qualunque sia
l'ostacolo che si presenti, occorre comunque renderlo superabile.
   Il trattamento va, in definitiva, continuato finche'  il  paziente
desideri  rimanervi,  traendone  dei benefici, persista un rischio di
ricaduta nell'uso dell'eroina o di altre droghe, non  si  riscontrino
effetti  negativi  per  l'uso  prolungato  di metadone e il medico lo
ritenga opportuno dal punto di vista clinico.
   Il   trattamento   dei   pazienti  che  presentino  un  quadro  di
tossicodipendenza cronica da oppiacei puo'  protrarsi  a  lungo.  Va,
tuttavia,   effettuata   periodicamente  la  verifica  e  l'eventuale
revisione degli indirizzi terapeutici.
               INDICAZIONI DI CARATTERE ORGANIZZATIVO
   Ad ogni singola regione e provincia  autonoma,  in  rapporto  alle
esigenze  locali  ed allo stato di organizzazione dei propri Servizi,
e' demandato di  definire  le  piu'  idonee  modalita'  di  acquisto,
somministrazione,  conservazione  e  controllo dei farmaci utilizzati
per  i  trattamenti  terapeutici,   nell'osservanza   delle   vigenti
disposizioni di legge.
   In  particolare,  la  disciplina  regionale  dovra'  promuovere  -
attraverso  intese  dirette  con  le  farmacie  -   la   possibilita'
dell'approvvigionamento  dei  farmaci  da parte dei medici di fiducia
con le modalita' di cui all'art. 42 del decreto del Presidente  della
Repubblica  del  9  ottobre  1990,  n.  309,  prevedendo  il relativo
integrale pagamento a carico dell'unita' sanitaria locale competente.
   Dovra' essere,  del  pari,  garantita  la  corretta  e  scrupolosa
osservanza  da  parte  dei  medici  delle disposizioni concernenti la
tenuta  del  registro  di  carico  e   scarico   delle   preparazioni
acquistate,   con   la  specificazione  del  relativo  impiego  e  la
conservazione delle stesse con le cautele previste dalla legge.
   Per quanto concerne i SERT, e' appena il caso di  sottolineare  il
fondamentale  ruolo  che  essi  sono chiamati a svolgere, anche quali
organismi di consulenza dei medici  di  fiducia,  negli  accertamenti
preliminari  degli  stati  di  tossicodipendenza  e  delle condizioni
cliniche  dei  soggetti,  nella  definizione  dei  programmi,   nella
esecuzione   dei   trattamenti   psicologici   e  socio-riabilitativi
concomitanti a quelli farmacologici, nell'attuazione delle  procedure
di controllo.
   Infine si reputa opportuno richiamare l'attenzione delle regioni e
province  autonome  sulla  necessita'  che  i  locali  dei SERT siano
ubicati in contesti ambientali decorosi, abbiano consistenza adeguata
al numero degli utenti e  alle  esigenze  derivanti  dalle  attivita'
diagnostiche e terapeutico-riabilitative esercitate, siano pienamente
rispondenti alle normative igienico-sanitarie per quanto attiene alla
pulizia  e allo stato di conservazione (pavimenti, superfici murarie,
infissi, arredi).
   E' di tutta evidenza che  una  positiva  qualificazione  del  SERT
anche  per  i predetti aspetti che attengono alla considerazione e al
rispetto personale nei confronti dei soggetti utenti  costituisce  un
fattore   rilevante  per  il  proficuo  svolgimento  delle  attivita'
istituzionali.