(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
                    Al Presidente della Repubblica
  Il  consiglio  comunale di  Bagheria  (Palermo)  presenta forme  di
collegamento  e  di  condizionamento   da  parte  della  criminalita'
organizzata,   che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita'   degli   organi    elettivi,   il   buon   andamento
dell'amministrazione  ed  il  funzionamento dei  servizi,  con  grave
pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
  Il predetto organo elettivo  e' stato rinnovato nelle consultazioni
amministrative  del 14  maggio 1995  a conclusione  di un  periodo di
gestione straordinaria durato due  anni, conseguente al provvedimento
di scioglimento, adottato con decreto del Presidente della Repubblica
dell'11 marzo  1993, ai  sensi del decreto-legge  31 maggio  1991, n.
164, convertito,  con modificazioni, dalla  legge 22 luglio  1991, n.
221,  ed  alla proroga  disposta  con  decreto del  Presidente  della
Repubblica del 29 settembre 1994.
  Invero,  a seguito  di  rilevate illecite  interferenze nella  vita
amministrativa  dell'ente e  della  sua collocazione  in un  contesto
ambientale profondamente  permeato dalla presenza  della criminalita'
organizzata, il prefetto  di Palermo ha disposto  l'accesso presso il
predetto comune, ai  sensi dell'art. 1, comma 4,  del decreto-legge 6
settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12
ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
  Gli esiti  degli accertamenti esperiti, nonche'  ulteriori indagini
svolte  dai  competenti  organi  hanno evidenziato  che  l'azione  di
ripristino  della  legalita'  intrapresa  dalla  precedente  gestione
straordinaria,   lungi  dall'essere   proseguita  dai   nuovi  organi
amministrativi, e' stata ostacolata  da resistenze interne al comune,
nonche' da pressioni esercitate dall'esterno.
  In tale contesto, siccome  rivelatori della sussistenza di rapporti
idonei  ad  influenzare   l'attivita'  amministrativa  dell'ente,  si
inseriscono  alcuni atti  intimidatori  perpetrati  nei confronti  di
amministratori comunali, vicini ad ambienti malavitosi, che risultano
diretti  ai  mantenimento  degli  equilibri esistenti  tra  i  gruppi
criminali.
  Inoltre,  come  ampiamente  esposto nella  relazione  commissariale
conclusiva dell'accesso, cui si rinvia  integralmente, i legami - che
variano dal semplice rapporto interpersonale al rapporto di parentela
- fra alcuni amministratori, dipendenti comunali, imprenditori locali
e personaggi a  vario titolo vicini alla  criminalita' organizzata di
stampo mafioso  delineano la  presenza di un  forte centro  di potere
capace  di attuare  condizionamenti finalizzati  a trarre  il massimo
profitto dall'attivita' amministrativa dell'ente.
  Ad avvalorare la situazione  sopradescritta soccorre la circostanza
che parte  degli amministratori attualmente in  carica erano presenti
nel consiglio sciolto per infiltrazioni mafiose nel 1993.
  Le numerose vicende penali  che coinvolgono alcuni amministratori e
dipendenti comunali in relazione a diverse tipologie di reato, tra le
quali  rilevano  l'associazione  per delinquere,  il  falso,  l'abuso
d'ufficio,  il   favoreggiamento  ed  altre,  testimoniano   come  la
criminalita' riesce,  altresi', ad ingerirsi negli  affari dell'ente,
strumentalizzandone le scelte e sottomettendole ai propri interessi.
  Significativa e' la situazione relativa alla gestione del personale
che,  in  gran parte,  espleta  la  propria attivita'  presso  uffici
diversi  da quelli  ove e'  formalmente assegnato  e viene  adibito a
mansioni non corrispondenti alla qualifica rivestita.
  Cio'  ha  determinato  la  inefficienza di  uffici  di  particolare
rilevanza,  quali  quelli   incaricati  della  tutela  dell'ambiente,
nonche' della prevenzione e  repressione dell'abusivismo edilizio, in
un territorio oggetto  da sempre di abusi  ambientali ed urbanistici,
con l'acquiescenza degli organi  politicoamministrativi e dei vertici
dell'apparato burocratico.
  L'amministrazione ha  dimostrato di  essere ampiamente  permeata da
logiche   affaristiche,   che   non  le   consentono   di   sottrarsi
all'influenza  delle  consorterie  mafiose,  atteso  che  sono  stati
riprodotti  schemi organizzativi  sui quali  era gia'  intervenuta la
commissione straordinaria nominata nel 1993 per sanare le riscontrate
illegalita'.
  Emblematica  e' la  situazione  dell'ufficio  tecnico comunale,  da
sempre   considerato   il   centro   di   coagulo   degli   interessi
imprenditoriali  -   mafiosi,  tesi  alla  spartizione   di  appalti,
concessioni, licenze ed altre pubbliche utilita'.
  Il  punto di  convergenza  tra gli  interessi delle  organizzazioni
criminali  e   l'amministrazione  comunale   di  Bagheria   e'  stato
individuato nell'iter formativo del  piano regolatore generale, nelle
procedure di  gare e  nella gestione di  appalti pubblici  affidati a
ditte i  cui amministratori o  sono coinvolti in  vicende giudiziarie
penali  o  risultano  direttamente   o  indirettamente  collegati  ad
associazioni malavitose.
