(Allegato-art. 9)
                               Art. 9. 
 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
    A) informazioni sulla zona geografica 
    1) fattori naturali rilevanti per il legame 
    L'area geografica della DOCG Colli bolognesi Classico  Pignoletto
include la zona pedecollinare e di  media  collina  compresa  tra  la
vallata della Val Samoggia e dall'ampia vallata del fiume Reno  e  da
quelle minori dei torrenti Samoggia, Lavino e Idice, area nella quale
ricade la localita' Pignoletto dalla quale  la  denominazione  prende
nome. Tutti  questi  corsi  d'acqua  hanno  andamento  perpendicolare
all'asse appenninico e delimitano rilievi interfiuviali  dal  profilo
piu'  o  meno  accentuato  a  seconda  dei  materiali  geologici  che
attraversano. 
    L'area e' interessata dai seguenti principali paesaggi geologici:
Contrafforti e Rupi. 
    Comprende rocce di eta' diversa che danno luogo ad  un  paesaggio
segnato da rilievi, frequentemente  di  forma  tabulare  o  di  rupe,
bordati da ripidi  versanti  e  da  pareti  rocciose  (contrafforti).
Queste forme derivano  dalla  scarsa  erodibilita'  delle  rocce  che
compongono  l'unita'.  Si  tratta  di  arenarie   stratificate,   con
subordinate marne e conglomerati. 
    Le rocce su cui si modellano questi paesaggi sono sia le arenarie
plioceniche sia le arenarie epiliguri. Si tratta  di  corpi  rocciosi
stratificati. 
    I versanti sono generalmente acclivi e boscati. 
    Questo paesaggio e' particolarmente esteso nella  parte  centrale
(tra Lavino e Reno) e sud-orientale dell'area. 
    I Colli con Frane e Calanchi. 
    Questo  paesaggio  e'  caratterizzato  da  notevole  complessita'
geologica e morfologica, che gli conferisce un  aspetto  composito  e
segnato da forti contrasti. A morbidi versanti, scarsamente acclivi e
spesso coltivati, si susseguono incisioni  calanchive.  Ma  l'aspetto
che maggiormente caratterizza questo paesaggio e' la diffusa presenza
di fenomeni di dissesto franoso. 
    Nei versanti e sul fondovalle  il  substrato  e'  prevalentemente
formato  dalle  cosiddette  «Argille  Scagliose»:  un   complesso   a
struttura caotica in cui la matrice argillosa ingloba  masse  piu'  o
meno grandi di rocce  calcaree,  arenacee,  marnose  o  stratificate.
Frequentemente in posizione sommitale su questi versanti irregolari e
con pendenze non eccessive, si ritrovano complessi rocciosi che,  per
la loro maggiore resistenza all'erosione, hanno pendenze piu' elevate
e sono prevalentemente boscati. 
    Questo  paesaggio  e'   presente   esclusivamente   nella   parte
sud-occidentale dell'area (in sinistra Lavino). 
    I Primi Colli. 
    Lungo il margine pedeappenninico si estende questa unita' dove il
paesaggio collinare si raccorda alla pianura con estrema gradualita'.
Il paesaggio e' caratterizzato da una morfologia dolce, articolata in
lunghi ripiani declinanti verso valle dove  sono  conservati  antichi
paleosuoli. Locali erosioni del reticolo idrografico  minore  formano
valli  scarsamente  approfondite  separate  da  crinali  dalle  ampie
sommita' dove affiorano le «sabbie gialle». 
    Le rocce che compongono questa unita' sono  le  formazioni  delle
Argille Azzurre e delle Sabbie Gialle (Pliocene - Pleistocene). 
    Questo  paesaggio  e'  presente   prevalentemente   nella   parte
nord-occidentale dell'area (in sinistra Reno). 
    Piana dei Fiumi Appenninici Comprende i fondivalle e gli  sbocchi
di  fiumi  e  torrenti  al  margine.  Il  paesaggio   deve   le   sue
caratteristiche alla dinamica dei corsi d'acqua appenninici, i  quali
nel  loro  corso  intravallivo   hanno   formato   ridotti   depositi
nastriformi,  e  depositato  allo  sbocco  in  il  loro  carico  piu'
grossolano, formando corpi sedimentari noti come conoidi alluvionali. 
