(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel comune di Badolato (Catanzaro) sono state  riscontrate  forme
di ingerenza  da  parte  della  criminalita'  organizzata  che  hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti nelle consultazioni amministrative del 26 e  27  maggio  2013,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi. 
    Nel mese di luglio 2013, all'esito di  un'operazione  di  polizia
giudiziaria, e' stata data esecuzione  ad  un'ordinanza  di  custodia
cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro
nei confronti di 25 persone. 
    Ai destinatari della misura sono stati contestati, tra gli altri,
i  reati  di  associazione  di  tipo  mafioso,  concorso  esterno  in
associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, rapina, detenzione e
traffico di sostanze stupefacenti. 
    L'operazione ha interessato anche il primo cittadino di  Badolato
il quale, ancorche' non sia stato destinatario della citata ordinanza
cautelare, e' indagato di concorso esterno in  associazione  di  tipo
mafioso, poiche' «pur non facendone organicamente  parte,  concorreva
nella partecipazione di associazione mafiosa [....], in quanto, quale
sindaco del comune  di  Badolato,  forniva  un  contributo  concreto,
specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento  delle
capacita' operative dell'associazione». 
    In  relazione  a  tali  vicende  ed  al  fine  di  verificare  la
sussistenza di forme di  condizionamento  e  di  infiltrazione  delle
locali consorterie nei confronti degli amministratori  dell'ente,  il
prefetto  di   Catanzaro,   con   decreto   del   28   agosto   2013,
successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso  il  suddetto
comune ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge  6  settembre
1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli
accertamenti di rito. 
    All'esito dell'accesso ispettivo  la  commissione  incaricata  ha
depositato le proprie conclusioni sulle cui risultanze il prefetto di
Catanzaro, sentito nella seduta del  20  febbraio  2014  il  Comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,  integrato  con  la
partecipazione del  Procuratore  capo  della  Direzione  distrettuale
antimafia di Catanzaro, ha redatto l'allegata relazione  in  data  25
febbraio  2014,  che  costituisce  parte  integrante  della  presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando  pertanto  i
presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, la cornice criminale  ed  il  contesto  ambientale  ove  si
colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti  tra  gli
amministratori e la locale consorteria. 
    L'accesso  ispettivo  ha  posto  in   rilievo   una   sostanziale
continuita' nelle amministrazioni che si sono  succedute  alla  guida
dell'ente, atteso che il sindaco, gravato da numerosi  precedenti  di
polizia, e' attualmente al suo secondo mandato consecutivo mentre  un
rilevante numero  degli  amministratori  eletti  nel  2013  e'  stato
presente, a diverso titolo, nelle precedenti compagini elettive. 
    Il territorio del comune  di  Badolato  e'  caratterizzato  dalla
radicata e pervasiva presenza di locali organizzazioni criminali che,
come anche evidenziato dalle risultanze delle  indagini  giudiziarie,
operano in via principale nel settore del traffico internazionale  di
stupefacenti ed hanno esercitato la propria influenza nelle  funzioni
svolte dall'amministrazione comunale. 
    Sono stati, al riguardo, riscontrati i  forti  legami  a  diverso
titolo intercorrenti  tra  alcuni  amministratori  e  dipendenti  del
comune di Badolato, molti dei quali  con  precedenti  di  polizia,  e
esponenti di ambienti controindicati;  tali  rapporti,  consolidatisi
nel tempo, hanno prodotto uno sviamento dell'attivita' amministrativa
dell'ente in funzione degli illeciti interessi e delle  regole  della
criminalita' organizzata. 
    In particolare, per quanto attiene al primo cittadino,  fonti  di
prova hanno  posto  in  rilievo  come  in  occasione  delle  elezioni
amministrative del 2008 e del 2013 tra i sottoscrittori  della  lista
allo stesso riconducibile vi siano  stati  e  si  siano  fattivamente
adoperati, a sostegno del candidato, imprenditori locali strettamente
riconducibili ad  ambienti  controindicati  nonche'  esponenti  delle
organizzazioni criminali egemoni. 
