(Allegato-art. 6)
                   Art. 6 - Legame con l'ambiente 
 
    Anticamente il grano raccolto era stoccato in apposite fosse o in
magazzini ed ivi naturalmente conservato al riparo dall'acqua. Non si
faceva ricorso a  trattamenti  intesi  a  preservare  il  cereale  da
infestazioni fungine ovvero dagli insetti parassiti. Alla bisogna  il
grano veniva portato ai molini viciniori per la molitura. 
    Parimenti  il  grano  duro  raccolto  nell'areale  delimitato  e'
sottoposto esclusivamente a trattamenti di prepulitura per  liberarlo
dalle paglie,  dalle  impurita'  e  dai  corpi  estranei  e,  quindi,
stoccato in  silos  e  conservato  senza  l'ausilio  di  pesticidi  e
prodotti chimici di sintesi. Gli unici trattamenti permessi ai molini
sono esclusivamente di natura  fisica.  Sono  infatti  consentite  le
refrigerazioni della massa con aria fredda ed i rivoltamenti. 
    Tali trattamenti infatti evitano il surriscaldamento della massa,
fenomeno questo che crea un ambiente idoneo allo sviluppo  di  muffe,
alla formazione di micotossine ed alla  schiusura  delle  uova  degli
insetti parassiti e che puo' provocare  pure  la  germinazione  delle
cariossidi. 
    «... In Sicilia il pani i casa  (pane  casereccio)  e'  di  forma
rotonda. La semola di  grano  duro,  precedentemente  setacciata,  e'
sistemata sulla madida (gramola); fatta una conca, vi si aggiunge  il
lievito naturale (u criscenti), l'acqua calda, il sale ...  Terminata
la fase dell'impasto, spezza e modella manualmente la pasta ottenendo
pani di pani del peso di un  chilo  e  di  forma  rotonda  (circa  20
centimetri di diametro, 7 di altezza). ...  Si  caratterizza  per  la
crosta  poco  croccante  e  la  mollica   dall'alveolatura   fine   e
omogenea...». 
    La DOP "Pagnotta del Dittaino" si distingue dagli altri  prodotti
appartenenti alla stessa categoria merceologica in particolare per la
consistenza della crosta e per il colore giallo tenue ed  alveolatura
a grana fine compatta ed uniforme della  mollica.  Altra  particolare
caratteristica della DOP "Pagnotta del Dittaino" e' la  capacita'  di
mantenere inalterati per ben 5 giorni le  caratteristiche  sensoriali
quali odore, sapore e freschezza. 
    Tali particolari caratteristiche sono indubbiamente riferibili  e
quindi strettamente correlate  al  grano  duro  che  interviene  come
materia prima principale e predominante nel processo di produzione  e
che grazie alle  caratteristiche  pedoclimatiche  del  territorio  di
riferimento assume valori qualitativi elevati. 
    I terreni sui quali si effettua la coltivazione del grano duro si
presentano  con  un  impasto  mediamente  argilloso.  Il   clima   e'
tipicamente mediterraneo, caratterizzato da un  regime  pluviometrico
fortemente irregolare durante l'arco  dell'anno,  con  concentrazione
delle precipitazioni nel periodo autunno-vernino e valori medi  annui
di circa 500 mm, e da temperature medie mensili piu' elevate nei mesi
di luglio e agosto, mentre quelle minime si registrano in  gennaio  e
febbraio con valori che, solo in casi eccezionali, si abbassano  fino
a  raggiungere  valori  tali  (O°C)  da  poter  arrecare  danni  alla
coltivazione. 
    I parametri pedologici e metereologici individuati  concorrono  a
definire l'unicita' dell'ambiente in cui si effettua la  coltivazione
del grano duro al punto da ottenere un prodotto dalle caratteristiche
qualitative e sanitarie eccellenti (esenti da micotossine)  in  grado
di  esaltare  nella  DOP  "Pagnotta  del  Dittaino"   caratteristiche
sensoriali uniche. 
    Il grano duro, come  dimostrano  le  testimonianze  storiche,  e'
stato da sempre utilizzato per  la  panificazione,  a  differenza  di
altre zone d'Italia dove veniva e viene impiegata la farina di  grano
tenero, in grado di ottenere un prodotto che mantenesse per  un  arco
temporale di una settimana le principali caratteristiche sensoriali. 
    Il mantenimento di  tali  caratteristiche  era  dovuto  non  solo
all'impiego  della  semola  rimacinata  di  grano   duro   ma   anche
all'impiego del "criscenti". La fermentazione della  pasta  acida  e'
affidata all'equilibrio dinamico che si instaura tra batteri  lattici
e  lieviti.  Le  specie  microbiche  maggiormente  riscontrate   sono
Lactobacillus   sanfranciscensis   (Lactobacillus    brevis    subsp.
lindneri), Candida milleri e Saccharomyces exiguus. 
    Tali lieviti  sono  stati  isolati  in  impasti  acidi  siciliani
dell'area; di conseguenza per la produzione devono  essere  impiegati
lieviti che contengono un ceppo di Saccharomyces cerevisiae, Y135, un
ceppo di Candida humilis (RG12) ed  un  ceppo  isolato  dalla  stessa
matrice e non identificato (ISA2); tra i batteri lattici, vi  sono  i
ceppi di Lactobacillus sanfranciscensis MSA, MSB, MSC e K4. 