    I suoli sono prevalentemente poco evoluti, spesso  costituiti  da
materiali grossolani, secondo un gradiente deposizionale  trasversale
all'asse del corso d'acqua. Talvolta lungo i fondivalle  e  lungo  il
margine appenninico si riconoscono, in forma di terrazzi piu' o  meno
ampi, lembi residuali di antichi livelli di piane alluvionali, su cui
si rinvengono suoli molto sviluppati ed evoluti (paleosuoli),  simili
a quelli gia' descritti nel paesaggio precedente. 
    All'ampia variabilita' geomorfologica, ovvero di substrati  e  di
forme del paesaggio, corrisponde un'altrettanto elevata  variabilita'
pedologica,  sia  in  termini  di  caratteri  funzionali  (tessitura,
scheletro, profondita') che di  livello  evolutivo.  La  coltivazione
della vite e' diffusa in maniera preponderante a quote  inferiori  ai
300 metri s.l.m., in sinistra Reno su suoli  a  tessitura  fine,  con
contenuto in calcare variabile e su suoli a  tessitura  moderatamente
fine, con elevata componente limosa e molto calcarei. 
    I  suoli  a  tessitura  fine  si  rinvengono  sia  nei   versanti
generalmente dissestati su Argille Scagliose, sia nei  primi  rilievi
collinari su Argille Azzurre  Plio-pleistoceniche,  sia  sulle  paleo
superfici subpianeggianti  che  corrispondono  agli  antichi  conoidi
alluvionali. 
    I suoli a tessitura moderatamente fine,  con  elevata  componente
limosa e molto  calcarei,  si  ritrovano  sulle  facies  siltose  dei
litotipi presenti nel paesaggio dei Colli con frane e calanchi  e  in
quello dei Primi colli. 
    Dal punto di vista climatologico, con riferimento  al  trentennio
1961-1990 (riferimento  climatico  di  base  secondo  le  convenzioni
dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale), l'area e' caratterizzata
da una piovosita' media annua che va da 800 mm  nell'alta  pianura  a
1.200 mm nelle zone collinari piu' elevate  e  da  temperature  medie
comprese, con inverso gradiente rispetto alle precipitazioni tra 14°C
e  12°C.  Nella  bassa  collina  il  bilancio  idrico   climatologico
(differenza  tra  precipitazioni  ed  evapotraspirazione   potenziale
annue) evidenzia la presenza di un moderato deficit  idrico  (fino  a
350 mm di deficit annuo)  che  puo'  essere  considerato  un  fattore
positivo per la qualita' delle produzioni vitivinicole, in quanto  un
certo stress idrico estivo favorisce  nelle  uve  in  maturazione  la
concentrazione degli zuccheri e la sintesi di  componenti  aromatici.
Sopra  la  quota  di  circa  400  metri  s.l.m.  il  bilancio  idrico
climatologico evidenzia invece la presenza di un surplus idrico anche
elevato (fino a 800 mm annui). 
    Le sommatorie termiche, calcolate con soglia  0°C,  vanno  dai  i
4.500 ai 4.900 gradi giorno nella bassa  collina.  Sono  inferiori  a
4.500 gradi giorno sopra la quota di circa 400 metri s.l.m. 
    L'Indice di Winkler assume nella zona  valori  massimi  di  circa
2100 nelle zone a quote meno elevate. 
    La disponibilita' termica, almeno nella fascia sotto i 400  metri
s.l.m., e' ottimale, per la crescita e  la  maturazione  di  un'ampia
gamma di vitigni. 
    In  Emilia-Romagna  per  il  periodo   2030-2050   si   prevedono
temperature piu'  elevate,  precipitazioni  piu'  concentrate  ed  un
aumento dell'intensita' e durata degli episodi  estremi  di  caldo  e
siccita'. 
    2) fattori umani rilevanti per il legame 
    Quando i romani, circa due secoli prima della nascita di  Cristo,
sottomisero ed unificarono sotto il  segno  della  lupa  i  territori
abitati dalle tribu'  dei  galli  boi,  avevano  probabilmente  mille
motivi per farlo, non esclusi quelli legati alle  ricchezze  agricole
di tali zone. I filari di vite erano maritati ad alberi vivi, secondo
l'uso introdotto dagli  etruschi  e  sviluppato  successivamente  dai
galli.  Tale  metodo  infatti,  lo  si  chiama  «arbustum  gallicum»,
particolarmente adatto non solo  alle  terre  basse  ed  umide  della
pianura, ma soprattutto si era incrementato notevolmente  sulla  zona
collinare. 
