(all. 1 - art. 1)
RACCOMANDAZIONI  PER LA MAPPATURA DELLE AREE A RISCHIO DI INONDAZIONE
   E CONSEGUENTE A MANOVRE DEGLI ORGANI DI  SCARICO  O  AD  IPOTETICO
   COLLASSO DELLE DIGHE
1. REQUISITI DEGLI STUDI
Gli  studi  relativi  alle  onde  di  piena artificiali conseguenti a
   manovre degli organi di scarico  o  ad  ipotetico  collasso  delle
   dighe consistono in un elaborato tecnico conforme alle indicazioni
   di seguito riportate.
Lo  studio e' completato dalla compilazione della scheda riportata in
   allegato alle presenti raccomandazioni.
I sopraindicati elaborati forniscono informazioni sugli scenari degli
   incidenti probabili in materia di  dighe,  anche  sulla  base  dei
   quali sono redatti dai Prefetti i relativi piani di emergenza.
2. DESCRIZIONE DELLA DIGA
Nella prima parte degli studi sono riportate tutte le informazioni di
   carattere  generale  utili per la identificazione e localizzazione
   della diga e per la  conoscenza  del  suo  utilizzo  e  della  sua
   gestione.    In   esso   sono   pure   descritte   le   principali
   caratteristiche dello sbarrarmento, dei suoi  organi  di  scarico,
   dell'invaso  artificiale.   nonche' del bacino idrografico sotteso
   ed e'  inoltre  segnalata  e  localizzata  la  presenza  di  altri
   sbarramenti posti a monte e/o a valle della diga.  Con riferimento
   al  progetto  originario  della  diga,  e'  indicata  la portat di
   progetto degli organi di scarico ed, eventualmente, le valutazioni
   delle portate di piena affluente nel bacino con assegnato tempo di
   ritorno. Ove disponibile e riportata anche l'entita' della massima
   piena osservata.
3. PIENE ARTIFICIALI PER MANOVRE DEGLI ORGANI Dl SCARICO
Lo studio deve esaminare la variabilita' dei  parametri  maggiormente
   significativi   e   di  piu'  incerta  determinazione  (scabrezze,
   interrimento.    effetti    bidimensionali,    etc).     motivando
   adeguatamente la scelta dei valori assunti nel calcolo.
3.1. Ipotesi di manovra
Negli  studi e' valutato, separatamente, l' effetto della manovra dei
   soli organi di scarico profondi e di manovra  contemporanea  degli
   organi di scarico superficiali e profondi.
Nelle  elaborazioni  sono  adottate  le  manovre di massima rapidita'
   compatibili con il funzionamento  anche  anomalo  od  accidentale,
   degli organi di scarico.
Quale  schema  semplificato  puo'  essere  adottato quello di manovre
   istantanee.
Nel caso di manovra congiunta degli scarichi superficiali e profondi,
   deve essere verificato che lo schema di manovra adottato individui
   effettivamente la condizione piu' gravosa nei riguardi  del  picco
   della portata complessivamente effluente.
3.2. Condizioni idrauliche e valutazione delle portate effluenti
La  valutazione  delle  portate  effluenti  attraverso  gli organi di
   scarico e' effettuata  assumendo,  quale  condizione  preesistente
   alla  manovra, un livello del serbatoio pari alla quota massima di
   regolazione. Nelle elaborazioni si tiene  conto  delle  variazioni
   del livello idrico nel serbatoio artificiale indotte dall'apertura
   degli  scarichi.  Per gli invasi di grande capacita', quale schema
   semplificato, puo' essere adottato un livello idrico del serbatoio
   di ritenuta costante nel tempo. Quest'ultimo schema deve  comunque
   essere  associato  all'ipotesi  di  istantaneita' della manovra di
   apertura degli scarichi. Si ipotizza che  gli  scarichi  rimangano
   completamente aperti a tempo indeterminato.