    Viene, inoltre, sottolineato il ruolo svolto dal sindaco che, ben
consapevole   del   modus   operandi   e    dei    fini    perseguiti
dall'associazione criminale che  lo  ha  sostenuto  nel  corso  delle
campagne elettorali, si e' posto  a  disposizione  dei  membri  della
stessa  per  garantire  vantaggi  e  assicurare,  ai  referenti   del
sodalizio mafioso, le condizioni per  esercitare  la  loro  influenza
sulle funzioni amministrative svolte dal comune. 
    Dagli esiti  della  citata  indagine  giudiziaria  e'  emersa  la
titolarita' da parte del primo cittadino di numerose quote societarie
e l'esistenza di interessi economici tra lo stesso e soggetti  legati
ad ambienti controindicati. 
    La relazione della commissione d'indagine si sofferma  sul  ruolo
svolto dal sindaco  nell'affidamento  della  gestione  del  complesso
portuale e sui connessi interessi  patrimoniali.  Fonti  tecniche  di
prova, di cui si da' conto nella citata  ordinanza  cautelare,  hanno
delineato la complessiva condotta del sindaco  evidenziando  come  il
primo cittadino  non  possa  essere  ritenuto  estraneo  al  contesto
criminale  coinvolto  nella  gestione   della   predetta   operazione
imprenditoriale. 
    Dalle risultanze  dell'indagine  giudiziaria  risulta,  peraltro,
come la struttura, sebbene assegnata in gestione ad un  imprenditore,
di  fatto  veniva  gestita  da  persone  riconducibili  alla   locale
criminalita' organizzata. E' emerso, infatti,  l'intricato  intreccio
di rapporti  economici  intercorrenti  tra  il  sindaco  e  i  locali
imprenditori  legati  ad  ambienti  controindicati,  che   lo   hanno
supportato  nel  corso  delle  campagne  elettorali,  condizionandone
successivamente l'operato. Si rileva, altresi', dalle medesime  fonti
d'indagine che il  sindaco,  benche'  consapevole  della  radicata  e
pervasiva infiltrazione della  criminalita'  organizzata,  non  abbia
saputo o voluto porre in essere  una  dovuta  e  concreta  azione  di
contrasto e di denuncia. 
    L'attivita' di accesso ha riscontrato, all'interno dell'ente, una
situazione di generale, diffusa illegalita', elemento che costituisce
una delle condizioni tipiche per il determinarsi del  condizionamento
mafioso, atteso che l'ingerenza criminale  risulta  piu'  agevole  in
condizioni di disordine organizzativo, di sviamento dell'attivita' di
gestione, di  mancanza  di  rispetto  generalizzata  delle  procedure
amministrative, consentendo tali circostanze che l'illegalita' faccia
da schermo all'infiltrazione delle cosche locali. 
    Gli  accertamenti  svolti  hanno,  peraltro,  posto  in  evidenza
l'illegittima ed anomala commistione nella gestione degli affidamenti
di lavori pubblici,  rappresentata  da  un'indebita  ingerenza  degli
organi politici sull'operato dell'apparato burocratico, in  contrasto
con il principio di separazione  tra  i  poteri  di  indirizzo  degli
organi politici e quelli di gestione dell'apparato dirigente. 
    Viene, inoltre,  rappresentato  come  buona  parte  degli  uffici
amministrativi sia caratterizzata da  prassi  e  modalita'  operative
avulse dal rispetto dell'attuale quadro normativo e da  una  generale
mancanza  di  efficaci  forme  di  controllo  interno  sugli  atti  e
sull'attivita' dei diversi settori. 
    L'accesso ispettivo ha, altresi', fatto  emergere  il  mancato  o
sporadico  ricorso  alle  procedure  concernenti  la   documentazione
antimafia previste dal codice delle leggi antimafia, elemento che  si
e' rivelato funzionale al mantenimento di assetti predeterminati  con
soggetti organici o contigui all'organizzazione criminale egemone. 
    Tali modalita' operative  risultano  evidenti  in  una  serie  di
procedimenti anomali  e  irregolari  caratterizzati  dal  ripetuto  e
forzato ricorso agli affidamenti diretti di lavori in via  d'urgenza,
in carenza dei presupposti  richiesti  dalla  normativa  di  settore,
nonche'  nell'affidamento  di  appalti  di  lavori,  nelle  procedure
finalizzate  all'assunzione  di   personale,   nel   rilascio   delle
autorizzazioni commerciali,  oltreche'  nella  generale  gestione  ed
organizzazione degli uffici. 