    E' accertato che da tali terreni,  soprattutto  quelli  collinari
posti a sud di Bononia, i nostri antenati  latini  producessero  vini
che li appassionarono moltissimo. Le terre dell'agro bononiense erano
coltivate dai veterani di tante campagne militari in tutto  il  mondo
allora conosciuto,  per  cui  la  bevanda  bacchica  era  palesemente
bevuta, gustata ed apprezzata. Sono state ritrovate antiche  Olle  di
conservazione del vino nella zona della localita' di Mercatello posta
al confine tra il comune di  Menteveglio  e  Castello  di  Serravale,
adiacente all'omonima localita' di «Pignoletto». 
    Plinio il Vecchio - I° sec. d.C. - nel capitolo  «Ego  sum  pinus
laeto»  tratto  dalla  monumentale  opera  di  agronomia   «Naturalis
historia»,  enuncia  che  in  «apicis  collibus  bononiensis»  vi  si
produceva  un  vino  frizzante  ed  albano,   cioe'   biondo,   molto
particolare ma non abbastanza dolce per essere piacevole e quindi non
apprezzato, poiche' e' risaputo che  durante  l'epoca  imperiale  era
gradito il vino dolcissimo, speziato ed aromatizzato con innumerevoli
essenze, inoltre, sempre molto «maturo» in quanto i vini giovani  non
erano in grado di soddisfare i pretenziosi palati della nobilta'. 
    Erano trascorsi poco meno di tre secoli dalla conquista romana  -
179 a.C. - che il vino era radicalmente mutato, ma non le qualita'  e
caratteristiche uniche di tale nettare. 
    Riprendendo il cammino alla ricerca  di  tracce  che  ci  possano
condurre ai vini che oggi degustiamo, ci imbattiamo  nelle  biografie
dell'operosita' di tali monaci-agresti che sono giunte fino ai giorni
nostri, in cui si menzionano i notevoli impulsi dati per lo  sviluppo
della vite. Si sparsero in tutte le regioni italiane  e  nel  migrare
verificarono che sulle colline bolognesi si produceva un buon vinello
dorato e mordace, appunto frizzante. 
    Omnia alla vina in Bonitate Excedir - decisamente  «...  un  vino
superiore per bonta' a tutti gli altri...» e bevuto non solo  durante
le pratiche liturgiche, ma anche con gioia alla tavola del  nobile  e
del volgo, ottenuto da uve conosciute ed apprezzate come pignole. 
    I secoli che da allora sono trascorsi per giungere fino ai giorni
nostri, sono stati  indiscussi  testimoni  di  innumerevoli  fatti  e
citazioni  riguardanti  i  vini  delle   nostre   splendide   colline
bolognesi. 
    Della  vite  coltivata  sulle  colline  di   Monteveglio,   nelle
adiacenze della monumentale Abbazia omonima  ne  parla  il  documento
risalente al 973 d.C.  nel  quale  il  Vescovo  di  Bologna  Alberto,
concedeva al Vescovo di Parma, insieme  all'Abbazia  di  Monteveglio,
circa trenta tornature di vigneti (laddove oggi insiste la  localita'
Pignoletto). 
    Nel 1300, Pier de' Crescenzi, nel  piu'  importante  trattato  di
agronomia medievale «Ruralium commordorum - libro XII» descriveva  le
caratteristiche organolettiche del «pignoletto» che si beveva allora,
in quanto il vino, oltre che maggiormente prodotto, era  quello  piu'
gradito per piacevolezza e per la vivace e dorata spuma. 
    Agostino Gallo ne «Le venti giornate dell'agricoltura» del  1567,
sollecitava di piantare le uve pignole  in  quanto  per  la  notevole
produzione, permetteva un florido commercio perche' sempre ricercate. 
    Medico e botanico di  Papa  Sisto  V,  il  Bacci,  nel  personale
trattato del 1596 «De naturalis vinarium istoria de vitis  italiane»,
asseriva le «...rare  et  optime...»  qualita'  intrinseche  dell'uva
pignola. 
    Cosi' pure Soderini, noto agronomo fiorentino, sempre  in  quegli
anni, ne confermava le caratteristiche. 
    Il Trinci - 1726 - pone in evidenzia le caratteristiche  di  tale
vitigno: l'odierno pignoletto si riscontra nella sua quasi  totalita'
di tali affermazioni, per non dire che sono le medesime. 