3.3. Rilievi della geometria a valle della diga
La caratterizzazione geometrica delle aree potenzialmente soggette ad
   inondazione   deve   essere   effettuata  in  base  a  cartografia
   ufficiale,  o  prodotta  da  soggetti  pubblici,  di   sufficiente
   dettaglio,  di  norma  a  scala  non  inferiore  a 1 : 5000, e con
   l'ausilio di specifici rilievi in sito.
Laddove la cartografia disponibile sia in scala 1 : 10000  o  minore,
   devono  essere  effettuati  specifici rilievi in sito per tutte le
   sezioni idrauliche  dell'alveo  e  della  valle  interessate  alla
   potenziale inondazione. Alla cartografia uficiale, in tal caso, e'
   riservato  il  ruolo di quadro d'assieme dei rilievi e di base per
   il tracciamento delle aree potenzialmente inondate.
Nei casi in cui invece la cartografia disponibile sia in  scala  1  :
   5000  o  sia  di dettaglio ancora maggiore, i rilievi in sito sono
   limitati   a   quelle   sezioni   corrispondenti   a   particolari
   configurazioni  morfologiche  del  fiume,  o  caratterizzate dalla
   presenza di infrastrutture in alveo che possono assumere un  ruolo
   di  controllo  delle  modalita'  del  deflusso durante il transito
   della piena artificiale.
Nei calcoli sono sempre utilizzate le sezioni normali alla  direzione
   del  moto  dopo  aver  verificato  che  esse risultino non solo in
   numero adeguato. ma anche localizzate in modo  da  consentire  una
   corretta descrizione della variabilita' della geometria dell'alveo
   e della valle.
Nell'uso  della  cartografia  deve essere sempre accertato che, dalla
   data del rilevamento, non siano intervenuti mutamenti nell'uso del
   territorio limitrofo al corso d'acqua, o lungo l'alveo stesso,  il
   cui  mancato rilievo possa alterare significativamente i risultati
   dello studio o ridurne l'immediata utilizzabilita' ai  fini  della
   Protezione Civile.
3.4. Propagazione dell'onda di piena
Lo  studio della propagazione verso valle dell'onda di piena dovuta a
   manovre degli organi di scarico  delle  dighe  e'  affrontato,  di
   norma,  per  mezzo  di  simulazione numerica. Non e' pero' escluso
   l'impiego di modelli fisici.
L'applicazione  dei  modelli  per  la  simulazione   numerica   della
   propagazione  delle  onde di piena e' facilitato dall'esistenza di
   opportuni codici di calcolo, generalmente  facenti  riferimento  a
   schemi di moto monodimensionale in forma piu' o meno semplificata.
   All'atto   della   scelta  del  codice  di  calcolo  e'  opportuno
   sincerarsi che esso sia stato sottoposto ad ampie verifiche e  sia
   stato validato sulla base di situazioni reali.
In  tutti  i  casi  si fa riferimento a modelli di propagazione della
   piena che considerano l'alveo fisso, cioe' non soggetto a processi
   di erosione o deposito.
Il modello impiegato  deve  tenere  conto  di  tutti  i  parametri  e
   condizioni   che  possono  portare  a  sensibili  scostamenti  dei
   risultati, quali ad esempio coefficiente di scabrezza, la presenza
   di ostacoli naturali  o  artificiali  (ponti,  viadotti,  rilevati
   etc.)    forti  variazioni longitudinali e trasversali dell'alveo,
   etc.
In particolare il modello di propagazione deve tener conto:
-  dell'eventuale  presenza  di  marcati restringimenti delle sezioni
   idrauliche, sia di carattere naturale che legati alla presenza  di
   strutture in alveo;
-   dell'inondazione   di   ampie   aree  pianeggianti  o  fortemente
   urbanizzate;
- del sormonto di arginature o  altre  condizioni  che  portino  alla
   formazione di zone allagate ove sia notevole l'espansione laterale
   della piena.
L'alveo   a  valle  dello  sbarramento  va  considerato  inizialmente
   asciutto.