    Elementi concreti di una conduzione dell'ente locale contraria ai
principi di legalita' e buon andamento sono emersi dall'analisi delle
determine con le quali  sono  stati  affidati  lavori  attraverso  il
ricorso alle procedure di somma urgenza. 
    Sebbene, infatti, il comune disponga, cosi' come richiesto  dalla
normativa vigente, di un elenco di societa'  di  fiducia,  dall'esame
dei provvedimenti adottati dall'area manutentiva e dall'area tecnica,
relativamente al periodo 2008;2013, emerge l'affidamento di lavori  a
ditte non inserite in tale elenco. 
    Le   risultanze   dell'attivita'   giudiziaria   hanno   altresi'
emblematicamente  rivelato  come,  a   decorrere   dal   2009,   dopo
l'insediamento  della  nuova  giunta,  poi  riconfermata  nel   2013,
societa' riconducibili ad ambienti controindicati, che fino  al  2008
non avevano mai  lavorato  per  l'ente,  hanno  piu'  volte  ricevuto
incarichi per  lavori  o  servizi  pubblici  di  consistente  importo
economico. 
    Negli affidamenti diretti  e  in  quelli  di  somma  urgenza  sia
l'apparato politico sia quello burocratico si sono avvalsi di ditte o
societa' direttamente o indirettamente implicate nei fatti  criminali
da cui e' scaturita l'indagine giudiziaria sopra citata  o,  in  ogni
caso, riconducibili alla locale cosca malavitosa. 
    Le determine  adottate  dall'area  tecnica  e  manutentiva  hanno
inoltre  evidenziato  che,   di   frequente,   nelle   premesse   dei
provvedimenti di liquidazione delle somme  di  denaro,  adottate  per
interventi  invero  nella   maggior   parte   dei   casi   ampiamente
programmabili, non viene citato alcun verbale dal quale sia possibile
evincere  l'urgenza  dell'intervento,  eludendo  in   tal   modo   la
richiamata normativa di riferimento. 
    Concreti elementi che attestano una gestione dell'ente locale non
in linea con i principi di  legalita'  e  trasparenza  sono  altresi'
emersi  dall'analisi  delle  gare  d'appalto  per  lavori  o  servizi
pubblici. 
    Emblematica in tal senso si e' rivelata la gara di appalto per la
realizzazione della sala consiliare, dalla quale sono emersi  aspetti
che  attestano  forme  di'  ingerenza  e  sviamento   operate   dalla
criminalita' organizzata. 
    Le  fasi  della  procedura   d'appalto   sono   state,   infatti,
contraddistinte  da  una  serie  di  significative  irregolarita'  ed
illegittimita'  concernenti  sia  i   requisiti   professionali   del
direttore dei lavori che le determine  relative  all'approvazione  ed
alla liquidazione del secondo stato di avanzamento dei lavori. 
    E' stato, inoltre, posto in rilievo il mancato deposito, da parte
della societa'  alla  quale  e'  stata  aggiudicata  la  gara,  della
documentazione attestante il rilascio  dei  requisiti  SOA  (societa'
organismo di attestazione), adempimento previsto dal bando a pena  di
esclusione;  analoghe  irregolarita'  riguardano  la   documentazione
attestante il requisito della  capacita'  finanziaria.  Peraltro,  la
realizzazione dell'opera e' stata caratterizzata da  una  consistente
lievitazione dei costi, attese  le  numerose  varianti  disposte  nel
corso dei lavori. 
    Indicativa e' la circostanza che la  ditta  aggiudicataria  degli
interventi, i cui titolari sono riconducibili, per  stretti  rapporti
parentali,   ad   ambienti   controindicati,   prima    dell'elezione
dell'attuale  sindaco  non  avesse  mai  avuto  incarichi  da   parte
dell'ente mentre, successivamente all'elezione del  primo  cittadino,
ha ricevuto numerosi affidamenti. 
