(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel comune di Giardinello (Palermo) sono state riscontrate  forme
di ingerenza  da  parte  della  criminalita'  organizzata  che  hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti nelle consultazioni amministrative del  6  e  7  maggio  2012,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi. 
    Le risultanze di una vasta  operazione  antimafia,  condotta  nel
2013, hanno messo in  luce  un  ampio  progetto  di  riorganizzazione
territoriale di cosa nostra, che coinvolge la parte occidentale della
provincia di Palermo,  incluso  il  comune  di  Giardinello,  facendo
emergere collegamenti  tra  la  criminalita'  organizzata  di  stampo
mafioso ed alcuni amministratori dell'ente. 
    Gli esiti dell'attivita' investigativa sono  stati  ulteriormente
avvalorati da successive inchieste ed hanno  portato  all'arresto  di
complessive 52 persone. 
    Sulla base di tali  presupposti,  il  prefetto  di  Palermo,  con
decreto del 17 gennaio 2014, ha disposto l'accesso presso il  comune,
ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto  legislativo  18  agosto
2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. 
    Al termine  dell'indagine  ispettiva  il  prefetto,  su  conforme
parere del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,
integrato con la  partecipazione  del  Procuratore  della  Repubblica
D.D.A.  presso  il  Tribunale  di  Palermo,  ha  redatto   l'allegata
relazione in data 14 maggio 2014, che  costituisce  parte  integrante
della presente proposta, in cui si  da'  atto  della  sussistenza  di
concreti, univoci e rilevanti elementi  su  collegamenti  diretti  ed
indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata
di  tipo  mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli   stessi,
riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  della  misura
prevista dall'art. 143 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, il contesto ove si colloca l'ente locale,  con  particolare
riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le  cosche  locali,  ed
hanno evidenziato come l'uso distorto  della  cosa  pubblica  si  sia
concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o  imprese  collegati
direttamente od indirettamente a gruppi criminali. 
    Per  una  corretta  valutazione  degli  elementi  che  suffragano
l'adozione della misura dissolutoria assume  rilievo  la  circostanza
che il mandamento mafioso che comprende  il  territorio  comunale  e'
considerato tra i piu' potenti e pericolosi della Sicilia. Nel  corso
del tempo, come risulta dalle indagini cui  si  e'  fatto  cenno,  la
famiglia mafiosa egemone di Giardinello, che negli anni  90  non  era
dotata di alcuna autonomia, si e' rafforzata assumendo  dapprima  una
posizione di indipendenza, per poi prevalere  rispetto  al  sodalizio
criminoso di un vicino comune, al  cui  comprensorio  originariamente
apparteneva. 
    E' anche significativo che la gestione di quest'ultimo comune sia
stata  recentemente  affidata,  con  decreto  presidenziale,  ad  una
commissione  straordinaria,  a  norma  dell'art.  143   del   decreto
legislativo n. 267 del 18 agosto 2000. 
    La commissione d'indagine pone l'accento sulle vicende che  hanno
caratterizzato la  fase  preelettorale,  culminate  con  la  vittoria
dell'attuale  sindaco,  nel  maggio  2012,  risultanti  dalle   fonti
tecniche di prova acquisite dalla magistratura durante  le  complesse
attivita' investigative dello scorso  anno,  dalle  quali  emerge  il
fattivo sostegno fornito dalla cosca locale sia  alla  lista  facente
capo al primo cittadino che ad altri  membri  della  consiliatura  in
corso. 
    La confluenza  dei  voti  su  soggetti  vicini  alla  consorteria
criminale  si  inseriva  in  un  piu'  ampio  disegno  finalizzato  a
collocare all'interno  dell'ente  soggetti  apprezzati  dall'ambiente
criminale locale,  in  grado  di  favorire  gli  interessi  economici
privati di uomini ed imprese contigue alla mafia. 
    I candidati amministratori sostenuti dal gruppo criminale  locale
sono  stati  ritenuti  interscambiabili  dalla  cosca  ai  fini   del
conferimento delle cariche assessorili,  chiaro  sintomo  questo  del
loro  totale  asservimento  ai  soggetti  che  ne  avevano   favorito
l'elezione. Particolarmente grave appare la circostanza che la  meta'
della giunta risulti  vicina  al  principale  esponente  del  potente
gruppo criminale, che, secondo quanto  emerge  dalle  predette  fonti
tecniche di prova, e' arrivato  a  chiedere  il  conferimento  di  un
importante  incarico  assessorile  ad  una  persona  a  lui  gradita,
ottenendolo. 
    Gli organi di governo comunali, eletti il 6 e 7 maggio  2012,  si
pongono   in   una   linea   di   continuita'   con   la   precedente
amministrazione. 
    Il sindaco era consigliere della compagine elettiva  del  2007  e
aveva rivestito la carica di presidente  del  consiglio  comunale  in
quella del 2002. Il vicesindaco,  incaricato  di  svolgere  anche  le
funzioni di assessore nella precedente amministrazione, ha conservato
entrambe le cariche nell'attuale consiliatura. 
    Ben cinque degli  attuali  amministratori  erano  presenti  nella
compagine eletta nel 2007, della quale facevano parte originariamente
anche   altri   due   consiglieri,   poi   dimissionari,    coinvolti
nell'attivita' investigativa condotta dalla polizia  giudiziaria  nel
2013. 
    In  particolare,  uno  dei  due  predetti  consiglieri  e'  stato
dapprima tratto in arresto e poi rinviato a giudizio, per i reati  di
rapina ed estorsione, con l'aggravante di cui all'art. 7 del  decreto
legge 13 maggio 1991, n. 152; convertito,  con  modificazioni,  dalla
legge 12 luglio 1991, n. 203. 
    Tra gli amministratori presenti  nelle  due  ultime  consiliature
figura un consigliere comunale che ha ricoperto, negli anni,  diverse
cariche all'interno di una societa' le cui quote di maggioranza  sono
detenute da due imprese  confiscate,  in  quanto  riconducibili  alla
criminalita' organizzata. 
    Nei confronti della predetta societa' la prefettura  di  Palermo,
nel  2008,  ha  emesso  una  certificazione  antimafia  interdittiva,
avverso  la  quale  non  e'  stato  proposto  ricorso.  Peraltro,  il
presidente del collegio  sindacale  della  societa'  e'  uno  stretto
congiunto di un esponente malavitoso. 
    Tra gli amministratori che hanno ottenuto il sostegno  elettorale
della cosca locale, presente anche nella precedente consiliatura,  vi
e' un altro consigliere, responsabile tecnico di una cooperativa,  il
cui  collegio  sindacale   e'   presieduto   dal   citato   congiunto
dell'esponente malavitoso. 
    Anche la struttura burocratica comunale e' caratterizzata da  una
sostanziale continuita'  gestionale,  atteso  che  gran  parte  delle
figure apicali dei diversi settori dell'ente  sono  le  stesse  della
precedente  consiliatura.  Molti  dipendenti,   cosi'   come   alcuni
amministratori,  sono  legati  da  vincoli  parentali  o   annoverano
frequentazioni con soggetti controindicati. 
    Il reticolo di collegamenti, rapporti e  intrecci  tra  soggetti,
appena decritto, fa emergere il generale  contesto  di  permeabilita'
dell'amministrazione alla criminalita', in un ambiente  territoriale,
quale  quello  di  Giardinello,  particolarmente   esposto   a   tale
influenza. 
    L'elemento parentale e le frequentazioni,  infatti,  radicate  in
quella realta' socio economica e geografica,  determinano  un  quadro
significativo, dal quale si puo' desumere un  oggettivo  pericolo  di
collegamento o  di  contiguita'  tra  l'amministrazione  ed  ambienti
controindicati, a fronte del quale si rendono necessarie idonee forme
di prevenzione, fondate  su  fatti  e  vicende  aventi  anche  valore
indiziario  e   sintomatici   del   pericolo   di   infiltrazione   o
condizionamento dell'ente. 
    Comprovano i fatti, le intercettazioni telefoniche che  attestano
gli  stretti  legami  tra  le  forze  politiche  locali,   il   mondo
imprenditoriale e la criminalita'  organizzata,  stabili  nel  tempo,
indicativi dell'esistenza di solidi rapporti  e  della  comunanza  di
interessi politico-economici. 
    Le  risultanze  investigative  hanno   attribuito   un   notevole
significato alla circostanza che  il  sindaco  e  due  amministratori
abbiano partecipato, nel 2008, unitamente a rappresentanti  del  gia'
citato  comune,  limitrofo  a  Giardinello,  raggiunto  dalla  misura
dissolutoria, ad un evento conviviale con esponenti di  spicco  della
locale criminalita' organizzata. La vicenda, unitamente ad  altre  di
cui  si  trattera'  nel  prosieguo,  testimonia  la  solidita'  delle
relazioni tra i partecipanti all'evento  e  la  stabilita'  dei  loro
rapporti. 
    In tale ambito, si colloca la vicenda  che  ha  coinvolto  in  un
episodio estorsivo ai danni del titolare di un esercizio  pubblico  i
due  consiglieri  oggi  dimissionari,  entrambi  considerati  -  come
rilevato  dal   prefetto   di   Palermo -   "uomini   cerniera"   tra
l'amministrazione comunale e la consorteria mafiosa. 
    E' un dato di fatto che il comune  abbia  sottoscritto  contratti
d'appalto di lavori e per la fornitura di beni e  servizi  con  ditte
contigue ad ambienti malavitosi. 