L'estensione del tratto fluviale soggetto al calcolo di  propagazione
   deve  essere  non  minore  di 20 km a meno che esso non confluisca
   prima in mare o in  un  lago  di  grande  capacita'.  In  caso  di
   confluenza  in  un  altro  corso  d'acqua,  il calcolo puo' essere
   arrestato solo allorche' quest'ultimo presenti  portate  di  piena
   naturali  nettamente  maggiori  di  quelle  oggetto dello studio e
   cioe' nei casi in cui sia scontato che la piena dovuta  a  manovre
   degli   organi  di  scarico  defluisca  ben  contenuta  nell'alveo
   naturale a valle della confluenza.
3.5. Rappresentazione dei risultati
Il  principale  risultato  richiesto  agli  studi  in  questione   e'
   l'individuazione  delle zone soggette a potenziale inondazione: la
   mappa delle aree allagabili e'  la  sintesi  dei  risultati  delle
   varie elaborazioni che riveste la maggiore importanza.
La  rappresentazione  della  massima  estensione  di  tali aree deve,
   ovviamente essere chiara e di facile lettura e localizzazione.  E'
   dunque necessario che essa sia tracciata su una cartografia quanto
   piu' completa ed aggiornata possibile. E' opportuno che nelle zone
   di  maggiore espansione dell'inondazione, siano anche riportate le
   curve di egual valore dei tiranti idrici.
Deve anche essere fornito, su supporto magnetico, un  file  ASCII  in
   cui  sono  riportate  le  coordinate geografiche dei vertici della
   poligonale che descrive il perimetro delle aree allagate.
La rappresentazione dei risultati  dello  studio  e'  completata  con
   ulteriori  elaborati  tra  i  quali  gli inviluppi tracciati lungo
   tutto il tratto di fiume oggetto del calcolo di propagazione:
- delle massime altezze idriche;
- dei carichi idraulici totali;
- dei tempi di arrivo del colmo e delle quote del pelo libero;
- delle velocita' della corrente;
- delle portate defluenti.
E' inoltre, ritenuto particolarmente utile che  gli  studi  riportino
   anche  i  profili  idrici longitudinali della piena per almeno tre
   istanti significativi.
Per completezza di esposizione,  devono  essere  riportate  anche  le
   tabulazioni,  eventualmente  sintetiche, dei valori numerici delle
   principali grandezze in gioco, fornite dai vari metodi o codici di
   calcolo adottati.
Occorre anche riportare, in forma grafica e tabellare,  la  curva  di
   espansione  dell'invaso  e  quella delle portate degli scarichi in
   funzione della quota di invaso.
4. PIENE ARTIFICIALI PER IPOTETICO COLLASSO DELLA DIGA
Anche  in  questo  caso  lo studio deve esaminare la variabilita' dei
   parametri   maggiormente   significativi   e   di   piu'   incerta
   determinazione    (formazione    della   breccia.       scabrezze,
   interrimento,    effetti    bidimensionali.    etc),     motivando
   adeguatamente la scelta dei valori assunti nel calcolo.
4.1. Ipotesi di cedimento
4.1.1. Dighe murarie
La necessita' di prefigurare la condizione di rottura piu' gravosa in
   relazione  alla  generazione  dell'onda  di  piena,  impone che il
   crollo sia considerato totale interessante cioe' l'intera diga,  a
   meno  che  la  tipologia  sia  tale  da  richiedere la verifica di
   stabilita  per  ogni  singolo  elemento  strutturale   costituente
   l'opera.  In  tal  caso  il  crollo  puo'  essere  ragionevolmente
   ipotizzato  parziale,   interessante   cioe'   i   soli   elementi
   strutturali  di  maggiore  altezza,  in  numero  comunque  tale da
   fornire un rapporto tra le aree delle sezioni di  breccia  e  diga
   non minore di 1/3.
L'asportazione  della  diga, o di una parte della quale si suppone il
   crollo, e' considerata istantanea.
4.1.2. Dighe di materiali sciolti
Nelle dighe di materiali sciolti l'asportazione del rilevato  avviene
   con  modalita' di sviluppo della breccia nel corpo diga dipendenti
   dall'intensita'  dell'azione  erosiva  dell'acqua  tracimante   lo
   sbarramento.
Da  quanto  suddetto  ne  consegue  che  l'asportazione  del rilevato
   risulta praticamente sempre parziale e progressiva.