    Ulteriori  univoci  elementi  che  attestano  la  sussistenza  di
cointeressenze  tra  amministratori  comunali   e   esponenti   della
criminalita' organizzata sono emersi dall'analisi della procedura per
i lavori di realizzazione di un'isola ecologica. 
    Il relativo progetto prende avvio su  iniziativa  di  una  locale
unione  dei   comuni.   La   relazione   dell'organo   ispettivo   ha
dettagliatamente posto in rilievo come il funzionario  referente  per
il comune di Badolato sia  riconducibile,  come  anche  sara'  meglio
evidenziato in seguito, per rapporti parentali e  frequentazioni,  ad
un locale capo cosca. Lo stesso funzionario e', peraltro, uno stretto
parente del responsabile del progetto in questione. 
    Tali legami, in un settore particolarmente delicato, quale quello
dello smaltimento dei rifiuti, assumono rilevanza atteso che l'unione
dei comuni ha  poi  affidato  la  realizzazione  dei  lavori  ad  una
societa' il cui  legale  rappresentante,  destinatario  della  citata
ordinanza cautelare, e' riconducibile a esponenti  di  vertice  della
locale criminalita'. 
    Anomalie e irregolarita' hanno caratterizzato anche la  gara  per
l'affidamento del servizio di manutenzione del verde pubblico. 
    Nel  relativo   fascicolo   non   e'   stata   rinvenuta   alcuna
documentazione attestante  gli  inviti  a  partecipare  alla  gara  e
nemmeno  quella  concernente  le  proposte  economiche  dei  soggetti
partecipanti. Peraltro, anche in questo caso, il  servizio  e'  stato
affidato ad una ditta il cui  amministratore  e'  riconducibile,  per
rapporti parentali, ad ambienti controindicati. 
    Le procedure seguite dall'ufficio lavori pubblici e  manutenzioni
non rispettano i principi di trasparenza e sono caratterizzate da una
persistente mancanza dei requisiti di regolarita'. 
    A decorrere dal 2009 e fino al mese di settembre 2013,  l'ufficio
e' stato suddiviso in due settori, la cui diretta responsabilita'  e'
stata affidata al sindaco e al vice sindaco, senza  che  agli  stessi
settori fossero preposti funzionari con specifiche professionalita'. 
    Le indagini  ispettive  hanno  accertato,  in  relazione  a  tali
lavori, una gestione delle spese in  violazione  di  quanto  previsto
dalla normativa di riferimento. 
    Molte delle determine di  spesa  esaminate  sono  state  adottate
senza l'indicazione della voce di bilancio alla  quale  imputare  gli
oneri; e' inoltre stata accertata l'imputazione di spese  a  capitoli
iscritti tra i' residui  di  anni  pregressi  sebbene  si  tratti  di
impegni correnti. 
    Tali  modalita'  operative  denotano  una  consapevole   volonta'
dell'amministrazione comunale di aggirare le vigenti disposizioni del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, normativa  che  prescrive
un dettagliato iter procedurale puntualmente disatteso dai competenti
uffici comunali. 
    Come gia' evidenziato,  quasi  tutti  i  lavori  pubblici  e  gli
interventi manutentivi sono assegnati alle medesime ditte, pur se  le
stesse non figurano nell'albo fiduciario,  formalmente  istituito  ma
non applicato. 
    Elementi   sintomatici   che   attestano   la   sussistenza    di
cointeressenze e la capacita' di ingerenza di ambienti controindicati
nell'attivita' di organizzazione dell'ente, con conseguente sviamento
dell'attivita'  amministrativa  dai  principi  di  buon  andamento  e
trasparenza, sono emersi dall'esame delle procedure  concorsuali  per
l'assunzione di personale. 
    Significativa, in tal  senso,  si  e'  rivelata  l'analisi  della
documentazione relativa al concorso volto alla copertura del posto di
istruttore tecnico, assegnato al concorrente  classificato  al  primo
posto a pari merito con altri candidati, ma dichiarato  vincitore  in
quanto il piu' giovane tra i partecipanti, cosi'  come  previsto  dal
relativo bando di concorso. 
    A seguito di ricorso presentato da uno dei candidati classificati
ex equo, l'atto di nomina  veniva  annullato  e  conseguentemente  il
comune  di  Badolato,  all'esito  del   giudizio   di   ottemperanza,
riformulava la graduatoria concorsuale sulla base di quanto  disposto
dal TAR competente. 
    Sebbene  estromesso  per  la  menzionata  decisione  del  giudice
amministrativo, nel 2009, pochi mesi dopo l'insediamento della  nuova
amministrazione, il citato  concorrente  veniva  nuovamente  assunto,
all'esito  dello  scorrimento  della  graduatoria  del  concorso.  Al
dipendente, in quanto persona di fiducia del sindaco, veniva affidata
la responsabilita' dei procedimenti in materia di lavori pubblici  e,
nel  contempo,  la  giunta,  con  propria  delibera,  attribuiva   la
responsabilita' dell'Area tecnica al primo cittadino. 
    Fonti tecniche di prova hanno consentito di acclarare come tra  i
soggetti coinvolti nella suddetta procedura di assunzione vi fosse la
consapevolezza dell'esistenza di un diritto di prelazione del  citato
concorrente a ricoprire il posto divenuto vacante, in quanto  persona
riconducibile alla locale organizzazione criminale. 
    Emblematica, come ampiamente descritto nella  relazione  prodotta
dalla commissione d'indagine, e' la circostanza che, pur a fronte  di
formali avvicendamenti  e  spostamenti  di  funzionari  disposti  nel
tempo, nonche' di successive rinunce all'incarico e dello scorrimento
di graduatorie concorsuali,  il  controllo  dell'Area  e'  stato,  di
fatto,    mantenuto     dal     citato     funzionario,     referente
dell'organizzazione malavitosa. 
    E' un dato di fatto che il citato  funzionario,  al  momento  del
rilascio della delega per l'accesso ispettivo, ha chiesto il distacco
presso altra amministrazione. 
    L'organo ispettivo ha evidenziato il ruolo  svolto  dal  predetto
dipendente che, come attestato da  fonti  di  prova  documentali,  e'
strettamente  riconducibile,  per  rapporti  parentali  nonche'   per
assidue frequentazioni, al locale capo cosca oltreche' a titolari  di
ditte interessati dalla citata ordinanza di  custodia  cautelare,  in
quanto responsabili del reato di cui all'art. 416-bis c.p.. Si tratta
degli  stessi  soggetti  che  hanno   ottenuto   dall'amministrazione
comunale l'affidamento di lavori attraverso il ricorso alla procedura
per somma urgenza. 
    Irregolarita' ed anomalie hanno interessato anche il settore  che
tratta le licenze commerciali. 
    Dalle verifiche disposte e' emerso che  un  rilevante  numero  di
autorizzazioni e' stato rilasciato in favore di soggetti  gravati  da
precedenti penali, rilevanti ai fini della normativa antimafia. 
    Significativa, in tal senso, e' la vicenda concernente un  locale
campeggio ubicato su un terreno adiacente l'area portuale. 
    A seguito degli accertamenti svolti, la locale stazione dell'Arma
dei carabinieri denunciava il concessionario, gia' sindaco del comune
di Badolato, per occupazione abusiva di suolo demaniale  marittimo  e
realizzazione  di  opere  abusive  in  zona  sottoposta   a   vincolo
paesaggistico ed ambientale. 
    Le indagini svolte hanno rivelato che i  mezzi  per  l'esecuzione
delle attivita' di cantiere erano stati concessi in comodato gratuito
all'ex sindaco da un imprenditore con precedenti penali e legato alla
locale cosca criminale. 
    Ulteriori  rilevanti  elementi  che  evidenziano   una   gestione
dell'ente  locale  caratterizzata  da  una  costante  violazione  dei
principi  di  buon  andamento  e  legalita'  sono   attestati   dalla
circostanza che sebbene il citato concessionario non abbia versato  i
dovuti canoni  di  locazione  dal  2001  al  2010,  l'amministrazione
comunale  non  ha  adottato   alcun   provvedimento   per   rimuovere
l'accertata condizione di illegalita'. 
    Per la vicenda l'attuale sindaco e  l'ex  responsabile  dell'area
tecnica sono stati denunciati per abuso d'ufficio. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Badolato,  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che  determinano  lo
svilimento e la  perdita  di  credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Badolato
(Catanzaro), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 21 maggio 2014 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano