(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATI
                                               Verbale 11 giugno 1993
VINCOLO PAESAGGISTICO RICADENTE NEI TERRITORI DI POLIZZI GENEROSA,
   CALTAVUTURO, PETRALIA SOTTANA, CASTELLANA SICULA.
Perimetrazione e motivazione.
   La proposta di vincolo paesaggistico ricadente  nei  territori  di
Polizzi  Generosa,  Caltavuturo, Petralia Sottana e Castellana Sicula
nasce dalla necessita' di tutelare una vasta area  dove  la  costante
presenza dell'uomo sin dai tempi piu' remoti e' testimoniata non solo
da  numerosissimi ritrovamenti archeologici ma dalla costruzione, nel
tempo, di bagli e masserie, a testimonianza della  fervida  vita  dei
campi.
   La  perimetrazione dell'area interessata dal vincolo paesaggistico
citato segue in parte le s.s., in parte  le  carrozzabili,  in  parte
confini  naturali del territorio: in pa'rticolare a nord il perimetro
si attesta sulla s.s. 120 da cui si allontana passando  per  il  C.zo
Fra  Giacomo e scendendo quindi verso il vallone Passo di Mattina; da
qui lungo il sito di una vecchia trazzera oltrepassa il C.zo  Catuso,
scende  verso  Port.la Pero, passando per la Masseria Tudiota. Da qui
sempre sul sito della vecchia  trazzera  citata  prima,  giunge  alla
masseria  Tudia,  percorre un tratto della s.s. 121 per poi, passando
dalla masseria Turreme, risalire verso le case vecchie Susafa. Ancora
attraversa il  vallone  Susafa  e  le  case  nuove  Susafa  e  infine
attestandosi  sul  sito  che,  da  case  nuove  Susafa  sale verso il
territorio di Polizzi, torna a nord sulla s.s. 120.
   La proposta di vincolo tiene conto dei  risultati  delle  indagini
archeologiche  fino a questo momento svolte, delle fortunate campagne
di scavo  eseguite  e  di  alcuni  ritrovamenti  fortuiti  che  hanno
aggiunto   nuovi   decisivi   elementi   alla   conoscenza  dei  siti
archeologici.
   Il territorio in cui ricade il  vincolo  rappresenta  un  contesto
ambientale  di  grande  interesse  dal  punto  di  vista archeologico
etno-antropologico-ambientale.
   La questione della sua  tutela  e  valorizzazione  rappresenta  un
forte  e  costante  impegno  da  parte  degli  organi  preposti,  che
proponendosi di interpretare la tutela del  territorio  nel  rispetto
del  complesso  dei  suoi  caratteri  culturali, perseguono una piena
valorizzazione dell'area in questione, non prescindendo dallo  studio
dello  stretto  legame che intercorre tra le presenze archeologiche e
il contesto ambientale.
   In particolare l'area interessata dal vincolo riveste  un  elevato
interesse archeologico, dovuto alla viabilita' usturale delle vallate
dell'Himera  meridionale  e  soprattutto  alla  presenza  di  terreni
naturalmente vocati ad uso agricolo e pastorale.
   La  varieta',  del  paesaggio  con  affioramenti  calcarei,   zone
collinari, presenze di acque, ha determinato nel tempo un popolamento
testimoniato  da  centri  abitati e fattorie variamente dislocate nel
territorio.
   La conoscenza archeologica dell'area, come gia'  detto,  e'  fatto
recente.  Fino a pochi anni fa non vi era alcuna segnalazione di siti
archeologici,  mentre  solo  di  recente  grazie  a  un   lavoro   di
ricognizione  sono stati segnalati alcuni siti di eta' greco-romana e
medievale.  In  questo panorama emergono i centri abitati fortificati
di Serra di Puccia, Cozzo di Puccia e Monte Catuso che, dal materiale
raccolto in superficie sembrano essere stati tra il VI e il V sec. a.
C.
   Nell'altra zona di elevato interesse, frequentato  prevalentemente
in  eta'  romana  e  forse anche in eta' preistorica, e' la cosidetta
contrada  Susafa,  a  sud  e  a  sud-ovest  di  Monte  Catuso.  Altri
rinvenimenti,  probabilmente  legati  a  fattorie  di  eta' greca che
romana, si trovano in prossimita' di S. Giacinto e Tudia.
   Serra di Puccia  e'  uno  sperone  roccioso  che  caratterizza  il
paesaggio  del  territorio  compreso  tra  il comune di Caltavuturo e
quello di Polizzi Generosa. Il  centro  antico  di  Serra  di  Puccia
doveva  essere  poco  piu'  che un villaggio. L'importanza del centro
risiede  nel  fatto  che,  sino  ad  ora  e'   l'unico   insediamento
dell'entroterra  in rapporto cronologico con Himera, in quanto sembra
essere stato abbandonato al momento della distruzione  della  colonia
Greca.  Sono stati localizzati inoltre tratti della cinta muraria che
doveva correre a mezza costa sui lati  meno  difesi  per  ustura.  La
necropoli si trova ai piedi dell'abitato e si tratta probabilmente di
una  necropoli  ad  inumazione;  tra i reperti raccolti in superficie
sono numerosi i frammenti di ceramica indigena.