4.1.3. Dighe miste e serbatoi fuori alveo
Per le dighe miste e per i  serbatoi  fuori  alveo,  sono  analizzate
   separatamente  le varie ipotesi di cedimento, adottando quella che
   provoca la maggiore portata  di  picco  nell'idrogramma  di  piena
   uscente   attraverso  la  breccia,  nonche'  quella  che  provochi
   l'allagamento di zone  di  particolare  interesse  a  valle  dello
   sbarramento.
4.2. Condizioni idrauliche alla rottura
4.2.1 Dighe murarie
Per  le  dighe  murarie e' ipotizzato che il collasso della struttura
   non  sia  legato  ad  eventi  idrologici  intensi,  cosicche'   la
   condizione  idraulica  iniziale  piu'  gravosa  da considerarsi e'
   quella di serbatoio pieno fino alla quota massima di regolazione.
Durante il processo di efflusso attraverso la  breccia  creatasi  per
   rottura  della  diga,  possono  essere  trascurate  le  portate in
   ingresso  al  serbatoio  e  le  portate  eventualmente  rilasciate
   attraverso gli organi di scarico.
4.2.2 Dighe di materiali sciolti
Per  le  dighe  di  materiali sciolti si ipotizza che il collasso sia
   dovuto ad una piena di carattere eccezionale, non  smaltita  dagli
   organi  di  scarico  della  diga,  e che causi percio' il completo
   riempimento del serbatoio ed il sormonto dello sbarramento.
Come condizione idraulica iniziale e' dunque da assumersi un  livello
   del serbatoio pari alla quota del coronamento della diga.
Salvo  casi  particolari,  riferibili  a  dighe con invasi di modesto
   volume o dighe soggette ad onde di piena da rottura di sbarramenti
   posti a monte, le portate in  ingresso  al  serbatoio  durante  lo
   svolgersi  del  fenomeno  di  efflusso  per brecciatura della diga
   possono  essere  trascurate,  risultando il loro effetto contenuto
   nei riguardi  del  processo  di  generazione  dell'onda  di  piena
   artificiale da rottura.
Le  portate  rilasciate attraverso gli organi di scarico superficiale
   sono  valutate  in  relazione  ai  livelli  idrici  presenti   nel
   serbatoio.  Trattandosi di livelli superiori a quelli di progetto,
   occorre verificare la reale capacita' di smaltimento delle portate
   da parte delle opere di scarico. Le portate rilasciate  attraverso
   gli  scarichi  di  mezzofondo  e  di  fondo  possono invece essere
   trascurate.
4.3. Metodi  di  valutazione  delle  portate  uscenti  attraverso  la
   breccia 4.3 1. Tipo di approccio
Le  portate  uscenti  attraverso la breccia a seguito del collasso di
   uno sbarramento di ritenuta sono valutate utilizzando  metodologie
   di simulazione numerica. Non e' pero' escluso il ricorso a modelli
   fisici.
4.3.2. Dighe murarie
Per  le  dighe  murarie  una  prima  valutazione  dell'onda  di piena
   effluente puo' essere effettuata  assimilando  il  fenomeno  della
   rottura  all'eliminazione  istantanea  di  una paratoia di sezione
   trasversale pari. a  quella  della  diga  inserita  in  un  canale
   prismatico, utilizzando quindi i relativi risultati teorici.
Con un calcolo piu' accurato, generalmente basato su approcci di tipo
   numerico, e' possibile tenere conto di quegli aspetti presenti nel
   fenomeno  reale  e  non  riprodotti  dallo  schema di paratoia nel
   canale.
4.3.3. Dighe di materiali sciolti
Per  le  dighe  di  materiali  sciolti  l'idrogramma  delle   portate
   effluenti  va  determinato utilizzando modelli matematico-numerici
   che  permettono  di  riprodurre  l'interazione  tra  la   corrente
   defluente attraverso la breccia ed il materiale solido costituente
   il rilevato.