  In ordine  alla vicenda  del piano regolatore  generale, conclusasi
solo recentemente per l'intervento  in via sostitutiva della regione,
rileva  la circostanza  che l'avvio  dell'iter formativo  risale alla
precedente gestione straordinaria, che aveva al tempo gia' provveduto
a  conferire  a  consulenti   esterni  l'incarico  specifico  per  la
redazione  del   piano,  consegnato  ai  rinnovati   organi  elettivi
dell'ente nel corso del 1996.
  Da allora  l'amministrazione comunale  di Bagheria  non si  e' resa
parte  attiva, ricorrendo  anche a  manovre strumentali,  al fine  di
dilazionare   la  conclusione   del  predetto   iter.  Significativa,
altresi',  dell'inerzia  e'  l'esiguita'   del  numero  delle  sedute
consiliari dedicate  all'argomento nell'arco  temporale di  due anni,
nel corso delle quali, peraltro,  hanno trovato spazio solo questioni
di carattere teorico e non gia' di merito.
  L'evoluzione complessiva della vicenda,  cui non e' indifferente il
notevole lasso di tempo intercorso tra l'incarico ai progettisti e la
definizione   dei   piano   regolatore  generale,   sottintende   una
preordinata  volonta'  di  non  munire il  territorio  di  un  valido
strumento urbanistico, allo scopo di conservare un potere decisionale
che, avulso da precise regole, consente di persistere in una politica
di favore.
  E' significativo  a tal  proposito che,  nonostante il  nuovo piano
regolatore fosse in itinere,  sono state rilasciate molte concessioni
edilizie, riguardanti complessi di una  certa consistenza ed in tempi
palesemente  ristretti,  a  soggetti  che  risultano  direttamente  o
indirettamente  legati  alla  malavita  organizzata e  che  da  tempo
condizionano le scelte del comune.
  La  stessa  vicenda  del  piano  regolatore  si  intreccia  con  le
decisioni    adottate    dal   consiglio    comunale    relativamente
all'approvazione  di  piani di  lottizzazione  che,  di fatto,  hanno
stravolto le destinazioni urbanistiche previste dal predetto piano.
  Nel settore  degli appalti  di opere  pubbliche risultano  poste in
essere numerose irregolarita' ed e'  emerso, altresi', che le imprese
aggiudicatarie  sono   per  la   maggior  parte   riconducibili  alla
criminalita' organizzata.
  A delineare  il suddetto contesto  concorre il settore  dei servizi
sociali, ove appare  evidente che una ditta opera quasi  in regime di
monopolio, con l'acquiescenza dei  vertici comunali che non risultano
aver  espletato  i  dovuti   controlli  circa  la  regolarita'  delle
prestazioni.
  Anche  il ricorso  a procedure  a trattativa  privata, adottate  in
assenza di  comprovata necessita',  denota una gestione  disinvolta e
poco trasparente.
  Le  allarmanti interferenze  della criminalita'  organizzata, ancor
piu  insidiose  in quanto  manifestatesi  anche  attraverso legami  e
connessioni trasversali, pongono in  pericolo lo stato generale della
sicurezza  pubblica   ed  evidenziano,   specie  in   relazione  alle
riscontrate  gravi carenze  gestionali del  comune, la  lesione degli
interessi costituzionalmente garantiti della comunita' amministrata.
  Il  clima  di grave  condizionamento  e  degrado  in cui  versa  il
consiglio  comunale  di  Bagheria  (Palermo),  la  cui  capacita'  di
determinazione   risulta  assoggettata   alle  scelte   delle  locali
organizzazioni  criminali, la  palese inosservanza  del principio  di
legalita'  nella  gestione  dell'ente  e l'uso  distorto  della  cosa
pubblica,   utilizzata  per   il  perseguimento   di  fini   contrari
all'interesse  della collettivita',  hanno minato  ogni principio  di
salvaguardia  della  sicurezza  pubblica   e,  nel  compromettere  le
legittime  aspettative della  popolazione ad  essere garantita  nella
fruizione dei  diritti fondamentali, hanno ingenerato  sfiducia nella
legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
  La  descritta condizione  esige un  intervento risolutore  da parte
dello Stato, finalizzato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente
locale e  la criminalita' organizzata,  a tutela dell'ordine  e della
sicurezza  pubblica  e  a  garanzia  dei  valori  costituzionali  che
risultano  in  larga  misura   compromessi  dal  diffuso  sistema  di
illegalita'.
  A tal fine  il prefetto di Palermo, ai sensi  dell'art. 1, comma 2,
del   decreto-legge  31   maggio  1991,   n.  164,   convertito,  con
modificazioni, dalla  legge 22 luglio  1991, n. 221, ha  dato l'avvio
alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Bagheria con
relazione  del  20  marzo  1999, che  si  intende  qui  integralmente
richiamata.
  La  valutazione  della  situazione   in  concreto  riscontrata,  in
relazione  alla presenza  e all'estensione  dell'influenza criminale,
rende  necessario  che la  durata  della  gestione commissariale  sia
determinata in diciotto mesi.
  Ritenuto, per quanto esposto,  che ricorrano le condizioni indicate
nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo
scioglimento del consiglio comunale di Bagheria (Palermo), si formula
rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
    Roma, 15 aprile 1999
                            Il Ministro dell'interno: Russo Jervolino