   Cozzo di Puccia che recita nella storia il ruolo  di  caposaldo  a
controllo  della  usturale  via  di  collegamento  tra  "l'alta valle
dell'Himera meridionale e l'area di spartiacque tra i due Himera e il
Platani.
   Altro insediamento di elevato interesse, frequentato probabilmente
in eta' romana o forse anche in eta'  preistorica  e'  la  cosiddetta
contrada Susafa a sud e a sud-est di Monte Catuso.
   Altri  rinvenimenti, probabilmente legati a fattorie di eta' greca
e romana, si trovano in prossimita' di S. Giacinto e Tudia.
   E' tuttavia probabile che, considerato lo  stato  ancora  inlziale
della   ricerca   archeologica  nella  zona  in  questione,  si  puo'
ragionevolmente supporre che  il  popolamento  nell'antichita'  abbia
avuto  una maggiore intensita' e presenza rispetto allo stato attuale
delle conoscenze.
   In queste zone, oggetto del presente studio, l'economia  dell'area
e'  basata  sull'agricoltura.  In alcuni documenti risalenti al XII -
XIII sec. compaiono voci relative a orti e coltivazioni  cerealicole;
e' quindi appartenente alla storia, la vocazione agricola della zona.
Tutto  il  complesso  dell'area rappresenta un frammento di paesaggio
tradizionale antropizzato, espressivo, nel tempo, sia  delle  colture
pregiate,  sia  dell'uso agricolo che in ragione della fertilita' del
suolo, della disponibilita' idrica della morfologia  dei  terreni  e'
stato  fatto  dell'area  senza  soluzione di continuita' sin dai piu'
remoti insediamenti. Masserie e bagli, ancora integri come  le  "case
Susafa",  le "case Chiesazza", il "baglio Catuso vecchio", il "baglio
Catuso nuovo", le "case Puccia", il "baglio Tudiotta" e la  "Masseria
Tudia"  e  quella del contesto agricolo ad essa legata sono il centro
propulsore della vita e piu' tardi della sperimentazione agraria.  Le
masserie   siciliane   sono   legate   strettamente  alle  condizioni
ambientali, storiche ed economiche dell'isola.  La  loro  origine  e'
documentata  a  partire dal XIII sec. dalle norme emanate da Federico
II che dovevano organizzare le masserie  come  centri  di  produzione
agricola  assolvendo  cosi',  nelle  terre  feudali, alla funzione di
centri operativi, piuttosto che di unita' amministrative. La masseria
siciliana  subi'  un  cambiamento  in  eta'  moderna  a   causa   del
rinnovamento della vita agricola, rinnovamento dettato dalla maggiore
richiesta  di  cereali, dalla ripresa del mercato, dall'aumento degli
spazi produttivi o dalle nuove colonizzazioni di terre abbandonate.
   La masseria vede il suo sviluppo nel periodo che  va  dal  XVI  al
XVII secolo quando l'enfiteusi arricchiva i massari.
   Cosi'  tanti  casoli  in  questo  periodo si ripopolavano avviando
attivita' di monocolture.
   Alla luce di quanto sopra esposto, la salvaguardia  sia  dei  siti
archeologici  sia  delle  masserie  costituisce  uno  dei  principali
obiettivi di tutela del paesaggio. Pertanto si pone la necessita'  di
una   normativa   di  uso  del  suolo  a  tutela  delle  sue  attuali
caratteristiche, con esclusione delle  trasformazioni  piu'  radicali
sul  territorio.  Il paesaggio agrario storicizzato e' caratterizzato
dalla presenza di antichi percorsi di collegamento  tra  le  masserie
che  punteggiano  il  territorio e che lo attraversano da nord a sud.
L'area perimetrata in rosso nell'allegata cartografia e' inserita  in
un  ambito  territoriale  di  estrema  bellezza  ambientale,  per  la
contestuale presenza di caratteri geomorfologici e  paesaggistici  di
indubbio  interesse.  Dal  punto di vista morfologico il paesaggio e'
caratterizzato dalla presenza di affioranti terreni plastici, solcati
da corsi d'acqua a  prevalente  regime  torrentizio  con  alvei  poco
incassati,   mentre  nelle  aree  caratterizzate  dalla  presenza  di
formazioni rigide, le pendenze sono  piu'  ripide  e  si  evidenziano
pareti  rocciose  emergenti  dalla sottostante coltre argillosa. Esse
danno origine a una serie di creste che separano  fisicamente  l'area
montagnosa  Madonita,  a  nord,  dal paesaggio ondulato rappresentato
dalle colline  dell'interno  a  sud  costituiscono  nell'insieme  una
emergenza  paesaggistica  di  incomparabili bellezze. Il paesaggio si
fonde e si armonizza quasi in simbiosi con le masserie e i bagli  che
tutt'oggi  nel  contesto delle zone interne dell'isola sono emergenze
di eccezionale interesse  etno-antropologico,  testimonianti  aspetti
della  cultura  materiale  e  delle  attivita' dell'uomo, costituenti
significative e ormai rare testimonianze di particolari tipologie sul
mondo agrario, gravitante  intorno  al  feudo  e  pertanto  legate  a
particolari periodi della storia dell'isola.

        ---->  Vedere Planimetria a Pag. 45 della G.U.  <----