E'  raccomandato  il  confronto  tra  i risultati forniti dai modelli
   matematico- numerici con le formule empiriche  basate  su  analisi
   statistiche dei dati relativi ai casi storici di rottura.
4.3.4. Dighe miste e serbatoi fuori alveo
Per  le  dighe miste e i serbatoi fuori alveo, al fine di individuare
   l'ipotesi di rottura piu' gravosa da adottare  in  via  definitiva
   nello  studio,  si dovranno valutare, secondo gli schemi descritti
   ai  punti  precedenti,  le  portate  di  picco  risultanti   dalle
   modalita' di collasso citate al punto 4.1.3.
4.4. Dighe in serie
Lo  studio  dell'ipotetica  rottura  di  una diga posta a valle di un
   altro sbarramento artificiale, fermo restando  la  necessita'  del
   calcolo  riferito  al  collasso  della singola diga secondo quanto
   descritto ai punti precedenti, richiede un'ulteriore verifica.
E' infatti necessario esaminare anche la  possibilita'  che  l'evento
   che  porta  alla  rottura  della  diga in esame si identifichi con
   l'onda generata dal  collasso  dello  sbarramento  artificiale  di
   monte.  Occorre  verificare se gli organi di scarico della diga di
   valle siano in grado di far fronte all'onda  di  piena  in  arrivo
   (nel  qual caso l'evento non provoca il collasso) o, viceversa, se
   si  prefigura  il  completo  riempimento  dell'invaso  e  il   suo
   successivo sormonto.
In   quest'ultimo  caso,  anche  per  le  dighe  murarie,  e  in  via
   cautelativa, va  ipotizzato  che  il  collasso  dello  sbarramento
   avvenga,  secondo  le  modalita'  descritte  al  punto  4.1.1., in
   corrispondenza del raggiungimento del livello idrico nel serbatoio
   pari alla quota di coronamento.
Per onde di piena quali quelle generate da rottura di dighe  poste  a
   monte,  le  portate  in ingresso al serbatoio risultano ovviamente
   tutt'altro che trascurabili e devono pertanto  essere  considerate
   nel  calcolo.  Tali  portate,  tuttavia,  sono  in questo caso ben
   definite essendo il  risultato  della  propagazione  dell'onda  da
   rottura della diga di monte.
E'  raccomandato che la valutazione delle onde di piena da rottura di
   dighe in serie sia svolta di concerto tra i  gestori  delle  varie
   opere  di  ritenuta  coinvolte e si concretizzi in un unico studio
   che fornisca un quadro d'assieme delle aree soggette a  potenziale
   inondazione.   In  caso  contrario,  ogni  studio  deve  estendere
   l'analisi fino al primo sbarramento artificiale presente  a  valle
   della diga in esame. E' evidente, in tal caso, che i gestori degli
   sbarramenti  posti  nella  valle  sono  tenuti  a fornire tutte le
   informazioni ed i dati necessari alla formulazione dello studio.
4.5. Geometria delle aree a valle della diga
La caratterizzazione geometrica delle aree potenzialmente soggette ad
   inondazione deve essere effettuata sulla  base  della  cartografia
   ufficiale,  o prodotta da soggetti pubblici, alla scala di maggior
   dettaglio disponibile, e con l'ausilio  di  specifici  rilievi  in
   sito.
Laddove  la  cartografia  disponibile  sia in scala 1 : 25000, devono
   essere effettuati specifici rilievi in sito per tutte  le  sezioni
   idrauliche significative dell'alveo e della valle interessate alla
   potenziale   inondazione,   sufficienti   cioe'  per  la  completa
   descrizione dei luoghi. Alla cartografia in scala  1  :  25000  e'
   riservato  il  ruolo di quadro d'assieme dei rilievi e di base per
   il tracciamento delle aree potenzialmente inondate.
Nei casi in cui invece la cartografia disponibile sia in  scala  1  :
   10000    1  : 5000, sia di dettaglio ancora maggiore, i rilievi in
   sito sono limitati a quelle sezioni corrispondenti  a  particolari
   configurazioni  morfologiche  del  fiume  o  caratterizzate  dalla
   presenza di infrastrutture in alveo, che possono assumere un ruolo
   di controllo delle modalita'  del  deflusso  durante  il  transito
   della piena artificiale.