    Ulteriori conferme sono riportate nel «Bullettino Ampelograficho»
del 1881, in cui e' nominata l'uva  pignola  prodotta  nelle  colline
poste a sud dell'urbe di Bologna, la cui assomiglianza con  l'attuale
produzione e' stupefacente, e non lascia piu' adito ad altri dubbi di
sorti. 
    Lo statuto di  Bologna  del  1250  ordina  la  costruzione  della
«Strada dei vini» per trasportare con sicurezza verso Bologna i  vini
ottenuti nelle colline a sud della citta'. 
    A partire dal 1250 risalgono  i  primi  estimi  del  comprensorio
vitivinicolo. 
    In relazione al disciplinare si puo' affermare che: 
      base  ampelografica  dei  vigneti:  i   vitigni   idonei   alla
produzione  del  vino  in  questione  sono  quelli   tradizionalmente
coltivati nell'area di produzione; 
      le forme di allevamento, i sesti  d'impianto  e  i  sistemi  di
potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali  e
tali  da  perseguire  la  migliore  e  razionale  disposizione  sulla
superficie  delle  viti,  sia  per   agevolare   l'esecuzione   delle
operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione  della
chioma; 
      le pratiche relative  all'elaborazione  dei  vini  sono  quelle
tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione in rosso di
vini tranquilli ma strutturati. 
    B)  Informazioni  sulla  qualita'  o  sulle  caratteristiche  del
prodotto essenzialmente o  esclusivamente  attribuibili  all'ambiente
geografico. 
    I vini di cui al presente disciplinare di produzione  presentano,
dal punto di vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto
evidenti e peculiari, descritte all'art. 6,  che  ne  permettono  una
chiara   individuazione   e   tipicizzazione   legata    all'ambiente
geografico. 
    Tutti   i   vini   presentano   caratteristiche   chimico-fisiche
equilibrate in tutte le tipologie, mentre al sapore  e  all'odore  si
riscontrano aromi prevalenti tipici dei vitigni. 
    Pignoletto nella  versione  tranquilla:  si  presenta  di  colore
giallo  paglierino  con  riflessi  verdognoli  caratteristici   della
varieta' Grechetto gentile, profumo delicato e fruttato ed un  sapore
con contenuta acidita' e  giusta  aromaticita',  spesso  con  sentori
amarognoli, tutti fattori fortemente legati alle caratteristiche  del
territorio ricco di argille e arenarie. 
    Pignoletto  nella  versione  frizzante:  l'Emilia-Romagna  e'  la
patria dei vini frizzanti, frutto di  una  lunga  tradizione  locale,
caratteristica che accomuna i vini di pianura e di collina, da est  a
ovest della  Regione.  Il  Pignoletto  frizzante,  della  zona  colli
bolognesi, propone sentori piu' freschi e fruttati e un acidita' piu'
sostenuta, mentre conferma un gusto mediamente aromatico e spesso  un
finale amarognolo che rivela la stretta relazione con il  territorio.
Nei fondo valle e nei  terreni  piu'  freschi,  infatti,  si  possono
ottenere  vini  bianchi  leggeri,  magari  frizzanti,   che   puntano
sostanzialmente sulla freschezza dei sentori  floreali  e  di  frutta
gialla poco matura (mela verde, ad esempio). 
    Pignoletto nella versione  spumante:  si  tratta  della  naturale
evoluzione della versione frizzante verso un prodotto che  esalta  le
caratteristiche di freschezza e aromaticita'  del  vitigno  Grechetto
gentile mantenendone integre le caratteristiche peculiari all'olfatto
e al gusto che derivano dai terreni presenti nell'area di  produzione
e dal vitigno. 
    C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi  di  cui
alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    L'orografia   collinare   del   territorio   di   produzione    e
l'esposizione prevalente dei vigneti, orientati a ad est sud  est,  e
localizzati in zone particolarmente vocate  alla  coltivazione  della
vite, concorrono a determinare un ambiente  adeguatamente  ventilato,
luminoso,  con  notevoli  sbalzi  termici   e   pertanto   favorevole
all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive della pianta. 
    La tradizione millenaria della produzione di vino,  insieme  alle
caratteristiche uniche del territorio,  garantisce  la  qualita'  del
vino a DOCG Colli Bolognesi Classico Pignoletto.