    La  commissione  d'indagine  ha  analizzato   la   documentazione
relativa alle gare ad evidenza  pubblica  aggiudicate  dall'ente  nel
biennio 2012-2014, riscontrando  diverse  anomalie  ed  irregolarita'
procedurali che, in spregio dei  principi  di  imparzialita'  e  buon
andamento  dell'azione  amministrativa,  si  sono  tradotte   in   un
vantaggio per le ditte sostenute dalla criminalita' organizzata. 
    Si  fa  riferimento,  in  particolare,  agli  interventi  per  la
realizzazione di un edificio  da  adibire  a  centro  polifunzionale,
aggiudicati ad una ditta amministrata da soggetti controindicati,  la
quale ha ottenuto l'assegnazione dei lavori  con  procedure  di  gara
anomale ed irregolari. Significativa e'  la  circostanza  che  alcune
delle difformita' riscontrate dalla  commissione  d'indagine  che  ha
esperito l'accesso presso il comune  siano  le  stesse  rilevate  nel
corso dell'accesso  che  ha  dato  luogo  all'affidamento,  ai  sensi
dell'art. 143 del  TUOEL,  ad  una  commissione  straordinaria  della
gestione del comune limitrofo a Giardinello.  Nei  verbali  di  gara,
infatti, non sono state indicate le modalita' di custodia dei plichi,
come previsto nel disciplinare, e risultano irregolarita' nell'orario
di ricezione delle buste rispetto all'effettiva presa in carico delle
stesse. 
    Inoltre, durante lo svolgimento della gara per l'affidamento  dei
predetti lavori di realizzazione del centro polifunzionale, l'ente ha
omesso  di  avviare  i  dovuti  controlli   che   avrebbero   portato
all'esclusione dalla procedura concorsuale dell'impresa in  questione
la  quale,  in  passato,  si  era  resa  responsabile  di  un   grave
inadempimento contrattuale, che aveva indotto la stazione  appaltante
dell'epoca a disporre la risoluzione del contratto. 
    Successivamente,   le   opere   di   completamento   del   centro
polifunzionale sono state aggiudicate, con altra gara,  ad  una  ATI,
senza che l'ente abbia considerato  le  informazioni  presenti  nella
banca dati dell'Autorita' di vigilanza sui contratti pubblici che, in
particolare, attestavano come l'aggiudicataria fosse stata esclusa in
due occasioni da gare pubbliche, per aver partecipato  alle  relative
procedure contemporaneamente ad altra impresa, con la  quale  era  in
una sitila7ione di collegamento sostanziale. 
    Un esempio dell'inerzia dell'amministrazione  nell'adottare  ogni
opportuna  cautela  per  evitare  infiltrazioni  della   criminalita'
organizzata nel settore degli appalti riguarda l'albo delle ditte  di
fiducia cui affidare i lavori pubblici, mediante cottimo  fiduciario,
istituito nel 2004 e mai aggiornato. L'ente ha omesso di  verificare,
in particolare, la sussistenza dei requisiti morali, che  legittimano
la permanenza delle ditte nell'elenco. 
    I titolari di molte delle imprese iscritte all'albo si trovano in
rapporti di forte contiguita'  o  addirittura  di  appartenenza  alle
locali consorterie mafiose. Il prefetto di Palermo riferisce anche di
altri lavori  affidati  a  ditte  controindicate  con  procedure  che
presentano evidenti anomalie, tra cui si citano quelli relativi  alla
manutenzione,  della  rete  stradale  comunale  e   agli   interventi
manutentivi del parco urbano. 
    Il comune ha approvato un regolamento  per  il  conferimento,  ad
esperti di fiducia, di incarichi  professionali  di  importo  stimato
inferiore a C 100.000, nonche' un  regolamento  relativo  ai  lavori,
alle forniture e  ai  servizi  in  economia.  Pur  disponendo  di  un
apposito albo e di specifiche disposizioni per  l'attribuzione  degli
incarichi, ai fini  dell'iscrizione  all'albo,  l'amministrazione  ha
inserito  nell'elenco  i  professionisti  sulla   base   della   mera
acquisizione  dei  curricula,  senza   rispettare   le   prescrizioni
dell'art. 83, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre  2011,  n.
159, concernenti l'acquisizione della documentazione  antimafia,  ne'
le norme regolanti il settore. 
    L'ente, in particolare, ha conferito,  con  ripetitivita'  e  con
procedure che presentano anomalie e gravi irregolarita', incarichi ad
un professionista che opera presso il comune sin dal 2006,  tanto  da
essere considerato un punto di riferimento  nell'ambito  del  settore
lavori pubblici. 