Nei  calcoli sono sempre utilizzate le sezioni normali alla direzione
   del moto, dopo aver verificato che esse siano non solo  in  numero
   adeguato,  ma anche localizzate in modo da consentire una corretta
   descrizione della variabilita' della geometria dell'alveo e  della
   valle.
Nell'uso  della  cartografia  occorre sempre accertare che dalla data
   del rilevamento, non  siano  intervenuti  mutamenti  nell'uso  del
   territorio  limitrofo al corso d'acqua, o lungo l'alveo stesso, il
   cui mancato rilievo possa alterare significativamente i  risultati
   dello  studio  o ridurne l'immediata utilizzabilita' ai fini della
   Protezione Civile.
4.6. Propagazione dell'onda di piena
Come  nel  caso  delle onde di piena dovute a manovre degli organi di
   scarico, lo studio della propagazione  verso  valle  dell'onda  di
   piena  da  rottura di dighe e' affrontato per mezzo di simulazione
   numerica. Anche in questo caso non e' escluso l'impiego di modelli
   fisici.
Per quanto attiene ai modelli di calcolo della propagazione in  alveo
   dell'ipotetica   onda   di  piena  da  rottura  di  diga,  valgono
   considerazioni analoghe a quelle riportate al punto 3.4.
All'atto della scelta del codice di calcolo e'  opportuno  sincerarsi
   che  esso  sia  stato  sottoposto  ad anpie verifiche: e sia stato
   validato sulla base di situazioni reali.
Il modello impiegato  deve  tenere  conto  di  tutti  i  parametri  e
   condizioni   che  possono  portare  a  sensibili  scostamenti  dei
   risultati, quali ad esempio coefficiente di scabrezza, la presenza
   di ostacoli naturali o  artificiali  (ponti,  viadotti,  rilevati,
   etc.)    forti  variazioni  longitudinali e trasversali dell'alveo
   etc.
In particolare il modello di propagazione deve tener conto:
- dell'eventuale presenza di  marcati  restringimenti  delle  sezioni
   idrauliche.  sia di carattere naturale che legati alla presenza di
   strutture in alveo;
-  dell'inondazione  di  ampie   aree   pianeggianti   o   fortemente
   urbanizzate;
-  del  sormonto  di  arginature  o altre condizioni che portino alla
   formazione di zone allagate ove sia notevole l'espansione laterale
   della piena.
4.6.3. Trasporto di materiale solido
Le  modificazioni  della  configurazione  dell'alveo  fluviale,   per
   fenomeni  di  deposito  o  di  erosione durante il passaggio delle
   piene da rottura di dighe, possono portare a marcati  scostamenti,
   spesso  a svantaggio della sicurezza, tra i reali livelli del pelo
   libero e le corrispondenti valutazioni fatte supponendo  il  fondo
   dell'alveo fisso.
    I modelli a fondo mobile - che descrivono il propagarsi dell'onda
   di  piena,  le  modificazioni dell'alveo e le interazioni tra tali
   due  fenomeni  -  sono  tuttavia  alquanto  complessi,  spesso  di
   difficile  applicazione  a  situazioni  reali e, generalmente, non
   implementati in codici di calcolo di facile impiego.
   Negli studi, quindi, e sufficiente il riferimento a considerazioni
   di  tipo  qualitativo,  che  consentono  di  individuare  le  zone
   presumibilmente  soggette ad elevato deposito, con possibilita' di
   marcati sopralzi del pelo libero od ostruzione di luci di opere di
   attraversamento, e le zone ove e da attendersi una forte erosione,
   con rischio di crolli lungo le sponde ed improvvisa immissione  di
   quantita'  notevoli  di materiale solido in alveo. Nei casi in cui
   le  considerazioni   di   tipo   qualitativo   facciano   emergere
   un'influenza  notevole  dei  fenomeni  di  trasporto dei sedimenti
   sull'estensione   delle   aree   potenzialmente   inondabili,   e'
   auspicabile  che se ne tenga conto, anche in maniera approssimata,
   nel modello a fondo fisso, ovvero che si  ricorra  all'impiego  di
   modelli anche semplificati a fondo mobile.
4.6.4.   Estensione  del  tratto  fluviale  soggetto  al  calcolo  di
   propagazione
   Il  calcolo di propagazione e' esteso a tutto il tratto fluviale a
   valle della diga lungo il quale le massime portate dovute all'onda
   artificiale  si  mantengono  superiori   alle   portate   naturali
   considerate   nella   formulazione   dei  piani  di  previsione  e
   prevenzione  degli  eventi  di  piena  naturali.  In  mancanza  di
   indicazioni  specifiche,  puo' essere assunta una portata di piena
   naturale associata ad un tempo di ritorno pari a 500 anni.
   Il principio  suddetto  si  mantiene  valido  anche  nel  caso  di
   confluenza  in  laghi  naturali:  il calcolo puo' essere arrestato
   solo allorche' l'effetto di laminazione  del  lago  sia  tale  che
   nell'emissario   le   portate   defluenti   non   superino  quelle
   considerate nei piani di  previsione  e  prevenzione  delle  piene
   naturali.
   Nel caso di confluenza in laghi artificiali occorre riferirsi alle
   indicazioni riportate al punto 4.4.
4.7. Rappresentazione dei risultati
   Per la rappresentazione dei risultati dello studio, restano valide
   le considerazioni gia' riportate al punto 3.5.
   Il  principale  risultato richiesto e' l'individuazione della zone
   soggette a potenziale inondazione: la mappa delle aree  allagabili
   e'  la  sintesi dei risultati delle varie elaborazioni che riveste
   la maggiore importanza.
   La rappresentazione della massima estensione di  tali  aree  deve,
   ovviamente  essere  chiara  e  di facile lettura e localizzazione.
   Affinche' essa risulti di immediata utilizzazione. ai  fini  della
   Protezione  Civile,  e'  necessario  che  venga  tracciata  su una
   cartografia quanto piu' completa ed aggiornata possibile. E' anche
   opportuno che siano riportate su di essa le curve di egual  valore
   dei   tiranti   idrici   nelle   zone   di   maggiore   espansione
   dell'inondazione.
   Deve anche essere fornito su supporto magnetico un file  ASCII  in
   cui  sono  riportate  le  coordinate geografiche dei vertici della
   poligonale che descrive il perimetro delle aree allagate.
   La rappresentazione dei risultati dello studio e'  completata  con
   ulteriori elaborati tra i quali non dovranno mancare gli inviluppi
   tracciati  lungo  tutto il tratto di fiume, oggetto del calcolo di
   propagazione:
- delle massime altezze idriche;
- dei carichi idraulici totali
- dei tempi di arrivo del colmo;
- delle quote del pelo libero;
- delle velocita' della corrente
- delle portate defluenti.
E' inoltre ritenuto particolarmente utile  che  gli  studi  riportino
   anche  i  profili  idrici longitudinali della piena per almeno tre
   istanti significativi.
Per completezza di  esposizione  devono  essere  riportate  anche  le
   tabulazioni,  eventualmente  sintetiche, dei valori numerici delle
   principali grandezze in gioco, fornite dai vari metodi o codici di
   calcolo adottati.
E'  opportuno,  infine,  che  sulle  mappe   siano   individuate   ed
   evidenziate:
-  le  opere  di attraversamento del corso d'acqua che possano essere
   sormontate dalla corrente o che si prestino a rischio di erosione;
-  i  tronchi  fluviali  per  i quali il pericolo di esondazione puo'
   essere aggravato da fenomeni di sovralluvionamento dell'alveo o da
   ostruzioni delle luci delle opere di attraversamento;
- le aree protette dalla piena da argini o terrapieni,  indicando  le
   quote  assolute  del pelo libero in alveo, ottenute dal calcolo di
   propagazione, utilizzate per la loro perimetrazione.

---->  Vedere SCHEDA ALLEGATO da Pag. 51 a Pag. 61 della G.U.  <----