    La migliore sinergia, intesa come maggior  incremento  in  volume
dell'impasto, e'  stata  registrata  nell'associazione  Saccharomyces
cerevisiae Y135 e Lactobacillus sanfranciscensis MSB. 
    Fra le molteplici testimonianze  rinvenute  in  scritti  antichi,
molte sono quelle che ricadono nell'area di  coltivazione  del  grano
duro e che sono divenuti nel tempo i depositari di un  patrimonio  di
saperi e costumi inerenti la cerealicoltura e la produzione del pane,
appunto. 
    Cosi', nell'area di Agira, come riporta il  testo  di  Provitina,
intensa era in particolare l'esportazione del frumento ed olio  verso
l'Egitto, la Siria e  la  Grecia;  a  testimonianza  di  una  realta'
mantenutasi nel tempo, come conferma Amico, la stessa Agira nel XVIII
secolo non temeva confronti con altre zone della Sicilia grazie  alle
floride attivita' delle coltivazioni di seminativi. 
    L'origine della "Pagnotta del Dittaino" e'  da  rinvenirsi  nella
lunga tradizione storica e culturale  che  ha  caratterizzato  l'area
comprendente il territorio di gran parte della provincia  di  Enna  e
della provincia di Catania. Come si evince dallo studio di  Corradini
Federico II ad Enna, urbs inespugnabilis: risvolti storici, politici,
economici la tradizione cerealicola ennese produceva un pane ottenuto
dalla semola rimacinata di grano duro. «...Enna era ricca  di  acque,
di boschi, di cereali (non bisogna  dimenticare  che  la  citta'  fin
dalla notte dei tempi fu la sede del  culto  di  Demetra-Cerere,  dea
delle  messi).  La  pastorizia  era  largamente  praticata,  con   il
vantaggio della ricca produzione di latte e derivati (cacio, ricotta)
nonche' la lana, le pelli, la carne. Il pane, la "pagnotta", era  uno
degli alimenti base  realizzata  con  farina  di  frumento  ...».  Da
sempre, quindi, la coltivazione del grano duro nell'area comprendente
alcuni comuni di Enna e di Catania ha rappresentato uno  dei  cardini
principali del  locale  sistema  economico  rivestendo  una  notevole
valenza sia sociale che ambientale e culturale. Secondo  il  mito  le
ragioni  di   una   vocazione   cerealicola   cosi'   intensa   trova
giustificazione  nel  fatto  che   proprio   nell'area   ennese,   in
particolare in corrispondenza del lago di Pergusa, si apriva la porta
degli Inferi dalla quale la dea Demetra/Cerere usciva portando  sulla
terra per quattro mesi all'anno il vigoroso rigoglio  vegetativo  che
le valse appunto l'appellativo di "dea delle messi". 
    Da una credenza cosi' lontana nel tempo si e' giunti,  ai  giorni
nostri ad una realta'  che  vede  nell'area  attraversata  dal  fiume
Dittaino, affluente del Simeto, la culla  di  una  cultura  del  pane
talmente radicata che, come il Barberis riporta: «... se il Piave  e'
il fiume sacro alla Patria - come non manca di ricordare il  cartello
a chi imbocca il fatidico ponte in direzione di Trieste - Enna e'  la
citta'  sacra  al  pane  e  il  suo  comune  potrebbe  opportunamente
segnalarlo ai turisti». 
    Una testimonianza del notevole ruolo che il grano duro  rivestiva
nelle abitudini alimentari dei siciliani giunge proprio da Plinio  il
Vecchio che, nel "De Naturalis Historia", cosi'  riportava  «...Ceres
frumenta, quum antea glande vescerentur, eadem molere et conficere in
Attica, et alia in Sicilia, ob id dea iudicata...». Infatti,  proprio
mentre in altre regioni della penisola italica si  ottenevano  farine
dalle ghiande, castagne o da altri cereali, quali orzo e  segale,  in
Sicilia la grande dea Cerere insegnava ai contadini a  fare  il  pane
con farina di frumento. Ed e' grazie  a  tale  insegnamento,  secondo
quanto esposto da Sonnino,  che  i  contadini  siciliani  riuscivano,
nonostante le grandi miserie, a sopravvivere in quanto  si  nutrivano
di pane ottenuto dalla farina di frumento rispetto ai  contadini  del
Nord afflitti dalla pellagra. 
    La coltivazione del grano duro nelle aree interne della  Sicilia,
comprendenti i comuni della provincia di Enna e  Catania,  occupa  un
posto  di  rilievo  non  solo  per  quanto  riguarda  la   superficie
investita,  ma  anche  perche'  interessa  contrade  tradizionalmente
coltivate a grano duro in asciutto. Proprio in tali comuni,  sia  per
le condizioni pedologiche che  climatiche,  l'unica  coltura  che  e'
stata in grado, nel corso degli anni, di garantire  alla  popolazione
agricola locale occupazione ed equi redditi e' stata il grano duro.