    Contravvenendo al divieto di iscrivere uno stesso  professionista
in piu' di tre categorie professionali, come previsto dal regolamento
comunale, l'esperto risulta iscritto all'albo, contestualmente, quale
collaudatore, ingegnere, esperto della sicurezza sul lavoro,  tecnico
per la progettazione direzione lavori misura e  contabilita'  per  la
produzione di energia da fonte rinnovabile ad uso ente comunale. 
    Rilevano i vincoli familiari dell'esperto, a cui carico risultano
anche frequentazioni di esponenti malavitosi. 
    In particolare,  uno  stretto  congiunto  del  professionista  e'
considerato soggetto molto  vicino  a  cosa  nostra  ed  il  coniuge,
dipendente del gia' citato comune sciolto per mafia, e'  responsabile
tecnico di un'impresa, oggetto di indagini della D.D.A.  di  Palermo,
considerata contigua ad ambienti  mafiosi.  Uno  dei  soci  fondatori
della predetta societa' e' dipendente comunale di Giardinello. 
    In assenza del piano regolatore generale, il  comune  applica  un
piano comprensoriale di programmazione risalente agli anni  '70.  Sia
la commissione d'indagine che il  prefetto  di  Palermo  sottolineano
come l'ente utilizzi, in materia urbanistica, strumenti  che  rendono
possibile deviare l'attivita' amministrativa in funzione anche  delle
esigenze  speculative   di   ambienti   controindicati.   Particolare
attenzione, in tale ambito, e' stata  dedicata,  in  sede  d'accesso,
alla verifica delle procedure amministrative relative  al  cambio  di
destinazione d'uso di alcuni  terreni  e  fabbricati,  attraverso  le
quali e' possibile aumentare il valore degli immobili  insistenti  su
alcune aree. 
    Emblematiche,  in  tal  senso,  alcune   concessioni   rilasciate
dall'attuale amministrazione in favore di soggetti riconducibili alla
criminalita' organizzata di stampo mafioso. 
    Con delibera del consiglio comunale del 19 giugno 2012, l'attuale
amministrazione  ha  approvato,   quale   variante   allo   strumento
urbanistico, un progetto per  la  realizzazione  di  un  insediamento
produttivo in un'area a vocazione agricola, nonostante i vincoli  del
rispetto della fascia fluviale e della  sismicita'  della  zona,  con
cio'  determinando  un   indebito   arricchimento   dei   proprietari
dell'area. 
    E' significativa  la  circostanza  che  detti  proprietari  siano
membri della famiglia mafiosa di Giardinello e di quella  del  comune
limitrofo  sciolto  per  mafia.  Uno  dei  predetti  proprietari   ha
rivestito la carica di consigliere presso il comune  di  Giardinello,
nelle amministrazioni elette nel 1997 e nel 2002. 
    L'ente ha anche rilasciato, a seguito di un'istruttoria  condotta
in spregio dei  principi  di  imparzialita'  e  buon  andamento,  una
concessione edilizia per la costruzione di un fabbricato da destinare
ad attivita' produttiva. Il titolare del terreno  ove  realizzare  il
manufatto, beneficiario della concessione,  e'  stato  amministratore
nelle ultime due consiliature, con incarichi di rilievo. E', inoltre,
uno stretto congiunto di persona vicina al principale  esponente  del
clan di Giardinello. 
    L'ente ha manifestato un sostanziale  immobilismo  e  uno  scarso
interesse   a   promuovere   significative    azioni    di    impulso
politico-amministrativo per incrementare la capacita' di  riscossione
dei tributi. La commissione d'indagine ha comparato, infatti, i  dati
relativi alle obbligazioni tributarie con quelli dei versamenti nelle
casse  comunali,   riscontrando   alcune   significative   situazioni
debitorie, non sanate,  di  amministratori,  di  dipendenti  comunali
nonche' di componenti e sodali della locale consorteria criminale. 
    E'  stata  anche  esaminata  la   documentazione   amministrativa
relativa alla concessione di contributi ordinari  e  straordinari  in
favore   di   soggetti   bisognosi,   dalla    quale    emerge    che
l'amministrazione comunale ha elargito somme in base  ad  istruttorie
lacunose, non rispondenti ne' a quanto previsto dalla legge regionale
che  disciplina  la  materia,  ne'   alle   specifiche   disposizioni
regolamentari. 
    Significativa e' la  circostanza  che  i  contributi  sono  stati
reiteratamente concessi a soggetti appartenenti o comunque contigui a
gruppi criminali locali o a dipendenti ed amministratori dell'ente. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella  relazione  del  prefetto   hanno   rivelato   una   serie   di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di Giardinello, volti a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che  determinano  lo
svilimento e la  perdita  di  credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato  per  assicurare  il  risanamento
dell ' ente. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale  di  Giardinello
(Palermo), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 5 agosto 2014 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano